Probabilmente i nostri cugini francesi ignorano volutamente le origini di alcuni grandi personaggi di origini italiane della cultura, delle arti, della moda e del teatro che hanno saputo farsi conoscere e conquistare la comunità internazionale.
Noi vogliamo ricordarli per le nuove generazioni, affinché conservino memoria di una parte della nostra storia fatta di racconti di immigrazione, di gente che partiva in cerca di lavoro e di un po’ di pace in un’epoca difficile all’alba del XX secolo. Famiglie in miseria estrema che con tenacia hanno vissuto dignitosamente e nel cui seno sono spuntati questi geni. Hanno vissuto nei quartieri periferici, esclusi dai lavori più prestigiosi ed intellettuali, fino a desiderare la naturalizzazione francese che apriva loro le porte ai diritti civili. Una serie di nomi scelti tra i tanti che sicuramente non possiamo tutti elencare, ma che significano molto per la generazione dei nostri padri. Un omaggio ad alcuni di questi uomini non solo perché hanno raggiunto la vetta delle più alte sfere della cultura ma anche perché hanno mantenuto saldo i valori umani.
B come César Baldaccini, detto César. sul dizionario degli artisti si legge “César, scultore francese”, ma con un cognome così toscano è difficile dare un senso a questa accezione. César Baldaccini nasce il 1° gennaio del 1921 a Marsiglia ed muore il 6 dicembre del 1998 a Parigi. La madre era di Altopascio ed il padre di Pescia ed immigrarono nel sud della Francia, in cerca di lavoro. Nel quartiere italiano belle de mai” in Marsiglia, il padre di Cesare gestiva un bar, nel quale il giovane scultore lavora di tanto in tanto. Dal 1935, segue corsi all’accademia della belle arti di Marsiglia. Solo negli anni cinquanta i famigliari e César si fanno naturalizzare francesi. Nel 1943, s’inscrive all’école nationale supérieure des beaux-arts di Parigi. Nel 1947 realizza opere con l’utilizzo del gesso ed il ferro. Di ritorno in Provence negli anni Cinquanta da vita alla tecnica artistica che lo renderà famoso in tutto il mondo, realizzando le sue prime sculture con il metallo riciclato, scovato nelle discariche. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1956 e successivamente alla biennale di Sao Paulo e a Documenta II nel 1959 ed espone per la prima volta a New York nel 1961. A partire degli anni Sessanta, lo scultore crea una serie di “compressioni controllate” che diventeranno la cifra stilistica del suo linguaggio artistico. Al Salon de Mai nel 1967 invece realizza delle grandi espansioni in polyuréthane ed inizia a lavorare sul cristallo in fusione. Il nome di César è anche collegato al trofeo César du Cinema, l’equivalente francese degli Oscar, creato nel 1975 è conferito per la prima volta nel 1976, sotto la presidenza di Jean Gabin. Negli anni Settanta ottiene i primi riconoscimenti internazionali. Nel 1983, crea una scultura in omaggio di Pablo Picasso, il “Centauro”, alta 4,70 metri e terminata nel 1985, attualmente collocata all’incrocio della Croix-Rouge a Parigi. Nel 1986 espone alla Fondation Cartier une compressione monumentale delle Peugeot 205 Turbo 16, dei rally di Jean Todt. Alla Biennale di Venezia dello stesso anno realizza un’immensa compressione con oltre 520 tonnellate di materiale. Poco prima di morire, nel 1998 crea una “suite milanese” con macchine della Fiat.
B come Jean Paul Belmondo. Jean-Paul Belmondo, nasce a Neuilly-sur-Seine il 9 aprile 1933. È uno degli emblemi del Cinema “Nouvelle Vague”, interprete di numerosi film di successo con egisti di calibro come Claude Chabrol, Vittorio De Sica, Alberto Lattuada, Jean-Luc Godard, Louis Malle, Claude Lelouch e François Truffaut. Il padre di origine siciliana era un famoso scultore che emigrò in Francia con tutta la famiglia. Da giovane, Belmondo era una appassionato di box ed era considerato per la sua spavalderia un “enfant terribile”. Aspira a diventare attore e s’iscrive al Conservatorio d’arte drammatica Raymond Girard. Dopo avere conseguito il diploma, recita in teatro interpretando testi classici tra cui “L'avaro” di Molière ed il “Cyrano de Bergerac” di Rostand. Esordisce nel cinema nel 1956 nel ruolo di Molière nell’omonimo film per la regia di Norbert Tildian. Seguono altri piccoli ruoli fino a quando non raggiunge la notorietà ed il grande pubblico allo scadere degli anni cinquanta. Di quell’epoca lo ricordiamo in “A doppia mandata” (À double tour), di Claude Chabrol (1959), “La ciociara”, regia di Vittorio De Sica (1960), “Lettere di una novizia”, regia di Alberto Lattuada (1960) e “Charlotte et son Jules”, cortometraggio per la regia di Jean-Luc Godard (1960). Da allora non cessa di accumulare successi e di confrontarsi con i maggiori attori protagonisti di una della più belle stagioni del cinema mondiale.
C come Pierre Cardin. Se si associa un nome alla moda Parigina si pensa a Coco Chanel, Christian Dior, René Lacoste, Yves Saint-Laurent ed infine a Pierre Cardin. Tuttavia, questo stilista, il cui vero nome è Pietro Cardin è nato a Zenson di Piave Treviso il 7 luglio 1922 e si è trasferito a Parigi solo nel 1945. Si avvia nel mondo della moda dopo avere tentato gli studi in architettura: inizia a lavorare con Elsa Schiaparelli e nel 1947 diventa capo dell'atelier di Christian Dior. Fonda la sua casa di moda nel 1950, confrontandosi subito con l'alta moda nel 1953. Cardin è noto per il suo stile d'Avanguardia ispirato all'era spaziale, ispirandosi a motivi geometrici, e sperimentando la moda unisex; nel 1954 introduce il "bubble dress" (il vestito a bolle). Cardin è stato il primo stilista ad aprire in Giappone un negozio d'alta moda. Cardin fu membro della Chambre Syndicale de la Haute Couture et du Prêt-à-Porter e della Maison du Haute Couture dal 1953 al 1993. Per aver lanciato una collezione confezionata per i grandi magazzini Printemps fu espulso dalla Chambre Syndacale (Camera Sindacale) ed anche se viene reintegrato dalla Chambre Sindacale, si dimette nel 1966 e da allora mostra le sue collezioni nella sede Espace Cardin (aperto nel 1971) a Parigi, prima al Teatro degli Ambasciatori, vicino all'Ambasciata Americana. L'Espace Cardin è utilizzato anche per promuovere nuovi talenti artistici, come teatranti, musicisti, ecc. Come molti altri stilisti oggi, Cardin decise nel 1994 di mostrare la sua collezione solo ad un ristretto gruppo di clienti selezionati e giornalisti. Acquista i ristoranti Maxim's nel 1981 ed apre a New York, Londra e Beijing, ed include la catena di Hotel Maxim's. Ha brevettato una gamma di prodotti alimentari sotto il suo marchio. Pierre Cardin possiede le rovine del castello che era precedentemente abitato dal Marchese de Sade, a Lacoste nel Vaucluse. Parzialmente ristrutturato il sito serve regolarmente a festival teatrali.
C come François Cavanna. François Cavanna nasce nel 1923, à Nogent-sur-Marne, nella periferia di Parigi. Il padre, un immigrato muratore di Pontenure della provincia di Piacenza, e la madre di nazionalità francese. Scrittore e autore di disegni umoristici; il suo libro autobiografico “Les Ritals” pubblicato nel 1978 narra la sua infanzia e le condizione di vita degli immigrati e della comunità italiana dell’epoca. Inizia la carriera di giornalista nel 1945, successivamente di disegnatore. Nel 1960, crea la rivista satirica “Hara-Kiri”, la più letta durante il Sessantotto in Francia. Nel 1970 diventa “Charlie Hebdo” per poi non essere più pubblicata nel 1980. François Cavanna viene definito un feroce anarchico anticlericale ma la sua penna è anche capace di regalare ai lettori dei momenti poetici intensi e densi di emozioni. Grandi difensore dei valori repubblicani denuncia l’invasione dei mass media e della pubblicità, l’ingiustizia e la sofferenza degli animali.
C come Riccardo Cocciante. oppure Richard Co[sci]ante, alla francese, nasce a Saigon (attuale Ho Chi Minh city) in Vietnam il 20 febbraio 1946, da padre italiano e madre francese. A undici anni si stabilisce con la famiglia a Roma, dove si formerà musicalmente. La figura di Cocciante è l’emblema della doppia identità italo-francese. E fin dalle sue prime opere il suo lavoro si caratterizza per la traduzione in più lingue delle sue canzoni spaziando dall’Italiano, al Francese, allo Spagnolo fino all’Inglese. Esordisce con il primo album nel 1972, di cu fa parte la traccia “Buona notte Elisa” la prima canzone dell’artista cantata in Francia, titolo: “Bonne nuit Elisa”. Ma il primo grande successo lo ottiene nel 1974 con l’album “Anima” e con la canzone “Bella senz’anima”, che viene tradotta in spagnolo “Bella sin alma”, tratta dallo spagnolo “Aqui” ed arriva al primo posto delle classifiche di Spagna, Argentina, Cile, Venezuela e altri paesi del Sud America. Seguono numerose registrazioni in altre lingue tra cui in Francia nel 1976. Lo stesso anno con “Margherita” Cocciante raggiunge uno dei più alti livelli di composizione mai conquistati dalla musica leggera italiana . Nel ’78 esce in Italia “Riccardo Cocciante” e l’intero disco esce in versione francese prima con il titolo di “Richard Cocciante” e poi “Concerto pour Marguerite”. Nel 1981 va in tour con Rino Gaetano e i New Perigeo di Giovanni Tommaso ed esce il “QConcert”. Negli anni Ottanta Cocciante registra una serie di album e parte in tournée in tutto il mondo. Vince il Festival di Sanremo nel 1991 con Se stiamo insieme. Scegliendo di vivere in Francia, la seconda patri che ha saputo accogliere degnamente il suo talento. Sul finire del 1997 esce “Notre dame de Paris”, in versione francese ed è un successo clamoroso, e vendendo oltre dieci milioni di dischi in tutto il mondo. “Belle” divenne il tormentone degli ambienti francofoni. Riccardo Cocciante si confronta nuovamente con l’opera “Le petit Prince”. In Italia nel mese di settembre 2007, all’Arena di Verona Riccardo Cocciante porta “Romeo e Giulietta” tratto dalla tragedia di Shakespeare.
C come Coluche. Michel Gérard Joseph Colucci nome d’arte Coluche, è un eccezionale umorista e comico francese di origine napoletana. La sua arte insegna l’implacabile realtà della condizione umana affrontata con una disinvolta auto ironia con la quale solo lui, Coluche è riuscito a trattare argomenti estremamente delicati ed al contempo a rallegrare tutti coloro che erano ai margini o derisi per la loro mediocre esistenza di uomo medio, fin dal suo primo sketch “è la storia di un uomo...”. Un uomo con una generosità unica che ha fondato i "Resto du Coeur", i ristoranti del cuore, per i senza tetto, sensibilizzando l’opinione pubblica e coinvolgendo numerose personalità del mondo dello spettacolo. Michel Gérard Joseph Colucci nasce a Parigi il 28 ottobre 1944 e muore il 19 giugno 1986, in un incidente di strada nei pressi di Grasse, nel sud est della Francia. Suo padre Onorio Colucci, un muratore originario di Napoli, morì nel 1947, lasciando la moglie con due figli a carico. Coluche non è mai stato un ottimo alunno preferendo il vagabondaggio nei quartieri e arrabattarsi in piccolo lavoretti per vivere. Decise allora di fare il cantante ma questo mestier non pare essere adatto a lui e così salendo sui palchi si dedica all’umorismo; incontra tre musicisti Xavier Thibault, Jacques Delaporte e Jean-Claude Dagostini, detto Le Bœuf, con i quali si esibiranno in macchiette da cabaret nei locali Parigini. Conosce Georges Moustaki un produttore e scopritore di talenti che lo sostiene finanziariamente. Nel locale La Méthode, rue Descartes, a Parigi, incontra Romain Bouteille, un comico che recita al Café de la Gare, un locale nel quale si esibisce la nuova guarda dei talenti comici francesi: Patrick Dewaere, Henri Guybet, Miou-Miou, Gérard Depardieu, Thierry Lhermitte, Josiane Balasko e Gérard Jugnot. Roamin Bouteille porta Coluche ad esibirsi al Café de la Gare, e con il suo primo sketch “C’est l’histoire d’un mec” conquista immediatamente il pubblico. Le sue macchiette anni settanta narrano la storia di un povero urbano, bonaccione e non tanto sveglio”. Nel 1971 cera la sua propria troupe “Au vrai chic parisien - Théâtre vulgaire”. Ma a causa di problemi di alcolismo lascia di nuovo il gruppo e preferisce esibirsi da solo. Sale sui palchi più gettonati dei teatri parigini tra cui le Théâtre La Bruyère, l'Olympia e l'Élysée Montmartre; firma contratti con grosse case di registrazione e di distribuzione e viene inviato dalle maggiori emittenti televisive. Coluche si candida alle elezioni presidenziali del 1981 e i sondaggi lo danno al 16%, ma iniziano le intimidazioni ed il suo regista René Gorlin viene ucciso. Coluche è obbligato a ritirarsi. Malgrado i problemi di alcolismi e la sua vena polemica continua a partecipare a trasmissioni televisive e a realizzare qualche spettacolo. Nel 1985, mentre stava preparando uno spettacolo in Costa Azzurra, Coluche muore in un incidente stradale che per molti sembra essere stato provocato volontariamente da qualcuno. Nel 2006 è stato pubblicato un libro sui fatti che ruotano attorno all’incidente "Coluche, l'accident" di Jean Depusse e Antoine Casubolo. Coluche rimane per molti il grande agitatore della Francia anni’80, che si batteva contro le ingiustizie. Nel 1988 il Parlamento Francese ha votato una legge detta “Loi Coluche” che permette ai donatori di detrarre dalle tasse una parte delle donazioni.
G come Max Gallo. Max Gallo è nato a Nizza nel 1932, è docente universitario, insigne storico, biografo, romanziere ed un uomo politico francese. Dal 31 maggio del 2007 è membro dell’Académie française, con la poltrona n°24. Max Gallo è figlio di immigrati italiani approdati a Nizza: il padre originario del Piemonte mentre la madre di Parma. Durante la seconda guerra mondiale il padre entrò a far parte della Resistenza. Max Gallo vivendo da vicino i fatti della Seconda Guerra mondiale e la liberazione a Nizza, sviluppò un forte interesse per gli avvenimenti storici e per la politica. Suo padre molto più incline alla calma preferì per il figlio un orientamento scolastico indirizzato nelle scuole tecniche. Tuttavia, parallelamente alla sua professione Max Gallo prosegue i suoi studi universitari in Storia, ottenendo l’agrégation (ovvero il diploma post laurea per l’insegnamento) diventa professore di Storia e prosegue fino al dottorato che gli permetterà di diventare docente all’Università di Nizza e nel 1968 all'Institut d'études politiques di Parigi. Editorialista dell’Express dal 1970 fino al 1980, per qualche anno ha diretto il quotidiano francese Le Matin de Paris. Deputato al Parlamento francese e a quello Europeo, ha ricoperto importanti incarichi governativi ed istituzionali. Inizialmente è membro del Partito comunista fino al 1956, ma poi aderisce al Partito Socialista francese. Nel 1981, pubblica alcuni romanzi su Nizza tra cui “La Baie des Anges” e lo stesso anno viene eletto deputato delle Alpes-Maritimes. Perderà le elezioni municipali al comune di Nizza nel 1983. Incontra per la prima volta François Mitterrand nel 1976, durante una trasmissione televisiva, e nel 1983, viene nominato segretario di stato e portavoce del governo di Pierre Mauroy. Qui crea un piccolo ministero con François Hollande. Tuttavia lascia il governo nel 1984, per consacrasi alla sua attività letteraria e per il mandato europea tra il 1984 ed il 1994. Nel 1992-1993, lascia il Partito socialista con Jean-Pierre Chevènement e fonda il Mouvement des citoyens (movimento dei cittadini) del quale diventa presidente. Nel 1994 abbandona la politica e si deica interamente alla scrittura. Alle elezioni presidenziali del 2007 ha dato il suo sostegno a Nicolas Sarkozy , al quale il giorno della sua vittoria ha dedicato un discorso declamato in un cerimonia in un luogo storico della Resistenza: la Cascade du bois de Boulogne dove furono fucilati trentacinque resistenti il 16 agosto 1944. In Italia, la Mondadori ha pubblicato, “ Manifesti nella storia e nel costume”, la serie di romanzi storici dedicati alla figura di “Napoleone e Caesar” (2004).
G come René Gruau. René Gruau, uno dei più importanti disegnatori di pubblicità nel campo della moda. Nato a Rimini nel 1909 da madre parigina Marie Gruau e da padre riminese, il conte Alessandro Zavagli. Prenderà il nome della madre con la quale va a vivere a Parigi nel 1922. Là avvia i primi passi di disegnatore di moda ed i suoi primi disegni vengono pubblicati in Italia, Germania e Inghilterra. Tra il 1935ed il 1939 collabora con le riviste Femina, Marie Claire, L´Officiel, L'album du Figaro, mentre dopo la guerra, nel 1946, con l’International Textiles per la quale disegna le copertine fino al 1984. Nel 1947 Christian Dior, lo incarica di disegnare la pubblicità per il profumo Miss Dior, così anche per Robe Bar ed il cosiddetto “New Look” nasce dalla pennellata di Gruau. Nel 1948, parte negli Stati uniti e lavora presso Harper'S Bazaar e Vogue, diventando mano a mano l’artista esclusivo di Flair. René Gruau è il massimo creatore delle pubblicità più in voga all’insegna della nuova femminilità: Rouge Baiser, Lido, Moulin Rouge, Bemberg e Blizzand. Gruau divenne da subito il simbolo della comunicazione del modo d'intendere l'eleganza, conferendo ai suoi disegni le potenzialità di dare forma ai sogni di intere generazioni: uno stile a cui hanno attinto i più grandi sarti del secolo, da Dior a Givenchy, da Chanel a Balenciaga, Rochas, Barman e Fath e le più grandi ribiste di moda come Elle, Vogue, France, Madame Figaro e L´Officiel de la Couture.
I come Jean-Claude Izzo. Lo scrittore nasce il 20 giungo del 1945 a Marsiglia. Suo padre Gennaro Izzo è originario di Castel San Giorgio, località dei pressi di Salerno, immigrato a Marsiglia, nel 1929 con la sorella Antonietta ed il fratello Antonio, partiti dall’Italia all’età di 15 anni in cerca di lavoro. La madre di Izzo, Isabella Navarro invece proviene da una famiglia spagnola. i due genitori si conobbero a Marsiglia all’epoca della Seconda Guerra Mondiale. Fin dai primi anni di scuola Jean-Claude Izzo, scrive continuamente delle storie e della poesie come la maggior parte dei figli di immigrati viene orientato alla scuola tecnica malgrado le ottime qualità narrative. Negli anni Sessanta, lavora come venditore in una libreria di Marsiglia e diventa militante di Pax Christi, un movimento cattolico per la Pace. Dopo il servizio militare, nel 1966 riprende le sue attività in seno a Pax Christi fino a quando non incontra Marie Hélène Bastianelli, sua futura moglie, con la quale s’inscrive al PSU (Parti Socialista Unificato). Nel giugno del 1968, Jean Claude Izzo si candida alle comunali di Marsiglia per il PSU, e successivamente aderisce al PCF, per il quale scriverà sulla rivista La Marseillaise Dimanche. Parallelamente alla sua attività di giornalista impegnato, continua a scrivere poesie e anche una piccola opera teatrale “La commune de Marseille” pubblicata nel 1971 nella rivista Europe. Seguono le pubblicazione dei suoi poemi, “Terre de Feu”, Etat de ville”, “Braises, brasiers, brûlures”, “Paysage de femme”, “Le réel au plus vif”, “Clovis Hugues, un rouge du midi”, alla fine del 1978 si separa dalla moglie e lascia il partito comunista, collaborando con alcuni giornali locali, tra cui la Vie Mutualiste e diventa animatore radiofonocio nel 1985 a Forum 92 e fonda la Rivista poetica Orion con Bruno Bernardi. A partire dal 1987, collabora con prestigiose riviste letterarie e realizza anche alcune manifestazioni culturali tra cui il Carrefour des Littératures Européennes di Strasbourg, il Festival du Polar (del Giallo) di Grenoble ed il Festival Etonnant Voyageur di Saint Malo. Delegato degli delle "Rencontres Goncourt des Lycéens" dal 1991 al 1992 e direttore della comunicazione del Festival Tombées de la Nuit a Rennes dal 1992 al 1994. Izzo è anche autore teatrale, scrittore di sceneggiature di film, di prefazioni e testi di canzoni. Nel 1995, Gallimard pubblica il suo primo romanzo noir della trilogia di Montale “Total Khéops” (Casino totale) al quale seguono "Chourmo" e "Solea", e riscontra un successo immediato ottenendo numerosi riconoscimenti tra cui il Prix des lycéens di Marseille ed il Trophée 813. Nel 1996 esce “Chourmo”, il seguito del romanzo giallo, l’anno successivo un’altra raccolta di poesie “Loin de tous rivages”, illustrato da Jacques Ferrandez ed il romanzo “Les Marins Perdus” ( i Marinai perduti) , così come numerose novelle pubblicate in varie anthologie. Nel 1997 inizia a scrivere uno dei suoi capolavori “Le Soleil des Mourants”, (Il sole dei morenti) che terminerà, nel settembre del 1999, poco prima di morire di cancro. Come sostiene Jean Stoppardi, poche opere letterarie di Jean Claude Izzo sono state tradotte in italiano ed è un peccato perché in essi si trovano numerosi indizi autobiografici delle origini italiane e del profondo legame con Marsiglia, la città che come Bastia, rappresenta per eccellenza il fenomeno migratorio degli Italiani all’inizio del XX secolo. La stile di Izzo viene definito un naif romantico, una scrittura “nervosa e fatta di frasi brevi e secche, ... perfettamente adeguata all'incalzare degli avvenimenti, alle angosce e alle paure del protagonista e appare come una meditata scelta stilistica”. La Capitale della Provenza, che Izzo descrive nei suoi romanzi è quella della mescolanza delle culture, “dagli antichi liguri, alle invasioni celta, greca, fenicia, romana, (...) Così alla vecchia immigrazione italiana (i nabos e gli hobis, meridionali e settentrionali) e a quella tradizionale corsa, si sono via via succedute quella spagnola, quella caraibica, i pieds noir, i magrebini”.
M come Yves Montand. Ivo Livi, nome d’arte Yves Montand, nasce a Monsummano Alto, nella provincia di Pistoia, il 13 ottobre del 1921 muore a Senlis in Francia il 9 novembre 1991. Lo pseudonimo è formato dalla francesizzazione del suo nome e dal grido della madre che lo richiamava in casa dal cortile "Ivo, monta!". La famiglia Livi per fuggire al regime fascista negli anni ’20 si riparò a Marsiglia e nel 1929 ottenne la nazionalità francese. Yves Montand è cresciuto in un ambiente familiare modesto ed a l’età di undici anni abbandona gli studi e consegue un diploma di parrucchiere dopo un apprendistato nel negozio della sorella. Alla fine degli anni Trenta, Montand si lancia nella produzioni di piccoli spettacoli in alcuni locali a Marsiglia, in cui recita e canta. Durante la guerra si esibisce in Provence quando nel 1944, scoperto da Edith Piaf a Parigi, entra a far parte della sua cerchia, diventandone il suo amante. Grazie alla Piaf, Montand sale sul palcoscenico di Bobino, les Folies-Belleville ed il celebre Moulin Rouge. Rompe con la cantante francese ed inizia una carriera di attore: interpreta "Mentre Parigi dorme" di Marcel Carné nel 1946. Nel 1948 Joseph Kosma compone un brano, su parole di Jacques Prévert, “Les feuilles mortes” (Le foglie morte), che porta Montand al successo mondiale. L’anno successivo incontra Simone Signoret con la quale si sposa nel 1951 diventando una coppia leggendaria del mondo dello spettacolo ed assieme s’impegnano attivamente nella politica del paese ed aderiscono al Partito comunista francese (PCF). Il primo "one man show" di Montand arriva nel marzo del 1952 al théâtre de l'Etoile di Parigi, con uno spettacolo in cui interpreta ventidue canzoni che lo rendono uno dei più grandi interpreti della canzone francese. Prosegue parallelamente la carriera nel cinema e nel 1952 ottiene il Gran Premio del Festival di Cannes per l’interpretazione nel film di Henri-Georges Clouzot "Le Salaire de la peur”. Con Simone Signoret s’istallano in Normandie à Autheuil-Anthouillet e la loro casa diventerà presto i luogo di ritrovo dei più grandi interpreti del panorama artistico degli anni Cinquanta come Serge Reggiani, Pierre Brasseur, Luis Bunuel, e lo scrittoe Jorge Semprun. Montand realizza delle tournée in Unione Sovietica ed in Francia e nel settembre del 1959 sbarca a New York, malgrado sia stato etichettato persona non grata, a causa delle sue idee politiche. Negli Stati Uniti, fa amicizia con Arthur Miller e sua moglie Marilyn Monroe. Yves Montand prosegue la tournée ad Hollywood ed in Giappone. Montand è chiamato a interpretare un film con Marilyn Monroe il "Milliardaire" nel febbraio del ’60 ed attorno ai due attori nascono pettegolezzi sulla loro relazione. Montand decide di tornare in Francia da Simone Signoret. Gli anni Sessanta segnano un ritorno al cinema, gira con i cineasti Costa Gavras, René Clément, Gérard Oury e Claude Sautet. Negli anni Ottanta con Simone Signoret militano per i diritti umani e firmano un appello a favore del sindacato polacco Solidarnosc. Dopo la morte di Simone Signoret nel 1985, Yves Montand ha una relazione con la sua assistente Carole Amiel, la quale lo renderà padre per la terza volta, nel 1988. Il 9 novembre del 1991, Montand abbandona per sempre il grande palcoscenico della vita.
P come Michel Piccoli. Michel Piccoli, nasce a Parigi il 27 dicembre 1925, in una famiglia di musicisti di origine italiane che immigrarono in Francia dopo l’avvento del fascismo. Attore dal talento naturale, Piccoli è da sempre ricordato per la sua capacità auto ironica di affrontare temi difficili riuscendo ad ottenere il massimo dei risultati con il minimo delle sottolineature. A soli 15 anni, segue corsi di recitazione ed entra nella compagnia di Jean-Louis Barrault e Madeleine Renaud. Da quel momento in poi inizia una carriera artistica che lo porta al cinema nel 1945. Interprete in oltre duecento pellicole molte delle quali dirette da registi di fama internazionale, come Jean Renoir, René Clair, lavorerà tra il 1956 ed il 1957 con Luis Buñuel, che lo definirà il suo alter ego. Recita per la regia di Jean Luc Godard al fianco di Brigitte Bardot in “Il disprezzo”, con Yves Montand in “La guerre est finie” di Alain Resnais ed in “Les Créatures e Josephine” di Agnès Varda. Vittorio De Seta lo vuole per “L'invitata” mentre Alfred Hitchcock, lo prende nel al cast di “Topaz”. Michel Piccoli si confronta con registi come Roger Vadim, Costa-Gavras, René Clement, Yves Allégret, Chabrol, Lelouch, Tavernier fino a Mario Bava. Fina anni Sessanta sposa l'attrice e cantante francese Juliette Gréco, dalla quale divorzierà dieci anni dopo, nel 1977. Dopo tante nomination ai César, solo con “Salto nel vuoto” di Marco Bellocchio vince la Palma d'Oro a Cannes come Miglior Attore. Per la sua interpretazione in “Une étrange affaire” di Granier-Deferre ottiene l'Orso d'Argento. Gli anni Ottanta e Novanta lo portano sui set dei più grandi registi da Scola, Godard, Cavani, Bellocchio, Malle, poi Jacques Rivette e Castellitto e Manoel de Oliveira. Nel 2007 gli viene conferito l’Excellence Award 2007 del festival internazionale del film di Locarno.
P come Michel Platini. Michel Francois Platini nasce il 21 giugno 1955 a Joeuf in Francia, da una famiglia di ristoratori di origini italiane. Michel inizia a giocare a pallone seguendo le orme del padre, capitano della squadra del Jovincenne. Con il passar del tempo Michel affina la propria tecnica ed arriva a giocare in prima squadra presso il club di Joeuf. Nel 1972 Platini passa al Nancy debuttando come ala sinistra nella partita del Nancy contro il Nimes. A soli 18 anni viene scelto come regista al centro del campo e debutta sulla scena internazionale segnando il suo primo gol con la maglia della nazionale francese il 27 marzo al Parco dei Principi, contro la Cecoslovacchia. Il suo rapporto con le origini italiane s’intensifica allorquando decide di sposare alla fine del 1977 una studentessa di economia, anche lei figlia di genitori italiani. Nel 1981 ottiene per la prima volta il titolo di campione di Francia in occasione dell'ultima partita di campionato contro il Bordeaux; il risultato finale è di 2-0, Platini è l'autore delle due reti: un eroe per la città. Nel 1982 guida la Francia al quarto posto del Mondiale spagnolo, rivelandosi uomo partita nella tremenda semifinale persa contro la Germania Ovest a Siviglia. Lo stesso anno viene ingaggiato dalla Juventus, per 880 milioni di Lire, per due anni.. Platini e la Juventus quell’anno si consolano con la Coppa Italia ed il titolo di miglior giocatore d'Europa: Platini vince il suo primo "Pallone d'Oro". Dal 1985 al 1986, Michel Platini accumula successi dopo successi fino a quando non si ritira dalla Juventus, il 17 maggio 1987, dopo una partita contro il Brescia presso lo Stadio Comunale di Torino, e successivamente dalla Nazionale Francese. Crea la "Fondazione Michel Platini" di cui è Presidente, con l’obbiettivo di aiutare i tossicodipendenti. Nel1988, l'AS Nancy lo chiama per assumere la funzione di vicepresidente, e nel novembre dello stesso anno 1988 per la guida tecnica della nazionale francese. La mancata qualificazione agli europei del 1992 ed il susseguirsi di polemiche spingono l'eroe francese a lasciare l'incarico per diventare Presidente del comitato organizzatore dei mondiali di Francia 1998. All'inizio del 2007 è stato eletto presidente dell'UEFA. Oltre ai piedi d'oro Platini possiede ancora oggi una schiettezza - per alcuni, "faccia tosta" - unita ad una grande sportività, qualità che, insieme al suo grande amore per il calcio, gli hanno permesso di vivere una splendida carriera come dirigente e organizzatore.
R come Serge Reggiani. Serge Reggiani appartiene a quella generazione di italiani immigrati nella prima metà del XX secolo in Francia, e presto diventa il simbolo della vita anni cinquanta nel quartiere latino di Parigi. Attore comico e drammatico, fu scoperto Jean Cocteau che lo fece recitare negli “Enfenats Terribles”. Serge Reggiani nasce il 2 maggio 1922 a Reggio Emilia e muore il 22 luglio del 2004 all’età di 82 anni a Parigi. La famiglia di Reggiani è costretta a fuggire dall’Italia il 1° novembre del 1930, perché il padre era un rinomato antifascista. In un primo tempo si rifugiano in Normandia, a Yvetot. Nel 1931, la famiglia s’installa definitivamente a Parigi nella zona di Faubourg Saint-Denis , dove il padre trova lavoro come parrucchiere. Nel 1937, Serge Reggiani s’iscrive ad un nuovo conservatorio delle arti drammatiche ottenendo il primo premio, ma dopo aver ricoperto piccoli ruoli in teatro ed al cinema nel 1939 s’iscrive al Conservatorio nazionale d’arte drammatiche dal quale otterrà due premi in dramma e commedia. Reggiani recita negli “Enfants terribles" di Cocteau. Ottiene la nazionalità francese nel 1948 ed inizia ad interpretare ruoli per il cinema tra cui la celebre pellicola con Edith Piaf "Etoile sans lumière" di Marcel Blistene o “Casque d'Or" di Jacques Becker del 1952, al fianco dell’amica Simone Signoret. Inizio anni Sessanta Reggiani lascia Parigi per vivere a Mougins, vicino Cannes con la moglie ed i suoi tre figli. Nel 1963 a casa di Montand e Signoret conosce Jacques Canetti, un scopritore di talenti dell’universo della musica, che gli propone di confrontarsi con il canto. Reggiani interpreta canzoni di Boris Vian riportando un successo immediato nel 1965, ottiene con il suo primo album il premio del disque de l'Académie Charles Cros. Serge Reggiani esplode nella recitazione drammatica in “Les séquestrés d'Altona" di Jean-Paul Sartre interpretando un monologo che rimarrà nella storia teatrale francese. L’anno seguente la cantante esistenzialista Barbara propone a Serge Reggiani di partecipare alla sua tournée. Parallelamente alla sua carriera di attore Reggiani prosegue nella musica, i suoi testi vengono scritti da Albert Vidalie e Louis Bessières, e nel sua album del 1967 inserisce anche dei brani tratti dagli scritti di Boris Vian tra cui “Le Déserteur”. Il pubblico francese si appassiona di Serge Reggiani cantante ed alla vigilia del ’68, diventa una delle icone dei giovani studenti, tanto che anche Jacques Brel lo invita a cantare in un concerto a sostegno di Pierre Mendes France. Nel novembre del 1968, Serge riceve il Grand Prix de l'Académie du Disque e nell’aprile dell’anno successivo il premio Edison ad Amsterdam, conferito tra l’altro a Frank Sinatra e Barbra Streisand. Gli anni Settanta vedono Reggiani raggiungere l’apice del successo, in cui diventa l’interpretate per eccellenza della canzone francese, consacra degli album alle poesie di Jacques Prévert, Jean Cocteau e Charles Baudelaire e continua a recitare per registi di calibro tra cui nel 1975, con Claude Lelouch in "Le chat et la souris" e "Le bon et les méchants" con Jacques Dutronc. Il figlio Stefan si suicida nel mese di luglio del 1980, infliggendo al padre un grandissimo dolore dal quale stenta a riprendersene e rallenta la sua carriera di cantante, dedicandosi alla pittura, un rimedio per evitare che sprofondi nella depressione e nell’alcool. Il 25 mars 1985, è Chevalier de la Légion d'honneur. Dieci anni dopo pubblica un libro "Dernier courriers avant la nuit" in cui Reggiani scrive delle lettere alle persone che apprezza tra cui Jean-Paul Sartre, Romy Schneider, Edith Piaf e Lino Ventura. Solo nel 1997 tornerà nella sua città natale di Reggio Emilia, per partecipare ad un concerto durante la festa dell’Unità. Acclamato nel mondo francofono parte in tournée in Canada, in Belgio ed in Svizzera. “Artiste multiple, saltimbanque, Serge Reggiani laisse une œuvre où se côtoient douleur, tendresse et humour. Homme blessé, mais éternel battant, celui qui n'a jamais oublié sa patrie et sa langue d'origine a toujours soutenu certaines luttes politiques, en particulier la lutte contre le racisme et en faveur des droits de l'homme. Symbole du Saint Germain insouciant des années 1950-1960 et de l'engagement artistique exigeant, il restera comme l'une des figures majeures de la chanson française du XXe siècle."
U come Ungaro. Ungarò con l’accento finale sulla “o”. A smentire questo mal costume in realtà entrano di mezzo le origini del noto stilista dell’avenue Montaigne. Emanuel Ungaro è nato ad Aix-en-Provence nel 1933 da una famiglia pugliese immigrata in Francia. Il padre Cosimo era un sarto e fu lui ad avviare il figlio al mestiere del taglio e cucito, tanto che il giovane Ungaro nel 1955 decide di partire alla volta di Parigi per realizzare l’ambizione di diventare stilista. Dopo un periodo di gavetta in una piccola sartoria e l’esperienza per sei anni nell'atelier di Balenciaga, Ungaro lancia una attività propria ed apre il suo atelier in avenue Mac Mahon. In pochissimo tempo, grazie ad “un mix di barocco e sensualità” gli abiti di Ungaro conquistano le grandi attrici come Catherine Deneuve e Anouk Aimée. Nel 1967, l’atelier si trasferisce nella sede storica in avenue Montaigne e raggiunge l’apice della notorietà acquisendo clienti prestigiosi come Jackie Kennedy, Lee Radzwill, la duchessa di Windsor, Lauren Bacall e Ira Frustenberg. Si scopre che il rampollo della “haute couture” parigina, non perse mai le sue origini, sposa l'italiana Laura Bernabei, e prima delle sfilate, ama farsi preparare le polpette con il sugo, un piatto tipico pugliese. Il percorso creativo lo riporta sempre verso l’Italia e già nel 1971 firma un contratto di produzione con il Gruppo Finanziario Tessile (Gft) di Torino, un colosso italiano dell'abbigliamento e nel 1996 la Maison Ungaro entra a far parte del gruppo Ferragamo.Nal 2000, lancia assieme a Luxottica, una linea di occhiali per uomo e donna. L’anno 2002, il legame con la terra d’origine si materializza quando l'azienda pugliese Mafra acquisisce la licenza per produrre e commercializzare le linee bimbo di Ungaro a partire dalla primavera-estate 2003 e lo stesso anno fa un accordo con la società toscana Le Bonitas per il lancio delle due nuove collezioni Ungaro Sun e Ungaro Moon.
V come Lino Ventura. Angiolino Giuseppe Pasquale Ventura, nome d’arte Lino Ventura, è un attore italiano che nasce a Parma il 14 luglio 1919 in Borgo Piaggeria e muore a Saint-Cloud il 22 ottobre 1987. Dopo una prima infanzia passata “tra i banchi della Ghiaia”, il piccolo Angiolino si trasferisce con la famiglia nel 1927 in Francia e comincia una carriera sportiva di lottatore divenendo nel 1950 campione d'Europa di lotta grecoromana, con lo pseudonimo Angelo Borrini (dal cognome della madre). A seguito di una ferita abbandona il mondo della competizione, e coglie l'occasione di recitare nella parte di un gangster nel film Grisbì, "Touchez pas au grisbi", del 1953, con Jean Gabin. Presto Lino Ventura si rivela un ‘interprete di talento fino a ricoprire ruoli come attore protagonista e conquista il pubblico d’oltralpe. Caratterista del cinema francese, si specializza nei ruoli di duro dal cuore tenero ed incarna lo stereotipo del “macho” italico, che fino ad oggi rimane nella memoria collettiva del popolo francese. Fra i pochi film girati in patria, vanno citati "Cadaveri eccellenti" di Francesco Rosi e "Cento giorni a Palermo" di Giuseppe Ferrara. Anche se Ventura ha passato quasi tutta la sua vita in Francia non ha mai abbandonato la cittadinanza italiana. Viene ricordato come una persona semplice, umile, riservata e discreta, dedito al prossimo e alla propria famiglia e soprattutto a Linda, la sua figlia “diversa”, down, la quale stimolò Lino Ventura ad essere attivo per la tutela dei bambini portatori di handicap. L’immensa generosità lo ha portato a creare una Fondazione per il sostegno di questi bambini ed alle loro famiglie, che si occupa del loro futuro una volta divenuti adulti, porta il nome di Perce-Neige (Bucaneve), “dal fiore che riesce a vivere e a crescere nonostante il freddo che lo circonda”. La Fondazione Perce-Neige ha aperto decine di istituti sparsi in tutta la Francia. Alla morte di Lino, la moglie Odette ha creato l’Associazione “Lino Ventura – Aiutiamoli a vivere la loro sofferenza” che pone come principio fondamentale il rapporto con i bambini, personale, diretto, sentimentale e attento. Nell’anno 2003, dichiarato dal Consiglio dell’Unione Europea “Anno europeo delle persone con disabilità”, il comune di Parma in ricordo di Lino Ventura ha fondato il Centro Cinema Lino Ventura dedicato alla memoria dell’attore e in omaggio all’affetto che Lino mostrava per la sua città natale, “tornandovi non appena gli era possibile per ritrovare gli amici e gli ambienti che lo hanno visto crescere”.
Carlotta Degl'Innocenti - 05/08/07 - fondazioneitaliani.it
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