Perugia, l'Ibiza degli studenti stranieri

Dall'integrazione tra palestinesi e israeliani degli anni 70 alle notti di trasgressioni


PERUGIA — «Tanto stasera andiamo tutti da Susan. Tutti chi? Boh. Tutti. A che ora? Boh. A fare che? Boh. Che poi, ecco, magari questo ti può interessare... perché ci scriverai un articolo, no? Beh, Susan abita vicino alla casa dove hanno ammazzato quella... com'è che si chiamava?». Cinici, distanti, senza cuore. E adesso non fate quelli che vogliono sapere il nome e il cognome degli intervistati. Questi pretendono di restare anonimi. I genitori, sparsi in mezzo pianeta, si immaginano i propri pargoli con le occhiaie profonde per le notti perse sui libri e invece qui abbiamo faccine tenere, lisce, pulite, perché le vacanze sono vacanze, e la regola è che bisogna dormire a lungo. Infatti hai solo un paio d'ore, diciamo dalle quattro alle sei del pomeriggio, per provare a imbastire un ragionamento. Come a Ibiza. Perché Perugia sembra Ibiza. Però con un tasso di trasgressione molto più cupo, buio, violento. Hai due ore, per capire chi sono e cosa pensano, questi studenti.


HASCHISH E VODKA - Poi, a centinaia, dopo essersi destati dallo stordimento della notte precedente, iniziano a rifarsi di hashish e di altri miscugli micidiali. Soprattutto, si fanno di vodka. Adorano la vodka. Ci mettono a mollo il cervello. Eppure questa era un città magnifica, per chi volesse studiare. Agli inizi degli anni Settanta, si scriveva: è la città dell'integrazione studentesca, con l'Università statale e quella per gli stranieri, con i palestinesi che si laureavano in Giurisprudenza insieme agli israeliani, e poi con i ragazzi che fuggivano dal regine di Khomeini, e con i francesi e gli spagnoli, i tedeschi e gli inglesi: ora le ragazze inglesi come Meredith le uccidono e però non ci sono, a quanto sembra, altre ragioni che quelle sordide e ormai piuttosto note: alcol, sesso, tu con me e poi con lui, e poi con tutti e due. Aspettiamo l'alba. Come ti chiami? A vent'anni. «In fondo — riflette Andrea Capaccioni, storico funzionario dell'Università per stranieri, la stessa frequentata da Meredith e da due dei suoi presunti assassini, la coinquilina Amanda Knox e Diya Lumumba, detto Patrick, ai tempi in cui l'ateneo era attraversato da ben altre atmosfere — qui a Perugia accade ciò che accade in buona parte del pianeta cosiddetto civile: i giovani sballano con droghe di vario tipo, abusano con l'alcol e sguazzano nella melma dei valori. Perché mai questa piccola città di provincia dovrebbe fare eccezione? ». È un interrogativo da andare a girare in questura. Ma trovi funzionari che ti guardano, e ti dicono: «Qui, in un centro storico medievale di modeste proporzioni, vivono, bivaccano e si divertono, sia pure a modo loro, non meno di trentamila studenti, tra italiani e stranieri. Come si fa a imporre la legge? Lei provi a farsi un giretto, al tramonto...».


LA MAPPA DELLE STRADE A RISCHIO - Vicoli, piazzette, scalinate. Lasciamo stare i profilattici usati, e le bottiglie di birra, e l'odore forte di urina. Ciò che maggiormente colpisce è il muoversi agile degli spacciatori. Di portone in portone, e poi dentro gli androni, e infine dietro alle macchine. L'altra cosa che colpisce è il passo — svelto, nervoso, preoccupato — dei perugini. Tutti conoscono il pericolo delle aggressioni. La mappa delle strade a rischio è nota: «Via della Viola, via Imbriani, parcheggi Pellini, e poi le scale mobili, via Garibaldi, i parcheggi Europa, Tre Archi, Porta Pesa...». I perugini affrettano il passo, ma se gli chiedi com'è la situazione dell'ordine in città, abbassano la testa, la scuotono, allargano le braccia, sospirano. Molto diplomatici. La ragione potete immaginarla: l'enorme folla di studenti che vive a Perugia rappresenta, per migliaia di famiglie, un autentico affare. Quelli che affittano appartamenti, camere, sottoscala. Quelli che gestiscono bar, tavole calde, pub. «Guardi che voi giornalisti, con questo genere di ragionamenti, fornite un pessimo servizio all'informazione democratica». Andrea Cernicchi, 35 anni, Partito democratico, è l'assessore comunale alle Politiche e culture giovanili. «L'omicidio accaduto in via Sant'Antonio sarebbe potuto accadere in qualsiasi altra città del mondo. Ma, siccome è accaduto qui, state trasformando Perugia in una dependance dell'inferno... Eppure questa è una città dove ci sono circoli letterari, rassegne culturali e dove...». Dove Assuntina Marresi giunse, da matricola, 25 anni fa, e dove è rimasta, «stregata dalla bellezza». Ora, all'Università statale, è docente di Chimica Fisica. «E posso testimoniare di aver assistito a un cambiamento profondo. La perversione, tra gli studenti, ha preso il posto della goliardia, l'abuso quello della rettitudine». Viene il buio e arriva la notizia che sul sagrato del Duomo, in cima a corso Vannucci, continuano a portare dei lumini. Sarebbe una bella immagine con cui chiudere una corrispondenza. Ma nei vicoli altri studenti già barcollano gonfi di alcol. Ti guardano e ti abbracciano e puzzano che fanno pena.


Fabrizio Roncone - 08/11/07 - corriere.it

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