Sicurezza strade. Ricerca 'Sapienza': proibire? meglio ascoltare
(DIRE) Roma, 26 set. - Meglio ascoltare, che proibire. E' questa la sintesi della ricerca della facoltà di Scienze della comunicazione dell'università 'La Sapienza' presentata questa mattina a Roma durante il convegno "Le grida del sabato sera: comunicare rischio o sicurezza?". Lo studio, ordinato dall'Aci che ha organizzato l'evento, rientra nel programma che l'Automobile club d'Italia sta realizzando per il raggiungimento dell' "Obiettivo 2010 - Un traguardo per la vita", finalità dell'Unione europea per dimezzare le vittime della strada entro tre anni. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale perseguire un'azione di comunicazione efficace, per creare una cultura della mobilità più sicura e razionale, che non deve suscitare 'paura' negli utenti della strada ma diffondere messaggi positivi che rafforzino il rapporto fra individuo e comunità, istituzioni e autorità.
A presiedere i lavori di questa mattina è stato Pasquale De Vita, vicepresidente vicario dell'Aci e attualmente facente funzione del presidente dell'Automobile club d'Italia, Franco Lucchesi, che da qualche giorno ha deciso di lasciare la guida dell'organizzazione. "Quelle che ci sono in materia sono buone leggi - siega De Vita - ma è necessario applicarle e soprattutto realizzare una comunicazione efficace che arrivi agli utenti finali: i giovani". Sì quindi ad un approccio "persuasivo e non terroristico". D'accordo anche il preside della facoltà di Scienze della comunicazione, Mario Morcellini, che ha presentato la sua ricerca evidenziando come sia necessario abbandonare "una visione paternalistica che dai media e dalle istituzioni tende a proiettarsi anche su quei giovani che in realtà sono causa di incidenti stradali e non vittime".
Secondo la ricerca della 'Sapienza' responsabilità nella cattiva informazione sono anche da imputare al mondo istituzionale: "Il dibattito politico - spiega Morcellini - è stato profondamente depauperato da proposte orientate principalmente a proibire piuttosto che ascoltare, come la richiesta di vietare ai giovani di uscire il sabato sera con l'automobile o vietare il consumo di alcol nei locali". Ma quali le soluzioni? La ricerca della prima università di Roma spiega come l'impegno educativo delle istituzioni deve individuare nuovi campi di azione: i neopatentati dimostrano una conoscenza del Codice della strada assolutamente inferiore rispetto ai 13-18enni, "corsi teorici di sicurezza stradale devono quindi rientrare - si legge nella ricerca - nei programmi formativi degli atenei e delle università oltre che nelle scuole secondarie".
Capire la pericolosità dell'automobile può avvenire in due modi: uno, il più traumatico, è quello di rimanere coinvolti in un incidente, l'altro è quello di frequentare un corso di guida sicura, che permetta all'automobilista un confronto diretto con le proprie capacità e le nuove potenzialità dei più avanzati sistemi elettronici di cui sono dotati oggi i veicoli.
26.09.07 - diregiovani.it
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