Abusi sessuali nel falso centro contro l'anoressia

Anche sospetti di abusi sessuali nel falso centro contro l'anoressia


COMO - Non solo finti medici e truffatori. Nelle sedute per uscire dal tunnel dell'anoressia c'entrava anche il sesso - o almeno il tentativo di farlo - e una delle pazienti, che si è uccisa il 2 settembre 2005, potrebbe essere stata per questo spinta al suicidio.

La procura di Como indaga sulla presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all'esercizio abusivo della professione medica, sette le persone coinvolte tra cui un sedicente professor W.B e altre sei persone. Il gruppo è titolare di un centro terapeutico per persone sofferenti di anoressia e bulimia a Cascina Respaù di Como nonostante nessuno di loro sia in possesso dei titoli necessari per la professione e gestire un centro così delicato.

Gli investigatori però non si fermano a questo. La loro attenzione è adesso concentrata sul diario di Daniela, una giovane residente a Morbegno (Sondrio), che si suicidò il 2 settembre 2005. La ragazza raccontava - e a quanto pare ne ha scritto - di rendersi conto, senza equivoci, delle particolari attenzioni a sfondo sessuale che le venivano praticate durante le sedute mediche nell'ambito delle cure cui si stava sottoponendo per guarire dalla anoressia.

Questo avrebbe convinto il sostituto procuratore comasco Mariano Fadda ad acquisire il diario nell'inchiesta. Il magistrato, anzi, starebbe per contestare anche il reato di induzione al suicidio. L'aspetto delle violenze sessuali che potrebbero essere state commesse nel centro terapeutico di Cascina Respaù, era già emerso nelle scorse settimane quando P.B., uno degli indagati, è stato indagato per violenze sessuali da un'altra procura.

Le indagini hanno già permesso di raccogliere la testimonianza di decine di ragazze che nel corso degli anni sarebbero passate da Cascina Respaù pagando anche 250 euro al giorno per cure terapiche che, secondo l'accusa, venivano praticate senza che i medici avessero i titoli validi, almeno in Italia, per farlo.

21 luglio 2007 - repubblica.it

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