OLBIA. I carabinieri di Olbia hanno sgominato una banda internazionale italo-albanese, che da qualche tempo aveva messo in piedi in Gallura, a Cagliari e in diverse regioni italiane, una vera e propria tratta delle bianche tenendo in schiavitù un gruppo di circa una trentina di prostitute. Sono dieci gli ordini di custodia cautelare in carcere firmati dal gip della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari e per tutti l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
In carcere sono finiti Andi Skuro, di 29 anni, arrestato mentre sbarcava dalla nave di Civitavecchia, e Robert Baba, di 32, fermato a Milano. Albanesi entrambi, sono considerati il vertice dell’organizzazione. Manette anche per Andrea Ledda, 25 anni, originario di Alà dei Sardi, e Trendelina Kaja, di 35, albanese, fermati a Ozieri. L’uomo e la donna sono considerati i capintesta per la Gallura, una sorta di luogotenenti che rispondevano solamente ai vertici. Manette anche per un’altra albanese, Arjeta Kabili, 32 anni di Durazzo, e per Ciro Decaro, 40 anni, attualmente detenuto nel carcere di Reggio Calabria. Altri quattro componenti della banda, invece, sono stati individuati all’estero, forse in Albania, ma sono comunque tenuti sotto controllo. Vista la complessità dell’operazione, che ha impegnato centinaia di carabinieri in Sardegna e in Lombardia, non è del tutto escluso che nei prossimi giorni ci siano clamorosi sviluppi con nuovi arresti. L’operazione è stata illustrata in una conferenza stampa dal comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Paolo Carra, e da quello della compagnia di Olbia, il capitano Luigi Bramati. Qualche minuto prima, il generale Carmine Adinolfi, comandante regionale dell’Arma, si è congratulato personamente con i suoi uomini. Le indagini sono iniziate alla fine del 2005 nella Procura di Tempio, poi passate alla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari proprio perché era emersa una associazione a delinquere dalle molte ramificazioni, e sono state concluse nel marzo di quest’anno. Dall’attività investigativa dei carabineiri sarebbe emersa l’esistenza a Olbia di un gruppo italo-albanese dedito alla sfruttamento della prostituzione che concentrava l’attività nel centro di Olbia. Il gruppo era composto da una trentina di ragazze, fra cui alcune minorenni, provenienti dall’Europa dell’Est, che venivano fatte ruotare fra Cagliari, Olbia, Milano, Firenze, Roma, Reggio Calabria e Napoli. Del gruppo faceva parte anche la giovane prostituta sgozzata qualche settimana fa a Cagliari dall’innamorato, che poi si è suicidato impiccandosi.
Nell’ordinanza emessa dal gip di Cagliari è precisato che dalle indagini emerge lo stato di soggezione a cui la banda aveva costretto le ragazze, che venivano private dei cellulari e dei documenti validi per l’espatrio, segregate, picchiate, minacciate e violentate. Quando non guadagnavano abbastanza venivano anche lasciate senza mangiare ed erano costrette a elemosinare il cibo. Le ragazze, rumene, bulgare, ucraine e moldave, venivano convinte a lasciare il loro paese di origine con la promessa di un lavoro, ma qualche volta venivano «comprate» da altre organizzazioni e pagate attraverso agenzie di money transfer. Le giovani erano costrette a prostituirsi in alcuni appartamenti del centro, in via Roma, via Genova e in via Aldo Moro, dove l’epicentro era un rifornitore di carburante.
Una delle vittime della tratta delle bianche scoperta dai carabinieri di Olbia era, appunto, la giovane rumena Vasilica Daniela Barbulescu, 19 anni, uccisa l’11 settembre scorso dall’agricoltore Daniele Mereu, davanti al cimitero di San Michele di Cagliari, che poi si è impiccato per il rimorso.
L’insediamento degli albanesi in città ha fatto scoppiare la guerra per il possesso del territorio. Gli albanesi puntano sempre al controllo totale e a fare pagare il pizzo alle altre organizzazioni, soprattutto quando non riescono ad assorbirle. I metodi sono spicci e la violenza brutale e immediata. Così in città prima sono scoppiate le battaglie tra prostitute bianche e di colore, poi si è arrivati a una sorta di pace armata con gli africani. Con le forze dell’ordine accusate dalla prostitute di pattugliare troppo il territorio, e di fare scappare i clienti. L’accordo raggiunto in città prevedeva ni di sfruttatori. Così anche in città si è arrivati a una sorta di accordo: prima le prostitute bianche e poi, a partire dalle 2.30 del mattino quelle di colore. Ma che dovevano «pagare» la loro porzione di territorio 1000 euro la settimana.
Due degli albanesi arrestati sono già stati protagonisti di vicende giudiziarie. Robert Baba è stato arrestato l’8 gennaio 2006 al culmine di una settimana di regolamenti di conti tra due gang albanesi: nella sua auto aveva una pistola e un coltello, e un connazionale ferito che «stava trasportando in ospedale».
Mentre Trendelina Kaja ha un processo in corso di fronte al tribunale di Tempio perché accusata, assieme a Dashimr Koka, di aver brutalizzato con un bastone, il 28 aprile 2000, una giovane connazionale che intendeva sottrarsi al suo destino di prostituta.
04/10/07 - Antonio Salvatore Sassu - espresso.repubblica.it
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