Gazzola: la patente a due fasi non avrebbe più senso. Abate: con quella proposta si spara soltanto nel mucchio Favorevoli Autotrasportatori e Upi. Kandemir Bordoli (Radix): più prevenzione. Intraina (Ingrado): più controlli
« Leuenberger vuole introdurre i limiti che vigevano negli ex stati comunisti », afferma il segretario generale della sezione ticinese del Touring club svizzero Renato Gazzola. « Si sta sparando nel mucchio senza mirare alle vere cause del problema », rincara la dose il presidente cantonale dell’Automobile club svizzero Carletto Abate.
Alcol al volante: Tcs e Acs bocciano dunque lo zero per mille per gli automobilisti freschi di patente e per i conducenti professionisti. Una proposta che il ministro federale dei trasporti Moritz Leuenberger aveva formulato già un paio d’anni fa: il governo l’aveva però rigettata. Ma Leuenberger non demorde e dalle colonne del ‘SonntagsBlick’ di domenica ha fatto sapere di voler riproporre la misura dopo i recenti tragici incidenti sulle strade elvetiche.
Il ‘no’ dei due club « Con l’introduzione dello 0,5 per mille (in vigore dal primo gennaio 2005, ndr) la Svizzera ha armonizzato la propria normativa alla legislazione europea – osserva Gazzola –. Ora si vorrebbe addirittura diventare i primi della classe, senza peraltro conoscere bene i risultati ottenuti con il primo abbassamento del limite e con l’introduzione della patente a due fasi » . Adottando nuove misure repressive, prosegue il segretario cantonale del Tcs, verrebbe meno il lavoro di educazione e prevenzione effettuato durante i corsi della seconda fase per il conseguimento della licenza di condurre definitiva. Questo perché « se c’è già lo zero per mille è inutile sprecare fiato e far spendere ai ragazzi 700 franchi ». Secondo Abate è sì indispensabile fare qualcosa per diminuire ulteriorseguire mente gli incidenti « ma non bisogna farlo colpendo tutti gli automobilisti, compresi quelli che si comportano correttamente ». Per il presidente dell’Acs Ticino andrebbero quindi introdotte « sanzioni dure per chi non rispetta nulla », come « il ritiro della patente per cinque anni a coloro che causano incidenti gravi ». Ridurre l’alcolemia allo zero invece « non risolve il problema, dal momento che i giovani che provocano disastri non sempre hanno bevuto. Bisognerebbe piuttosto impedire loro di guidare auto eccessivamente potenti ».
Astag favorevole Favorevoli alla misura invece gli autotrasportatori. « In Svizzera già da diversi anni chi guida autobus per professione o circola con merce pericolosa non può bere in servizio e nelle sei ore precedenti », premette il presidente dell’Associazione svizzera trasportatori stradali (Astag) Waldo Bernasconi. La cosiddetta tolleranza zero non sarebbe dunque penalizzante... « Anzi, migliorerebbe sicuramente la situazione. Quando si guida per professione bisognerebbe già sapere che l’alcol deve restare nella bottiglia. Una regola cui si attengono molti camionisti elvetici ».
« Assolutamente d’accordo » con lo zero per mille per i neopatentati e i conducenti professionisti il delegato per il Ticino dell’Ufficio svizzero prevenzione infortuni (Upi), Bruno Bernasconi.
« Nonostante la situazione sia in parte migliorata col passaggio dallo 0,8 allo 0,5 per mille, siamo ancora lontani dall’obiettivo che Upi e Dipartimento federale dei trasporti si sono dati con la nuova politica di sicurezza stradale denominata ‘Via sicura’ e cioè zero morti sulle strade. Un obiettivo difficile se non impossibile da con- ma quello che conta – sottolinea Bernasconi – è tendervi. Ecco allora la patente a due fasi, le campagne di sensibilizzazione... . In questo discorso rientra la misura che Leuenberger vuole riproporre, una misura che dovrebbe ridurre ulteriormente il numero delle disgrazie sulle nostre strade. Ricordo che il 30 per cento circa degli incidenti che coinvolgono giovani conducenti, fra i 18 e i 27 anni, è dovuto all’alcol. E sono ancora troppi gli autisti di mezzi pesanti che durante i controlli vengono trovati con un tasso alcolemico elevato ».
Dice alla “RegioneTicino” Pelin Kandemir Bordoli, a capo dei progetti di Radix Svizzera italiana, associazione attiva nella promozione della salute e nella prevenzione delle dipendenze: « Secondo me, quella di Leuenberger è una proposta che può stare in piedi. Attenti però: i limiti possono essere utilissimi ma non sono la panacea, bisogna che siano accompagnati da altre misure ». È dunque « necessario – continua Kandemir Bordoli – fare anche un lavoro di prevenzione e di educazione alla salute, ricordandoci inoltre che fra i giovani l’abuso di alcol è all’origine non solo di incidenti della circolazione ma pure di risse ». E nel campo della prevenzione « ognuno deve fare la sua parte: un esercizio pubblico per esempio non dovrebbe più servire alcol a un giovane che ne fa richiesta ma che è già in uno stato alterato ». Avverte a sua volta Daniele Intraina, direttore di Ingrado, servizio ticinese di cura dell’alcolismo e altre dipendenze: « Lo zero per mille va bene purché nel contempo si faccia di più sul piano della prevenzione e su quello della repressione.
Quindi da un lato occorre investire maggiormente nella formazione degli aspiranti conducenti, nelle campagne di sensibilizzazione a una guida sicura e nella cultura del bere sano, dall’altro servono più controlli di polizia sulle strade, perché costituiscono un deterrente ». Controlli, aggiunge Intraina, « non sporadici ma frequenti ». Prevenzione e repressione, insomma. « È perfettamente inutile decidere un giro di vite se poi – evidenzia il direttore di Ingrado – lo Stato non attua controlli, verificando così l’applicazione della norma, perché non dispone, o vi rinuncia per motivi di risparmio, dei mezzi e delle risorse umane necessarie: è una questione di coerenza. Ricordo infine che il problema dell’elevata alcolemia al volante non concerne unicamente l’universo giovanile ».
L.B./A.MA.- 06/11/07 - laregione.ch
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