La notizia che la terza sezione penale della Cassazione, con la sentenza 34120 afferma che lo stupro non è meno grave se la ragazzina è "CONSENZIENTE E DISINIBITA", riaccende i riflettori, se mai ce ne fosse stato bisogno, sul tema caldo della violenza sulle donne. La sentenza si riferisce a un pronunciamento precedente della suprema corte (febbraio 2006) che aveva accolto il ricorso di un patrigno, condannato per abuso sul1a figlioccia minorenne, il quale chiedeva una pena minore perchè la ragazzina aveva gia "esperienza". E la memoria corre subito a quell'altra sentenza che strizzava l'occhio al violentatore: correva l'anno 1998 e la Cassazione decretava che non è stupro se una donna indossa jeans attillati: ricordate? Perchè, chiosavano i giudici, "il jeans attillato non si sfila senza la collaborazione di chi lo indossa". Poi aveva corretto. Oggi, nel 2007, siamo ancora lì: la ragazzina ha esperienza, provoca, la carne è debole ... ci dicono i giudici. Poi, correggono. Un atteggiamento, quello della suprema corte, che in qualche modo riflette quello della popolazione, divisa tra l'inclinazione alla cultura dell'attenuante e quella, viceversa, convinta che una civiltà degna di questo nome sia fatta di persone libere e responsabili comunque, che operano scelte e se ne assumono le conseguenze. Quest'ultima parte della società, di cui sono certa fanno parte molti dei lettori di questo blog, auspica un Paese in cui le donne possano indossare i vestiti che preferiscono senza per questo essere aggredite. E, soprattutto, una società in cui i bambini abbiano il diritto di giocare “a fare i grandi” senza per questo dovere pagare pegni durissimi. E in cui la violenza contro una ragazzina "consenziente", tanto più odiosa in quanto consumata sul filo della psiche, sia sempre e comunque condannata. Senza attenuanti di alcun genere
05-11-2007 - di psicologiaforense - blog.libero.it
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Basta guerre nel mondo!
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