Alcol, pasticche e «canne» a go-go

Caro Beppe,

volevo segnalarti che sono un reduce di una serata che non augurerei al mio peggior nemico. Per lavoro, ero in un noto locale di Milano, l'Alcatraz, che ospitava una serata organizzata da una nota casa produttrice di telefonini. La serata era intitolata alle nuove tendenze dei telefoni e veniva animata da una serie di dj che «suonavano» le loro canzoni. Ora, a parte i miei gusti musicali, che non coincidono con il tipo di musica fatto ieri sera, devo denunciare uno spaccato della nostra società che ha dell'angosciante, secondo me.
L'Alcatraz credo possa contenere fino a 3 mila persone. Io credo che 2.990 fossero, non fatte, ma strafatte. Dalle 21, ora in cui il primo dj set ha preso il via, si sono susseguite «band» che mettevano la musica che impazza su M2O. Una musica fatta prevalentemente di ritmi forsennati. Battute sempre più veloci che riconducono alla paranoia. La cosiddetta musica da «impasticcati». Prima di ieri sera non ci credevo, ma mi devo ricredere. E quello che mi viene da pensare, se invece di un locale questa esibizione si fosse tenuta in una piazza, il numero dei «fatti» sarebbe stato molto più alto. Perché si sente il bisogno di «sfondarsi»? Sì, perché lo si fa autonomamente e con premeditazione. Nella mia postazione di lavoro ero circondato da persone, l'età media era sui 30, quindi per certi versi ancora più preoccupante, che mediamente ogni 15 minuti aveva in mano un cocktail nuovo. Ho sentito l'odore di almeno tre erbe diverse fumate, in barba ai divieti contro il fumo nei locali chiusi. Con l'andare avanti della serata le condizione generali peggioravano. Mi sono sentito deridere perché ho rifiutato di bere con qualcuno e di fumare una canna «offertami» da un generoso ragazzo.
Considerati poi i costi del ridursi in quello stato mi vengono in mente le parole di Padoa Schioppa sui bamboccioni. Che avesse ragione? Magari è la stessa generazione di persone che dicono di odiare la politica. Ero immerso consapevolmente in una massa di non consapevoli del loro degrado.
Perché tanta autodistruzione nella nostra società? Non ce li vedevo a parlare di stato sociale, di politiche del lavoro, di solidarietà. Fuori dal locale non ho visto controlli sullo stato dell'ebbrezza generale. Avrebbero dovuto ritirare chissà quante patenti. Invece, tutti eventuali pirati della strada liberi. Come si può porre rimedio?

Fulvio Raimondi, fulvioriprese1967@katamail.com - 10/12/07 - corriere.it

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