La rom che vuole diventare poliziotta

"Così chi mi chiama zingara mi guarderà con rispetto"

Immagina le chiacchiere e il distintivo: «Guarda là: quella non è Zimba? Ma sì. E’ proprio lei: Zimba la poliziotta». Da adolescenti si sogna ad occhi aperti. E Sonia immagina la scena: incontrare i suoi vecchi compagni di scuola, soprattutto quelli delle elementari e delle medie, e sorprenderli per strada, mentre indossa una divisa e una pistola. Sorprenderli: perché una ragazza rom, che diventa poliziotta, non s’incontra tutti i giorni. E se poi ha dovuto sopportare pregiudizi ed angherie, quella divisa, diventa un riconoscimento sociale. Sonia, 19 anni, è orgogliosa di essere «zingara». E da «zingara» vuole indossare la divisa. Non sarà semplice. Ma Sonia ha già abbattuto molte barriere: a Taurisano, con sua cugina Angelica, è la prima ragazza rom a essersi diplomata. Istituto d’arte: diploma appena intascato. Dopo mille difficoltà.

Cittadina italiana
Il punto è che Sonia è cittadina italiana. Vive in un appartamento e non in un campo. Veste alla moda e non secondo la tradizione. Sua madre è salentina. «Ma tu davvero ti senti zingara?», gli chiede il padre, Lucio Rinaldi, rom dal pedigree perfetto. «Sì». E per la gente comune, lei è «zingara» a tutti gli effetti. E sin da bambina ne ha sopportato i pregiudizi. Ecco perché il suo diploma è già un piccolo grande capolavoro.

«Le elementari - racconta - sono state davvero un supplizio: non vedevo l’ora che finissero. Ricordo quando chiedevo in prestito una matita: i miei compagni non me la prestavano mai. Così un giorno ne presi una, anche se loro non volevano, e solo allora capii: non potei restituirgliela. Dissero che potevo infettarli. Iniziarono a chiamarmi “zimba”, che vuol dire zingara, e compresi perché nessuno giocava con me. L’insegnante mi diceva: “Sonia, perché non stai con i tuoi compagni?”. Un giorno glielo dissi: “Sono loro che non ci vogliono stare”. Delle elementari ho una sola immagine: i compagni che s’allontanano da me». Alle medie non è andata meglio, ma nel frattempo Sonia incontra Mariangela Zecca, un ex assistente sociale, che si prende cura di lei e degli altri ragazzi rom del paese. E quando sembra sul punto di mollare, la convince a continuare gli studi, come agli inizi delle scuole superiori. «Frequentavo poco - continua Sonia - perché un episodio mi aveva ferito profondamente. Ero in corriera, con mia cugina, quando un ragazzo ci disse: "Vivete ancora nelle roulotte?". Mia cugina gli rispose e lui iniziò a picchiarla. Io intervenni. Possono chiamarmi Zimba, ma nessuno deve permettersi di toccarmi, e a scuola non volli andare più».

La scuola
Grazie all’intervento di Mariangela e del preside Sonia tornò a scuola. E non ci furono più problemi. Anche a casa, visti i risultati, papà Lucio s’era convinto che lo studio era un buon approdo. Ma il giorno del diciottesimo compleanno, l’incubo ritornò: «Avevo organizzato una festa in casa. Alle otto e mezza non c’era ancora anima viva: ecco - pensai - vuoi vedere che non viene nessuno? Il trauma delle elementari era ancora vivo. Invece si presentarono tutti i miei amici: quarantacinque ragazzi». Lo dice con orgoglio: «Quarantacinque». «E’ stato un percorso difficile - conferma il preside dell’istituto d’arte di Parabita, Giuseppe Metti - Sonia credeva di non essere accettata, ma negli anni del liceo, ormai, era solo un suo pregiudizio. La sua storia mi ha commosso: il suo diploma è un successo». «Un successo - conferma Mariangela - perché qui, altri ragazzi rom, grazie al suo esempio, potranno diplomarsi». Un piccolo grande trionfo personale: «Sono orgogliosa di essere rom – continua Sonia - da quando ha scoperto che "zingaro" significa "persona libera". Ho iniziato a dispiacermi per chi m’offendeva: non sapeva neanche quello che diceva».


E ora resta il sogno: la divisa da poliziotta. «Nella mia vita - conclude - il passato non è scivolato di dosso. E’ rimasto lì, con le sue sofferenze. Immagino che i miei vecchi compagni, quelli che mi offendevano, un giorno possano incontrarmi e dire: Zimba è diventata una poliziotta».

12.07.07 - lastampa.it

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