Alcol, proposta choc della Turco

Alcol e giovani, alt della Turco "Vietiamolo ai minorenni"


ROMA - Fino a 18 anni niente alcol. Non vuole fare la sceriffa, Livia Turco usa verbi come responsabilizzare e informare e coinvolgere perché sa che proibire e basta non salva: gli incidenti mortali per un bicchiere di troppo sono la prima causa di morte tra i giovani. Il ministro aveva proposto già in Finanziaria di innalzare l'età per il divieto di vendita, ma la faccenda per varie cause nel frattempo è decaduta. Poi in mezzo c'è stata un'estate pesante di vittime dello sballo, ragazzi che si ammazzano e ammazzano per caso perché su di giri.

Magari per un "binge drinking", cinque-sei bevute d'un fiato in un sabato sera. Appignano, aprile scorso, Marco Ahmetovic che sale sul furgone ubriaco e fa fuori quattro ragazzi in motorino. E proprio all'indomani della sentenza di Ascoli, il ministro ieri a "Domenica In" è tornata sull'argomento, uno tra quelli che le stanno più a cuore: alzare il divieto dagli attuali 16 ai 18 anni, "perché è anche l'età simbolica della maturità". Responsabilizzare i giovani al consumo di una sostanza che se abusata (e lo è sempre di più), uccide più di ogni altra. I kit di autocontrollo del tasso etilico ne sono uno strumento: mettono in mano ai ragazzi un test fai-da-te per capire se si è alticci, e in mano a un amico il volante se la risposta è positiva. Accordi in corso con le farmacie.

L'Organizzazione mondiale della Sanità nel 2001 aveva contato 55mila 15-29enni morti per alcol, in Italia il 40% degli incidenti mortali tra i giovani è provocato da ebbrezza che è anche la causa del 46% delle vittime tra i 14 e i 24 anni. "Quando parliamo di abuso, intendiamo anche il consumo di alcol al di fuori dei pasti, tante volte in modo sostitutivo a questi". Lo fanno soprattutto i 14-17enni, un drink anziché un panino: dal 1994 al 2006 raddoppiati. Un problema sociale, di stili di vita, di coscienza e di parecchie cose insieme e che richiede interventi importanti. A più livelli, visto che eccedere col bere "veicola l'uso di droghe". E dunque, si chiede retorica la Turco, "non è giusto porre questo come uno dei problemi fondamentali di sanità pubblica?".

Le idee in questi ultimi mesi sono state varie, alcune realizzate, vedi la stretta sulla sicurezza stradale: niente alcol nei locali notturni dopo le due, con i gestori che devono avere per obbligo all'uscita un alcol test volontario. Per chi schiaccia sull'acceleratore con un goccio di più in corpo, multe d'eccesso di velocità che si sommano a quelle per eccesso etilico, vale a dire almeno 200 euro in più. Ma la Turco ha anche altre idee in evoluzione o progressiva applicazione, punta molto sugli accordi con le aziende produttrici, con le farmacie, i pubblicitari.

Anche a loro chiede un'assunzione di responsabilità, a chi fa gli spot di dare informazioni corrette, a chi imbottiglia di avvertire dei pericoli. Etichette "choc" come quelle sulle sigarette, kit di autocontrollo, e altri progetti: il "Piano nazionale alcol e salute", triennale, punta su 10 obiettivi, dalla campagna sui rischi all'abbassamento anagrafico dell'accesso all'uso. "Guadagnare Salute", programma elaborato insieme a Giovanna Melandri che interviene su nutrizione, fumo, attività sportiva e, appunto, alcol.

Ricorda la Turco che il 45% degli incidenti è tra il venerdì e sabato, quando i ragazzi cercano di strafare, di andare oltre. "Certo non siamo marziani, altrove è anche peggio", ma è segnale che bisogna interpretare, e governare: con misure forti e interventi decisi "senza che si parli di proibizionismo", ma anche con un lavoro più diffuso e articolato e partecipativo, ci riguarda tutti.


08/10/07 - di ALESSANDRA RETICO - repubblica.it

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