Sette fattori di rischio responsabili

ROMA - Sette fattori di rischio sono responsabili di molte malattie croniche. Fattori che potrebbero però essere facilmente eliminati, come avvertono gli esperti. Questi i sette 'cattivi' da tenere alla larga con stili di vita corretti e che in Europa sono responsabili di circa il 46% degli anni di vita in buona salute persi per morte prematura o disabilità: - tabagismo (12%).

E' il maggior fattore di rischio evitabile per morte precoce - ipertensione (9%) - sovrappeso (8%) - alcol (6%). Secondo le rilevazioni 'Passi', la situazione è grave soprattutto al Nord: un intervistato su tre riferisce di essere un bevitore a rischio, mentre nel Mezzogiorno la cifra scende e in Campania, per esempio, solo un intervistato su dieci dichiara di avere un comportamento a rischio sul fronte del consumo di alcolici - alto tasso di colesterolo nel sangue (6%) - inattività fisica (3%). Si stima che l'attività fisica regolare riduca del 10% la mortalità per tutte le cause. Le rilevazioni Passi del 2005 hanno stimato che tra i 18 e i 69 anni, le persone sedentarie sono il 24%.

I meno attivi sono gli abitanti delle regioni meridionali, in testa la Campania - basso consumo di frutta e verdura (2%) Ma le rilevazioni Passi hanno anche evidenziato un dato positivo: l'efficacia dei sistemi di comunicazione in materia di screening preventivi. I dati dicono infatti che ha effettuato una mammografia il 75% delle donne intervistate che hanno ricevuto sia il consiglio del medico sia una lettera di invito dalla asl, contro il 21% delle intervistate non raggiunte da alcuna forma di comunicazione. E la situazione migliora al sud: "Nell'arco di 12 mesi - ha affermato Donato Greco del ministero della salute - la percentuale di donne che in Calabria si sono sottoposte a screening è passata dal 6 al 60%".


24/10/07 - ansa.it

SOS Obesi e fumo al sud

SOS OBESI E FUMO AL SUD, MALATTIE CRONICHE KILLER


ROMA - Cade il 'mito' del Sud della buona e sana forchetta e degli stili di vita ancora salutari. Proprio nelle regioni meridionali del Belpaese, infatti, si sta registrando, nell'ultimo periodo, un aumento dell'incidenza dell'obesità e del numero dei fumatori soprattutto tra le donne. Cattivi stili di vita che rappresentano gravi fattori di rischio per malattie croniche. Sono loro, sempre di più, i grandi 'killer' della salute: in Europa, le malattie croniche sono infatti responsabili dell'86% dei decessi e del 77% della perdita di anni di vita in buona salute.

E' un allarme è anche un invito a potenziare le politiche mirate alla prevenzione quello arrivato oggi dagli esperti di tutto il mondo riuniti a Roma per la V Conferenza internazionale sulla sorveglianza dei fattori di rischio comportamentali, apertasi all'Istituto superiore di sanità. Il messaggio è chiaro: le patologie croniche, dalle malattie cardiovascolari ai tumori, assorbono il 75% del budget per la salute dei paesi membri e presto i sistemi sanitari non saranno più in grado di far fronte a tale spesa. Dunque, la soluzione, affermano gli esperti, sta appunto nell'attivare sistemi di sorveglianza per monitorare i comportamenti della popolazione e prevenire i fattori di rischio principali per tali patologie. E proprio dal sistema di sorveglianza italiano 'Passi' per la rilevazione costante di dati sugli stili di vita dei cittadini e sui comportamenti a rischio nel nostro Paese, promosso dal ministero della Salute e attivato nel 2007 dopo un periodo di sperimentazione, arriva l'istantanea delle cattive abitudini degli italiani. Con una sorpresa.

Sono le regioni meridionali - tradizionale baluardo della dieta mediterranea e di stili di vita più salutari, almeno finora - quelle che risultano le più colpite da due patologie 'dell'era modernà: obesità e danni da fumo di sigaretta. I dati sono stati elaborati sulla base di 10.000 interviste effettuate da aprile ad oggi. "I comportamenti a rischio per le malattie croniche - ha spiegato il direttore del Centro per il controllo delle malattie (Ccm) del ministero della Salute, Donato Greco - sono soprattutto alcol, fumo, mancanza di attività fisica e dieta non equilibrata.

Tali fattori hanno diversa rilevanza a seconda delle aree geografiche e proprio il Sud Italia appare più penalizzato: nel Meridione, infatti, aumentano soprattutto le donne fumatrici e l'obesità, colpa anche dell'abbandono della dieta mediterranea per il prender piede di stili di vita legati a ritmi sempre più veloci". Fondamentale è quindi prevenire i fattori di rischio: "Il problema - ha sottolineato il presidente dell'Iss Enrico Garaci - è che i vari paesi investono poco nella prevenzione di tali patologie, solo il 3% rispetto al totale della spesa sanitaria. Riducendo i fattori di rischio, dal fumo alla cattiva alimentazione, si ridurrebbero molto le malattie croniche. Si tratta di una sfida importante che tutti i paesi sono chiamati ad affrontare e gli strumenti di sorveglianza, come il sistema Passi, sono essenziali".

Ma come funzione Passi? La rilevazione avviene attraverso interviste telefoniche effettuate dalle Asl ai cittadini tra 18 e 69 anni. I temi oggetto della sorveglianza sono: rischio cardiovascolare, screening oncologici, attività fisica, abitudini alimentari, consumo di alcol, fumo, sicurezza stradale, salute mentale, vaccinazioni, incidenti domestici. Circa 30.000 gli operatori impegnati nei dipartimenti di prevenzione delle 156 Asl italiane. Le asl acquisiscono dunque le informazioni per decidere, poi, le azioni più mirate a livello locale. Non un sistema centralizzato, concludono gli esperti, ma un "orecchio in casa della gente" per monitorare e spingere alla prevenzione.


24/10/07 - ansa.it

Troppi ragazzi italiani abbandonano lo sport

REGGIO EMILIA - Troppi ragazzi abbandonano l'attività sportiva e troppi non iniziano nemmeno a praticarla perché non si ritengono abbastanza bravi. Sono due dei tanti dati emersi dalla interessante indagine realizzata dal CE.D.I.S. (Centro Documentazione e Informazione Sportiva) di Reggio Emilia su incarico della Consulta sportiva provinciale che sabato prossimo, 27 ottobre, sarà presentata nel corso di un convegno promosso di concerto con Coni, Csi e Uisp, gli Assessorati allo Sport della Provincia e del Comune di Reggio e l’Università degli Studi.

Il fine dell'indagine - che ha coinvolto 1.672 ragazzi tra i 12 e i 17 anni, metà dei quali italiani e l'altra metà residenti in 10 nazioni europe contattati in occasione delle ultime Olimpiadi del Tricolore o tramite i rapporti di "gemellaggio" - era quello di meglio comprendere le modalità di approccio alla pratica motoria e sportiva in Europa ed interrogarsi su possibili modelli ai quali poter fare riferimento. Modelli che, per quanto riguarda quelli italiani, rischiano di non essere forse tra i migliori, se è vero che ben il 23,9% dei ragazzi italiani abbandonano lo sport, contro il 20,8% degli spagnoli, il 13,7% dei tedeschi, l'11 dei cechi e il 4,1% delle altre sette nazioni europee (Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Moldavia, Repubblica Slovacca ed Ungheria) dalle quali si è avuto un numero di risposte meno significativo. Alta anche la percentuale di ragazzini italiani che non iniziano nemmeno un'attività sportiva - che viene ritenuta cosa ben diversa dall'attività fisica - perché non si ritengono abbastanza bravi.

"Sono dati che devono certamente avviare una riflessione sul modo in cui la pratica sportiva viene vissuta e interpretata nel nostro Paese", ha detto l'assessore allo Sport della Provincia Gianluca Chierici, presentando questa mattina il convegno di sabato insieme al responsabile del Cedis Lanfranco Malerba, al presidente del Coni Doriano Corghi, al vicepresidente del Csi Raul Siligardi, a Mauro Rozzi dell'Uisp e a Viviana Ravaglia dell'Ufficio Sport del Comune. Anche per questo "è stato importante coinvolgere le scuole in questa iniziativa" - ha sottolineato Corghi - "e ancora di più sarà fondamentale discuterne sabato con i presidenti della società sportive - ha aggiunto Siligardi - perché forse questi dati si spiegano con un calcare troppo la mano sulla parte tecnico-agonistica più che su quella formativa e ludica".

L'appuntamento è dunque per sabato 27 ottobre, a partire dalle 9.30, all'Aula Magna "Manodori" dell’Università in viale Allegri 9 a Reggio. Ad aprire i lavori saranno gli assessori allo Sport di Provincia e Comune, Gianluca Chierici e Giovanni Catellani, Maria Giuseppina Bartolini, vicepreside della Facolta’ di Scienze della formazione e Lanfranco Malerba, membro di Giunta del Coni di Reggio e responsabile del CE.D.I.S.. Successivamente si parlerà di "Sport e attivita’ fisica in europa: analogie e differenze" (ore 10, con Chiara Calzolari e Mauro Checcoli), di "Modalita’ della pratica motoria giovanile europea, ore 10.25 con Chiara Calzolari, Dino Giovannini e Nicola Barbieri ), di "Perché sì e perché no: le motivazioni dei giovani europei (ore 11.25 con Chiara Calzolari e Alessandro Bortolotti) e di "Uso-abuso di alcol e tabacco nella pratica sportiva (ore 11.45 con lo psicologo Alberto Grazioli ed il cardiologo Enrico Violi). Moderatore della mattinata sarà il giornalista reggiano Lorenzo Dallari, vicedirettore di Sky Sport.


24/10/07 - romagnaoggi.it

Informazione e test per la guida sicura

Piemonte. Informazione e test della saliva per la guida sicura


Parte in Piemonte una campagna per la guida sicura che invita a non mettersi al volante dopo avere assunto droghe o psicofarmaci. L'iniziativa e' dell'assessore alla Polizia Locale, Giovanni Caracciolo. L'iniziativa prevede la distribuzione di materiale informativo e interventi di controllo con l'utilizzo di test della saliva, in grado di fornire risultati sulla presenza di droghe e farmaci in pochi minuti.
Gli automobilisti che vengono colti alla guida con risultati positivi al test vengono accompagnati presso una struttura sanitaria per ulteriori accertamenti. Chi si rifiutera' dovra' pagare una sanzione fra 2.500 e 10 mila euro, con il ritiro della patente, il fermo del veicolo e il successivo ordine del prefetto a sottoporsi a visita medica. Se gli accertamenti confermeranno l'esito positivo del test della saliva scatteranno le sanzioni previste dalla legge: ammenda da mille a quattromila euro, arresto fino a tre mesi, sospensione della patente da sei mesi a un anno.
I controlli scatteranno a tappeto nei territori dei comuni aderenti alla campagna. A Torino ci saranno controlli particolari fra le 23 e le 5 del mattino del 25 ottobre, del 16 novembre e del 15 dicembre. Potranno far sottoporre i guidatori al test della saliva sia le pattuglie della polizia stradale, sia quelle della polizia municipale.
'La ricerca internazionale -commenta Caracciolo- ha recentemente messo in evidenza il fenomeno dell'incidentalita' stradale correlato in generale all'uso di sostanze psicoattive, alcol compreso. Uno studio condotto in Austria ha evidenziato come il 12% di feriti in incidenti stradali aveva consumato droghe prima del sinistro e il 27% era sotto l'effetto di farmaci'.
'In Italia non ci sono studi specifici. Ma i dati relativi ai controlli della Polizia Stradale evidenziano che nel 2007, fino a oggi, ci sono state 575 patenti ritirate per guida sotto effetto di stupefacenti e 3.368 conducenti risultati positivi ai controlli. I numeri non elevati rispecchiano il fatto che i controlli sono ancora pochissimi'.
'E' necessario aumentare la consapevolezza del cittadino circa la pericolosita' del consumo di sostanze abbinato alla guida di un veicolo, siano esse sostanze illegali oppure psicofarmaci prescritti dal medico curante, che sono sicuramente indispensabili per la salute del cittadino ma non compatibili con la sicurezza alla guida'.


24/10/07 - droghe.aduc.it

LIGURIA SERVIZIO DROGATEL

Il "Drogatel" è un servizio telefonico della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli Affari Sociali nato nel settembre del 1993.

Il "Drogatel" è un numero verde anonimo e gratuito di informazione e orientamento sui problemi che derivano dall'abuso di sostanze stupefacenti e psicotrope, all'alcol e ai farmaci che provocano dipendenza.
Un'équipe di psicologi, medici, sociologi, legali, assistenti e operatori sociali esperti in materia di tossicodipendenze risponde tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 21.00 dando informazioni agli utenti, grazie al collegamento con una banca dati nazionale implementata e continuamente aggiornata.


Obiettivi


Informare sui problemi di ordine psicologico, medico, legale e sociale che riguardano le tossicodipendenze


Orientare le persone che fanno uso di alcool e sostanze stupefacenti e i loro familiari verso i servizi di prevenzione, cura e reinserimento


Collaborare alla realizzazione di una rete di comunicazione e di scambio tra gli operatori del settore per migliorare l'assistenza ai cittadini.


A chi si rivolge


Alle persone che usano stupefacenti e psicofarmaci e ai loro familiari


Agli operatori del settore


Agli insegnanti, agli educatori, ai giovani


A chiunque sia interessato a conoscere meglio il fenomeno tossicodipendenza, anche ricevendo materiale informativo.


Drogatel Liguria 800.016.600


24/10/07 - genovapress.com

Veneto, approvato DDL guidatore designato

ALCOL: VENETO,APPROVATO DDL SU GUIDATORE NON BEVITORE DESIGNATO


(AGI) - Venezia, 24 ott. - La giunta regionale del Veneto, con un disegno di legge presentato dall'assessore alle Politiche Economiche Fabio Gava, ha approvato una proposta di legge statale, da trasmettere al Parlamento sulla base dell'articolo 121 della Costituzione, per la disciplina e diffusione della pratica del guidatore non bevitore designato. Il testo e' stato trasmesso al consiglio regionale, che ne aveva chiesto l'adozione con un ordine del giorno in occasione della discussione sulla legge di disciplina dell'esercizio delle attivita' di somministrazione di alimenti e bevande, per il prosieguo dell'iter legislativo. "Si tratta di un'iniziativa molto significativa - sottolinea Gava - perche' punta direttamente al cuore del problema: sensibilizzare i cittadini, soprattutto giovani, rispetto ai rischi che si corrono, e che si fanno correre agli altri, mettendosi alla guida ubriachi.
Sono convinto che la diffusione di questa best practice, peraltro gia' ampiamente adottata con successo in molti Paesi europei, sia una delle iniziative piu' utili per raggiungere risultati concreti. Culturalmente ritengo sia anche una risposta a manifestazioni aberranti come l'Ombralonga di Treviso, dove ci e' toccato persino assistere a persone che indossavano T-shirt deliranti con la scritta: i vostri etilometri non fermeranno la nostra sete".


24/10/07 - agi.it

Velocità e droga: mix micidiale

«Con velocità e droga formano un mix davvero micidiale»


IL RESPONSABILE DEL 118


«Certe notti il mix tra alcol, velocità e droghe causa più del 50% degli incidenti». Con o senza limiti, con o senza divieti da aggirare, la guida in stato di ebbrezza rimane un problema serio. Gravissimo, anche in provincia di Como.
Ne è ben cosciente Mario Landriscina, responsabile del 118 lariano. Coordina i soccorritori che ogni anno intervengono sulle strade comasche per salvare centinaia di vite. A volte, però, nemmeno la loro prontezza e la loro preparazione possono nulla. E la gente, spesso i ragazzi, lasciano la vita sull'asfalto.

Landriscina, che cosa pensa del divieto di vendere alcolici dopo le 2'
«Un atto di buona volontà, di sensibilità sul tema - dice Landriscina - Ma, purtroppo, con scarsi risultati. Chi vuole può tranquillamente approvvigionarsi d'alcol in anticipo e bere tutta la notte. Quindi sono molto scettico su questo divieto. È un discorso di ipocrisia: chi sarebbe preposto a risolvere il problema, nel timore di puntare sulla repressione, promuove azioni vaghe e ininfluenti».

Allora come bisogna intervenire'
«Si può ambire a un profilo, per così dire, alto: cultura e ricerca di valori sociali. Un metodo che richiede comunque anni di fatica. Se invece volessi essere brutale e incisivo, dovrei riconoscere che quando si aumenta la repressione le vittime della strada scendono. Ma spesso questa azione ha costi di gestione insostenibili».
Viene da chiedersi quanto e se serva la sensibilizzazione sul tema.
«Serve, eccome. Io sono ottimista. Solo che i frutti di questa campagna, molto forte anche in provincia di Como, si vedranno tra dieci anni. Manca ancora un'alleanza tra famiglie e ragazzi. I genitori troppo spesso delegano ad altri soggetti, come la scuola, il problema».


24/10/07 - corrieredicomo.it

Italia modello per l'Ue

Fumo, alcol e alimentazione: Italia modello per l'Ue


BRUXELLES - Risultati lusinghieri per gli italiani. Un lungo studio presentato a Bruxelles premia l'Italia per la lotta contro il fumo, per il modo di consumare alcol, per l'igiene alimentare e anche per l'attività fisica che fa bene alla salute. L'obiettivo dell'indagine, che ha coinvolto per 3 anni i maggiori scienziati europei, era quello di misurare il divario fra i Paesi dell'Europa occidentale e quelli dell'Est. Proprio per questi paesi, il gap sanitario con il resto dell'Unione Europea è stato definito "inaccettabile". "Il nostro Paese negli ultimi 20 anni ha fatto passi da gigante - spiega Carlo La Vecchia, epidemiologo dell'Istituto di ricerche farmacologiche 'Mario Negrì di Milano, che ha partecipato allo studio - ha dimezzato il consumo di alcool, anche perchè oggi gli italiani bevono una volta al giorno e non più due, dal momento che sono cambiate le abitudini alimentari e i ritmi per i pasti". (Agr)


24/10/07 - instablog.org

Alcol e droga, soprattutto informazione

Alcol e droga, controlli ma soprattutto informazione


L’anno scorso era Guido Sobrio, questa volta è Guido Informato. E’ la campagna di comunicazione partita questa mattina anche da parte dei Vigili della Polizia Municipale di Alessandria presso le classi quarte e quinte delle scuole superiori.

Guido informato è un progetto promosso dalla Regione Piemonte con l’intento di aumentare nei cittadini la consapevolezza sulla pericolosità del consumo di sostanze stupefacenti e psicotrope abbinate alla conduzione di un veicolo.

Ma in generale si vuole sensibilizzare i giovani che al volante bisogna essere attenti. Quindi evitare tutte le situazioni di stanchezza o le cause (farmaci, bevande, cibi) che potrebbero allentare i riflessi.

La campagna consiste in un primo momento di informazione e prevenzione attraverso la consegna di materiale informativo da parte della Polizia Municipale e della Polizia Stradale. Opuscoli ed uno speciale disco orario dove a grandi linee si può capire se - in base a peso, sesso e alcol bevuto - si può aver superato il limite.

Ma, come l’anno precedente, la sensibilizzazione si farà anche sul "campo": pattuglie della Municipale fermeranno gli automobilisti - specie i giovani) sia per un controllo sia per informare loro sulla corretta forma psicofisica da seguire mentre si è in macchina.

Il conducente che risultasse positivo al test alcolemica, inoltre, verrà accompagnato presso una struttura sanitaria per ulteriori accertamenti, salvo un suo rifiuto.

Le pattuglie di Polizia Municipale e Polizia Stradale nelle serate di giovedì 25 ottobre, venerdì 16 novembre e sabato 15 dicembre dalle ore 23.00 alle ore 5.00, effettueranno controlli capillari.


24/10/07 - giornal.it

Alcool e giovani, un binomio infernale

Proposta del Ministero della Salute per responsabilizzare, informare e coinvolgere i più giovani, nel tentativo di arginare il fenomeno alcool.


Fino a 18 anni niente alcol: questa l’ultima proposta lanciata di recente dal Ministro della Salute Livia Turco. L’azione da poco partita dal Governo mira a responsabilizzare, informare e coinvolgere i più giovani, nel tentativo di arginare il fenomeno dell’alcool che, da troppo tempo, segue un trend in crescita, soprattutto per la percentuale di mortalità. Il ministro aveva proposto già in Finanziaria di innalzare l'età per il divieto di vendita di alcolici, ma la faccenda per varie cause nel frattempo è decaduta. I dati dell'OMS contano 55 mila giovani morti per incidenti sotto effetto dell'alcool tra i 15 e i 29 anni e in Italia il 40% degli incidenti mortali è dovuto a stati di ebbrezza, che sono la causa anche del 46% delle vittime tra i 14 e i 24 anni.
Dopo un'estate “pesante” di vittime e di incidenti causati da ragazzi “su di giri”, si torna sull’argomento con una maggiore fermezza e spirito di proposizione. Ecco in pratica quali sono le soluzioni in atto: in primis, innalzare a 18 anni il permesso di consumare alcool, perché quest’età è considerata l’emblema della “maturità”; in seconda battuta, provare a responsabilizzare i giovani fornendo loro un kit di autocontrollo del tasso etilico -ci sono accordi in corso con le farmacie -, un test “fai da te” che aiuta a capire se si è in grado o meno di guidare.

I pericoli dell’alcool
Lasciando una speranza sulla riuscita positiva di queste iniziative proposte dal Ministero della Salute, ricordiamo con il dott. Stefano Ottolini, responsabile del Pronto Soccorso dell’Istituto Clinico Humanitas, quanto sia pericoloso questo “vizio”, soprattutto per quanto riguarda la categoria dei più giovani.
La maggior parte dei ragazzi non sono in grado di riconoscere che sono troppo “sbronzi” per guidare e ,se lo capiscono, spesso prevale l’orgoglio, la leggerezza e la voglia di divertirsi a tutti i costi; ma ancor più non sanno il danno che arrecano al loro corpo ogni volta che bevono quel bicchiere di troppo, e quando diventa l’abitudine del sabato sera, ci si ritrova schiavi di un vizio molto pericoloso, con conseguenze, ai più, sconosciute.
“L’alcol è una sostanza tossica - sottolinea il dott. Ottolini - potenzialmente cancerogena e con una capacità di indurre una dipendenza superiore, per esempio, alle più note droghe illegali. I giovani al di sotto dei 16 anni sono più vulnerabili agli effetti delle bevande alcoliche, perché il loro organismo ha una capacità minore di metabolizzare l’alcool ingerito. Fegato e sistema nervoso centrale sono i primi a subirne le conseguenze; oltretutto le situazioni in cui si eccede rientrano spesso in occasioni lontano dai pasti, quando lo stomaco è vuoto. Questo comporta un assorbimento più rapido dell’alcool: per il 20% dallo stomaco e per il restante 80% dalla prima parte dell’intestino. Passando dal sangue, l’alcool arriva al fegato, che ha il compito di metabolizzarlo - ossia distruggerlo (fino al 98%). Finché il fegato non ne ha completato la ‘digestione’, l’alcol continua a circolare e a diffondersi nell’organismo”.
I comportamenti abituali di consumo di alcolici portano la persona ad uno stato di assuefazione, tale per cui si aumentano le quantità d’assunzione, quasi senza accorgersene. Le conseguenze possono essere e sono gravi.
La lista delle malattie direttamente causate dall’assunzione cronica o acuta di alcool dovrebbe far rabbrividire anche il più sfrontato dei giovani: il dott. Ottolini elenca “epatiti, gastriti, pancreatiti, aritmie cardiache, obesità, impotenza, disfunzioni sessuali, deficienze nutrizionali, danni ai reni, ipertensione arteriosa, alterazioni mestruali, insonnia, depressione, ansia…”. E si potrebbe continuare ancora.
Si dice che bere un bicchiere di vino al giorno e durante i pasti non sia affatto una cattiva abitudine e che come in ogni cosa, la responsabilità e la capacità di limitarsi faccia la differenza. I sabati sera “dello sballo a tutti i costi” potrebbero portar con sé questa piacevole abitudine, senza eccessi, né abusi, perché, evidenzia il dott. Ottolini “non è vero che l’alcool rende più sicuri, perché anche se inizialmente disinibisce, eccita e aumenta il senso di socializzazione anche nelle persone più timide, poi, superata la fase di euforia iniziale, agisce come un potente depressivo del sistema nervoso centrale. È inoltre da sottolineare che la ‘sicurezza’ non vigile e senza il pieno controllo del comportamento, si accompagna ad una diminuzione della percezione del rischio e delle sensazioni di dolore, rendendo più vulnerabile il giovane alle conseguenze di gesti o comportamenti potenzialmente dannosi verso sé stesso e verso gli altri”.

Sfatiamo i luoghi comuni

E’ vero che…

L’alcol aiuta la digestione?
Non è vero! La rallenta e determina un alterato svuotamento dello stomaco.

Il vino fa buon sangue?
Non è vero! Il consumo di alcol può essere responsabile di varie forme di anemia e di un aumento dei grassi presenti nel sangue.

Le bevande alcoliche sono dissetanti?
Non è vero! Disidratano: l’alcol richiede una maggior quantità di acqua per il suo metabolismo in quanto provoca un blocco dell’ormone antidiuretico, quindi fa urinare di più aumentando la sensazione di sete.

L’alcol dà calore?
Non è vero! In realtà la dilatazione dei vasi sanguigni di cui è responsabile produce soltanto una momentanea e ingannevole sensazione di calore in superficie che, in breve, comporta un ulteriore raffreddamento del corpo e aumenta il rischio di assideramento, se fa freddo e si è in un ambiente non riscaldato o all’aperto.

L’alcol dà forza?
Non è vero! L’alcol è un sedativo e produce soltanto una diminuzione del senso di affaticamento e della percezione del dolore. Inoltre solo una parte delle calorie fornite dall’alcol possono essere utilizzate per il lavoro muscolare.

L’alcol rende sicuri?
Non è vero! L’alcol disinibisce, eccita e aumenta il senso di socializzazione anche nelle persone più timide salvo poi, superata tale fase di euforia iniziale, agire come un potente depressivo del sistema nervoso centrale. È inoltre da sottolineare che la “sicurezza” non vigile e senza il pieno controllo del comportamento si accompagna ad una diminuzione della percezione del rischio e delle sensazioni di dolore rendendo più vulnerabile l’individuo alle conseguenze di gesti o comportamenti potenzialmente dannosi verso sé stessi e verso gli altri.

La birra “fa latte”?
Non è vero! In realtà la donna non ha bisogno di birra per produrre latte, ma soltanto di liquidi: acqua, succhi di frutta e cibi nutrienti. L’alcol che la donna beve passa nel latte materno e viene assunto dal bambino. E’ bene ricordare inoltre che durante la gravidanza l’alcol assunto passa nel liquido amniotico con possibili conseguenze nella normale crescita del feto che alla nascita può risultare affetto da una grave malattia nota come sindrome feto-alcolica.

Di Cristina Florio - 24/10/07 - humanitasalute.it

OMS: pericolo siringhe non sterilizzate

OMS: SIRINGHE NON STERILIZZATE UCCIDONO 1,3 MILIONI DI PERSONE


Ginevra - Utilizzare siringhe piu' sicure permetterebbe di evitare la morte di 1,3 milioni di persone ogni anno, specialmente nei paesi poveri dove il 40 per cento di tutte le iniezioni e' eseguita con aghi non sterilizzati o gia' utilizzati. Questi dati allarmanti sono stati presentati a Ginevra dall'Organizzazione mondiale della Sanita' nel corso di un convegno di tre giorni apertosi oggi.
Secondo l'Oms, il 33 per cento delle infezioni da epatite B e circa 2 milioni di nuovi casi di epatite C ogni anno dipendono dall'uso di siringhe non sicure e iniezioni accidentali degli operatori sanitari. Si stima anche che il 5 per cento dei nuovi casi di Hiv nel mondo dipenda da aghi infetti e avvenga in ambito ospedaliero o sanitario. Il problema, sottolinea l'Oms, e' che molte nazioni non riescono a sostenere l'acquisto di siringhe piu' sicure, che hanno un costo di 15 centesimo di dollaro contro i 3 centesimi di siringhe meno sofisticate. Fonte: Agi/Federfarma


martedì 23 ottobre 2007 - cybermed.it

Esame Hpv, meglio del pap test

Il test Hpv presto potrebbe sostituire il famoso pap test, usato per l'individuazione del papilloma virus umano. Una ricerca canadese ha dimostrato una maggiore efficacia e attendibilità del nuovo test molecolare, che permetterebbe inoltre un monitoraggio triennale, al contrario dei 12 mesi del pap test. Le percentuali del nuovo test si avvicinano al 95% di attendibilità, conro il 55% del pap test. Unica controindicazione i costi elevati, ma gli esperti calcolano che saranno amortizzati dal maggior numero di vite salvate e dal minor numero di controlli che richiede nel corso della vita.

24/10/07 - barimia.info

Contagiata dall'Hiv. Indagato l'ex compagno

Continuava ad avere rapporti non protetti con la sua donna, senza dirle di che era sieropositivo. Lei è rimasta incinta e si è accorta di avere l'Hiv. Ora l'uomo è indagato dalla procura.

Pur sapendo di essere sieropositivo, avrebbe avuto rapporti non protetti con la sua compagna, contagiandola. La donna, all'oscuro della malattia dell'uomo, si è poi accorta di aver contratto il virus dell'Hiv quando è rimasta incinta di una bambina avuta dal compagno che l'avrebbe contagiata. Per fortuna la bambina è nata sana. Questi i fatti ricostruiti da un'inchiesta condotta dalla procura di Firenze.

Accuse gravissime
I magistrati adesso indagano l'uomo per lesioni personali aggravate ai danni della donna. Secondo quanto emerso dalle indagini, condotte dal pm Luca Turco e ora concluse, l'uomo, 34 anni, era consapevole della sua malattia già quando aveva iniziato la relazione con la futura madre di sua figlia, nel 2003: lo proverebbe la documentazione medica acquisita dagli inquirenti in ospedale. Nonostante questo nei tre anni in cui è stato insieme alla donna non le avrebbe mai detto nulla e non avrebbe avuto con lei rapporti protetti, finendo per contagiarla.

"È stato sicuramente lui"
La donna si è accorta di essere malata quando ha effettuato gli esami per la gravidanza. Si è poi rivolta alla magistratura ed è stata assistita dall'avvocato Marco Rocchi. La sua è un'accusa netta nei confronti di quello che era diventato nel frattempo l'ex compagno e che secondo lei è il responsabile del contagio. A questa conclusione la donna è giunta dopo aver verificato, sulla base di certificati medici, che non poteva essere colpa di un altro uomo con cui aveva avuto una storia precedente se lei aveva contratto il virus Hiv. Ansa/City


24/10/07 - city.corriere.it

Malati terminali: non ci sono posti

Malati terminali: 114 hospice in Italia ma ne servono il triplo


24 OTT – Una crescita importante quella del numero di hospice per malati terminali in Italia, passati dai 20 nel 2002 ai 114 di oggi, con 1.229 posti letto. Tuttavia ancora pochi, dal momento che nel nostro Paese sono circa 250 mila l’anno le persone che hanno bisogno di cure particolari perché al termine della loro vita. Una mappa delle strutture italiane sarà presentata il 13 novembre a Perugia, nella giornata inaugurale del XIV Congresso della Società italiana di cure palliative (Sicp).
Secondo Furio Zucco, presidente Sicp, e Francesca Crippa Floriani, presidente della Federazione Cure Palliative, il numero degli hospice necessari dipende anche da come si sviluppera' la rete dell’assistenza domiciliare, che per il momento è insufficiente e con caratteristiche assai differenti fra Regione e Regione.

“La legge 39 del 1999 - ha detto Zucco - aveva messo a disposizione delle Regioni circa 206 milioni di euro per la realizzazione di 188 hospice e l'ultima finanziaria, approvata nel dicembre 2006 ha messo a disposizione altri 100 milioni per il completamento della rete. Fondi ad oggi inutilizzati” perché, ha aggiunto, “manca un modello di sviluppo nazionale per lo sviluppo della rete per le cure palliative che integri gli hospice con le cure domiciliari: ogni Regione ha un suo modello, alcune addirittura più di uno”. Alcune Regioni inoltre rimandano la costruzione di queste strutture perché poi resterebbero vuote in quanto spesso manca personale particolarmente specializzato.


24/10/07 - ilbisturi.it

Studente violentato dopo una festa

La vista annebbiata, e non soltanto per lo sterminato labirinto di stanze in quella casa da ricchissimi. Ha bevuto, un po' troppo, alla festa tra universitari. Fino ad addormentarsi. E quando s'è svegliato, stava lì, «nudo, dolorante, steso sul pavimento». Scomparsi i vestiti, ha preso i primi che ha trovato in un armadio, è andato al pronto soccorso, che l'ha dirottato alla clinica Mangiagalli. Perché, hanno constatato i dottori, «le escoriazioni, gli ematomi e le profonde lacerazioni erano segni di una violenza sessuale». Di gruppo, con larga probabilità. Di certo brutale. Vittima, un 24enne, studente al Dams di Bologna, a Milano per uno stage e convinto da un'amica ad andare alla festa.

Il ragazzo non ha saputo dar risposte ai medici su cosa nei dettagli fosse successo («Non mi ricordo, davvero») e ha domandato, a lungo, con insistenza, mano a mano con voce più disperata, angoscia, attesa: «E se mi avessero attaccato l'Aids?». Le seguenti visite, peraltro di profilassi, hanno scongiurato il contagio. Il ragazzo s'è tranquillizzato, e allora han provato di nuovo: «Su, raccontaci i fatti». E di nuovo è stato il silenzio: «Non mi ricordo, davvero». Il vuoto. Eccetto poche, scarne coordinate. L'amica, la casa, le stanze e quella stanza in particolare. L'amica: «Mi ha chiamato sul cellulare nel pomeriggio, mi dice "Dai che stasera andiamo a divertici da conoscenti, non mi tirare bidone". Ero libero, non avevo impegni, così accetto, ci diamo appuntamento in via Torino, vicino al cinema. Ci troviamo, parcheggiamo i motorini e andiamo a piedi verso l'abitazione». La casa, appunto: «Quadri dappertutto. Arredamenti di pregio. Tappeti orientali. E le stanze». Ecco, le stanze. Una dopo l'altra, una fianco all'altra. «Finisco in una camera, sono con un gruppo di ragazzi, ci rilassiamo, parliamo, e beviamo, beviamo... ». Stop.

La memoria s'offusca. Fotogrammi seguenti, in rapida frequenza: il risveglio, il corpo nudo, il dolore, lo smarrimento, e poi la corsa all'ospedale, dopo aver chiamato un taxi, e il pronto soccorso, e la clinica Mangiagalli». Alla Mangiagal-li, completate le medicazioni, gli chiedono: scusa, e l'amica? Lui la chiama al telefonino, lei dice semplicemente che a un certo punto s'era stancata e se n'era andata. Insiste, il 24enne: «Perché non mi hai chiamato? ». Replica: «Non ti trovavo». Ah già: lo sterminato labirinto di stanze...

Giovedì scorso erano finiti arrestati due egiziani clandestini: l'accusa racconta di uno stupro ai danni di uno studente 18enne, al Parco Lambro. Dalla squadra mobile della Questura, che s'è occupata della vicenda, avevano detto in fase di commento: «È il primo caso in assoluto che trattiamo». Ha detto Alessandra Kustermann, del centro Antiviolenze della clinica Mangiagalli: «In undici anni, abbiamo trattato 104 casi di violenze sessuali ai danni di uomini, il 68 per cento dei quali maggiorenni». «Ma si sa», ha aggiunto la Kustermann, «l'uomo spesso ha grandi difficoltà a denunciare questo tipo di violenza».

Andrea Galli - 24/10/07 - corriere.it

Piano sicurezza: sei ministri bloccano tutto

Un pasticcio. Il Consiglio dei ministri discute del pacchetto sicurezza e parte la zuffa tutta politica. Troppi distinguo, troppe perplessità. Qualcuno si astiene, qualcun altro s’impunta. Ma il ridicolo si raggiunge quando il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio fa trapelare che sì, l’accordo s’è raggiunto anche con i maldipancia di qualche collega. «Macché - corre a precisare il collega per la Solidarietà sociale Paolo Ferrero - Le notizie che sono uscite sono false e tendenzione». Insomma, un vero caos.

Modifiche ai quattro disegni di legge che compongono il pacchetto sicurezza sono state chieste da almeno sei ministri. Ossia: Paolo Ferrero, Alfonso Pecoraro Scanio, Emma Bonino, Rosy Bindi, Fabio Mussi e Barbara Pollastrini.

L’esame e il voto del provvedimento è stato rinviato al prossimo Consiglio dei ministri, convocato martedì prossimo.

Emma Bonino racconta la spericolata giornata in Consiglio dei ministri: «Io non so chi dia le notizie... Quello che è avvenuto - afferma - è che c’è stato un lungo dibattito, con accenti molto critici da parte mia e non solo da parte mia, e non è stato approvato alcunché. Potevamo anche essere tutti d’accordo sul fatto che serve più sicurezza - prosegue - ma il problema era evidentemente quello delle modalità con cui attuare questo obiettivo. Alla fine di questo dibattito, che ha visto me e non solo me esprimere riservare su parecchi inasprimenti di pena, il presidente del Consiglio ha concluso che l’esame era stato utile ma che il provvedimento necessitava di una riscrittura e di un ripensamento. Dunque - conclude Bonino - non si è approvato un bel niente».


24/10/07 - ilgiornale.it

Mantovani in cura per la sclerosi multipla

MILANO — «Nicoletta Mantovani è in cura per la sclerosi multipla». Lo rivela il settimanale Chi, in edicola oggi. Un segreto serbato per anni, che la vedova di Luciano Pavarotti, 37 anni, ora non nasconde più. «Chi la conosce bene, sa che una volta al mese si reca a New York — si legge —. Lo deve fare. Lo ha fatto anche pochi giorni dopo i funerali del tenore, sollevando mille congetture prive di fondamento». Destinazione Manhattan, al Multiple Sclerosis Research Center, dove viene seguita da un luminare, «consigliato dallo stesso maestro»: il professor Saud A. Sadiq. «Cure costose », che spiegherebbero «anche i generosi lasciti di Big Luciano a favore della moglie che hanno suscitato tanti pettegolezzi », azzarda il settimanale.

Nessun commento a casa Mantovani. Nicoletta resta in silenzio, dedita alla figlioletta Alice. Ma negli ambienti più vicini a lei, la notizia non stupisce nessuno. «Genitori e amici sanno che la giovane vedova ha un motivo serio per volare a New York» scrive Chi. E la conferma viene da Franca Corfini Strata, moglie del dietologo personale di Luciano Pavarotti, fino a tre mesi fa molto vicina anche a Nicoletta: «Lo sappiamo da otto-nove anni — racconta la signora Franca, lei stessa medico —. Ce lo dissero un giorno Luciano e Nicoletta, insieme, nel periodo in cui vivevano qui».

E la confidenza resta segreta: «Siamo una famiglia di medici da quattro generazioni — spiega —, è naturale non parlare di malattie che riguardano i nostri pazienti; figuriamoci quelle degli amici. Ma ora è tutto cambiato, lei ha voluto che si sapesse». «Una malattia dal decorso blando, quella di Nicoletta, che non manifesta segni evidenti» sottolinea il medico. Per questo, nel tempo, la donna è rimasta quella di sempre. Dinamica, attiva, superprofessionale. Negli anni accanto al maestro, come ora, negli ultimi mesi, sempre più concentrata sulla piccola Alice. Mai un cedimento. Persino nei giorni terribili dell'ultimo ricovero di Luciano, all'ospedale di Modena, quando una febbre altissima aveva svelato una recrudescenza del male, oltre all'imminente epilogo. «Per fortuna Nicoletta ha potuto avere una vita normale — continua Franca Corfini Strata —. La sclerosi multipla è una malattia che non si può nascondere, quello che c'è si vede».
Ma nel caso di Nicoletta, «il decorso è blando». «Ha potuto viaggiare, tentare più volte di avere dei figli, portare a termine una gravidanza difficile, come tante donne. Spero che possa andare avanti sempre così». Un augurio, nonostante i rapporti non siano più idilliaci, dopo le rivelazioni del medico sul matrimonio poco felice del maes tro. Dissap ori troppo recenti, difficili da dimenticare.

E la battuta non manca: «Se Nicoletta ha voluto far sapere che è malata, evidentemente ha bisogno di farsi commiserare », con allusione concreta alle recenti notizie dell'indagine della procura di Pesaro sull'eredità Pavarotti. Quanto alle figlie del tenore, l'ordine tassativo è un «no comment» assoluto, dettato dall'avvocato Fabrizio Corsini che le rappresenta.

Grazia Maria Mottola - 24/10/07 - corriere.it

G8: chiesti 225 anni di carcere

Saccheggi e violenze al G8 chiesti 225 anni di carcere


Duecentoventicinque anni di reclusione per 25 imputati. È la pesante richiesta dei pubblici ministeri Anna Canepa e Andrea Canciani nel processo a carico di devastatori e saccheggiatori per le violenze avvenute durante il G8 di Genova. Sino a qualche tempo fa erano chiamati no global, ma gli stessi pm li hanno ora definiti black bloc in una requisitoria circostanziata e documentata da video e foto, che hanno illustrato le varie situazioni da ogni angolatura. L’anarchica Marina Cugnaschi, 41 anni, di Lecco, per cui ieri è stata chiesta la pena più alta, 16 anni di carcere, appare in un video armata di bastone mentre infrange la vetrate del Credito Italiano, e in un altro mentre con il compagno di lotta Vincenzo Vecchi, bergamasco, si inserisce nel «blocco nero».

Tutto ciò serve a dimostrare in maniera lampante che Genova è stata devastata e saccheggiata dai no global-black bloc, e non dalle forze dell’ordine, messe sotto accusa e mandate sotto processo, mentre si sono trovate nella difficile situazione di dover fronteggiare la guerriglia urbana scatenata dall’orda di violenti. Mentre, lo dice anche il pm, i parlamentari e i rappresentanti della sinistra radicale, presenti nei cortei, stavano a guardare. Del resto Canciani è stato chiaro: «Le tute bianche non erano tutti pacifisti». E ancora, a dimostrazione che la città non è stata distrutta da poliziotti, carabinieri e finanzieri, ha esplicitamente detto che si è trattato di un’attività programmata, messa in atto da persone che hanno scelto deliberatamente di contrapporsi alle forze dell’ordine, che non si stavano difendendo, né erano in pericolo di vita: non è vero che c’è stata caccia all’uomo, da parte di polizia e carabinieri, su manifestanti inermi. Tutta la procura ha affiancato i due sostituti e in aula era presente anche il procuratore capo Francesco Lalla.

Finalmente, dopo sei anni di indagini e di dibattimento, sta per concludersi il più importante processo per i fatti del G8 del luglio 2001, che sta più a cuore ai genovesi da tempo in attesa di una giusta condanna per coloro che hanno messo a ferro e fuoco la città, causando consistenti danni materiali e all’immagine, mentre le forze dell’ordine tentavano d’arginare l’assalto dei violenti.

Il verdetto del tribunale non ha ottenuto il gradimento della senatrice Haidi Giuliani, madre di Carlo, ucciso in piazza Alimonda il 20 luglio, nel momento in cui si apprestava a lanciare un estintore contro la camionetta dove si trovavano tre carabinieri, mentre una quarantina di manifestanti lanciavano pietre. Tra questi, l’amico Massimiliano Monai (per lui i pm hanno chiesto 9 anni), che colpì con una trave la camionetta. La parlamentare del Prc, presente a quasi tutte le udienze prima di sedere a palazzo Madama, ha detto: «Se chi si difende da violenze ingiustificate, o ruba un prosciutto merita 225 anni di carcere, quanti ne dovrebbe pretendere chi ha rotto teste, denti, costole, chi ha torturato e ucciso? Queste richieste di condanna non tengono minimamente conto del contesto in cui sono avvenuti i fatti che si attribuiscono a 25 capri espiatori».

La pensa diversamente la parlamentare di Forza Italia Isabella Bertolini, che definisce «giuste e sacrosante» le richieste della procura, da 16 a 6 anni. Il pm Canciani ha concluso chiedendo al tribunale l’applicazione di pene «esemplari» per i devastatori, «per evitare che si ripeta un altro G8».


di Piero Pizzillo - mercoledì 24 ottobre 2007 - ilgiornale.it

Abuso su minore crea danno ai genitori

Cassazione: l'abuso sul minore crea danno anche a mamma e papà


Roma, 23 ott. (Adnkronos) - L'abuso sessuale patito da un minore ''crea indubbiamente un danno anche ai suoi genitori''. Lo rileva la Cassazione (terza sezione penale, sentenza 38952) sottolineando che nel nucleo familiare non c'è solo reciprocità di ''doveri'', ma anche di ''diritti''. In questo modo se il figlio subisce abusi anche il padre e la madre devono essere automaticamente risarciti e per il danno ''di natura patrimoniale, allorché devono sostenere spese per terapie psicologiche a favore della vittima'', sia per il danno ''di natura non patrimoniale per le apprensioni o i dolori causati'' dalla violenza.

Applicando questo principio la Suprema corte ha respinto il ricorso di un dentista di Monza, Ettore A., condannato alla pena condizionalmente sospesa di un anno e due mesi di reclusione per violenza sessuale ''per avere costretto con violenza e repentività E. M., di 14 anni, a compiere e subire atti sessuali consistiti in ambigui toccamenti vari e nell'indurre la vittima a toccargli il proprio organo genitale''. Il professionista, nei suoi motivi di ricorso in Cassazione, sosteneva che i genitori della 14enne non avessero diritto al risarcimento del danno (a ciascuno la Corte d'appello di Milano nel settembre del 2006 aveva accordato 500 euro).

In proposito la Cassazione ha respinto il ricorso sottolineando appunto che ''l'abuso sessuale patito da un minore crea indubbiamente un danno anche ai suoi genitori'' che, dunque, hanno il diritto automatico ad essere risarciti dal giudice civile senza che questi faccia una ''esplicita motivazione''.

Più in generale il relatore Ciro Petti ricorda che ''ai prossimi congiunti della vittima di un reato spetta 'iure proprio' il diritto al risarcimento del danno, avuto riguardo al rapporto affettivo che lega il prossimo congiunto alla vittima''. E questo perché, rilevano ancora i supremi giudici, il ''riconoscimento dei diritti della famiglia deve essere inteso non già restrittivamente, come tutela delle estrinsecazioni della persona nell'ambito esclusivo di quel nucleo, ma nel più ampio senso di modalità di realizzazione della vita stessa dell'individuo alla stregua dei valori e dei sentimenti che il rapporto personale ispira, generando così, non solo doveri reciproci, ma dando luogo anche a gratificazioni e reciproci diritti''.

In definitiva dato il rapporto ''interpersonale'' che intercorre tra genitori e figli, se questi ultimi subiscono un fatto lesivo il danno, dice la Cassazione, si ripercuote anche ''nell'ambito del rapporto familiare''. Da ultimo va ricordato che la pubblica accusa della Cassazione aveva chiesto l'annullamento della sentenza impugnata nella parte in cui veniva riconosciuto il risarcimento automatico del danno ai genitori della ragazzina vittima di abusi.


23.10.07 - adnkronos.com

No ai bavagli, i blogger stiano tranquilli

ROMA - Con l'audizione nella commissione Cultura della Camera del sottosegretario alla presidenza del Consiglio e autore del testo, Ricardo Franco Levi, si apre mercoledì pomeriggio l'iter parlamentare del disegno di legge sull'editoria. Un ddl che ha fatto discutere, in particolare per l'intento di mettere delle limitazioni alla libertà di espressione di blog e siti individuali. Una circostanza, questa, che lo stesso Levi punta subito a smentire.


Il mondo dei blogger ha lanciato segnali di allarme…..
«La legge è una legge che intende regolare il mercato dell’editoria - spiega il sottosegretario in questa intervista rilasciata all'agenzia di stampa Agr e dunque si rivolge agli operatori del mercato dell’editoria, tutti quelli che professionalmente producono giornali, riviste, libri e dunque esclude, per definizione, i blog o i siti individuali che non sono oggetto della nostra legge. Questo è stato chiaro fin dall’inizio, visto che però c’è stata qualche preoccupazione in materia e c’è qualche margine di ambiguità possibile nella legge, io già fin da domani nel mio primo incontro con la Commissione proporrò un’aggiunta alla legge che chiarisca fino in fondo che in questa legge non ci si occupa dei blog».


Chi allora ha l'obbligo di registrazione nel Roc?
«Solo gli operatori professionali, quelli che svolgono come mestiere quello dell’attività editoriale. Il senso della legge per quanto riguarda Internet è quello di estendere ai giornali pubblicati su Internet le regole per i giornali pubblicati sulla carta stampata».


Quindi le preoccupazioni per chi ha un blog privato non esistono?
«Non esistono nella maniera piu’ assoluta. Possono stare non tra due ma tra dieci guanciali».


Riforma del settore, contributi diretti all’editoria contenuti in finanziaria e agevolazioni postali. Il dibattito è animato e molte preoccupazioni sono state sollevate sia dagli editori che dai giornalisti…
«Dai tantissimi incontri che ho avuto non mi sento di dire che ci siano polemiche particolari intorno al disegno di legge, direi anzi che è stato un ddl molto dibattuto, molto preparato e sul quale c’è una buona disponibilità parlamentare alla discussione. Il problema delle risorse non è un problema del ddl ma del bilancio dello stato e della cifra che è scritta e che per ora è al di sotto di quelle che sono le esigenze di spesa per l’editoria, sono quindi due cose distinte e separate. Il ddl è un progetto di riforma strutturale del mercato dell’editoria, altro problema è quello delle risorse che l’anno prossimo sono disponibili per gli aiuti pubblici, due binari che devono essere coerenti l’uno con l’altro ma deve essere chiaro che sono due partite diverse».


Capitolo spinoso è anche quello delle agevolazioni postali agli editori, con tagli previsti in un regime delle poste che è ancora di monopolio.
«Nel disegno di legge il problema di come lo Stato interviene per sostenere le spedizioni in abbonamenti postali, sapendo che in tutto il mondo sono regolati con tariffe diverse da quelle ordinarie, nel ddl questo tema viene affrontato in modo molto preciso e con assoluta coerenza rispetto a quelle che sono le indicazioni della nostra autorità Antitrust e quelle giunte dalle autorità europee, nella previsione e nella prospettiva di una completa liberalizzazione del sistema postale. Per cui continueremo a sostenere il mondo dell’editoria, e gli abbonamenti in modo particolare, evitando i problemi del vecchio sistema che di fatto era incentrato sul monopolio delle poste».


Viste le polemiche e gli interessi in gioco prevede vita dura per il ddl nel suo prossimo iter in Parlamento?
«I passaggi parlamentari sono veri e autentici momenti di riflessione sui testi di legge che hanno un’occasione per essere studiati e approfonditi e, dove necessario, migliorati. Credo ci siano tutte le condizioni per un proficuo e utile passaggio parlamentare».


Valentina Baldisserri - 23.10.07 - corriere.it

Basta guerre nel mondo!