Svizzera, niente alcool ai sedicenni

Il PPD: 'Niente alcool ai sedicenni'

Dopo PS e PLR, anche il PPD dice la sua sulla revisione totale della Legge sugli esercizi pubblici.

BELLINZONA - Attraverso un comunicato stampa firmato dal presidente Fabio Bacchetta-Cattori e dal coordinatore del partito Claudio Franscella, il Partito Popolare Democratico esprime la propria opinione mettendo in evidenza i 4 punti nevralgici della legge.

1) Sì alla permanenza sino alle 23.00 dei giovani di età inferiore ai 16 anni negli esercizi pubblici

2) No alla vendita e consumo delle bevande alcoliche fermentate a partire dai 16 anni;

3) Sì al rafforzamento delle conoscenze e capacità professionali dei gerenti, in un’ottica in particolare di prevenzione nei confronti dei giovani;

4) Sì a più severità verso gli esercenti che trasgrediscono la legge.

E' la tematica del consumo di alcol tra i giovani sulla quale il PPD dedica più spazio. Il problema sta assumendo in Ticino, come altrove, una dimensione importante e il PPD ritiene "necessario che il Cantone si attivi nell'analisi del fenomeno e nello sviluppo di campagne preventive. L'abuso di alcol tra i giovani - si legge nella nota - non può essere contrastato soltanto dalle legge , ma la responsabilità deve essere condivisa tra i genitori e quindi la famiglia e la scuola affinché si diffonda una cultura "che insegni ai giovani di gestire i momenti difficili senza ricorrere al consumo di alcolici o altre sostanze".

Per quanto riguarda nello specifico il punto 1, e cioè la permanenza sino alle 23.00 dei giovani di età inferiore ai 16 anni il PPD è in linea di massima d'accordo all'accesso fino a quell'ora. Anche in questo caso è la famiglia che deve riuscire a trasmettere quei valori educativi che sappiano conciliare il desiderio dei giovani di trovarsi al bar e la necessità di rispettare le regole per il bene proprio. Il PPD ritiene comunque opportuno introdurre un'età minima di 14 anni.

Il punto due , quello riguardante il permesso di vendita di alcol ai 16enni, vede il PPD schierato sul fronte del No. La banalizzazione del problema dell'alcol è un problema che va affrontato e un poter vendere alcol ai 16enni sarebbe - secondo il PPD - "un cattivo esempio".

Per quanto riguarda il terzo punto, il rafforzamento delle conoscenze e delle capacità professionali dei gerenti è necessario. Secondo il PPD infatti, l'unico soggetto giuridico destinatario delle decisioni di rilascio o revoca della autorizzazione nonché dei provvedimenti sanzionatori di natura contravvenzionale o amministrativa ricadono sulla figura unica del gerente, che deterrà una sola autorizzazione.

12/07/2007 - tio.ch

Termoli: in mano a bulli e pusher

Paura fra i residenti del Borgo: "Siamo in mano a bulli e pusher"

Gli abitanti del paese vecchio scrivono al sindaco e alla Polizia per segnalare l'invasione di spacciatori e teppisti, che in preda ad alcool e della droga disturbano la quiete svegliando gli anziani nel cuore della notte, imbrattano i muri e offendono le signore. Proteste anche per gli eventi dell'Estate termolese che terminano a notte inoltrata.

Termoli. Pusher, vandali e bulli assediano il Borgo antico di Termoli. Gli stretti vicoli delle traverse medievali, gli angoli affascinanti quanto nascosti del paese vecchio sono diventati ricettacolo di giovanissimi che in preda all’euforia, all’alcool o alle droghe imbrattano i muri, svegliano gli abitanti suonando ai campanelli o picchiando alle finestre nel cuore della notte e ingiuriano le vecchiette. Teppistelli, ma anche qualcosa di peggio: spacciatori che nel cuore vecchio della città incontrano i loro clienti e si riuniscono per fumare hashish o sniffare cocaina.
Questo è il quadro che della città vecchia forniscono i residenti del Borgo. E questo è quanto hanno scritto in una lettera inviata al Sindaco, alla Polizia e al Prefetto.

Una sorta di grido d’allarme che gli abitanti del cuore più antico della città hanno affidato a uno studio legale, incaricandolo di mettere nero su bianco le loro lamentele e di farne una lettera da spedire a quelle che si chiamano “autorità competenti”: «Sempre più di frequente, e ormai da parecchi mesi, squadre molto numerose di adolescenti e giovani scorazzano per le vie» si legge nella lettera «imbrattando e disturbando pesantemente gli abitanti. Ripetutamente essi vengono insolentiti con epiteti (…). Nei raduni poi si fa largo uso di birra e di bevande alcoliche più pesanti. Qualcuno sospetta, altresì, che vi sia spaccio e comunque consumo di droga. Gli orari sono: nel pomeriggio e poi dalla sera fino a notte fonda».

I bulli del paese vecchio hanno anche dei luoghi abituali di ritrovo, elencati nella missiva: «Via dei Bastioni, largo Tornola e piazza Duomo». Dunque dallo studio legale sottolineano che la cittadinanza chiede una più intensa vigilanza e la prevenzione di disturbi e reati. Stando alle lamentele di chi ci vive il Borgo non è solo vittima di giovani delinquenti, ma anche di insopportabili rumori tollerati e perfino causati dall’Amministrazione comunale. In un’altra missiva inviata al Comune, infatti, e sempre suggellata da un legale i cittadini scrivono: «Nella notte di sabato 30 giugno lo spettacolo organizzato dal Comune (la notte del fitness, ndr) è andato avanti fino alle due del mattino con un frastuono insopportabile, ben al di là di ogni limite di decibel, pur obbligatorio per disposizione di legge». Infine, altre lamentele per la scomparsa dei parcheggi per i residenti e per l’utilizzo di quelli riservati agli invalidi da parte di persone munite di falsi permessi. Sembra, insomma, che la ‘vecchia Termoli’ sia diventata invivibile. (df)

12/07/2007 - primonumero.it

Privacy: emergenza nazionale

La relazione del Garante lancia l'allarme - VITA SPIATA:"EMERGENZA NAZIONALE"

Come dirlo più chiaramente? "In Italia c'é una emergenza nella protezione dei dati che ha assunto una dimensione pari ad altre nostre emergenze nazionali, quali quella ambientale, quella energetica, quella infrastrutturale, che tanto negativamente incidono anche sull'immagine del Paese". Il presidente dell'Autorità garante per la privacy, Francesco Pizzetti, lancio il suo nuovo allarme. E' il secondo di questo tenore. Il primo poco tempo prima che scoppiasse il caso Telecom-Tavaroli dei telefoni spiati. Stavolta tocca ai dati sensibili, tema cruciale della sua Relazione annuale al Parlamento.

Denuncia la raccolta illecita di informazioni. "La libertà di informazione è sacrosanta e irrinunciabile in una democrazia. Ma non può essere invocata per considerare lecita la condotta di chi si procura informazioni illegalmente e con artifici inaccettabili". Cosa da poco? Venire a sapere che non solo la privacy non esiste ma non esiste la garanzia di concorrenza leale nel nostro Paese. E pensare che la Mc Laren è nella bufera per spionaggio industriale.

"Troppo spesso - spiega Pizzetti - il diritto a informare e a essere informati è invocato per giustificare chi, magari estraneo al mondo dell'informazione, raccoglie notizie e dati a scopo di ricatto o di condizionamento, sotto la minaccia di renderle pubbliche". Un chiaro riferimento a recenti fatti di cronaca, come il caso Vallettopoli e gli scandali legati ad attività di dossieraggio illegale.

La ricetta, cosa fare? "Bisogna evitare che si sviluppi una sindrome 'bulimica' per la raccolta e l'archiviazione dei dati personali, che trasformi anche l'Unione europea in un universo di controllati e di spiati", ammonisce il Garante.

Ma c'è più qualcosa di segreto in Italia? Ne abbiamo diritto? "Avvieremo quanto prima anche un'attività collaborativa e di vigilanza nei confronti dei Servizi, che aiuti ad evitare per il futuro ogni abbassamento del livello di guardia", annunciata il presidente dell'organismo di garanzia. Altri interventi sono previsti sugli "istituti finanziari e di credito" e sui "soggetti esercenti servizi di massa", cioé le società che si occupano di energia elettrica, acqua e gas. Intanto il Garante ha concluso gli accertamenti sul Ced, la banca dati che fornisce il supporto informatico per l'attività operativa e investigativa delle Forze di Polizia. L'attività, spiega Pizzetti, "é durata parecchi mesi e ha condotto a tre distinti provvedimenti". Tra le prescrizioni più importanti, la riduzione del numero dei soggetti abilitati alla consultazione e all'inserimento dei dati, l'introduzione di procedure di autenticazione per l'accesso, l'introduzione di sistemi di sicurezza che segnalino eventuali anomalie.

Per le tlc "adozione definitiva del provvedimento generale sulle regole e i tempi per la conservazione dei dati di traffico". Cruciale resta la questione della conservazione dei campioni biologici e dei codici identificativi del Dna: se il Codice della privacy prevede una specifica autorizzazione per la raccolta dati a fini scientifici e di ricerca, nel settore della giustizia manca invece una normativa che disciplini la materia. Presso il Ris, per esempio, ricorda Pizzetti, esistono banche dati di campioni e codici genetici, conservati da strutture con compiti investigativi e di polizia giudiziaria. Di qui, dunque, il richiamo al Parlamento, affinché approvi "al più presto una legge che dia un'idonea base normativa ad un fenomeno oggi incontrollato". L'Autorità - assicura Pizzetti - continuerà a intervenire "con determinazione" anche sugli Uffici giudiziari, tenuti ad adottare precise misure di sicurezza per la tutela dei dati, facendo pressione anche sul Csm e sul ministero della Giustizia.

12.07.07 - di Gioia Menei - comincialitalia.net

Doping: conferma positivita'Pagotto

Per portiere Crotone confermato metabolita della cocaina

ROMA, 12 LUG-Cinque nuovi casi di doping e la conferma della positivita' del portiere del Crotone Pagotto. Lo ha accertato la Commissione Antidoping del Coni. Pagotto, gia' sospeso in via cautelare per la positivita' a un metabolita della cocaina, era stato controllato in occasione di Crotone-Spezia del 28 aprile 2007. Positivita' anche per Elga Comastri (boxe donne), Federico Morini e Rafael Augusto Lovisotto (baseball), Valentino Piacentini (tennistavolo) e Jaqueline Maria Pereira De Carvalho (pallavolo donne).

12.07.07 - raisport.rai.it

La donna ideale è normale

La donna ideale è la donna "normale"


Già ieri alla radio mi aveva incurisito la notizia, sentita di sfuggita, che
"agli uomini piacciono le donne normali", che oggi ritrovo sul sito del

Corriere della Sera
.


Un'indagine della rivista "Dimagrire",
delle edizioni Riza, ha rivelato che la donna ideale per più di mille uomini
italiani è una ventinovenne di 50 kg per 1,60 m.


Una donna normale, appunto. Ma normale per chi?


Una donna con quelle misure è una quasi -
Kate Moss (50 k x 1,68 m),
che è modella e icona di stile, famosa e famigerata nel mondo per il suo fisico
filiforme e adolescienziale, e non casalinga, impiegata, professoressa, fioraia
... non una qualunque donna "normale".


Oltretutto, dopo l'eclatante battaglia alla "size
zero
" avvenuta sulle passerelle di tutto il mondo e l'allarme anoressia, è
deprimente scoprire che la donna perfetta per gli uomini dovrebbe essere di
10 chili sottopeso.
Ed avere un bel sedere - dato che l'82% degli intervistati dichiara che sia la
parte del corpo femminile che preferisce.


Più che una donna ideale, una donna irreale.


maggio 2007 - pinkblog.it

Si allarga la forbice della povertà

Si allarga la forbice della povertà in Italia

ROMA – Si allarga sempre di più la forbice del benessere in Italia. Stando agli ultimi numeri diffusi, sono circa 2.500.000 i nuclei familiari a rischio poverta', l'11% delle famiglie totali, ben 8 milioni di persone.

Lo afferma 'Problemi di famiglia - Senza rete: la famiglia italiana di fronte alla crisi del welfare', elaborato dalla Eurospes e realizzato in collaborazione con Federcasalinghe.

Mentre il totale delle persone a rischio poverta' e di quelle gia' comprese tra gli indigenti e' allarmante: si possono stimare circa 5.100.000 nuclei familiari, all'incirca il 23% delle famiglie italiane e piu' di 15 milioni di individui, di questi quasi 3 milioni sono minori di 18 anni.

12.07.07 - romagnaoggi.it

CESA  Telesoccorso per anziani

Istituito il servizio di Telesoccorso per anziani

CESA. L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Vincenzo De Angelis, ha istituito il servizio di Telesoccorso e Telecontrollo.

Ad illustrare l’importante intervento è il vicesindaco, con delega alle politiche sociali, Franco Marino, esponente dei diesse: “Il servizio - ha esordito Marino - si rivolge in particolar modo agli anziani e ai cittadini in stato di bisogno, che versano in condizioni di salute precaria; ai disabili ed ai malati cronici, ma anche a tutti coloro che vivono da soli e che nei casi di emergenza non possono ricevere aiuto”. Ma cos’è il telesoccorso-telecontrollo? “E’ un sistema semplicissimo - ha aggiunto Marino – poiché ogni utente sarà fornito di un collare da tenere sempre dietro con pulsante da premere in caso di malore o di qualsiasi tipo di emergenza. Questo semplice gesto gli consentirà di ricevere aiuto immediato dalla centrale operativa”. Il servizio funziona 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno e può essere utilizzato anche in situazioni di disagio, di sconforto e solitudine. “Il cittadino, nel momento in cui si dovesse trovare a vive una fase di scoramento - ha chiosato Marino - può ugualmente contattare la centrale operativa anche solo per parlare ed avere compagnia per superare lo sconforto e la solitudine”. Ricordiamo che il servizio è gratuito per gli anziani ultrasessantenni che vivono da soli ed hanno una pensione sociale, mentre costerà cinque euro al mese agli ultrasessantenni che vivono in famiglia. Per tutti gli altri cittadini il costo è di 10 euro al mese. Coloro che sono interessati, potranno attivare il servizio rivolgendosi all’Ufficio Assistenza del Comune dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00, l’istanza va presentata entro il 23 luglio 2007. “E’ un modo semplice - ha sottolineato il primo cittadino De Angelis - per stare vicino agli anziani e alle persone in difficoltΰ per non farli sentire mai soli”.

12.07.07 - pupia.tv

Governo-Anci per i minori stranieri

In autunno piano Governo-Anci per i minori stranieri



ROMA - Dal prossimo autunno sarà operativo un Piano nazionale per i minori
stranieri non accompagnati messo a punto dal governo in collaborazione con l'Anci
che si occuperà anche della sua gestione.



Lo ha annunciato ieri il sottosegretario alla solidarietà sociale, Cristina De
Luca, in un convegno sui minori stranieri non accompagnati.



Il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati (circa 7 mila in Italia) sta
diventando "scottante", ha detto De Luca, e il piano (in fase di elaborazione)
servirà non solo a monitorare gli arrivi e i percorsi di accoglienza, nonché
eventuali rimpatri, ma ad affrontare la questione delle risorse che al momento -
come anche la fase operativa - è lasciata ai comuni.



Intanto, in attesa del Piano nazionale e del Fondo per i minori previsto dalla
riforma della legge Amato-Ferrero, le amministrazioni comunali potranno contare
su uno stanziamento del ministero della Solidarietà pari a 12 milioni di euro,
tratti dal fondo di 50 stanziati dalla legge finanziaria 2007 per l'integrazione
degli immigrati. Queste risorse aggiuntive saranno destinate a progetti
specifici.



Un minore straniero costa dagli 80 ai 100 euro al giorno. Il Piano - che vede
impegnati anche i ministeri della giustizia, dell'interno e degli esteri - è
finalizzato a creare una rete di servizi e di accoglienza tale che possa
affrontare le emergenze; fra queste, anche le fughe dalla protezione dei servizi
dei minori non accompagnati, così da poter cadere potenzialmente nelle mani
della criminalità organizzata.



E la stessa Anci - per voce del vicepresidente dell'Anci, Fabio Sturani, che ha
la delega all'immigrazione - ha parlato di necessità di garantire una rete di
servizi per i minori stranieri non accompagnati. Si tratta - ha precisato - di
un fenomeno in espansione non solo nelle grandi metropoli ma anche nei piccoli
centri. Ecco perché, servono investimenti cospicui che Sturani ha identificato
in centinaia di milioni di euro.



Al convegno ha partecipato anche il sottosegretario alla Giustizia Daniela
Melchiorre che ha spiegato gli obiettivi di un ddl di riforma del Codice penale
minorile, a cui sta lavorando il ministero della Giustizia, che prevede che il
minore straniero non accompagnato, in caso di atto delinquenziale, abbia un
"tutore".



L'obiettivo - ha reso noto il sottosegretario - è quello di prevedere anche per
questi, alla pari dei minori italiani, le stesse opportunità di pene
alternative, ora precluse perché senza riferimenti familiari e domiciliari.
Melchiorre, in particolare, ha parlato di accesso ai percorsi educativi che ora
trovano applicazione raramente nel caso di un minore straniero. "Spesso - ha
detto Melchiorre - non si sa a chi affidare questi minori e allora finiscono in
carcere". Su chi possa essere il tutore si sta ancora ragionando: potrebbero
essere - ma è solo un'ipotesi - il personale di un servizio comunale, oppure -
ma è più difficile - famiglie affidatarie. Potrebbe nascere un albo di questa
nuova figura professionale, appunto i tutori, a cui i Tribunali per i minorenni
dovrebbero far riferimento quando necessario.



Melchiorre ha inoltre detto che è intenzione del suo ministero lavorare per
evitare che al 18mo anno di età del minore preso in carico si interrompa il
processo educativo (premessa "perché non finisca sulla strada") e alla
prostituzione minorile.



11 luglio 2007 - stranieriinitalia.it

Il campione senza gambe

La corsa divina del campione senza gambe

Alla vigilia del Golden Gala di Roma, una riflessione di Candido Cannavò
sulle sfide e i talenti degli sportivi disabili. Atteso nella capitale “il
campione senza gambe”, Oscar Pistorius



Tratto dalla Gazzetta dello Sport (di Candido Cannavò)



Ho raccontato storie di disabili che, tradotte col cuore, diventano musica: inni
alla vita. Ne ho trovate tante: nell'arte, nella cultura, nella medicina e ? con
tocchi di sana provocazione ? anche nello sport.



Pensate al corpo sbriciolato di Alex Zanardi che si ricompone nella splendida
metà superiore. E con la testa e il busto rinascono insieme un uomo affascinante
e un pilota campione di ardimento che ha la gratitudine incorporata nella sua
anima.



Pensate alle navigazioni oceaniche di Andrea Stella ? colpito da un agguato del
cattivo mondo ? su una barca costruita per le carrozzine dei disabili. Pensate
anche a Luca Pancalli, azzurro di pentathlon moderno a diciassette anni,
schiacciato da un cavallo bizzarro e risorto su podi paralimpici con tante
medaglie d'oro e poi in vertici assoluti di dirigenza sportiva, alfiere
indiscusso di una generazione nuova.



Viaggiando nel mondo dei disabili ho scoperto, grazie al prezioso collega
Claudio Arrigoni, la storia dolorosa, incantevole, avvincente di un bambino
sudafricano con nonni italiani, cui a undici mesi furono amputate le gambe
spaventosamente malformate. Il padre che alla nascita del piccolo si augurava
che il Cielo se lo riprendesse, ha cominciato ad adorarlo come accade, per
ispirazione divina, a tutti i genitori dei disabili. E adesso quel frugoletto,
Oscar Pistorius, stupendo atleta a 21 anni, annuncia l'avvento di un miracolo
terreno: lui senza gambe, spingendo due protesi di carbonio costruite in
Islanda, può competere alla pari con una larga parte di atleti veri e sani.
Punta ai prossimi Mondiali, punta all'Olimpiade di Pechino. Il suo record di
46"34 sui 400 metri lo porterebbe ad arrampicarsi sul podio di un campionato
italiano.



Nel 1996 ai Giochi di Atlanta conobbi Paola Fantato, una bella ragazza veneta in
carrozzina: gareggiava, prima donna al mondo, nell'Olimpiade e nella
Paralimpiade.

Mi innamorai di quella storia, ma era tiro con l'arco: il talento non riguardava
le gambe inerti, si concentrava altrove.



Oscar Pistorius, invece, sfida le regole della vita e dello sport e corre nel
vento con due lame che si conficcano sul tartan della pista. Ha già stupito il
mondo. Domani sera al Golden Gala di Roma, tra tante stelle dell'atletica, ce ne
sarà una fiammeggiante: lui, il campione senza gambe.

C'è il grosso pericolo che la curiosità epidermica prevalga sul valore umano e
sportivo di ciò che vedremo. Io stesso mi sento inquieto per paura che si macchi
con un peccato di sensazionalismo questa storia in cui la grazia divina e la
volontà umana si fondono in un capolavoro degno di Michelangelo. Io vorrei
semplicemente guadare Oscar nei suoi occhi chiari e dirgli: «Bravo e grazie per
il coraggio che ci dai».



12 luglio 2007 - superabile.it


Nuova aggressione fascista

Roma. Nuova aggressione fascista. Ore 12 conferenza stampa

Comunicato

Respinto l'assalto fascista all'occupazione abitativa di Casal Bertone

La notte tra l'11 e il 12 luglio È avvenuta l'ennesima aggressione fascista a
Roma, nel quartiere di Casal Bertone.

Un gruppo proveniente dal Circolo Futurista, sede del gruppo ultras Padroni di
Casa, appartenenti a Fiamma Tricolore, al termine dell'attacchinaggio di
manifesti, ha tentato di assaltare l'occupazione abitativa di Via De Dominicis,
dove vivono da anni decine di famiglie dei movimenti di lotta per la casa.



La prontezza degli occupanti e la risposta degli abitanti del quartiere ha
respinto l'attacco e messo in fuga la squadraccia, che si è dileguata sotto gli
occhi indifferenti delle forze dell'ordine, sopraggiunte nel frattempo.

L'attacco è stato premeditato e vigliacco. Armato di mazze, catene, coltelli il
gruppo, guidato da Gianluca Iannone, dirigente di Fiamma Tricolore, non ha avuto
remore a colpire donne e uomini, ferendo gravemente 6 persone, di cui una
accoltellata all'inguine. In pochi minuti centinaia di persone sono scese in
strada per difendere l'occupazione e reagire all'aggressione, praticando il
legittimo diritto di resistenza.

L'aggressione è avvenuta nel quartiere di Casal Bertone, dove da mesi i
cittadini, le associazioni, i movimenti sociali denunciano e contrastano
l'apertura del sedicente circolo Futurista, in via degli Orti di Malabarba 15,
covo fascista sito all'interno di un palazzo di proprietà dell'Inps, che
inneggia all'odio e al razzismo, attraverso, scritte, manifesti e intimidazioni.


Nei mesi è cresciuta la protesta del quartiere, abitato da molti studenti fuori
sede e con una lunga tradizione di lotte sociali, di associazionismo, e di
iniziative culturali.



Questa è la campagna per il mutuo sociale di Fiamma Tricolore: da una parte
inneggiano alla 'casa agli italiani' e 'più case meno calabresi', dall'altra
provano a colpire chi nei fatti conquista il diritto alla casa per tutti.

Tutto ciò avviene a due settimane esatte dall'assalto squadrista a Villa Ada e
dopo centinaia di aggressioni avvenute negli ultimi due anni nei confronti di
chi lotta per i diritti sociali e di cittadinanza, chi libera spazi di socialità
e cultura, o chi semplicemente frequenta concerti e iniziative culturali.

Come hanno denunciato con forza le migliaia di persone scese in piazza sabato
scorso nel quartiere Trieste-Salario non è più possibile accettare la presenza e
la diffusione di ideologie e pratiche fasciste, coperte dalla destra
istituzionale e favorite dalla colpevole 'equidistanza' del sindaco Veltroni,
del governo e delle amministrazioni locali, che hanno concesso sedi e agibilità
politica, tollerando e lasciando impunite nella 'democratica' città di Roma le
scorribande dell'estrema destra.



Le antifasciste e gli antifascisti di Roma


12.07.07 - altremappe.org

Bush, nessun cambiamento in Iraq

Bush, nessun cambiamento in Iraq fino a settembre


WASHINGTON (Reuters) - Il presidente degli Usa George W. Bush ha ammesso oggi
che il rafforzamento delle truppe in Iraq ha ottenuto progressi limitati, ma che
aspetterà fino al rapporto completo sull'Iraq a settembre prima di prendere
decisioni sulla strategia americana nel conflitto.


Una relazione intermedia della Casa Bianca ha rivelato oggi che il governo
iracheno ha ottenuto risultati contrastanti nel soddisfare gli obiettivi
politici. Il rapporto dice che la situazione in Iraq rimane ancora "complessa ed
estremamente difficile", sei mesi dopo il rafforzamento delle truppe Usa voluto
da Bush.


Bush ha detto che è troppo presto per valutare se l'aumento del numero di
soldati stia funzionando e che sarà decisivo un rapporto più dettagliato del
generale Petraeus e dell'ambasciatore Ryan Crocker a settembre.


"(Allora) avremo un'immagine più chiara di come sta funzionando la nuova
strategia, e saremo in una posizione migliore per giudicare se siano necessari
aggiustamenti" ha detto Bush durante una conferenza stampa.


Il rapporto è stato indirizzato al Congresso visto che alcuni dei membri più
in vista dei repubblicani hanno rotto i rapporti con Bush sull'Iraq per
sollecitare una politica di cambiamento.


La rivolta dei repubblicani potrebbe accelerare gli sforzi dei democratici
per costringere Bush a ridurre il contingente in Iraq, dopo più di quattro anni
dall'invasione a guida statunitense che ha sovvertito il regime di Saddam
Hussein.


"Coloro che credono che la battaglia in Iraq sia persa punteranno il dito
sulla performance insufficiente riguardo ad alcuni obiettivi politici" ha detto
Bush. "Quelli di noi che pensano che la battaglia in Iraq possa e debba essere
vinta vedono come motivo di ottimismo la performance soddisfacente nell'ambito
di alcune questioni di sicurezza".


Il report pubblicato oggi mostra il limitato progresso del governo iracheno
nel raggiungimento degli obiettivi per la riconciliazione politica, come quello
di una legge che stabilisca la condivisione dei ricavi del petrolio.


"NON E' VERO CHE AL QAEDA SIA FORTE COME PRIMA DELL'11 SETTEMBRE"


Il report avverte anche che nei prossimi mesi aumenterà il rischio di
attacchi da parte di al Qaeda, ma Bush ha smentito che l'organizzazione
terroristica sia forte come prima dell'11 settembre.


"Dalla copertura mediatica esce l'impressione che al Qaeda sia forte oggi
come prima dell'11 settembre. Semplicemente non è questo il caso" ha detto Bush
in conferenza stampa.


Compilato da ufficiali della Casa Bianca con i contributi decisivi di
Petraeus e Crocker, il report riecheggia alcuni recenti commenti da parte di
Bush, sul fatto che sia difficile valutare il progresso in Iraq dopo meno di un
mese dall'arrivo di tutti i 28.000 soldati aggiuntivi.


Un sondaggio di UsaToday/Gallup di questa settimana mostra che più di sette
americani su dieci sono favorevoli al ritiro di quasi tutti i soldati Usa
dall'Iraq ad aprile.


Diversi sondaggi mostrano che Bush ha raggiunto il livello di popolarità più
basso della sua presidenza.


© Reuters 2007. - 12.07.07 - today.reuters.it

1.100 vite da salvare

Sulle strade delle vacanze ci sono 1.100 vite da salvare


REGGIO EMILIA (12 lug. 2007) - Il Comune e la Provincia di Reggio Emilia,
insieme a Piero Angela, Stefano Baldini, Carmen Consoli, Beppe Severgnini, Diego
Abatantuono, Carlo Lucarelli, Gianrico Carofiglio, Giorgio Panariello, Caparezza,
e con l’aiuto di personaggi dei fumetti come Snoopy, Diabolik, Martin Mystère,
si impegnano contro la ‘strage annunciata’ sulle strade delle vacanze.



Secondo le statistiche, in luglio e agosto rischiano di andare perdute anche
quest’anno 1.100 vite (18 ogni giorno). Questa ‘strage annunciata’ può essere
fermata. In strada troppe volte non si muore per caso. Si muore soprattutto
perché in tanti non rispettano le regole. In Italia, ad esempio, il 30 per cento
degli automobilisti non si allaccia la cintura di sicurezza. Se ogni
automobilista la usasse, nei soli mesi di luglio e di agosto si salverebbero più
di duecento vite, mille in un anno.



Eroi dei fumetti e personaggi della cultura, dello spettacolo e dello sport si
mobilitano per far crescere la consapevolezza che è possibile ridurre
drasticamente le vittime della strada. E così, Diego Abatantuono si ritrova al
fianco di Snoopy, Diabolik insieme a Carmen Consoli, Martin Mystère con Beppe
Severgnini, Luporosso con Carlo Lucarelli. Insieme a loro ci sono Piero Angela,
Margherita Hack, Beppe Severgnini, gli scrittori Mario Rigoni Stern e Gianrico
Carofiglio, il campione olimpico Stefano Baldini, il campione del mondo di canoa
Stefano Cipressi, Francesca Chillemi Miss Italia 2003, il rapper Caparezza, i
comici Vito, Giorgio Panariello. Dario Vergassola e Marco Della Noce, Beppe
Carletti de I Nomadi.



Tutti insieme, celebrità e personaggi, in un agile volume fatto di interventi,
consigli, immagini per sostenere la campagna “Vacanze coi fiocchi”, realizzata
da Comune e Provincia di Reggio Emilia insieme ad altri 600 aderenti in tutta
Italia sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Per far
riflettere, per invitare tutti a non lasciarsi sedurre dal fascino dalla
velocità, a stare lontani da droghe e alcol prima di mettersi in viaggio, ad
utilizzare le cinture di sicurezza, il casco e i seggiolini per i bambini, ad
evitare di distrarsi in auto con il cellulare, a lasciar perdere i sorpassi
azzardati.

In sintesi, a guidare con prudenza, perché arrivare è più importante che
partire.



“è un’occasione per richiamare l’attenzione degli automobilisti sul tema della
sicurezza stradale attraverso una lettura intelligente e grazie alla
partecipazione e agli stimoli offerti da tanti importanti personalità. E per
ricordare che a volte bastano alcune elementari precauzioni per risparmiare vite
umane”, affermano in una dichiarazione congiunta gli assessori alla Mobilità di
Comune e Provincia di Reggio Emilia Paolo Gandolfi e Luciano Gobbi.

I quali ricordano che sabato 28 luglio, presso il casello di Reggio Emilia, con
la collaborazione dell’Osservatorio per la Sicurezza stradale di Reggio, il
volume sarà distribuito gratuitamente agli automobilisti in partenza e in arrivo
dall’autostrada A1.



Dal primo grande esodo estivo di fine giugno, da Reggio Emilia a Bologna, da
Napoli a Brescia, da Milano a Crotone, da Trieste a Roma sono distribuiti
500.000 libretti che hanno in copertina Snoopy, il più famoso bracchetto del
mondo. All’interno, vignette di Bucchi, Vauro, Maramotti, Pillinini, Gomboli,
Maitena, D’Alfonso; foto dei personaggi associate a messaggi, riflessioni degli
esperti dell’Istituto Superiore di Sanità Teodora Macchia e Franco Taggi. Un
grande contributo alla divulgazione dei messaggi lo daranno 200 emittenti locali
e nazionali che trasmetteranno 20.000 spot registrati dai personaggi che
partecipano alla campagna, che proseguirà tutta l’estate.

L’obiettivo di “Vacanze coi fiocchi” è di ricordare a tutti che in strada non è
permesso sbagliare perché in gioco viene messa l’unica vita che abbiamo. In
gioco c’è la vita di tanti innocenti che potrebbero pagare le conseguenze di
comportamenti irresponsabili.



La campagna nazionale “Vacanze coi fiocchi” è promossa dal Centro Antartide di
Bologna con la collaborazione del Ministero dei Trasporti e dell’Osservatorio
per l’Educazione Stradale e la Sicurezza della Regione Emilia-Romagna.


12.07.07 - emilianet.it

Corea: gli angeli del drink

Corea del Sud: per chi beve troppo, ecco gli angeli del drink

Durante le notti in Corea del Sud invece della ruota di scorta può essere meglio avere a disposizione un autista di scorta: chi è troppo ubriaco per tornare a casa può chiedere soccorso ad un accompagnatore personale. Come racconta il New York Times, a Seoul è una vera e propria professione: ogni giorno in tutta la nazione circa centomila “angeli del drink” portano 700mila ubriachi fino alla porta di casa, ottenendo in cambio un compenso. La giornata di lavoro più intensa è il venerdi.

Se i coreani hanno imparato ad affrontare la diffusione dell’alcolismo, in Giappone stanno muovendo i primi passi: il principe Tomohito a 61 anni è stato costretto a fare pubblica ammissione di essere un ubriacone. “I pazienti saranno contenti di sapere che adesso hanno un amico nella famiglia reale” ha sdrammatizzato il principe.

Il maggior consumatore mondiale di alcol è l’Europa: ogni cittadino adulto dell’Unione ne beve in media undici litri l’anno. Secondo un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), le conseguenze del consumo di birra, vino e liquori sono drammatiche: sette milioni di persone sono state coinvolte in risse dopo aver bevuto troppo, e 195mila sono morte a causa dell’alcol. In totale all’eccessivo consumo di sostanze alcoliche sono dovuti il 7% delle disabilità e dei decessi prematuri.

luca.delloiacovo Giovedì 12 Luglio 2007 - panorama.it

"Gli adulti hanno abdicato"

Droga, Battaglia: "Gli adulti hanno abdicato"

Leggendo la relazione annuale al Parlamento sullo stato della tossicodipendenza in Italia, la sensazione che si prova è quella di un fiume in piena che ha già tracimato, lo dicevamo lo scorso anno, lo ripetiamo con grande senso di pessimismo ora: se aumenta il consumo e si riduce la quantità dei servizi contro esso rivolti e nel contempo decade la sua qualità, la battaglia è persa.

La situazione è aggravata inoltre dalla facile accessibilità alle sostanze che “registrano una progressiva e costante diminuzione “ di prezzo, mentre noi ,da più parti, continuiamo a pensare in termini di “leggero e pesante”. Il mercato fiorisce, si irrobustisce, è pronto a qualsiasi richiesta, manifestando così una profonda flessibilità e una capillare diffusione per ciò che concerne la distribuzione. Inoltre è stata minata la resistenza sociale al fenomeno e ciò ha favorito un consenso maggiore verso alcune sostanze, per cui cocaina e marijuana aumentano a dismisura perchè non più percepite come dannose.

Ma d'altra parte, il consumo di eroina, forse tappa finale delle dipendenze, non si riduce ormai da tre anni,e ciò che cambia è la via di assunzione. Pensiamo che sia il momento di dirsi con chiarezza alcune cose: è ormai obbligatorio lavorare su più fronti. Il fronte del recupero, le nostre armi, una volta buone, oggi sono arrugginite, spuntate, tutti i servizi sono in sofferenza: I SERT per mancanza e quantità di organico: aumentano i medici, si riducono le figure di supporto psico-sociali e questo in fondo ci fa pensare che il mantenimento a metadone o buprenorfina sia l'obiettivo principale. Le Comunità, d'altro lato, ridotte di numero su tutto il territorio nazionale, sono asfittiche per mancanza di risorse economiche e di invii da parte dei servizi pubblici,in none di budgets sempre risicati. Anche questa è schizofrenia!

Il secondo punto che merita attenzione è la prevenzione che, come dice bene il ministro Ferrero, si deve avvalere di strumenti adeguati al mondo giovanile “coniugando i diritti di libertà con i doveri collettivi e le responsabilità personali”. Sappiamo bene quanto la paura non sia un deterrente! Mentre è importante per i giovani costruire scenari nuovi e condivisi. Ma ancora pensiamo che occorrono misure per evitare alla collettività i danni provocati dai soggetti assuntori. E' tristemente famoso l'episodio dei bambini morti nel pulmino, sono sotto gli occhi di tutti le morti del sabato sera che coinvolgono persone innocenti, ma nessuno si sofferma sui danni provocati dai soggetti che hanno responsabilità pubbliche: medici, infermieri, piloti, politici,insegnanti e così via, eppure nessun articolo della Costituzione afferma e difende la liberà di drogarsi! Allora possiamo spingerci più in là? Possiamo affermare che norme e controlli per la limitazione dell'uso si rendono necessari per i soggetti che ricoprono posti di responsabilità? Possiamo pensare che l'uso personale ormai depenalizzato non deve essere in alcun modo normalizzato? Si possono attuare sanzioni amministrative che limitino il danno su gli altri e riducano il consenso sociale?

Inoltre vivo e lavoro in Calabria dove la “ndragheta “ fa da padrona. E' possibile che il problema delle sostanze, allarme sociale di dimensioni inaudite , si leghi all'allarme sulla criminalità organizzata e che le forze contro di esse convergano? Aspettiamo con ansia la nuova legge, alla stesura della quale vogliamo contribuire ,condividiamo il taglio del Ministro Ferrero che invita tutti a recedere da posizioni ideologiche ma … restiamo pessimisti!!

Forse potremmo aprire uno spiraglio alla speranza se la questione droga non interessasse solo gli esperti del settore e se la nostra società consumistica e additiva riprendesse in mano la responsabilità socialmente inderogabile dell'educazione, che non può essere demandata a scuola e Stato ma è carico di noi tutti. Perché è proprio l'educazione che è in grado di rendere più umana l'umanità e più civile la civiltà. Ma sul problema educativo noi adulti abbiamo da tempo abdicato ed è proprio da qui che,con fatica e responsabilità, è necessario ripartire!

Mimmo Battaglia

di Stefano Arduini (s.arduini@vita.it) - 12/07/2007 - vita.it

ps. questo giornalista copia i miei articoli!

Di Luca prosciolto

Il Gip di Pescara ha archiviato l'indagine su Danilo Di Luca riguardante un possibile coinvolgimento nel caso "Oil for Drugs" dellultimo vincitore del Giro d'Italia. Lo ha annunciato oggi la Liquigas in un comunicato. Si esaurisce così la vicenda penale ma su questo caso deve ancora pronunciarsi sabato il Coni. L'abruzzese dovrà infatti essere sentito dalla Procura Antidoping del Coni. "

Alcuni organi di stampa, a quanto sembra, hanno dato risalto quasi esclusivamente ad elementi che parevano supportare l'ipotesi di un coinvolgimento di Di Luca - recita il comunicato della Liquigas -. Non hanno invece ottenuto altrettanto spazio gli argomenti portati dalla difesa, quegli stessi argomenti che hanno motivato prima la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, poi l'effettiva archiviazione disposta dal giudice per le indagini preliminari".

"Mi sono sempre detto convinto dell'archiviazione - dice Di Luca -. Non posso quindi dichiararmi sorpreso, e tuttavia il sollievo è grande. Adesso sono atteso ad un altro passaggio importante: l'incontro con il procuratore antidoping del Coni, Ettore Torri. Il giudizio della giustizia sportiva conta per me quanto quello della magistratura ordinaria. So che, a maggior ragione dopo la vittoria al Giro, molti ragazzi mi considerano un esempio. Anche per questo non voglio e non posso permettere che la mia credibilità venga messa in discussione. Affronterò l'audizione di sabato senza alcuno spirito polemico, come equivocato da alcuni, ma viceversa con approccio costruttivo certo di poter dimostrare la mia innocenza così come avvenuto in sede penale".

12 luglio 2007 - eurosport.yahoo.com

[e adesso chi lo ripaga del danno subito?]

Suicida un ragazzo anoressico

Suicida un ragazzo anoressico di Aprilia

Cronaca - Il giovane, diciottenne, si chiamava Matteo, ed era arrivato a pesare 40 chili. Si è gettato da una finestra del Policlino Gemelli. Un fenomeno in aumento anche fra i maschi, soprattutto giovanissimi.

Roma, 12 luglio 2007 - Un ragazzo di appena 18 anni, malato di anoressia da tempo, si è suicidato ieri mattina lanciandosi da una finestra del reparto di endocrinologia del policlinico Gemelli. Il giovane pesava meno di 40 chili, ed era ricoverato nel reparto dall'inizio del mese. Tra i primi a fare la tragica scoperta di quanto era accaduto il padre, che era andato a trovarlo nel nosocomio.

Un altro episodio che dimostra quanto sia diffusa, tra i giovani, questa sindrome, che è tornata in questi giorni all'attenzione della stampa in seguito a un dibattito fra stilisti, modelle e agenzie di moda che stanno partecipando ad AltaRomAltaModa.

Un problema sempre più diffuso fra i maschi, e che soprattutto affligge sempre di più i giovanissimi. Si tratta infatti di una patologia che colpisce oggi almeno il 2% della popolazione maschile e tra il 4 ed il 5% di quella femminile. La differenza, secondo una serie di indagini e studi inmateria, sta nel fatto che gli uomini non riconoscono questi disturbi ed anche se arrivano ad esserne coscienti non ne parlano apertamente come le donne.

12 luglio 2007 - redazione.romaone.it

Pedofilia, docente nei guai

Pedofilia, docente universitaria nei guai

La Finanza ha perquisito la casa e sequestrato il personal computer

SASSARI. C’è anche una professoressa dell’università di Sassari tra le 57 persone denunciate in tutta Italia per detenzione e divulgazione attraverso internet di materiale pedopornografico. L’operazione «Pluto» è stata portata a compimento ieri dalla guardia di finanza.

L’abitazione della donna era stata perquisita più di un mese fa dai finanzieri della compagnia di Sassari, guidati dal capitano Alessandro Troisi, che avevano sequestrato il computer della docente universitaria e raccolto alcuni elementi secondo le direttive del magistrato di Milano. Nei giorni scorsi, il legale della professoressa ha chiesto la restituzione del pc per consentire alla donna di recuperare dei file utili per elaborare relazioni da presentare in alcune conferenze. Non si conoscono i dettagli, e pertanto non è possibile stabilire l’eventuale livello di coinvolgimento della docente universitaria sassarese. In molti casi, infatti, i computer finiti nella «rete» degli investigatori erano in uso anche ad altre persone (per esempio figli). Gli atti relativi alla professoressa sono stati trasmessi alla procura della Repubblica di Sassari.

L’indagine delle fiamme gialle del nucleo di polizia tributaria del comando provinciale di Milano hanno individuato una vasta rete di scambio e «messa in condivisione» di foto e video a carattere pedopornografico (il sistema viene chiamato “file sharing“ o “peer to peer”). L’attività, coordinata dal sostituto procuratore Isidoro Palma, era stata avviata nel novembre dello scorso anno e ha riguardato la piattaforma «Bearshare». Complessivamente sono state effettuate 40 perquisizioni in 13 regioni della penisola e tra le persone sottoposte ad accertamenti figurano insegnanti, bidelli, pensionati e anche un medico. Tra gli indagati, uno è stato denunciato anche per detenzione abusiva di armi da fuoco. Un funzionario di 49 anni della Provincia di Torino, colto in flagranza di reato, è stato arrestato. I finanzieri l’hanno sorpreso mentre divulgava attraverso internet foto e video di contenuto pedofilo.

La complessa operazione ha consentito di segnalare al Centro nazionale di monitoraggio minorile sulla rete (un organismo istituito di recente con la legge 38 del 2006) 114 soggetti di nazionalità straniera, affinchè le responsabilità vengano giudicate nei loro Paesi di appartenenza.

12 luglio 2007 - espresso.repubblica.it

Tette e culi, ma dentro c'è una persona

9 donne su 100 hanno subito violenza sessuale. 54 donne su cento hanno pianto nell'ultima settimana. 50 donne su 100 cambiano pettinatura alla fine di un amore. La conclusione in entrambi gli spot è: 100 donne su 100 per lactacyd sono prima di tutto ...

12.07.07 - mentelocale.it

Oltre 50mila test-droga venduti

DROGA: OLTRE 50MILA TEST "CASALINGHI" VENDUTI QUEST'ANNO

Venduti da gennaio a oggi oltre 50mila test anti-droga che possono essere eseguiti anche a casa. E' il caso degli "Screen droga test" distribuiti dal gruppo Comifar, che possono vantare un grado di attendibilita' pari al 98%. Per eseguire un test-antidroga, come e' noto, non e' piu' obbligatorio recarsi presso un laboratorio di analisi. Esistono delle soluzioni alternative che consentono di rilevare la presenza di sostanze stupefacenti nel proprio organismo o in quello di un proprio familiare tramite l'ausilio di un prodotto acquistabile in una qualsiasi farmacia. Tre i tipi in commercio: il test singolo, che rileva la presenza nelle urine di una sostanza a scelta del cliente tra amfetamina, cocaina, benzodiazepina, ecstasy, oppiacei e marijuana. Il test multiplo, sempre tramite le urine, determina simultaneamente l'eventuale uso di amfetamina, cocaina, marijuana, metamfetamina e oppiacei. Il test della saliva, infine, rileva tramite un tampone la presenza nell'organismo di sei droghe: amfetamina, metamfetamina, cocaina, marijuna, oppiacei e fenciclidina. Il tempo necessario per eseguire il test e' di circa 5 minuti e puo' essere eseguito con poche semplici operazioni da chiunque. L'unica avvertenza riguarda i diversi tempi di smaltimento della droga nell'organismo: la cocaina, per esempio, fa perdere le sue tracce rapidamente e puo' essere rilevata nell'urina fino a 24/48 ore dal momento dell'assunzione, trascorse le quali il test perde di validita'. Piu' persistenti le tracce della marijuana, rilevabile fino a 10 giorni dal momento in cui e' stata assunta. Gli "Screen droga test" sono in uso da anni in America, dove vengono utilizzati anche nelle scuole e sui posti di lavoro per periodici rilevamenti a campione.

11.07.07 - repubblica.it

Fumo e cancro: verità o bufala?

Ho letto con interesse un recente articolo dal titolo "Cosa succede al tuo corpo se adesso smetti di fumare" pubblicato sul sito del Dr. Aprile.


Concordo perfettamente su tutti gli effetti positivi immediati (ossigenazione, circolazione, stato energetico ecc.) ivi sottolineati.


Un punto in particolare tra gli ultimi dell'elenco, anche se non direttamente inerente, mi ha rammentato una perplessità che ho da tempo sulla presunta correlazione tra fumo e tumori: "Dopo 10 anni il rischio di ammalarsi di un tumore ai polmoni sarà di nuovo uguale a quello di un non-fumatore."


Il problema è che, nonostante sia divenuto ormai un luogo comune, tale relazione non è mai stata realmente provata né nell'immediato, né sul lungo periodo.



Attenzione: non sto dicendo che non esista, ma che non è stata ancora stabilita in modo
inequivocabile sul piano scientifico, benché tutti ne parlino come se lo fosse.


In un articolo alquanto critico di Alberto R. Mondini l'equazione "fumo=cancro" viene messa in dubbio con varie osservazioni e ragionevoli argomentazioni.


L'autore tra l'altro afferma:
"...risulta evidente dai dati epidemiologici che ci sono moltissimi fumatori che non hanno mai avuto un tumore, come pure ci sono molti non fumatori morti per tumore ai polmoni.
Già solo con questo semplicissimo dato possiamo concludere che il fumo da tabacco è, eventualmente, solo un elemento che contribuisce all’insorgenza dei tumori, non la causa. Ma pure così formulata, questa è ancora solo un’ipotesi da verificare."


Riporta poi alcuni dati che sconfesserebbero il dogma invalso “sigarette=cancro”, come ad esempio che in Grecia, dove si fumano circa il doppio delle sigarette delle altre nazioni europee, la vita media è sensibilmente più lunga oppure uno studio statistico condotto in Australia negli anni '90 dal quale si evince che la maggior parte delle malattie, cancro incluso, attribuite al vizio del fumo si ritrovavano in percentuale minore proprio tra i fumatori rispetto ai non fumatori (leggi l'articolo completo).


Certo ciò non costituisce automaticamente una controprova e tanto meno vuol dire che il fumo faccia addirittura bene – sarebbe un puro errore logico – ma sono considerazioni che invitano ulteriormente a riflettere sul cosiddetto marketing dell'oncologia.

LG - 11.07.07 - protonutrizione.blogosfere.it

Corruzione e salute

Corruzione e salute: un binomio mortale

La cupidigia gli è costata la vita. Znehg Xiaoyu, direttore dal 1998 al 2005 della Food and Drug Administration cinese, l’ente che vigila sull’efficacia e la sicurezza di cibi e farmaci e altri prodotti, ha accettato tangenti da varie compagnie per un totale di circa 700 mila euro; per essere un corrotto il rappresentante delle istituzioni è stato condannato a morte, l’esecuzione è avvenuta nei giorni scorsi.

La sentenza è stata perentoria: "Il ruolo rivestito Znehg Xiaoyu era di grossa responsabilità, dal suo operato dipendeva la salute dei cittadini cinesi"; anteporre il suo interesse a quello della comunità è inaccettabile (in Cina come in altri paesi) e in alcuni regimi si paga con la pena capitale.

Dall’operato di Xiaoyu, però, non dipendeva solo la salute del popolo cinese; molti dei prodotti esportati dalla Cina in altri paesi sono ora sotto accusa. In Italia, per esempio, le associazioni dei consumatori e la coldiretti hanno allertato la popolazione nei confronti di alcuni prodotti che vanno dagli snack per ragazzi ai dentifrici. Proprio nel nostro paese è stato registrato un ricovero presso l’Ospedale Civico di Palermo: i medici hanno diagnosticato ad un una reazione allergica diffusa con forti eruzioni cutanee al volto e al dorso; secondo i primi accertamenti l’uomo avrebbe usato un dentifricio contraffato.

Bibliografia. China executes former food and drug safety chief. 2007; 10 luglio. new.scientist.com

© Pensiero Scientifico - emanuela grasso - 11.07.07 - it.notizie.yahoo.coml

Contro il lavoro minorile

Contro il lavoro minorile? Bene le
strategie di Telefono Azzurro


Il ministro Damiano ad Azzurro Child loda l’accordo con i Consulenti del lavoro


“Occorre promuovere i diritti dell'infanzia e
dell'adolescenza per eliminare lo sfruttamento del lavoro minorile. Molti sono i
soggetti e gli organismi internazionali che hanno preso posizione in tal senso”.
A dirlo è il ministro del Lavoro e della previdenza sociale Cesare Damiano, in
un’intervista rilasciata ad Azzurro Child e contenuta nel numero di luglio della
rivista, in distribuzione in questi giorni. Oltre all’intervista, la rivista di
Telefono Azzurro propone questo mese gli interventi e i passaggi più importanti
dei quattro convegni organizzati per celebrare i vent’anni dell’Associazione,
nonché i nuovi dati del servizio Hot114 che ha recentemente stipulato un accordo
con la Polizia Postale, che renderà ancora più incisiva la sua azione.
Rispondendo ad Azzurro Child, il ministro Damiano ha inoltre sottolineato e
ricordato l’importanza della collaborazione siglata il mese scorso tra Telefono
Azzurro e l’Ordine dei Consulenti del lavoro che sancisce l’impegno congiunto
contro lo sfruttamento del lavoro minorile “in una campagna di sensibilizzazione
verso le imprese, i lavoratori e il mondo della scuola”.

Un fenomeno complesso e in larga parte sommerso di cui il ministro del Lavoro e
della previdenza sociale Cesare Damiano ha parlato in un’intervista rilasciata
ad Azzurro Child. Apprezzato l’accordo stretto tra l’Associazione e l’Ordine dei
Consulenti del lavoro.

Ministro Damiano, il lavoro minorile è in crescita, ovunque. Anche in
Italia. E non riguarda, come si pensa comunemente, soprattutto bambini
stranieri, bensì italiani. Si tratta forse di un problema che è stato
sottovalutato?

L'attuale composizione del mercato del lavoro globalizzato è ricca di
fenomeni e tendenze sovranazionali che comportano interventi coordinati e
interdipendenti. I principali devono riguardare il riconoscimento e il rispetto
dei diritti fondamentali delle persone, a partire dalle bambine e dai bambini.
Non sottovalutiamo la presenza anche in Italia del fenomeno dello sfruttamento
dei minori al lavoro, sebbene la dimensione quantitativa sia incerta.



Secondo alcune stime, parliamo di almeno 500 mila minori. Che spesso non
vanno a scuola. Possibile che non si riesca a rintracciarli e ad intervenire?

Quelli citati sono dati di origine sindacale, da non sottovalutare. Una apposita
indagine che l'Istat ha effettuato qualche anno addietro, riporta 144 mila
bambini lavoratori. Le forme di vero sfruttamento sembrano legate alle comunità
immigrate. In alcune aree del Mezzogiorno, ad esempio, pare frequente il ricorso
al lavoro minorile, soprattutto clandestino ma anche italiano, nelle imprese
tessili. Le politiche di intervento devono necessariamente essere coordinate con
quelle relative all'immigrazione.



Un motivo è che la maggioranza collabora in famiglia. Questo non è
considerato lavoro?
La differenza di ricchezza tra nord e sud, non solo
in Italia, esiste da decenni ma la globalizzazione l'ha accentuata. Così si
esprimeva anche il rapporto 1999 dell'Agenzia delle Nazioni Unite sullo sviluppo
umano, manifestando un giudizio severo sulle disuguaglianze crescenti e gli
effetti sul lavoro dei minori, tra i più esposti alle crescenti ingiustizie
sociali legate ai fattori di produzione e distribuzione della ricchezza. La
povertà, più che la competitività, porta le famiglie ad impiegare i bambini nel
lavoro.



Cosa si può fare nell'immediato?

Sicuramente potrà manifestare efficacia l'aumento dei controlli sulle imprese,
soprattutto nei momenti dell'anno in cui sorgono le esigenze stagionali,
tuttavia ritengo che la strada principale sia quella di investire, con progetti
specifici, nella scuola, nella famiglia e nel lavoro. Al riguardo, saluto molto
favorevolmente iniziative come quella che vede la vostra associazione e l'Ordine
Nazionale di Consulenti del Lavoro impegnati in una campagna di
sensibilizzazione verso le imprese, i lavoratori e il mondo della scuola.



E una strategia di lungo periodo? Occorre promuovere i diritti
dell'infanzia e dell'adolescenza per eliminare lo sfruttamento del lavoro
minorile. Molti sono i soggetti e gli organismi internazionali che hanno preso
posizione in tal senso. L'OIL ha approvato qualche anno fa un'apposita
convenzione nella quale si prevedono concrete modalità per estirpare tale
fenomeno, a partire dalla prostituzione e dai lavori pericolosi, attraverso una
clausola sociale da introdurre negli accordi internazionali per certificare con
un marchio di qualità i prodotti che rispettano parametri etici. Mi sembra
Rilevante anche la discreta diffusione presso le aziende dei principi contenuti
nella SA8000 di Responsabilità sociale, un sistema volontario di certificazione
d'impresa che può incidere significativamente anche sui livelli di
competitività.



Fonte: Telefono Azzurro - 12.07.07 - confinionline.it

"Che dolce il mio Bin Laden"

Nozze con il figlio di Osama per una inglese di 51 anni: "Lo amo malgrado
tutto"


LONDRA

Una donna inglese ha sposato un figlio di Osama bin Laden e ha fatto domanda
per un visto che permetta al marito di raggiungerla. Jane Felix-Browne, nonna
e consigliere parrocchiale di 51 anni, ha finora tenuto nascosto il suo
matrimonio con Omar Osama bin Laden, 27 anni. Ora però Jane ha acconsentito a
parlare della sua relazione con il figlio di Osama. «Sarebbe bello se, come
qualsiasi altra moglie, potessi uscire allo scoperto e dire questo è mio
marito e questo è il suo nome, ma devo essere realistica - ha raccontato a The
Times - Spero che la gente non mi giudichi troppo duramente. Io ho sposato il
figlio, non il padre».



La donna è consapevole che qualcuno sarà ostile al suo matrimonio. Tra i
numerosi complotti terroristici legati al suocero ci sono gli attacchi suicidi
di Londra del 7 luglio 2005, il complotto del 21 luglio e le recenti vicende
di Londra e Glasgow. «Ho solamente sposato l'uomo di cui mi sono innamorata.
Spero che le persone riescano a ricordare come è stato quando si sono
innamorati. È la persona più bella che abbia mai incontrato. Il suo cuore è
puro, Omar è un uomo devoto, un vero gentiluomo, il mio migliore amico».



La Felix-Browne, che è già stata sposata cinque volte, ha incontrato bin Laden
in Egitto mentre si sottoponeva ad un trattamento per la sclerosi multipla. La
favola cominciò quando il futuro marito la vide cavalcare vicino la Grande
Piramide. I due si sono sposati in Egitto e in Arabia Saudita con rito
islamico e stanno aspettando l’ufficializzazione dell’unione da parte delle
autorità di Riad. La donna ha iniziato a confrontarsi con le difficoltà
pratiche di essere la nuora di un uomo con una taglia di 25 milioni di dollari
sulla sua testa. «Omar è sempre guardingo. Osserva costantemente persone che
pensa potrebbero seguirlo. È terrorizzato da macchine fotografiche e
telecamere. Ma quando siamo insieme si dimentica di tutto». Jane aveva già
conosciuto alcuni membri della famiglia bin Laden attraverso un precedente
matrimonio con un uomo saudita all'età di 16 anni, e crede di aver
effettivamente incontrato Osama ad un party a Londra negli anni 70.



Omar ha lasciato l'Arabia Saudita da bambino quando suo padre fu espulso.
Durante l'esilio in Sudan e poi in Afghanistan, ha assistito alla nascita di
al-Qaeda e delle sue tecniche. «Non ho mai avuto problemi con il suo passato -
racconta la sposina - Omar non ha mai fatto nulla di sbagliato. Al tempo
dell'Afghanistan era un bambino». Secondo Jane il marito lasciò l'Afghanistan
prima degli attacchi dell'11 settembre. Alcune voci, invece, sostengono che
Omar si separò dal padre solo dopo l’attentato di New York. La moglie insiste:
«Vide suo padre per l'ultima volta nel 2000, quando erano entrambi in
Afghanistan. Andò via perché non credeva fosse giusto far parte di un
esercito. Omar stava diventando un soldato e aveva solo 19 anni. Mi ha detto
di non aver avuto contatti con suo padre dal giorno in cui si lasciarono. Il
padre gli manca. Non sa se fu lui il responsabile degli attacchi dell'11
settembre. Non credo lo saprà mai».



A parte la religione, la coppia sembra avere poco in comune. Lei ha tre figli
e cinque nipoti ed è una rispettata consigliere parrocchiale a Moulton, nel
Cheshire. Ha fatto diversi lavori, incluso restaurare case e velivoli, ed è
una brava cavallerizza e sub. Lui vende metallo a Jedda ed è uno degli almeno
17 figli di Osama. La reputazione del padre ha significato l'ostracismo da
parte della ricca e potente famiglia bin Laden e in Arabia Saudita è sotto la
sorveglianza dei servizi segreti. La Felix-Brown, che ha adottato il nome
islamico di Zaina Mohamad, parla con il marito tutti i giorni al telefono o
attraverso internet. Durante le conversazioni lo chiama «Habibi», «amore mio».
«Trovo molto difficile vivere senza di lui e so che per lui è lo stesso. Ma
cerchiamo di avere una vita più normale possibile». Prima si sposarlo, la
donna sapeva che Omar aveva già una moglie e un figlio di due anni. «Non l'ho
mai vista ma ci siamo parlate al telefono per circa un'ora». Nonostante
l'iniziale reticenza a parlare del matrimonio, indiscrezioni sulla loro
relazione hanno iniziato a trapelare in Inghilterra e in Medio Oriente. «Non
voglio che nessun membro della mia famiglia sia afflitto o disturbato dalle
mie azioni. So che per tutti quelli che mi vogliono bene ci saranno
probabilmente un milione di nemici».



Adesso Jane spera che bin Laden riesca a raggiungerla in Inghilterra.
«Vorrebbe passare un periodo di tempo qui. Non c'è motivo per cui non possa
venire a vivere in Inghilterra, ma non credo che gli piacerebbe il tempo». La
coppia spera di riuscire a guarire le ferite causate dal suocero. «Tutto ciò
che vogliamo in questo mondo è pace, e farò tutto quello che sarà in mio
potere per promuoverla».



Copyright The Times - 12.07.07 - Londra, DAVID BROWN - lastampa.it

Mickey Rourke, vodkappa o

Se siete degli attaccabrighe, nell'alcol ci nuotate e vi piace essere sbattuti fuori dalle feste a calci nel sedere, significa che vi chiamate Mickey Rourke. L'attore, noto per la capacità del suo fegato di ospitare litri di alcol, si trovava a Mosca per le nozze di Pavel Kosov, vice presidente della Vneshtorg Bank.

La festa per lui è durata il tempo di trangugiare qualche ettolitro di benzina spacciata sotto forma di cocktail, dopodiché è stato invitato a sloggiare. Mentre tornava all'albergo ha incominciato a sentire una certa arsura alla gola: perché non fermarsi al primo locale sulla strada? Presto detto. Peccato che poi abbia deciso di insultare un fan che lo aveva riconosciuto.

Arriviamo all'epilogo: i buttafuori lo sollevano di peso e lo infilano nel primo taxi di passaggio. Neanche stavolta, però, il protagonista di 9 settimane e 1/2 si è lasciato ammaliare dall'immagine di una comoda e lussuosa stanza con letto a tre piazze. Così, bottiglia di vodka alla mano, si è seduto sui gradini di un palazzo e ha riempito di alcol anche l'ultimo centimetro quadrato del suo corpo. A quel punto è stato paparazzato, finendo sulle pagine del tabloid Komsomolskaia Pravda: dasvidanie.

11.07.07 - tenmagazine.it

"Olimpiadi a rischio doping"

«I giochi di Pechino rischiano di diventare una pantomima»

Un tempo si diceva: fatti, non parole. Il presidente dell’agenzia mondiale dell’antidoping (Wada), Dick Pound, decide invece di parlare, disquisire, giudicare, come se lui e l’organizzazione da lui presieduta si occupasse di altro. Come se alla Wada non spettassero i controlli, come se non toccasse a loro coordinare il lavoro delle Federazioni del mondo. Parla di tutto e soprattutto dice di tutto, al settimanale tedesco Stern.

È uno sport malato, quello contro il quale punta il suo dito accusatore Dick Pound. «Il ciclismo non ha recuperato ancora credibilità, nel calcio c'è doping e le Olimpiadi di Pechino rischiano di diventare una pantomima». Ce n’è per tutti, ed è di ieri la notizia che anche il rugby italiano finisce nella rete del doping. Un duro colpo per l’immagine e la credibilità di questo sport che fa della lealtà sportiva il proprio manifesto programmatico. La positività di Samuele Pace è uno schizzo di fango tutt’altro che piacevole, sicuramente inaspettato. Ma andiamo per ordine. È un fiume in piena Pound, che affonda la lama con mano ferma. «Il Tour va e lo schermo dovrebbe rimanere nero! I diritti? Chi paga dovrebbe dire: non siamo interessati, questa non è più una corsa ma una competizione farmacologica». E allora che fare? «Per quanto ne so, negli anni scorsi i corridori venivano testati a sorpresa alle 5 di mattina. La tappa magari cominciava a mezzogiorno: 7 ore senza controlli sono tante, prima della partenza non c'erano altri test. Non era una cosa seria».

Ma non è solo il ciclismo a finire nel tritacarne di Pound: c’è anche il calcio. Dirigenti e giocatori sostengono che nel football il doping non esista o sia una presenza marginale. «Credono veramente a quello che dicono? Un calciatore che si dopa può aumentare la sua resistenza, la sua forza e la sua capacità di recupero».Pound accusa: il doping sta minando la credibilità dello sport tutto, ma gli sportivi fanno di tutto per dargli ragione. È di ieri l’ennesimo caso di doping: Samuele Pace, centro dell'Arix Viadana (con alcune presenze in maglia azzurra), è risultato positivo al Betametasone, un corticosteroide, dopo il controllo Coni-Nado (esame effettuato nei laboratori di Barcellona, ndr) in competizione, effettuato su richiesta della Federazione italiana rugby (Fir) in occasione della finale scudetto contro la Benetton Treviso e fa seguito ai casi di positività resi noti martedì dal Coni, del thriatleta Jean Marc Cattori, del pallanotista Michele Aurei, del decatleta Filippo Bertoldo e di due calciatori, Alessio Recchi e Florian Myrtaj.

Pound non risparmia nemmeno le Olimpiadi di Pechino. «Un anno fa, nel corso di una visita ufficiale, ho detto: sono un amico della Cina ed è giusto ascoltare un amico. Se vi presentate ai Giochi con migliaia di atleti sconosciuti e ciascuno di loro vince una medaglia, le vostre Olimpiadi non saranno un successo. Saranno un fallimento».

di Pier Augusto Stagi - giovedì 12 luglio 2007 - ilgiornale.it

Fermato 15 volte, è sempre libero

Ladro fermato 15 volte. Ma è sempre libero

L’hanno fermato per la seconda volta nel giro di 48 ore mentre borseggiava viaggiatori alla stazione Centrale di Milano, ma avendo meno di 14 anni, e i genitori in Romania, non c’è stato nulla da fare. Lo Stato così si arrende, alza bandiera bianca e dà al baby ladro, licenza di rubare. «Rilasciatelo», è stata la disposizione del giudice per i minori. E dopo pochi minuti l’adolescente era fuori, probabilmente diretto al «posto di lavoro».

Lo zingarello negli ultimi sei mesi era già stato fermato una quindicina di volte, l’ultima in circostanze piuttosto movimentate. Sabato scorso, alle 12.30, un equipaggio di carabinieri in borghese sta infatti pattugliando la Centrale, regno di borseggiatori, prostitute spacciatori di droga, delinquenti vari. I militari notano il ragazzino, descritto molto alto e sviluppato, sfilare il portafoglio a un viaggiatore iraniano e intervengono per bloccarlo, scatenando però una mezza rivolta. Una quindicina di altri rom, tra cui anche alcuni adulti, prendono a bersagliare i carabinieri con pietre e bottiglie.Alla fine i militari portano il ragazzino in caserma. Qui, lui dichiara di avere meno di 14 anni, età minima per essere considerati imputabili. Particolare confermato dall’esame osseo che fissa la sua età intorno ai 13 anni. Lo zingarello ha poi aggiunto di essere solo perché i genitori sono rimasti in Romania. In questo caso c’è ben poco da fare: può solo finire in comunità, dalla quale, non essendoci sbarre e secondini, scapperà sicuramente, come per altro insegnano i precedenti. E il giudice ne ordina il rilascio.

Passano due giorni e lunedì 9 verso le 20.30 parte il «coordinato» dei carabinieri sul tutta la Lombardia per il controllo delle aree a rischio. Tra queste ovviamente la Centrale, presidiata da alcuni equipaggi con i colori d’istituto, dunque facilmente identificabili.

La presenza non turba il nostro zingarello che sfila il portafoglio dalla borsa di una peruviana in compagnia del marito. Sotto gli occhi dei militari che tornano a intervenire. Il piccolo ladro, mollato il bottino, si dà alla fuga, inseguito dal tenente Andrea Pietracupa, che deve requisire uno scooter per reggere il passo al borseggiatore «Speedy Gonzales». E alla fine raggiunge il ragazzino, nonostante si fosse infilato nel metrò.

Lo zingarello viene nuovamente portato in caserma dove si ripete la solita pantomima. «Sono sempre io, ho meno di 14 e i miei genitori non sono in Italia». Nuova telefonata al giudice dei minori e nuova disposizione: «Rilasciatelo».

E il ragazzino torna libero per la strada, senza che nessuno sappia almeno dove dorma. Inizialmente avrebbe detto di vivere in un campo dietro il cimitero Maggiore, in un’area attrezzata dove risiedono i nomadi che hanno firmato con il Comune il «patto di socialità e legalità». Vale a dire l’impegno a pagare i servizi erogati (luce, acqua, gas, fognatura e asporto rifiuti) e mandare i figli a scuola, pena l’espulsione. Ma, come ha precisato il vice sindaco di Milano Riccardo De Corato, di ragazzini con quel nome non c’è traccia nei campi attrezzati. Ed è lo stesso vicesindaco a lanciare ora un appello: «C’è assoluta urgenza di una nuova normativa sui minorenni plurirecidivi.

Questo caso dimostra che ormai siamo all’assurdo. La legge attuale non è in grado di contrastare con efficacia i reati predatori attuati su commissione da bande di immigrati clandestini. Organizzazioni che sfruttano i minori per il crimine».

di Enrico Silvestri - giovedì 12 luglio 2007 - ilgiornale.it

(nota: bisognerebbe insegnare ai giornalisti un minimo di rispetto, il termino dispregiativo di "zingarello, ripetuto più volte, è solo un voler infamare ancora di più il ragazzo. Lui sarà anche un piccolo delinquente, ma lei, signor Silvestri, è un gran razzista e maleducato)

Giovani disinformati sull'hiv

Giovani disinformati sull'hiv secondo Anlaids

L'Anlaids ha condotto un sondaggio via web per indagare il grado di conoscenza dei rischi di contagio dal virus dell'hiv. Sono 4.550 gli intervistati, tre quarti dei quali under 25 anni.

I risulati? A nostro avviso preoccupanti, indici di un'inefficace cultura dell'informazione e della prevenzione. Due ragazzi su cinque crede che l'aids si possa prendere con un bacio, cosa non vera. "Sconfortante" è peraltro l'aggettivo usato per commentare l'indagine da Fernando Aiuti, presidente dell'associazione promotrice del sondaggio, che parla di "una grave disinformazione e molta confusione".

Il dato più allarmante è però la convinzione, espressa da un intervistato su cinque, che dall'aids si possa guarire e che esista già un vaccino. Errore che può essere fatale, dato che l'unica forma sicura di profilatti, è bene ribadirlo, è l'uso del preservativo.

11.07.07 - queerblog.it

Le donne siculo-pakistane

«Botte alle donne Tradizione siculo-pakistana»

Il ministro dell'Interno: «Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare una donna»

Doveva essere un convegno su Islam e integrazione, con il contributo di relatori italiani e stranieri concordi sulla necessità di superare pericolosi stereotipi e semplificazioni. Ma ha finito per scatenare, fuori delle sue porte, una polemica politica tutta italiana infarcita di orgogli regionalistici. Questo l'effetto di una frase del ministro dell'Interno Giuliano Amato che, ragionando sulla necessità di ricondurre la violenza sulle donne non ai precetti religiosi ma alle tradizioni umane, compresa quella di un certo maschilismo da lui stesso conosciuto in passati decenni nella sua regione di origine, si è lasciato sfuggire che «Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare la donna. È una tradizione siculo-pakistana che vuol far credere il contrario». Apriti cielo. Non passa un'ora e già arrivano reazioni e richieste di scuse dal centrodestra e dai rappresentanti della Regione siciliana, ma anche qualche garbata correzione di tiro da parte del centrosinistra.

«Stupisce la leggerezza con la quale il ministro ha trattato il problema», osserva il Dl Riccardo Villari, che mette in allerta Amato sui rischi di «ragionamenti troppo sottili». A favore del ministro sembra invece schierarsi la diessina Ivana Bartoletti: «Con le violenze alle donne non c'entrano né Islam né immigrazione», dice, ma piuttosto «un maschilismo proprietario di chi confonde la nostalgia di casa con perpetuarsi di vecchie tradizioni». Ma anche un sottosegretario del suo governo, Maria Chiara Acciarini, sceglie di attaccare: «Amato, chieda scusa non solo ai siciliani ma anche ai pakistani».

Interpellato, Amato precisa: «Da siciliano ho parlato di una Sicilia che non c'è più», testimoniata da capolavori del cinema e della letteratura, ma scomparsa ormai già dagli anni Settanta. Ma non è sufficiente. Così Amato «infama il popolo siciliano», accusa il leader dell'Mpa Raffaele Lombardo, mentre il suo compagno di partito Nello Neri si dice allibito della conoscenza di tradizioni siculo-pakistane note solo al ministro.

Il presidente della Regione Sicilia Cuffaro è sorpreso e sconcertato per il «disprezzo» di Amato verso la sua ricca tradizione culturale, mentre per Federico Bricolo della Lega il ministro «si piega e si sottomette all'arroganza del mondo islamico».

Più mirate alla fase politica le reazioni di Renato Schifani (Fi) - secondo cui il ministro mostra una stanchezza psicofisica dovuta alle difficoltà del suo governo - e Alfredo Mantovano (An), per il quale Amato è distante dalla realtà come tutto il suo esecutivo.

Cerca di frenare il segretario della Dc per le autonomie Gianfranco Rotondi: «Anche l'attacco politico ha un limite - dice - le battaglie si fanno su altre cose».

12.07.07 - corriere.com

Amato ha ragione

“Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare la donna. È una tradizione siculo-pakistana che vuole far credere il contrario -, ha sottolineato il ministro dell’Interno Amato nel suo intervento al convegno su Islam e integrazione. Amato ha più volte ricordato come solo fino agli anni ‘70 si trovavano in Sicilia costumi e tradizioni non molto distanti da quelle che ora in Italia sono importate dagli immigrati di certi gruppi musulmani”. Questo diceva l’Ansa che ho letto ieri mattina. Amato ha ragione. E chi si indigna è un’ipocrita. Molti non si rendono conto di quanti retaggi maschilisti sopravvivano ancora oggi, anche nella cultura siciliana. Solo perché oggi è considerato moralmente deplorevole picchiare una donna e per il fatto che molti uomini non lo facciano (purtroppo qualcuno resta, almeno una donna su tre in tutto il mondo subisce violenza da familiari o dal partner nel corso della vita, secondo il Rapporto Onu del 2006), non significa che le condizioni dei sessi siano state parificate. Quante volte si da fiato alle bocche per snocciolare opinioni superficiali su donne, lanciando epiteti e stigmatizzando con saccenza, mettendo etichette, incollando aggettivi a fatti e persone… Spesso è proprio nei discorsi da caffè che vengono fuori i peggiori rigurgiti maschilisti e già questo non vi permette, cari maschietti, il lusso di inorridire di fronte alle parole di Amato. Non me ne vogliate, so che non siete tutti così. Non si tratta di una crociata contro l’uomo in generale. Magari contro alcuni esemplari deviati della specie). Purtroppo, che ci crediate o no, la filosofia del testosterone al potere non si limita alle discussioni da spogliatoio, non appartiene solo alle caricature di celluloide del maschio siculo alla “Gennarino Carunchio”: i casi di violenza domestica sono reali, esistono ancora e si sono perpetrati ben oltre gli anni ’70 citati dal Ministro. La violenza sessuale, uno dei capitoli più tragici nella vita di una donna e che la segna per il resto della sua vita, fino a pochi decenni fa non era nemmeno considerato reato contro la persona, ma un “atto di libidine” contro la morale, equiparabile a un maschio che si masturba in mezzo alla strada. Come se la donna, in quel frangente, non ci fosse nenmmeno stata. Molti non hanno idea del peso del fenomeno della violenza sulle donne perché se ne parla troppo poco. Ma perchè queste donne continuano a stare con questi mostri? Come fanno ad amarli, nonostante tutto? Perché non si ribellano, non lasciano il marito/compagno, perché non lo denunciano? Non è così facile come sembra. Ho letto su un Vanity Fair di qualche settimana fa un articolo che mi ha fatto scattare un grande senso di solidarietà. La cosa che ti ferma dal denunciarlo, in primis è che provi vergogna, perchè devi ammettere a te stessa e a uno sconosciuto che hai subito cose davvero brutte. Passo difficilissimo. Temi il giudizio degli altri. E vivi la denuncia come un tradimento nei confronti del tuo compagno, che comunque ami. Se trovi il coraggio di denunciarlo rischi la denuncia a tua volta, per calunnia, se non riesci a dimostrare i fatti. Anche questo è un passo difficile, perché trattandosi di violenza domestica, vittima e testimone coincidono. Poi ci sono le ragioni psicologiche: scatta un attaccamento reciproco tra la vittima e il carnefice. Chissà perché va a finire che si incocciano la persona fragile, che disistima se stessa e quella altezzosa e boriosa, carnefice in fieri. È come se questi due personaggi si riconoscessero e si scegliessero. E da ultimo, ci sono le cause culturali: la moglie che si mette da parte per la famiglia, che desidera il nucleo unito anche se c’è l’inferno a casa e il clichè dell’inferiorità della donna. Ti sottoponi a queste violenze perchè pensi che prima o poi lui possa cambiare e per i figli. Inoltre ti illudi che subire rappresenti un prezzo da pagare per l’amore (malato) che ricevi. E pensi di meritare ciò che subisci, perchè hai una grande disistima di te stessa. Le autorità e la complessità della burocrazia spesso non aiutano. Se denunci un episodio che per te è un campanello d’allarme e che basta a fartela fare addosso ma non è perseguibile, la tua vicenda viene presa sotto gamba. Se non succede qualcosa di davvero eclatante non vieni protetta. Ma certe volte è troppo tardi. La cronaca purtroppo è piena di fatti del genere. Tornando alla già citata ipocrisia degli indignati: la Prestigiacomo, anziché arruffianarsi i suoi elettori siciliani, intimando al ministro di “chiedere scusa” e minacciando querele, proprio per il ruolo che ha ricoperto durante il precedente governo e in quanto donna, dovrebbe contribuire a divulgare notizie sul problema della violenza domestica e anzi, ricordare a tutti quanto segue (testo tratto dal sito www.epicentro.iss.it):

“Tutte le donne sono a rischio di subire violenza, afferma l’Organizzazione mondiale della sanità. La violenza domestica è infatti uno dei maggiori problemi di salute pubblica in tutto il mondo e rappresenta il caso più frequente di mancato rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. È in casa e all’interno del contesto familiare che le donne vengono più spesso maltrattate, principalmente dal marito o dal compagno. Si tratta quindi di un tipo di violenza silenzioso e invisibile, che gli stessi sistemi giudiziari tendono a non trattare come un reato, ma piuttosto come questioni private.

Secondo le indicazioni dell’Oms, rientrano nella categoria “violenza domestica” tutte le forme di maltrattamento fisico e psicologico, gli abusi sessuali, i condizionamenti emotivi e tutta una serie di comportamenti coercitivi o di controllo esercitati. Ma anche al di fuori delle mura domestiche, la violenza è una delle prime cause di morte e di disabilità permanente al mondo, che ha un elevato impatto sulla vita sia delle donne che degli uomini”.

di Cristiana Rizzo - 12 Luglio 2007 - rosalio.it

Serena Grandi rischia il processo

Droga e vip, Serena Grandi rischia il processo

ROMA (11 luglio) - Droga, vip e prostituzione. Anche l'attrice Serena Grandi rischia di finire sotto processo nell'inchiesta della procura di Roma, chiusa con il deposito degli atti per 22 persone. Tra queste l'attrice Lyudmilla Derkach (interprete anche di un film di Tinto Brass), i ristoratori romani Alberto Quinzi ed Ernesto Ascione, il fotografo bolognese Marco Nerozzi, l'ex dirigente del ministero per le Attività produttive Armando De Bonis, un avvocato romano, Maurizio Tiberi, e l'imprenditore Francesco Ippolito.

Imputato è anche Giuseppe Martello, considerato il promotore dell'associazione che cedeva cocaina ai vip (tra i quali il senatore a vita Emilio Colombo e l'ex sottosegretario alle attività produttive Giuseppe Galati). Altro nome noto depositato agli atti quello di Umberto Enrico Libero Marzotto, della dinastia dei noti imprenditori del ramo tessile. Marzotto, secondo quanto si legge nel capo di imputazione, avrebbe acquistato il 26 dicembre del 2002 cocaina «al fine di cederla a terzi non identificati».

Per le 22 persone indagate i reati vanno da detenzione e spaccio di droga allo sfruttamento della prostituzione. Dal deposito degli atti da parte del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, emergono infatti anche numerosi incontri «per scopi sessuali» organizzati, secondo l'accusa, nell'ambito del giro droga e vip. In particolare, nel capo di imputazione, si precisano anche le tariffe per le prestazioni, che andavano da un minimo di 300 ad un massimo di 3.000 euro. Tra le località dove le ragazze incontravano i clienti ci sono Roma, Montecarlo e Dubai.

11.07.07 - ilmessaggero.it

 Priebke, la sua verità

Priebke vuol dire la sua verità prima di morire

Ha novantaquattro anni, non gli resta molto da vivere. Ma Erick Priebke non ha perso la speranza: in quest’ultimo scorcio di vita si augura che qualcuno si faccia avanti per rivedere qual è stato il suo ruolo nella strage delle Fosse Ardeatine.

Lungo il corridoio dell’Idi, il centro per i tumori della pelle della Capitale, l’ex capitano delle Ss è stato visto nuovamente in motorino (nonostante la sospensione dell’autorizzazione al lavoro esterno) in compagnia di Paolo Giachini, l’avvocato-procuratore che gli dà ospitalità e ne cura gli interessi. Le voci insistenti sulle condizioni di salute dell’ufficiale tedesco non vengono smentite dal suo avvocato. Giachini si appella però alla privacy: «Il signor Priebke non ama la pubblicità né il vittimismo. A 94 anni è fisiologico avere determinate patologie. Non si scoraggia, lotta, ma ciò che più lo fa soffrire è come viene trattato». Il riferimento va alla sospensione dell’autorizzazione al lavoro esterno per Priebke decisa all’indomani della vivace protesta di alcuni esponenti della comunità ebraica.

L’articolo 27 della Costituzione - insiste il procuratore di Priebke - prevede che la pena sia rieducativa e umana, e l’ordinamento penitenziario conseguentemente stabilisce per tutti, nessuno escluso, il lavoro esterno dopo un tot di anni scontati. «Ma questo non vale solo per Priebke - aggiunge - a cui sono stati tolti i benefici accampando scuse vergognose e di bassissimo livello. La verità sta nella decisione riportata sui media del ministro della Difesa di convocare il procuratore generale militare presso la Cassazione, e nelle prese di posizione del ministro Mastella, di Veltroni e di altri politici, tutti d’accordo nel premere sulla magistratura per ottenere la revoca del permesso».

Per Giachini, insomma, si è voluto ancora una volta colpire Priebke in quanto unico «simbolo» della persecuzione contro gli ebrei «quando così non è stato - attacca l’avvocato - poiché nei processi che Priebke ha subito questo non è assolutamente mai emerso. Da anni il capitano ribadisce che lui ha solo obbedito a un ordine che veniva da Hitler al quale in guerra non era assolutamente possibile disubbidire. Questo è un fatto ovvio ma fa comodo fingere di ignorarlo».

La domanda sull’eventuale, prossimo, pentimento è di routine. Scontata la risposta: «Non si è preteso il pentimento né per lo sterminatore di Hiroshima né per i marocchini dell’esercito francese che nel 1944 hanno violentato le nostre donne in Ciociaria o per i delinquenti comuni o i terroristi che hanno decine di omicidi alle loro spalle e che oggi girano liberi anche per Roma». La risposta di Priebke è sempre stata categorica, e Giachini la ri-sottolinea. «A chi dice che sarebbe più facile pentirsi e chiudere per sempre questa storia, il capitano ha ricordato che pentirsi di una cosa che non ha voluto lui sarebbe solo uno show ad uso e consumo dei media e della politica, un’idea che gli fa ribrezzo». Piuttosto, ribadisce l’avvocato, «se c'è qualcuno che è disposto serenamente a colloquiare, lui è pronto ad aprire i suoi sentimenti così come ha fatto con diversi parenti delle vittime».

Ma cosa ne pensa il diretto interessato? «Io ero lì - dice Priebke - e più di ogni altro vorrei e potrei consegnare in eredità cosa è stato per me e per gli uomini che ho visto morire. Vorrei trasmettere il significato della mia esperienza di uomo che ha vissuto quella guerra ma senza falsa retorica».

In effetti - chiosa Giachini - se si cerca la verità non serve demonizzarlo. «Sperava che almeno il sindaco di Roma evitasse di alimentare questo clima d'eterna vendetta, Veltroni potrebbe fare questo passo facendosi promotore di un processo di distensione per cercare anche tramite Priebke una sincera comprensione».

Il riferimento torna a Veltroni, ma non solo. Per Giachini questo è un discorso che va a tutti coloro che si ostinano a ragionare in termini di vendetta più o meno mascherata permettendo una serie di follie politico-giudiziarie e perché no, economiche. «Forse non tutti sanno che Priebke, costa all’erario (poliziotti, scorte, eccetera) un milione di euro l’anno. E questa è solo l’ultima stortura di un Paese che sui diritti civili - conclude l’avvocato - dovrebbe farsi un bell'esame di coscienza: le vittime parlano con Priebke, lo Stato democratico italiano no, anzi fa di tutto per perseguitarlo fino alla morte».

giovedì 12 luglio 2007 - ilgiornale.it

Basta guerre nel mondo!