L'uso di droghe tra i giovani: i dati in Toscana

“ Se così fan tutti … Uso di droghe e comportamenti a rischio: nuovi scenari e nuove sfide per i servizi e per la comunità ", convegno domani a Scandicci


Tutti i dati sulle dipendenze in Toscana presentati a Scandicci nel corso di una conferenza stampa tenutasi per annunciare il convegno di domani nella sala consiliare dell'amministrazione comunale scandiccese. Cosa è emerso? Dalla relazione del 2006 al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia , è emerso che l’uso di sostanze illegali riguarda il 30% dei giovani adulti (15-34 anni): la droga più diffusa è la cannabis seguita da cocaina, solventi, ecstasy, allucinogeni, anfetamine, oppiacei.


In particolare preoccupante è la crescente diffusione di quelle droghe che prima raggiungevano solo dei consumatori di elite, in particolare la cocaina e i cosiddetti popper, mentre adesso sembrano essere a disposizione di una grande fetta di popolazione compresi i giovanissimi.


Tra gli studenti delle scuole medie superiori in Toscana si stima che più di 57000 (33,2%) abbiano utilizzato una droga illegale almeno una volta nella vita. La maggiore prevalenza d’uso si ritrova sul territorio di competenza dell’Azienda Sanitaria di Firenze con una percentuale del 43%. Si stima che i consumatori abituali tra gli studenti siano in Toscana 30000. La droga più usata è la cannabis (56% dei diciannovenni).


Cocaina- L’Agenzia regionale per la sanità (Ars Toscana) nel 2005, tramite l’Osservatorio di epidemiologia, rilevava che la cocaina è stata sperimentata almeno una volta nella vita dal 5,6% degli studenti. Ciò significa che in Toscana circa 9300 ragazzi hanno provato questa droga e si stima che circa 3000 studenti toscani consumino cocaina mensilmente. Ancora dati toscani di quest’anno dell’Ars rivelano che il consumo di cocaina tra i giovani risulta raddoppiato dal 2001 a oggi . Inquietanti appaiono i dati riferiti al primo uso: secondo l’Osservatorio di epidemiologia, il 70% dei giovani dichiara di aver consumato la prima droga entro i 15 anni.


TABACCO

Il tabacco in Toscana viene usato dal 23% della popolazione; l’uso tra i giovanissimi sembra essere in aumento (nei giovani tra i 14 e i 19 anni circa il 65% ha provato a fumare e 1/3 di questi diventerà un fumatore regolare), inoltre, in controtendenza rispetto alle altre droghe, la prevalenza dei giovani fumatori è maggiore tra le ragazze (Ars Toscana, Il consumo di tabacco in Toscana, 2007). Alcol - Circa l’86% degli uomini e oltre il 74% delle donne fa uso di alcol. In Toscana negli ultimi anni si è registrato un importante aumento del numero di consumatori donne e giovanissimi: il 70% degli studenti delle scuole superiori fa uso di alcol (Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, 2006). I dati riguardanti i problemi legati all’uso di alcol sono drammatici: è possibile stimare in un milione e mezzo gli alcolisti in Italia e in circa 4 milioni, con una forte componente giovanile, i bevitori problematici.


Gioco d'azzardo - Per le caratteristiche dei fenomeni sono sempre più assimilati ai problemi derivanti dall’uso di droghe anche altri comportamenti a rischio “senza sostanza”. Tra questi sicuramente il più preoccupante è oggi il gioco d’azzardo che appare in chiaro aumento anche in relazione alla maggiore diffusione e accessibilità delle varie tipologie di giochi d’azzardo: si tratta di un fenomeno sempre più diffuso e spesso sottovalutato e con un grande sommerso: infatti circa l’80% della popolazione adulta gioca o ha giocato a un gioco d’azzardo; i giocatori patologici rappresentano l’1-3% della popolazione con esordio generalmente durante l’adolescenza. In Toscana oltre 20000 persone soffrono di una dipendenza da gioco . La forma di gioco d’azzardo più recente è rappresentata dal cosiddetto remote gambling (che si realizza attraverso Internet, telefonia fissa e mobile, TV digitale e/o interattiva) particolarmente diffuso nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni (Ars Toscana, Aspetti epidemiologici del gioco d’azzardo, 2007).


07/11/07 - intoscana.it

Operata con successo la bambina con otto arti

NEW DELHI (7 novembre) - E' durato 36 ore l'intervento chirurgico su Lakshmi, la bambina indiana di due anni nata con otto arti, e secondo i medici si è trattato di un successo. Trentasei specialisti hanno iniziato alle 7 di ieri mattina le lunghe operazioni per separare la bambina dalla gemella nata senza testa, alla quale era unita nella regione pelvica, ricostruendo alcuni organi e la regione pelvica, e concludendo l'intervento questa mattina intorno alle 10. Lakshmi ha reagito bene agli interventi chirurgici e ora si trova in terapia intensiva, dove resterà in osservazione per un paio di giorni. Secondo i medici ha comunque il 20-25% di possibilità di non sopravvivere.

Dopo una lunga serie di accertamenti, i chirurghi specializzati di Bangalore hanno separato le due spine dorsali congiunte. Attraverso ulteriori e complicati interventi i chirurghi pediatrici hanno poi separato il resto degli organi e ricostruito l'anello pelvico. I genitori di Lakshmi, che arrivano da un piccolo e poverissimo villaggio del Bihar, potranno nel pomeriggio vedere la bambina. I medici hanno detto che senza l'operazione la bambina non sarebbe sopravvissuta all'adolescenza. Ora comincia un periodo difficile, perchè Lakshmi ha bisogno di fisioterapia. La clinica nella quale è stata operata gratuitamente la bambina si è offerta di cercare fondi per i genitori per aiutarli nella riabilitazione della bambina.


07/11/07 - ilmessaggero.it

Alcol e droga, dati choc

La droga, l’alcol, gli abusi, non sono storia passata, anzi le cifre aumentano e il crescere dell’attenzione per gli incidenti stradali causati da automobilisti in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti non fa che accendere nuove luci su un mondo ancora da conoscere a fondo e in continua mutazione.

I dati
Centoventi cittadini di Genova e provincia, ogni giorno, vengono sottoposti a controlli per capire se facciano ancora uso di droghe o alcol. Perché in cura per uscire dalla tossicodipendenza, perché “beccati” al volante ubriachi. Sette anni fa erano il 25% in meno, e da quattro mesi a questa parte - a seguito del crescere degli episodi e dell’attenzione mediatica sull’argomento - i controlli per l’uso di alcol sono aumentati del 4%. «Effettuiamo annualmente 35 mila campioni per verificare l’utilizzo di droghe, e a questi vanno aggiunte 4.300 persone controllate dopo il ritiro della patente - spiega il primario del Dipartimento di Chirurgia Clinica dell’Asl 3 Luigi Bottaro - numeri così alti non vengono registrati da tutti i laboratori come il nostro sparsi per il paese». Il laboratorio del Dipartimento di Patologia Clinica dell’Asl 3 genovese, appartenente all’Unità Operativa “Ponente 1” ma con sede alla Colletta di Arenzano, è uno dei tre centri riconosciuti, a livello regionale, per la verifica - successiva al ritiro della patente - degli eventuali “abusi di ritorno”. E poi si occupa dei casi cronici di abuso: tossicodipendenti segnalati dal Sert, dai medici di famiglia, dalle comunità di recupero o dalle case circondariali. In ultima battuta, il laboratorio svolge parte dei controlli “d’urgenza” che arrivano dagli ospedali, quelli che vengono eseguiti su persone che causano o sono vittime di incidenti stradali (esami che vengono svolti anche al San Martino e al Galliera).

Le patenti
La Commissione Patenti chiede la verifica, prima di deciderre sulla restituzione di un documento ritirato, per 4.300 persone ogni anno. Dietro a ciascuna c’è un incidente stradale, un semplice etilometro, una segnalazione, o comunque una sospensione del documento che da diritto a guidare un’auto, un camion, un autobus o una due ruote; 800 di queste persone arrivano per aver violato l’articolo 187 del Codice della Strada, quello relativo ad abusi per l’uso di droghe. Al ciascun controllo per la verifica di nuova idoneità alla guida - ne vengono eseguiti diversi - bisogna arrivare senza aver assunto stupefacenti. «Nel 4% dei casi gli automobilisti ci ricascano - spiega Anna Morando, responsabile del laboratorio di analisi - significa che non riescono a fare a meno di assumere stupefacenti nel periodo in cui dovrebbero farlo per riottenere indietro la patente». I casi aumentano per gli “articolo 186”, positività all’alcol. «Qui - dice la Morando - a risultare positivi nei controlli successivi al ritiro sono molti di più. Uno su cinque risulta aver bevuto alcol oltre il consentito nei 15 giorni precedenti il prelievo di sangue».

Le “urgenze”
A fare il test arrivano in questo centro anche le persone che causano incidenti. Anzi, non solo chi investe o tampona, ma anche le sue eventuali vittime (il pedone o un altro automobilista coinvolto). Il centro del Ponente genovese analizza 800 casi su base annua. Le positività all’alcol, secondo i dati del laboratorio, riguardano il 30% dei controllati. Mentre, altro dato inquietante, sotto effetto di droghe risulta l’8,25% (il 50% di questi per uso di cannabinoidi, il 18% per cocaina e il 10% per oppiacei).

L’uso di droghe
Il grosso del lavoro che arriva a questo laboratorio continua a essere, purtroppo, quello di verifica dei pazienti in cura per tossicodipendenza: 35 mila i campioni effettuati, ma per ognuno quasi sempre viene richiesto più di uncontrollo specifico (test) su un tipo particolare di sostanza, e la quota dei marcatori da ricercare arriva a 160 mila. «Si tratta di pazienti con una storia di abusi di lunga data, in cura al Sert o presso comunità di recupero. Molte volte accettano di seguire un percorso autonomamente, altre volte lo devono fare obbligatoriamente. Le sostanze maggiormente presenti, al controllo, sono la cannabis (18%), la cocaina (6%) e gli oppiacei (12%). Non si tratta di ragazzi da “Zoo di Berlino”, ma di persone di ogni età che usano spesso droghe differenti dall’eroina. «L’epoca del buco è finita, o comunque è in fortissimo calo - spiega Bottaro - oggi si consuma in compenso più cocaina. Considerata a torto una droga “pulita”. Ma i cui effetti sono devastanti». Quello che emerge, alla fine, è che l’utilizzo smodato di droghe e alcol, a Genova, è tutt’altro che un fenomeno da sottovalutare. «Consideriamo il fatto che fuori dal nostro lavoro ci sono i molti consumatori occasionali o coloro che non vengono mai fermati dalla polizia. Un mondo che nessuno potrà mai indagare fino in fondo».

Daniele Grillo - 07/11/07 - ilsecoloxix.it

Uccisa durante un festino a luci rosse

Omicidio di Meredith, fermati tre giovani: è morta per essersi ribellata


PERUGIA
Sono le nove di sera del primo novembre. Meredith Kercher si stringe nel suo cappotto di lana e si incammina verso casa. Cinque minuti a piedi, lungo viale Sant'Antonio, a due passi dalla cittadella universitaria di piazza Grimana, nel cuore di Perugia. E' una brutta zona, quella, piena di pusher e sbandati. Affretta il passo, teme brutti incontri. Quelli che non fa. Quando chiude il portoncino d'ingresso della villetta da cartolina presa in affitto da qualche mese non sa che le rimangono circa cinque ore di vita. Non sa che Amanda, la sua amica americana, tenterà di ucciderla. Non sa del fidanzato di lei, Raffaele, e nemmeno di Patrick, l'amico congolese.

Intorno a mezzanotte inizia il calvario di Mez, la studentessa londinese col chiodo fisso dell'Italia, raggiunta ad agosto dopo aver vinto, insieme all'amica del cuore Sophie, l'ambita borsa di studio Erasmus. Meredith muore perché si ribella. Trascinata in un'orgia cui non vuol partecipare, si oppone e si difende. Spunta un coltello a serramanico. La giovane viene presa alle spalle, immobilizzata. Forse Meredith si volta, forse no. Il suo assassino vibra uno, due, tre colpi. Al terzo la lama le si conficca in gola. Meredith morirà per emorragia dopo una lunga agonia. Ci sarebbe dunque un festino a luci rosse finito nel sangue dietro l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa ventiduenne, violentata e uccisa per un gioco erotico fatalmente degenerato. Gli inquirenti escludono siano circolati cocktail di alcol e droga, anche se occorrerà attendere l'esito degli esami tossicologici per avere la certezza che la notte del delitto fossero tutti spaventosamente lucidi.

Accusati di concorso in omicidio volontario e violenza sessuale, sono stati sottoposti a fermo di polizia giudiziaria, Amanda Marie Knox, vent'anni, la coinquilina americana di Meredith, Raffaele Sollecito, che di anni ne ha ventiquattro, fidanzato della statunitense, e Lumumba Diya, detto Patrick, di nazionalità zairese. Sarebbe stata lei, Amanda, il volto da ragazza della porta accanto, l'americana che studia l'italiano, beve soft drink nei pub del centro di Perugia e poi uccide la sua migliore amica, a far vacillare gli alibi di tutti con dichiarazioni nebulose e frammentarie, quando non anche evidentemente contraddittorie.

Chi tra Raffaele e Patrick, il laureando barese, «biondo con fisico atletico» (come si autodefinisce in chat) e il sedicente nipote dell'ex primo ministro congolese assassinato nel '61, carnagione olivastra e treccine rasta, abbia sgozzato Mez gli inquirenti non lo dicono. Il dolore in questa storia di sangue non risparmia nessuno. Amanda e Raffaele, gli amanti diabolici, ricordano un po’ Erika e Omar, i due fidanzatini del massacro di Novi Ligure. E poi Patrick Lumumba, nipote e quasi omonimo dell'illustre nonno, protagonista della liberazione del Congo dal dominio belga, musicista della notte e padre di un bambino di quasi un anno.

Ieri sera la villetta gialla con vista sulla vallata sembrava sospesa tra la normalità e il suo contrario. C'era ancora quel mazzo di lilium bianchi, legato alla ringhiera di ferro, mentre più su, sugli scalini del Duomo, si sono accesi nuovamente i lumini in memoria di Meredith. A parlare, stavolta, in viale Sant'Antonio è il silenzio di decine di studenti come lei.


ALESSANDRA CRISTOFANI - 07/11/07 - lastampa.it

Due incidenti nel giro di pochi minuti

Lido Adriano : due incidenti nel giro di pochi minuti, 4 feriti, di cui uno grave


Un altro grave incidente è accaduto ieri poco prima delle 19 a Lido Adriano. Un ucraino 31enne, percorreva via dei Campeggi, a bordo di una Renault Megane Scenic, quando, dopo aver perso il controllo del mezzo, si è andato a schiantare contro un platano.
Le sue condizioni sono apparse subito disperate, trasportato all'ospedale di Ravenna, i medici si sono riservati la prognosi. Ferita gravemente, ma non in pericolo di vita, anche l'altra persona che sedeva accanto.

Secondo i primi esami, l’uomo avrebbe avuto un livello di alcol nel sangue superiore ai limite di legge.

E sempre a Lido Adriano, pochi minuti dopo, due vetture si sono scontrate all'incrocio di via Botticelli. In questo caso i due automobilisti coinvolti non hanno riportato gravi ferite.


07/11/07 - tele1.iobloggo.com

Se un ubriaco uccide è giusto che vada in prigione

Se un automobilista ubriaco uccide è giusto che vada in prigione


Mettereste in prigione l’automobilista che uccide in stato d’ubriachezza o sotto l’effetto di stupefacenti? Conoscendo le condizioni delle carceri, sono molto prudente sull’opportunità di mandarci gente, magari incensurata, che potrebbe averne un ricordo incancellabile. Ma, in casi come questi, un annetto di prigione può essere utile. E può essere utile anche nel caso che un incidente mortale che coinvolga più persone sia dovuto a un abnorme eccesso di velocità. Attualmente questi reati sono considerati omicidi colposi, cioè avvenuti senza alcuna volontà da parte di chi li ha commessi. Non mi sembra corretto utilizzare i miei ormai lontani studi giuridici, ma a mio avviso se io guido l’auto dopo essermi ubriacato (o drogato), o se guido a 200 chilometri l’ora, debbo mettere nel conto che possa accadere anche a me qualcosa di irreparabile. Chi uccide una persona con un pugno viene condannato per omicidio preterintenzionale: voleva colpirla, non ucciderla. Perché è soltanto “colposo” l’omicidio di chi uccide in una delle condizioni che abbiamo appena esposto? Perché i parenti dei quattro ragazzi travolti in aprile ad Appignano, nelle Marche, da un rom ubriaco debbono essere offesi dal vederlo prendere il sole in casa? L’opinione pubblica è impressionata dall’incremento di incidenti provocati da persone irresponsabili, che spesso non si fermano nemmeno a soccorrere la vittima. Ma poiché noi stessi - che per il fatto stesso di essere noi stessi tendiamo a considerarci persone ragionevoli - possiamo trovarci in situazioni incresciose, è bene rivedere alcune abitudini. In televisione ho fatto la prova dell’etilometro. Dopo due bicchieri di vino rosso piuttosto corposo sia l’apparecchio fai-da-te che si compra in farmacia, sia quello professionale della Polizia Stradale non davano segnali allarmanti. A metà del terzo bicchiere ero fuori legge. Amo il buon vino, mi piace bere poco e bene, ma capisco che in una bella cena al ristorante sia difficile non superare i limiti di legge. Dunque, chi guida non beva. E, se si è in coppia, si beva poco: in fondo, due buoni bicchieri ben dosati possono accompagnare perfettamente ogni pasto. Non vale dire: «Io non avrei mai un incidente». Una percentuale elevata di sinistri coinvolge persone che hanno bevuto troppo. I controlli sulle strade si sono moltiplicati: nell’intero 2006 erano stati 180 mila, nei primi nove mesi di quest’anno sono saliti a 490 mila. È venuto fuori che 36 mila persone sono risultate positive all’etilometro e ben 3368 guidavano sotto l’effetto di stupefacenti. È molto allarmante che nei primi nove mesi di quest’anno siano state ritirate 22 mila patenti a persone che guidavano ubriache, contro le 14 mila dell’intero 2006. Si sa che la polizia riesce a intercettare una quantità ridottissima di persone che delinquono. Siamo dunque un polo di ubriaconi irresponsabili? Restare senza patente è un deterrente significativo. Il fermo o il sequestro dell’automobile nei casi più gravi è un ottimo deterrente. E gli effetti si vedono. Nei mesi di agosto e settembre sono morte sulle strade 573 persone, trentasei in meno dell’anno scorso. Nello stesso periodo gli incidenti sono stati 1600 in meno. Va bene, ma si muore ancora troppo. Le fatalità sono un conto, l’incoscienza un altro.


6/11/2007 - Bruno Vespa - grazia.blog.it

Psicofarmaci agli Psichiatri

Sembrerà un pò provocatorio... Ma penso sia utile per tutti.

"Psicofarmaci agli psichiatri"

Perchè me li davano senza un criterio logico; tre neurolettici, un antidepressivo, varie benzodiazepine, sonniferi, e in caso di "bisogno" la vecchia pera della buona notte: entumin, largantil, e un antistaminico... ora non mi viene il nome, ah si! il farganesse.
Così come mi ribellavo alla contenzione, in altro modo facevo resistenza hai farmaci... e la forza di volontà a volte è più potente della chimica... quindi di bombe me ne sparavano anche due.
A volte crollavo totalmente, altre volte resistevo, scuotendo la testa, bevendo caffè... e rimanevo sveglia a dipingere.
Forse mi avevano preso per una cavia, forse non sapevano un bel niente di farmaci e pescavano il primo che gli capitava per le mani, forse avevano deciso di farmi fuori, più probabilmente di cronicizzarmi.
Così io con un disturbo di personalità, li provai tutti, come un somelier.
Ci tengo a precisare che non prendevo mai un solo farmaco, ma dei veri coktail di cui ricordo bene l'ingrediente principale, il neurolettico/antipsicotico ad alta azione.


-Il Nozinan: durò poco l'esperimento con il nozinan, perchè dopo 3 giorni che lo prendevo e a fatica mi alzavo dal letto e barcollante percorrevo zizzagando tutto il corridoio del reparto sbattendo la faccia contro ogni muro e quando tentavo di parlare non mi usciva altro che uno sbiascichio incomprensibile di parole, come se avessi avuto una polpetta in bocca. Bè, cominciai a sputarlo, vomitarlo, buttarlo... e gli psichiatri passarono ad altro.


Non ricordo affato in che sequenza mi diedero tutte queste porcherie in dosaggi da cavallo, d'altronde ero rincoglionita dai farmaci e qualche buco nella memoria me l'hanno ben fatto.


comunque andrò avanti così, come mi viene.


-Entumin: arrivarono a darmene fino a 90 gocce al giorno, più quelle al bisogno 120.
Avevo tutti gli effetti collaterali scritti sul "bugiardino" che tanto bugiardo proprio non mi pareva.
Ballavo di continuo da una gamba all'altra, la bocca, la mascella mi rimaneva aperta, dandomi una simpatica espressione da ebete. Mia madre spesso appoggiando la sua mano al mio mento mi chiudeva la bocca delicatamente, ma inevitabilmente dopo poco si spalancava di nuovo.
Poi i crampi... cazzo che crampi! mi si chiudeva la mano in uno spasmo ed il piede si torceva...sentivo tirare ogni muscolo del corpo, la mia schiena si piegava ed arrivavo -costretta dalla muscolatura- a toccare il piede torto con la mano altrettanto contorta.
In tutto ciò cera l'impossibilità di stare ferma in questa posizione assurda... (mi vien quasi da ridere... ma allora piangevo) e mi trascinavo avanti e indietro per il corridoio, andando di tanto in tanto ad elemosinare un akineton che non mi veniva dato.
La psichiatra: "ma no Alice, è tensione, vedrai se ti sdrai ti passa"
(TENSIONE??!!! ma vaff....)
Alla 5 richiesta disperata la psichiatra di turno si rese conto che non fingevo! Mi guardò quasi strisciante mezza storpia che camminavo lungo quel dannato corridoio e fu così magnanima da prescrivermi l'Akineton.
La odiavo dentro di me, ma la ringraziai come se mi avesse dato da bere nel deserto, perchè questo era.


Il Serenase/Aldol: eh eh... qesta "puntata è tragicamente ridicola".
Il primo ricordo che mi affiora... (avevo già passato la mia bella esperienza con il serenase) è di quando un amico con il mio stesso disturbo mi confidava le sue preoccupazioni.
Non voleva assolutamente prendere il serenase ed il suo psichiatra voleva darglielo.
Lo consigliai, gli dissi che era un suo diritto decidere la cura, rifiutare un farmaco se lo riteneva per se dannoso.
Si fece "le spalle un pò grosse", ed andò ad affrontare lo psichiatra.
torno da me, tutto contento e vittorioso: "sai l'ho convinto! mi ha dato un altra cosa, non mi da più il serenase"
"Bene" gli dissi, "e cosa ti ha prescritto?"....E lui: "l'aldol"
Già lo psichiatra l'aveva fregato, e quando glie lo dissi... non fu piacevole per lui sentirsi ancora una volta perdente, senza voce, senza diritti, e anche preso per il culo.


-Tornando a me e al srenase.... se mi davano un acido facevan prima.
Ebbi un immediato effetto paradosso, ma gli psichiatri invece di sospendere il farmaco, più mi aggravavo con sintomi che non avevo mai avuto: voci, allucinazioni, delirio...Invece di sospenderlo, aumentavano il dosaggio, peggioravo e aumentavano e peggioravo e aumentavano...
Scappai dal reparto, cosa come molte di quel periodo che non ricordo affatto.
Ogni piccolo flasch, piccolo ricordo è cucito insieme ai ricordi dei miei amici e di mia madre.
Mia madre mi portò al mare ed io liberai i pesci di una pescheria (morti chiaramente) ributtandone in mare in fine solo uno; giravo in mutande per il paese.. il chè non era esageratamente scandaloso visto che con i miei 34 kg circa sembravo una bambina e tutti nel paese comprendevano che non stavo bene. Parlavo da sola o forse con voci che sentivo, non dormivo mai; innaffiavo il serenase con un bel pò di birra; entravo nei negozi e lasciavo lì le mie scarpacce vecchie per cambiarle con sandaletti nuovi che chiaramente non pagavo, e così per ogni cosa in ogni negiozio, convinta che il baratto fosse equo. Così mia madre doveva fare il giro di tutti i negozi per saldare il conto.
Nonostante tutto questo, mia madre chiamava lo psichiatra del mio reparto che le ripeteva di aumentare la dose di serenase, fino alle fiale intramuscolo tutti i giorni, tre volte al giorno.
Quando mia madre più che perplessa disse allo psichiatra "ma mia figlia peggiora" e lui rispose "forse abbiamo sbagliato diagnosi e Alice è schizzofrenica", allora mia madre capì.
Smise di darmi il serenase. Io pian piano migliorai e ripresa la coscienza partì per la Puglia dove rimasi un mese scoperta di farmaci, con i miei soliti sintomi, in particolare l'abuso di alcol e il disturbo alimentare, ma niente di più.
E tutto ricordo di quella vacanza in Puglia, da cui tornai "indenne" senza inoltre aver liberato pesci dalle pescherie locali... poveri pesci!


Poi ricordo un altro "furbone di psichiatra". Io rifiutavo il tegretol, perchè convinta che non mi desse alcun beneficio, così mi propose la carbamazepina... Con un gran sorriso gli risposi "dottore! mi prende per il culo? sono la stessa cosa". Quando lo psichiatrone capì che non ero un idiota, (solo perchè avevo scoperto il suo trucchetto),mi spiegò perchè il farmaco mi avrebbe giovato e in che modo agiva; così come a tutti dovrebbe venir spiegato, perchè tutti noi siamo in grado di comprendere e di insegnare. Insegnare! proprio così; noi li prendiamo i farmaci e il nostro sapere su questi è unico. Che pochezza e ignoranza, tutti quegli psichiatri che non sanno ascoltare ed imparare dai propri pazienti.


Ehi..mica ho finito!


-Il Leponex: pesavo 49 kg e sono alta 1.57 dato importante in teoria quando si prescrive un farmaco ad una persona. Soffrivo di disturbi alimentari, già così mi vedevo enorme... dato anche questo teoricamente importante nella prescrizione di farmaci, nel caso portino un grosso aumento del peso.
Ma chè!
Mi davano...oltre a uno stabilizzatore dell'umore: depackin crono, 100 g di talofen la sera, valium 30 gocce per tre volte al giorno, felison per dormire e nozinan 100 mg, se insonne, (cioè sempre)... La bellezza di 600 mg di leponex.
In breve tempo arrivai a pesare 90 kg, dormire praticamente 24 su 24, sbavare come un cammello, non lavarmi più per quanto mi facevo schifo, avere l'asma e la pressione alta, ed un incontinenza totale, non controllavo più gli sfinteri, ed anche durante il giorno poteva capitarmi di farmi addoso qualunque cosa.
Erano migliorati i miei sintimi? No.
Volevo morire mi odiavo ed avevo una rabbia "dentro" icredibile che non usciva solo perchè dormivo sempre.


-Alleluia mi tolsero il leponex! ed io feci una dieta/digiuno maratona.


Mi prescrissero...
-Il Seroquel: partendo da 200 mg aumentarono velocemente.
Quando raggiunsi i 1200 mg di seroquel (dose che supera non di poco la massima consigliata dal foglietto illustrativo, che è se non erro 900 mg) io pesavo 36 kg ed ero sempre 1.57... (purtroppo negli effetti collaterali non c'è: crescita in altezza di 10 cm.)


L'unico effetto collaterale fastidioso che mi si presentava era un blocco, un irrigidimento della vescica.
Quindi mentre prima pisciavo in continuazione senza controllo, ora non riuscivo più a fare una goccia di pipì.
Mi scappava di continuo ma non riuscivo a urinare se non con sforzi micidiali; concentrazione tipo zen, manina sotto l'acqua ed altri espedienti.


Bè ma qesti erano gli effetti collaterali visibili.
Poi ebbi un'inversione della formula leucocitaria, venni ricoverata -in psichiatria chiaramente- e tenuta sotto controllo, perchè i miei globuli bianchi diminuivano giornalmente in modo notevole. Poi la cosa si stabilizzo.
Mi tenni la mia formula inversa.
Gli psichiatri mi spiegarono che avevo avuto solo...(SOLO!?) un intossicazione del midollo.
Grazie tante, chi sa come mai!?


Ed ora a distanza di pochi anni i miei organi tutti in fila, manderebbero a quel paese me per l'abuso di alcol, e i miei disturbi alimentari... Ma senza mezze misure urlerebbero un gran "vaffanculo!" agli psichiatri che in modo così criminale mi hanno prescritto e fatto prendere tutti quei farmaci!
Già, il mio fegato steatosico; tutto il mio tratto digerente, stomaco ,intestino e colon, la mia vescica di marmo; il mio sangue, i miei globuli bianchi....
Il mio corpo, che sono io con la mia anima la mia testa e tutto il resto le ricorda bene quelle catene, catene che lasciano il segno nel corpo, nell'anima, che feriscono e umiliano.
Catene indimenticabili quanto le fascette strette ai nostri polsi e alle nostre caviglie; quanto la manipolazione psicologica, le pressioni fatte da psichiatri con parole che legano per sempre.


Questi psichiatri non son degni e non sono in grado di curarci... e forse sì è il caso che se li prendano loro gli psicofarmaci.
Ritengo di poter scrivere quì queste cose, perchè sono certa di rivolgermi a psichiatri "diversi" e persone che se non sanno...è ora che sappiano.


Grazie, Alice Banfi.- 06.11.07 - aipsimed.org

(cavolo mi sono scordata le le puntate con il prozac e il risperdal...sarà per un altra volta)

Chiusura delle discoteche

Franceschini (Silb): "Atteggiamento sferiffesco"


“Non chiediamo clemenza, tantomeno deroghe interpretative della normativa sul divieto di vendita di alcolici nei locali di intrattenimento dopo le ore due della notte; ma semplicemente che le nostre ragioni e le nostre preoccupazioni vengano ascoltate”.
In questa maniera rompe il silenzio Fulvio Franceschini, presidente Silb, Sindacato provinciale dei locali da ballo dell’Ascom, rispetto alla retata della Polizia che ha visto ispezionati molti locali notturni nella serata di Halloween con l’emanazione dei conseguenti verbali di chiusura forzata per quattro locali.

“In questa situazione di confusione – prosegue Franceschini – non si deve parlare di ‘irresponsabilità dei gestori’, quanto di irresponsabilità di chi siede nel nostro Parlamento, visto che in maniera subdola e discutibile si è provveduto a votare una norma che di fatto, così com’è scritta, condanna alla chiusura migliaia di imprenditori che dell’intrattenimento notturno hanno fatto una scelta imprenditoriale, sostenendo investimenti e creando un interessante bacino occupazionale per centinaia di giovani.

Il paradosso che si è prodotto è che mentre il dibattito parlamentare discute sul ritiro della normativa, che pare sia passata per distrazione e con scarso approfondimento da parte di chi dovrebbe conoscere e governare i processi, a Viterbo (unico caso in Italia, informazione certificata dal Silb nazionale, che associa la quasi totalità delle strutture d’intrattenimento in Italia) si assume un atteggiamento ‘sceriffesco’ che certo non fa bene al settore, tantomeno è foriero di soluzioni al problema dell’alcolismo dilagante.

Continuiamo, infatti, a registrare avventori che fanno uso ed abuso di alcol, prima e dopo l’ingresso in discoteca, ed osserviamo come dall’entrata in vigore della normativa che ci impone di sospendere la somministrazione di alcolici dalle due di notte, si stiano affermando fenomeni di ‘movida’ verso i bar limitrofi i quali, paradossalmente, possono continuare a vendere alcolici o peggio al dilagare di improvvisati ‘bar’ abusivi all’interno dei portabagagli delle auto parcheggiate fuori dei nostri locali.

La piaga è sociale e non è un fenomeno che può essere combattuto spingendo i nostri locali ad una chiusura forzata, per questo stiamo chiedendo a gran voce un incontro col Prefetto, al fine di veicolargli il nostro punto di vista e i nostri problemi.

Speriamo che presto i nostri appelli vengano ascoltati, perché oggi ci sentiamo vittime di un pressappochismo dilagante che scaglia i propri dardi contro una categoria che sempre è stata in prima fila nella collaborazione con tutti i Governi che si sono succeduti, per la sensibilizzazione dei giovani nei riguardi dei danni che può provocare l’alcol.”


07/11/07 - tusciaweb.it

100 euro se non mi ritirate la patente

MERCATO SARACENO - ''Vi dò 100 euro se non mi ritirate la patente'', 49enne a processo


MERCATO SARACENO – Condannato ad un anno e venticinque giorni per guida in stato d’ebbrezza e resistenza a pubblico ufficiale. Il protagonista di questa vicenda, un 49enne originario di Mercato Saraceno, ha dovuto affrontare però un’accusa ben più pesante, quella d’istigazione alla corruzione, da cui è stato assolto per “mancata serietà dell’offerta”.

L’uomo era stato fermato nel maggio del 2004 dalla polizia, a Mercato Saraceno. Era ubriaco e, dopo l’alcoltest, il ritiro della patente era assicurato. Ma lui al documento di guida proprio non voleva rinunciare e, per tentare il tutto per tutto, aveva offerto agli agenti 100 euro per chiudere un occhio. Niente. I poliziotti li avevano tenuti aperti entrambi e ritirato la patente. A quel punto sono scattate minacce di morte.

Il 49enne è stato quindi denunciato per istigazione alla corruzione e resistenza. Oggi i giudici del collegiale di Forlì hanno assolto l’imputato così come aveva chiesto l’accusa. Quell’offerta di denaro, insomma, non poteva essere seria.


06.11.07 - romagnaoggi.it

Dibattito intorno al "problema droga"

La polemica politica sulla droga in Umbria sembra concentrarsi a valle del problema, come a testimoniare che per la prevenzione ci sono poche idee. Fortunatamente ancora oggetto dei discorsi sono le persone che cadono nella spirale della tossicodipendenza e non altro.
Franco Zaffini, capogruppo An in Consiglio regionale, ha dichiarato che "le morti da overdose continuano, il problema diventa sempre più difficile da evitare e da nascondere, ma la politica regionale è sempre più lontana dal capirlo.”
Due le critiche di Zaffini: “ottuse proposte di riduzione del danno, come la distribuzione di farmaci salvavita e la sperimentazione delle narcosale; attività dei SerT che è completamente inadeguata anzi dannosa".

Per quest’ultimo aspetto l'organico dei SerT dovrebbe essere sufficiente a garantire attività di prevenzione, cura e riabilitazione, che deve essere disponibile 24 ore su 24, che deve provvedere a coordinare gli interventi relativi a Hiv, gravidanze, sessualità etc. “Ebbene - secondo Zaffini - l'organico del SerT di Perugia dispone di soli 15 operatori per circa 800 utenti, lavora con orari d'ufficio, in fasce ristrette durante le feste ed è chiuso la notte; non ha un ambulatorio per le donne tossicodipendenti in stato di gravidanza; non fornisce informazioni per prevenire infezioni e danni ai feti e ai neonati; non comunica con i reparti ginecologici dell'ospedale, né con i reparti di malattie infettive; non ha gli ambulatori per i tossicodipendenti malati di Hiv”.
Critiche anche al processo riabilitativo che passerebbe attraverso le cooperative, “un muro altissimo che è stato volutamente elevato per arginare qualsiasi altro soggetto desideroso di collaborare.”

Per Stefano Vinti (capogruppo Prc-Se) è invece "urgente rafforzare anche in Umbria le politiche di 'riduzione del danno' e avviare azioni contro l'emergenza overdose. E' necessario mettere a punto un sistema di allerta rapido e di pronto soccorso metadonico. Vanno potenziati i Sert di Perugia".
Anche da parte dell’esponente di Rifondazione “serve una politica sociale che privilegi lo scopo di diminuire gli effetti negativi del consumo di droga” e, per l’aspetto al monte del problema, “la repressione invocata da An, con un'ulteriore penalizzazione, ha fallito e produce più consumo e drammaticamente più disperazione e morti. La politica repressiva sull'uso delle sostanze ha innescato meccanismi di emarginazione, clandestinità e criminalizzazione".

La differente impostazione data al problema droga dalle due differenti forze politiche si esplicita, in qualche modo, quando Vinti dichiara: “chi sostiene che la persona tossicodipendente debba arrivare a ‘toccare il fondo’ per decidere di interrompere l'uso di sostanze non considera che i danni correlati, sia sotto il profilo fisico sia sotto quello morale, costituiscono spesso il principale ostacolo a venirne fuori. La riduzione del danno - continua - infatti si basa sulla centralità della persona, il diritto alla salute per tutti, il rispetto delle scelte di vita, la cultura dei diritti e quello della differenza, il valore delle relazioni umane".


06.11.07 - iltamtam.it

«Fretta» a letto per 4 milioni di italiani

Gli andrologi: «Un problema da affrontare in coppia». Non basta «dare una pillola a lui»


MILANO- Raggiungere il piacere in appena 30 secondi. Sarebbe un indesiderato primato per circa 4 milioni di italiani, dai 20 ai 50 anni, che soffrono di eiaculazione precoce secondo quanto riferito alle agenzie di stampa dagli specialisti della Sia (Società Italiana di Andrologia). «Un problema che spesso manda in crisi la coppia, e che può infuenzare anche la sessualità della donna, creando talvolta le premesse per mandare in crisi l'intimitá». Parola di Ciro Basile Fasolo, andrologo e consigliere della Sia, che ha anticipato oggi a Milano i risultati di uno studio italiano alla vigilia del XXIV Congresso nazionale Sia in programma da domani ad Ancona. La ricerca, condotta attraverso alcuni questionari dagli specialisti dell'Urologia andrologica del Policlinico universitario di Sassari, ha confrontato la sessualitá delle compagne di uomini con eiaculazione precoce e quella di coetanee con un partner senza problemi. «Scoprendo che ben il 56% delle donne in coppia con un uomo affetto da questo disturbo presenta disfunzioni sessuali. Un dato importante - commenta Vincenzo Gentile, presidente della Sia - che suggerisce la necessitá di non trascurare la componente femminile». Non a caso, prosegue Basile Fasolo, «in queste donne non c'è un problema di desiderio, anzi. Ma sempre più spesso il sesso va in crisi».


PROBLEMA DI COPPIA - Ma a volte predomina il pensiero che il problema riguardi solo lui. Infatti, dei circa 150 questionari proposti a compagne di uomini «frettolosi», meno di 50 sono stati completati. Mentre le donne che vivono con un compagno 'privo di questo problema non hanno avuto problemi a rispondere. «Insomma, per lei - dice Basile Fasolo - spesso il problema è solo del compagno, almeno a parole. Mentre il risultato della ricerca suggerisce la necessitá di un approccio clinico che non escluda la donna».


I TEMPI «GIUSTI» - Cosa vuol dire essere, però, essere troppo frettolosi? «Secondo alcune ricerche, in questi casi in media il piacere si raggiunge in poco più di un minuto, contro gli oltre 7 minuti ritenuti normali. Ma c'è anche chi non riesce a superare i 30 secondi», precisa l'andrologo. «E non sono poche persone». Non sempre poi, prosegue l'esperto, la soluzione può essere nascosta in una pillola, «soprattutto quando la causa non è organica. La stessa dapoxetina, medicinale atteso in Italia per il 2008, non può essere considerato l'unica possibilitá di dire basta all'eiaculazione precoce. Esiste una connessione fra mente e corpo che non va sottovalutata», aggiunge lo specialista. Ansia da prestazione, sensazione di non farcela e difficoltá nel gestire le proprie emozioni si accompagnano a un problema per lo più determinato da cause psicologiche o relazionali, ma anche da infiammazioni delle vie urogenitali o malattie neurologiche. «Bisognerebbe dire a tutti che si tratta di una patologia comune e correggibile senza difficoltá - sottolineano gli esperti - Ed è importante chiedere aiuto al più presto, quando la terapia può essere più breve».

06 novembre 2007 - corriere.it

Basta guerre nel mondo!