Le strade della morte

E' sempre piu' difficile vivere con tranquillita', anche nella dolce Toscana: alla microcriminalita', il traffico, l'inquinamento, il caro vita adesso si aggiungono anche i pirati della strada.

A Firenze la scorsa notte, intorno alle 2, un pedone e' stato travolto da un'auto pirata in via Baracca, nella zona di Novoli: la persona investita ha riportato un trauma cranico e la prognosi e' riservata. Il pedone e' ricoverato all'ospedale di Careggi. Il 13 ottobre scorso, sotto l'effetto di alcol e cocaina, a San Casciano il 33 enne agente immobiliare emiliano ha travolto e ucciso, in un incidente stradale, la settantaquattrenne Zelinda Nencioni e ferito altre due donne. II pm Luigi Bocciolini aveva chiesto la convalida per omicidio colposo, invece per il gup di Firenze Paola Palsciano l'uomo 'non poteva che essere consapevole dei rischi e, in particolare, del pericolo per la vita altrui che poteva derivare dalla sua condotta''. Secondo il gup, la condotta di Bonavolta, che prima di causare l'incidente aveva compiuto con il suo suv manovre estremamente azzardate, ''denota accettazione del rischio di travolgere altri conducenti'' e ''la fattispecie deve essere riportata nell'ipotesi dell'omicidio volontario connotato dal dolo eventuale''.


26/10/2007 - toscanatv.com

Droga-party nella "Rimini bene": 13 in manette

RIMINI (26 ottobre) - Un notaio, ma anche medici, avvocati, imprenditori e commercianti di Riccione, Rimini, abituali consumatori di cocaina e organizzatori di droga-party; 13 arresti e nove denunciati a piede libero; sequestrati mezzo chilo di cocaina e 115.000 euro in contanti e titoli rinvenuti in una banca di San Marino.

Questi i numeri dell'operazione dei carabinieri del Nucleo operativo di Rimini che ha messo fine ad un ingente traffico di cocaina sulla riviera romagnola, organizzato da spacciatori napoletani, pugliesi, pesaresi e albanesi al servizio della "Rimini bene". I coca-party si svolgevano spesso in un appartamento di Marina a Rimini e vi partecipavano anche prostitute e gli stessi spacciatori.

Per smascherare il grande giro è stata avviata un'operazione denominata "360 gradi" già all'inizio dell'estate 2006 col pedinamento di un giovane tossicodipendente riminese che per procurarsi la droga fungeva da spacciatore per malavitosi albanesi e campani.

Ieri l'epilogo con l'esecuzione di 15 misure restrittive (13 ordinanze di custodia cautalare) richieste dagli investigatori al pm di Rimini Cerioni ed emesse dal Gip Gasparini. In collaborazione con la Polizia municipale, i militari sono riusciti a ricostruire lo stretto legame che univa i consumatori, professionisti e imprenditori romagnoli, grandi consumatori di cocaina: uno di loro, un notaio di Riccione, ha acquistato nell'ultimo anno ben 600 grammi di polvere e in una occasione ha anche preteso che la "roba" vendutagli (200 grammi) fosse sostituita perchè scadente.

La rete si muoveva tra Foggia, Pesaro, Napoli e la riviera grazie al collegamento imbastito da pugliesi e napoletani residenti in riviera con la collaborazione di pregiudicati albanesi. Tutti gli incassi finivano in una scatola depositata in una banca sammarinese: lì i carabinieri hanno rinvenuto parte della droga e quattro libretti di deposito.

Dall'inizio dell'operazione sono state arrestate e denunciate 24 persone (sei per favoreggiamento personale), tra cui anche elementi di Poggioreale in Campania e della provincia di Ferrara; 15 le perquisizioni. Per due degli indagati, una donna albanese e un professionista di Riccione, la magistratura ha disposto il divieto di residenza nella provincia di Rimini. Oltre alla droga - ne girava per 8-10.000 euro a settimana - è stata sequestrata ad un albanese anche una pistola che in più occasioni era servita a minacciare testimoni che avevano cominciato a collaborare con le forze dell'ordine. L'operazione coinvolge anche numerose persone in stato di libertà. I 13 arrestati sono: Marco Barone, 25 anni, di Napoli e residente a Rimini; Giuseppe Cerbucci, 27, di Castellammare di Stabia (Napoli); Catello D'Ammora, 29, Castellammare; Fabio Fabbri, 57, di Riccione; Vincenzo Falvo, 54, di Napoli; Massimiliano Franco, 33, di Riccione, residente a Coriano (Rimini); Luca Gnaccarini, 36, di Pesaro; Rocco La Pietra, 36, di San Severo (Foggia); Eder Marhila, 25, di Lezha (Albania), domiciliato a Rimini; Luca Pellegrini, 45, di Rimini; Klodjan Vucaj, 26, albanese domiciliato a Rimini; Ergin Zeqja, 27, di Lezhe (Albania).


26/10/07 - ilmessaggero.it

Dipendenze da droga, lo decide il cervello

Scoperta l'area che le controlla


ROMA - L'area chiave responsabile del desiderio di droga risiede in una regione del cervello sistemata bene in profondità nella corteccia cerebrale: la corteccia insulare, o insula, nota già per il suo coinvolgimento nella sfera dell'emotività. E ora si scopre che la stessa area è legata anche a quelle sensazioni che portano a volere in modo irrefrenabile una sostanza stupefacente e a trascurare tutto il resto pur di realizzare questo bisogno fisico.

L'insula, che è legata anche alla dipendenza da fumo, fa parte del sistema sensoriale "interocettivo", che controlla i bisogni e la percezione da parte del corpo dei suoi bisogni e degli stati fisiologici. Un gruppo di scienziati cileni, guidati dal dottor Marco Contreras, ha studiato questa regione cerebrale nei ratti e i risultati sembrano promettenti per l'uomo - anche se, avvertono i ricercatori, saranno necessari ulteriori studi - per la creazione di nuove terapie per trattare la dipendenza da droghe e curare gli aspetti collaterali comportamentali provocati da determinate medicine.


Perché i ricercatori si sono concentrati proprio su questa regione? "Abbiamo pensato che la sensazione a livello conscio del desiderio di droga dovesse originare dall'attività della regione corticale: è questa infatti la parte del cervello legata alla coscienza, alle azioni volontarie e alle decisioni. Abbiamo supposto che proprio queste, le decisioni, dovessero rispondere ai bisogni del corpo: in questo caso il bisogno di droga", spiega a Repubblica.it il dottor Fernando Torrealba, della Pontificia università cattolica del Cile a Santiago, co-autore della ricerca.

Ma l'intuizione che ha portato a questi studi, pubblicati sull'ultimo numero di Science, ha anche una base letteraria. "Tutto è nato da un libro di William Burroughs, il Pasto Nudo", racconta Torrealba. "Nel prologo, l'autore, dipendente da eroina, spiega che la droga 'aveva avuto la meglio sul suo metabolismo' e l'unica cosa che gli interessava era farsi. Questo libro l'ho letto molti anni fa, ma mi è rimasta impressa nella mente la sua spiegazione del corpo che aveva bisogno di droga più di qualsiasi altra cosa. E mi ha aiutato poi a supporre che il sistema interocettivo potesse fornire informazioni alla corteccia che esegue e mette in atto il bisogno ed il desiderio di droga".

L'esperimento è stato condotto su ratti in cui è stata indotta una dipendenza da anfetamina. Bloccando l'insula, il "craving" per l'anfetamina negli animali è cessato. Da ciò, gli scienziati hanno dedotto che è questa l'area del cervello che processa le informazioni sugli stati fisiologici e dirige il comportamento.

L'astinenza da droga fa diventare irritabili e ansiosi. Lavorando sui ratti, i ricercatori hanno prima disattivato la corteccia insulare iniettando negli animali una sostanza che ne rendeva "silente" l'attività neuronale. Dopo l'iniezione i ratti non mostravano più desiderio di anfetamina e ritornavano a un comportamento normale. Una volta interrotto il blocco, tutti i segnali della dipendenza tornavano a riapparire.

In un secondo esperimento, agli animali è stato somministrato litio, che viene usato per trattare i disturbi comportamentali e che provoca disturbi gastrointestinali e malessere generale. Anche in questo caso, i segni di malessere mostrati dagli animali sono scomparsi disattivando l'insula. "Questo indica che l'insula non solo informa il resto del corpo sulla sensazione di desiderio, ma manda informazioni anche sul malessere gastrointestinale, e queste informazioni sugli stati corporali guidano il comportamento - dice ancora Torrealba - Svolge quindi un ruolo chiave nelle decisioni che prendiamo".

Lo studio di Torrealba e colleghi schiude importanti implicazioni terapeutiche e potrebbe portare in futuro allo sviluppo di cure per contrastare le dipendenze da stupefacenti nell'uomo. "Se riusciremo a trovare metodi terapeutici non invasivi sulla corteccia insulare, potremmo alleviare la sensazione di desiderio e curare altri sintomi simili", continua Torrealba, ma altri studi sono necessari. Ora il prossimo passo sarà quello di vedere se la sensazione di bisogno può essere soppressa per periodi maggiormente prolungati e se è possibile intervenire per alleviare altri sintomi spiacevoli.


di ALESSIA MANFREDI - 26/10/07 - repubblica.it

Carcere e prevenzione contro le stragi del sabato sera

Sicurezza stradale/ Ignazio La Russa ad Affari: carcere e prevenzione contro le stragi del sabato sera


Carcere da 5 a 12 anni per chi commette commette un omicidio colposo durante la guida in stato d'ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti con un tasso alcolemico al di sopra dell'1,5, e un giro di vite (aumento di 1/3 rispetto alla pena prevista) nel caso in cui l'incidente si verifichi al di sotto dell'1,5. Più una richiesta di intensificazione dei controlli" sul tasso alcolemico, sull'esempio degli altri Paesi, e il divieto non solo di somministrazione ma anche di consumazione di alcolici nell'ora precedente la chiusura dei locali. E' questo il contenuto di due emendamenti alla legge sulla sicurezza stradale proposti da Ignazio La Russa, che introducono un'aggravante specifica ed una generica all'articolo 589 del Codice penale in tema di omicidio colposo. Il capogruppo di An alla Camera parla con Affari e interviene sul problema della guida in stato d'ebbrezza e le stragi del sabato sera: "c'è un decreto che ha estrapolato un pezzo della legge sulla sicurezza stradale, nel quale sono state individuate alcune norme tra cui il divieto di somministrazione degli alcolici dopo le 2 di notte", osserva, "ma non è stata inserita alcuna norma specifica per l'omicidio colposo causato da conducenti che siano sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o che abbiano bevuto tanto da superare l'1.5 di tasso alcolemico".


I NUOVI EMENDAMENTI- Al provvedimento principale, da cui è stato estrapolato il decreto legge in vigore, La Russa inserisce due emendamenti: "Uno, che inserisce l'omicidio e le lesioni colpose sotto effetto di sostanze stupefacenti o in stato d'ebbrezza, e lo regolamenta in maniera più severa". Anzi, fa osservare La Russa, "al momento nel codice attuale non è neanche prevista un'aggravante specifica". Attualmente la pena quindi non subisce aumenti di sorta nel caso che il conducente sia ubriaco o sotto l’effetto di droghe "Con l’emendamento di An da me e da altri sottoscritto - riprende l'onorevole - si introduce come novità la previsto ne di un’aggravante specifica per gli omicidi colposi causati da conducenti a cui sia stato riscontratio un tasso alcolemico superiore all’1,5 (quello punibile è a partire dallo 0,8) ovvero che si trovino sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Con l’aggravante specifica si determina una pena autonoma per questo tipo di omicidio colposo, fissata a 5 anni nel minimo e a 12 nel massimo, tenuto anche conto dell’eventualità di omicidi colposi plurimi”


SERVONO PIU' CONTROLLI- Ma l'urgenza, per La Russa, resta quella dell'esigenza di controlli: "Correlativamente a questo, nella motivazione dell'emendamento", il parlamentare chiede più controlli - "che all'estero sono la vera arma contro la guida in stato d'ebbrezza". E ricorda: "sono appena stato a Mosca, dove la gente beveva e beve più che in Italia: bene, c'è il sacro terrore di bersi anche una birra la sera se poi si deve guidare. Sono stato fermato tre volte nel giro di due sere", sottolinea La Russa: "Perché - spiega - se alle pene non corrisponde uno sforzo di controllo sistematico, non serve a niente. Invece in Italia, c'è la solita mania del divieto con pochi controlli che non risolve niente".


NIENTE ALCOL DOPO LE 2? INUTILE- Anche se la norma è stata votata con il contributo di alcuni esponenti di An, Ignazio non è d'accordo: "sono norme tipiche di chi frequenta il bar sottocasa". Perché il divieto è scarsamente efficace? Per due motivi: secondo La Russa: "si trovano due scappatoie. O i ragazzi escono e vanno a comprare l'alcol al baracchino vicino la discoteca, oppure se lo portano da casa e lo lasciano in macchina". E c'è un modo più subdolo: "Inevitabilmente i gestori si fanno furbi: entro le due somministrano alcol al consumo mettendo le bottiglie di whisky o rum o altro sui tavoli a quell'ora, che verranno come di solito pagati all’uscita".


Il risultato? "Non viene somministrato nulla oltre le due, ma i ragazzi possono continuare lo stesso a bere. Fatta la legge, trovati due tipi d'inganno: il primo uscendo e rientrando nel locale; nel secondo caso nessuno ti può dire niente non essendoci attualmente dopo le 2 il divieto del consumo e quindi il divieto della somministrazione risulta del tutto inutile. Va poi enuto conto che questo provvedimento potrebbe essere perfino illeggitimo perché l'orario d'apertura e chiusura dei locali è competenza non dello stato, ma delle Regioni. Che potrebbero dire: se mi date l'orario di scegliere a che ora aprire e chiudere i locali, devo poter decidere anche in più".
NIENTE ALCOL UN'ORA PRIMA DELLA CHIUSURA- Ecco la soluzione: per La Russa è allora possibile rispettare le competenze delle regioni. Che restano libere di decidere l'orario di chiusura dei locali, purché nell'ora precedente, spiega il parlamentare, non si possa più somministrare alcolici e soprattutto non sia più consentito consumarli, in modo tale che "nell'ultima ora chi guida sia rilassato, stia nel locale senza bere almeno per un'ora". La Russa propone quindi una norma inedita: il divieto di consumazione degli alcolici nell'ultima ora: "Un po' come il divieto di fumo nei locali - spiega l'onorevole - nell'ultima ora ci sarà il divieto di bere. Anzi, vorrà dire che i locali si specializzeranno per quell’ora in bevande analcoliche magari a prezzo ridotto, tisane, bibite per tenere sveglio chi dovrà guidare". Perché "A quel punto mancando un’ora alla chiusura, non ha senso cercarti da bere altrove: il tempo che ci metti ad andare e tornare ed è finita la serata". Insomma, sui divieti il lavoro sembra essere stato fatto: "Poi ci vuole una grande opera di convincimento culturale: puoi anticipare l'orario di apertura o chiusura, ma bisogna far capire, come si fa all'estero, che se si va a ballare in gruppo almeno uno non deve bere per tutta la serata perché deve guidare. Un lavoro culturale e di convincimento, però per farlo capire alla gente bisogna spiegare perché conviene rispettare le regole, e punire chi non lo fa". Ma la punizione non dev'essere teorica, ma concreta. Quindi “controlli, controlli, controlli”


IL CONTROLLO COATTIVO- C'è un'ultima modifica: "C'è uno scoglio importante che tocca i diritti di libertà, lo proporrò al presidente della Commissione trasporti perché sia un emendamento comune: il controllo coattivo del tasso alcolemico di chi causa un incidente con morti o feriti molto gravi". Perché "altrimenti uno che ha fatto una strage sarebbe ben lieto di pagare una multa salata e sopportare il sequestro della macchina", come ora prevede la legge nel caso in cui ci si rifiutasse di sottostare al controllo. Un emendamento da inserire tutti insieme in commissione perché, per La Russa, "trattandosi della libertà personale, sia pure di chi può essere sospettato giustamente di essere colpevole dell'incidente, in questi casi dobbiamo valutare tutti insieme la possibilità di obbligare coattivamente, ovviamente senza attendere l’ordine dell’autorità giudiziaria, al controllo immediato".


Antonino D'Anna - 26/10/07 - canali.libero.it


[Parole parole parole]

Ubriachi al volante? Addio palloncino

Per scoprirlo basta la carezza di "Ekey"

Sonia Papuzza

Prova del palloncino, test di equilibrio, tampone per raccogliere il sudore. Sono diversi gli strumenti usati sulla strada per scoprire chi guida ubriaco e impedirgli quindi di scorrazzare con il proprio mezzo. Ma tra poco vedrà la luce anche un nuovo rilevatore di ebbrezza, che è ancora in fase di studio, ma a detta dei suoi inventori è più sicuro ed efficace degli altri. Sì, perché nessuno di quelli in uso finora è completamente attendibile: l´unico metodo di accertamento sicuro al cento per cento è quello dell´analisi chimica, che permette di controllare la presenza effettiva di alcol nel sangue. Ma è anche l´unico metodo che non può essere usato dalle forze dell´ordine nelle strade, perché comporta il prelievo di un campione di sangue ed è quindi, oltre che estremamente invasivo, anche scomodo.
A risolvere il problema sono stati quattro giovani palermitani che con il loro progetto, "Ekey", hanno vinto pochi giorni fa il premio speciale del concorso "Fai valutare la tua idea imprenditoriale" indetto dalla Camera di commercio di Milano. «Ekey è un rilevatore etilico di nuova concezione - spiega Davide Mannone, responsabile del progetto - che permetterà di misurare il tasso alcolico nel sangue evidenziandone la presenza attraverso degli emettitori e rilevatori di onde elettromagnetiche. L´unico metodo infallibile oltre a quello del prelievo sanguigno». Infatti con gli altri strumenti, come il famoso "palloncino" o il tampone, i risultati possono essere inficiati da fattori esterni o dalle condizioni psicofisiche del soggetto, come l´avere appena fumato una sigaretta o essere in iper-ventilazione.
In pratica gli esiti possono essere falsati se l´esame non viene eseguito più volte e in totale assenza di possibili interferenze esterne. Per di più la strumentazione necessaria è piuttosto ingombrante e poco agevole. Il metodo che sta alla base di Ekey invece, quando verranno stabiliti i parametri definitivi, sarà completamente attendibile. Il principio è quello dell´assorbimento di energia delle onde elettromagnetiche che passano attraverso i tessuti biologici: in pratica, vengono emesse delle onde e viene rilevato quante di queste attraversano il tessuto e quante no.
Conoscendo lo spettro di assorbimento delle onde dell´etanolo, è possibile individuare quanto ne è contenuto nel tessuto oggetto dell´esame e quindi nel sangue. Le onde elettromagnetiche sono già in uso in medicina per lo studio di alcune componenti ematiche, come ad esempio l´ossigeno, e l´utilizzo di questo sistema permette costi contenuti e dimensioni ridotte, tanto che Ekey potrebbe assumere la forma di un portachiavi o di un sensore posto sul cruscotto dell´auto accanto al volante. Per la rilevazione infatti basta un dito: l´etanolo si distribuisce uniformemente nell´acqua presente all´interno del corpo e quindi la sua presenza può essere rilevata tanto in un polpastrello quanto nel braccio, nel lobo dell´orecchio e in qualsiasi altro punto venga ritenuto più comodo.
Gli ideatori di ekey sono Davide Mannone, Alfredo Catalano, Salvatore Ritrosi e Dario Rocco. Tutti laureati alla facoltà di Ingegneria di Palermo. Con il premio ricevuto dalla Camera di commercio milanese vogliono fondare un´azienda e andare avanti con il progetto. «Stiamo cercando degli investitori - conclude Mannone - che ci permettano di spingere sull´acceleratore soprattutto ora che la situazione degli incidenti stradali causati dall´ebbrezza sta diventando emergenza». Intanto il gruppo ha incassato l´interessamento del Ministero della salute e l´appoggio dell´Università di Palermo, che si è impegnata a condurre gli studi sulle onde elettromagnetiche, sulle migliori frequenze da utilizzare e sulle possibili interazioni di altre sostanze, come i farmaci, anche solo temporaneamente presenti nell´organismo.


26/10/07 - espresso.repubblica.it

Lecce. Morta “barbona”

Vittima dell'alcol e della solitudine una polacca di 49 anni, spirata dopo un giorno di agonia in ospedale. Nei video della sicurezza si vede che è caduta più volte, ma la Squadra mobile indaga


LECCE – Sarebbe stata ubriaca, ed era caduta più volte per terra Zuzanna Priebska, la cittadina polacca di 49 anni, ricoverata l’altra mattina all’alba in ospedale, deceduta ieri dopo un giorno di agonia. Dall’esame delle riprese delle telecamere della stazione ferroviaria leccese dove si è verificato l’episodio, si nota infatti che la donna cade ripetutamente, sul marciapiede e nella sala d’aspetto della stazione dove viveva da quasi due anni di elemosina. Altro nelle riprese non si vede, e se la donna è stata anche picchiata in un altro settore della stazione, difficilmente si potrà mai sapere, perchè la 49enne è morta senza parlare con nessuno. Il dubbio che le potesse essere accaduto qualcosa, era insorto dopo che l’autopsia aveva rivelato che la frattura del cranio e le altre ferite erano compatibili con i traumi provocati da colpi contundenti. Indagini della squadra Mobile sono in corso per accertare le circostanze della morte della donna.


26/10/07 - lagazzettadelmezzogiorno.it

Legge anti-alcol: “Danneggia i locali”

(26/10/07) “La sospensione della somministrazione di bevande alcoliche in alcune tipologie di esercizi pubblici, dopo le due, contenuta nell’articolo 6 della legge 160/2007, risulta essere indiscriminata nei destinatari (in particolare: chi non intende in alcun modo abusare dell’alcool e chi non ha la minima intenzione di porsi alla guida di un autoveicolo) e confusa nell’esatta identificazione dei pubblici esercizi assoggettabili, rischiando, di fatto, di creare gravi danni alla nostra economia e pesanti ripercussioni sulla nostra immagine turistica”. Lo scrivono, in una risoluzione presentata all’Assemblea legislativa, i consiglieri di Forza Italia Marco Lombardi e Giorgio Dragotto. I firmatari invitano la Giunta a valutare la possibilità di proporre conflitto di competenza davanti la Corte Costituzionale nei riguardi dell’articolo 6 della legge, per violazione delle competenze regionali. I consiglieri, nel documento, sottolineano in particolare che “la lotta all’abuso dell’alcool tra i giovani e soprattutto alla guida in stato di ebbrezza deve essere una priorità sia a livello nazionale che locale e che l’inasprimento delle pene e l’implementazione dell’attività di prevenzione sono misure auspicabili”.


26/10/07 - polisquotidiano.it

Alcol e droghe nel Canavese

Il consumo di alcol e droghe in Canavese in primo piano sulla Gazzetta


Notizia di apertura della Gazzetta del Canavese, da oggi venerdì 26 in edicola, sul consumo di alcol e droghe nel nostro territorio. Il Canavese è ai primi posti della classifica nazionale per quanto riguarda l’abuso di alcolici. E non sono i soliti allarmisti a dirlo, ma i dati, le statistiche, le percentuali che diventano sempre più allarmanti: soltanto ad Ivrea, negli ultimi 4 mesi sono state ritirate decine di patenti per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, in media una al giorno. L’ubriachezza e l’uso di sostanze stupefacenti sono diventati anche la causa principale di incidenti stradali di cui sono vittime soprattutto i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni, l’80 per cento, cioè, degli incidenti che avvengono nel fine settimana.

In evidenza nella prima pagina anche un grave incidente stradale avvenuto ieri a un 64enne barese sulla Torino Aosta.

Spazio anche per il caso Vaccarono (“Una manfrina combinata?”): dimissioni del manager, il cda della Scs che non le accoglie e rimanda la decisione all’assemblea dei Sindaci; i Sindaci che danno fiducia al manager che rimane al proprio posto ... Una vicenda minimizzata dalla sinistra e cavalcata dalla destra e che rimanda ad alcune considerazioni nelle pagine interne.

E poi ancora, a Rivarolo le elezioni del Consiglio Comunale dei Ragazzi, la stagione teatrale, le nuove sedi delle materne. Dall’altro il passo indietro: le critiche dell’opposizione sulla pubblicazione del giornalino comunale e i lavori di viale Losego.

A Favria torna a protestare il comitato anti T-red per una nuova contravvenzione: multati per occupazione di suolo pubblico.

A Cuorgnè si chiude Autunno in Musica, e alla Comunità Montana Alto Canavese Orso ricorre al Consiglio di Stato.


26/10/07 - localport.it

L’identikit dei consumatori italiani

Winenews: Ecco l’identikit dei consumatori italiani


Roma, 26 ott (Velino) - Tracciare un identikit dei consumatori italiani partendo da cosa versano nei loro bicchieri: lo ha fatto www.winenews.it, sito di riferimento degli enoappassionati sul web, che ha disegnato una mappa ragionata per districarsi nel complesso mondo dei bevitori nostrani. Amanti del vino, ma non solo: c’è chi predilige la birra, chi non disdegna gli amari, chi ingurgita superalcolici e chi invece da sempre beve solo acqua. Ecco otto ritratti di consumatori-tipo, tra il serio e il faceto, di cui si parlerà in questi giorni nel Salone del Vino di Torino (26/29 ottobre). Emerge che il 45 per cento degli italiani (al di sopra degli undici anni) non ha mai bevuto alcol. Si tratta di una categoria trasversale, che comprende sia giovani sia adulti, accomunati da un amore viscerale per l’acqua, o comunque per tutte le bevande non alcoliche. Via libera quindi all’aranciata, alla Coca-Cola e ai succhi di frutta, senza dimenticare the, infusi e tisane. Passando ai consumatori di vino, che secondo uno studio dell’Istituto superiore di sanità ammontano a circa 29 milioni (pari al 55 per cento della popolazione al di sopra degli undici anni - di cui 17,4 milioni sono maschi e 11,6 milioni sono femmine) è possibile distinguere, secondo Winenews, differenti tipologie. A cominciare dal cosiddetto fiaschista over 50 anni di cultura medio-bassa, che il vino l’ha sempre bevuto, ben prima che andasse così tanto di moda, e continua a berlo indifferente a quello che gli succede intorno. Lo considera prima di tutto un alimento e lo beve a pranzo e cena, regolarmente e in discrete quantità. “Per lui (o lei) il vino è solo di due tipi, rosso e bianco, e lo acquista di solito al supermercato, in bottiglioni o in tetrapak. Oppure, quando capita, si rivolge ad un piccolo produttore di fiducia (o nei sempre più numerosi esercizi che vendono vino sfuso) per comprare un’intera damigiana, da imbottigliare a casa la domenica pomeriggio”. Dello stesso target è colui che non disdegna amari a fine pasto, privilegiando le marche più conosciute e commerciali.

Se è vero che in questa categoria la percentuale di bevitori responsabili è altissima, nelle età giovanili l’approccio all’alcol, più ancora che al vino, fa incrementare il rischio. Ecco allora che negli ultimi anni si è tristemente fatta conoscere la Generazione alcolpops, formata da ragazzi e ragazze dediti al cosiddetto “ binge drinking”, ovvero la sbornia ad ogni costo. La percentuale dei consumatori tra i maschi nella fascia compresa tra 14 e 16 anni è passata dal 46,2 per cento del ‘98 al 51,6 per cento nel 2001; quella delle femmine dal 35,7 per cento al 41,6 per cento. Le preferenze vanno a birra, superalcolici e ai cosiddetti “alcolpops”, ovvero bevande gassate con aggiunta di alcol, particolarmente accattivanti per i giovani. C’è poi per fortuna il Consumatore consapevole, che compra le bottiglie al supermercato, si affida al marchio conosciuto, senza ovviamente spendere un capitale. Compra il vino e la birra come compra la pasta o i biscotti, cercando un buon rapporto qualità/prezzo. Un target composto da massaie, giovani single, padri di famiglia che fanno la spesa al sabato e cercano uno sfizio da stappare senza spendere troppo, per curiosità. Saranno proprio loro i primi a provare i nuovi vini australiani, cileni e californiani in arrivo sui nostri scaffali, curiosità enologiche che fanno viaggiare la fantasia per soli cinque euro alla bottiglia.

Un gradino sopra è il Principiante che si è avvicinato da poco con interesse al mondo del vino, “e si muove con il fare circospetto di chi vorrebbe far parte di un club esclusivo, ma non sa bene da dove cominciare”. Intanto frequenta un corso di degustazione, e cerca di capire su quali etichette investire per costruirsi una piccola cantina. Si finge esperto con chi ne sa meno di lui (dà il meglio al ristorante, quando è incaricato dagli amici di scegliere dalla carta dei vini), ma ammutolisce di fronte ai più introdotti sull’argomento. Le sue letture? Tutta la pletora di riviste e rivistine che sull’onda del crescente interesse per l’enologia sono spuntate come funghi negli ultimi anni, infarcite di banalità e destinate appunto ad una platea di principianti. Compra le bottiglie nei supermercati più forniti e inizia con timore a frequentare le enoteche. Secondo Winenews c’è poi la categoria del Fighetto. “Se tutti dicono che il vino è trendy bisogna darsi da fare per diventare un esperto. Questo il motto del consumatore di vino modaiolo, che ama essere sempre sulla cresta dell’onda”. Esperto nel vendere al meglio una cultura assolutamente superficiale sull’argomento, sparando poche ma esplosive nozioni, l’eno-appassionato trendy si butta sui gadget ad effetto (dai bicchieri professionali di misura extra-large al decanter di cristallo, passando per il cavatappi di ultima generazione), allo scopo di impressionare amici e conoscenti. Investe un patrimonio per bottiglie griffate e osannate dalle guide, che normalmente stappa con disinvoltura per accompagnare cibi altrettanto cool durante cene raffinate. “Quando domani il vino passerà di moda, regalerà tutto l’armamentario enologico e si concentrerà senza rimpianti sul nuovo trend”.

Ecco poi il Professorino: conosce a memoria le votazioni delle più importanti guide del vino, enumerando con sicurezza bicchieri e grappoli assegnati dai critici anno dopo anno. È abbonato a riviste patinate e blasonate (dal Gambero Rosso al Wine Spectator), va in estasi alla vista di etichette e produttori famosi, si riempie la bocca di nomi altisonanti, ma adora interpretare anche il ruolo di scopritore di nuovi e piccoli tesori enologici, che si degna di raccomandare ad amici meno esperti. Frequenta i blog dedicati al vino, invischiandosi in discussioni tecnicissime quanto inutili. Compra il vino in enoteche di comprovata fiducia, alle aste o direttamente dal produttore, dal quale arriva dopo essersi lungamente documentato, tanto da saperne quasi più lui di chi le bottiglie le produce. Accresce la sua cultura con libri, corsi di alto livello, degustazioni esclusive, per le quali spende molto, ma le vere cifre folli sono riservate all’acquisto di grandi bottiglie, che divide con pochi e fidati amici, tutti pazzi del vino come lui, in degustazioni “carbonare”. Non dimentichiamo infine chi invece predilige la birra. Il Trappista è un amante della bionda, alla quale riserva lo stesso interesse e curiosità dell’enoappassionato per il vino. Età variabile dai 25 ai 45 anni, chi ama la birra privilegia prodotti artigianali, sia italiani che esteri, si dedica a degustazioni guidate, sperimenta abbinamenti insoliti con il cibo. In Italia il consumo di birra negli ultimi anni è in ascesa, soprattutto per quanto riguarda le bottiglie di qualità.

(red/esp) - 26/10/07 - ilvelino.it

Donne, record di tumori ai polmoni

Carlo Brambilla


Il tasso di tabagiste al 19,2% contro il 17,6% nazionale.

La Lilt: "Il modo femminile di consumare sigarette leggere fattore che aumenta i rischi"

A Milano la percentuale più alta d´Italia: "Colpa del fumo"

Non è solo imitazione dei maschi: "Molto più difficile far smettere le ragazze che i coetanei"

Giulia Veronesi: "Ci vorranno ancora due decenni per riuscire a ridurre la mortalità" Record negativo per la salute delle donne milanesi. Sono loro infatti quelle che più di tutte, in Italia, si ammalano di tumore al polmone, il più spietato tra i "big killer" oncologici. Colpa dello stile di vita frenetico e stressante che porta le ragazze e le donne più giovani che vivono sotto la Madonnina a fumare un numero eccessivo di sigarette. È il nuovo dato allarmante emerso nella conferenza "Donne, fumo e tumore al polmone" promosso da Onda, l´Osservatorio nazionale sulla salute della donna, in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi, l´Istituto Europeo di Oncologia, l´Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori e la Lilt, la Lega italiana per la lotta contro i tumori. Nel capoluogo lombardo il tasso di donne fumatrici raggiunge il livello record di 19,2% contro la media del 17,6% del resto d´Italia. E se negli anni Settanta in Italia morivano 2.300 donne all´anno di tumore al polmone oggi ne muoiono 6.200. Un trend in continuo aumento.
«Il problema allarmante è che il fumo è in grande crescita proprio nella popolazione femminile, che è quella con maggiore predisposizione genetica verso il tumore al polmone - spiega Gianni Ravasi, presidente della Lilt milanese - . Esiste poi un modo tutto femminile di fumare che fa preferire le sigarette leggere, nell´illusione facciano meno male. Ma le sigarette leggere sono, paradossalmente, proprio le più pericolose, perché vengono aspirate con forza nei polmoni. Meglio, piuttosto, i più maschili sigari toscani, che non vengono aspirati».
Perché a Milano le donne fumano di più? Per capirlo secondo Ilaria Malvezzi, direttore della Lilt, bisognerebbe indagare nella psicologia femminile, soprattutto quella delle ragazze più giovani: «Non si tratta solo di uno scimmiottamento dei comportamenti maschili, né degli effetti inevitabili dell´emancipazione culturale che porta ad avere comportamenti simili tra maschi e femmine. Sembra esserci qualcosa di più. Qualcosa che ha a che fare proprio col carattere femminile. Facciamo molta più fatica a far smettere di fumare le giovani donne piuttosto che i maschi. Mentre le famiglie sembrano sottovalutare troppo spesso i pericoli del fumo. Spaventate da altri rischi più grandi come la droga o gli incidenti stradali, lasciano correre qualche sigaretta. Con effetti devastanti sulla salute». Secondo Francesca Merzagora, presidente di Onda, la donna di oggi e la milanese in particolare, ha alle spalle un vissuto più complicato di quello dell´uomo, fatto di figli, casa e lavoro. «La sigaretta diventa così l´alleato migliore per vincere ansie e stress legati a questo triplo ruolo. Ma le donne fumatrici oltre a sviluppare più tumori hanno più difficoltà al concepimento e finiscono con andare in menopausa più precocemente».
Qualche buona notizia arriva, per fortuna, dalla ricerca oncologica più avanzata. «Negli ultimi anni - spiega Paolo Bidoli, nuovo direttore dell´Unità di Oncologia medica dell´ospedale San Gerardo di Monza - nuove terapie molecolari, i cosiddetti "farmaci intelligenti", quali gli inibitori delle tirosin-chinasi, stanno dando ottimi risultati. Sono i farmaci biologici, in grado di agire in modo selettivo contro precisi bersagli, il futuro della ricerca a cui guardiamo con maggiore fiducia».
Mentre uno dei più promettenti strumenti di prevenzione del tumore polmonare è rappresentato dalla Tac spirale a basso dosaggio nelle persone a rischio. «Una tecnica che consente di rilevare noduli polmonari di piccolissime dimensioni - spiega Giulia Veronesi, vice direttore del dipartimento di chirurgia toracica dell´Istituto Europeo di Oncologia. - Ci aspettiamo che la ricerca in questo ambito darà i suoi frutti in termini di riduzione della mortalità per tumore polmonare, in una prospettiva di uno o due decenni».


25 ottobre 2007 - espresso.repubblica.it

Ragazza aggredita a Milano

Violenza sessuale: ragazza aggredita in stazione metro Milano


(ANSA) - MILANO, 25 OTT - Una studentessa di 14 anni e' stata aggredita ieri a Milano, mentre aspettava la metro, da un uomo di 30 anni, messo in fuga da un anziano. Secondo il racconto della ragazza, l'incubo e' cominciato alle 7 alla fermata della Stazione Centrale: un uomo l'ha spinta contro una colonna, l'ha baciata e palpeggiata e si e' calato i pantaloni. Un anziano lo ha preso a ombrellate, dando alla giovane la possibilita' di scappare. La ragazza e' poi andata a scuola, dove ha denunciato il fatto.


25 ottobre 2007 - ansa.it

Individuati e denunciati quattro bulli

Giancarlo Oliani

Sono maggiorenni, tre le ragazze Ma l’indagine non è ancora chiusa


VOLTA MANTOVANA. Identificati e denunciati dai carabinieri quattro giovani, di cui tre ragazze, tutti maggiorenni, accusati di bullismo sulle linee dell’Apam dell’Alto Mantovano, in particolare di quella che collega il capoluogo a Volta. Dovranno rispondere di violenza privata. L’inchiesta lampo dell’Arma, dunque, ha dato i primi importanti risultati. Decine le testimonianze raccolte dai militari che hanno, alla fine, consentito di individuare i responsabili delle vessazioni. Ma, avvertono gli investigatori, l’indagine è tutt’altro che chiusa.
Nelle prossime ore potrebbero scattare altre denunce in quanto, ora che per merito di alcuni ragazzi è stato scoperchiato il vaso di Pandora, le segnalazioni cominciano a piovere un po’ dappertutto.
Anche per questo i controlli saranno estesi ad altri pullman della linea 7, sia all’andata che al ritorno. Questo per scongiurare il rischio che i bulli si trasferiscano su altre percorrenze. Sarebbero infatti una ventina gli studenti che fanno parte del branco e che potrebbero decidere di dividersi per non dare nell’occhio. Non ci sembra che le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi fossero quelle di un pentimento sincero. Marchiare il corpo con un pennarello indelebile, per punire chi non riesce a scrivere su un foglio «accettabili porcate» così com’è avvenuto fino a qualche giorno fa, è visto come uno scherzo non come una violenza. Questi ragazzi non immaginano le conseguenze psicologiche che possono provocare con i loro gesti. E poi, chi dà loro il diritto di prevaricare? Qualcuno deve mettere dei paletti ma nello stesso tempo dare a questi ragazzi la possibilità di comprendere gli errori, evitando - come dicono gli educatori - coercizioni troppo violente o imposizioni che non siano motivate.
Gli psichiatri mantovani, Giovanni Rossi ed Enrico Baraldi, consigliano interventi mirati con educatori che salgano sulle corriere per far dialogare bulli e vittime.
Fenomeni simili accadevano anche in passato, ma un tempo queste cose venivano sbrigati fra gli stessi ragazzi. «E’ giusto che i genitori sollevino le questioni e siano preoccupati per quanto succede - commenta lo psichiatra- ma poi la soluzione deve venire da un confronto fra gli stessi giovani. Sicuramente alla presenza di un educatore esperto in dinamiche di gruppo fra adolescenti. Penso ad un momento guidato che possa far dialogare e comprendere i giovani sul bus». Ora che la situazione è venuta a galla, tutte le istituzioni promettono di fare la loro parte: dall’Apam che manderà i suoi ispettori su tutte le linee, anche sulle corse per Goito e Cvriana, al Comune che farà scendere i campi gli assistenti sociali. Molti genitori sono caduti dalle nuvole. Non immaginavano nemmeno lontamente fenomeni di questo tipo. Anche questa consapevolezza ora andrà ad incidere, speriamo, in modo positivo.


25 ottobre 2007 - espresso.repubblica.it

Bestie di Satana, 20 anni per Volpe

Bestie di Satana, la Cassazione conferma: 20 anni per Volpe


La Cassazione ha confermato la condanna a 20 anni per Andrea Volpe, uno dei ragazzi delle cosiddette 'Bestie di Satana'. Le sezioni unite penali della Suprema Corte hanno infatti rigettato il ricorso presentato dal procuratore generale presso la Corte d'assise d'appello di Milano contro la sentenza emessa dai giudici di secondo grado il 16 giugno del 2006.

Gli 'ermellini' hanno confermato così anche la condanna a 12 anni e 8 mesi per Pietro Guerrieri. Entrambi gli imputati si erano visti ridurre in appello notevolmente le pene loro inflitte in primo grado, in cui, con rito abbreviato, Volpe era stato condannato a 30 anni e Guerrieri a 16.

Le sezioni unite erano state investite del caso dalla prima sezione penale, che aveva esaminato la questione nello scorso marzo: nel suo ricorso, il pg di Milano aveva contestato la determinazione finale della pena detentiva per Volpe, sostenendo che la Corte territoriale non avrebbe dovuto operare la riduzione per il rito abbreviato sulla pena (che complessivamente raggiungeva 54 anni e 4 mesi di reclusione per i diversi reati commessi dall'imputato, tra cui gli omicidi di Mariangela Pezzotta, Fabio Tollis e Chiara Marino e l'istigazione al suicidio di Andrea Bontade), già contenuta per effetto dell'articolo 78 del codice penale (con il quale si stabilisce che non si possono superare i 30 anni), ma avrebbe dovuto procedere, come già fatto dal giudice dell'udienza preliminare, prima dimunuendo di un terzo le pene dei gruppi di reati, ritenuti in continuazione, e poi procedere alla sommatoria delle pene e, infine, applicare il criterio moderatore dell'articolo 78.

Le sezioni unite penali, chiamate dunque a stabilire "se il contenimento della pena detentiva nel limite di 30 anni debba precedere ovvero seguire la riduzione del terzo comportata dal rito abbreviato", non hanno invece condiviso la tesi esposta dal pg e confermato la sentenza della Corte d'assise d'appello.


25 ottobre 2007 - rainews24.it

Basta guerre nel mondo!