Gli effetti dell’alcol sulla guida

Etilometro on line


Tutto quello che avresti voluto sapere sull'uso e abuso dell'alcol e sulle conseguenze alla guida


Un progetto del Comune di Modena finanziato dalla regione Emilia-Romagna

Che effetto hanno due bicchieri di vino o una birra media sulla guida?
Saperlo, prima di mettersi al volante, può servire a non finire dritti all’ospedale
Crash, la rubrica di Stradanove dedicata agli effetti dell’alcol sulla guida, offre strumenti semplici e interattivi per misurare la propria capacità di guida, per diventare più responsabili quando si è per strada.
Per questo c'è l'Etilometro di Stradanove, uno strumento di prevenzione per gli incidenti: segnalate cosa avete bevuto, l’etilometro vi dirà quanti grammi di alcol avete nel sangue e i relativi effetti che provoca al vostro organismo nel caso di guida.
Stradanove, inoltre, mette a disposizione un esperto che è disponibile ad ascoltare la voce di chi è passato per l’esperienza di un incidente, o di chi ha avuto pareti e amici feriti o deceduti in un incidente. Spesso, infatti, è importante parlare della propria esperienza per superare difficoltà di tipo psicologico che possono aver lasciato una traccia.


13/12/07 - ilmascalzone.it

E' deceduto Ike Turner

Pioniere del Rock and Roll


Il musicista Ike Turner è morto. Chitarrista, pianista, compositore e talent scout, si è spento nella sua casa in California all'età di 76 anni. La sua storia è indissolubilmente legata a quella di Tina Turner, cui diede il nome sposandola nel 1962.

Una relazione tumultuosa, segnata da mitiche collaborazioni ma anche da violenze coniugali.

Dopo il divorzio del 1978, Ike cede agli stupefacenti e all'alcol ma sarà di nuovo Tina ad aiutarlo a risollevarsi.

Nel 1991, mentre lui è in carcere per droga, sarà lei a rappresentarlo alla cerimonia che consacrerà l'ingresso di Ike nella Rock and Roll Hall of Fame

Uscito di prigione per Ike Turner inizia una nuova vita. Proprio quest'anno gli era stato attribuito il primo Grammy Award della sua carriera con l'album "Risin' with the Blues".


13/12/07 - euronews.net

Teenager americani, schiavi dei farmaci

Meno droghe, più antidolorifici e narcotici nella lista delle dipendenze dei giovani


Buona notizia: l’uso di droghe continua a calare fra gli adolescenti americani.
Cattiva notizia: la dipendenza dalla droga è stata semplicemente sostituita da quella dai farmaci.

Mette in luce una situazione ambivalente, lo studio condotto dall’Università del Michigan su 50mila ragazzi: a fronte di una sempre minor popolarità di marijuana e metanfetamine, l’uso di cocaina, antidolorifici e narcotici non accenna a diminuire.
L’anno scorso, almeno uno studente dell’ultimo anno delle superiori su 20 ha fatto uso di Oxycontin, un potente tranquillante, senza che fosse prescritto per ragioni mediche. Rimane costante anche la diffusione del Vicodin, un antidolorifico.

Gli adolescenti sanno perfettamente che le cosiddette “droghe da strada” sono estremamente dannose, tendono invece a sottovalutare la pericolosità dei farmaci: il fatto che provengano da un ambiente controllato e lecito, come l’industria farmaceutica, li fa sembrare meno minacciosi. Invece, ammonisce John Walters, direttore dell’Ufficio nazionale per le politiche di controllo sulle droghe, i medicinali “possono portare non solo alla dipendenza, ma addirittura alla morte, se assunti in grandi quantità”.
A rendere queste sostanze estremamente pericolose è anche la relativa facilità con cui è possibile procurarsele: per il 71% dei giovani le “fonti di approvvigionamento” sono gli studi medici di parenti e amici.

Il presidente Bush, cui il rapporto è stato presentato oggi, si dice comunque ottimista: i dati dimostrano che diversi progressi sono stati fatti verso l’obiettivo, stabilito nel 2002, di ridurre del 25% in cinque anni l’uso di droghe fra i giovani. Trend negativo anche sul fronte del fumo, mentre l’abuso di alcol rimane uno dei problemi più diffusi:
“C’è ancora molto da fare”, ammette Bush.


13/12/07 - lastampa.it

Divieto di vendita degli alcolici

Approvato l'aumento da 16 a 18 anni


E' passato in prima lettura al Senato l'articolo del disegno di legge che aumenta da 16 a 18 anni il divieto di somministrazione degli alcolici. Discoteche e locali, quindi, se il provvedimento sara' approvato anche alla Camera, non potranno servire bevande alcoliche ai ragazzi


Roma, 12 dicembre 2007 - Novità in arrivo con un articolo del disegno di legge approvato oggi in prima lettura al Senato: aumenta da 16 a 18 anni il divieto di somministrazione degli alcolici. Discoteche e locali, quindi, se il provvedimento sara' approvato anche alla Camera, non potranno servire bevande alcoliche ai ragazzi.

LA DENUNCIA

Sono troppi e troppo giovani i consumatori di bevande alcoliche in Italia. Nel nostro Paese sono circa 7 milioni gli italiani che consumano quantita' di alcol considerate a rischio e che eccedono le Linee guida per una sana alimentazione (1-2 bicchieri al giorno di una qualsiasi bevanda alcolica per le donne, 2-3 bicchieri per gli uomini).

L'eccesso di alcol, secondo l'Istituto Superiore di Sanita', riguarda anche i giovani: i dati parlano di circa 800.000 adolescenti al di sotto dei 16 anni che consumano alcolici prediligendo birra, aperitivi alcolici e superalcolici.

L'Italia ha in Europa anche il record dell'iniziazione all'uso di alcol: tra gli 11 ed i 12 anni, rispetto alla media europea che e' di 14 anni. Ed e' anche nella fasce piu' giovanili (14-17 anni e 18-24 anni) che si registrano gli unici incrementi nel numero di consumatori e consumatrici di bevande alcoliche fuori pasto.

Preoccupazione e necessita' di attenzione al fenomeno dell'accresciuto consumo di alcol tra i giovani e' stata sottolineata da tempo da medici ed esperti. Secondo i piu' recenti dati a disposizione del ministero della Salute piu' della meta' delle vittime degli incidenti stradali e' causata proprio dall'alcol e in particolare ogni anno, nel nostro Paese, perdono la vita sulle strade circa 200 giovani, per guida in stato di ebbrezza.

L'allarme riguarda anche il consumo incrociato di sostanze: dal 30 al 49% dei consumatori di fumo, cannabis, hashish, cocaina o eroina, fanno anche uso di alcol, spesso per attenuare o accentuare gli effetti introdotti dalle sostanze, ma aumentando il rischio per la salute. L'allarme e' stato lanciato recentemente dal responsabile del Centro di riferimento alcologico presso il Policlinico Umberto I, Mauro Ceccanti, secondo il quale la maggior parte dei consumatori e' ignara di come questo consumo incrociato amplifichi anche il rischio di eventi acuti come aritmie e fibrillazione atriale, con danni a lungo termine per la salute.

L'alcol viene, dunque, usato insieme ad altre sostanze per attenuare l'effetto di queste ultime, oppure per rinforzarlo. Per esempio, molti consumatori di cocaina lo usano contro gli effetti allucinogeni che la droga puo' causare, in sostanza lo usano come tranquillante.


13/12/07 - qn.quotidiano.net

Cane sotto un tram, salvato dai passanti

SENZA GUINZAGLIO - Il traffico è rimasto bloccato finché il cane non è stato liberato. Secondo l'Aidaa, il proprietario era ubriaco e teneva l'animale senza guinzaglio.

«Siamo felici - afferma Lorenzo Croce, presidente dell'associazione - per l'animale che è uscito indenne da questa atroce esperienza, ma ci chiediamo come mai lo stesso non sia stato sottoposto a sequestro da parte delle autorità ed invece restituito al suo proprietario, probabilmente senza fissa dimora, con il rischio evidente che possa essere ancora messo in pericolo di vita».


12 dicembre 2007 - corriere.it

Per i fumatori rischio doppio di diabete

I fumatori hanno una probabilità quasi doppia rispetto ai non fumatori di sviluppare il diabete di tipo 2: la rivelazione-shock arriva da uno studio pubblicato dal Journal of American Medical Association. I ricercatori svizzeri dell’Università di Losanna hanno analizzato i risultati di ben 25 studi clinici sul diabete 2 riguardanti il numero impressionante di 1.200.000 pazienti e scoperto che per i fumatori il rischio di sviluppare diabete è molto più elevato del normale: nel caso di chi fuma più di 20 sigarette al giorno, il rischio è addirittura del 61 per cento in più.

Cosa c’entra il fumo con il diabete? Secondo i ricercatori il fumo di tabacco influisce pesantemente sullo sviluppo della cosiddetta ‘insulinoresistenza’, un fenomeno che è una sorta di ‘sordità progressiva’ dell’organismo all’insulina, e quindi porta a un aumento del glucosio nel sangue.

Spiega Carole Willi, leader del team di ricercatori svizzeri: “A livello di salute pubblica, si tratta di risultati molto importanti, perché l’incidenza del diabete 2 nella popolazione mondiale sta crescendo drammaticamente. Stare alla larga dal diabete è un altro buon motivo – fra i tanti – per smettere di fumare”.

Fonte: Willi C, Bodenmann P, Ghali WA, Faris PD, Cornuz J. Active Smoking and the Risk of Type 2 Diabetes. A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA 2007; 298(22): 2654-2664.

david frati - 12 dicembre 2007 - it.notizie.yahoo.com

La generosità è una questione genetica

ROMA - Avari come Paperon dè Paperoni si nasce o si diventa? Sarà stata forse questa la domanda che si è posta un’équipe di ricercatori coordinata dal dottore Ariel Knafo del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Gerusalemme. Gli studiosi hanno, infatti, intervistato un campione di oltre duecento persone per stabilire se l'inclinazione alla generosità sia geneticamente programmata.

Direttamente online i medici hanno richiesto di fare una scelta tra donare e non donare denaro ed hanno scoperto che quelli che sceglievano di dar via parte o tutto il loro denaro differivano geneticamente da quelli che decidevano di tenerlo. Ogni giocatore poteva decidere di tenere l’equivalente dei dodici dollari che gli erano stati assegnati, o di darli tutti o in parte ad un altro giocatore anonimo. I partecipanti dovevano anche fornire campioni del DNA che venivano analizzati e confrontati con le loro reazioni.

È risultato che quelli che avevano certe varianti di un gene chiamato AVPR1a donavano mediamente quasi il 50% in più di quelli che non avevano quella variante. I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati dalla rivista Genes, Brain and Behavior. Secondo gli scienziati, i risultati della ricerca potrebbero aiutare i biologi a capire la storia evolutiva dell’altruismo che può aver assunto un ruolo durante l’evoluzione umana per promuovere l’aggregazione sociale.


12 dicembre 2007 - diregiovani.it

«Donne nell'apartheid familiare»

Un appello disperato contro il dilagare dell'Aids in Sudafrica, un urlo contro lo stupro rituale, quello che gli uomini di colore compiono perfino su bambini piccolissimi nella folle convinzione di cacciare la malattia.
"No test, no sex" è lo slogan delle cinque amiche dell'autrice protagoniste di Questo è il mio corpo!, da poco giunto in libreria, (Gorée edizioni, pp. 320, euro 17) di Sindiwe Magona, la scrittrice sudafricana che partendo dal ghetto di Guguletu è riuscita con sacrificio e determinazione a laurearsi per corrispondenza allevando tre figli da single e sgobbando come donna delle pulizie.
64 anni, nel '76 chiamata a Bruxelles al Tribunale internazionale per i crimini contro le donne, poi all'Onu, un master negli Usa in Scienza delle organizzazioni sociali, infine il ritorno a Cape Town, sabato scorso a Otranto la piccola e rocciosa Sindiwe ha ricevuto il premio internazionale Grinzane Terra d'Otranto.
L'autrice, rivelatasi con un libro emozionante, Da madre a madre, sull'omicidio di una studentessa americana a Soweto, punta ora il dito sulla tragica emergenza Aids, che rovescia le intenzioni di Mandela. Già dal 1994 il leader della liberazione e dell'uguaglianza aveva lanciato l'Sos, chiedendo al mondo ricco e alla sua gente di rovesciare una tendenza che poteva rivelarsi letale per il progresso e la dignità. E invece?
Il Sudafrica è la nazione con il più alto tasso mondiale di sieropositivi: oltre 5 milioni, di cui 240 mila sotto i 15 anni, su 45 milioni di abitanti contro i 2.100.000 registrati negli Usa e in Europa. Nel 2005 il 17% della popolazione femminile risultava contagiata contro il 4% di quella maschile. Seicento morti al giorno per Aids. Più del 30% delle donne gravide sono infette.
I personaggi femminili di Sindiwe Magona sono chiusi nella morsa di un apartheid reale. È l'apartheid dei diritti che colpisce indifferentemente vecchie, giovani, colte, analfabete, sposate, single, metropolitane, contadine, povere, benestanti, professioniste, casalinghe, domestiche. Coprotagonista delle sue storie è Cuguletu, una delle sei township nella periferia di Capetown, dove più alto è il tasso di criminalità.

Magona, il suo libro esce in Italia prima che in Sudafrica. Come reagiranno nel suo Paese?
«Avevo paura a scrivere, ma ero triste e arrabbiata quanto basta per farlo. Per le donne vivere in Sudafrica oggi è peggio che stare in zone di guerra, ma quando la guerra è dentro la tua casa dove non sei sulle difensive, il tuo dio cade. Cerchi amore e protezione, trovi violenza e abusi. E in casa non ti aspetti che la famiglia, l'amico, il marito, il compagno, l'amante o il vicino ti uccida».

Com'è cambiato il Sudafrica dopo la fine della segregazione razziale?
«Posso andare in giro sicura che la polizia non mi fermi per chiedermi il pass, quindi c'è maggiore libertà di movimento. Non c'è più parte della popolazione reclusa nel luogo dove è nata. C'è libertà e speranza, ma non quanta ne avevamo nel '94. E c'è delusione perché il cambiamento in gran parte è rimasto sulla carta senza vera trasformazione sociale. E invece è proprio di questo che c'è bisogno e che forse sarà la rivoluzione prossima. Ci siamo disfatti dell'apartheid, ma i dislivelli con i bianchi anche nella scuola rimangono alti. Questo ha in buona parte ucciso la speranza».

E il flagello dell'Aids rimane lontanissimo da una soluzione accettabile.
«L'Aids è un terribile problema ed esiste ancora la superstizione che avere rapporti sessuali con un bambino maschio o femmina vergine liberi dal male. Addirittura sono state fatte violenze perfino su neonati di quattro mesi. Ma c'è pure la verginità di ritorno, quella che assurde credenze attribuiscono alle donne anziane da tempo inattive sessualmente. E' orribile, anche le nonne sono vittime della violenza da parte dei propri nipoti. E naturalmente la maggioranza degli stupri avviene dentro le famiglie».

Come risponde la politica?
«Sulla carta abbiamo buone leggi, ma la polizia non vigila come dovrebbe e in tribunale le vittime dello stupro diventano colpevoli come se la donna stessa lo avesse cercato. Il giudice vuol sapere da lei quali siano le sue abitudini sessuali fino al paradosso di rilasciare i colpevoli. L'azione politica contro questo crimine che è diventato una pandemia è assolutamente ridicola».

Per questo affida a cinque voci femminili il messaggio di indipendenza e di liberazione di questo suo libro intestato alla dignità del corpo?
«Proprio così anche se ho scritto cose che succedono realmente alle donne. Che non hanno il potere di negoziare il loro spazio sessuale all'interno della coppia. E come risultato della loro fedeltà muoiono di Aids. E' orribile leggere sui giornali di una donna che giustifica che il suo uomo stupri la figlia con il fatto che ha dato loro cibo e casa.
Così com'è difficile oggi trovare un uomo che non abbia bambini fuori dal matrimonio».

Cosa ha prodotto una degenerazione del genere scambiata per libertà sessuale?
«E' come se le donne avessero accettato di essere considerate spazzatura. Quando ero bambina la maggior parte dei padri non avevano figli al di fuori del matrimonio; oggi è la norma anche a causa della legge sui migranti che fa sì che per undici mesi l'anno l'uomo lavori lontano da casa sicché ha una moglie in città e le altre altrove, figli in città e figli altrove che non si incontreranno mai e in gran parte cresceranno senza padre andando ad ingrossare le file della criminalità».

Con una bella immagine, lei dice: sono troppo vecchia ormai per fare figli e così faccio libri. Ma poi chi li legge?
«Alcuni miei libri sono letti a scuola. Ma la maggior parte delle persone di colore non legge affatto. Spero che Questo è il mio corpo! provochi una discussione con gli uomini di colore ma soprattutto che le donne comincino a parlare tra loro e capiscano che la vita è molto più importante dell'amore sessuale o che non ha nessuna importanza se a 25 anni una donna è considerata male perché non ha ancora figli».


di SERGIO BUONADONNA - 13/12/07 - liberta.it

Pedofilia su internet, tre arresti e 51 indagati

Perquisizioni in tutta Italia


Tre persone sono state arrestate a Roma, Vicenza e Modena nell'ambito di una vasta operazione internazionale di contrasto alla pedofilia su internet condotta dalla polizia postale delle comunicazioni di Catania.

La procura distrettuale etnea nell'ambito dell'inchiesta denominata "Max 2" ha disposto numerose perquisizioni in tutta Italia nei confronti di 51 indagati per detenzione di materiale pedopornografico acquisito via internet. Migliaia i soggetti identificati all'estero sotto il coordinamento del servizio centrale di polizia delle comunicazioni di Roma e dell'Interpol che si sono avvalse della collaborazione della polizia tedesca.

Le citta' interessate dalle perquisizioni sono Ancona, Asti, Bari, Bergamo, Bologna, Cagliari, Cuneo, Ferrara, Firenze, Foggia, Genova, Lecce, Livorno, Mantova, Massa Carrara, Milano, Modena, Napoli, Palermo, Parma, Perugia, Pordenone, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Sassari, Siena, Siracusa, Torino, Treviso, Trieste, Venezia, Verona e Vicenza.

Ritenuto rilevantissimo dagli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto di Catania Giuseppe Gennaro e dal sostituto Giancarlo Cascino il materiale informatico e i documenti fotografici e non sequestrati durante le perquisizioni.


13 dicembre 2007 - rainews24.it

TUMORI: Assistere malato costa 1.200 euro al mese

Per un familiare che assiste un malato di tumore, oltre al carico di stress, preoccupazione, amarezza, ci sono anche dei costi economici non indifferenti: fino a 1.200 euro al mese. E piu' di un familiare su tre impegnato nell'assistenza di un malato di tumore al Policlinico Umberto I di Roma ha avuto pesanti ripercussioni sulla propria vita lavorativa a seguito della malattia: il 22% lascia il lavoro, mentre il 13% e' costretto a mettersi in aspettativa. Da un punto di vista sociale sono quasi drammatici i problemi emersi da la ricerca "Costellazione paziente, famiglia e professionista sanitario" realizzata dalla Fondazione Istud, la piu' antica business school italiana, sulla situazione dei familiari che si occupano dei pazienti malati di tumore. Il 72% degli intervistati sostiene che la malattia del proprio familiare costituisce una perdita economica rilevante dovuta al mancato guadagno per la permanenza in Ospedale e va tenuto in considerazione che la patologia oncoematologica perdura negli anni. Di questo 72%, il 38% subisce delle perdite stimabili tra i 700 e i 1000 euro al mese, mentre un 25% lamenta delle perdite addirittura superiori ai 1200 euro mensili. La ricerca mette in evidenza l'opportunita', per alcuni pazienti, della soluzione domiciliare, fornendo il supporto necessario per tale scelta. Sotto questo profilo, il 48% dei pazienti intervistati sceglierebbe di rimanere in Ospedale, mentre il 52% prediligerebbe la casa come luogo per essere curato. I familiari, invece, preferiscono il ricovero nel 71% dei casi, il domicilio nel 23% e nel 6% trovano vantaggi in entrambi i sistemi di cura.


13/12/07 - repubblica.it

Basta guerre nel mondo!