Torino: violentata e rapinata, arrestati due romeni

Torino - Ennesimo caso di violenza sessuale. E' successo nella civilissima Torino dove, nella notte tra sabato e domenica scorsi, una ragazza è stata picchiata, rapinata ed infine violentata nel parco Stura. Gli aggressori, due romeni di 26 e 27 anni sono stati arrestati dalla polizia locale. Secondo le prime indagini sembrerebbe che la donna, una tossicodipendente di 37 anni, avrebbe accettato di prostituirsi con uno dei due romeni, come era solita fare per potersi pagare le dosi. L'uomo però si sarebbe rifiutato di pagare e l'avrebbe aggredita.


17/09/07 - barimia.info

Casalgrande: ritirate due patenti

Casalgrande: ritirate due patenti per abuso di alcol


Reggio Emilia -

Venerdì notte, nell’ambito dei consueti servizi di prevenzione, la Polizia Municipale ha ritirato 2 patenti sulla ex Statale in centro Casalgrande.


Il dato confortante è che sono state controllati molti veicoli, percentualmente circa il 20 - 25% di quelli in transito, e grazie alle nuove apparecchiature di accertamento preliminare (che possono dare immediato riscontro della presenza di alcol per la successiva sottoposizione all'etilometro) soltanto 5 dei fermati sono risultati positivi, mentre per 2 si è riscontrato il superamento del tasso alcolemico. Per uno di essi la situazione appare particolarmente grave, considerando che superava il tasso ammesso quasi di 5 volte.

In base alla nuova normativa il periodo di sospensione partirà da un minimo di un anno oltre alle conseguenze penali derivanti dalle decisione dell'autorità giudiziaria.Fermati anche autisti di mezzi pesanti i quali hanno superato tutti il test alcolemico.
Diversi autisti hanno invece ricevuto sanzioni per aver segnalato, agli utenti nella direzione contraria, la presenza del posto di controllo, con la consegna di un verbale e la perdita di un punto sulla patente di guida.


17/09/07 - bologna2000.com

Incidente dopo il «festino»

UNA festa che si trasforma in tragedia. Una storia di giovanissimi, come tante ne accadono dappertutto. E una notte passata a tirare tardi insieme agli amici, tra alcol e forse anche droga. È successo all'alba di sabato scorso, di ritorno da una festa dove qualcuno ha esagerato alzando il gomito noncurante dei pericoli sulle strade e dei controlli. Erano le 4.30 quando gli scooter di alcuni giovani sono finiti a terra, sull' asfalto lungo la Salaria, all'altezza di San Giovanni Reatino forse a causa dell'impatto con una automobile. Tre i feriti, di cui uno gravissimo. Si tratta di M. N. di 18 anni che è stato soccorso e trasferito d'urgenza in eliambulanza al Policlinoco Gemelli di Roma per un trauma grave. Le sue condizioni sono giudicate serissime e il giovane è in pericolo di vita. L'altro coetaneo rimasto ferito nell'incidente di sabato notte è L. P. di 17 anni trasportato in ospedale insieme all'altro giovane coinvolto M. C. di 24 anni. Sulla dinamica dell'incidente sta ora lavorando la Polizia stradale di Passo Corese, prima ad intervenire nel luogo dell'impatto. Per fare ulteriore chiarezza sulle cause dell'incidente sembrano siano stati effettuati anche alcuni esami tossicologici sui giovani. Test che, secondo qualche indiscrezione, avrebbero rivelato un uso oltre il consentito di alcol e perfino la presenza di sostanze stupefacenti. Una risposta amara che conferma come anche tra i giovanissimi della provincia sia ormai diffuso l'utilizzo di droghe e di alcol. In questi mesi estivi era stata proprio la Squadra Mobile di Rieti a chiudere il cerchio su un gruppo di giovani, alcuni addirittura minorenni, individuati dagli agenti dopo mesi di intercettazioni telefoniche e arrestati per spaccio di droga. Una rete di spacciatori che da Rieti si era ramificata anche nella vicina Umbria e nella Capitale.


di ALESSANDRA PASQUALOTTO - 17/09/07 - iltempo.it

Spritz, il 40% dei ragazzi ubriaco

Sinigaglia: dal prossimo week-end le multe e il ritiro della patente


«I baristi degli spritz puntano alla fidelizzazione della sbronza. Abbiamo in mano dati allarmanti, fra i gestori ci sono iniziative da brividi e fanno finta di nulla». Più che una polemica, quella del vicesindaco Claudio Sinigaglia è un’autentica dichiarazione di guerra.
Il «casus belli» è, ancora una volta, il beverone superalcolico servito dai bar lungo il Piovego. Dopo il resoconto della sesta (e ultima) giornata di prevenzione con l’etilometro, e di fronte a numeri preoccupanti, Sinigaglia se la prende contro iniziative «promozionali», del tipo «due spritz al prezzo di uno». «Perché fanno queste sparate? Questa è una vera e propria campagna pubblicitaria che incita ad alzare il gomito. Più di qualcuno offre spritz supercarichi a prezzi scontati. Ma perché lo fanno? Non è la promozione del supermercato che ti vende due televisori al prezzo di uno. Forse questi signori non ci pensano, che si tratta di bevande che danneggiano la salute e possono mettere sulla strada delle bombe umane».

Lo sfogo di Sinigaglia è la conseguenza dell’ennesima «strage» dell’alcol. Una strage che per ora è (fortunatamente) solo sulla carta, perché sabato scorso si è svolta la serata conclusiva della campagna estiva di prevenzione contro l’eccesso di alcol per chi si mette alla guida. In collaborazione con la Motorizzazione civile di Venezia e l’associazione che si è occupata del punto di ristoro chill-out, con crackers, biscotti, acqua e sdraio. Più che ristoro, insomma, uno smaltitoio a cui si sono rivolti diversi giovani con qualche milligrammo di alcol da eliminare prima di mettersi al volante.

«Dei 140 giovani che si sono sottoposti al controllo del tasso alcolico», riferisce Sinigaglia, «ben 61 hanno dimostrato un valore superiore al massimo consentito dal Codice della strada (ovvero 0,5 grammi di alcol per litro di sangue). E’ un dato pazzesco, che supera il 40% degli utenti dei Navigli. Loro sono le bombe alcoliche che poi girano per la città. E’ ora di darsi una regolata, anche perché con sabato finisce la fase della prevenzione e scatta quella della sanzione. Io mi auguro che non tutti quelli trovati fuori regola si siano messi alla guida. E che abbiano fatto tesoro dell’insegnamento».

Il futuro è tutto da disegnare, anche se qualche idea Sinigaglia ce l’ha già: «Abbiamo previsto l’acquisto di due etilometri per la prevenzione (costo: 800 euro l’uno, circa). Ma il punto è che a fine settembre lo spritz sul Piovego chiuderà, e torneranno tutti nelle piazze. Continueremo lì, ma sarà fondamentale la collaborazione con i baristi. Ci vuole un codice di comportamento, senza nascondersi dietro a scuse a cui siamo ormai in grado di replicare, numeri alla mano. Io, intanto, li invito a realizzare degli spritz a bassissimo contenuto alcolico, e a vendere quelli al 50%. Non possiamo prima insegnare a questi ragazzi a ragionare con la propria testa, e poi rimbambirli con botte alcoliche da 30 gradi. Poi, non scandalizziamoci se dei 1.249 giovani controllati nelle sei uscite che abbiamo fatto, 343 sono risultati ubriachi. E da sabato scattano le multe».


Cristina Chinello - 17/09/07 - espresso.repubblica.it

Alcol alla guida: circolare sul sequestro dei veicoli

Con una circolare inviata a tutte le Prefetture, la Polizia Stradale precisa i casi in cui si attua il sequestro dei veicoli ai conducenti in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti, così come sancisce il Decreto legge del 3 agosto che ha modificato il Codice della Strada. Il sequestro preventivo del veicolo non può infatti essere disposto in ogni caso di accertamento, ma "solo quando ricorrono i presupposti richiesti dall'articolo 321 del Codice di procedura penale per la sua applicazione" esso deve dunque essere considerato "una misura estrema". La circolare riporta alcuni esempi significativi: nel caso in cui "il veicolo possa essere consegnato ad altra persona idonea a condurlo, presente a bordo dello stesso ovvero prontamente reperibile, anche in relazione alle indicazioni fornite dal contravventore per rintracciarlo e alle prioritarie attività operative degli organi accertatori", non è necessario il sequestro del mezzo. Anche nei casi in cui "pur mancando una persona idonea, il trasgressore, a sue spese e con un rapporto contrattuale direttamente gestito dallo stesso, sia in grado di far intervenire un veicolo di soccorso o un altro mezzo idoneo al recupero e al trasporto del veicolo presso la propria residenza, nel luogo di abituale stazionamento ovvero in un altro luogo idoneo", non è possibile ricorrere al sequestro del veicolo. Diverso è il caso dei motocicli, per i quali invece continua a valere la norma che impone in ogni caso il sequestro del mezzo.


Per approfondire: www.interno.it - 17/09/07 - raiutile.rai.it

Bevuto troppo? Le Banque «SiCuraDiTe»

In alto i calici e facciamo un brindisi alla nuova gestione de «Le Banque» perché se lo merita davvero. Il celebre locale, nato all’interno di un palazzo ex sede di una banca in via G. Porrone 6 (www.lebanque.it), riapre la stagione non solo avendo rinnovato gli arredi interni, ma offrendo al suo pubblico un «servizio cortesia» attualmente unico nel suo genere. Le Banque «SiCuraDiTe» è infatti la nuova lodevole iniziativa che Claudio Rizzelli, il nuovo gestore del locale, ha voluto fortemente per salvaguardare l’incolumità dei suoi clienti che hanno alzato il gomito. Se a fine serata si risulta essere un po' troppo alticci è possibile farsi riaccompagnare a casa o in albergo con un'auto messa a diposizione da Le Banque. Un'ottima idea sostenuta anche dalle istituzioni, e in particolare dagli assessori Terzi e De Albertis, rispettivamente a capo dello Sport e tempo libero e della Salute, che hanno espresso un'opinione entusiasta e favorevole nei confronti di un intervento degli imprenditori nella più ampia campagna di sensibilizzazione contro l'abuso dell'alcol e le tristemente note stragi del sabato sera.


17/09/07 - corriere.it - [continua la parte più pubblicitaria del locale]

Varese, blitz contro i neonazisti

47 perquisizioni in tutta Italia


VARESE - Blitz contro i movimenti neonazisti: 47 perquisizioni a Varese e in altre città d'Italia. Nel mirino della Digos il Partito nazionalsocialista dei lavoratori, di ispirazione hitleriana. "Reclutava persone - spiega Fabio Mondora, funzionario della Digos di Varese - che propagandassero la discriminazione razziale, etnica e religiosa".

I movimenti neonazisti fondatori del Mnsl avevano presentato proprie liste di candidati in occasione delle consultazioni elettorali del 2006 e 2007 in alcuni comuni delle province di Varese, Como, Lecco e Milano.

Fondato nel 2002 da Pier Luigi Pagliughi, 45 anni, un albergatore di Castano Primo, nel Milanese, nel 2006 il movimento nazionalsocialista portò un proprio rappresentante nel consiglio del piccolo comune di Belgirate: Osvaldo Carmellino, anch'egli ristoratore, fu eletto con soli 23 voti e l'improvvisa e inaspettata defezione di una lista civica. "Cinque anni fa - disse allora il neoconsigliere - eravamo in quindici; oggi siamo 200".

Al sito Varese news, il coordinatore del movimento, Pierluigi Pagliughi, un anno fa dichiarò: "Siamo una formazione politica indipendente, ispirata al partito nazionalsocialista: prendiamo spunti dagli ideali dei partiti che, in diversi Stati, hanno accolto le istanze nazionaliste e socialiste portate alla massima espressione dalla Germania di Hitler".

Nelle perquisizioni di oggi in Lombardia e nelle altre regioni, sono impiegati uomini della Questura di Varese, coadiuvata dalla Digos di Milano, Roma, Rieti, Novara, Vercelli e Piacenza, con l'ausilio del Reparto Prevenzione Crimine Lombardia. In tutto oltre 150 agenti.


17/09/07 - repubblica.it

Morte in corsia

FROSINONE — Trovano un proprio congiunto morto sul pavimento della stanza del reparto di chirurgia dove era ricoverato e presentano denuncia. Torna nell’occhio del ciclone l’ospedale «Umberto I» di Frosinone. A riportare agli onori delle cronache il nosocomio del capoluogo non sono, questa volta, le beghe amministrative legate al riconoscimento o meno di un Dea di II livello, bensì l’ennesimo presunto caso di malasanità. Un episodio che ha visto come vittima un settantenne ceccanese, L.R., sulla cui morte è stata chiamata a fare luce la Procura della Repubblica di Frosinone a seguito di una denuncia formale, presentata dai familiari della vittima presso il posto di polizia ubicato all’interno dell’ospedale frusinate. Adesso sarà l’autopsia, in programma forse domani, a chiarire ogni dubbio che è sorto sulla vicenda.


17/09/07 - iltempo.it

Nei bar aretini, «tolleranza zero» contro l'abuso di alcol

A breve saranno affissi in bar e ristoranti cartelli per ricordare il divieto di somministrare alcolici a minorenni


AREZZO - Il presidente provinciale dei pubblici esercizi di Confcommercio Mearini: "i nostri locali sono luoghi di svago e i nostri clienti valgono più di un bicchiere d'alcol in più venduto una sera". A breve saranno affissi in bar e ristoranti cartelli per ricordare il divieto di somministrare alcolici a minorenni e persone in evidente stato di ebbrezza.

Un cliente vale più molto più di un bicchiere di alcol. È questo il motto con cui i pubblici esercizi aretini aderiscono alla campagna contro l'abuso di alcolici "Tolleranza zero", promossa a livello nazionale da Ministero della Salute , Ministero dell'Interno e da FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) Confcommercio.

"I nostri locali sono e vogliono rimanere luoghi dello svago e del divertimento, dove la gente ha diritto di stare in piena sicurezza" dice Lucio Mearini, presidente provinciale della FIPE Confcommercio "non abbiamo nessun interesse a servire alcolici ai minori o tanto meno a chi ne fa abuso. Sarebbe un danno sociale per i nostri clienti, ma anche un danno economico e di immagine per il nostro locale, che potrebbe farsi una cattiva fama ed essere additato come poco raccomandabile dai consumatori". Insomma, per un bicchiere di alcol in più venduto una sera si metterebbero a rischio le consumazioni di tutti gli altri giorni.

"L'impegno degli esercenti è fondamentale. Siamo a contatto diretto con la gente, ne raccogliamo sfoghi e stati d'animo; in più, siamo in grado di percepire gli umori del quartiere o del paese dove lavoriamo" sottolinea Mearini. "Per questo possiamo essere portatori di dialogo, cultura e società, impegnandoci a sensibilizzare i nostri clienti sul problema dell'acolismo, che oggi sta mietendo vittime in molte fasce della popolazione, a partire dai più giovani".

A breve, gli esercizi associati alla FIPE esporranno in posizioni ben visibili cartelli o locandine per rammentare alla clientela il divieto di somministrazione di alcol a minori di sedici anni e a persone in evidente stato di ebbrezza. "Esattamente come è accaduto per il divieto di fumo, si tratta di un modo semplice ma efficace per ricordare di rispettare la legge", dice il presidente dei baristi aretini "a cui seguiranno una serie di iniziative per far passare il messaggio in maniera più coinvolgente, soprattutto ai più giovani".


04.09.07 - arezzoweb.it

Morire a 16 anni per pagarsi gli studi

Cina. Molte scuole hanno scarso aiuto pubblico e sfruttano il lavoro minorile convincendo gli studenti a “stage” di lavoro estivo anche in fabbriche malsane con orari e condizioni peggiori degli adulti per misere paghe, incassate dalle scuole per pagare le rette e sopravvivere. La storia di uno studente, morto per il duro lavoro e l’incuria dei responsabili.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il 24 giugno 2007 Liang Xiaowen, studente di 16 anni del Maoming (Guangdong), ha iniziato uno stage lavorativo estivo, procurato dalla sua scuola, per pagare le tasse scolastiche. E’ morto un mese dopo per encefalite virale, privo di cure e assistenza e debilitato per le 11 ore di lavoro al giorno in fabbrica. La sua vicenda è emblematica di come le stesse scuole, scarsamente sostenute dallo Stato, sfruttano il lavoro minorile per sopravvivere.


Il China Labour Bullettin, prestigioso sito internet cinese che lotta per i diritti dei lavoratori, racconta che il padre di Xiaowen è molto malato e soffre da tempo di paralisi, la madre guadagna 200 yuan al mese (circa 24 dollari) per sostenere la famiglia. Così ha accettato la proposta della sua scuola, il Collegio di ingegneria elettrica della Cina meridionale, per un apprendistato estivo nella fabbrica Pusheng Plastics di Dongguan per 900 yuan mensili, per pagare le tasse scolastiche e portare qualcosa in famiglia.


Insieme a 30 compagni, ha pagato 165 yuan per viaggio e “spese amministrative”. Ma in fabbrica sono stati messi a lavorare 11 ore al giorno senza riposo festivo. Molti si ammalano con mal di gola, influenza, febbre. Xiaowen per 3 giorni ha la febbre alta, poi perde conoscenza e ha le convulsioni. Portato infine all’ospedale gli hanno diagnosticato un’encefalite virale. E’ morto il 27 luglio.


La fabbrica dice che la scuola doveva curare gli studenti e che c’è stata un’ondata di influenza che non dipende dal lavoro. Il Collegio, che quest’estate ha organizzato “stage estivi” per 300 studenti nelle fabbriche di Dongguan e Shenzhen, parla di “un disgraziato incidente”.


Lo Stato spesso non dà fondi alle scuole, specie quelle rurali, e molti scolari non riescono a pagare le rette. Così molte scuole, per sopravvivere, organizzano “programmi” di “lavoro estivo” (shuqigong) o “lavoro per studio” (qingong jianxue). Accanto a veri apprendistati, ci sono studenti sfruttati, che lavorano in fabbriche malsane con orari e condizioni peggiori degli adulti per misere paghe, spesso trattenute dalla scuola per pagarsi la retta. Spesso nessuno si occupa degli studenti, perché fabbrica e scuola si rimpallano la responsabilità.


“Liang Xiaowen è morto – conclude il Clb – non solo per l’encefalite, ma perché 11 ore di lavoro quotidiano lo hanno debilitato e nessuno si è preoccupato di curarlo bene quando si è ammalato”.


17/09/07 - asianews.it

Cattive abitudini

Le donne con familiarità di malattie cardiovascolari sono le più restie a cambiare gli stili di vita che le espongono al rischio


Le donne sarebbero meno disposte degli uomini a cambiare quegli stili di vita che le espongono al rischio cardiovascolare. Non solo, tra tutte le donne, quelle con familiarità di malattie cardiache sarebbero ancora più restie a smettere di fumare, a eliminare cibi grassi dalla dieta e a svolgere una regolare attività fisica. A sottolineare la correlazione in uno studio pubblicato sull’American Heart Journal di Settembre, sono i ricercatori del Southwestern Medical Center dell’Università del Texas (Usa), che hanno analizzato i dati di più di 2.400 persone tra i trenta e i cinquanta anni, raccolti nell'ambito del Dallas Heart Study.


Precedenti studi avevano già dimostrato che le persone con precedenti di malattie cardiovascolari in famiglia sono maggiormente colpiti da disturbi cardiaci (come la formazione di depositi di grasso e calcio nelle arterie) in giovane età. I risultati di questa nuova ricerca mettono in evidenza però che la percentuale di fumatrici è molto più alta tra le donne con familiarità di patologie cardiache che non tra quelle senza (il 40 per cento contro il 25). Le prime hanno anche, in media, un indice di massa corporea più elevato rispetto alle seconde (il 51 per cento contro il 44 per cento) e, in entrambi i casi, circa il 40 per cento non pratica alcun esercizio fisico. In un secondo momento, i risultati ottenuti per le donne sono stati messi a confronto con quelli ottenuti per gli uomini: anche per questi l’indice di massa corporea risulta più elevato in chi ha precedenti familiari, che però sono molto meno sedentari. Per quanto riguarda l'uso del tabacco, invece, solo il 37 per cento di chi è a rischio è fumatore, una percentuale appena più alta di chi non presenta familiarità. Secondo Amit Khera, che ha guidato la ricerca, è necessario cercare un modo efficace per sensibilizzare l’opinione pubblica femminile. (m. g.)


17/09/07 - galileonet.it

Una molecola a difesa della corteccia

Si chiama n-cofilina e la sua assenza causa disturbi come l'epilessia, la schizofrenia o la lissencefalia. A scoprire le sue proprietà un team italiano


Una molecola che potrebbe prevenire (o curare) problemi del sistema nervoso come l'epilessia, la schizofrenia o la lissencefalia (una malformazione caratterizzata da superficie cerebrale liscia che porta a ritardi mentali). La scoperta arriva dalla sede italiana dell'European Molecular Biology Laboratory (Embl). Dove un gruppo di ricercatori coordinati da Walter Witke ha compreso come l'assenza della n-cofilina, molecola coinvolta nella formazione della corteccia cerebrale, possa portare all'insorgenza di disturbi del sistema nervoso.


Per dimostrarlo gli studiosi hanno ingegnerizzato dei topi, privandoli della n-cofilina. In questo modo hanno potuto osservare come gli animali sviluppassero gli stessi difetti anatomici (cervello liscio) e i sintomi dei soggetti affetti da lissencefalia.


La molecola in questione svolge un ruolo determinante nella formazione della corteccia cerebrale. Gli strati di quest'ultima si generano durante lo sviluppo embrionale grazie al lavoro di cellule neuronali che “migrano” prima di trovare il posto giusto. La corretta organizzazione spaziale delle cellule è fondamentale per le funzioni della corteccia la cui architettura, se disturbata, può portare a ritardi mentali. L'assenza della n-cofilina comporta lo stop delle attività di rigenerazione della cellule che compongono la corteccia. Inoltre la molecola ha un ruolo importante anche nella definizione della forma e della stabilità dei neuroni.


Aver individuato le funzioni della n-cofilina, quindi, potrebbe portare, sostengono i ricercatori, allo sviluppo di terapie in grado di interagire con una corteccia cerebrale danneggiata nel tentativo di rimettere (almeno in parte) le cellule al posto giusto. (f.f.)


17/09/07 - galileonet.it

Rissa, arrestate sei persone

Ieri mattina, i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile hanno arrestato, a Ronciglione, sei persone di origine ecuadoregna, per rissa aggravata.


I sei dopo aver passato tutta la notte in diversi locali, sotto l'effetto dell'alcol si sono ritrovati in un parcheggio dove se le sono date di santa ragione.

Una pattuglia dei carabinieri è subito intervenuta ma cinque dei sei uomini continuavano a picchiarsi.


Mentre il sesto era seduto in terra con la testa che grondava sangue.


Solo dopo l'arrivo di rinforzi, i carabinieri sono riusciti a sedare la rissa e a portare i sei in caserma.


Nei locali della compagnia i carabinieri sono stati costretti a separare i sei ragazzi per evitare che riprendessero a picchiarsi.


Motivo della rissa è stato un banale litigio scaturito a causa dello stato di ubriachezza.


I sei arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati trattenuti nelle camere di sicurezza in attesa del processo per direttissima che si celebrerà oggi presso il tribunale di Viterbo.


17/09/07 - tusciaweb.it

L'assenzio di Marilyn Manson

Il cantante maledetto americano diventa promotore di un superalcolico da 66,6 gradi, distillato in Svizzera


KALLNACH (SVIZZERA) - Era la bevanda alcolica più amata dai poeti maledetti Rimbaud e Verlaine e vi trassero ispirazione celebri pittori come Henri de Toulouse-Lautrec e Amedeo Modigliani. Oggi l'assenzio, distillato ad alta gradazione alcolica all'aroma di anice, conosciuto dagli appassionato anche con l'epiteto di «fata verde», per il suo colorito e per le presunte qualità allucinogene, ha trovato un nuovo, celebre, promotore: Marilyn Manson. Il cantante «maledetto» americano ha deciso di produrla e di metterla sul mercato col nome di «Mansinthe».

BEVANDA - La nuova bevanda sarà distillata in Svizzera, nel piccolo villaggio di Kallnach e il lavoro sarà affidato alla famiglia Matter-Luginbuehl, che da anni commercia in liquori e superalcolici. Già da un mese Mansinthe è in vendita e, secondo i primi dati, ha riscosso un discreto successo: «I lavori sono cominciati all'inizio di agosto» fa sapere Oliver Matter, direttore della distilleria. «In un solo mese abbiamo prodotto 6mila bottiglie di assenzio».

VENDITA - Mansinthe, che per adesso è smerciata per lo più in Svizzera, costa 49 franchi a bottiglia (circa 30 euro) e ha un tasso alcolico del 66,6%. Tuttavia parte della produzione è stata esportata già nel Regno Unito, in Francia, in Germania, in Grecia e anche in Italia. Mancano all'appello gli Stati Uniti: ciò è dovuto al fatto che l'assenzio lì è considerato un allucinogeno e , come tale, proibito.

«SAPORE FRESCO» - Oliver Matter sostiene che Mansinthe è il «classico assenzio con un gusto fresco» ed è prodotto con diverse erbe e con semi di anice verde, ma non contiene né zucchero né coloranti. Il cantante Manson, da quando è partita la produzione, non ha ancora visitato la distilleria, ma si è fatto spedire diversi campioni che contenevano differenti miscele di assenzio. Dopo alcuni giorni di riflessione, ha deciso quale miscela doveva essere prodotta con il suo nome. Già in passato Manson aveva dichiarato di essere un fan di questa bevanda ad alto contenuto alcolico. All'inizio del 2007 in un'intervista al magazine musicale Rolling Stone aveva confessato di aver gustato per la prima volta la miscela grazie all'attore Johnny Depp nel lontano 1999 e di essersene subito innamorato: «Siamo pronti per l'arrivo dell'apocalisse» ha affermato successivamente con quel linguaggio messianico che lo ha reso famoso. «Fino ad allora, non bevo certo alcol normale, io bevo assenzio».

Francesco Tortora - 16 settembre 2007 - corriere.it

Preso con la droga durante la Notte Bianca

Preso con la droga durante la Notte Bianca, arrestato ventenne


Quando ha capito che stava per essere scoperto, ha cercato di nascondere la droga che aveva addosso in un posto dove sperava che i carabinieri non osassero andarla a cercare.


Un posto "scomodo" e molto intimo: l'ano. Così ha preso i cinque bussolotti che aveva in tasca, ha cercato riparo in un portone e ha effettuato l'operazione di... occultamento. In totale un grammo di droga tra eroina, cocaina e crack. Ma i carabinieri non si sono fatti ingannare. Lo hanno fermato ed arrestato. Così è finita in anticipo la Notte bianca di un ventenne di Campobasso, C.M., che è finito in carcere. Il giovane è finito nella rete dei controlli predisposta dal comando provinciale dei carabinieri di Campobasso durante la Notte bianca che ha richiamato nel capoluogo regionale nella notte tra sabato e domenica oltre cinquantamila persone. E proprio in mezzo alla folla i militari hanno fermato il giovane che ha cercato di mostrare indifferenza. I carabinieri si sono insospettiti quando hanno trovato un kit di microclismi di glicerina, utilizzati per facilitare l'espulsione dei contenitori. Perciò lo hanno condotto in caserma e con calma si è proceduto a recuperare i contenitori di droga. Quindi è scattato l'arresto e il ragazzo è finito nel carcere di via Cavour. Dove, comunque, i suoni e i rumori della Notte bianca si sentivano nitidamente...


17/09/07 - altromolise.it

Omosessualità e pedofilia nel film di Giordano

Omosessualità e pedofilia protagoniste nel film di Renato Giordano applaudito


Benevento


- Il primo film di Renato Giordano “Senza amore” è stato accolto dal “tutto esaurito” dal pubblico chiamato ad assistervi, su invito, al Cinema San Marco. E si è concluso con applausi a scena aperta avviati prima che l’ultima immagine sullo schermo svanisse e poi protrattisi per tutti i lunghi titoli di coda.
E’ stato anche un evento mondano, nonché politico, vista la massiccia presenza di esponenti dell’Udeur, impegnati nelle istituzioni, alcuni dei quali chiamati, dallo stesso Giordano, a prendere la parola prima della proiezione: il ministro Clemente Mastella, il vicepresidente della Provincia Pasquale Grimaldi, il sindaco del capoluogo sannita Fausto Pepe.
A completare, al termine del film è salita sul palco per complimentarsi anche il presidente del Consiglio Regionale della Campania Sandra Lonardo Mastella (Udeur).



I politici

Con più di mezz’ora di ritardo, c’è stato l’avvio della serata col saluto al folto uditorio di Giordano che ha chiesto, “soprattutto agli amici”, di essere cattivi nei giudizi sulla sua opera.
Mastella ha poi detto che non si tratta di “un film dalla trama labirintica, ma di grande difficoltà”, poi dichiarando l’amicizia che lo lega a Giordano (che è il direttore artistico della kermesse “Quattro Notti e più di luna piena”, ideata da Sandra Lonardo, quando guidava l’associazione “Iside Nova” ora guidata dal figlio Elio Mastella). L’ha ringraziato per quello che ha saputo fare per “Quatrtro Notti…” e l’ha incoraggiato in questa nuova avventura. Il ministro ha poi aggiunto che l’opera di Giordano è stata già apprezzata al “Giffoni Film Festival” e che l’autore è un’ulteriore dimostrazione “di come un sannita, uno di noi, possa farcela, uno di questa Benevento che noi amiamo, anche se qualche volta non si fa riamare”.
Dopo le parole di augurio di Pepe, anche Grimaldi si è associato alle lodi beneaugurati, dichiarando che la Provincia è, con questo, il secondo film che promuove, dopo il Don Quijote di Mimmo Paladino.


La trama

Tornati in platea i politici, tutti applauditi, è iniziata la proiezione della pellicola.
Non essendo noi amici di Giordano, non abbiamo l’obbligo di essere cattivi come da lui richiesto. Diciamo subito che Mastella è stato preciso nel dire che la trama non era labirintica, al più, ha usato un eufemismo per sottolineare il suo essere invece didascalica, estremamente lineare. Ma ciò non è sufficiente per esprimere un giudizio negativo. Lo spettatore beneventano, infatti, in merito a “Senza amore” deve distinguere il testo dal contesto.
La storia narra di un’amara vicenda di pedofilia ai danni di un bambino di una decina d’anni, gravemente molestato e poi violentato da una sorta di guardia, con la complicità della madre che viveva in una forte indigenza economica e di degrado socio-culturale, con figli a carico, marito in carcere.
Aiutato a sopravvivere al mondo di violenza - perpetratagli anche nelle mura domestiche oltre che a scuola - dalla sua maestra di danza, alla cui scuola gratuitamente era stato accettato, il protagonista riesce, raggiunta la maggiore età, ad andare via dalla piccola città (Benevento, mostrata in vari scorci) alla volta di Roma.
Ma la sua vita è segnata dal trauma e, senza amore, comincia a concedersi negli ambienti gay, sperando in un colpo di fortuna che l’aiuti a sfondare nel mondo della danza o della tv. Ma è un altro omosessuale, interpretato dallo stesso Giordano, felicemente in coppia con un compagno che fa il pilota, a prendersene cura amorevolmente e senza secondi scopi.
Fino a salvarlo da un tentato suicidio e riportandolo a rincontrare la madre e il di lei affetto manchevole. E questa volta lei gli va finalmente incontro.


Il testo

La pellicola mostra di essere opera prima. Non poche sono le incertezze recitative degli attori non tutti professionisti e la narrazione non è particolarmente vivace o incline ai colpi di scena. Troppo ripetitive poi alcune soluzioni, come quella di riprendere la città dall’alto, ogniqualvolta si consuma l’atto pedofilo. Riprese che nemmeno rendono appieno o al meglio Benevento.
I dialoghi risentono più di ogni altra cosa dell’inesperienza, accavallando nella loro elementarità idiomi, cadenze, peraltro, non sempre coerenti. La colonna sonora verte soprattutto su una canzone omonima, “Senza Amore”, di Fiorellino non proprio destinata a rimanere tra quelle immortali.


Il contesto

Ma se tecnicamente Giordano come regista, soggettista e sceneggiatore ha ancora da imparare, molto più importante è quanto egli ha fatto sul piano sociale e culturale con questo suo film. Le tematiche scelte non erano affatto accattivanti, anzi, molto rischiose. Non solo la denuncia della pedofilia e del dramma, molto spesso, difficilmente rimediabile che essa ingenera nelle piccole vittime, tali anche da adulte. Ma soprattutto perché ha parlato dell’omosessualità, a Benevento, dove essa è ancora tabù. L’ha fatto mostrandola in tutti i suoi aspetti, ma anche in quello positivo che il senso comune di questa città di provincia proprio non accetta, non ammettendo, né giustificando l’attrazione per un partner dello stesso sesso.
Bene, nel film di Giordano ci sono gli omosessuali “cattivi” che vanno a fare solo sesso occasionale, ma anche quelli “buoni” con una relazione stabile e capaci di slanci affettivi sinceri e soprattutto provvidenziali.
Non negando, mentre aiutano il protagonista allo sbando, la sessualità, la propria di coppia e l’altrui più libera: “Puoi scoparti un’intera caserma di carabinieri e a me va bene, ma se lo fai con voglia; ma non se continui a farlo con chi capita, senza amore” dice Giacomo-Giordano a Luigi (cresciuto) che a Roma si sta buttando via, prostituendosi.
Fare un film su queste cose, a Benevento, ha un grosso valore innovativo e di messa in discussione di pregiudizi omofobi diffusissimi nella stragrande maggioranza dei beneventani. Così, come assumersi l’onere di mostrare il volto laido e violentemente subdolo della pedofilia, cosa che “i benpensanti” certo non avranno apprezzato, in questa città e, su questa materia, anche altrove.
Nel contesto beneventano, quindi, l’opera assume un significato di rottura e di denuncia che finisce per superare i limiti testuali e tecnici, rendendo il giudizio finale sul film sicuramente positivo.

C.P. - 17/09/07 - ilquaderno.it

La CSI che non vedi in TV

BIOLOGIA & DISTRAZIONE, LA CSI CHE NON VEDI IN TV


Sono ormai 20 anni che nei tribunali i risultati del test del DNA servono a stabilire l’innocenza o la colpevolezza di un imputato. Dopo gli esperimenti iniziali, il test ha assunto un’importanza fondamentale e si calcola che abbia aiutato la soluzione di circa 50.000 omicidi solo negli Stati Uniti. Ai tecnici incaricati di effettuare i prelievi viene fornito un kit contenente vetrini e buste da sigillare dove conservarli dopo il prelievo, un modulo dove i tecnici annoteranno le proprie osservazioni, un lenzuolo di carta dove poggiare il corpo della vittima - viva o morta che sia - durante le operazioni di prelievo, bacchette sterilizzate da riporre in buste da sigillare in modo che non vengano a contatto con altre sostanze, taglierino, buste di plastica dove riporre gli indumenti della vittima o altri reperti che potrebbero contenere le tracce organiche dell’autore di un reato. L’esame vero e proprio consiste nell’individuare eventuali residui spermatici, depositi di saliva, tracce di urina o di sangue che possano ricondurre al responsabile ma anche alla presenza di sostanze dopanti nel corpo della vittima. In mancanza di indiziati, i risultati verranno custoditi nei laboratori di medicina legale nella speranza che, per un motivo o per un altro, non scompaiano misteriosamente, cosa che avviene con impressionante frequenza negli Stati Uniti.

Inutile sottolineare che la sparizione di un test del DNA nei casi capitali mette a rischio la vita stessa di un imputato. Negli ultimi venti anni, oltre trenta condannati alla pena capitale sono riusciti a provare la propria innocenza quando avevano ormai perso ogni speranza proprio grazie alla possibilità di risalire al vero colpevole con l’aiuto delle tracce biologiche. Naturalmente, può anche accadere il contrario, ovvero che un imputato che si protesta innocente venga inchiodato alle proprie responsabilità dal DNA. Eppure, a quasi venti anni dall’ammissione del test nei tribunali, gli Stati Uniti non hanno ancora varato una legge che stabilisca regole precise in materia. I reperti biologici vengono trattati alla stregua di tutti gli altri, nonostante siano l’unica prova sicura per accertare verità.

In circa dieci stati americani, i laboratori di medicina forense sono una specie di bolgia infernale con scatoloni ammassati dovunque. I risultati dei test del DNA vengono spesso smarriti oppure gettati via trascorso un certo tempo. Per un paese dove la maggior parte della gente è convinta che sia meglio mandare in galera dieci innocenti piuttosto che far circolare liberamente un colpevole, ammesso che l’una cosa sia antitetica all’altra, si tratta di un particolare irrilevante. Per chi si ritroverà a vegetare in una prigione a causa della negligenza della legge le cose saranno molto più complicate. Almeno 141 persone tra quelle che si trovano attualmente dietro le sbarre negli Stati Uniti aspettano da anni che vengano ritrovati i risultati dei test del DNA che potrebbero scagionarle completamente dai reati loro attribuiti. Come da copione, in un buon 90% dei casi si tratta di afro americani condannati da una giuria composta da soli bianchi. La loro condizione solleva parecchie perplessità su un sistema di giustizia che, pur non possedendo ancora una regolamentazione sui test del DNA, continua a mettere sulle spalle degli imputati l’onere di dimostrare la propria innocenza.

Il destino di William Grimes è stato stabilito da un torsolo di mela. Grimes è accusato di essere introdotto in una casa e aver violentato una donna, oggi deceduta. Nella deposizione fatta alla polizia subito dopo la violenza, la donna, Carrie Elliot, dichiarò che prima di andarsene l’aggressore aveva mangiato una mela presa dal frigorifero gettandone poi il torsolo nel cortile. Gli investigatori trascurarono quel particolare senza pensare che era l’unica prova sicura a loro disposizione per risalire al colpevole. Oggi William Grimes ha sessanta anni e potrebbe uscire nel 2008 con la condizionale, ma ad una condizione: che si dichiari colpevole e che accetti di frequentare un programma di riabilitazione riservato agli autori di delitti a sfondo sessuale. “Preferisco finire la mia vita in carcere che confessare qualcosa che non ho fatto. Tutte le volte che penso a quel torsolo di mela mi viene un groppo in gola. Non so se ci sarà per me un domani e anche se ci fosse mi chiedo se quando arriverà ci sarà qualche differenza….”. Questa, nelle parole dello stesso Grimes, è la condizione di chi rimane vittima della negligenza degli investigatori.

Innocenti o colpevoli che siano, le 141 persone accertate i cui test del DNA sono stati gettati via o finiti chissà dove meritavano una giustizia migliore. Ad esempio, che fine ha fatto il bastone con cui venne uccisa Katherine Lynch sul quale si trovavano residui organici che avrebbero potuto scagionare Floyd Brown, rinchiuso da 14 anni in un manicomio criminale della Carolina del Nord? “Se non c’è più non c’è più, forse l’avrà smarrito il corriere, risponde con incredibile disinvoltura Tommy Allen, sceriffo della contea di Anson, dove 14 anni fa avvenne il delitto.

Brown, che ha un quoziente intellettivo pari a quello di un bambino di cinque anni, girava tutto il giorno nelle strade di Anson svolgendo lavoretti per sopravvivere. Non ha mai imparato a leggere e a scrivere e, prima di finire nel manicomio criminale dove si trova tuttora, viveva con la madre in una casa priva di servizi igienici. Attualmente è in cura psichiatrica, il che significa semplicemente che riceve certi medicinali senza un minimo di terapia e tutto questo mentre continua a vivere per ventidue ore al giorno in una vera e propria gabbia, sorvegliato da personale autoritario e insensibile.

La scomparsa di prove certe può risultare frustrante anche per i parenti delle vittime che non riusciranno mai a risalire alla verità. Charlotte Altmeier, Janette Bodden e Faye Waver non si sono mai incontrate ma ognuna di loro ha avuto una figlia uccisa. La polizia di New Orleans ha gettato via i reperti biologici raccolti sui corpi delle vittime ed rintracciare i responsabili sarà molto difficile.
Altrettanto frustrati sono i genitori di Peggy Hetrick, che da venti anni sperano di rintracciare il vero assassino della figlia convinti che si tratti di una persona diversa da Tim Masters, il quindicenne che la polizia arrestò all’epoca e che oggi, a 35 anni, si trova ancora nel penitenziario di Buena Vista dove sta scontando l’ergastolo. Convocato al comando di polizia dagli investigatori, Tim si ritrovò in un mondo sconosciuto dove le sue deboli proteste di innocenza non vennero neppure ascoltate. Molti poliziotti erano convinti che in realtà il ragazzo non avesse nulla a che vedere con l’uccisione di Peggy Hetrick, ma furono sopraffatti da colleghi zelanti e forcaioli. Le varie prove che avrebbero potuto scagionare Tim Masters, capelli, residui di pelle sotto le unghie delle vittima, rilievi di impronte digitali furono gettati via assieme alla vita di un ragazzo di 15 anni.


di Bianca Cerri - 17/09/07 - altrenotizie.org

Dura condanna per quattro direttori di giornali

Un anno di lavori forzati, 25mila lire egiziane (circa 2.500 euro) e 10mila lire egiziane (circa 1.300 euro) di cauzione. Durissima la condanna emessa da un tribunale del Cairo nei confronti di 4 direttori di giornali. Secondo la sentenza, Abdel-Halim Qandil (settimanale “Karama”), Ibrahim Issa (nella foto, quotidiano “El Dostur”), Adel Hammouda (settimanale “Al Fagr”) e Wael Al-Abrashi (quotidiano “Sawt al-Umma”) sono colpevoli di “aver nuociuto alla reputazione della Nazione, diffondendo consapevolmente notizie false e tendenziose”.

Avverso la sentenza, i 4 giornalisti egiziani hanno deciso di presentare ricorso. Intanto, Ibrahim Issa, direttore di “Al-Dostur”, quotidiano vicino ai Fratelli Musulmani, fra pochi giorni dovrà comparire di nuovo in tribunale, per aver dato risalto alle voci che, alla fine di agosto, davano insistentemente per morente, se non già addirittura cadavere, il presidente egiziano Hosni Mubarak. Voci, subito rimbalzate all’estero, che avevano poi costretto lo stesso Rais a comparire in pubblico e in TV per dimostrarne l’infondatezza. All’origine della condanna dei 4 giornalisti c’è la denuncia di Ibrahim Rabe’a Abdel-Rasul, un oscuro avvocato, membro dell’onnipotente Partito Nazional-Democratico.

L’accusa: aver diffamato, con una serie di articoli pubblicati fra luglio e settembre 2006, il presidente egiziano Mubarak, suo figlio Gamal (vice-segretario generale del Partito), il Primo Ministro Ahmed Nazif e il Ministro dell’Interno. In realtà, gli articoli si limitavano a tentare di far luce sulle oscure manovre (e gli intrighi all’interno del partito) per la successione di Hosni Mubarak, e per averne indicato proprio il suo rampollo Gamal (44 anni) come il più probabile erede alla presidenza.

Malgrado le recenti, timide aperture del regime nei confronti della stampa scritta (per la TV egiziana c’è ancora molto da attendere) quello della successione è tuttavia ancora uno dei tabù più inattaccabili: nessuno, per alcun motivo, ha il diritto di criticare il capo dello Stato e il suo “entourage” più stretto. Condannando quattro notissimi esponenti della stampa cosiddetta indipendente, il messaggio è apparso a tutti chiarissimo.

di Mark Innaro - 16/09/2007 - articolo21.info

Non sono di Maddie i capelli sull'auto dei genitori

Non appartengono a Maddie i capelli trovati sull'auto dei genitori


Non appartengono a Madeleine McCann, i frammenti di capelli recuperati nell'auto presa a noleggio dai suoi genitori. Lo rivela il Daily Mail, che cita fonti vicino agli uomini della scientifica che indagano sul caso. Gli esperti, ha scritto il quotidiano britannico nella sua edizione domenicale, sono arrivati alla conclusione che i capelli potrebbero essere quelli di un numero imprecisato di persone. Una scoperta che mette in serio dubbio le precedenti tesi. Prorpio ieri era emerso che in base alle indagini sui capelli della piccola era risultato che veniva sempre sedata. Sempre ieri veniva ritrattata la notizia diffusa dalla stampa che il cadavere della piccola fosse stato gettato in mare. Oggi invece si dice che potrebbe essere stata incenerita dagli stessi genitori, considerati orchi anche nel loro paese, perchè il 48% degli inglesi crede che potrebbero essere proprio loro i veri responsabili della morte - anche accidentale - di Maddie.

Ma a favore dei genitori della piccola Madeleine, si schiera Richard Branson, magnate del colosso britannico 'Virgin', che ha offerto 150mila euro a Gerry e Kate McCann. La notizia che Branson ha deciso di schierarsi dalla parte dei genitori, sempre piu' nell'occhio del ciclone sia in Portogallo che in madrepatria, e' riportata stamane dal 'Sunday Times'. Il ricco assegno di 100mila sterline (circa 150mila euro), nelle intenzioni del miliardario britannico servira' a sostenere le spese legali dei McCann, formalmente indagati per la "morte accidentale" della figlia, per la quale rischiano di essere portati alla sbarra dagli inquirenti portoghesi.


16/09/2007 - rainews24.it

Basta guerre nel mondo!