Russia: 40mila morti per alcol

Viceministro dell'Interno: 10mila vittime per droga


(ANSA) - MOSCA, 11 SET - Ogni anno in Russia muoiono circa 50 mila persone, di cui almeno 40 mila per alcolismo ed altre diecimila per droga. Il vice ministro dell'Interno, Cekalin, ha riferito alla Duma, il ramo basso del parlamento russo, che "il consumo pro capite di alcol in Russia supera del 100% il limite stabilito come critico dall'Oms". Inoltre, ha aggiunto, "il livello di alcolismo tra le donne e' raddoppiato in 30 anni. Scesa a 14 anni l'eta' media in cui i minorenni iniziano a bere".


11/09/07 - borsaitaliana.it

La Fiom boccia il Welfare

Il sindacato dei metalmeccanici dice no all’accordo su pensioni e lavoro siglato a luglio da governo e sindacai


La Fiom boccia il Welfare - Il comitato centrale della Fiom ha bocciato con 125 voti su 159 l’accordo sul Welfare siglato il 23 luglio scorso dal governo e Cgil, Cisl e Uil. E’ la prima volta, dal dopoguerra, che una federazione della Cgil respinge un accordo firmato dalla confederazione.
Il sindacato dei metalmeccanici dice così il suo no all’accordo su pensioni e mercato del lavoro. Il comitato centrale dell’organizzazione ha infatti approvato oggi il documento presentato dal segretario Gianni Rinaldini. La proposta di Rinaldini, che respinge l’accordo, è stata accolta con 125 voti. Il documento presentato da Fausto Durante, vicino alle posizioni confederali e dunque a favore dell’intesa sul Welfare, ha raccolto 31 voti. Le astensioni sono state tre.

Federazione Italiana Impiegati Operai Metallurgici – La Fiom è il sindacato dei lavoratori operanti nelle imprese metalmeccaniche che fa capo alla Confederazione italiana del lavoro (Cgil). E’ il più antico sindacato industriale italiano. E’ la prima volta dal 1946 che una federazione della Cgil vota contro un accordo interconfederale siglato dall’organizzazione sindacale.
La posizione della Fiom è destinata a creare difficoltà e imbarazzi sia perché è in contrasto con la Cgil sia perché alimenta lo scontento già manifestato dall’ala massimalista del governo, pronta a dare battaglia sul Welfare e le pensioni. Se infatti parte dell’esecutivo insiste per inserire il protocollo nella Finanziaria, garantendone così l’approvazione entro fine anno, Prc-Pdci e Verdi hanno indetto una manifestazione per il 20 ottobre contro il documento e premono affinché il testo non sia inserito nella legge di bilancio.

Romano Prodi – “L’accordo è stato firmato da tutti. Se la Fiom si discosta, io penso che ci sia il diritto di esprimere posizioni di minoranza. D’altra parte, questo era abbastanza previsto e scontato”. Questo il commento del presidente del Consiglio a margine del convegno dei deputati dell’Ulivo a Frascati.
Il ministro per l’Attuazione del programma Giulio Santagata ha invece precisato: “Noi l’accordo lo abbiamo firmato con la Cgil”.


11/09/07 - skylife.it

Alcol ai minorenni, la polizia grigionese è preoccupata

COIRA - A Coira i giovani non hanno nessun problema a procurarsi bevande alcoliche, sebbene la legge fissi a 16 anni l'età minima per acquistare birra e vino e a 18 anni quella per poter comprare superalcolici. Lo rivela un'indagine della polizia cittadina condotta lo scorso venerdì, fra le 16 e le 23, presso negozi, ristoranti, chioschi e spacci di distributori di benzina.

In 18 dei 23 casi i ragazzi mandati alle casse non si sono visti chiedere un documento, né a volte nemmeno l'età, indica oggi la polizia. Questo sebbene il personale - come risultato in seguito - fosse perfettamente al corrente delle disposizioni legali.

Gli esercizi interessati sono stati denunciati alla magistratura. Visto che i controlli hanno dato risultati molto preoccupanti, saranno ripetuti anche in futuro, ha annunciato il comandante della polizia comunale Ueli Caluori.

11/09/07 - tio.ch

Tutti in discoteca con il Virtus Bus

BOLOGNA - Il Virtus Bus, l'autobus dei bianconi della pallacanestro bolognese, si trasforma in una navetta "sicura" e porta i giovani a ballare nei locali della provincia, forte dello slogan: "La vita è bella, non giocatevela". E' il cuore del progetto che la Virtus ha presentato oggi a Palazzo D'Accursio, messo a punto per promuovere una campagna in difesa della vita, sensibilizzare i ragazzi sui rischi di droga e dall'alcol. L'idea, è nata in agosto, "da una vicenda che ci ha toccato da vicino", la scomparsa di Federico, appena maggiorenne, figlio di un professionista della Virtus, morto in vacanza a Ibiza dopo una serata in discoteca, spiega il patron bianconero, Claudio Sabatini. "Lo sport può fare molto per aiutare i giovani a crescere - prosegue - le nuove generazioni hanno opportunità che noi forse non sapevamo, ma corrono anche rischi che noi non conoscevamo".

Di qui l'idea di una campagna mirata, con "promozione nei locali e comunicazione ai ragazzi". Anche la Virtus dunque tenta un'esperienza di bus per le discoteche, una sfida dopo gli scarsi risultati della navetta promossa dalla Questura e dai gestori dei locali da ballo, che ha riscosso un timido afflusso di pubblico tra i giovani. "Non sapevo nemmeno dell'esistenza del bus della Questura - dice Sabatini - questo è un progetto di comunicazione per lanciare un messaggio". Di certo l'appeal sui giovani potrà essere maggiore se "in futuro si pensa di chiamare anche i giocatori sulla navetta, ma il progetto non è solo della Virtus, ma aperto a tutto lo sport bolognese, Bologna, Fortitudo, Zinella e tutte le polisportive che vorranno aderire". Sabatini spera inoltre che "aziende e manager abbiano voglia di condividere questo progetto; noi intanto mettiamo a disposizione i nostri spazi e il nostro personale".

La campagna sociale della Virtus, che ha ottenuto il patrocinio di Comune, Provincia, e ministero delle Politiche Giovanili e Attività Sportive, si concretizzerà in varie azioni. Innanzitutto, su tutte le divise Virtus, di tutte le categorie, campeggerà lo slogan "La vita è bella, non giocatevela", che darà anche il nome al Torneo Internazionale del 21 e 22 settembre, a Bologna, tra Virtus, Pesaro, Cska Mosca e i turchi del Besiktas. Inoltre, i giocatori faranno personalmente da testimonial alla campagna, comparendo in uno spot televisivo, che andrà in onda su E'tv, che promuove il messaggio. "E' un'idea molto bella e importante per le finalità che si prefigge, del tutto condivisibile, per questo abbiamo deciso di dare il patrocinio", dice il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, oggi a "Palazzo D'accursio per la presntazione della campagna. "Credo che lo sport sia un veicolo straordinario verso i giovani, per formare le persone ed aiutarle a costruirsi una identità e un profilo per la vita futura". Lo sport, svolge inoltre "una funzione sociale come quella che la Virtus ha riassunto nello slogan: 'La vita è bella non giocatevela'". Cofferati crede infatti che "sia giusto utilizzare la visibilità e notorietà per far giungere messaggi positivi; se le persone note utilizzassero la loro notorietà per parlare alla gente, potrebbero aiutare a sostenere molte iniziative, e proporne altre".


11/09/07 - diregiovani.it

Dall'ASAPS un no secco agli Open Bar

Incidenti stradali: dall'ASAPS un no secco agli Open Bar


L'Asaps si impegna contro la diffusione indiscriminata di alcol promuovendo un manifesto contro la moda degli Open bar. Le stragi stradali di questo fine settimana confermano che i fattori di rischio principali della sinistrosità, cioè velocità e alcol, non sono stati affatto disinnescati. E' pauroso e immorale il conteggio di tante giovani vite perse per l'indifferenza che pervade tutto ciò che è incidentalità stradale.

Una società civile - ma non sappiamo se l'aggettivo ? ancora pertinente in questo campo - non può continuare a permettere questo scempio che precipita nel lutto troppe famiglie italiane.

Mentre il gesso della Polizia Stradale traccia segni di tragedia sull'asfalto, si continua a vendere alcol a tutte le ore, addirittura con gli Open bar, locali ormai di moda che permettono l'acquisto di quantit? rilevanti di alcolici a costo fisso. Una sorta di tariffa della morte.

Ci domandiamo quanto possa continuare un sistema di complicità del genere. Una risposta è arrivata da Reggio Emilia, dove, nell'ultimo veek-end, hanno manifestato decine di genitori di ragazzi morti sulla strada per protestare insieme ad Asaps, davanti ad un Open bar.

Dopo alcuni eclatanti episodi legati a questo nuovo "modello distributivo" dell'alcol, fattore inibitorio che incide anche sulla velocit?, l'Asaps si schiera in modo fermo insieme ad altre associazioni di vittime della strada e di genitori contro questo sistema assurdo di sottostima del rischio alcol. Ricordiamo in proposito, per i meno informati, che il rischio relativo (RR) di incorrere in un incidente con appena 5 g/l di valore alcolemico, cioè alla soglia del limite di legge, è già pari a 5. Cioè è 5 volte superiore a chi non beve alcol (500%), che diventa RR pari a 10 per chi ha un valore di 1,2 g/l. Il rischio relativo schizza a 30 per chi ha assunto alcol equivalente a 1,5 g/l (misura molto frequente nei controlli del fine settimana), per arrivare al RR 70 per chi raggiunge 1,8 g/l. (Fonte ISS - Istituto Superiore di Sanit? Dr.Franco Taggi).

Partirà a giorni una iniziativa con un manifesto contro gli Open bar e la vendita di alcolici nella notte in maniera indiscriminata.

Coloro che vorranno sostenere la nostra campagna - associazioni, enti, e cittadini - potranno inviare la loro adesione all'indirizzo di posta elettronica: noopenbar@asaps.it .

Insieme alla velocità, l'alcol rimane l'avversario più importante che l'Asaps intende affrontare per la salvaguardia della vita di tanti giovani e per fermare questa quotidiana violenza stradale.


11/09/07 - almanaccodiforli.it

Cocktail droga e alcol

COCKTAIL DI DROGA E ALCOL: LECCESE MUORE A TRENTO


Era seduto al posto di guida della sua Golf con il capo reclinato in avanti come se stesse dormendo, all'interno dell'area di servizio Q8 lungo la tangenziale di Trento, in località Campotrentino, e invece il corpo di Daniele Montanaro, 32 anni , leccese ma domiciliato a Cles, era cadavere forse da sabato sera. La morte del giovane, secondo la polizia, sarebbe stata causata da un arresto cardiocircolatorio dovuto a un micidiale cocktail di droga e alcol. Sul sedile del passeggero è stato infatti trovato un involucro di cellophane con i resti di eroina o forse cocaina.

Ad accorgersi del cadavere, intorno alle 9 di ieri mattina, è stato un camionista durante una sosta nell'area di servizio, il quale aveva notato il giovane che non destava segni di vita a bordo della sua auto e così aveva pensato bene di dare l’allarme. Sul posto è arrivata una volante insieme con un'ambulanza del “118”.

I sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. I famigliari di Daniele vivono fra Flavon e Cles. Proprio a Flavon il fratello della vittima ha una impresa dove Daniele lavorava.


11/09/07 - lecceprima.it

Effusioni lesbo in spiaggia

Effusioni lesbo in spiaggia: due donne ubriache multate


CESENATICO – E' stato necessario l'intervento degli agenti della Polizia per calmare i bollenti spiriti di due cesenati di 32 e 44 anni, protagoniste di un vero e proprio spettacolo hard, che hanno infuocato e animato la domenica pomeriggio di increduli bagnanti nella spiaggia tra Ponente e Zadina. A sciogliere il ghiaccio tra le due, con tanto di effusioni che hanno oltrepassato i limiti, un ruolo importante l'ha giocato l'eccessivo consumo di alcol.

Gli agenti, accertato lo stato di ubriachezza, hanno sanzionato le due di 103 euro. Quindi le cesenati sono state libere di smaltire la sbornia d'amore, e soprattutto di alcol, lontano da occhi indiscreti.


11/09/07 - romagnaoggi.it

Discotaxi ed Happystreet: progetti per i più giovani

Con la fine della stagione estiva giunge al termine (il 22 settembre) anche il progetto E…state sicuri discotaxi, promosso dal Comune di Arezzo, assessorato alle politiche giovanili.
L’obiettivo è quello di offrire ai ragazzi aretini un servizio taxi per collegare il centro della città alla discoteca Dolceverde, luogo di ritrovo notturno per tanti giovanissimi, e renderli più consapevoli dei rischi legati alla guida e all’uso di bevande alcoliche e sostanze stupefacenti.
In pratica, acquistando un braccialetto presso l’Informagiovani di Piazza Guido Monaco, oltre al viaggio in taxi, ad ogni ragazzo spetta una riduzione sul biglietto d’ingresso, il diritto di evitare la fila all’entrata (e non è poco!), il buono per una bevuta analcolica e, se l’alcool test è negativo, la possibilità di entrare gratis il sabato successivo.Inoltre, per la tranquillità di tutti quei genitori che ogni sabato sera fanno fatica ad addormentarsi, a questo servizio si è pensato bene di associare “Happy Street”, il progetto che la USL 8 porta avanti ormai da alcuni anni e che quest’anno si avvale della collaborazione dell’associazione D.O.G. (Dentro gli Orizzonti Giovanili) e dei suoi operatori di strada. Così, ogni fine settimana scendono a lavorare sul campo persone qualificate ed esperte che mettono la loro esperienza al servizio dei più giovani e delle loro famiglie.

Vista l’importanza dell’argomento, ad Arezzo Notizie abbiamo pensato di approfondire la conoscenza di questo progetto e di scendere in campo anche noi.Sabato sera , dopo aver bevuto un bel caffè (d’altra parte la mia generazione è quella del “Boga”: all’una tutti a letto), sono partita, pronta a far nottata, in direzione discoteca.
Proprio davanti all’entrata, attorno ad un camper che fa da postazione, una folla di ragazzi pimpanti: alcuni parlano con gli operatori di alcol, di droghe ma anche di scuola, di famiglia di amore; altri sono già in fila chiedendo di fare l’alcool test ; altri ancora se ne stanno un po’ in disparte ad osservare e ad ascoltare con curiosità. Contemporaneamente, all’interno della discoteca, altri operatori distribuiscono materiale informativo e questionari su alcool e sostanze.

“E’ proprio questo approccio informale”, sostiene Roberto Norelli, coordinatore D.O.G., “che ci permette di stabilire con i ragazzi delle relazioni importanti; siamo riusciti a conquistare la loro fiducia e adesso si rivolgono a noi in cerca di quelle risposte che troppo spesso, in altri luoghi non riescono a trovare. Sono loro che chiedono di fare il test dell’etilometro, di riempire i questionari, sono loro che si avvicinano con le loro richieste di aiuto”.
Norelli è più che sicuro dell’importanza di questi interventi “ma è necessario che siano continui e non soltanto eventi sporadici”.
Interviene Carla Bigianti, sociologa della USL 8 che da anni lavora presso il Ser.T (servizio per le tossicodipendenze) “E’ necessario che le strutture operino in rete per poter adottare una strategia comune e intervenire a tutti i livelli, dalla prevenzione al monitoraggio fino alla consulenza per le famiglie ed è a questo scopo che abbiamo siglato un protocollo d’intesa con Prefettura, Provincia, Comune, Provveditorato e SILB (sindacato degli imprenditori locali da ballo)”.

Rispetto all’utilità del progetto, nessuno dei ragazzi presenti ha dei dubbi. I più giovani si lamentano semmai del costo e chiedono, se non un servizio di trasporto gratuito, almeno una riduzione del prezzo.
I più grandi (20 anni!) sembrano meno preoccupati per le spese e la loro principale richiesta è che Discotaxi ed Happy street proseguano anche nella stagione invernale.

Spesso, quando si parla di giovani, sembra inevitabile associare la loro età agli eventi tragici a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi; così, tutto si riduce a bullismo, droga, mancanza di valori. Ma vederli gioire perché l’alcol test è risultato negativo o avvicinarsi per raccontare le loro esperienze mentre mostrano tutte le loro incertezze, mi fa pensare a quanto, a volte, le loro scelte siano inconsapevoli e dettate soprattutto dalla mancanza di figure di riferimento positive. Ma penso anche che con un impegno concreto e costante le brutte tendenze si possano invertire

Questo è l'ultimo pensiero che ricordo perché alle 3, 30 , praticamente nel bel mezzo della nottata, ho mollato e sono andata a dormire. Per andare oltre aspetto l’ultimo dell’anno!

MARTEDÌ 11 SETTEMBRE 2007 - Vittoria Fragalà - arezzonotizie.it

Prostituzione, sos minorenni

Obiettivo: riunirsi e contarsi. Per confezionare, insieme, una proposta "al femminile" sull´emergenza prostituzione che costringe ragazze sempre più giovani, spesso bambine, sui marciapiedi della nostra città. All´appello bipartisan alle elette di Roma lanciato ieri dalla vicepresidente del consiglio comunale, Monica Cirinnà, hanno risposto in tante: dalla vicesindaco Maria Pia Garavaglia alle assessore capitoline Milano, D´Elia e Coscia; dalle assessore provinciali Monteforte e Agostini a quelle regionali Valentini, Rodano e Tibaldi, oltre a moltissime consigliere delle tre assemblee istituzionali e dei municipi.
Cercheranno di esserci tutte, oggi pomeriggio, nella sala del Carroccio in Campidoglio, dove sono stati invitati anche gli operatori che delle donne costrette a prostituirsi se ne occupano da anni: le cooperative sociali che tutte le notti prestano assistenza sulle vie a luci rosse più frequentate, dalla Salaria a piazza dei Navigatori; le associazioni del Buon Pastore; Telefono rosa. «Ma io mi auguro che ci saranno anche le esponenti del centrodestra», spera la Cirinnà: «Su temi delicati e complesso come questo abbiamo collaborato più volte, e ogni volta abbiamo dimostrato che quando le donne si uniscono sanno elaborare risposte forti e innovative». Tra le invitate, infatti, compare l´unica eletta della Cdl nelle tre assemblee del Lazio, Barbara Saltamartini si An, ma anche la responsabile dei giovani di Forza Italia, Beatrice Lorenzin.
«L´argomento da cui partiremo è l´emergenza minorenni», spiega ancora l´esponente dell´Ulivo. «Non è pensabile che chi va con una ragazzina di 12-13 anni non venga punito, perciò noi chiederemo che tale comportamento possa essere configurato come reato di pedofilia o di violenza sessuale». E siccome «la gran parte delle prostitute non lo fanno certo per libera scelta ma sono costrette a vendersi per strada, magari dopo essere state segregate e picchiate, bisogna immaginare un meccanismo di premialità in base al quale chi denuncia il racket possa essere protetta. Un po´ come i pentiti di mafia: non solo sottratte agli aguzzini, ma anche avviate su un percorso di formazione professionale, prefigurando magari accordi internazionali per fare sì che chi vuol rientrare nel suo Paese d´origine possa farlo nella massima sicurezza, personale e familiare». È chiaro che tutto questo discorso non può essere affrontato «con ordinanze sindacali», si rende conto l´esponente dell´Ulivo: «Ecco perché noi ci riuniamo. Per far sentire nostra voce, la voce delle donne che sono le prime vittime di questo fenomeno abbietto, per poi portare la nostra proposta al sindaco di Roma, perché la faccia propria e la perori davanti al Parlamento. Il nostro vero obbiettivo è aiutare le donne».


11/09/07 - espresso.repubblica.it

Morto il violentatore di diciassette bambini

Aveva chiesto la castrazione chimica: sono malato


REGGIO EMILIA (11 settembre) - È morto per una grave malattia ai polmoni Natale Terzo, 62 anni, condannato a 15 anni di reclusione (il Pm ne aveva chiesti venti) per violenza sessuale nei confronti di 17 bambini del Reggiano e del Modenese. Lo riferisce la Gazzetta di Reggio. Dopo averne scontati tre, poco più di cinque mesi fa aveva ottenuto gli arresti domiciliari, per curarsi, nell'abitazione della sorella a Novellara, ma la decisione aveva provocato sconcerto in paese e tra i familiari delle piccole vittime. Il suo difensore, l'avvocato Alessandro Verona, aveva ottenuto il provvedimento con una consulenza medica secondo la quale in carcere non poteva ricevere le cure necessarie.

Qualche giorno prima della lettura della sentenza, nel 2005, l'uomo aveva invocato la castrazione chimica: «Perché - disse - se esco dal carcere torno a caccia di bambini. Io non sono un mostro, sono solo malato. Ho agito sempre in base ad un impulso più forte di me».

Terzo - aveva accertato l'accusa - adescava i minori spostandosi, tra le province di Reggio Emilia e Modena, con quello che era stato ribattezzato 'il camper degli orrorì, a bordo del quale aveva attirato, in un lungo periodo cominciato nel '71, le sue giovani vittime con caramelle e biglietti per il luna park. L'udienza d'appello era già stata fissata per il 5 ottobre prossimo a Bologna.


11/09/07 - ilmessaggero.it

I risultati sulle ultime ricerche di medicina perinatale

A Firenze i risultati sulle ultime ricerche di medicina perinatale


C'È UN dottore insospettabile a disposizione di tutte le donne che hanno avuto almeno una gravidanza: il feto stesso lascia loro in regalo un pacchetto di cellule staminali capace di attivarsi in caso di malattia e di aiutare la guarigione. «Sono cellule immature che restano nell'organismo della donna per decenni, sempre pronte a curarla», ha detto ieri a Firenze la ricercatrice americana Diana Bianchi, della Tufts University School of Medicine di Boston, in apertura del congresso mondiale di Medicina perinatale. «Una gravidanza dura per sempre», ha osservato Bianchi, che per prima, a metà degli anni '90, ha scoperto la presenza delle cellule del feto nell'organismo della madre e che da decenni «insegue» queste cellule immature per scoprire i segreti del loro comportamento. Le cellule del feto che attraversano la placenta durante la gravidanza non sono completamente immature: sono cellule progenitrici del sangue che, una volta raggiunto un organo, sono pronte a svilupparsi in una particolare direzione: ad esempio, se nel fegato compaiono lesioni dovute all'epatite, le cellule fetali si trasformano in cellule epatiche. Oggi sappiamo, ha detto Diana Bianchi, che «ogni gravidanza dura per sempre perché ogni donna che ha avuto una gravidanza porta con sè questo ricordo per il resto della vita». Il souvenir è un corredo di cellule «tuttofare» che il feto le ha regalato fin dai primi mesi della gestazione. «Le cellule del feto attraversano la placenta e viaggiano attraverso il sangue, fino a raggiungere i diversi organi della madre», ha aggiunto la ricercatrice. Una volta attraversata la placenta, le cellule del feto-dottore entrano in circolazione nel sangue della madre e restano nel suo organismo per un lunghissimo periodo, «fino a 20 o 30 anni», ha detto Diana Bianchi. Finora si pensava che queste cellule immature entrassero in gioco per riparare ferite, ma «adesso abbiamo visto che la loro azione è molto più complessa». interni@iltempo.it


11/09/07 - iltempo.it

Tecno-alcoltest? Valore legale zero

Le Case automobilistiche stanno mettendo a punto particolari dispositivi tecnologici per evitare la guida in stato d'ebbrezza. Per esempio, il guidatore sale in auto, e appoggia un dito su un sensore: se questo dà l'ok, il motore s'accende; se "sente" che l'automobilista ha bevuto alcol oltre i limiti di legge (in Italia 0,5 grammi per litro di sangue), la macchina non parte.


Si tratta di dispositivi utili. Che funzionano benissimo. Però vi metto in guardia con largo anticipo: quelle rilevazioni non hanno valore legale. Come ben dicono le Case ai proprietari delle loro auto.


Ipotesi. Bevete due birre (ehi, mai alcol prima di guidare, neppure un goccio!), mettete il dito sul sensore, ricevete l'ok, magari con valore 0,49 g/l. Poi vi ferma la Polizia e vi fa l'alcoltest: sorpresa, siete oltre i limiti d'un nulla (0,51 g/l). Cavoli amari per voi. Di certo, non potete giustificarvi di fronte alla Polizia affermando: "Ma l'alcoltest della mia auto diceva che non sono in stato d'ebbrezza!". Né quel test vale a qualcosa di fronte a un Giudice di pace in sede di ricorso contro la multa.


E ora una carrellata di questi strumenti intelligenti.


1) Volvo (eternamente all'avanguardia in fatto di sicurezza) ha presentato Alcoguard, con tecnologia fuel cell. Il guidatore soffia in un'unità palmare senza fili. L'apparecchio "legge" il fiato e decide se far partire il motore. Foto in alto via qui.


2) Nissan (scatenata per la tecnologia pro sicurezza) ha escogitato qualcosa di simile.


3) La Saab (straordinariamente attiva sotto il profilo della sicurezza) ha inventato l'AlcoKey, una chiave di accensione speciale, che fa l'alcol test. Prima di avviare l'auto, chi guida deve soffiare nella chiave: se il guidatore è sobrio, la macchina parte


Pubblicato da Alessandro Merolla - 11/09/07 - dallapartedichiguida.blogosfere.it

La Notte Bianca, promessa mantenuta

“Ill. mi Amministratori comunali,

unitamente ai tanti cittadini residenti ed ai moltissimi forestieri, prendo atto e mi congratulo per il grande successo che anche quest’anno ha riscosso l’evento principale dell’estate coratina: la Notte Bianca – Festa del Borgo antico.

I principali obiettivi annunciati dal sindaco alla vigilia della manifestazione di realizzare l’1 e il 2 settembre non solo una “festa di popolo” nel centro storico da “considerare non solo come il cuore della Città, ma anche come inesauribile fonte di valori della nostra gente” ma anche quello di promuovere il Comune di Corato dal punto di vista turistico sono stati pienamente raggiunti con una spesa che non può essere considerata eccessiva. Il compenso a carico del bilancio comunale stabilito per gli organizzatori dell’evento, Idea Show di Martina Franca, è di € 62.400,00 (delibera di G.M. di variazione di bilancio n.128 del 28/8/2007). Meno di un cantante! La differenza sta nel fatto che questi hanno saputo organizzare una variegata rassegna di spettacoli di teatro di strada, danza, musica con artisti internazionali provenienti dal Kenia, Stati Uniti, Senegal, Cuba, Brasile, Francia ed altri paesi, che hanno saputo richiamare ed incantare grandi e piccini, provenienti da tutta la provincia.

La Notte Bianca di Corato, come le tante organizzate in Italia, sulla scia di quella presentata per la prima volta dal Comune di Roma nel 2003, è un’iniziativa che ha diversi fini: serve a dare impulso al turismo e al commercio. A fare “immagine”. A valorizzare la città, che si ripopola, si riempie di gente, che affolla bar, pizzerie, ristoranti. E, da questo punto di vista, indubbiamente l’Amministrazione comunale ha aggiunto un’altra perla alla collana di successi estivi.

Ma tra i tanti commenti positivi, ascoltati e riportati dalla stampa è mancata, a mio avviso, una lettura psicologica e sociologica del fenomeno “notti bianche”.

Questo Paese, “sempre in festa,”, infatti, contrasta non poco con il clima d’opinione triste e con il pessimismo economico, che opprimono la società. Con l’atteggiamento astioso che separa i cittadini e le istituzioni. Con la diffidenza reciproca, che distanzia sempre più le persone. Con il disagio e l’estraneità che caratterizzano il rapporto fra la società e l’ambiente circostante. Fra le persone e la città. Basta leggere le cronache quotidiane per fotografare una realtà abbastanza inquietante dal punto di vista economico, sociale e politico.

Ma, forse, il successo delle manifestazioni dipende proprio da questi sentimenti. Perché? Perché nelle notti bianche i cittadini possono affrontare la città superando le difficoltà quotidiane. La possono popolare, attraversare, guardare, vivere. Mentre, normalmente, passano in fretta, senza neppure avere il tempo di percepirla.

Perché c’è la voglia di stare in mezzo agli altri. In un mondo sempre più individualizzato. Abitato da persone “sole”. Che vivono chiuse nei luoghi di lavoro oppure in casa. Frequentano i familiari e pochi amici. Sono inserite in gruppi sempre più ristretti. I giovani comunicano senza neppure incontrarsi e vedersi. Complici i cellulari, i pc. I più anziani, invece, passano un tempo sempre più lungo davanti alla tv. E’ una società che si sta perdendo. In mezzo a relazioni senza empatia. Una società senza comunità. Approfitta delle occasioni d’incontro, delle opportunità di fuga dall’autoreclusione quotidiana. Con entusiasmo. Le persone, normalmente “sole”, si tuffano in mezzo alla gente. Sperimentano dall’esperienza degli “altri”. Per “evadere”, respirano l’euforia della festa.

Naturalmente, la musica, il cibo, l’alcol aiutano. Ma non avrebbero la stessa efficacia, non produrrebbero la medesima soddisfazione, altrove. In luoghi delimitati. Tra cerchie sociali chiuse. E’ il rapporto con la città e con gli altri, contemporaneamente, a rendere queste esperienze attraenti. A garantire loro tanto successo.

Eppure, questo fenomeno, visto non solo dal punto di vista culturale, turistico e commerciale, come è stato diffusamente pubblicizzato – sembrerà strano – evoca una deriva triste. Un po’ di malinconia. Offre l’emozione come alternativa al pessimismo e alla sfiducia. La folla come terapia alla solitudine.

La città della “notte bianca” appare sempre più un paese dove alla comunità e alla società si sostituisce la “folla”. Una massa di persone indistinte, che incontriamo senza vedere e senza conoscere. Come allo stadio, dove, però, ci unisce agli altri una comune bandiera. Nella notte bianca, invece, gli “altri” sono senza volto, senza voce, senza nome. Se ne stanno lì, intorno a noi, per non restare soli. Per evadere dal grigio quotidiano. Poi, dopo la mezzanotte, la musica e gli spettacoli finiscono e tutto torna come prima.

La città della “notte bianca” risponde alla domanda di comunità senza soddisfarla. Perché non “costruisce” relazioni. L’indomani la città è la stessa di prima. I residenti attendono che “passi la nottata”.

La città della “notte bianca” è un paese dove i giovani protraggono la condizione di irresponsabilità in cui li hanno confinati gli adulti. Prigionieri, e, al tempo stesso, privilegiati. Protetti, il più a lungo possibile, in attesa della “vita” da precari che li attende.

La nostra città - come tutti sanno – possiede i requisiti e le risorse umane per divenire città d’alta cultura, centro di elaborazione dei temi della tolleranza, della pace, della convivenza, della solidarietà e del rispetto ambientale. Deve solo completare l’attivazione di alcuni istituti di partecipazione previsti nello Statuto comunale e fare in modo che quelli esistenti, come la Consulta della Cultura, non siano ignorati come è accaduto quando si è trattato di patrocinare e organizzare alcuni appuntamenti di rilievo come “La mostra del Pendio”, il Concorso musicale “Euterpe”, il “Festival musicale delle Murge”, il Dicembre coratino”, il Carnevale Coratino”, l’”Estate coratina”, la “Rassegna del teatro studentesco” e tanti altri.

L’attenzione mostrata dall’Amministrazione comunale verso il progetto presentato dalla Consulta “La luna nell’Uliveto”, finalizzato a riscoprire l’identità del nostro territorio attraverso una rassegna di spettacoli di vario genere, che culminerà nella pubblicazione di un testo sulla storia e le tradizioni cittadine intitolato “I quaderni coratini”, non è sufficientemente dimostrativa di una volontà politica tesa a realizzare un “Piano strategico territoriale”, che veda imprese, associazioni e soggetti attivi operanti in modo sinergico al fianco del Comune, per ottenere i migliori risultati raggiungibili nel campo della valorizzazione delle ricchezze artistiche, paesaggistiche e culturali presenti sul territorio.

A tale scopo sarebbe opportuna la costituzione di un Gruppo di lavoro (Focus Group) che affianchi gli assessorati alla P-I., alla Cultura, alla Programmazione degli Spettacoli, al Turismo, all’Ambiente, al Turismo, alle Politiche giovanili ed ai Servizi sociali, con l’obiettivo di avere una visione d’insieme che permetta di realizzare una politica armonica dell’offerta culturale, sociale e turistica di promozione, mitrata al superamento dell’eventismo e alla destagionalizzazione dell’utenza turistica nella città.

Con l’auspicio che si superi la concezione particolaristica degli interventi a pioggia, dei patrocini insufficienti per procedere finalmente alla realizzazione di una “Fondazione culturale” ed una progettualità partecipata e condivisa delle realtà interessate, che parta dalla conoscenza oggettiva dei bisogni delle persone e delle istituzioni locali, nel reciproco rispetto delle competenze di ciascuno, invio cordiali saluti.”

Vito De Le - Vice-presidente della Consulta della Cultura - 11/09/07 - vivicorato.it

Colombia: catturato trafficate di droga piu' ricercato

BOGOTA' - L'esercito colombiano ha catturato, in una zona impervia del Paese, il trafficante di droga piu' ricercato d'America, Diego Montoya. Montoya e' il capo del cartello Norte del Valle e figurava nella lista dei primi dieci ricercati dall'Fbi. Per il suo arresto era stata offerta una taglia di 5 milioni di dollari. Su di lui pende una richiesta di estradizione negli Usa per traffico di cocaina e riciclaggio di denaro. (agr)


11/09/07 - corriere.it

Spaccio di droga di padre in figlio

Il padre viene arrestato e il figlio gli subentra nell'attività di pusher, ereditando i suoi clienti. Quando si dice: un lavoro che passa di padre in figlio. I protagonisti del curioso "passaggio di consegne" sono due marocchini residenti in città: D.B., 50 anni, e il 18enne E.B. (che inizialmente si è dichiarato minorenne), da pochi giorni in libertà e ora di nuovo rinchiuso al Ferrante Aporti. Il padre, in galera da marzo, era stato sorpreso a spacciare in corso Traiano e arrestato. Gli era quindi subentrato il ragazzo, arrestato a sua volta già ad agosto e subito liberato, con la promessa di smettere di spacciare. Gli agenti lo hanno però notato di nuovo ad inizio settembre in zona Santa Rita e a Mirafiori, dove girava in bicicletta e avvicinava giovani tossici del quartiere. Bloccato lunedì sotto casa, in via Po, gli è stata trovata in tasca una dose di eroina. Nel suo appartamento, dove viveva da solo (sembra che il ragazzo non frequentasse nemmeno la scuola) aveva inoltre altri 100 grammi di eroina in pietra, 3 mila euro in contanti e l'occorrente per confezionare le dosi, oltre a 7 telefoni cellulari.


11/09/07 - city.corriere.it

Don Gelmini, 50 le denunce per abusi

Le accuse da ex ospiti della sua comunità. Sospetti su pressioni per ritrattare


ROMA — È come se avessero preso coraggio all'improvviso, trovando la forza di rivelare segreti fino ad allora apparsi inconfessabili. Sono una cinquantina le persone che durante l'estate hanno presentato formale denuncia contro don Pierino Gelmini. Si sono unite al coro di chi lo accusa di averli molestati, insidiati, a volte violentati. La maggior parte si è presentata spontaneamente davanti al pubblico ministero di Terni. Ha ripercorso episodi di tanti anni fa che, hanno detto in molti, «mi hanno cambiato la vita». Due di loro hanno raccontato di aver subito abusi dal fondatore della comunità «Incontro» — che assiste i tossicodipendenti in programmi di recupero — quando erano minorenni. Non c'è ancora una nuova contestazione formale, ma se queste dichiarazioni trovassero conferma, la posizione del prete già indagato per violenza sessuale, potrebbe aggravarsi. Perché si tratterebbe di episodi di pedofilia e dunque un reato diverso da quello finora ipotizzato nei suoi confronti.

LE INDAGINI — I magistrati procedono con cautela, sanno bene che in casi del genere ci può essere una sorta di suggestione, talvolta anche un desiderio di rivalsa. Ma sanno anche che i collaboratori più stretti di don Gelmini si sono attivati per convincere alcuni giovani a ritrattare. In almeno due casi avrebbero cercato di incontrare chi aveva presentato la denuncia, avrebbero offerto soldi e favori per tentare di mettere tutto a tacere. E questo ha naturalmente contribuito a confermare il quadro accusatorio già delineato dai pubblici ministeri. Al fascicolo gli investigatori della squadra mobile di Terni hanno allegato decine e decine di intercettazioni telefoniche che mostrerebbero questa volontà di alcuni operatori della comunità di favorire don Gelmini. La voce del prete si sente raramente nei colloqui. Ad ascoltare le registrazioni sembra che ad occuparsi della vicenda siano i responsabili della sua segreteria. Sono loro a tenere i contatti con chi accusa, a tentare di far cambiare idea a chi ha fatto riaffiorare i ricordi. I magistrati hanno già verificato una trasferta a Torino di uno di loro che sarebbe stata organizzata per incontrare in carcere due giovani detenuti che erano stati tra i primi a presentare denuncia. Ora si va avanti. Il primo accertamento da svolgere per verificare i nuovi verbali riempiti nelle ultime settimane riguarda il periodo di permanenza di ogni giovane all'interno della comunità. Poi bisogna verificare che tipo di legami avessero con il fondatore, se ci siano stati problemi, quali siano stati i rapporti successivi. Sembra che in alcuni casi gli episodi raccontati siano molto circostanziati, che alcuni abbiano anche indicato testimoni in grado di confermare le proprie dichiarazioni. Soltanto al termine dei nuovi controlli, il magistrato deciderà eventuali provvedimenti. A metà agosto era circolata voce che potesse essere richiesta al giudice per le indagini preliminari una misura interdettiva per impedire un eventuale inquinamento delle prove. In realtà erano in corso altri riscontri e proprio in questi giorni si starebbe rivalutando la possibilità di sollecitare un pronunciamento del gip.

LA DIFESA — Inizialmente erano sei le persone che avevano raccontato le violenze. Uno ha narrato fatti risalenti al 1993, ha detto di essersi anche confidato con don Mazzi quando si è trasferito nella sua comunità. Il sacerdote ha confermato di aver ricevuto quelle confidenze, di aver consigliato al giovane di rivolgersi ad uno psicologo, di aver continuato ad aiutarlo prima di perdere le sue tracce. «Mi accusano — si era difeso don Gelmini — perché li ho allontanati dalla comunità. Alcuni di loro erano stati scoperti a compiere reati e sono stati cacciati. È la loro vendetta. Sono innocente e dunque resto assolutamente tranquillo. Porto la croce e prego per loro». Aveva anche attaccato la lobby ebraica e la massoneria come ispiratrici «di questa campagna diffamatoria contro di me» e ciò aveva spinto il suo avvocato Franco Coppi ad abbandonare la difesa. Ma poi la lista si è allungata, altri tre ragazzi sono usciti allo scoperto dopo aver saputo che era stata avviata un'inchiesta. E con il trascorrere delle settimane le denunce sono diventate decine. Adesso è possibile che don Gelmini decida di farsi nuovamente interrogare per continuare a respingere quelle che ha sempre definito «fantasie».

Fiorenza Sarzanini - 11 settembre 2007 - corriere.it

Truffa all'Inps

La mano dei clan

Vittime i pensionati Sgominata una banda, legata ai clan, che sottraeva mandati di pagamento al circuito postale e, dopo aver falsificato i documenti, riscuoteva le pensioni. Sette gli arresti.

Gli uomini della Polizia postale hanno arrestato ieri un funzionario dell'Inps e sei pregiudicati, ritenuti componenti di una banda che incassava illecitamente bonifici destinati a persone anziane. Si trattava, infatti, di somme relative ad arretrati di pensioni. Secondo gli investigatori, il funzionario della previdenza sociale comunicava alla banda quando e quali bonifici incassare e i sei agivano.

Le indagini
Maurizio Masciopinto, del Servizio di polizia postale, ha spiegato che le indagini sono cominciate alcuni mesi fa dopo la presentazione di una denuncia a Roma. Grazie a intercettazioni telefoniche, alla collaborazione dell'Inps e ad altre iniziative investigative, è stato possibile risalire al funzionario infedele - tale Giovanni Manna - e agli altri sei membri della gang. Sono tutti napoletani.

Colpiti i pensionati
I cittadini, perlopiù persone anziane e bisognose, attendevano inutilmente il bonifico e soltanto dopo molti colloqui con i funzionari dell'Inps si poteva scoprire la truffa. Danni anche per l'istituto di previdenza sociale, costretto a pagare due volte la stessa cifra: la prima alla banda, la seconda al legittimo destinatario.

La mano della camorra
La polizia postale ritiene che la banda sia incardinata in una struttura più ampia, che farebbe capo ad una cosca camorristica napoletana. Secondo il pm della procura di Napoli, Aldo Ingangi, complessivamente sono una decina le persone coinvolte nell'indagine. Tra questi una donna ed un uomo "su cui si sta ancora lavorando".

Antonio E. Piedimonte - 11/09/07 - city.corriere.it

Bin Laden torna in video per l’11 settembre

Ruba la scena ancora una volta, Bin Laden. A distanza di tre giorni dalla più mediatica «apparizione» degli ultimi anni, come un divo che torna a farsi vivo dopo una lunga sparizione dal video, il capo di Al Qaida potrebbe riapparire sul palcoscenico internazionale con un nuovo filmato. L’annuncio dell’imminente ma ancora imprecisata diffusione del filmato è comparso ieri e porta la firma di Al Sahab, il megafono dell’organizzazione dei terroristi islamici. La notizia arriva, puntuale come un orologio, a riaprire la più grande ferita inferta dal terrorista saudita agli Stati Uniti e alle democrazie occidentali, l’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre. «Presto in arrivo, a Dio piacendo - si legge sul sito islamico - il testamento degli attacchi a New York e Washington, di Abu Musab Waleed al Shehri, presentato dallo sceicco Osama Bin Laden, che Dio lo preservi».

Proprio mentre l’America cerca di accantonare l’incubo dell’attentato più feroce della sua storia, a poche ore da quella data che è nella memoria di tutto il mondo e mentre il generale David Petraeus presenta il suo rapporto sull’Irak, il leader di Al Qaida fa in modo che i riflettori siano puntati su di lui.

Dopo i suoi proclami deliranti agli americani, dopo gli pseudo-suggerimenti ai cittadini statunitensi e l’invito ad abbracciare l’islam, questa volta il leader dell’estremismo islamico pare si rivolga ai musulmani. Secondo fonti di intelligence, il video fa riferimento agli attentati di sei anni fa e - confermano i siti islamici - introduce il filmato del testamento spirituale di Waleed al Sheri, uno dei dirottatori dell’11 settembre.

Un’uscita annunciata, che accresce l’ansia e l’attesa sul messaggio criptato dello sceicco, su un filmato la cui autenticità è ancora tutta da stabilire (il video di tre giorni fa è stato invece ritenuto autentico dagli esperti americani) e che pare sarebbe stato girato nello stesso contesto del «proclama» di Osama diffuso venerdì scorso. Identico sarebbe lo sfondo.

E mentre Bin Laden ricorda al mondo di essere ancora vivo e minaccioso, anche l’Fbi conferma che «Al Qaida è e resterà la più seria minaccia al nostro Paese». In un’audizione al Senato americano, i servizi segreti americani hanno confermato che la rete terroristica si è rafforzata in questi anni, continua ad avere rifugi sicuri in Pakistan (una delle ipotesi è che il suo leader possa essere tornato fra i monti di Tora Bora), ha stretto alleanze che la rendono temibile anche nel Maghreb e minacciosa anche in Europa. «Il messaggio di violenza di Al Qaida ha ispirato i seguaci in tutto il mondo, come dimostra la fusione con il Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento in Algeria, che ha dato vita ad “Al Qaida nel Maghreb islamico”», ha spiegato il direttore dell’Fbi. Ma c’è un rischio - e qui il capo dei servizi lancia un messaggio al mondo politico -: se la National Security Agency vedesse limitati, per effetto di provvedimenti legislativi, i poteri di intercettazione attualmente a sua disposizione, «la mia stima è che perderemo il 50 per cento della nostra capacità di intercettare, comprendere ed essere informati su questi terroristi, su cosa fanno, dove si addestrano e come reclutano nuove leve».


Infine un altro potenziale e probabile scenario: entro i prossimi tre anni anche Hezbollah potrà colpire l’America «se percepisce che gli Stati Uniti costituiscono una minaccia diretta al gruppo all’Iran».


di Gaia Cesare - martedì 11 settembre 2007 - ilgiornale.it

Basta guerre nel mondo!