Lindsay Lohan Ancora Nei Guai

Cinema: Lindsay Lohan Ancora Nei Guai, Arrestata Per Alcol e Cocaina


Washington, 24 lug. - (Adnkronos) - L'attrice americana Lindasay Lohan e' finita nuovamente in manette per guida in stato d'ebbrezza e possesso di droga, a meno di due settimane dalla sua uscita da un centro per la riabilitazione per alcolizzati. Lohan, 21 anni, e' stata arrestata nella notte a Santa Monica, in California, in seguito ad un controllo di routine compiuto da una pattuglia di polizia.


Gli agenti - secondo quanto riferiscono i network americani che citano fonti di polizia - oltre a riscontrarle un tasso alcolico superiore ai limiti consentiti, le hanno trovato delle dosi di cocaina in una tasca dei pantaloni. L'attrice e' stata fermata dagli agenti all'uscita di un parcheggio, mentre se ne stava andando da una festa.


Solo cinque giorni fa la protagonista di "The Last Show si era presentata in un commissariato di polizia, a Beverly Hills, per sottoporsi a foto segnalatiche dopo che nei mesi scorsi era stata arrestata una prima volta per incidente causato vicino Los Angeles in guida in stato d'ebbrezza. Il 24 agosto comparira' in tribunale.

24.07.07 - it.notizie.yahoo.com

Spears, Hilton e Lohan

Britney Spears "fuori di testa", Paris Hilton benefica, Lindsay Lohan ancora ubriaca alla guida


Ecco, in una botta sola arrivano notizie sulle tre ragazze poco raccomandabili che stanno facendo impazzire i genitori americani, visto che in un recente sondaggio Britney Spears, Paris Hilton e Lindsay Lohan sono risultate i peggiori esempi per le teenager americane (e non solo, visto che anche qui in Italia hanno molti seguaci).


Pubblichiamo allora tre notizie su di loro comparse su Dagospia:


Britney Spears: Sarà pure pronta a tornare con un nuovo disco. Ma secondo TMZ.com lo stato mentale di Britney Spears è ancora assai instabile. Pare che la popstar si sia presentata per un’intervista e servizio fotografico al magazine “OK!”, comportandosi in modo a dir poco strano.


Le foto sarebbero talmente orribili che il settimanale sta valutando l’ipotesi di non pubblicarle, perché potrebbero rovinarle definitivamente la carriera. Durante l’intervista sarebbe sembrata “fuori di testa”, con continui sbalzi di umore e la necessità di andare diverse volte in bagno. Da dove tornava sempre stranamente rinfrancata. La via per tornare quella di un tempo sembra essere ancora lontana.


Paris Hilton: ha mantenuto la promessa. L'ereditiera, infatti, dopo essere uscita dal carcere dove era stata rinchiusa per aver guidato in stato di ebbrezza, aveva deciso di aiutare gli altri. Detto, fatto. La ventiseienne ha partecipato ad un gala di beneficenza a favore di un'associazione che si occupa dei bambini nati con lesioni al midollo spinale. "E' un'organizzazione nobile, che sono molto felice di sostenere soprattutto per Jesse, una mia amica ora paralizzata".


Lindsay Lohan: Nuovo arresto per guida in stato di ebbrezza per Lindsay Lohan. La 21enne attrice che ha già un passato di abuso di alcol e droga è stata fermata alle 2.15 del mattino (circa le 11 italiane) a Santa Monica in California, tra Pico Boulevard e Main Street. È il suo secondo arresto in meno di un anno. Lindsay negli ultimi mesi è entrata e uscita di frequente da cliniche per la disintossicazione.


24.07.07 - spettacoli.blogosfere.it

Guida in stato d'ebbrezza, tre denunce

RIMINI – Tre automobilisti sono stati denunciati in stato di libertà dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Rimini per guida in stato d'ebbrezza.


Nei guai sono finiti un cuoco riccionese di 33 anni sorpreso con 0,92 gr/lt di alcol nel sangue, un coltivatore riminese di 47 anni con 1,98 ed un pizzaiolo potentino di 25 anni con 1,83 gr/lt. A tutti e tre gli uomini dell'Arma hanno provveduto al ritiro della patente.


24.07.2007 - romagnaoggi.it

Gascoigne, futuro da star

Gascoigne, futuro da star all'Isola dei Famosi inglese


Secondo il Daily Star, "Gazza" avrebbe risolto i suoi problemi di alcolismo e sarebbe in pole position per partecipare al reality "I’m a Celebrity (Get Me Out of There)". Se dovesse rifiutare, tra i candidati a sostituirlo c'è anche l'ex attaccante Stan Collymore


LONDRA (Inghilterra), 24 luglio 2007 - Paul Gascoigne potrebbe diventare una delle star di "I’m a Celebrity (Get Me Out of There)", una sorta di "Isola dei Famosi" inglese, dove al posto del mare c’è la giungla e un gruppo di persone variamente famose devono viverci in condizioni semi-proibitive. Lo sostiene il tabloid Daily Star. Quello dell’ex calciatore sarebbe, infatti, il primo nome sulla lista delle "possibili celebrità" della settima edizione del reality, in onda in autunno.

NUOVO INIZIO - L’idea è dei due presentatori Ant and Dec (al secolo, Anthony McPartlin e Decan Donnelly), che starebbero spingendo Gazza ad accettare l’offerta (comprensiva di un rimborso spese di 25mila sterline – poco più di 37mila euro) che potrebbe rappresentare davvero un nuovo inizio per lui, dopo le recenti traversie, anche fisiche. Dal canto suo, l’ex stella del calcio inglese si è detta "molto tentata" dalla proposta, che sta prendendo "seriamente in considerazione".

PRIMO DELLA LISTA - "Ogni anno, la produzione prepara una lista di celebrità – ha spiegato una fonte del programma al tabloid – valutando quelli che potrebbero essere i concorrenti migliori. E Gascoigne è il primo dell’elenco. Lui sarebbe un concorrente fantastico per lo show di quest’anno e la sua eventuale partecipazione potrebbe dare nuovo slancio anche alla sua carriera e farlo tornare nel cuore della gente. Ant e Dec, che erano suoi fan scatenati ai tempi del Newcastle, impazzirebbero all’idea di vederlo nella giungla, a lottare insieme agli altri. Comunque, visto che Gascoigne arriva da un momento personale molto difficile, dev’essere solo lui a decidere se se la sente di affrontare questa esperienza".

STAN THE MAN - Lo scorso 28 maggio Gazza è stato operato d’urgenza per un’ulcera perforante e da allora sostiene di aver chiuso per sempre con la bottiglia. Stando al tabloid, nel caso in cui Gascoigne dovesse rifiutare, i produttori del reality avrebbero già pensato ad alcune possibili alternative, fra cui l’altro “bad boy” del calcio inglese Stan Collymore, famoso sul finire degli anni Novanta per la sua burrascosa relazione con Ulrika Jonsson, ex amante di Sven Goran Eriksson.


Simona Marchetti - 24.07.07 - gazzetta.it

Raddoppia la dimensione della pedofilia on line

MILANO. Telefono Arcobaleno, l’associazione che da undici anni lotta al fianco delle polizie nazionali e internazionali contro la pedofilia e la pedopornografia in internet, ha presentato oggi il rapporto sulla pedofilia on line relativo ai primi sei mesi del 2007.

“La dimensione della pedofilia online dal 2006 a oggi è praticamente raddoppiata. - afferma Giovanni Arena, Presidente di Telefono Arcobaleno - E’ indiscutibile la radice commerciale della maggior parte delle attività pedofile online, legate al triste mercato del pedobusiness. Germania, USA, Russia, Olanda, Cipro, Giappone, Panama, Canada, Corea e Regno Unito si trovano ai primi dieci posti della classifica dei paesi che ospitano i siti segnalati, dei quali oltre mille sono legati al pedo-business”. Nell'ultimo semestre Telefono Arcobaleno ha segnalato 2.090 siti al mese, con punte di oltre 200 siti pedopornografici in un solo giorno. Particolarmente aggressiva è risultata nel 2007 la promozione di siti pedofili a pagamento. Ogni giorno, 7 nuovi bambini vengono sfruttati nel mondo per la produzione di pedopornografia. Ad oggi sono 30.000. Meno del 2% dei bambini sfruttati è stato identificato. L’accesso a un sito pedofilo a pagamento costa mediamente 80 dollari - Un sito pedofilo a pagamento genera ogni giorno oltre 400 nuovi clienti - un sito pedo pay frutta mediamente oltre 34 mila dollari al giorno. Il giro d’affari giornaliero del pedobusiness si aggira intorno ai 13 milioni di dollari ogni anno, il giro d’affari del pedobusiness si aggira intorno ai 5 miliardi di dollari. “Un altro dato preoccupante e al quale dovrebbe essere riservata la massima attenzione - sottolinea Arena - è il numero dei frequentatori dei siti pedofili, sono cifre con talmente tanti zeri da risultare davvero impressionanti. I frequentatori e i fruitori di questi siti sono prevalentemente americani, tedeschi, inglesi, giapponesi, francesi, italiani: un vero e proprio esercito che quotidianamente si muove in internet a caccia di foto, di video, di contatti”. Il report di Telefono Arcobaleno riguarda esclusivamente i siti con espliciti contenuti e materiali pedofili e pedo-pornografici segnalati a FBI, Interpol, polizie nazionali secondo le rispettive competenze, e, in Italia, all'Autorità giudiziaria e al Nucleo Investigativo Telematico interforze composto da Carabinieri, Polizia postale e Guardia di finanza. Il rapporto di Telefono Arcobaleno contiene inoltre precise denunce su una persistente serie di carenze legislative e di inerzia nel contrasto del fenomeno, che in molti paesi ancora agevolano l'ulteriore diffondersi della pedofilia online. Il rapporto completo relativo alla mappatura del fenomeno pedofilo in rete nei primi 6 mesi del 2007 è disponibile sul sito di Telefono Arcobaleno.


scarica il Rapporto Pedofilia di Telefono Arcobaleno


24.07.07 - pupia.tv

Parole più chiare e meno tecniche

L’invito ai medici: usate parole più chiare e meno tecniche


POCA cultura può accorciare la vita. Soprattutto perché non consente di raccogliere e comprendere informazioni sulla propria salute. Con conseguenze allarmanti: le persone con un grado di alfabetizzazione basso hanno una mortalità più alta del 50%, misurata in un periodo di cinque anni, rispetto a chi è abbastanza acculturato. Lo dimostra una ricerca condotta alla Feinberg School of Medicine della Northwestern University (Chicago, Usa) e pubblicata sugli «Archives of Internal Medicine». Secondo la National Assessment of Adult Literacy, circa 75 milioni di americani hanno una cultura ben al di sotto della media, e una gran parte di essi non sa nemmeno leggere. «Questo significa, ad esempio - spiega l'autori principale dell'indagine, David Baker - non essere in grado di seguire le indicazioni del medico, nè di riempire i moduli di accettazione in ospedale. Siamo rimasti sbigottiti di fronte ai dati che abbiamo ottenuto dal 1997 intervistando 3.260 pazienti dai 65 anni in su: fra questi, il numero degli analfabeti che muore soprattutto per cause cardiovascolari è enormemente più grande rispetto a chi sa leggere e scrivere e ha una formazione scolastica nella media». Gli esperti hanno testato la cultura degli intervistati facendo domande di vario genere, comprese quelle sulla salute e sulla medicina. Hanno poi contato il numero di persone appartenenti al campione studiato che avevano perso la vita entro il 2003. I risultati hanno mostrato «un drammatico bisogno di educazione alla salute fra le persone poco o per nulla alfabetizzate - sottolinea Baker - che muoiono molto di più e per cause spesso futili. Si potrebbe iniziare con poco, ad esempio i medici dovrebbero utilizzare termini meno tecnici e si potrebbero aiutare con grafici o disegni a spiegare le malattie ai pazienti meno colti».


martedì 24 luglio 2007 - iltempo.it

Parole più chiare e meno tecniche

L’invito ai medici: usate parole più chiare e meno tecniche


POCA cultura può accorciare la vita. Soprattutto perché non consente di raccogliere e comprendere informazioni sulla propria salute. Con conseguenze allarmanti: le persone con un grado di alfabetizzazione basso hanno una mortalità più alta del 50%, misurata in un periodo di cinque anni, rispetto a chi è abbastanza acculturato. Lo dimostra una ricerca condotta alla Feinberg School of Medicine della Northwestern University (Chicago, Usa) e pubblicata sugli «Archives of Internal Medicine». Secondo la National Assessment of Adult Literacy, circa 75 milioni di americani hanno una cultura ben al di sotto della media, e una gran parte di essi non sa nemmeno leggere. «Questo significa, ad esempio - spiega l'autori principale dell'indagine, David Baker - non essere in grado di seguire le indicazioni del medico, nè di riempire i moduli di accettazione in ospedale. Siamo rimasti sbigottiti di fronte ai dati che abbiamo ottenuto dal 1997 intervistando 3.260 pazienti dai 65 anni in su: fra questi, il numero degli analfabeti che muore soprattutto per cause cardiovascolari è enormemente più grande rispetto a chi sa leggere e scrivere e ha una formazione scolastica nella media». Gli esperti hanno testato la cultura degli intervistati facendo domande di vario genere, comprese quelle sulla salute e sulla medicina. Hanno poi contato il numero di persone appartenenti al campione studiato che avevano perso la vita entro il 2003. I risultati hanno mostrato «un drammatico bisogno di educazione alla salute fra le persone poco o per nulla alfabetizzate - sottolinea Baker - che muoiono molto di più e per cause spesso futili. Si potrebbe iniziare con poco, ad esempio i medici dovrebbero utilizzare termini meno tecnici e si potrebbero aiutare con grafici o disegni a spiegare le malattie ai pazienti meno colti».


martedì 24 luglio 2007 - iltempo.it

L’alcool distrugge il futuro

“L’alcool distrugge il futuro” una campagna del Sindacato Medici per i ragazzi delle medie inferiori


Una campagna informativa sui problemi legati all’uso ed all’abuso di sostanze alcoliche, sarà indirizzata alle scuole medie inferiori grazie ad un progetto dello Snami (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani).

Un’iniziativa che vede i medici impegnati nelle scuole per prevenire i danni causati dall’uso e spesso dall’abuso di sostanze alcoliche: lo ha deciso l’esecutivo nazionale Snami (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani), riunitosi a Milano. Come ha affermato Mauro Martini, presidente Nazionale dello Snami: “La campagna permanente anti alcool ‘L’alcool distrugge il futuro’, avrà nei medici del sindacato il suo punto di riferimento. Invieremo nelle scuole medie inferiori i nostri medici che spiegheranno agli adolescenti i pericoli dell’alcool derivati da un uso improprio”.

La scelta di portare avanti una campagna informativa incentrata in maniera particolare sui ragazzi delle scuole medie non è casuale, infatti, come ha specificato lo stesso leader Snami: “abbiamo scelto il triennio delle medie inferiori perchè i ragazzi a quella età sono più ricettivi degli studenti delle superiori, già più smaliziati in tema di dipendenze. Quindi, riteniamo gli alunni delle medie inferiori un terreno più fertile per fare prevenzione sull’alcool”.

Tra gli obiettivi di tale progetto che si propone di instaurare un filo diretto con gli alunni delle scuole medie inferiori, è quello di informarli sui rischi legati ad un abuso di sostanze alcoliche, ed insegnare loro a sviluppare un atteggiamento più attento e critico verso l’alcool. Chiarisce lo stesso Martini: “il progetto Snami punta a inserire nelle scuole corsi di educazione sanitaria per fornire informazioni precise sui danni da alcool con l’obiettivo di chiarire alle nuove generazioni i pericoli dell’alcol e gli effetti sull’organismo e sulle facoltà mentali. L’esecutivo ha quindi fatto una scelta prioritaria entrando nel sociale e vuole contribuire nei fatti alla prevenzione delle stragi del sabato sera da alcool”.

Nicola Machetti - 24.07.07 - prontoconsumatore.it

Psichiatria e la droga legalizzata

È una signora di 50 anni l'ennesima vittima dell'intervento psichiatrico. P.M. racconta come la sua esistenza sia stata rovinata dopo aver ricevuto trattamenti psichiatrici e aver speso inutilmente milioni in psicoterapia. A causa di uno stato di ansia si rivolge a uno psichiatra che comincia a prescriverle psicofarmaci, e da sedici anni a questa parte lei è costretta ad assumere differenti psicofarmaci, antidepressivi e neurolettici, variati a seconda del medico che la vedeva o delle reazioni che avvertiva, con pesanti effetti collaterali come: il non sentire più emozioni, pensieri, ingrassata, dermatosi, sensazione di non avere più la testa, perso completamente la vitalità, l'energia, annullamento della personalità. Per non parlare di effetti ben più gravi come discinesia, con irrigidimenti facciali, del corpo, fuoriuscita della lingua, regressione psicologica.


È risaputo, persino dagli stessi consumatori, che la droga sia un fatto negativo. Ma il consumo è in costante aumento e alla luce del sole, pubblicizzato da insospettabili professionisti, un vero e proprio mercato di droga legale, camuffato tramite un uso improprio della terminologia medica, per cui una persona pensa d'essere malata e curata, mentre in realtà sta assumendo sostanze che alterano la mente, che danno gravi effetti collaterali e assuefazione.

Lo psichiatra Joseph Glenmullen di Harvard, afferma che, "Vista l'assenza di malattie verificabili, la psicofarmacologia non ha esitato a costruire modelli di malattia per le diagnosi psichiatriche. Questi modelli sono solo congetture su quella che potrebbe essere la fisiologia corrispondente, per esempio uno squilibrio della serotonina."

Problemi legati al vivere che una volta si risolvevano tramite la religione, la cultura, gli interventi sociali, o il sostegno familiare e di amici, o al peggio tramite l'alcool, sono considerati "malattie" e vengono trattati con sostanze chimiche simili alle droghe.

Non parliamo poi quando sono coinvolti i bambini, con trattamenti così invasivi, visto che sono stati approvati psicofarmaci anche per loro. E' di questi giorni un articolo pubblicato sul giornale 'The Orlando Sentinel' dal titolo : "Nuovo allarme sul Ritalin". Si tratta della revisione che sta venendo fatta dalla FDA sulle etichette degli stimolanti per avvisare che le pillole possono causare sintomi psicotici, persino con un dosaggio normale. Secondo i resoconti gli effetti collaterali compaiono nel 5 percento dei bambini, e molto di loro si lamentano di infestazioni di cimici o vermi. Vedono o addirittura sentono le creature sotto la propria pelle (http://www.orlandosentinel.com/features/health/orl-hairbrief07jul03,0,6018087.story).

Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani continuerà ad indagare e denunciare le violazioni dei Diritti Umani da parte della psichiatria, cooperando con altri gruppi e individui che condividono lo stesso fine: portare ordine nel campo della salute mentale, sino a che le pratiche abusive e coercitive della psichiatria non cesseranno e i Diritti Umani e la dignità saranno ripristinati per tutti.

Chiunque ritiene di aver subito danni causati da trattamenti psichiatrici può mettersi in contatto con il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus.Tel. 0236510685

Email: linea.stampa@ccdu.org

Sito: www.ccdu.org


martedì 24 luglio 2007 - test.cybermed.it

250mila € per la 'Casa di Riposo San Giuseppe'

Dolcedo: 250mila € per la 'Casa di Riposo San Giuseppe'


La Fondazione Carige ha concesso un contributo di 250.000 euro all’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona I.S.A.H., centro di riabilitazione polivalente e 'Casa di Riposo San Giuseppe', a parziale finanziamento dei lavori di ristrutturazione e adeguamento funzionale dell’immobile sede della Residenza Protetta 'Casa di Riposo San Giuseppe', a Dolcedo gestito dall'azienda pubblica, sorta nel 2003 dalla fusione di due più che centenarie I.P.A.B.: l’ISAH centro di riabilitazione di Imperia e l’I.P.A.B. Casa di Risposo San Giuseppe di Dolcedo.

In questi ultimi anni l’ISAH ha ritenuto importante porre in essere un ambizioso progetto di ristrutturazione della sede della Residenza Protetta Casa di Riposo San Giuseppe di Dolcedo il cui edificio si trova in posizione centrale nel Comune di Dolcedo con un ampio giardino e vista aperta sulla Val Prino. La Residenza Protetta oggi risponde alle esigenze socio sanitarie a carattere residenziale delle persone anziane auto e non autosufficienti del territorio della Valle Prino e dei Comuni limitrofi.

Attualmente la struttura ospita 35 posti letto, ma le richieste hanno spinto l’amministrazione a preventivare un intervento sull’immobile che garantisca un aumento della disponibilità dei posti e un più organico e confortevole utilizzo degli spazi esistenti. In accordo con il Comune di Dolcedo e gli altri enti competenti è stato necessario modernizzare lo stabile adeguandolo ai nuovi e più stringenti standard previsti per le strutture socio sanitarie per anziani auto e non autosufficienti tenuto conto della sempre maggiore richiesta proveniente dal territorio e della volontà di aumentare il confort degli ospiti con l’aspettativa di realizzare una moderna struttura residenziale e diurna.

L’intervento volge alla creazione di un modulo di 22 posti come Residenza Protetta e un altro modulo come RSA di mantenimento per ulteriori 20 anziani portando pertanto la capienza totale a 42 posti. Inoltre il progetto tiene conto della possibilità in un secondo momento di poter ampliare in modo significativo la struttura realizzando una nuova ala. L’intervento progettuale complessivo di questa prima fase ammonta a complessivi 1.050.000 euro e prevede la ristrutturazione interna ed esterna dello stabile e la sostituzione degli arredi. Oggi l’ISAH può contare oltre al prezioso contributo della Fondazione Carige di 250.000 euro e di due ulteriori contributi regionali per complessivi 394.000 euro. Tutte le camere saranno dotate di bagno a norma per disabili e saranno singole o doppie per quanto riguarda il modulo della Residenza protetta e singole doppie e triple per il modulo RSA di mantenimento per non autosufficienti. Verrà ampliata la sala da pranzo e realizzata una nuova cucina, nuovi locali spogliatoio per il personale e una palestra di riabilitazione per gli ospiti con servizi e spogliatoi, un nuovo ampio terrazzo con vista aperta sulla Val Prino verrà realizzato al piano primo, sarà realizzata una nuova cappella, verranno realizzati nuovi locali di servizio e recuperati magazzini, sarà migliorata la fruibilità del giardino esterno che sarà reso meglio accessibile anche alle persone con difficoltà motoria e saranno sostituiti gli attuali arredi. Verranno inoltre modernizzati gli impianti elettrici e idraulici con un occhio di riguardo al risparmio energetico, mentre si opererà un restauro conservativo in accordo con la soprintendenza alla Belle Arti di Genova per quanto riguarda il modulo antico della Casa di Riposo realizzato nel XVII secolo dai Frati Domenicani di Taggia e che poi fu anche sede dell’Ospedale Civile di Dolcedo.

Carlo Alessi - Martedì 24 Luglio 2007 - sanremonews.it

500 bambini sodomizzati dai preti

500 bambini sodomizzati dai preti: la Rai tace omertosa


Il magistrato Luigi Tosti scrive una lettera al direttore del Tg1 della Rai

Caro Direttore del TG1,

dopo aver appreso dal Tg della rete La 7 delle ore 12.30 del 15 luglio 2007, la notizia secondo cui l'Arcidiocesi cattolica di Los Angeles ha dovuto sborsare 660 milioni di dollari per tacitare 500 vittime di abusi sessuali perpetrati da preti cattolici pedofili dal 1940 in poi, e questo in vista del processo che si terrà domani 16 luglio, e che sino ad ora l'Arcidiocesi di Boston ha sborsato ben 2 miliardi di dollari per risarcire gli altri bambini sodomizzati da altri preti cattolici, vedendosi costretta a vendere parte del proprio cospicuo patrimonio, ho visionato con apprensione i telegiornali messi in onda da Rai 2, ore 13, e da Rai 1, ore 13, per accertarmi che le reti televisive della Repubblica Pontifica Italiana assolvessero, con fedeltà, l'obbligo, su di loro gravante, di disinformare i cittadini italiani e di occultare con diligenza le notizie che possono risultare pregiudizievoli per il "buon nome" del Vaticano e della Chiesa Cattolica. Ebbene, ho potuto constatatre con sommo piacere -e di ciò non posso non compiacermente come cittadino italiota contribuente e pagante il canone per il servizio "pubblico"- che entrambi i Tg nazionali hanno opportunamente e diligentemente occultato questa notizia, che è stata invece improvvidamente propalata dalla Rete 7, preferendo diffondere altre facezie, ivi inclusa quella relativa all'evento epocale del momento, cioè lo svolgimento quotidiano delle vancanze del Sommo Pontefice sull'arco Alpino.

Mi congratulo, ovviamente, con la Vostra sagace ed opportuna opera di occultamento della verità - verità che potrebbe nuocere alla sagace opera di disinformazione di Mons. Fisichella, ad avviso del quale il fenomeno della pedofilia avrebbe coinvolto sì e no 4 o 5 preti, e mi chiedo anche se non sarebbe opportuno interessare il Governo della Colonia Pontificia affinché provveda a revocare la licenza televisiva alla Rete 7, per aver diffuso notizie che possono pregiudicare il buon nome dell'Unica Chiesa voluta dal Dio incarnato, cioè l'Unica Chiesa legittimata a rappresentarlo, sul nostro pianeta Terra, in virtù di procura scritta rilasciata 2.000 anni or sono. Nell'inviarvi i più cordiali saluti mi pemetto di allegare, in calce, la notizia, improvvidamente diffusa anche dal Messaggero.

Luigi Tosti

Per gentile concessione di Axteismo Press l'Agenzia degli Axtei, Atei e Laici

Data: 24/07/2007 - voceditalia.it

Chi piange per i poveri?

Disuguaglianza sociale e felicità


Europa e Stati Uniti a confronto

Milano, 24 lug. - Nel bastimento carico carico di luoghi comuni e preconcetti che ingurgitiamo ed espelliamo ogni giorno, i ragionamenti sulla disuguaglianza e sulla povertà di solito si collocano sul punto più alto della prora. Riflettendo a bruciapelo, chiunque solitamente tende a dare una connotazione molto negativa al fatto che alcuni abbiano molto e altri molto poco. Va da sé.

Che poi, a conti fatti, ciascuno nella sua tana viva nel migliore (o peggiore) dei mondi possibili poco importa: dire che la società è ingiusta e crudele non costa nulla e, in una certa misura, fa sentire in pace con la coscienza chi sta bene, attivo e "nel mondo" chi sta male. Nella narrativa che ognuno fa di sé e utilizza per dialogare con gli altri, il bla bla bla intorno alla povertà è un calcificante relazionale di strepitosa efficacia.

Abbandonando tuttavia per un istante la dimensione della chiacchiera, potrebbe essere interessante chiedersi in che misura un contesto sociale caratterizzato da una forte disuguaglianza influisca sul modo in cui ci percepiamo e raccontiamo felici. Il buonsenso immediatamente suggerisce che i poveri siano condizionati negativamente dalla disuguaglianza, mentre i ricchi siano tendenzialmente indifferenti. Il ragionamento è naturalmente sensato e per certi versi veritiero, ma manca di rispondere a una domanda che, per la sua imbarazzante semplicità, dimentichiamo spesso di farci: perché?

Pensando a ingiustizie sociali e povertà infatti, muoviamo sempre i nostri pensieri dalla prospettiva della possibilità: se sono ricco posso permettermi la casa, la macchina, la badante ecc. se sono povero devo fare i salti mortali per arrivare a fine mese; in questa equazione perfetta, l’alta disuguaglianza (come percezione generalizzata) influisce negativamente sulla felicità di alcuni, non intaccando quella di altri. Tuttavia la percezione che ciascuno ha di sé e la relativa sensazione di benessere/malessere sono fortemente condizionate da quello che il nostro immaginario rende pensabile (e quindi, almeno teoricamente, possibile): sarà capitato a tutti almeno una volta di riuscire bene in qualcosa perché ci si è dati la possibilità di crederci. Allo stesso modo, riusciamo spesso a non farci abbattere da situazioni mortificanti o spiacevoli raccontandoci o che tanto, in fondo in fondo, siamo altro (è andato male un esame. Eh, ma tanto io sono una ballerina…), o pensando banalmente che domani andrà meglio. Questi piccoli trucchi che usiamo per "darci una mano" però, sono ben lungi dall’essere escamotage grotteschi per non guardare in faccia la realtà: sono gli strumenti principe della sopravvivenza e i mattoncini fondamentali della nostra capacità di risolvere problemi; Laszlo Méro, matematico e psicologo ungherese, parlerebbe di trance-logica: a fronte di una situazione apparentemente irrisolvibile, troviamo una soluzione positiva facendo leva su strumenti che di per sé nel contesto non avrebbero alcun significato e pertinenza; il "fare giardino", per chi frequenta i romanzi di Pinketts.

Tornando al problema della disuguaglianza, viene da chiedersi se questa sia di per sé un fatto problematico in termini di soddisfazione e felicità personale o sia piuttosto il riflesso di un problema percettivo più ampio: chi è "infelice" o preoccupato dalla povertà e polarizzazione reddituale lo è perché semplicemente ne subisce gli effetti o perché dietro a questa vede una possibilità/impossibilità di cambiare le proprie sorti?

Nel 2003 Alberto Alesina, direttore della facoltà di economia di Harvard, assieme ad altri studiosi (Di Tella, MacCulloch) hanno pubblicato un’analisi comparativa fra Europa e Stati Uniti circa gli effetti della disuguaglianza sociale sulla percezione del proprio benessere. Quello che emerge lascia molto da pensare.

I governi europei, com’è risaputo, sono maggiormente impegnati nella redistribuzione della ricchezza rispetto agli Stati Uniti; i sistemi fiscali europei sono più progressivi (più soldi hai, più tasse paghi) di quello statunitense e il "welfare state" è più generoso. Per fare un piccolo esempio, nel 2000 la spesa pubblica del governo negli Stati Uniti pesava sul PIL per il 30%, mentre in Europa (in media), il 45%; la quota di trasferimenti (da ricchi a poveri) sul PIL era intorno all’11% in US contro il 18% in Europa (con picchi del 20% guardando alla Germania), quando all’inizio del diciannovesimo secolo in entrambi non si superava l’1%. Uno sforzo redistributivo così alto da parte dei governi dovrebbe significare che una larga parte della popolazione sia in favore di queste politiche: i "poveri" teoricamente dovrebbero apprezzare la redistribuzione poiché ne sono i diretti beneficiari, salvo considerare che i poveri di oggi potrebbero essere i ricchi di domani, e quindi, con una discreta lungimiranza, potrebbero osteggiare oggi alcune forme di trasferimenti. I ricchi, dall’altro lato della barricata, dovrebbero essere contrari a forme di redistribuzione ma, qualora temessero di diventare poveri, dovrebbero favorirle, vedendole come una forma di assicurazione contro futuri rovesci della sorte.

E quindi?

Europa e Stati Uniti sembrano presentare tendenze profondamente differenti.

L’analisi, condotta su dati del US General Social Surveys (Chicago University) e Euro-barometer Surveys Series (Commissione Europea), ha messo in luce come sia gli statunitensi che gli europei si considerino meno felici quando la disuguaglianza percepita è alta; tuttavia, l’avversione per la disuguaglianza è concentrata, fra i due continenti, in gruppi "ideologici" e di reddito molto differenti: guardando all’appartenenza politica dichiarata, negli Stati Uniti essere democratico o repubblicano sembra non costituire un discrimine significativo per capire chi ritenga la disuguaglianza un problema e chi no. In Europa, al contrario, quelli che si definiscono di sinistra mostrano una maggiore sensibilità alla questione rispetto a quelli che si professano di destra che, al contrario, dichiarano che nell’economia della loro esistenza, il problema non sia così sostanziale.

Considerando gli intervistati sotto il profilo reddituale poi, incredibilmente le persone di reddito medio basso negli Stati Uniti hanno dichiarato che la loro felicità non sia condizionata dalla disuguaglianza subita, mentre i ricchi hanno mostrato una forte preoccupazione (e conseguente ridimensionamento delle dichiarazioni circa la propria felicità) per le conseguenze di questo fenomeno.

E in Europa? La felicità dei "poveri" è influenzata in modo fortemente negativo dalla disuguaglianza, mentre i "ricchi" sembrano non interessarsene. Riassumendo: negli Stati Uniti gli unici a dichiarare che le disuguaglianze sociali influenzano negativamente la propria sensazione di benessere sono stati le persone di ceto medio alto; in Europa poveri e persone "di sinistra".

Alesina e colleghi suggeriscono una possibile chiave interpretativa: la mobilità sociale percepita. Gli americani riterrebbero che nella loro società passare dalla ricchezza alla povertà sia possibile, posto il duro lavoro e il sacrificio; gli europei al contrario, abituati a vivere in un contesto in cui il tuo successo è dettato in larga parte da quello di chi è venuto prima di te (genitori, parenti ecc…), sarebbero meno proni ad avere una visione così ottimistica del cambiamento.

I dati del World Values Survey (http://www.worldvaluessurvey.org/) confermano l’intuizione: solo il 30% degli americani ritiene che un indigente sia inevitabilmente intrappolato nella povertà contro il 60% degli europei; par contre, il 60% degli americani pensano che i poveri siano pigri, contro il 25% degli europei. Si spiega così la forte riluttanza dei cittadini europei ad accettare riduzioni delle spese per la protezione sociale e la tendenza a sottovalutarne i costi per la collettività.

Per quanto risultati di questo tipo possano sembrare banali, chiedersi attraverso quali canali (psicologici e non) i problemi sociali influiscano sulla nostra "felicità" è un elemento essenziale per capire in quale modo la politica possa effettivamente contribuire al reale benessere dei cittadini e quali trucchi questa utilizzi per raccogliere consensi. Sotto l’egida di un ferreo determinismo economico (l’economia determina ogni cosa) infatti, dal secondo dopoguerra in poi buona parte della storia della politica è stata caratterizzata dalla convinzione che un PIL galoppante garantisse una sicura rielezione: nel 1999 il senatore americano Robert Byrd scriveva che "nessun presidente sarà mai destituito quando l’economia è ai massimi storici; nel rispondere ai sondaggi, la gente vota col portafogli". Pochi anni prima Clinton correva per la presidenza forte dello slogan "è l’economia, schiocchi!".

Non è un caso quindi che i tagli alle tasse e gli aumenti di spesa pubblica avvengano sempre, con una regolarità sbalordente, verso fine legislatura. Tuttavia, come sottolineato dallo storico Niall Ferguson nel suo messianico libro "Cash Nexus", la storia sembra avere un opinione diversa: la popolarità del governo Tatcher raggiunse il suo picco proprio negli anni in cui la disoccupazione era alle stelle; Blair cominciò a perdere consensi in un periodo in cui l’occupazione cresceva; un’economia rubizza e in piena crescita non impedì allo scandalo Watergate di travolgere Nixon. Aver più soldi in tasca, in sostanza, non garantisce una maggiore serenità e una conseguente conferma della politica. E quindi? L’equazione perfetta maggior ricchezza= maggior felicità= conferma dell’establishment di governo sembra saltare. È in particolare il legame tra ricchezza reale e benessere percepito che sembra dar maggiori problemi: forse, ancora una volta, quel che conta non è quello che è realmente ma quello che si percepisce che sia e possa essere. Per quanto l’economia italiana vada maluccio, gli italiani da una quindicina d’anni a questa parte, hanno cominciato a indebitarsi di più, per la gioia delle società di leasing e di credito al consumo. A dispetto tuttavia di una ricchezza reale rimasta tendenzialmente invariata, la preoccupazione e infelicità degli italiani rispetto all’iniquità reddituale sembra in diminuzione (World Values Survey 2007).

Ancora una volta la tesi di Alesina trova conferma: più si crede di poter migliorare la propria condizione, meno la propria felicità dichiarata è influenzata dalle disparità sociali. Che poi il salto di qualità sia realmente possibile o meno poco importa. E così una vacanza in leasing, che sia a Ladispoli o in Polinesia Francese, sembra basti a farci sentire più sicuri, forti e felici. In molti hanno visto nell’ampio consenso accordato a Berlusconi il riflesso politico di questa "economia della (dis)percezione". Ma questa è un’altra faccenda.

Riaffiora alla mente una vecchia storiella: due anziani, seduti su una panchina, vedono passare una bella ragazza. "sai – dice uno dei due – ieri quella lì avrei potuto portarmela a letto". "perché la conosci?", "no, ma ce l'avevo duro".

E a volte, per credere di stare bene, basta davvero questo.

LB - Luigi.butera@voceditalia.it - Data: 24/07/2007 - voceditalia.it

Tre autobomba nel centro di Baghdad

Tre autobomba nel centro di Baghdad, morte almeno 12 persone


Tre autobombe parcheggiate sono esplose oggi nel quartiere sciita di Karradah, nel centro di Baghdad, uccidendo almento 12 persone e ferendone altre 19: lo ha riferito la polizia.

La prima esplosione, avvenuta attorno alle 11 locali, ha preso di mira una pattuglia di polizia, uccidendo sei persone e ferendone altre nove. La seconda autovettura, parcheggiata a circa 500 metri di distanza dalla prima, è esplosa quasi contemporaneamente nei pressi di un mercato, uccidendo tre civili e ferendone altri cinque. L'ultimo attacco ha colpito un'altra pattuglia di polizia, uccidendo due agenti e un civile e ferendo altre cinque persone.

A Iskandariyah, a sud di Baghdad, uomini armati hanno aperto il fuoco in un mercato, uccidendo un uomo, una donna e un agente di polizia che era intervenuto a loro difesa. Nella cittadina sunnita, sempre oggi la polizia ha scoperto i corpi senza vita di tre uomini in abiti civili. Le vittime, di età compresa tra i 25 e i 35 anni, avevano mani e piedi legati e mostravano chiari segni di tortura.


23 luglio 2007 - rainews24.it

Morto in Sardegna Giovanni Nuvoli

Come Welby, chiese l'eutanasia


SASSARI - E' morto Giovanni Nuvoli: l'uomo di 53 anni, ex rappresentante di commercio, residente ad Alghero, che negli ultimi mesi - sulla scia della vicenda di Piergiorgio Welby - aveva chiesto, invano, che fosse staccata la spina del respiratore che lo teneva in vita. Era infatti ammalato da sei anni, colpito da una grave forma di sclerosi laterale amiotrofica (proprio come Welby). "La sua è stata un'agonia orribile, dopo giorni e giorni di sofferenze - ha riferito l'esponente radicale Marco Cappato, che si batte per il testamento biologico e la libertà di scelta - lui aveva smesso di assumere acqua e cibo". Insomma, uno sciopero della fame e della sete, deciso dopo che gli era stata negata l'autorizzazione a liberarsi del macchinario.

La moglie di Nuvoli, Maddalena Soro, ha negato che si sia trattato di enutanasia, precisando che al momento del decesso il respiratore "era ancora attaccato". La donna ha aggiunto che al marito sono stati solo somministrati alcuni sedativi. In ogni caso nell'abitazione dei coniugi, ad Alghero, si è recato il pm Paolo Piras, per accertare le cause della morte.

La scorsa settimana il leader radicale Marco Pannella, avendo saputo che Nuvoli aveva ricominciato con lo sciopero, l'aveva invitato a sospenderlo, impegnandosi dai microfoni di Radio Radicale ad andarlo a trovare ad Alghero per sostenere la sua battaglia. A Cagliari era stata promossa anche una raccolta di firme a sostegno della richiesta dell'uomo di essere lasciato morire, sull'esempio di quanto avvenuto per Welby. Qualche settimana fa, un medico che stava per eseguire le volontà del paziente, era stato bloccato dall'intervento dei carabinieri e della procura di Sassari.


Utilizzando il sintetizzatore, unico strumento che gli permertteva di parlare, Nuvoli nell'aprile scorso, dal letto della sua abitazione, aveva dichiarato ai giornalisti: "Non ho mai cambiato idea e voglio morire senza soffrire, addormentato. Abbiamo già trovato il medico".

Un messaggio che era stato lanciato dalla sua casa alla periferia di Alghero, dove era tornato dopo 14 mesi trascorsi nel reparto di rianimazione dell'ospedale civile Santissima Annunziata di Sassari. Una testimonianza commovente, la sua: alto un metro e 85, pesava solo venti chili. Ma anche lucida: Nuvoli aveva dichiarato la sua volontà con grande convinzione. Chiedendo la fine di "quell'involucro - aveva dichiarato - che non riconosco più come mio corpo".

23 luglio 2007 - repubblica.it

Nessun contatto e con un click via chi non mi piace

Gentile redazione del Messagero,

il mio nic è Iaia e sono una persona transessuale. Faccio videochat con successo da 5 anni, dal 2002 e lavoro sul piu' grande videochatserver del mondo. Ho imparato una nuova lingua, so usare il computer e sono al passo delle più importanti novità tecnologiche nel campo della telecomunicazione internet compresa l'alta definizione.

Ho fatto molti nuovi amici e non mi sento più una persona sola come quando mettevo i miei annunci sul Messaggero per fare qualche cliente in casa. Devo dire che è incredibile come in Italia, si possa considerare prostituzione lo stare in casa davanti al computer. E' proprio una cosa ridicola. Io sono pagata per interagire e non per soddisfare il sesso dei clienti. La piattaforma mi esorta ad interagire e a rifiutare di fare qualunque cosa che non mi va a genio. Con un click del mouse posso buttare fuori la mia stanza chiunque non mi va.

Prostituirsi non è provocare eccitazione su qualcun'altro o manifestarsi eccitati e felici del proprio corpo. Prostituirsi significa dare una prestazione di tipo sessuale, dove sessuale però significa il sesso del cliente il contatto con i genitali od il corpo del cliente.

Nessuna cubista, quantunque hot o anche hard o attrice di film hard ha voglia di essere considerata una prostituta per questa grandissima differenza. Noi piacciamo ma non diamo contatto fisico e genitale a nessuno. E' una differenza enorme che mette in evidenza come l'interpretazione delle leggi possa essere una cosa che va fuori della realtà. Non avendo scambi fisici con nessuno, sono al sicuro da malattie veneree di qualunque tipo. Non devo chiudermi in segreto con sconosciuti od entrare in contatto fisico con i loro genitali.

La gente che mi viene a vedere in videochat, paga per condividere gioia ed in sostanza paga per vedere come mi diverto ed io sono libera di fare tutto quello che voglio avendo rispetto di me, della mia persona, del visitatore. Vivo tuttora facendo videochat, video e foto. Ho un mio Fanclub e mi diverto guadagnando i soldi che mi servono per vivere e pagare le bollette. Se in Italia ci fosse il senso della concretezza delle cose e si rimanesse un poco più con i piedi per terra, saremmo un paese meno idealista, meno bigotto e sicuramente piu' concreto.

Distinti saluti

Iaia - 23 luglio 2007 - ilmessaggero.it

Arrestato un albanese

Accusato di violenza sessuale La sua vittima aveva smesso di prostituirsi un anno fa, quando lui, lo sfruttatore, era stato arrestato. Ma il terrore è tornato sabato, quando è ricomparso per riportarla sulla strada.

La ragazza, una rumena di 26 anni ha denunciato il suo aguzzino e ora Artur Llusha, 33 anni, albanese, si trova in carcere. Con lui la polizia ha arrestato anche un suo connazionale di 29 anni, Ruzhdi Popshini, entrambi per il possesso di due pistole clandestine.

La testimonianza

Llusha viene indicato dalla ventiseienne rumena come l'uomo a cui era stata venduta quando era arrivata in Italia, anni fa. "Per oltre un anno sono stata portata ogni mattina nella zona dello stadio Delle Alpi - ha raccontato la ragazza alla polizia. Guadagnavo 400 o 500 euro al giorno, a volte 700 euro. A me restavano 300 o 400 al mese. Llusha abusava anche di me"

Ritorno alla normalità

Sparito il suo aggressore, la giovane donna si era ripresa la piccola figlia e si era regolarizzata. Sabato Llusha si è presentato da lei con una pistola, che ha abbandonato lì come minaccia e se n'è andato. Lei allora ha chiamato il 113. La polizia ha rintracciato l'uomo e lo ha arrestato. City

24.07.07 - city.corriere.it

«Casa, lavoro ma senza far patti»

I nomadi le cantano al Comune: «Casa, lavoro ma senza far patti»


Chiedono case, istruzione per i figli, un lavoro. Dicono no ai campi e ai patti con le istituzioni. I rom di Milano raccontano di sentirsi emarginati. Per incrinare la barriera di diffidenza ieri pomeriggio si sono dati appuntamento di fronte a Palazzo Marino. Hanno cantato e suonato. Si sono fatti portavoce dei messaggi scritti per l’occasione da Dario Fo e Moni Ovadia. Con loro numerose associazioni della città.

«Il nostro obiettivo è diffondere un messaggio che abbiamo già recapitato al prefetto - spiega Luigia Casi, di Sdl Interregionale -. Chiediamo un tavolo di confronto per risolvere la questione dei rom in modo definitivo. Invitiamo le istituzioni a dar vita a una politica di inclusione vera. Siamo qui per spiegare tutto questo ai politici riuniti in consiglio comunale». La loro ricetta può essere riassunta in tre parole: case, istruzione, lavoro. «Perché i rom sono cittadini europei - continua Paolo Cagna Nenchi, coordinatore dell’iniziativa -. Il segreto è conoscere la loro cultura. Anche io sono stato derubato dagli zingari, ma non me la sento di generalizzare».

A suonare il violino in piazza Scala c’era Samil Eduard, il piccolo rom «genio della musica» che suo padre non vuole far studiare. Intorno a lui grandi e piccoli in festa. «Siamo venuti in Italia per migliorare la nostra vita, in Romania non abbiamo nulla - racconta Russet Floaria -. Vivevo in un campo di Legnano. Lavoravo in casa di una famiglia. Poi ci hanno sgomberati. Adesso abitiamo in 40 in un casolare abbandonato a Paderno Dugnano. Non lavoro più».

Per le associazioni riunite in piazza, sarebbe fondamentale non ghettizzare gli zingari. Ma permettere loro di integrarsi. «Si tratta di cittadini come gli altri - conferma Maurizio Pagani di Opera Nomadi -. Dovrebbero abitare in case normali. Alcuni lo fanno già. E gli inquilini dei palazzi li hanno accolti senza problemi. Inoltre, il patto di legalità è uno strumento sbagliato. Non capisco perché ai rom sia chiesto di firmare un documento che li obbliga a seguire regole implicite nella convivenza sociale. A qualunque altra etnia questo non succede».


di Daniela Uva - martedì 24 luglio 2007 - ilgiornale.it

190 enti in aiuto dei disabili a scuola

Un accordo fra istituzioni inseguirà l’utopia della piena integrazione. Oltre mille i portatori di handicap iscritti al prossimo anno scolastico, ma gli insegnanti di sostegno sono solo 600


(24/07/07) Tutte le singole scuole del parmense – pubbliche e paritarie – tutti i Comuni, la Provincia, l’Azienda Usl e il Provveditorato hanno sottoscritto ieri un patto per sostenere gli alunni portatori di handicap. Dall’asilo al diploma, bambini e ragazzi con problemi psichici o fisici avranno percorsi personalizzati che ne favoriranno l’inclusione.


24.07.07 - polisquotidiano.it

Foto di sesso con bambini

Foto di sesso con bambini arrestato per pedofilia


VADO LIGURE. La realtà è più choccante di qualsiasi fantasia. Era pedofilo il padre e lo è anche il figlio. Claudio Casalini, 45 anni, è stato arrestato dai carabinieri esattamente per lo stesso reato che ha fatto tristemente conoscere il padre: pedofilia. Come il padre Silvano, mancato poco più di un anno fa all’età di 68 anni, adesso anche al figlio Claudio, incensurato, nella vita “padroncino” (fa consegne con un furgone), tocca la stessa sorte: è stato sorpreso con le prove della morbosa (e patologica) passione per l’infanzia. Il padre nel 2005 era stato incastrato da decine di foto terrificanti che aveva fatto a diverse bimbe in tenera età con la scusa di ritrarle in un quadro (diceva di essere artista). Il figlio, tecnologicamente più evoluto, quelle stesse foto le faceva ai bambini per strada con il telefonino, e naturalmente scaricava da internet filmati dal contenuto pedopornografico. Quando i carabinieri lo hanno fermato domenica sera nei pressi del campetto da calcio della frazione di Sant’Ermete (Valle di Vado) aveva il cellulare pieno di foto hard e filmati osceni riguardanti scene di sesso con minori. I filmati li aveva scaricati da internet, le fotografie fatte lui stesso a tante bambine incrociate per strada a Vado, Savona, Quiliano. Il solo fatto di detenere quel materiale pedopornografico - con l’attuale inasprimento della legge per i reati di pedofilia - sarebbe bastato per far scattare le manette. Ma in più ad aggravare la posizione del vadese ha provveduto l’accusa di una madre che avrebbe raccontato di una immagine pornografica mostrata dall’uomo alla figlioletta dopo averla avvicinata per strada. E visto che anche al momento del fermo Claudio Casalini si trovava nei pressi degli spogliatoi del campetto di Sant’Ermete, dove da tempo veniva segnalato con il sospetto che cercasse di avvicinare minori nei bagni, è stato tratto in arresto dai carabinieri e incrimato per pedofilia.

Ha passato la domenica notte in carcere e ieri i suoi familiari sono corsi a nominare lo stesso legale di fiducia che già aveva difeso il padre dalle stesse tremende accuse: l’avvocato Fabio Accinelli di Savona. Legale che però ieri mattina non è riuscito ad incontrare il quarantenne in carcere perché nel frattempo era scattata una nomina d’ufficio di un altro avvocato e questo disguido burocratico ha fatto saltare il primo contatto tra imputato e difensore.

«Per ora non sappiamo nulla di più di quello che dicono i verbali dell’arresto - è l’unico commento del difensore - l’accusa, comunque, riguarda solo il possesso di materiale pedopornografico, è importante sottolinearlo».

Di fatto a quanto pare Claudio Casalini non ha negato la propria passione per l’infanzia al momento del fermo. Ed è un particolare che ritorna visto che anche il padre, venuta alla luce la sua malattia, non aveva affatto negato di essere attratto dalle bambine di pochi anni.

Una passione evidentemente ereditaria o magari “iniziata” proprio da quel padre che faceva il venditore di vino e girando di casa in casa aveva fatto tante vittime. Domattina è stato fissato l’interrogatorio di garanzia da parte del gip Chiara Venturi. L’indagine è invece coordinata dal pm Ubaldo Pelosi.

Dario Freccero - 24.07.07 - ilsecoloxix.it

In Iran sedici impiccagioni

“Dodici banditi sono stati impiccati di mattina a Teheran”, ha detto il procuratore capo della città, Said Mortazavi, aggiungendo che i dodici fanno parte delle decine di persone arrestate nelle scorse settimane per diversi reati, compresi rapine, stupri e sequestri.

Altre quattro persone – ha aggiunto Mortazavi – sono state impiccate la scorsa settimana.

La televisione di stato ha trasmesso immagini dei condannati ammanettati, poco prima di essere impiccati.

La pena di morte è prevista in Iran per omicidio, rapina a mano armata, stupro, blasfemia, apostasia, cospirazione contro il Governo, adulterio, prostituzione, omosessualità, reati legati alla droga.

La legge iraniana prevede la pena di morte per il possesso di più di 30 grammi di eroina o di 5 chili di oppio.

Secondo le stesse autorità, che però non forniscono statistiche ufficiali, molte esecuzioni in Iran sono relative a reati di droga, ma è opinione di osservatori sui diritti umani che molti di quelli giustiziati per reati comuni, in particolare per droga, possano essere in realtà oppositori politici.

a cura di NtC - 24-07-2007 - quaderniradicali.it

Alcol e sicurezza stradale

Etilometro, prova choc Sono "bocciate" le donne

La squadra di Qn: a parità di alcol, uomini entro i limiti. Dopo una serata da weekend al risporante e al pub il risultato: vino, birra, amari, limoncello e mojito: alla fine quattro in regola e quattro no

BOLOGNA, 23 luglio 2007

DICONO CHE un buon 10% degli incidenti sia causato dall’alcol.

Dicono che una persona e mezzo al giorno muore sulle strade per colpa di un bicchierino di troppo.

Dicono che il Governo farà qualcosa per frenare questa strage (ma dicono così tutti i Governi).Dicono che gli ubriachi assassini non guideranno più, ma chissà perché continuano sempre a guidare e in alcuni casi uccidere.

Dicono che con mezza boccia di vino rischi il ritiro della patente se ti beccano.

Dicono che non è vero niente che con mezza boccia di vino rischi la patente e che ci vuole molto di più per sballare.

Dicono tutti tante cose.

Noi che ci siamo stancati di sentir «dire», abbiamo provato a «fare». L’altra sera una squadra speciale del Qn, composta da otto persone, ha trascorso un’ordinaria tarda serata da week end estivo in giro per locali; a mangiare (poco) e a bere (in alcuni casi molto). Un paio d’ore abbondanti a «tutta birra», per puoi concludere la serata a casa della Polizia Stradale, nel comando regionale di Bologna, nodo cruciale della circolazione stradale italiana.

LÌ ABBIAMO fatto il test dell’etilometro, cioè quella prova che consente di sapere se hai superato quella fatidica soglia di 0,50 grammi di alcol per litro di sangue che comporta il ritiro immediato della patente, una sanzione e 10 punti in meno. I risultati: quattro di noi hanno sballato (la patente sarebbe volata via se gli agenti li avessero sorpresi al volante), quattro erano in regola.Ci fermiamo a tre considerazioni dettate da questa nostra inchiesta-verità.1) La più importante: ogni etilometro fa storia a sé. O meglio: ognuno di noi ha un suo personalissimo etilometro. Sballare o meno dipende da quanto bevi, ovvio, ma anche da tanti altri fattori che possono essere l’età, il peso, il sesso, magari gli umori, gli amori o chissà cosa. La Polstrada ha in dotazione degli apparecchietti (si chiamano precursori) che consentono con una soffiata un primo check up. Idea: ma se fornissimo a ogni automobilista un marchingegno simile?2) C’erano tre donne nella squadra del Qn: due di loro hanno «sballato». E Rosalba Carbutti, aveva bevuto e mangiato le stesse cose di un uomo, Riccardo Jannello. Differenze? Ventitré anni di età, 11 cm di statura e 24 kg di peso. Oltre al sesso, naturalmente. Eppure Rosalba ha sballato di brutto, Riccardo solo di un po’. Ancora: Francesca Manicardi, bevendo due bicchieri di vino durante i pasti, si è avvicinata pericolosamente all 0,50, mentre Matteo Alvisi, 4 anni, 16 cm e 26 kg più di Francesca, si è bevuto mezzo mondo e per poco non era in regola.

E allora: ogni etilometro fa storia a sé, sì, ma le donne rischiano comunque molto di più degli uomini.3) Alla fine della serata, lo scriviamo anche per tranquillizzare i nostri familiari..., eravamo tutti sufficientemente lucidi. E allora, come scrive a fianco Gabriele Canè, forse bisognerebbe fare un po’ di chiarezza su questi numeri e su questi test.

NON È POSSIBILE che l’automobilista che ha 0,51 subisca lo stesso trattamento di chi ha 3, di chi, cioè, è ubriaco fradicio. L’altro giorno, in Inghilterra, una persona ha provocato un incidente stradale mortale: gli hanno dato per direttissima quattro anni di carcere perché hanno scoperto che mentre guidava aveva mandato otto sms in dieci minuti con il telefonino. Si sono arrabbiati tutti nel Regno Unito: pena troppo blanda.Domandone finale che vi/ci rivolgiamo: ma è più pericoloso un sms o mezzo bicchiere di vino di troppo?

di Massimo Pandolfi - 23.07.07 - qn.quotidiano.net

Alcol, medici nelle scuole medie

ALCOOL: MEDICI SNAMI NELLE SCUOLE MEDIE PER PREVENIRNE I DANNI

Milano - Medici impegnati nelle scuole per prevenire i danni da alcool. E' quanto emerso dall'Esecutivo Nazionale SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani), riunitosi a Milano. "La campagna permanente anti alcool 'L'alcool distrugge il futuro' - dice Mauro Martini, Presidente Nazionale SNAMI - avra' nei medici del sindacato il suo punto di riferimento. Invieremo nelle scuole medie inferiori i nostri medici - prosegue Martini - che spiegheranno agli adolescenti i pericoli dell'alcool derivati da un uso improprio. Abbiamo scelto il triennio delle medie inferiori - spiega il leader SNAMI - perche' i ragazzi a quell'eta' sono piu' ricettivi degli studenti delle superiori gia' piu' 'smaliziati' in tema di dipendenze.Quindi, riteniamo gli alunni delle medie inferiori un terreno piu' fertile per fare prevenzione sull'alcool". "Il progetto Snami punta a inserire nelle scuole - chiarisce Martini - corsi di educazione sanitaria per fornire informazioni precise sui danni da alcool con l'obiettivo di chiarire alle nuove generazioni i pericoli dell'alcol e gli effetti sull'organismo e sulle facolta' mentali. L'esecutivo - conclude il Presidente SNAMI - ha quindi fatto una scelta prioritaria entrando nel sociale e vuole contribuire nei fatti alla prevenzione delle stragi del sabato sera da alcool".

Fonte: Agi/Federfarmalunedì 23 luglio 2007 - cybermed.it

«No agli avvisi sulle bottiglie»

Dai produttori un coro di critiche alla proposta della Turcopiacenza - Fa discutere la proposta, avanzata dal ministro della Salute Livia Turco ai produttori di alcolici, di applicare etichette dissuasive sulle bottiglie. Che dovranno riportare avvertenze sui danni e sui rischi, come quelle che campeggiano sui pacchetti di sigarette.«Si tratta di una richiesta che arriva da normative europee, ma che rischia di creare un certo allarme - osserva Giulio Cardinali, ex presidente e fondatore del consorzio vini doc di Piacenza -. Il vino, in base a studi recenti, consumato in modiche quantità fa bene alla salute. Diverso è il discorso per quanto riguarda l'abuso, ragionamento applicabile, però, a qualsiasi tipo di alimento. Anche l'uso smodato di sale o di acqua, soprattutto in questo periodo estivo, può creare danni all'organismo. Le etichette dissuasive possono spaventare, mentre il consumatore può aggiungere un giusto equilibrio nel consumo. Il vino vede 822 elementi di qualità, l'alcol è solo uno di questi e non è nemmeno l'elemento preponderante».«Noi produttori non ne abbiamo ancora parlato, ma posso dire di essere contrario alla proposta del ministro Turco - aggiunge Mario Chiesa, attuale presidente del consorzio -: applicare delle etichette dissuasive sulle bottiglie di vino, così come già fatto per le sigarette, rappresenta una limitazione in grado di dare un duro colpo ai consumi».E seguire l'esempio dei cugini d'Oltralpe? Sulle etichette francesi figura l'immagine stilizzata di una donna incinta, incorniciata dal simbolo di divieto. «Siamo in ritardo rispetto alla riforma dell'Unione Europea, che prevede un adeguamento per i controlli - replica Chiesa -, ci preoccupa la situazione del mercato, che sta affrontando una fase ciclica delle vendite. E non si può equiparare il consumo di vino al fumo».Positivo invece il giudizio di Marinella Cantarini, presidente provinciale dell'Associazione Club alcolisti in trattamento. «Le etichette possono rappresentare un deterrente - dice - essere d'aiuto alla lotta contro l'abuso di alcol. Ma di certo non sono sufficienti, devono essere affiancate da un'efficace campagna di prevenzione. Gli alcolisti arrivano nei nostri club da noi a 40 - 50 anni, quando scoppia la "crisi", il lavoro, la famiglia vanno a rotoli, e non è più possibile negare l'esistenza di un problema che ha iniziato però a manifestarsi ben prima - sottolinea la presidente Acat -. Si inizia ad abusare di alcolici da giovani, magari in discoteca, pensando di non farne un uso smodato o comunque di poter smettere quando si vuole. Secondo il nostro programma è invece uno stile di vita sbagliato, che va modificato insieme ai propri familiari».

p.pin - 23.07.07 - liberta.it

La polizza dei pedofili in tonaca

Come tutte le aziende, anche le chiese e le organizzazioni religiose si assicurano contro eventuali querele o accuse di natura penale. Dopo lo scandalo dei preti pedofili, le compagnie d’assicurazioni si sono premurate di coprire anche questo rischio. Sono nate così polizze pensate espressamente per i religiosi che amano indugiare in pratiche sessuali con minori ma temono eventuali richieste di risarcimento.

La GuideOne e la Catholic Mutual assicurano sia le diocesi che i singoli sacerdoti senza fare troppe domande. Ogni anno, entrambe le compagnie ricevono almeno cento richieste di risarcimento ciascuna per episodi di pedofilia di cui si sono resi responsabili altrettanti rappresentanti della Chiesa cattolica.Tom Farr, presidente della GuideOne, rivela che la maggior parte viene risolta in via stragiudiziale. Si calcola che fino a questo momento i risarcimenti pagati ammontino almeno a 50 milioni di dollari. Se le richieste di risarcimento aumenteranno, le compagnie di assicurazioni si vedranno costrette ad aumentare i costi delle polizze. Per i giudici invece, sarebbe opportuno confiscare i terreni appartenenti alle diocesi che nella sola Boston valgono almeno 250 milioni di dollari.L’arcivescovo di Boston ha sempre negato che all’interno della Chiesa Cattolica si siano mai verificati episodi di pedofilia prima degli anni ’80 ma la realtà l’ha subito smentito. Tre fratelli del Mississipi hanno inoltrato una richiesta di risarcimento per tre milioni di dollari affermando di essere stati violentati ripetutamente tra il 1970 ed il 1973 da padre George Broussard, che era anche uno dei loro insegnanti.Francis Morrison, il più grande, aveva cercato di ribellarsi ma la cosa non era servita molto. Padre George era venuto molte altre volte nella sua stanza e, per costringerlo a subire le sue attenzioni, gli diceva che Dio si sarebbe infuriato con lui se si fosse ribellato.

Il papà dei ragazzi era un medico ematologo arruolatosi nella Marina degli Stati Uniti come ufficiale medico. Nato da genitori di origine irlandese era un fervente cattolico. Una volta trasferitosi in Mississippi aveva scelto per i figli una scuola cattolica dove pensava che i ragazzi sarebbero stati più protetti. Kenneth, il più piccolo aveva solo quattro anni, i suoi fratelli Thomas e Francis rispettivamente 9 e 11 anni. I Morrison ricevevano spesso in casa la visita di padre Broussard, che si fermava volentieri a cena e, verso le dieci, accompagnava i ragazzi nelle loro stanze “per aiutarli a dire le preghiere”:Su Broussard circolavano da tempo strane voci ma per i Morrison era un uomo dal cuore d’oro, completamente incapace di concepire il male. Ogni tentativo di convincerli del contrario era stato vano. Broussard era infatti un uomo molto abile nel conquistarsi le simpatie della gente semplice. Anche il piccolo Kenneth fu costretto a subire le sue attenzioni. Attratto dal calore e dall’affetto di Broussard nei suoi confronti ed avendo solo quattro anni, Kenneth non aveva neppure avvertito il pericolo.Anche quando Broussard lo aveva trascinato nel confessionale per rivolgergli le sue malsane attenzioni lo aveva seguito fiducioso. Solo una volta cresciuto Kenneth si era reso conto che quell’uomo dal torace peloso che si strofinava su di lui aveva ucciso la sua innocenza. A 14 anni, era diventato depresso, litigava sempre con i compagni e sperimentava droghe a non finire.Nel 1999, quando papà Morrison era ormai morente e la verità era da tempo venuta a galla, ha riunito i suoi tre figli e chiesto loro perdono per non averli protetti abbastanza. Al Boston Globe, che voleva intervistarlo, padre Broussard ha risposto di voler essere lasciato in pace e di non aver mai commesso nulla di male. Poi ha accusato i fratelli Morrison di essere degli approfittatori immorali. Peccato che altri 21 ragazzi molestati lo abbiano smentito.

La Chiesa Cattolica, lo dicevamo all’inizio, è una vera e propria azienda, forse la più grande di tutte visto che vende prodotti invisibili. E’ normale che abbia voluto mettersi al sicuro dai rischi, ma resta il fatto che i sacerdoti che si erano impegnati a proteggere le anime di migliaia di minori le hanno, invece, devastate.

Bianca Cerri - 24.07.07 - canisciolti.info

Basta guerre nel mondo!