Don Antonio Mazzi a Gallarate

Don Antonio Mazzi a Gallarate per parlare di dipendenze giovanili e del delicato rapporto tra genitori e figli sul tema

Sarà Don Antonio Mazzi questa sera l’ospite del progetto “Alcol, droga e stili di vita: le relazioni genitori – figli e i risvolti medico – clinico – legali” in corso a Gallarate.

L’appuntamento è alle 21 nella Sala delle ex Scuderie Martignoni in via XX Settembre a Gallarate e si incentrerà sulle dipendenze giovanili e, più in generale, sulle relazioni interpersonali con giovani e genitori sull’argomento. Un argomento di notevole interesse anche e soprattutto alla luce della lunga e documentata esperienza di Don Mazzi. Il progetto proposto dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione di Gallarate proseguirà nelle prossime settimane con un’altra serie di incontri dedicati alle dipendenze, in particolare da alcol e droga, con l’obiettivo di affrontare questo delicato argomento per informare, ma soprattutto per sensibilizzare e prevenire l’utilizzo di sostanze d’abuso.


22/10/07 - radionews.it

Parla il padre di Jim Morrison

"Mio figlio non era un grande cantante". Il duro giudizio su Jim Morrison viene addirittura da suo padre, l'ammiraglio George Morrison, 87 anni, che per la prima volta parla nel libro "The Doors by The Doors" pubblicato domani dalla Sperling & Kupfer. Lo riporta in un'anticipazione oggi il quotidiano 'Il Giornale'. "Non credo che sarebbe mai stato un Caruso ne' che sarebbe diventato particolarmente famoso per la sua voce. Ma lui era di piu'" dice oggi l'ammiraglio, che risiede in California nella tranquilla Coronado. Nel libro, che raccoglie anche le confessioni degli altri membri della band in quella che puo' essere considerata la prima autobiografia ufficiale del gruppo, si delinea una figura inedita della piu' famosa rockstar di tutti i tempi, quel Jim Morrison che nella seconda meta' degli anni Sessanta divenne un'icona del rock e poi mori' distrutto da droga e alcol a Parigi il 3 luglio del 1971. Il suo mito rimane vivo ancora oggi, anche se suo padre pare averlo vissuto da lontano. "Non avevo idea di quanto Jim fosse famoso, e non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa. Mi hanno detto che Jim era una star internazionale. E' stato bello rendersene conto, avrei dovuto accorgermene prima". Padre e figlio si persero di vista poco prima che Morrison diventasse una rockstar. "Jim mi chiamo' e mi disse che stava per partire con una rock band. Gli dissi che era ridicolo: 'Non sei un cantante. Non sai cantare'. Non l' aveva mai fatto. Quando andavamo in macchina da un capo all' altro del paese a tutti noi piaceva cantare, ma era solo un passatempo. Non credo che nessuno di noi avesse la voce giusta. Gli dissi: 'Sei sul binario sbagliato. Trovati un lavoro, fare il cantante non e' un lavoro vero'". Il libro raccoglie anche altri particolari inediti, come quello su Oliver Stone, che, giovanissimo e agli esordi, aveva mandato una sceneggiatura a Jim Morrison in persona.

Fabrizio Biffi - 22/10/07 - xtm.it

Sudamericano ubriaco picchia moglie e figli

Completamente ubriaco non ha esitato a picchiare, ricorrendo anche ad un coltello, la moglie 41enne, il figlio di 20 anni e la figlia di 19. Una furia cieca, la sua, che solo la fuga dei tre, scappati a casa di un vicino, è riuscita ad interrompere. A placare l’animo del sudamericano di 38 anni, completamente privo di controllo sotto i fumi dell’alcol, ci hanno pensato poi gli agenti della Volante della Questura di Varese. Raggiunta l’abitazione di viale Borri a Varese, dopo l’allarme lanciato proprio dai vicini, si sono trovati davanti il 38enne che coltello alla mano non ne voleva sapere di calmarsi. Ne è nata così una colluttazione, con un agente che ha riportato anche alcune contusioni al costato giudicate guaribili in 20 giorni, al termine della quale i poliziotti sono riusciti a rendere inoffensivo il 38enne. Così dopo essere stato ammanettato l’uomo è stato richiuso all’interno della casa circondariale di Varese a disposizione dell’autorità giudiziaria. Dovrà rispondere delle accuse di lesioni pluriaggravate e resistenza a pubblico ufficiale.


22/10/07 - radionews.it

Australia. Alcool, cannabis mettono gli aborigeni a rischio

Una indagine parlamentare rivela che il consumo di alcol e cannabis e' diffuso tra gli aborigeni, e che siano molte le responsabilita' del Governo.

Il rapporto, chiamato "Confronting the Confusion and the Disconnection", identifica il petrolio, l'alcool e la cannabis come i responsabili dei problemi dell'area. "Molti dei suicidi sono attribuibili alla cannabis. L'alcool, la cannabis, e il petrolio (del mercato nero e da sniffare) sono una conseguenza della poverta' e della disoccupazione", si legge nel rapporto, dove sono anche suggerite 15 raccomandazioni al Governo per risolvere il problema.


22/10/07 - droghe.aduc.it

Vomiting e bulimia: la pratica dell’illusione

Contrariamente alle convinzioni di chi è affetto dalle diverse sindromi di Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA), il vomiting, tipico delle sindromi bulimiche, può causare veloci e ingenti danni ad un fisico sia tonico che allenato, sia esso da body building o anche da corsa e attività varie aerobiche. Avrei, per l’appunto, piacere di fare notare come la pratica stessa si auto-motivi, distruggendo la sodità muscolare e incentivando invece la presenza dell'adipe, frustrando quindi la condizione psicologica di chi “crede” di attuare la pratica per raggiungere un fisico adatto alle proprie aspettative. (C.A.)

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Il vomiting è una forma compensativa tipica delle patologie del comportamento alimentare con tratti misti anoressico-bulimici. Consiste nel rituale segreto del vomito (auto-indotto) dopo avere consumato un pasto. Si tratta di un tipo di anoressia mascherata, e sostanzialmente manifesta un simile disagio con un opposto rapporto con il cibo.Il vomiting è una pratica che tende ad evolversi, trasformandosi da episodio eccezionale in pratica abituale (quasi di dipendenza); il meccanismo, che dovrebbe essere naturale e funzionale in determinati casi di sofferenza organica, viene talmente compromesso da arrivare al punto da produrre il vomiting con facilità. Per questo motivo, all'inizio il vomito è indotto e solo in momenti successivi diventa spontaneo.

Un elemento per distinguere una persona “vomitatrice” o potenziale, da una persona anoressica è il modo in cui parla del cibo. In generale la persona anoressica non ama parlare del cibo, è un argomento che tenta sempre di schivare perché le provoca disturbo psichico. Il cibo rappresenta per la persona anoressica qualcosa di negativo e non si soffermerà mai a parlarvi di quello che mangia, di come mangia, delle sue possibili preferenze culinarie, perché sono sempre sensazioni di disgusto. Nei casi più gravi la persona anoressica finisce ospedalizzata perché non riesce a consumare nemmeno il minimo indispensabile in termini di cibo, per garantire una condizione di vita appena sufficiente, sia dal punto di vista plastico, sia dal punto di vista energetico. La persona con sindrome da vomito, al contrario, vi parlerà del cibo come se parlasse di qualche cosa di molto piacevole, con gusto e non negherà di indicare quali sono i cibi che preferisce.

Dato il particolare tipo di rifiuto e di "segreto" tipico nelle pratiche anoressiche e di vomiting, è in genere più facile creare gruppi di auto-aiuto con soggetti bulimici che non con soggetti anoressici.
Questo gruppo può, in particolari condizioni, realizzarsi anche all’interno delle palestre di body building. L’idea di fisico muscoloso e particolarmente definito può affascinare chi ha elaborato una immagine di se iperattiva, forte, diversa e nel contempo ridotta ai minimi termini. I minimi termini sono rappresentati in questo caso dalla “drammatica” definizione presentata dai body builders agonisti in stagione di competizione. Quando la definizione supera la comune decenza, sia in termini estetici che in contenuti salutistici e quando una comunità di ossessionati seleziona giudici nelle gare di body building che premiano tale condizione, esaltandola con aggettivi tipici di quegli ambienti: “squartato, scannato, senza pelle, tavola anatomica, etc.”, analizzando l’assioma: definizione esasperata (rappresentata da una percentuale lipidica ridotta oltre il fisiologico) = mangiare meno, tipico in molte diete pre-gara nel body building, si osserva come la patologia del vomiting nella forma bulimica acquisisce un valore, una collocazione e una identità. Infatti, entrambi i comportamenti raggiungono l’effetto di ridurre la quantità di cibo assorbibile per l’organismo. Mangio e sono contento – vomito e non assorbo nulla – non ingrasso – il grasso corporeo non potrà ricoprirmi – continuerò a definirmi sempre di più – sarò felice perché straordinariamente magro --> Dal punto di vista biologico, il sistema dimostra una intelligenza superiore al suo possessore e si adatta ad una situazione pericolosa avviando processi metabolici mirati, come vedremo in seguito.

In ambienti dove l’illusione si sostituisce alla realtà, gli aspetti degenerativi del body building facilmente si sovrappongono ai contenuti veri e più evoluti, sotto tutti i punti di vista. Il vomiting impedisce all’organismo di ricevere dal metabolismo intestinale tutti gli elementi indispensabili per la salute psicofisica e per la crescita muscolare. La salute occupa il primo posto nella frase e non è una scelta casuale. Solo un organismo sano può migliorare il proprio tono muscolare, ridurre la percentuale lipidica ed ottenere un corpo sano, vitale, armonico e definito. La specie umana si è evoluta cavalcando i millenni e adattandosi a brevi periodi di abbondanza, seguiti da lunghi periodi di carestia. In questo percorso, nonostante le condizioni di vita fossero molto difficili ed il tasso di mortalità particolarmente elevato, non ci siamo estinti. I nostri geni hanno “imparato” a ridurre la cilindrata del motore muscolare quando il rifornimento si fa più difficile. Come se una vettura, che per fare durare più tempo la sua riserva di energia (carburante), potesse passare da 2000 a 500 centimetri cubi di motore, se il tasso di benzinai sul percorso autostradale dovesse diradarsi particolarmente. A differenza del mezzo meccanico, la vettura umana, denominata macchina biologica, che si ferma in seguito non riparte e sopraggiunge la morte. La condizione di “pericolo” è letta dal nostro codice genetico come un vero e proprio allarme che avvia processi metabolici non reversibili in brevi periodi di tempo. L’imperativo in tali condizioni è: conserva più a lungo il reale magazzino di energia (grasso) e riduci la massa metabolicamente attiva che fa consumare calorie anche a riposo (muscoli). La pratica del vomiting per l’organismo, dal punto di vista fisiologico, equivale quasi all’assenza di cibo (diversamente da quanto ritenuto, con la pratica i grassi vengono velocemente assorbiti) e avvia tutti i processi di adattamento tipici delle situazioni di pericolo. Sebbene in una vita sia possibile modificare con allenamento e dieta la composizione corporea e di conseguenza la forza e la prestanza fisica dal punto di vista estetico, gli adeguamenti di carattere genetico sono secolari e necessitano di più vite. Ogni organismo nasce, cresce e muore, il genoma transita da un corpo all’altro adattandosi all’ambiente e alle condizioni mutevoli dell’ambiente. Il passaggio tra le vite costituisce la sua immortalità, finché sopravvive la specie. Anche se le condizioni di vita nella società industrializzata consentono di consumare sempre e comunque i pasti canonici giornalieri (colazione, pranzo e cena), in un passato prossimo e remoto questo non è stato possibile. I nostri geni non sono mutati nell’ultimo secolo ed il nostro organismo si comporta esattamente come quello dei nostri antenati. In condizioni estreme, conserva il tessuto lipidico e si sforza di utilizzare le proteine muscolari a scopo energetico. Questo si traduce in un corpo emaciato, debole, scarico, con scarsa vitalità e flaccido. Come nelle diete bislacche (pochi carboidrati e tante proteine, etc.), le forme di vomiting favoriscono lo squilibrio nutrizionale con tutte le conseguenze connesse: fisiche e psicologiche (lo stato psicologico è direttamente influenzato da una cattiva alimentazione, che favorisce l’insorgenza dei cicli depressivi).

Dal punto di vista psicologico, l’immagine ricercata si allontana progressivamente dalla realtà, lasciando una profonda frustrazione ed evocando sentimenti di inadeguatezza e di rifiuto, molto simili a quelli che in origine, probabilmente, hanno concorso a creare la componente traumatica della patologia. In queste situazioni è importante riuscire a comprendere come una immagine altro non sia che una illusione che come un miraggio altera la realtà e allontana l’individuo dalla sua identità.
Senza un percorso che aiuti il paziente ad ottenere un radicamento con la terra e con la realtà, egli creerà altri miraggi con l’obiettivo di spostare l’attenzione dal reale problema, se stesso.

Attraverso questo angolo di visione, il vomiting nella forma bulimica presenta un parallelismo con le diete stravaganti e con l’uso sconsiderato di farmaci e/o integratori nel body building, purtroppo abitudine diffusa in particolari ambienti ad atmosfera culturale rarefatta. Se il risultato di un comportamento non è soddisfacente sarà possibile scaricare la “colpa” su qualcosa di estraneo da se. Ma nella realtà, questa tendenza alla deresponsabilizzazione a tutti i costi evidenzia una patologia che rinnega la aderenza con il reale, per rifugiarsi in una illusione. Il rapporto di continuità con tale comportamento caratterizza il tratto della nevrosi che imprigiona la naturale evoluzione del pensiero e del comportamento. Come la puntina di un giradischi “salta” dove il solco del disco è “ferito” e riproduce sempre le stesse note, così la vita del paziente non riesce ad andare avanti evolvendo la musica della sua vita e offrendo armonia alla sua esistenza. Occorre un percorso che consenta di imparare a spostare con delicatezza la puntina del giradischi, superare la ferita e permettere alla musica di poter continuare, superando il sussulto, con l’armonia che gli appartiene. Come il disco potrà riprodurre la sua melodia solo accettando la sua imperfezione, così la vita potrà arricchirsi di armonia e verità solo dopo aver trovato, compreso e accettato l’imperfezione di se e che, peraltro, è tipica degli esseri umani.


Cosimo Aruta - 20-10-2007 - redacon.radionova.it

Alcolici in discoteca anche dopo le 2

Giacomo Ferrera

Quasi tutti hanno tentato di giustificarsi affermando che nelle discoteche dov’erano stati a ballare gli avrebbero servito drink alcolici anche dopo le due di notte.

Sono i dieci conducenti - otto sono maschi, due femmine - sorpresi l’altra notte dalla polizia stradale a guidare ubriachi. Una settimana via l’altra gli agenti impiegano puntualmente la notte (mediamente da mezzanotte alle sette del mattino) lungo le strade del levante di Liguria, nei punti più critici, nella speranza di fare da deterrente ai clienti che rientrano dalle discoteche. E, altrettanto puntualmente, fanno strage di patenti, quasi sempre per guida in stato di ebbrezza. La cronaca della notte tra sabato e domenica segnala un nuovo posto di blocco in corso De Michiel, che è servito anche come deterrente contro la prostituzione che invade la strada d’ingresso a Chiavari per chi proviene da Lavagna.

Trentaquattro i veicoli controllati, dieci le patenti ritirate, ovvero una su tre. E tutte per guida in stato di ebbrezza. Si tratta nella stragrande maggioranza di persone che abitano nel Levante (Lavagna, Cogorno, Leivi, Carasco) di età compresa tra i 20 e i 35 anni. Ha fatto eccezione un conducente di Alba, che oltretutto ha conquistato il poco invidiabile record di percentuale di alcol nel sangue, 2,96 contro lo 0,5 permesso dalla legge. Ma al di là di questi numeri preoccupanti, è emerso un dato nuovo che ha colpito gli agenti della polizia stradale comandata dall’ispettore capo Ruggero Ferri: chi è stato pizzicato con qualche bicchiere di troppo ha tentato di difendersi sostenendo che in discoteca gli sarebbero state servite bevande alcoliche anche dopo lo stop di legge: ovvero le due di notte.

Se fosse la verità, dall’effetto si risalirebbe alla causa. Ma senza ancora possibilità di controllare ed eventualmente intervenire. Tino Barbera, patron dello Schooner e della Piscina dei Castelli di Sestri, da sempre grande organizzatore della notte del Tigullio, interpreta il fatto con un misto di rabbia e rassegnazione. «Non ci nascondiamo dietro un dito - spiega Barbera - Oggi i giovani entrano in discoteca all’una/una e mezzo di notte, spesso hanno già bevuto in abbondanza, quasi sempre nascondono nelle borse delle amiche le bottiglie, sennò le lasciano in macchina, escono facendosi timbrare la mano per poter rientrare, e vanno a fare il pieno in macchina». «In sostanza - aggiunge Barbera - il problema rimane quasi invariato e noi non possiamo farci nulla. Questa manfrina è un segreto di Pulcinella, la legge sul divieto di servire alcolici dopo le due è una barzelletta e infatti il Silb, che è il nostro sindacato, si accinge a far firmare una petizione ai clienti dei locali affinché venga abrogata». Ma cosa si può fare per cercare di porre fine alle cattive abitudini dei giovani? «Abbiamo tentato degli escamotage - conclude Barbera - Quando scatta il divieto offriamo cocktail analcolici energetici per limitare i giovani che continuano a ubriacarsi, ma sinora hanno risposto positivamente solo una minoranza di donne. L’altro novanta per cento della clientela raggiunge l’auto e continua a riempirsi il bicchiere».


22/10/07 - ilsecoloxix.it

Droga e alcol, primo appuntamento del "Timone"

"Droga e alcool: pericoli per la sicurezza dei giovani": questo il titolo dell’incontro, in programma per la serata di mercoledì 24 ottobre, che è stato scelto per l’apertura del ciclo 2007/2008 degli appuntamenti proposti dal Circolo "il Timone" di Casale Monferrato.

Il Dott. Vanni Deambrogio - Dirigente Medico presso il Reparto Malattie Infettive dell’Ospedale "Santo Spirito" sarà il relatore della serata, che si terrà a partire dalle 21 presso i locali della sede del Circolo, in Vicolo San Bernardino da Siena 22 (via Saffi, sotto la Torre Civica) in Casale e sarà introdotto dal Consigliere Provinciale e Comunale Nicola Sirchia.

Alla serata parteciperanno anche rappresentanti delle Forze
di Polizia impegnate nelle operazioni di sicurezza stradale. Vi sarà una rappresentanza del Commissariato di Casale Monferrato e una delegazione della Polizia Stradale di Valenza,capitanata dall’Ispettore Capo Andrea Ramondetti, che effettuerà una dimostrazione pratica delle apparecchiature per il rilevamento del tasso alcoolico.

Un appuntamento che si profila, nel costume del Circolo "il Timone", di sicuro interesse e che sarà concluso dal nuovo Presidente del sodalizio cittadino Primo Borgia, che commenta: "proseguiamo nel solco della nostra consueta attività di informazione e servizio alla cittadinanza, proponendo una serata di particolare attualità, per la quale ci aspettiamo un uditorio attento e interessante, al solito".


22/10/07 - giornal.it

La commissione antimafia presto in Abruzzo?

PESCARA. «Questo non è un regno tranquillo. Bisogna dire le cose come sono».
Adesso c'è anche la vedova Fortugno ad alzare la voce sulla criminalità in Abruzzo. Lo ha fatto nei giorni scorsi, a Pescara, e non ha escluso un'ispezione nella regione da parte della Commissione parlamentare antimafia, di cui è componente.

Una ispezione che da molti mesi, ormai, l'ex parlamentare Pio Rapagnà sta richiedendo, invano e ha richiesto per l'ennesima volta qualche ora fa al presidente della Commissione bicamerale Antimafia, Francesco Forgione.
La Commissione parlamentare antimafia «valuterà le carte - ha poi aggiunto il deputato dell'Ulivo-, ma ritengo che una visita in Abruzzo possa essere possibile, in aiuto a chi è preposto a lavorare su questi temi, magari dando e ricevendo suggerimenti. E' una collaborazione che conviene a tutti».
«Non voglio lanciare un messaggio negativo», ha sottolineato Laganà, «ma l'Abruzzo non è immune da criminalità che va cercando isole felici. Forse - ha spiegato- avete a che fare con altri problemi: non ci sono omicidi, c'é poco racket, per l'usura non c'é male…».

Insomma, con il passare delle settimane l'attenzione sulla criminalità organizzata che passa dall'Abruzzo è finita sotto i riflettori.
Mercoledì scorso il senatore di Rifondazione Comunista Giuseppe Di Lello in un'interrogazione ai ministri dell'Interno, della Giustizia e dell'Economia aveva parlato dell' «l'Abruzzo, e la Marsica in particolare, come possibile territorio di riciclaggio di denaro proveniente dalla criminalità organizzata siciliana»

«DOBBIAMO COLPIRE I PATRIMONI DELLA MALAVITA»

«Prevenire è sempre meglio che curare», ha continuato Laganà. «Una volta», ha proseguito, «il riciclaggio si faceva andando all'estero, ripulendo il denaro sporco e tornando in Italia. Ora si fa direttamente qui, in Italia, con prestanome e investimenti nel Centro-Nord».
La Laganà ha poi sottolineato come il riciclaggio venga effettuato attraverso investimenti in «grandi alberghi, ristorazione, locali notturni e tutto quello che per la criminalità possa essere fruttuoso».
Ipotizzando la strada da seguire per combattere la criminalità la deputata ha osservato che «il percorso è molto lungo, la bacchetta magica non ce l'ha nessuno. Bisogna cominciare dall'accesso al credito
- ha suggerito - e cercare di colpire i patrimoni. Quindi, bisogna lavorare molto sulla confisca dei beni di questa gente. A un mafioso, un criminale, poco importa di fare cinque, sei, sette anni di carcere, che è il massimo che si possa scontare per traffico di droga, il settore che in questo momento frutta di più» e che consente ai malviventi di «sistemarsi e sistemare la famiglia per parecchie generazioni. E' proprio qui che lo Stato deve intervenire – ha proseguito -. A questa gente da' molto fastidio quando si aggrediscono i patrimoni accumulati in maniera illecita».

«FARE LUCE SULLA MORTE DI PICCOLO»

La vedova di Francesco Fortugno ha poi ammesso di non riuscire a perdonare gli assassini del marito e di «rispettare», ma non commentare, la proposta del vescovo di Locri-Gerace, Giancarlo Maria Bregantini, di intitolare una strada o una piazza al pentito Bruno Piccolo, suicidatosi lunedì scorso a Francavilla al Mare, che con le sue rivelazioni ha permesso gli arresti dei presunti assassini.
«Il vescovo deve corrispondere ad alcuni sentimenti», ha solo detto Laganà, «ed è giusto che lo faccia. Io, anche se sono cattolica ho sempre detto che non sono ancora riuscita a perdonare».
Secondo la donna «è un'ipocrisia quella di chi dice che perdona, non so come si possa perdonare, c'é qualcosa che scatta dentro. Non credo - ha aggiunto - di venire meno alla mia fede cattolica se dico che non sono riuscita a perdonare».
Parlando di Piccolo, la parlamentare lo ha descritto come «un giovane che è stato essenziale per me e per la mia vicenda, ma anche per il contesto nel quale la Calabria stava cercando di darsi un altro volto. In Calabria i pentiti si contano sulle dita di una mano».
Laganà ha preferito parlare di «morte», anzichè di suicidio, in attesa di conoscere maggiori dettagli e di fare chiarezza sull'episodio.
«Mi chiedo», ha continuato, «perché questo ragazzo abbia fatto questo gesto ora, qui vicino, a Francavilla al Mare, e non l'ha fatto a Sulmona, dove è stato, in un carcere nel quale c'é un'alta percentuale di suicidi».
«Omaggiare e celebrare la memoria di Paolo Borsellino, degli agenti che lo scortavano e di tutti coloro che hanno dato la loro vita per combattere la mafia ed il terrorismo significa costruire una memoria collettiva di quelle vite spezzate dall’illegalità, dall’ingiustizia». Così il Presidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo, Marino Roselli nel suo intervento.
«I giovani hanno bisogno di esempi concreti – ha affermato Roselli - e, come ricordava alcuni giorni fà l’emerito Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, tali esempi non possono sempre essere trovati nel sangue. Senza i giovani, - ha sottolineato il Presidente - senza una grande intesa culturale e politica con le future generazioni non è possibile pensare ad un processo di rinnovamento della nostra democrazia. Se staremo accanto ai giovani, se li guideremo, se li formeremo con convinzione, quando saranno questi giovani a regolare la società, non sarà possibile per le organizzazioni mafiose trovare quel consenso che alimenta il proliferare delle mafie».

RAPAGNA' SCRIVE A FORGIONE PER LA COMMISSIONE ANTIMAFIA

L'ex parlamentare abruzzese Pio Rapagnà ha scritto al presidente della Commissione bicamerale Antimafia, Francesco Forgione, per rinnovare la «richiesta di un'approfondita visita ispettiva in Abruzzo, alla luce di gravissimi fatti criminosi, amministrativi, giudiziari e ambientali» avvenuti «senza alcuna reazione concreta della casta politica».
L'Abruzzo, scrive Rapagnà, sembra rassegnato «ad assistere alla penetrazione pacifica e definitiva di mafia, criminalità e illegalità economica e amministrativa». L'ex parlamentare trova sorprendente il silenzio «di molti parlamentari, del presidente del Consiglio regionale, Marino Roselli, e dei gruppi consiliari, del presidente della Regione, Ottaviano Del Turco, già apprezzato presidente della stessa Commissione».


22/10/07 - primadanoi.it

Alcool alla guida, ancora un incidente mortale

Brescia. Ancora incidenti mortali a causa dell'alcol. La notte scorsa un 27enne, risultato poi positivo al test alcolemico, è uscito di strada con la sua auto dopo una serata in discoteca, schiantandosi contro un albero: morti due amici che erano con lui, uno dei quali appena 15enne. Ferito il conducente e un quarto ragazzo. E' accaduto nel bresciano, tra Sirmione e Desenzano.


lunedì 22 ottobre 2007 - audionews.it

Macché divieti. Guardate quanto bevono durante le notte

Milano


Lo chiamano «boccetta party» e - a due settimane dall’entrata in vigore della legge che vieta la vendita di alcolici ai locali di intrattenimento dopo le 2 - è ormai diventato un must per i giovani milanesi. Piccole ampolline tascabili da 50cc ad alto contenuto alcolico - vodka, gin, tequila o rhum - vendute, legalmente, prima dell’ora X fissata dal governo e bevute, sempre nel pieno rispetto delle regole, dai giovani in qualunque momento della serata: sembra di essere tornati ai tempi del proibizionismo stile Chicago anni Venti, invece è solamente un sabato sera milanese. Fatta la legge trovato l’inganno, recitava un vecchio adagio popolare. E l’inganno, in questo caso, è di una semplicità estrema.
Milano, corso Como. Qui, nel cuore «in» della città dove si concentrano locali e discoteche, quando scatta l’ora X, il divertimento non si esaurisce, anzi. All’uscita di un locale cinque giovani - giacca, camicia rigorosamente sbottonata e scarpe firmate - brindano bevendo da una lattina di Coca Cola. Tutto secondo le regole, sembrerebbe, ma il segreto dura ben poco. «Il cocktail ce lo prepariamo da soli», ammette un ragazzo mostrando una boccetta vuota. «Il procedimento è semplicissimo - continua, esibendo una preoccupante conoscenza del trucchetto -: con queste boccette di rhum, basta una lattina di Coca Cola per bersi un Cuba libre in qualsiasi momento della serata». «Certo il risultato non è dei migliori, ma che importa?». Certo, che importa? Basta guardarsi intorno per qualche istante per accorgersi che la preoccupazione principale dei giovani è avere sempre a disposizione «del carburante per vivere al meglio la notte». Ma c’è anche chi non la pensa così: «È inutile che si facciano le leggi - esclama Marcella, impiegata 25enne - se poi alle due meno dieci l’unica cosa che il deejay esclama è “forza ragazzi, avete solo dieci minuti per fare il pieno”».
E l’assalto al bancone del bar per un drink in «zona Cesarini» è ormai consuetudine, con tanto di ritardatari della «consumazione last-minute», salvati dai baracchini ambulanti, per nulla toccati dal divieto, sapientemente posizionati a non più di cento metri dall’uscita delle discoteche: un’oasi felice, parcheggiata tra le auto di grossa cilindrata che nella notte milanese spuntano come funghi in quella manciata di vie divenute tristemente famose per le feste vip a base di cocaina e gli «scatti incontrollati» di Fabrizio Corona. Dopo le due, la processione sulla via dell’alcol si ripete incontrollata: si esce dalla discoteca, timbro sulla mano per poter rientrare, sigaretta alla bocca e una puntatina veloce al baracchino per una birra bevuta in tutta fretta. E mentre i gestori dei locali da ballo dichiarano un meno 40 per cento di fatturato, i venditori ambulanti si fregano le mani. Altro che divieto - verrebbe da esclamare - questa Milano non è mai stata così «da bere».


Le tre. Colonne di San Lorenzo: facce diverse, identica situazione. Due giovani - bottiglia di birra in mano - avanzano barcollando pericolosamente: la legge non ha intaccato in alcun modo le loro abitudini. Il racconto della loro serata è la fotografia di una notte di eccessi: due aperitivi prima di cena, una bottiglia di vino al ristorante, altri due cocktail, scolati prima delle due et voilà il tasso alcolico è già alle stelle ancor prima della serrata obbligata dei locali.
«Che senso ha - si domanda Stefano, 18enne studente di chimica alla statale - questa legge? Chi vuole ubriacarsi può liberamente farlo prima delle due». «Manca una educazione di base - gli fa eco Lorenzo -: bisognerebbe fare più campagne che invitino a bere con moderazione, anzichè proibire la vendita di alcolici dopo un certo orario». Peccato che non tutti la pensino come loro. Attorno a loro - nonostante l’ora X sia stata ormai abbondantemente superata - trovare un ragazzo senza un drink in mano è impresa titanica. Come facciano ad avere sempre un cocktail pronto all’occorrenza è presto detto. Niente ampolline o baracchini ambulanti, questa volta. «Abbiamo un’intera cassa di birre in macchina», ammettono candidamente un gruppo di ragazzi, indicando il baule di un’autovettura poco distante.
E anche spostandosi sulle rive del Naviglio, ennesima location della movida meneghina, la situazione non cambia. Bottiglie rotte disseminate lungo la strada e giovani ubriachi la fanno ancora da padrone. «Con la polizia che durante la serata è costretta a intervenire più volte - denunciano due giovani che abitano nelle vicinanze -. Alle due i ragazzi sono già tutti ubriachi e le risse sono sempre dietro l’angolo».
Le cinque, la notte «dei divieti» sta volgendo al termine. Anzi, no. Sulla strada del ritorno un benzinaio aperto vende - con grande sorpresa - anche degli alcolici. E lo spazio per un’ultima birra si trova sempre...


lunedì 22 ottobre 2007 - ilgiornale.it

Bimba muore per rigurgito, ma era stata stuprata

Una bambina di 4 anni e mezzo è morta per soffocamento da vomito, ma questo tragico evento ha permesso di far venire alla luce una realtà drammatica che avveniva a i suoi danni. Era già deceduta quando è arrivata all'ospedale di Frattaminore (Napoli), accompagnata dai genitori. Un rigurgito di cibo, avvenuto durante la notte, sarebbe la causa del decesso. Tuttavia i medici hanno anche riscontrato sulla piccola lesioni riconducibili a violenza sessuale. Al momento è impossibile risalire alla data delle presunte violenze, che comunque sarebbero recenti. La salma della bimba è stata portata al Secondo Policlinico di Napoli per l'autopsia. Sulla vicenda indagano i carabinieri.


22/10/07 - barimia.info

Bimba violentata da padre e fratello

Palermo: la piccola ha solo 4 anni, il fratello 14. Le violenze sarebbero andate avanti per oltre un anno


PALERMO - Una bambina di 4 anni sarebbe stata oggetto di violenze sessuali da parte del padre e del fratello di 14 anni. È questa la tremenda accusa con la quale la Guardia di finanza di Palermo ha tratto in arresto i due. Le violenze ai danni della bimba sarebbero durate oltre un anno. Le indagini delle Fiamme gialle erano partite nell’ottobre dello scorso anno su segnalazione dei dirigenti di una scuola pubblica ed inizialmente riguardavano solo il fratello della minorenne che nel frattempo era stata allontanata dal nucleo familiare.


AUDIZIONE - In sede di audizione, effettuata dal Pm con l’assistenza di un psicologo e delle Fiamme Gialle, la bimba ha confermato le violenze sessuali, subite non solo dal fratello ma anche dal genitore, accompagnate da ripetuti e gravi maltrattanmenti. Da qui la richiesta e l’emissione di un duplice provvedimento di misura cautelare per padre e fratello della bambina.


21 ottobre 2007 - corriere.it

Una nube tossica sulla Pianura Padana

Una nube tossica si posiziona sulla Pianura Padana


Questo è stato l’argomento centrale di un convegno tenuto dal Cnr per la presentazione dei risultati del progetto italiano Share (Stations at High Altitude for Research on the Environment).

Gli incendi di agosto in Algeria e sui monti Atlas hanno, infatti, dato vita ad una nube ricca di particelle carboniose e sostanze inquinanti che, si è spostata tanto fino a posizionarsi sull’Italia, dove l’assenza di vento l’ha fatta arrestare.
E’ stata la stazione di monitoraggio «Ottavio Vittori» (che fa parte delle rete internzionale di Share) dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, Isac-Cnr, sul Monte Cimone a rilevare la Brown Cloud italiana, che presenta la medesima composizione chimica della grande nube marrone dello spessore di tre chilometri e di un’ampiezza pari a quella degli USA che incombe nei cieli del sud est asiatico e dell’Oceano Indiano.
Come spiegano i ricercatori, la nube non è solo il risultato dell’inquinamento prodotto da automobili e industrie ma è dovuta soprattutto alla combustione di rudimentali focolari domestici che bruciano sterco secco.

In Asia la nube si è arricchita di sostanze inquinanti tra cui l’ozono tanto da arrestare persino il monsone.
Basti pensare che le alterazioni climatiche, modificando i normali parametri ambientali, provocano gravi danni all’ecosistema e all’economia di un paese, la cui produzione agricola risente parecchio dei lunghi periodi di siccità o di piogge forti.

di G.V. - blogscienze.com

Discoteche, i mille trucchi per bere fino a tardi

La soglia delle 2 è quasi un bluff: i ragazzi escogitano numerosi stratagemmi per aggirare il divieto: chi fa scorta, chi esce per bere. I gestori: "Il gusto del proibito farà tornare in voga l´ecstasy"

di Fulvio Paloscia


Cascine, 3 del mattino di sabato. Il piazzalone e i giardinetti che separano il Meccanò dal Central Park rimbombano di musica latina. Proviene da due automobili: intorno, ragazzi e ragazze sudamericani che accennano a passi di danza e si passano lattine di birra; in un angolo dell´auto, una bottiglia di vino, di quelle a poco prezzo. «Che ci andiamo a fare in discoteca se non si può più bere?» dicono. E allora se ne stanno lì, con la musica ad alto volume, i bacini che si muovono, l´alcol libero.

Via Verdi, stessa ora, ma venerdì. Al Twice, discobar in Santa Croce, c´è un viavai di nottambuli in erba che entrano ed escono. Dietro al bancone del bar i cartelli che avvertono la clientela: niente bevande alcoliche dopo le 2. Divieto rispettato alla lettera. Diego, 16 anni, e Gianluca, 17, pronunciano qualche colorita imprecazione in vernacolo livornese, «e allora dè si va cor piano b». Il piano b? «Sì, vieni con noi». Per uscire dal Twice non c´è neanche bisogno di una contromarca: la porta è sempre aperta, se dentro non è strapieno. I due ragazzi non indossano escono così come sono, di corsa verso piazza Salvemini. Uno scooter ammaccato. Diego armeggia al bauletto, gli dà una botta, lo apre. «Ecco le scorte», dice. Uno di quei vini da supermercato messi in vendita nel tetrapak, nelle confezioni stile cartoni di latte. Cin cin.

La legge che obbliga le discoteche (ma non i bar, i pub, i ristoranti) a interromperer la somministrazione di alcolici dopo le 2 sta cambiando davvero qualcosa. Code ai bar poco prima che scatti l´ora x, ragazzi che ordinano due o tre cocktail insieme prima che il big ben del «neoproibizionismo», come lo hanno definito i gestori dei locali, dia il suo implacabile stop. Ognuno interpreta la legge a modo suo, pur di ovviarla. C´è chi sostiene che ai tavoli si può continuare a servire, tanto se arriva un controllo la bottiglia è stappata. Chi ancora ne fa uso, ha regolato i registratori di cassa in modo che il gin tonic risulti servito prima delle due. E´, insomma, la corsa al trucco per aggirare la legge, ma i primi a sentirsi beffati sono i promoter della notte: «Che senso ha questo divieto se, qua fuori, ci sono i baracchini che vendono vino, sangria, birra» chiede Massimo Iacomelli del Central Park. E il Twice, allora, circondato com´è da bar aperti fino a tarda notte, dove si fa presto a buttare giù uno shot prima di tornare in pista?

La condanna è generale. Da parte dei clienti, che comunque si arrangiano: «Da ragazzo mi portavo da bere in macchina e, quando avevo voglia di un po´ di alcol, uscivo dalla discoteca con il mio bel timbrino sulla mano che mi permetteva di tornare a ballare, buttavo giù una bella sorsata di whisky e poi vai, di nuovo sotto le luci stroboscopiche. Alloro lo facevo perché non avevo un becco d´un quattrino, oggi perché l´alcol è proibito» dice Andrea, 37 anni, assicuratore, scatenatissimo sulla pista del Meccanò. E da parte dei gestori. Simone, il direttore artistico dello storico divertimentificio delle Cascine, lancia l´allarme: «Il gusto del proibito farà tornare in voga quell´ecstasy che abbiamo combattuto a fatica».

Intanto dopo le una in discoteca entrano in pochissimi. Zero coda davanti al Meccanò. Idem al Central Park. Lo stesso al Tenax dove uno dei soci, Sandro Coragli, qualche giorno fa ha requisito due bottiglie di rhum che un ragazzo stava per introdurre nel locale, nascoste sotto il giubbotto. «I trenta quarantenni si adegueranno a questa legge - dice - ma c´è una generazione di giovanissimi che mostra un ostilità forte verso chi ha compiti di vigilanza: a cominciare dai servizi d´ordine. Sono questi ragazzi quelli a preoccupare di più».

La legge ha fatto ritornare in auge anche le bottiglie mignon. Whisky, gin, rhum, liquori tascabili che trovi ormai solo nei frigobar negli alberghi. Al Twice sono esposte sul bancone. L´Otel, la discotecona di via Generale dalla Chiesa che ogni settimana richiama in media 7000 ragazzi soprattutto dalla provincia e che è stata fra le prime ad adottare un alcol tester a disposizione della cliente, le ha impugnate come vessillo contro un provvedimento che, secondo il direttore, Aldo Settembrini, «colpisce noi gestori dei locali quasi fossimo i responsabili del bere irresponsabile di una minoranza. Questo provvedimento porterà soltanto a soluzioni che favoriranno eccessi da parte dei clienti comunque intenzionati a bere». L´iniziativa è spiegata in un cartoncino che viene consegnato all´ingresso (vedi box): al bar, fino alle 2 sono in vendita bottiglie mignon di distillati base per i cocktail più richiesti. Basta ritornare al bancone dopo la famigerata ora del coprifuoco, presentandone il tappo, per ottenere gratis un soft drink con ghiaccio. Così ognuno può preparare il proprio mix.


Le associazioni di categoria sono sul piede di guerra. La più dura è Assointrattenimento, che fa parte di Confindustria e che ha chiesto la sospensione del protocollo d´intesa con il governo firmato ad aprile riguardo il nuovo codice etico di autoregolamentazione. Come azioni di protesta, promettono scioperi fiscali, campagne contro i politici. Pars construens: la proposta di un emendamento alla legge che estenda lo stop agli alcolici anche a tutti i pubblici esercizi, «altrimenti nessuno andrà più in discoteca» dice il presidente Antonio Degortes. Senese, proprietario della Capannina di Castiglione della Pescaia, accusa la legge di «demagogia: come sempre, in Italia, si è fatta la scelta più semplice. Ma le cifre parlano chiaro: solo il 20 per cento dei ragazzi che frequentano le discoteche assumono alcol esclusivamente nei club. Il resto, beve nei bar, nei pub, nei ristoranti e prima di andare a ballare.

In Inghilterra fino a qualche anno fa l´alcol era vietato dopo mezzanotte e mezza: il risultato è stato un aumento esponenziale degli stati di ubriachezza, i ragazzi facevano a gara a chi beveva di più entro quel termine». La soluzione? «Più pattuglie di polizia e carabinieri munite di etilometro, fuori dalle discoteche. In Italia l´anno scorso sono stati effettuati 250 mila controlli. In Francia, un milione». Le previsioni di Degortes sono funeste: «Prolifereranno i party alcolici in casa, i rave clandestini fuori controllo, i club privati, che possono continuare a somministrare cocktail a piacimento. In Veneto, già il 30 per cento delle discoteche a effettuato la conversione».

(ha collaborato federico nocentini)


21.10.07 - firenze.repubblica.it


[I gestori, ovviamente non sono daccordo, la "buttano" sullo spauracchio ecstasy senza considerare che i controlli sono anche sulle sostanze, volendosi riappriopare il diritto di essere loro gli spacciatori legali di alcol. Mentre invece conoscono benissimo chi porta l'ecstasy e in certi casi sono anche invitati dagli stessi, se non addirittura riforniti... ma non voglio spingermi oltre, ci sono sicuramente anche gestori onesti, anche se sempre meno a mio avviso.]

Nuovi segnali stradali

IN FRIULI SEGNALE DIVIETO STATO EBBREZZA


CODROIPO (UDINE) - Un teschio che incombe su una vettura da cui esce un boccale di birra: è un nuovo cartello di "divieto di guida in stato di ebbrezza" inventato con un concorso pubblico dal Comune di Codroipo (Udine). L'idea è venuta a un imprenditore locale, Claudio Peressini, che ha coinvolto l'amministrazione comunale e ha lanciato un concorso d'idee tra gli allievi delle autoscuole della Provincia di Udine.

L'occasione è stata data dal recente decreto del Governo che ha inasprito le pene in caso di incidenti causati dallo stato di alterazione da alcol o droga del conducente. Le migliaia di bozzetti sono state vagliate dal fotografo Gianfranco Angelico Benvenuto, che ha scelto il cartello definitivo, che è stato installato ieri sera nel centro di Codroipo. Dopo la prova di ieri sera, il Consiglio Comunale della cittadina friulana ha deliberato che il nuovo segnale stradale di "divieto di guida in stato di ebbrezza" sarà esposto in tutti gli spazi comunali, sperando che diventi uno stimolo per altre realtà urbane italiane.


21.10.07 - ansa.it

Basta guerre nel mondo!