Lo chiamano pacchetto sicurezza, ma è il solito pacco

È una specie di effetto-valanga, anche bizzarro. Il provvedimento anti-lavavetri deciso dal comune di Firenze (anzi, dall’assessore Graziano Cioni, un tipo che da anni decide con la propria testa senza guardare in faccia ai partiti) provoca nel centrosinistra un mega-dibattito su cosa sia giusto e non giusto fare per la sicurezza. Si fronteggiano i consueti compositi schieramenti: i solidaristi cioè la sinistra radicale ma anche i settori della Margherita più influenzati dalla Chiesa; i benaltristi, quelli per cui “il problema è ben altro, non si può cominciare dai poveracci”; i veltroniani, visto che il supercandidato alla guida del Pd è anche sindaco di Roma, ma nella Capitale (con Rifondazione in giunta) i lavavetri continuano ad agire indisturbati, e quindi Walter sposta il tiro sui pedofili, proponendo una sorta di gogna mediatica alla faccia della privacy. E i decisionisti, come il ministro dell’Interno Giuliano Amato, che il pacchetto-sicurezza l’ha presentato al Consiglio dei ministri paventando, altrimenti, “una svolta reazionaria e fascista nel Paese“. Naturalmente Amato è stato prontamente attaccato dal ministro della Solidarietà, Paolo Ferrero, rifondarolo. E anche da quelli di Sinistra democratica. Ma pure dalla Margherita, con la Chiesa sul groppone.

Il pacchetto come di consueto prevede “misure immediate” (quasi tutti rimandi alle ordinanze comunali, tipo lavavetri), “misure allo studio (custodia cautelare obbligatoria per rapina, violenza privata e violazione di domicilio), i tradizionali “più controlli”, le immancabili “norme europee” (obbligo di dimostrare un reddito adeguato per iscriversi all’anagrafe comunale e fruire dei servizi pubblici”). Infine la promessa di difendere in particolare le donne, su molestie e simili.
Nulla da dire, per carità. Se non che forse ha ragione il ministro della Difesa, Arturo Parisi: “A che servono tutte queste cose visto che sono già nelle leggi esistenti? Basterebbe applicarle!”. Già. Ma il ds Calvi scopre che “la gente è esasperata”, mentre Veltroni insiste che “non si può lasciare la legalità in mano alla destra”.La spiegazione? Si avvicinano le elezioni e l’Unione avverte la coda di paglia dell’indulto, varato in fretta e furia un anno fa, a governo appena insediato. Uno dei killer di Gorgo Monticone, per esempio, era fuori per indulto: l’ultimo di molti casi. Clemente Mastella, ministro della Giustizia e dell’indulto autore materiale (tra le perplessità del capo dello Stato Giorgio Napolitano, infastidito dalla fretta di allora) si difende rilanciando: “Rapine, scippi e stupri come i reati di mafia!”. Ma che significa? Modificare il codice penale comporterebbe un infinito dibattito parlamentare. E poi, appunto, c’è la discrezionalità dei magistrati.
Né lasciano ben sperare i vari “pacchetti” promessi dai governi passati.

Nel dicembre 1999 a Milano scoppiò un’epidemia di omicidi, nove in nove giorni per l’esattezza. A breve giro di posta l’annuncio di un salvifico pacchetto sicurezza, il primo. “Impedire le scarcerazioni facili, ridurre i benefici per i detenuti (ricordate i tormentoni sulla legge Gozzini?), inasprire le pene per furti in casa e scippi”, erano le ambizioni del governo dell’Ulivo anno 2000. Allora Forza Italia chiedeva anche di istituire una sessione annuale del Parlamento dedicata alla politica anticrimine e di cooperazione verso i paesi a rischio e la detrazione dall’Irpef delle spese sostenute dai cittadini a causa di reati comuni. An era più drastica: niente pene alternative per i responsabili di rapine, estorsioni, violenza sessuale e contro i minori. C’è voluto un anno perché quel pacchetto passasse alla Camera e al Senato con il risultato che il furto e lo scippo sono stati promossi a reati autonomi (non più solo aggravanti del furto semplice), la sospensione condizionale della pena e il ricorso in cassazione sono diventati meno facili da ottenere.
A febbraio del 2005 l’allora ministro dei Trasporti di centrodestra, Lunardi, ripescò dal vocabolario della politica il “pacchetto sicurezza” contro le stragi del sabato sera (con tanto di navi ancorate nei porti da usare come discoteche senza problemi di rumore e alloggi in cabina per i ragazzi “sballati”). Ma pochi mesi dopo il clima era già cambiato e le preoccupazioni erano ben altre. Le bombe di Londra in metropolitana hanno fatto scattare un altro pacchetto, stavolta pieno di misure drastiche contro il terrorismo internazionale: l’allora ministro dell’interno Pisanu ha scommesso sul prelievo forzoso della saliva dei presunti terroristi (per l’analisi del dna) ma non ha sospeso il trattato di Schengen come avrebbe voluto la Lega Nord.

Cambiato il governo è rimasto in voga il pacco: contro le morti bianche, nel decreto Bersani del luglio 2006 è stato inserito “il pacchetto sicurezza sul lavoro” rivolto soprattutto ai cantieri edili.
Per non parlare degli infiniti pacchi internazionali sull’immigrazione clandestina: legge Turco-Napolitano, legge Bossi-Fini, le trattative con Gheddafi, l’apertura e la chiusura dei campi di prima accoglienza, eccetera.
Certo finora, nessuno aveva parlato di “pacchetto sicurezza” partendo dall’emergenza lavavetri. Tanto più che all’inizio dell’estate proprio il ministero dell’Interno vantava, nell’ormai consueto rapporto annuale (qui la sintesi in pdf), una notevole diminuzione del numero degli omicidi: niente rischio di svolta fascista, due mesi fa.Avrà migliore fortuna il piano Amato? Basta fare qualche conto: dovrebbe sbarcare in Parlamento fra tre settimane. Assieme alla legge Finanziaria: alla quale, per inciso, chiederà soldi. Dunque vedremo se il nuovo pacchetto meriterà la famosa battuta di Robert De Niro ne “Gli intoccabili”: “Sei solo chiacchiere e distintivo, tutto chiacchiere e distintivo…”.


06/09/07 - blog.panorama.it

Coloranti e conservanti favoriscono l’iperattività nei bambini

L’iperattività dei bambini è sollecitata da coloranti e conservanti usati in bevande gasate, succhi di frutta, dolci, gelati e altri cibi. Non è possibile stabilire l’effetto delle singole sostanze, ma nello studio pubblicato dalla rivista scientifica Lancet sono stati impiegati additivi alimentari largamente diffusi in quantità tali da simularne il consumo giornaliero. Quali sono? I coloranti giallo arancio (E110), azorubina (E122), tartrazina (E102), Rosso cocciniglia A (E124) e rosso allura (E129). Uno soltanto il conservante studiato dai ricercatori, il benzoato di sodio (E211), presente in molti alimenti.


Jim Stevenson dell’università di Southampton e il suo team hanno osservato 297 bambini (153 con un’età di tre anni e 144 dagli otto ai nove anni) e ogni fascia d’età è stata suddivisa in tre campioni. Il primo gruppo ha bevuto il mix A, che conteneva quattro coloranti (E110, E122, E102, E124) e il benzoato di sodio. Il secondo ha usato il mix B, composto da E110, E122, E129 e l’E211. L’ultimo gruppo ha ricevuto una bibita placebo, priva di queste sostanze. Genitori e insegnanti hanno poi osservato in modo indipendente i bambini, assegnando punteggi ai loro comportamenti a scuola e a casa. Per i quelli compresi nella fascia d’età di 8-9 anni è stato utilizzato anche un test computerizzato.


Risultato? Scrivono gli scienziati: “Un forte supporto alla tesi che gli additivi alimentari incrementino i disordini da iperattività (disattenzione, impulsività, attività superiore alla norma) nei bambini almeno fino alla metà dell’infanzia”. E sottolineano gli effetti sul rendimento scolastico, evidenziando “lo sviluppo di difficoltà educative, legate in particolare alla lettura”. Secondo i ricercatori queste conclusioni valgono per i bambini che soffrono di “deficit di attenzione e di iperattività” (Adhd) e, in generale, per tutti quelli nella fascia d’età studiata.


Non è la prima volta che il conservante E211, il benzoato di sodio, entra nel mirino degli studiosi: nei mesi scorsi due ricerche scientifiche pubblicate dall’Independent hanno rivelato che il consumo di E211 causerebbe danni alle cellule paragonabili a quelli dell’invecchiamento e dell’alcolismo.


06/09/07 - blog.panorama.it

Indagine giovani: sulla droga, la tv più "istruttiva" degli amici

Il 46% dei giovani studenti di Rimini e Riccione -un campione di 1.181 persone- deve la sua conoscenza della droghe alla televisione. Al secondo posto e' collocato il gruppo degli amici, 31,5% delle risposte. Le agenzie educative non sembrano invece essere fonte d'informazione o luogo di discussione su questo tema. E in famiglia parla di droga solo il 9% dei ragazzi ed a scuola dichiara di averlo fatto appena l'8% degli intervistati. E' quanto emerge da una indagine prevista da un progetto del Ministero della P.I. e condotta nel riminese con la collaborazione della comunita' di San Patrignano e l'Universita' di Urbino, attraverso la distribuzione di due questionari. Risulta, dunque, che 900 ragazzi su 1181 non trovano in casa o a scuola informazione sulla droga.
Interessante il confronto con un'analoga domanda posta a 2718 studenti di Emilia Romagna, Marche e Umbria, durante una ricerca realizzata da San Patrignano insieme all'Universita' di Pavia nell'anno scolastico 2002/2003. All'epoca parlavano di droga con genitori e insegnanti, rispettivamente il 19 e il 22% del campione. Eppure i ragazzi del riminese vorrebbero piu' informazioni. Nel 47,5% dei casi da persone che ne sono uscite, il 22,5% da un medico. Le domande sugli stili di vita si sono rivelate "scomode" per i ragazzi. Molti non rispondono quando gli viene chiesto se conoscono qualcuno che si droga, ben il 14% del campione non risponde. Nonostante questo, il 35,5% di loro conosce qualcuno che usa marijuana/hashish e ben il 23% cocaina, percentuale addirittura maggiore del 7,5% rispetto a chi dichiara di conoscere chi fa uso di ecstasy. Inoltre, il 15,5% dichiara che continuerebbe a frequentare un gruppo di amici dove la ricerca dello sballo e' diventata un'abitudine e il 19% non lo sa, collocandosi in un'area a evidente rischio disagio e droga. Ma il dato piu' grave e' che il 31,5% (dato ottenuto aggregando le risposte "si', senza problemi" e "si', se ti organizzi bene") dichiara che l'abitudine allo sballo del sabato sera si concilia con gli impegni e le responsabilita' del quotidiano e il 25,5% non lo sa. Insomma, per 649 ragazzi drogarsi e' pratica possibile o su cui non si ha un'opinione.
Per di piu', l'8,5% sostiene di bere alcolici piu' di tre volte la settimana, il 62,5% di farlo meno di tre volte e l'8% dichiara di prendere tranquillanti/sonniferi o sostanze per migliorare le prestazioni sportive. Tra i ragazzi il concetto di droga si associa a quello di dipendenza o di stupefacenti "pesanti". Per il 38%, 390 studenti, sono droghe "quelle che danno dipendenza", per il 30%, 311 persone, lo sono "eroina e cocaina". Solo il 26% risponde "tutte le sostanze che ti alterano, anche l'alcol". Modifica della percezione di se e della realta', non sono quindi considerati parametri sufficiente per definire droga una sostanza. "Fughe da fermi" uno spettacolo sui danni della droga, realizzato da San Patrignano nell'ambito di "Drugs Off", marchio slogan che caratterizza tutte le attivita' di educazione-prevenzione svolte dalla comunita',. e' stato lo strumento utilizzato per intervenire sulla percezione del fenomeno droga, raccolta con il primo questionario. La comparazione con i dati raccolti nel secondo ne conferma l'efficacia. Le informazioni offerte dal format sono considerate valide dal 48% dei ragazzi. E nel confronto con gli altri luoghi dell'informazione (Tv, amici, scuola, famiglia) e' quello con il minore gap tra "informazioni incomplete/allarmistiche" e "valide": 4%. Mentre dopo avere assistito allo spettacolo aumenta del 6% la percentuale di chi non frequenterebbe una compagnia dove ci si droga, cosi' come sale del 9% quella di chi non considera normale lo sballo del sabato sera. Nel contempo, diminuisce del 3% la percentuale di chi continuerebbe a frequentare un gruppo dove ci si droga e del 2% il numero di chi non sa o non risponde. Infine, diminuisce del 3% il numero di chi risponde "puoi sballare se ti organizzi bene" e ben del 9%.


06/09/07 - droghe.aduc.it

Il ministro turco controcorrente sui farmaci

Sanihelp.it - Il dibattito sull'aborto, la sanità italiana, la lotta alla droga e all'alcol: questi i temi trattati dal ministro alla Salute Livia Turco, intervenuta a Viva Voce, il programma di Radio 24, per rispondere agli ascoltatori.

Il ministro della Salute Livia Turco ribadisce il proprio no alla vendita fuori farmacia dei farmaci di fascia C con ricetta. «Sarò antiquata – ha dichiarato – ma il farmaco è un bene delicato e va usato in modo appropriato»

Sull'aborto, il Ministro ha definito la 194 «una legge lungimerante che ha fatto riferimento a due grandi principi: la responsabilità della donna e quella del medico. Credo - ha detto - che debba essere applicata in tutte le sue parti e non ha bisogno di alcun tagliando».

Sollecitata dal richiamo al film Sicko, ha inoltre sottolineato la buona sanità pubblica italiana, definendo il Servizio sanitario «orgoglio del nostro Paese». Ma anche affrontato il tema delle liste di attesa, per cui sono importanti le nuove regole sulla libera professione dei medici: «la legge sull'intramoenia prevede, ad esempio, il controllo "del volume delle prestazioni che devono privilegiare l'intervento pubblico e un nuovo sistema di prenotazioni e tariffe».

Fonte: ministero della salute

di Alessandro Andreazza - 06/09/07 - sanihelp.it

L'educazione mancante

di Elvira Naselli

Si torna tra i banchi e anche quest'anno sono molte le campagne che i ministeri (Politiche Agricole, Salute, Sport, Pubblica Istruzione) hanno messo a punto per migliorare complessivamente la qualità di vita degli studenti: campagne antiobesità e di educazione alimentare, di prevenzione delle dipendenze, come alcol e droghe, di educazione stradale, antibullismo, ma anche incentivi per lo svolgimento di attività fisica (con detrazioni fiscali). Ancora una volta, però, la grande assente è l'educazione sessuale, che pure faceva timidamente capolino nella riforma Moratti con una più ambigua "educazione all'affettività". Quasi dieci anni fa, l'8 gennaio del 1998 (vedi in alto) Salute annunciava l'impegno degli allora ministri della Solidarietà sociale, Livia Turco, e della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer, per accorciare i tempi e rendere l'educazione sessuale obbligatoria. E invece, dopo più nove anni, non solo non è obbligatoria, ma non se ne parla più.

Senza fare raffronti con la Svezia, dove è obbligatoria dal 1955, è bene ricordare che si studia educazione sessuale anche in paesi con una forte componente cattolica, come la Spagna o la Polonia. L'Italia è rimasta ultima e nulla fa pensare che la situazione possa cambiare a breve. Oggi, sempre più spesso, i ragazzi sono catturati da internet e subissati di messaggi sbagliati, subdoli, se non da vera pornografia o peggio ancora. Ci sarebbe un gran bisogno di chiarezza, di spiegazioni scientifiche ma non maliziose, di informazioni "tradotte" in un linguaggio appropriato. Un compito delicato, che la famiglia quasi mai assolve. E allora, quale migliore contesto della scuola?"In famiglia si parla pochissimo", premette Elvira D'Alò, pedagogista clinica, dieci anni di esperienza didattica a Brindisi, "men che meno di educazione sessuale. Spesso poi i genitori si sentono in imbarazzo e mentono, il risultato è che i ragazzi le domande le fanno agli amici, o navigano in rete o, peggio, comprano giornali pornografici. Noi seguiamo un modello messo a punto dall'Irf da più di 20 anni: i nostri incontri con gli studenti sono sempre preceduti da riunioni con i genitori. Ai dubbi dei ragazzi bisogna dare delle risposte, senza malizia e imbarazzi, con molta chiarezza. Le domande più frequenti? I maschi ne fanno tante sull'omosessualità, per esempio come si fa a sapere se si è gay oppure no, e sulle misure del pene. Le ragazze si preoccupano invece di restare incinta, anche solo con un bacio o con un abbraccio appassionato".Ma come funziona una "lezione"? "Incontriamo le classi, in genere terze o seconde medie, ma abbiamo fatto esperimenti anche alla primaria, una o due volte alla settimana", continua D'Alò, "e affrontiamo alcuni argomenti, lasciando sempre molto spazio alle domande. Ovviamente partiamo da com'è fatto il nostro corpo, utilizzando 16 belle tavole a colori studiate per i ragazzi, ma poi continuiamo affrontando temi cone il concepimento, la contraccezione, con tutti i metodi, naturali e non, l'aborto, il ciclo mestruale. Ma i ragazzi ci fanno molte domande sugli stupri, sul sesso a pagamento, sulla pedofilia, su quando si diventa uomini e donne, sulla prima polluzione e la prima mestruazione, e sulla "prima volta". Ci chiedono quando è giusto fare l'amore e noi cerchiamo sempre di far capire che la cosa più importante è scegliere, che non si deve fare soltanto perché l'hanno fatto tutti gli amici".

Un argomento particolarmente spinoso quello della prima volta, conferma Franca Ciofi, insegnante di matematica e scienze, da 20 anni alla media di Borghetto Santo Spirito (Savona), antesignana dell'educazione sessuale nelle scuole, visto che ha cominciato nel 1979. "I ragazzi sono circondati da sesso", racconta, "ma ne sanno poco e sono insicuri, anche se spesso hanno atteggiamenti provocatori per mettere in imbarazzo gli insegnanti. Per insegnare educazione sessuale ci vuole un pò di esperienza, ma anche di ironia bonaria. Bisogna mettersi un po' in gioco, ma anche trovare il linguaggio adatto, e affrontare il sesso come si tratterebbe un'ulcera duodenale. Ma è importante anche saper parlare di affetto, amicizia, amore, spesso i ragazzi confondono l'amicizia totalizzante per un coetaneo dello stesso sesso per omosessualità o pensano di dover fare l'amore soltanto perché l'hanno già fatto tutti o perché se non lo fanno, la storia finisce. Questi ragazzi con i genitori non parlano e io credo sia importante che invece riescano a farlo a scuola, e che la scuola insegni a pensare ai valori, a non sprecarsi per conformismo. E insegni loro anche a capire ed accettare la diversità, sia quella sessuale che culturale. Per questo studiamo anche i diversi comportamenti sessuali degli altri, per capirli e accettarli, o per condannarli, come è successo quando abbiamo parlato di infibulazione".


06/09/07 - repubblica.it

Morte nel bosco,indagini su festino

Un festino a luci rosse finito male: è questa la pista seguita dagli inquirenti che indagano sulla morte delle due prostitute trovate in un bosco a Lecco. Ioana Lumnita detta Luminic e un'amica, di cui non si conosce l'identità, sarebbero state accompagnate in una villa in Brianza dove per un cocktail di droga e alcol la sconosciuta sarebbe morta. Luminic, considerata una testimone scomoda, sarebbe stata uccisa successivamente.


Luminic, da qualche tempo si prostituiva in strada. L'ultima volta che è stata vista è stato domenica 26 agosto. La Zingara, così la chimavano le colleghe a Milano,era nel Comasco, a Cermenate. Da quella sera di Luminic se ne perdono completamente le tracce. Fino al 28 agosto, quando viene ritrovata morta nuda dentro un sacco della spazzatura in un bosco nel Lecchese. Accanto a lei un altro corpo, nudo e anch'esso dentro un sacco sino ad oggi senza nome.


Ora gli inquirenti che indagano sula morte delle due stanno seguendo la pista di un festino in una villa in Brianza finito male. Secondo gli investigatori le due sono state condotte dagli "albanesi", coloro che gestiscono la prostituzione, in quella villa, dove per un cocktail di droga e alcol, la sconosciuta sarebbe morta. A quel punto Luminic sarebbe quindi diventata una testimone scomoda e per questo eliminata.


"Stiamo cercando di rintracciare tutte le persone che possono essere utili alle indagini". Tra queste, anche se il Colonnello Alessandro De Angelis del Comando provinciale carabinieri di Lecco non lo dice apertamente, anche Ramon, il marito di Luminita. L'uomo, infatti, sembra essere sparito e si teme per la sua sorte. Di lui si sono perse le tracce e anche per questo gli investigatori da oltre una settimana impegnati nel risolvere il giallo del bosco, non rendono noto il cognome di quell'uomo recentemente uscito dal carcere e che avrebbe 'venduto' la moglie a una banda di albanesi che poi la faceva prostituire lungo le strade.


Una figura, quella di Ramon, il cui nome era tatuato su una spalla di Luminita, ancora nebulosa. Si tratterebbe di un ragazzo di circa 25 anni con precedenti penali di poco conto ma sufficienti a portarlo a scontare un periodo di detenzione nel carcere di San Vittore, a Milano. Una volta uscito avrebbe incontrato Luminita riuscendo a farla innamorare fino al punto da accettarlo come suo compagno di vita. Fatta di miseri espedienti. Poi, ed è sempre una ipotesi coltivata dagli investigatori, Ramon avrebbe svelato l'altra faccia della medaglia, costringendo la ragazzina a battere e vendendola ad una banda che controlla la prostituzione. "Di lui - conferma, comunque, il Colonnello De Angelis - non sappiamo che fine abbia fatto".


06/09/07 - tgcom.mediaset.it

Carcere per i clienti delle baby squillo

ROMA - «Violenza sessuale a minori». Un reato già esistente, previsto dall'articolo 609 del codice penale e che prevede una pena da cinque a dieci anni di carcere. Nessuna legge nuova, ma l'applicazione di quella già in vigore.
E' la ricetta proposta dal sindaco di Genova Marta Vincenzi per colpire i clienti delle baby prostitute, le ragazzine minorenni, ma spesso di origine rumene, costrette a prostituirsi ai margini delle strade. Il primo cittadino dei Ds presenterà la sua proposta martedì prossimo al tavolo della sicurezza nazionale, e la indicherà come strada per combattere chi, andando con le ragazzine-schiave, si rende di fatto complice dei loro sfruttatori.
Un'idea che, piovuta nel bel mezzo del dibattito sulla sicurezza partito dalle ordinanze emesse dai alcuni sindaci ha l'effetto di concentrare l'attenzione anche sul fenomeno della prostituzione e su come affrontarlo. E così se l'idea di punire i clienti piace a uno come don Benzi, da sempre convinto che siano i primi a dover essere colpiti («sono i primi responsabili della schiavitù delle ragazze, perché pagano i criminali affinché tengano a loro disposizione i corpi delle giovani ragazze su cui sfogare i loro istinti sessuali», ha detto ieri il fondatore della comunità papa Giovanni XXIII), nel centrosinistra si riapre il dibattito, specie sulla necessità di approvare leggi ad hoc.
«Non c'è alcun bisogno di provvedimenti straordinari», dice ad esempio il presidente della provincia di Firenze, Matteo Renzi, d'accordo con la Vincenzi. «Si sentono molto proposte in libertà in questi giorni prosegue Renzi - che se da una parte sono positive perché pongono l'accento sul grave problema della sicurezza e in particolare della prostituzione, dall'altra rischiano di essere inutili e inefficaci, ma il problema è applicare la legge, perché la legge c'è, vale per tutti e va fatta rispettare». D'accordo anche il deputato della Margherita Riccardo Villari, per il quale quello della prostituzione è ormai un fenomeno allarmante: «I pochi dati disponibili presentano un fenomeno decisamente preoccupante - spiega - si parla di un numero di minorenni sfruttati per motivi di prostituzione che oscilla tra 18 mila e 23 mila, secondo le stime dell'Interpol. Di fronte a un quadro così drammatico non si può continuare con le chiacchiere e la soluzione immediata c'è: applicare la legge».
Anche Walter Veltroni interviene sul tema. Il candidato alla segreteria del Partito democratico preferisce attendere di conoscere nel dettaglio i provvedimenti adottati dl governo in tema di sicurezza e che dovrebbero prevedere anche interventi sulla prostituzione, ma è d'accordo nel riconoscere che «la prostituzione per strada è inaccettabile».
Il sindaco di Roma va oltre il problema delle bambine-schiave, augurandosi che l'esecutivo abbia pensato anche e soprattutto alla difesa delle donne. «La prima cosa deve essere questa, poi le alternative sono tutte idee in campo».
Più cauto, infine, Roberto Biscardini, della segreteria nazionale dello Sdi. «La cultura della sicurezza e della legalità è diversa dalla cultura della demagogia e della persecuzione a cui si ispirano in questi giorni esponenti sia di destra che di sinistra».


Carlo Rosso - 06/09/07 - liberta.it

Lavavetri, pizzo, smog. Ma qual è la vera emergenza?

Chi avesse bisogno della dose quotidiana di ansia da cronache cittadine non deve che scegliere. Ce n’è per tutti i gusti. Dall’allarme stupri lanciato a Milano e Bologna fino alle vittime degli incidenti stradali, dove chi è alla guida deve essere rigorosamente ubriaco, visto che i pirati della strada astemi continuano a uccidere ma non fanno più notizia. Ad ogni allarme seguono ovviamente proclami allarmati. E anche quando l’emergenza non c’è, le misure per contrastarla partono lo stesso, almeno a parole. Così, mentre gli italiani combattono contro lo stipendio troppo basso e i prezzi che corrono all’impazzata; mentre vivono nello smog delle metropoli; mentre ragazzini sballano con alcol e droga, e ragazzini ancor più piccoli subiscono violenze e abusi; mentre succede tutto questo arrivano contromisure a problemi ritenuti più impellenti: dal pugno duro contro i lavavetri ai semafori deciso dal sindaco di Firenze Leonardo Domenici fino alla lotta senza quartiere contro i writer e i graffiti in città.Un’Italia delle emergenze, insomma. Anche se non sono tutte uguali, anche se non hanno tutte la stessa attenzione da parte di chi fa le leggi e da chi dovrebbe farle rispettare.


06/09/07 - blog.panorama.it

Strasburgo: misure più severe per chi guida ubriaco

L'eccessivo consumo di alcol nuoce gravemente alla salute. E' un dato di fatto che, tuttavia, non diventerà etichetta sulle bottiglie d'Europa cosi' come avviene per i pacchetti di sigarette. A deciderlo è stato l'Europarlamento che, sebbene il vizio sia evidente a livello europeo, soprattutto fra i giovani, ritiene impossibile varare una politica uniforme in materia.

Strasburgo, tuttavia, ha chiesto alla Commissione di elaborare «un5;azione concertata», per sollecitare gli Stati membri a perseguire una politica efficace per prevenire il consumo pericoloso di alcol da parte di minori, donne in gravidanza e guidatori. Propone campagne di sensibilizzazione e zero alcol per i neopatentati.


06/09/07 - euronews.net

Da chi hai preso? Ora lo dice il Dna

"Così ereditiamo dai nostri genitori"


ROMA - Lo scienziato, fatto a pezzi, è riuscito a esplorare se stesso. Sminuzzando il suo Dna, Craig Venter vi ha guardato dentro, viaggiando lungo i rami ereditati dai due genitori e scoprendo quanto è grande la differenza tra i cromosomi materni e quelli paterni. La concordia tra i due set di geni riguarda infatti solo il 36 per cento dei frammenti di Dna. Per tutti gli altri, ovulo e spermatozoo al momento della fecondazione si sono trovati a pensarla in maniera assai diversa. E il loro abbraccio all'interno dell'embrione si è presto trasformato in un braccio di ferro dalle regole per noi ancora poco chiare.

Craig Venter, lo scienziato-businessman che nel Maryland ha messo in piedi la società Celera Genomics, dopo quattro anni di lavoro e 7,3 milioni di dollari di spesa è riuscito a leggere il suo Dna dalla prima base all'ultima. Al contrario di quanto avvenuto nel 2001 con il Progetto Genoma Umano, Venter ha letto entrambi i rami del suo Dna: quello paterno e quello materno. Gli strumenti dei suoi laboratori sono in grado di dividere in due gruppi omogenei i 46 cromosomi. Ma per stabilire quale dei due set sia arrivato dall'ovulo e quale dallo spermatozoo occorrerebbe eseguire il test del Dna anche sui genitori.


Le discordanze fra il padre e la madre di Venter riguardano 4,1 milioni di basi su un totale di circa tre miliardi. Ma le differenze sono distribuite in maniera tale da toccare il 44 per cento dei geni. Un bel rebus per il figlio Craig, visto che suo padre è morto a 59 anni per un attacco cardiaco fulminante, sua madre a 84 anni è ancora in perfetta salute. A lui, con le tecnologie attuali, non è dato conoscere quale sia il risultato dell'intreccio dei geni al momento del concepimento. "Ogni volta che osserviamo il genoma umano scopriamo quanto sia complicato" ha commentato Venter in occasione della pubblicazione del suo Dna su Plos Biology. "Abbiamo dimostrato che le differenze fra un uomo e l'altro sono 5-7 volte superiori rispetto a quanto non pensassimo".

Se la diversità dei genomi è il motore dell'evoluzione delle specie, nelle pieghe di queste variazioni si trovano anche le cause di molte malattie. Venter guardando dentro se stesso ha scoperto una predisposizione ad alcolismo, malattie delle coronarie (probabilmente questo tratto deriva dal padre), obesità, comportamento impulsivo e antisociale, Alzheimer.

Il marcatore di quest'ultima malattia è piuttosto preciso, e il premio Nobel per la medicina James Watson (scopritore della doppia elica), che pure a maggio aveva potuto leggere nella sequenza dei suoi geni, aveva chiesto espressamente che il dato sull'Alzheimer gli fosse nascosto. Venter invece conosce solo l'acceleratore, non i freni. Ed è ancora in palio il premio che offrì nel 2003: 10 milioni di dollari a chi sarebbe riuscito a leggere in dieci giorni il genoma di 100 individui a un prezzo inferiore a 10mila dollari ciascuno.


06/09/07 - repubblica.it

Il doping senza limiti

Il doping senza limiti: la storia vera di Ludmila Narozhilenko-Engquist, la signora degli steroidi


Questa storia sia da monito: un atleta di alto livello che fa uso di doping è capace di tutto. Non esistono se e ma. Non esistono scuse. Non esistono amicizie o legami di parentela. Non esiste neanche la paura della malattia o della morte a fermare l'uso di sostanze illegali. E soprattutto non esiste la dignità: negare sempre e comunque. Provare a barare sempre e comuque. Non c'è altra strada.


Ludmila Leonova Narozhilenko, nata il 21 aprile 1964 a Tambovskaya, in Russia, ha avuto una vita che meriterebbe un film. Una vita che è un emblema dello sport moderno, pieno di sotterfugi e inganni, gioie e sofferenze. Ai tempi dell'Unione Sovietica, alla fine degli anni '80, si fa conoscere nell'atletica leggera diventando protagonista in Coppa del Mondo. Nel 1989 vince la medaglia d'argento nei 100 ostacoli e il pianeta del track & field impara a memoria il suo nome. Nel 1991, a dodici mesi dalle Olimpiadi di Barcellona, con 12"28 firma la migliore prestazione mondiale stagionale. E' la dominatrice della specialità e a Tokyo, nei campionati del mondo, si aggiudica la medaglia d'oro confermando di essere la più brava del pianeta.


Ai Giochi del 1992 è la favorita, supera le prime batterie, ma rinuncia improvvisamente a disputare la semifinale: si parla di un indolenzimento a un tendine. Niente di strano, ma quel che succede nei mesi successivi alimenta qualche sospetto su quell'improvviso forfait. A dicembre infatti iniziano le prime traversie: viene fermata insieme ad altri tre atleti russi di primo piano (il famoso astista Rodion Gataullin, la specialista dei 100 ostacoli Tatiana Reshetnikova e quella dei 400 ostacoli Margarita Ponomareva) alla dogana svedese. Nei loro bagagli vengono trovate 60 tavolette di steroidi. Un'enormità. Il gruppo si salva spiegando che quei prodotti servono per le cure di una vecchia allenatrice al seguito, Lydia Fedotova, che si prende tutta la responsabilità. Gli atleti vengono anche sottoposti a un esame antidoping che però risulta negativo.


Qualche mese più tardi la Narozhilenko viene tuttavia pescata positiva: è il 13 febbraio 1993 e al meeting di Lievin, in Francia, un controllo antidoping trova nelle sue urine tracce di steroidi anabolizzanti. La Iaaf adotta la linea dura e squalifica l'atleta russa per quattro anni. Ludmila però dà battaglia e tenta di dimostrare la propria innocenza accusando il marito, ed ex allenatore, Nikolai Narozhilenko di averle somministrato, a sua insaputa, le sostanze vietate. Davanti a un tribunale russo, che alla fine le dà ragione, specifica che il marito ha agito per vendetta: lei, già innamorata del manager svedese Johan Engquist, prepara nel frattempo il divorzio. Nikolai, con una deposizione a sorpresa, conferma la versione dell'ormai ex moglie e si addossa tutte le colpe. Di fronte al verdetto della magistratura la Iaaf, in difficoltà, è costretta a annullare la squalifica nel dicembre 1995.


Ludmila si sposa con Johan, si trasferisce a Stoccolma e prende la cittadinanza svedese. Torna in gara più forte di prima e vince le Olimpiadi di Atlanta del 1996 e i Mondiali di Atene del 1997. Di lì a poco però arriva il tunnel della malattia: un tumore che la costringe alla chemioterapia e all'asportazione del seno destro proprio il giorno del suo compleanno, il 21 aprile 1999. Tre mesi dopo, ancora sotto chemioterapia, torna in gara e il 28 agosto, ai Mondiali di Siviglia, vince il bronzo nei 100 ostacoli commuovendo il Pianeta. Sembra il lieto fine della storia, ma l'ultimo contrattempo è in agguato.


La Engquist vuole un'altra sfida: a 36 anni, nel luglio 2000, lascia l'atletica leggera e passa al bob con l'obiettivo di partecipare alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City del 2002. Il 23 ottobre del 2001 però incappa in un controllo antidoping a sorpresa nel corso di un allenamento a Lillehammer, in Norvegia. Ludmila non aspetta neanche le controanalisi: stavolta non ha scuse, sa di non poter sfuggire alla positività e ammette le sue colpe in un'intervista: «Sono stata controllata a Lillehammer - spiega - e so che i risultati dei test saranno positivi. Mi sono dopata di nascosto. Mio marito Johan non lo sa».


E' ancora positiva per steroidi anabolizzanti, viene squalificata per due anni e va incontro a un processo penale in Svezia. Stavolta è proprio la fine: viene il lecito sospetto che anche il cancro che l'aveva colpita anni prima possa essere collegato al massiccio uso di steroidi. Comunque è certo che neanche la tremenda malattia l'ha indotta a interrompere l'assunzione di sostanze illegali e pericolose. Oggi vive con il marito in Spagna, paese ancora in ritardo nella lotta al doping: chissà che un giorno non sentiremo ancora parlare di Ludmila...


05 settembre 2007 - Fonte news: http://www.spysport.org - ecomatrix.it

Fa ancora la pipì a letto e lui gli ustiona il pene

L’AQUILA. Gravissimo episodio quello capitato a L’Aquila, dove un uomo ha usato pratiche a dir poco raccapriccianti per punire il suo figliastro di soli 6 anni. Il piccolo faceva ancora la pipì a letto e per questo il convivente della madre gli ha bruciato il pene con la cicca della sigaretta.

A scoprire il tutto è stato il padre naturale che alla vista delle ferite sul corpo del figlio ha subito denunciato la cosa. Ed è così che sono prontamente scattate le manette per “l’orco”, un leccese di 30 anni, già noto alle forze dell’ordine per reati quali rapina ed evasione. Secondo gli inquirenti la donna era a conoscenza dei maltrattamenti, ma non era mai intervenuta per impedirli. Ora il Tribunale dei minori ha disposto l’affidamento al padre naturale.


06/09/07 - pupia.tv

Anziana truffata perde 5000 euro

Vittime degli scippatori, come la signora di 92 anni aggredita martedì in piazza Nobili e che ha avuto l'omero rotto e 30 giorni di prognosi, vittime anche di qualche lavavetri violento, come reso noto da Palazzo Vecchio in relazione all'ordinanza che ora ha fatto sparire i lavavetri dai semafori. Gli anziani sono sempre nel mirino a Firenze. E lo dimostra anche l'ennesimo episodio di truffa avvenuto ieri: con la scusa di recapitare un pacco destinato al figlio, un uomo di giovane età ha convinto una donna di 84 anni a ritirare all'ufficio postale 5mila euro e a consegnarglieli. Prima di andarsene, il truffatore le ha anche dato 200 euro di resto. È accaduto all'ora di pranzo in via dei Vespucci, a Peretola. City


06/09/07 - city.corriere.it

Veltroni apre ai «parchi dell’amore»

Prostituzione, ora Veltroni apre ai «parchi dell’amore»


«Uno dei temi oggetto di grande attenzione, assieme a quello dei nomadi e della criminalità diffusa». La maxi-retata di anti-«lucciole» di martedì sulla Salaria e su viale Palmiro Togliatti) - e il dibattito che ne è scaturito - ha catapultato l’emergenza prostituzione nell’agenda del nuovo prefetto capitolino, Carlo Mosca. «Sotto il profilo del degrado urbano - ha spiegato ieri il successore di Achille Serra, insediatosi lunedì, al termine del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica - bisogna fare qualcosa per evitare che ci sia sfruttamento. Sul fatto che bisogna ripristinare un ambiente della città che sia non solo sicuro ma anche più civile, penso che si possa essere d’accordo». Una dichiarazione, quest’ultima, arrivata in risposta a una domanda dei cronisti sui «parchi del sesso»: la proposta avanzata nei giorni scorsi dal segretario romano del Prc, Massimiliano Smeriglio.

Per il sindaco Veltroni la miglior medicina è l’attesa: «Dobbiamo aspettare - commenta il primo cittadino - di vedere quali sono le misure che intende prendere il Governo, ma quello che è chiaro è che la prostituzione per strada non è accettabile. Mi auguro che ci possa essere una normativa in primo luogo a difesa delle donne, che possa evitare che ci sia la prostituzione per strada che poi si struttura in racket. Le forme alternative (come i «parchi dell’amore», ndr) sono tutte idee in campo». Quindi la presa d’atto: «Oggi l’unico intervento è la dissuasione. Altri non ce ne sono». «Veltroni afferma che è inaccettabile la prostituzione su strada - ribatte duramente il segretario di Azione Sociale, Alessandra Mussolini -. Bene, ci dica quali provvedimenti ha preso a Roma per eliminarla? La demagogia non lo porterà lontano». E lo stesso Smeriglio, accogliendo favorevolmente le aperture sui «parchi» da parte del sindaco e del consigliere azzurro, Davide Bordoni, definisce «inutili e dannosi i blitz delle ultime ore».

Ma sulle «zone franche» alla olandese i pareri sono discordi. «Scettico» il commissario romano di Fi, Francesco Giro, secondo cui «il problema della prostituzione e dello sfruttamento va affrontato in modo serio, e il progetto ’Roxannè del Comune di Roma mi sembra valido». Per il presidente della federazione romana di An, Gianni Alemanno, l’idea dei «parchi del sesso» «non mi sembra molto di buon gusto. La prostituzione va vietata e va creato il reato per il contrasto della prostituzione in strada. Non si vede perché fare i parchi imitando brutti esempi del nord Europa». Favorevole invece alla creazione «di zone attrezzate lontane da ogni centro abitato» il portavoce romano de «La Destra», Fabio Sabbatani Schiuma. «È una soluzione che propongo da tempo - aggiunge Schiuma - e che l’estate scorsa ipotizzò lo stesso ex prefetto Serra».


Anche il «Codici», infine, auspica «l’apertura di un dibattito tra le forze politiche per una regolamentazione di questa attività». Quindi l’associazione critica la linea del Campidoglio: «Inutile il dispendio ulteriore di fondi pubblici, con sedicenti telecamere per monitorare il traffico e la viabilità. Inutili le case in Romania per le ragazzine che presto ritroveranno la via per la Città Eterna. Inutili gli ipotizzati finanziamenti extra per pagare gli straordinari alla Municipale». «Sbaglia chi dice che abbiamo creato il “Grande fratello” del Comune - replica l’assessore capitolino alla Sicurezza, Jean Leonard Touadi -. È un dibattito che trae conclusioni da premesse che non abbiamo mai posto». Le telecamere, per Touadi, servirebbero solo a «far rispettare il codice della strada sui siti dove si svolge la prostituzione nel rispetto degli ordini dell’autorità della privacy». Una banale questione di viabilità, insomma. A stanare le «lucciole» e i loro clienti, il Campidoglio non ci avrebbe proprio mai pensato.


06/09/07 - ilgiornale.it

Prostituta a 17 anni per salvare la sorella

Botte e minacce La vittima è una 17enne rumena, in Italia da 60 giorni. Se si fosse rifiutata di andare sulla strada, avrebbero di nuovo violentato la sorella di 12 anni che vive ancora in Romania.

Era tenuta sequestrata in un alloggio di Beinasco, dove l'hanno liberata i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. In carcere sono finiti Ferdinant Keli, 39 anni, albanese, e Vasilica Grigore, di 25, romena. Per loro le accuse sono di sequestro di persona e di induzione e sfruttamento della prostituzione. Salvata da un blitz
Gli uomini delle fiamme gialle sono risaliti alla ragazza nell'ambito di un'inchiesta nei confronti di una presunta organizzazione sospettata di traffico di esseri umani. Dopo alcuni giorni di appostamenti, i finanzieri hanno fatto irruzione nell'appartamento di Beinasco, dove è stata trovata la minorenne spaventata e con evidenti segni di maltrattamento.

La drammatica testimonianza
"Sono in Italia da due mesi - ha raccontato la giovane ai militari che l'avevano appena liberata - e mi hanno subito costretto a prostituirmi. Mio marito, che è il fratello di Vasilica Grigore (una delle due persone arrestate, ndr), ha violentato mia sorella di 12 anni per non farmi fare scherzi. Temevo che potesse succedere di nuovo e così ho ubbidito a chi mi sfruttava". La minorenne è stata affidata intanto ad un centro di protezione e recupero cittadino.

Tre arresti
Ferdinant Keli è stato arrestato in un centro commerciale, mentre nell'alloggio è stata trovata Vasilica Grigore che era la carceriera. Nell'ambito dell'operazione, i militari hanno perquisito un altro appartamento dove è stato trovato Afrim Keli, fratello del sequestratore. L'uomo, non avendo rispettato un decreto di espulsione dall'Italia, è finito in manette. Dan. Va.

06/09/07 - city.corriere.it

Fumo: sigarette fatte a mano piu' cancerogene

SEUL - Le sigarette rollate a mano espongono il fumatore a un maggior rischio di cancro ai polmoni. E' il risultato di uno studio realizzato dai ricercatori del Sorlandet Hospital in Norvegia e presentato alla World Conference on Lung Cancer di Seul. Sui 333 pazienti malati di tumori ai polmoni dell'ospedale norvegese piu' dell'80% fumava per lo piu' sigarette fatte a mano. La maggiore pericolosita' si deve ai valori molto piu' elevati di nicotina e aspartame, "e il fatto che sono senza filtro le rende ancora piu' nocive per la salute" spiega Heidi Rolke, responsabile dello studio. (Agr)


06/09/07 - corriere.it

Giocattoli al piombo, terzo ritiro per Mattel

Il colosso ha annunciato che la misura riguarda 11 tipi di oggetti, tra i quali accessori della Barbie e giochi del marchio Fisher Price


NEW YORK (Stati Uniti) – Il colosso americano Mattel ha deciso un altro, ingente ritiro dal mercato – il terzo della serie in poco più di un mese – per i giocattoli fabbricati in Cina. Il motivo del nuovo ritiro, che interesserà circa 850mila pezzi, è sempre lo stesso: una percentuale di piombo nelle vernici decisamente superiore alla media.

ACCUSE ALLA CINA - Mattel considera i produttori cinesi i colpevoli della situazione incresciosa: la più grande azienda produttrice di giocattoli al mondo ha annunciato che la misura riguarda 11 tipi di oggetti, tra i quali anche accessori della linea Barbie (animali, inparticoalre cani e gatti, e mobiletti) e tre tipi di giochi della controllata Fisher Price, il marchio per i piccolissimi (due treni della linea GeoTrax e uno strumento musicale a percussione). In totale, si tratta di 844mila pezzi, di cui 522mila negli Stati Uniti e 322mila nel resto del mondo. Nel comunicato, il colosso dei giocattoli raccomanda di non restituire i giochi al negozio, ma di contattare direttamente il produttore.

I PRECEDENTI - All'inizio di agosto Mattel, relativamente al marchio Fisher Price aveva annunciato il ritiro di 1,5 milioni di giocattoli, seguita, a metà agosto, a un’altra misura che aveva interessato quasi 19 milioni di pezzi, sempre fabbricati in Cina. L'ingestione di piombo può provocare nei bambini lesioni cerebrali; e la Commissione europea la scorsa settimana aveva annunciato misure contro i giocattoli considerati non sicuri.

LE POLEMICHE – Il governo di Pechino, nelle scorse settimane, aveva polemizzato in maniera piuttosto brusca con la compagnia americana. Il problema, secondo i cinesi, non sarebbe dovuto tanto alla scarsa professionalità dei produttori quanto alla progettazione dei giocattoli, attività che compete agli uffici americani della Mattel. Tuttavia, dopo l'annuncio del terzo ritiro, il ministero per la Supervisione sulla qualità dei prodotti, le ispezioni e la quarantena ha promesso di ultimare in tempi brevi l'inchiesta sui fabbricanti dei prodotti ritirati dagli scaffali.


05 settembre 2007 - corriere.it

Basta guerre nel mondo!