RIMINI - Infopoint locali per contrastare l'uso di alcol e droghe

RIMINI - Continua anche quest’estate la prevenzione “di strada” sui comportiamenti a rischio legati al “loisir”, o divertimentificio che dir si voglia. Si tratta del progetto “Circolando”, del Servizio Dipendenze Patologiche dell’A.Usl, finalizzato al contenimento dei pericoli legati all'uso di alcol e droghe e ad altri comportamenti a rischio. L'iniziativa si realizza attraverso infopoint in collaborazione con alcuni locali e nell’ambito di eventi e feste.

Le operatrici della Cooperativa Sociale Alter, che collaborano con il Sert. di Rimini, presenti nel corso delle serate, metteranno a disposizione del pubblico opuscoli informativi sulle sostanze, sui pericoli legati al connubio alcol-guida, e sulle malattie sessualmente trasmesse, per approfondirne aspetti e contenuti. Inoltre sarà possibile rilevare con l'etilometro il tasso di alcolemia per verificare l'idoneità alla guida.

Questo intervento, che si realizza grazie alla sensibilità di molti gestori - cui si aggiunge in questo anno il consorzio dei locali del porto - rientra nelle funzioni di prossimità del Servizio Dipendenze Patologiche, in linea con la necessità di attivare interventi rivolti a coloro che pur consumando sostanze ed esponendosi a rischi concreti, non percepiscono tali pericoli. Si tratta, per lo più, di coloro che utilizzano sostanze o alcol a fini “ludici”.

L’attività di infopoint si è aperta ieri sera con una presenza al Rockislan, che sarà ripetuta anche mercoledì 11 e mercoledì 25. Domani sera sarà la volta della Festa in Collina a Verucchio e del Coconuts, dove gli operatori torneranno anche venerdì 20. Venerdì 13 e venerdì 27 saranno, invece, al Becky Bay di Bellaria, sabato 14 e sabato 28 al Classic Club e venerdì 27 al Mosquito Party di Verucchio.

5 luglio 2007 - romagnaoggi.it

Sicurezza: al via il "Guidatore designato"

Partirà nelle prossime settimane la campagna di Comunicazione del ministero per le Politiche giovanili sul 'guidatore designato', cioé di colui che si assume la responsabilità del gruppo di amici e per una sera non beve alcol, in modo da guidare l'auto in sicurezza al rientro dalla discoteca. I dati dell'osservatorio Permanente di polizia e carabinieri sono allarmanti. Sul sito del Ministero www.pogas.it è on line una nuova sezione dal titolo 'Il Codice etico e le iniziative'.

05/07/2007 - primocanale.it

Spagna. Intervista con Maria Vivanco su cellule staminali e cancro al seno

Il cancro al seno continua a essere una spada di Damocle per le donne, anche se in Spagna la sua incidenza aumenta piu' lentamente -forse per l'invecchiamento delle popolazione e la diagnosi sempre piu' precoce- e malgrado che nell'ultimo decennio la sopravvivenza sia migliorata. "Oggi, il 78% delle donne colpite da un cancro al seno in Spagna sopravvive piu' di cinque anni", segnala Maria Vivanco, prima ricercatrice, dal 2005, del Centro de Investigacion Cooperativa de Biociencias (CIC bioGUNE) di Bilbao, venuta a Madrid per una conferenza alla Fondazione BBVA.

"Gli estrogeni accelerano la progressione del tumore alla mammella".

"Si sospetta che il tumore alla mammella sia originato dalle cellule staminali di questa ghiandola".

E' stato dimostrato che gli estrogeni, ormoni sessuali femminili, svolgono un ruolo rilevante nella comparsa del cancro al seno. Vivanco, direttrice dal 1997 al 2004 del laboratorio dell'Istituto di ricerche oncologiche di Londra, dove sono state identificate cellule progenitrici di mammella umana, ha cominciato a studiare i recettori molecolari cui si uniscono gli ormoni, e ha osservato che la loro attivita' e' differente a seconda che si sviluppi in una cellula sana oppure in una cancerosa. Per diversi anni ha incentrato il suo lavoro di biologa molecolare nella ricerca degli ormoni nella biologia delle cellule staminali e la loro incidenza sul cancro al seno. "C'e' un'ipotesi che suggerisce come questo tipo di tumore nasca nelle cellule staminali della stessa ghiandola mammaria. Cio' ci spinge ad approfondire la conoscenza dell'inizio, la progressione e la prognosi della malattia, cosi' come della comparsa di resistenze ai farmaci, responsabili di recidive o ricadute".

E' noto da tempo che l'esposizione agli estrogeni comporta un incremento del rischio di sviluppare un cancro al seno, e il farmaco tamoxifene e' un antagonista che funziona da agente anticancerogeno utile ed efficace per individuare la progressione delle cellule tumorali. Vivanco sta studiando in laboratorio l'effetto degli estrogeni, del tamoxifene e di altri fattori nella crescita cellulare e la differenziazione delle cellule staminali, cosi' come la loro implicazione nello sviluppo di resistenze al trattamento con il tamixofene. Nel 2001 a Londra ha iniziato a studiare campioni provenienti da donne sane che si erano sottoposte, per motivi estetici, a una riduzione del volume della mammella. "Usiamo tecniche differenti", spiega, "per la ricerca di quelle che sarebbero tre popolazioni distinte di cellule staminali. Come si sa, questo tipo di cellule ha un grande potenziale per differenziarsi e proliferare e, se la proliferazione va fuori controllo per delle mutazioni, compare il cancro. Cosi', questa popolazione di cellule staminali diventa oggetto di studio e, auspicabilmente, di nuove linee terapeutiche, che tuttavia esigono la ricerca di nuove terapie piu' specifiche". Questo lavoro e' stato realizzato su una popolazione femminile molto variegata: di diverse etnie, con o senza esperienza di gravidanza e allattamento, di eta' diversa rispetto al menarca (prima mestruazione) e alla menopausa. Secondo la ricercatrice, l'importanza di questo lavoro scientifico poggia sull'individuazione di alcune cellule che facciano intravedere maggiori opportunita' curative e facilitino la ricerca di terapie piu' efficaci e meno tossiche. "Se conosciamo meglio il comportamento delle cellule staminali del seno, ci avvicineremo a terapie piu' specifiche, e inoltre potremo verificare se lo sviluppo della resistenza a determinati agenti farmacologici in queste cellule sia responsabile delle recidive".

Maria Vivanco, che ha lavorato cinque anni in Usa, nel laboratorio di Keith Yamamoto nell'Universita' di California e San Francisco con le prestigiose borse di studio EMBO (Societa' Europea di Biologia Molecolare), Damon Runyon Foundation e Human Frontier Science Program Organization, sostiene che il tumore della mammella e' oggi il piu' frequente nella popolazione femminile dei paesi occidentali e corrisponde al 25% di tutte le neoplasie maligne femminili. Se consideriamo ambedue i sessi, il cancro al seno e' secondo solo a quello del polmone. In Spagna colpisce 16.000 donne e causa 7.500 decessi ogni anno. La principale sfida, sostiene la ricercatrice, dovra' essere ancora la diagnosi la piu' precoce possibile, che infatti e' migliorata notevolmente negli ultimi anni grazie alla maggiore consapevolezza delle donne rispetto a questa malattia. Cosi' come c'e' da sperare che proseguano gli studi sulle cellule staminali, le quali possono contribuire a risolvere il problema delle ricadute e condurre a terapie specifiche per le staminali cancerogene. "Sempre piu' si conferma scientificamente che uno stile di vita sano, che includa una dieta ricca di frutta e verdura e un'attivita' fisica regolare e moderata, rappresenta un effetto protettivo contro il cancro al seno, mentre l'alto consumo d'alcol e il tabagismo influiscono negativamente", conclude la ricercatrice.

di Mayka Sanchez - Tratto da El Pais del 28 giugno 2007 (traduzione di Rosa a Marca) - 06-07-2007 - aduc.it

Caso pedofilia, ecco le motivazioni

Sono state depositate le motivazioni della sentenza del processo che ha visto l'assoluzione di sei maestre, un bidello e un sacerdote accusati di abusi sessuali su bambini di una scuola materna bresciana.

Il testo redatto dai giudici del tribunale di Brescia parla di ''intrinseca inaffidabilità delle fonti orali poste a fondamento delle accuse”, “adulti emotivamente coinvolti e spinti, al momento dell’approccio con il bimbo, da timori ed ansia di conoscenza” e parlando delle argomentazioni del pubblico ministero, di “considerazioni fondate su giudizi probabilistici, anzichè su elementi in grado di resistere ad ogni dubbio”.

Un documento lungo 538 pagine, con le motivazioni alla sentenza dell’aprile scorso, nel quale i giudici spiegano inoltre che: “la valutazione del portato dei minori è stata ulteriormente complicata, in concreto dalle reciproche interrelazioni intercorse tra i genitori, i quali comprensibilmente allarmati dal diffondersi di notizie circa i presunti abusi, si sono, tuttavia, di fatto sostituiti agli organi inquirenti, sottoponendo in molti casi i figli a serrati interrogatori, condotti con metodologie inappropriate e in un contesto emotivamente connotato”.

Secondo i giudici bresciani, può “osservarsi che, alla luce delle risultanze dibattimentali, plurimi elementi segnalano, effettivamente, la formazione e la condivisione, fra i genitori dei bambini coinvolti nel processo, di una verità collettiva circa la realtà dei fatti di abuso, la cui origine remota può essere individuata nella conoscenza da parte di un genitore della vicenda dell’asilo Abba e nella correlativa amplificazione delle stravaganti affermazioni rese dalla figlia il 16 e il 18 maggio 2003”.

L’istituto a cui si fa riferimento è l’altra scuola materna bresciana che è stata al centro di una vicenda di pedofilia. In questo caso un bidello è stato condannato anche in secondo grado. Altro passaggio importante nelle motivazioni della sentenza è quello relativo alle considerazioni del consulente dell’accusa, che ha sottolineato come “soprattutto a seguito di riunioni in cui vi sia stato l'intervento di soggetti considerati particolarmente autorevoli, possa determinarsi nei genitori la convinzione che il proprio figlio sia stato oggetto di abuso sessuale e come, in presenza di tale convinzione, soprattutto ove emerga nell’ambito di un gruppo, una figura di riferimento, possa verificarsi un fenomeno di 'colonizzazione mentale’, suscettibile di determinare una progressiva diffusione della credenza tra gli adulti e di alterare il loro approccio nei confronti dei figli”.

I giudici hanno anche scritto che “sono emersi prepotentemente i presupposti per la compromissione della spontaneità dei bambini”. In quanto alla fase investigativa e agli interrogatori, hanno tra l’altro affermato che “l'esame è stato spesso condotto con domande altamente suggestive, persino corredate dell’intimazione a dire la verità, rivolta ai piccoli di fronte a negazioni ritenute non credibili”.

giovedì 05 luglio 2007 - quibrescia.it

Minorenni arrestati: violentavano un bimbo disabile di 10 anni

SASSARI (5 luglio) - Accusati di aver violentato per oltre un anno un bambino disabile di 10 anni, due minorenni sassaresi sono stati arrestati oggi dai carabinieri della compagnia di Valledoria su disposizione del Tribunale dei minori. Nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Marina Capitta, per i due ragazzi, che oggi hanno 15 e 16 anni, viene richiesto «un incisivo intervento educativo».

I fatti contestati sono avvenuti da settembre 2006 a gennaio 2007 in un paesino dell'Anglona, nel Sassarese. A denunciare gli abusi è stata la mamma del bambino, figlio unico, affetto da problemi di linguaggio e di deambulazione, «soggetto particolarmente debole fisicamente e psicologicamente», si legge nel provvedimento del giudice. La donna si era accorta che il bimbo si era chiuso ancora più in se stesso, e soltanto dopo faticosi tentativi è riuscita a scoprire la verità: due ragazzini, all'epoca di 14 e 15 anni, lo avevano attirato nel cortile della chiesa campestre alle porte del paese, aperta una sola volta all'anno in occasione della festa patronale, abusando di lui ripetutamente.

Il racconto dalla vittima ha poi trovato riscontri nell'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore del Tribunale dei minori, Luisella Fenu: le violenze sono state infatti confermate dalle perizie mediche e psichiatriche e, soprattutto, dalle testimonianze di alcuni coetanei dei due arrestati, che in più occasioni avevano assistito alle brutalità subite dal bambino.

L'accelerazione che ha portato all'arresto dei minorenni è stata determinata dal fatto che gli stessi, negli ultimi tempi, si erano spinti a minacciare sia la vittima che i testimoni. Nel provvedimento del Gip si fa esplicito riferimento al rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. I due, prelevati stamattina in casa dai carabinieri e trasferiti in una comunità, sono accusati di violenza sessualeaggravata in concorso.

5 Luglio 2007 - ilmessaggero.it

Suicida dopo l'accusa di aver violentato una 13enne

Alle spalle aveva varie denunce per esibizionismo

TREVISO (5 luglio) - Si è ucciso due giorni dopo essere stato denunciato per violenza sessuale ai danni di una tredicenne trevigiana. Lui, 30 anni, di Crespino, in provincia di Rovigo, avrebbe conosciuto la ragazzina attraverso una chat. Il fatto, riportato oggi da "La Tribuna di Treviso", è avvenuto circa un mese fa quando, dopo averla conosciuta in chat, l'uomo sarebbe andato a trovarla a casa, nel trevigiano. Sembra che i due siano rimasti soli nell'auto dell'uomo e lì si sarebbe consumata la violenza sessuale. Al rientro a casa, la madre della ragazzina si è allarmata, vedendo la figlia in compagnia di quell'uomo adulto, e l'ha portata in ospedale. In seguito i genitori hanno denunciato l'uomo, che due giorni dopo si è suicidato.

Prima di uccidersi ha lasciato un biglietto nel quale respingeva con forza l'accusa di violenza sessuale: «Mi dispiace, non ho mai fatto male a nessuno - ha scritto - Non ho fatto nulla a quella ragazza. Voglio essere cremato e donare gli organi». Dopodiché ha preso il fucile del padre e si è sparato alla testa. A trovare il cadavere è stato il genitore. Era l'11 giugno scorso: da quando, due giorni prima, era stato denunciato di violenza sessuale nei confronti della ragazzina, era caduto in un profondo sconforto. Pare che già soffrisse di depressione, e dopo quell'accusa non si sarebbe più ripreso.

Si tratta di un giovane introverso, che non aveva amici, probabilmente instabile psicologicamente e con numerose denunce in passato per atti osceni. L'uomo, operaio in una fabbrica della bassa polesana, era stato denunciato per atti osceni la prima volta a 21 anni, nel dicembre 1998, dopo essere stato notato mentre si esibiva davanti alle ragazze in una piscina di Rovigo. Poi altre due segnalazioni alla magistratura, sempreda parte della polizia: nel luglio 19'99 e nel febbraio 2001. Gli episodi erano quasi sempre gli stessi: il giovane era solito appostarsi in giardinetti o altri luoghi frequentati da ragazze per dar sfogo alle sue manie esibizionistiche. Nel luglio 1999 era stato bloccato dopo un breve inseguimento dalla polizia, che per scoprirlo sul fatto aveva usato come esca un'agente donna in borghese. Ma evidentemente, raccontano i conoscenti, il ragazzo non era mai uscito da questa situazione di devianza. L'ultimo episodio, quello della 13enne trevigiana che aveva conosciuto in chat, avrebbe dato il colpo finale al suo instabile equilibrio del ventinovenne, che probabilmente non si era neppure reso conto della gravità di quel rapporto avuto con la minorenne.

5 Luglio 2007 - ilmessaggero.it

Zawahri, occidente la tua fine e' vicina

IL CAIRO - Il numero due di al Qaida, il medico egiziano Ayman al Zawahri, è ricomparso con un video mettendo in guardia l'occidente da una imminente, ineluttabile fine.

Nel 'I consigli di una persona interessata', per 95 minuti Zawahri elargisce suggerimenti, esortazioni, lancia anatemi e minacce, il tutto intramezzato da spezzoni di precedenti video, interviste e immagini di notiziari. Un'opera ben più raffinata dei primi messaggi rozzamente registrati con videocamere in tende o grotte dell'Afghanistan. "I segni positivi di una nuova alba di vittoria stanno sorgendo all'orizzonte, se Dio vuole", afferma Zawahri, "Nei momenti precedenti la vittoria è normale... che ci sia un aumento di complotti, cospirazioni e incitamenti alla discordia, nel tentativo da parte del nemico che ormai vede avvicinarsi la sconfitta di ritardarla in ogni modo", aggiunge il braccio destro di Osama bin Laden, che curiosamente non fa nessun cenno ai recenti attentati di Londra.

Il medico, condannato a morte in contumacia in Egitto, dove é nato in una famiglia borghese nel 1951, critica il regime del suo Paese e quello dell'Arabia Saudita, contro il quale chiama alle armi. "L'America chiede alla (casa regnante) Saud di essere il gendarme per assoggettare la nazione musulmana. All'America il petrolio ai (principi) sauditi il potere", ha detto Zawahri. "La lotta contro i regimi corrotti e corruttori prevede due fasi.

A breve termine bisogna prendere di mira gli interessi crociati ed ebrei - afferma Zawahri - Tutti coloro che hanno aggredito la nazione (islamica) devono pagare il prezzo, nei nostri Paesi e sui loro territori, in Iraq, Afghanistan, Palestina, Somalia e dovunque si possa colpire i loro interessi".
Nel video, Zawahri fa riferimento anche a 'Plan of attack' (Le verità negate), un libro sull'Iraq in cui il giornalista investigativo americano Bob Woodward accusa i vertici di Washington di avere mentito agli elettori e al Congresso.
E, a Hamas, che ha preso il potere sulla Striscia di Gaza un mese fa, ricorda che l'obiettivo non è governare, bensì realizzare uno Stato in nome di Allah e combattere gli israeliani: "Unite i ranghi con tutti i mujaheddin del mondo per la prossima battaglia di Gaza, nella quale prevedo una partecipazione di Egitto e Arabia saudita", afferma, criticando il movimento islamico per avere "abbandonato la sharia (legge islamica)".

Il video, l'ottavo di Zawahri, è stato realizzato dalla 'casa di produzione' islamica Al Sahab, una di quelle impiegate da Al Qaida e dai gruppi iracheni e afghani per diffondere su Internet i filmati di propaganda e minacce. Zawahri vi appare vestito di bianco mentre scorre sul video la traduzione in inglese del discorso.

07-05-2007 - ansa.it

I poveri in Lombardia: chi sono e cosa chiedono

I poveri in Lombardia: la Caritas ha presentato il terzo dossier regionale sulla problematica, sempre più sentita anche in una parte del Paese considerata ricca, ma che contemporaneamente vive una situazione di schizofrenia evidente. Mentre infatti i ricchi aumentano le proprie ricchezze a dismisura, le sacche di povertà si riempiono giornalmente di persone di varie estrazioni sociali, che per disgrazie, investimenti sbagliati, storie personali finite male, immigrazione e quant’altro non riescono più a sbarcare il lunario. La ricerca della Caritas non è stata pensata per contare i poveri in Lombardia, ma per dare un quadro della tipologia della povertà, dei bisogni di chi si rivolge ai centri di ascolto ubicati nelle diocesi sparse in tutta la Regione e delle risposte che gli operatori cercano di dare.

Nel terzo dossier regionale sulla povertà in Lombardia sono stati evidenziati i dati relativi agli utenti che si sono rivolti a 18 centri di ascolto dislocati nelle dieci diocesi lombarde (Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Mantova, Milano, Pavia, Vigevano) nel semestre aprile-settembre 2006. La pubblicazione nasce nell’ambito del Progetto Rete Nazionale, promosso da Caritas Italiana nel 2003, che attraverso questo lavoro intende valorizzare anche il ruolo dei centri di ascolto di Caritas.

In ogni diocesi è stato selezionato almeno un centro di ascolto e in totale sono stati registrati i dati di 3.850 persone. Poco più della metà del campione è rappresentato da donne (55,9%), mentre tra le persone straniere sono più numerose le femmine (59,6%). I centri di ascolto incontrano soprattutto stranieri: il 75,3% delle persone incontrate sono, infatti, cittadini non italiani. La nazionalità straniera più numerosa è quella rumena (9,8%); seguono poi gli immigrati provenienti dal Marocco (9%), che è un’immigrazione più datata, accanto a due grandi flussi migratori più recenti, rappresentati dall’Europa dell’Est e dall’America Latina. Escludendo gli stranieri in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno e quelli per i quali il dato non è noto, si può osservare che oltre la metà degli immigrati incontrati dagli operatori è in possesso di un regolare documento di soggiorno, mentre il 31% ne è sprovvisto. Mentre gli italiani si distribuiscono lungo tutto l’asse delle età, gli stranieri si concentrano soprattutto nelle classi più giovani.

Circa il 24% delle persone del campione vive da sola, su 1565 persone coniugate, circa il 51% abita assieme al partner: fra gli stranieri tale percentuale è pari a circa il 49%, mentre sale al 69,1% tra gli italiani, ma gli operatori incontrano anche persone sole. Il 37,7% del campione ha dichiarato di aver raggiunto la licenza media inferiore: mentre tra gli italiani prevalgono i titoli di studio di livello medio-basso, gli stranieri, in misura percentuale, hanno più spesso diplomi e lauree anche se spesso si tratta di titoli di studio difficilmente spendibili perché non riconosciuti dal sistema scolastico italiano. Al momento del colloquio, il 73,8% è disoccupato. L’intervento del centro di ascolto non si limita a un semplice ascolto, ma cerca di comprendere le cause del disagio. I bisogni evidenziati dalla ricerca sono risultati essere 7.414 in totale, con una media di circa 2 bisogni per persona.

Il dato che emerge è la significativa diffusione di problemi occupazionali ed economici, che sono strettamente collegati. Alla mancanza di un lavoro o alla sua precarietà sono solitamente connesse situazioni di assenza o insufficienza di reddito, e di conseguenza continui indebitamenti per far fronte alle necessità quotidiane della vita. Di seguito si trovano le problematiche abitative. Sempre più spesso i centri di ascolto intercettano i bisogni derivanti dalla condizione di straniero, sia tra le persone in possesso di regolare permesso di soggiorno, sia tra quelle irregolari. Poi ci sono problemi familiari, salute dipendenza da alcol e droga.

Le richieste pervenute ai centri di ascolto sono risultate essere 6.785, mediamente 1,8 per ciascuna persona. La richiesta di beni e di servizi è molto diffusa, sia italiani che stranieri, poi lavoro, orientamento, sostegno socio-assistenziale e consulenza professionale. Su un totale di 9.787 risposte, circa il 40% corrisponde alla fornitura di beni e servizi. In generale, il centro di ascolto tende a dare beni e servizi, senza eccedere nella concessione di sussidi economici. Piuttosto, il centro privilegia percorsi di accompagnamento più strutturati e di lungo periodo: un’azione non facile, ma per un centro di ascolto è importante innanzitutto ascoltare e capire il bisogno della persona.

Giovedi 5 Luglio 2007 - Tommaso Guidotti - varesenews.it

Il Nanà lotta contro l' alcol

San Benedetto Del Tronto Sabato prossimo all'ingresso della discoteca saranno distribuiti etilometri monouso. Un modo di dire al popolo della notte di vivere al massimo dei giri senza dover alzare il gomito e lasciasi andare alla "Collina in libertà".

Dopo il grande successo avvenuto la scorsa settimana all'apertura dei battenti, il Nanà è già sulla rampa di lancio per riscuotere altri consensi da parte dei suoi aficionados. Sabato prossimo è pronta per una campagna preventiva contro l'alcol. Infatti, all'ingresso del locale saranno distribuiti ai clienti circa 1300 etilometri. Kit monouso molto particolari necessari per valutare il tasso alcolico post serata e per guidare in sicurezza.

Un'iniziativa finanziata esclusivamente dalla direzione artistica per combattere le stragi del sabato sera, cercando di regalare ore intense di pura allegria e allontanare così gli scenari drammatici degli incidenti stradali. Un modo di dire al popolo della notte di vivere al massimo dei giri senza dover alzare il gomito e lasciasi andare alla "Collina in libertà", slogan coniato dalla discoteca, per danzare sino alle prime luci dell'alba. [...]*

05/07/2007 - ilquotidiano.it

* L'articolo continua con parti irrivelanti all'iniziativa, vorrei che non si cominciasse a cavalcare la nuova onda anti-alcol per farsi della pubblicità grauita. Spero che le forze dell'ordine non abbassino la soglia di attenzione e continuino i controlli, anche in riferimento a ciò che ho scritto.

Prete pedofilo condannato a 4 anni

17.54: 4 anni e due mesi di reclusione la pena inflitta, con rito abbreviato, ad un sacerdote romano accusato di aver abusato di due minori. I fatti risalgono all'aprile e al maggio 2006, quando il prete era insegnante di religione presso una scuola media. Il sacerdote, già condannato per fatti analoghi, si trova da novembre ai domiciliari.

giovedì 5 luglio 2007 - audionews.it

Veneto: proposta di legge sui campi nomadi

Si torna a parlare di nomadi Rom e Sinti a palazzo Ferro-Fini. La commissione cultura del Consiglio regionale Veneto, presieduta da Daniele Stival, ha, infatti, iniziato l'esame di due proposte di legge sull'argomento.

La prima e' firmata dal gruppo della Lega Nord e consiste in un unico articolo che chiede l'abrogazione dell'attuale normativa regionale (legge 54 del 1989) che regolamenta la presenza dei campi nomadi nei comuni veneti. La seconda proposta, primo firmatario Raffaele Zanon (An), oltre ad abrogare la legge in vigore propone una serie di norme che intendono affrontare la nuova situazione venutasi a creare, in fatto di presenza di nomadi, con l'allargamento dell'Unione Europea a paesi dell'Europa orientale come Romania e Bulgaria.

Il progetto propone una serie di regole che dovranno essere osservate dalle comunita' nomadi che intendono usufruire delle aree comunali: fare richiesta di sosta al comune interessato esibendo validi documenti di identita', versare una cauzione che verra' restituita al termine dell'utilizzo dell'area, contribuire alle spese per l'erogazione di acqua corrente potabile ed energia elettrica, registrare la presenza dei minori soggetti all'obbligo scolastico, rispettare le norme di igiene e pubblica sicurezza.

I Comuni dal canto loro provvederanno alla realizzazione delle aree e, in accordo con gli uffici scolastici, ad adottare le iniziative idonee a favorire l'inserimento dei minori nella scuola materna e dell'obbligo vigilando sulla regolare frequenza scolastica. Sempre a tutela dei minori la proposta di legge stabilisce una serie di attivita' (sperimentazioni didattiche e programmi di sensibilizzazione) da affidare ai Comuni soprattutto per contrastare l'abbandono scolastico dei bambini in modo da evitare il loro sfruttamento in attivita' illegali o, comunque, non educative.

(Adnkronos) - 05-07-2007 - padovanews.it

Roma, carabiniere ucciso: in cella pregiudicato e complice

Sono due gli arrestatir la morte dell'appuntato dei carabinieri: un pregiudicato, accusato di aver causato l'incidente, e il proprietario del casolare-nascondiglio.
E' un pregiudicato l'uomo fermato in un casolare nelle campagne di Zagarolo per la morte dell'appuntato Roberto Sutera. E' accusato di omicidio volontario. Per lui la procura di Roma aveva emesso, nella tarda mattinata di ieri, un provvedimento di fermo. Il pregiudicato si chiama Massimo Savo Sardaro. I carabinieri lo avevano già identificato in mattinata grazie alla ricostruzione dell'inseguimento fatta dal militare ferito, Francesco Denaro.

SECONDO ARRESTO. Il proprietario del casolare nelle campagne di Zagarolo, che avrebbe aiutato nella fuga Massimo Savo Sardaro, è stato fermato con l'accusa di favoreggiamento. Anche il secondo fermato, originario della Sardegna, ha precedenti penali per furti e droga. L'accusa con la quale è stato motivato il fermo di polizia giudiziaria è quella di aver agevolato la fuga di Sardaro dopo l'incidente nel quale è morto l'appuntato Roberto Sutera.

L'APPUNTO MORTO. Aveva due passioni l'appuntato Roberto Sutera, di 37 anni, da 15 nell'Arma, padre di due bambine. La prima era il suo lavoro, la seconda erano i cavalli: per questo aveva da poco aperto un maneggio dove insegnava ai piccoli l'amore per l'equitazione. E la scorsa notte è morto proprio mentre faceva il suo dovere, inseguiva un furgone sospetto che aveva cominciato una folle corsa tra i paesi a sud delle porte di Roma. È stato l'ultimo impegno di un carabiniere che i suoi superiori, dopo aver appreso della sua morte, hanno ricordato come un uomo "allenato e preparato ad ogni tipo di imprevisto. Un carabiniere da sempre abituato al pronto intervento".

L'INCIDENTE. La dinamica dell'incidente avvenuto a Torrenova sembra essere quasi chiarita. La Fiat Stilo con a bordo Sutera e Francesco Denaro, il carabiniere di 25 anni rimasto ferito in modo lieve, è stata speronata dal furgone e per questo ha effettuato una spaventosa carambola sulla corsia del grande raccordo anulare. L'auto poi si è ribaltata più volte e i due carabinieri sono stati sbalzati fuori: Sutera è morto sul colpo mentre per Francesco Denaro la prognosi è stata di pochi giorni anche se, visto il suo stato di choc è stato necessario ricoverarlo al Policlinico Casilino. Da quel momento è stata messa in atto, a Roma e provincia, una gigantesca caccia all'uomo.

05/07/2007 - unionesarda.it

Campagna di sensibilizzazione contro l'abuso di alcol

Promossa dal Comune la campagna di prevenzione dell'abuso di alcolici

Venti postazioni, per informare e sensibilizzare i giovani sui rischi connessi all'abuso di alcol, saranno allestite nelle prossime nove settimane a Manfredonia. L'iniziativa, patrocinata dall'Amministrazione comunale, è stata promossa dal direttore del Ddp dell'Asl di Foggia, Matteo Giordano. Le postazioni, presso nelle quali saranno impegnati quattro operatori, saranno allestite in punti strategici tenendo conto della frequentazione e del valore attrattivo del locale, dell'alto rischio di abuso di sostanze alcoliche e della possibilità di collaborazione con i gestori dei locali. "L'obiettivo primario e immediato - ha sottolineato Giordano - è quello di prevenire incidenti stradali, dissuadendo i giovani nei quali si è riscontrato un tasso alcolico elevato, di mettersi alla guida di autoveicoli". Secondo l'assessore alle politiche sanitarie, Pasquale Papaina, "il progetto si inquadra nel contesto delle politiche di prevenzione alle quali l'Amministrazione attribuisce un ruolo di primaria importanza e che la popolazione mostra di gradire".

damiano bordasco - 05-07-2007 - teleradioerre.it

Il Sert a guardia dei cittadini o della legge?

Riguardo al Test antidroga per i lavoratori

OVVERO LA CANNABIS SARÀ COME L'ALCOL PER I LAVORATORI?

E’ bene che i lavoratori impegnati in compiti di responsabilità per la sicurezza dei cittadini siano liberi dall’influenza delle droghe (alcol incluso, ovviamente).

Dopo 17 anni dalla Legge 309/90 che ne prevedeva l’emanazione, il provvedimento che impone e regolamenta l’effettuazione degli accertamenti tossicologici per determinate categorie di lavoratori è di nuovo nell’agenda politica. E’ una scelta di civiltà, tesa a garantire la sicurezza di chi si affida ad un pilota, autista, vigile del fuoco, etc.
Prima che l’iter normativo sia completato, vorrei fare qualche considerazione sul rischio che, dati i tempi, le soluzioni possano essere affidate ad una deriva ideologica, poco idonea a rispondere alle angosce della società, ma certamente idonea ad angosciare la vita di numerosi lavoratori.Prendiamo in considerazione alcuni casi concreti: dapprima uno facile.
Un lavoratore risulta positivo all’alcol: alcolemia 0,20 g/l, inferiore, per intenderci, alla soglia stabilita per le sanzioni dal codice della strada. All’esame clinico conferma di fare uso abituale di alcolici a pasto. Non emergono elementi significativi di dipendenza o abuso, per cui può tornare al lavoro.Veniamo ora al caso di una persona con alcolemia superiore a 0,50 g/l.
Poniamo che nel corso del colloquio clinico a questo si aggiunga la difficoltà a controllare l’uso degli alcolici. Viene emessa la diagnosi di abuso/dipendenza. Il lavoratore viene spostato ad altra mansione. Nel frattempo il SerT imposta un programma terapeutico al completamento del quale il lavoratore potrà tornare alla sua mansione abituale.

Passiamo a sostanze diverse dall’alcol.

Prendiamo il caso di un autista di autobus che risulta positivo agli accertamenti per la cannabis. Poniamo che dagli accertamenti e verifiche cliniche si confermi l’utilizzo della sostanza.

La persona in questione, consapevole degli effetti prodotti dalla cannabis, riferisce di confinare il suo utilizzo a situazioni occasionali: la sera, dopo il lavoro.
Non si rileva la presenza di dipendenza, né di abuso. Sarà sufficiente che il SerT certifichi l’assenza di malattia e la non interferenza con l’attività lavorativa dell’uso della sostanza perché la persona possa continuare il suo lavoro?
Ne dubito. Si potrà fare riferimento a soglie (concentrazioni della sostanza nel sangue), in analogia a quanto avviene per l’alcol, che aiutino a valutare la rilevanza dell’alterazione psico-fisica indotta dalla cannabis?
Ne dubito.

Temo invece che verrà esteso al lavoratore in questione un percorso simile a quello riservato alle persone inviate ai SerT dalle Prefetture perché scoperte a fumare uno spinello: l’applicazione di una penalizzazione fino al completamento del programma di recupero. Nel caso dell’autista di autobus ci sarà la sospensione dal lavoro/mansioni svolte fino al completamento della terapia di recupero elaborata dal SerT: in assenza di diagnosi, di patologia e di interferenza con il lavoro.

L’autista in questione sarà uno dei tanti. Poiché l’utilizzo della cannabis riguarda il 12% della popolazione, il rischio di impiegare risorse e personale per trattare malattie che non ci sono aumenterà, così come si aggraverà il danno morale e materiale per il cittadino, lavoratore in questo caso, inutilmente esposto ad un percorso stigmatizzante.

Si possono prefigurare percorsi alternativi, pragmaticamente rivolti ad evitare l’impatto negativo delle sostanze psicoattive sulla sicurezza della collettività, ma nel rispetto dell’ambito di vita privata del lavoratore? Sicuramente si. L’esperienza di altri Paesi dimostra, ad esempio, l’efficacia, in termini di riduzione dell’uso di sostanze psicoattive, dell’effettuazione degli esami tossicologici all’interno di programmi articolati di sensibilizzazione ed educazione sull’abuso di sostanze nel posto di lavoro. Perchè non discuterne, magari con i lavoratori?

C’è un altro aspetto che voglio considerare: riguarda la credibilità della funzione sociale e sanitaria del SerT e l’efficacia complessiva della sua azione. Il progressivo aumento del carico dovuto alla delega di funzioni di controllo, associato nella legislazione attuale a prescrizioni che non distinguono fra condizioni mediche diverse, ma uniformano l’uso alla dipendenza, avvalla surrettiziamente la possibilità di mettere in campo terapie contro l’uso, come se si trattasse di condizione patologica.

Il superamento “ope legis” di funzioni di diagnosi e valutazioni di prognosi di natura chiaramente tecnica svilisce e dequalifica la funzione del Sert, delegato a guardiano della legge piuttosto che della salute dei cittadini.

di Pier Paolo Pani* - 05-07-2007 - antiproibizionisti.it

(*) Presidente S.I.T.D. (Società Italiana Tossicodipendenze)

Se Firenze supera Roma come “migliore città turistica d’Europa”

Roma, 4 lug (Velino) - Firenze “migliore città turistica d’Europa”, seguita da Roma e Venezia. Il riconoscimento – l’Award Best city in Europe – è stato attribuito alla città degli Uffizi dalla prestigiosa rivista americana Travel & Leisure, leader del settore viaggi e lifestyle nel mondo. Gli americani sono da sempre innamorati del capoluogo toscano: nel 2006 si sono registrate 1,6 milioni di presenze di soli turisti statunitensi, senza considerare gli americani che a Firenze risiedono stabilmente, per motivi di studio o di lavoro, attratti dalla bellezza e dall’atmosfera unica del capoluogo toscano. Ma è tutta l’Italia a esultare per questo riconoscimento. Oltre a Roma e Venezia, troviamo Siena all’ottavo posto, mentre la Sicilia compare tra le cinque migliori isole. La Capitale vede quindi sfuggire il primato conquistato lo scorso anno, unica tra le città italiane a perdere posizioni (Venezia ne ha addirittura conquistate due, passando dalla quinta alla terza). Una bocciatura che brucia, dal momento che i lettori di Travel & Leisure sono tra i più appetibili sul mercato americano; infatti, con 75 per cento di passaporti validi e una entrata media per lettore di circa 89 mila dollari, non solo hanno i mezzi per viaggiare ma lo fanno con cognizione e senza badare a spese. Roma non è quindi riuscita a guadagnare il primato più ambito nel settore turistico, ovvero quello dei viaggiatori che fanno circolare ricchezza, che vanno nei grandi alberghi, nei ristoranti più cari. Quelli che si fermano per lunghi soggiorni, e quindi della città vogliono godere, non solo il patrimonio storico, ma anche l’offerta collaterale.

Questa è la seconda bocciatura che arriva dagli Usa nell’arco di pochi giorni per la Città eterna. Il New York Times aveva infatti apertamente criticato (con tanto di foto scandalo) il degrado che ormai accompagna il centro storico di Roma: “Rome welcomes tourism con brio, but not too much”: Roma accoglie i turisti con brio, ma non troppo. Secondo il Nyt “c’è una lotta in corso, che avviene in maniera evidente, per il cuore del centro storico di Roma: da un lato siedono le forze dell’etichetta e della tutela culturale, dall’altro il desiderio irremovibile di un’altra bevuta. Una passeggiata rilassante a mezzanotte verso Campo de Fiori, piazza Navona o la parte medievale di Trastevere – racconta Peter Kiefer, autore dell’articolo - mette la questione in evidenza. C’è ‘la notte delle donne’ da ‘Sloppy Sam’, un pub famoso di Campo de Fiori davanti alla statua del filosofo Giordano Bruno, che è stato condannato a morte dalla Chiesa cattolica per eresia nel 1600; baristi a torso nudo servono giro dopo giro shots scontati. Dietro l’angolo, il ‘Zeta Lunge’ offre circa due ore di open bar, qualsiasi bibita a basso prezzo. Più tardi - continua il quotidiano americano - alle tre di notte circa, un turista americano urla con un megafono chiedendo alla donna con cui si trova di alzarsi la gonna e di farsi vedere, suscitando le risate dei suoi amici e, abbastanza sorprendente, quelle della stessa donna. Il posto – nota il giornalista - è allagato di alcol, e un crescente numero di residenti di Roma sono stufi di quello che vedono. ‘È incredibile’, dice Flaminia Borghese, presidente di un gruppo di residenti del centro storico che stanno chiedendo misure per un maggiore controllo del rumore e ronde di polizia. ‘C’è una totale mancanza di controllo’”. E se è vero che per il New York Times “Roma rimane un posto sicuro per turisti”, l’autorevole quotidiano statunitense non può fare a meno di notare che “questo nuovo fenomeno nel centro storico di Roma sta provocando un crescente livello di preoccupazione”.

(cos) - 04-07-2007 - ilvelino.it

Ansia? «Faccia sesso 2 volte alla settimana»

Una donna si è vista prescrivere questa "cura" dopo essersi presentata a Villa Scassi in un profondo stato di agitazione

GENOVA - Lei è arrivata in ospedale in preda a una crisi d'ansia. Lui, il medico in servizio al pronto soccorso dell'ospedale genovese Villa Scassi, le ha prescritto una cura semplice e naturale: niente medicine ma «fare sesso due volte alla settimana, non di più». La visita, come racconta il quotidiano genovese «Corriere Mercantile», è stata effettuata lunedì scorso, nel pomeriggio. La donna si è presentata nel punto di primo soccorso del nosocomio della delegazione di Sampierdarena afflitta da una profonda agitazione.

LA VISITA - Il medico l'ha a lungo visitata, effettuando anche una visita ginecologica. Dopo avere esaminato gli esiti della misurazione della pressione, dei battiti cardiaci, della respirazione in correlazione alle altre visite, il sanitario non ha fatto altro che scrivere sul referto un consiglio molto pratico: «Fare sesso due volte alla settimana, non di più» per curare i sintomi di ciò che ha definito, sempre per iscritto, un semplice «stato ansioso».

05 luglio 2007 - corriere.it

Camera, approvate mozioni contro la pedofilia

La Camera ha approvato ieri tutte le mozioni sulle misure di contrasto alla pedofilia e dellapedopornografia. Il governo, quindi, si impegnerà a: applicare fino in fondo e senza sconti la normativa vigente in materia; valutare l'opportunità di introdurre nel codice penale specifici reati di favoreggiamento o istigazione alla pedofilia (come il "boy love day"); investire somme adeguate per promuovere campagne di sensibilizzazione contro la pedofilia, attraverso le scuole e i mezzi di comunicazione di massa; fornire nuovi e maggiori mezzi tecnologici alla polizia postale per metterla nelle migliori condizioni ai fini del contrasto del fenomeno della pedopornografia via internet; a completare la banca dati sul fenomeno della pedofilia, costituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri.

LS - 05/07/2007 - helpconsumatori.it

Baby violentatori in manette, abusi su bimbo in chiesa

Si consumavano in una chiesetta gallurese di campagna, gli abusi su un bimbo di 10 anni con problemi psichici. Arrestati due ragazzini di 14 e 15 anni.

Due ragazzini di 14 e 15 anni sono stati arrestati dai carabinieri per aver violentato ripetutamente un bambino di 10 anni con problemi psichici. Teatro delle violenze, avvenute dal settembre 2006 al gennaio scorso un paese del nord Sardegna. Le indagini dei militari sono partite da una denuncia della madre della piccola vittima.

LE INDAGINI. È stata la madre della vittima a far scattare le indagini dei carabinieri che oggi hanno arrestato due ragazzi di 14 e 15 anni accusati di violenza sessuale aggravata in concorso su un bambino con problemi psichici di 10 anni. La donna, che vedeva il figlio più taciturno e chiuso del solito, si era rivolta ai carabinieri della compagnia di Valledoria, che sono risaliti ai due minorenni grazie alle testimonianze di altri ragazzi, loro coetanei, che assistevano alle violenze pur senza prendervi parte.

VIOLENZE IN CHIESA. Gli episodi avvenivano in un cortile retrostante una chiesa di campagna che viene aperta solo alcune volte all'anno in occasione di feste e sagre paesane. Sia i testimoni che la vittima sono stati minacciati e picchiati dai due violentatori, che temevano di venire scoperti. Le indagini si sono concluse nei giorni scorsi e stamattina i due responsabili sono stati prelevati dai carabinieri su ordinanza del gip del tribunale dei minori Marina Capitta, richiesta dal pm Luisella Fenu. Ora si trovano rinchiusi in due diverse comunità sarde. I dettagli della vicenda sono stati resi noti in una conferenza stampa dal comandante provinciale dei carabinieri Paolo Carra e dal comandante della compagnia di Valledoria, il capitano Emanuele Spiller. Non è il primo caso di violenza sessuale di minori su minori nel nord Sardegna: nel gennaio scorso era stata scoperta in Gallura una baby gang che abusava di una bimba di 9 anni.

05/07/2007 - unionesarda.it

Formigine: violenza su 15enne, arrestato nigeriano 17enne

Comprensorio - E' rinchiuso nel carcere minorile del Pratello di Bologna il nigeriano di 17 anni arrestati con l'accusa di tentata violenza sessuale ai danni di una 15enne fi Formigine, l'episodio risale al 20 giugno ma è venuto a galla solo in questi giorni.


Il 20 giugno la 15enne era sola nella casa di Formigine, e genitori erano fuori e sembra fossero a poca distanza dall'abitazione, nessuno comuqnue si è insospettito quando è arrivato il 17enne nigeriano che conoscevano bene. Una volta in compagnia della 15enne il ragazzo ha perso la testa e si è scaglaito sull'amica cercando di strapparle i vestiti per abusare di lei. Immediata la reazione della ragazzina che lo ha colpito con pugni e calci e si è messa ad urlare facendo fuggire il 17enne.I genitori hanno chiamato subito i Carabinieri che hanno individuato ed arrestato il 17enne ora rinchiuso nel carcere minorile di Bologna, il Giudice per le indagini premilinari ne ha già convalidato il fermo cheed ora il ragazzo è a disposizione dell’autorità giudiziaria.Nessuna feruita grave per la 15enne ma tanto spavento ed alcune escoriazioni, medicate all'ospedale di Baggiovara, visto che durante l'aggressione è stata scaraventata contro il muro.

05-07-2007 - bologna2000.com

Enna: bullismo violento

Enna 05/07 – Episodio inquietante di bullismo violento si è verificato ad Enna ai danni di un ragazzo di 13 anni, avvenuto nel marzo scorso, ma soltanto ora portato alla luce, dopo che il Tribunale dei Minorenni di Caltanissetta ha fatto svolgere indagini accurate e molto delicate visto che i protagonisti erano tutti minorenni. Soltanto martedì pomeriggio gli agenti della Mobile, coordinati dal dirigente Tito Cicero, hanno ricevuto l’ordine di esecuzione della misura cautelare di collocamento in comunità da parte del Gip presso il Tribunale dei Minori, Francesco Pallini, per due ragazzi di 15 e 16 anni, studenti, appartenenti a due famiglie di ceto discreto, in quanto indagati di atti di violenza sessuale di gruppo, inoltre uno dei due minori è stato accusato di avere, in più di un’occasione non solo malmenando il ragazzino, ma anche lanciandogli delle pietre causandogli delle escoriazioni e poi spegnendo una sigaretta sulla fronte del minore. Per quanto riguarda gli atti di violenza sessuali sono indagati altri minori, la cui posizione però deve essere chiarita e definita. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica presso il tribunale dei Minori di Caltanissetta, coordinati dalla dottoressa Patrizia Martucci ed hanno presso spunto dalla denunzia del ragazzo che, nel marzo scorso, si era rivolto a dei vigili urbani che facevano servizio in piazza Vittorio Emanuele (San Francesco), incontrati casualmente subito dopo avere subito atti violenti. Il bambino dichiarò ai due vigili che alcuni giorni prima era stato fatto oggetto di molestie sessuali e proprio in quella circostanza uno dei “bulli”, vedutolo con i vigili urbani, ha cercato di intimidirlo, minacciandolo che gliela avrebbe fatta pagare. Inoltre, in un altro episodio, l’altro minore ha cercato di bruciare con una sigaretta i capelli del dodicenne. Partita la denunzia, scattavano indagini particolari che consentivano di accertare i diversi episodi di “bullismo” che il bambino ha dovuto subire per quasi due mesi per mano non solo dei due denunziati, ma anche di altri giovani che avevano partecipato all’aggressione sessuale del minore, identificati e di cui si sta valutando la posizione. Per la delicatezza degli episodi e la giovane età dei protagonisti, ci sono voluti alcuni mesi prima di avere un quadro, il più esatto possibile, di questa vicenda che ha suscitato stupore, ma soprattutto preoccupazione in tutto l’ambiente ennese, che tutto poteva pensare ma non che Enna fosse interessata da episodi di bullismo violento, come quello avvenuto a marzo. Tenuto conto che molti elementi erano convergenti, che gli episodi erano reali, il PM Patrizia Martucci ha chiesto al Gip, Francesco Pallini, di emettere nei confronti dei due giovani una misura cautelare per il collocamento degli stessi in due diverse comunità fuori provincia.

05/07/2007 - vivienna.it

Pensioni, no dei sindacati al governo

"Proposta inadeguata sulle più basse"

ROMA - La proposta presentata dal governo sulla rivalutazione delle pensioni a partire dalle più basse è "ancora distante rispetto alla piattaforma sindacale unitaria e inadeguata a raggiungere un'intesa". E' quanto affermano Cgil, Cisl e Uil che, insieme alle rispettive organizzazioni dei pensionati (Spi, Fnp e Uilp) hanno esaminato la proposta. I tre sindacati ribadiscono "la volontà di continuare la trattativa, per arrivare a una conclusione positiva", e definiscono "prive di fondamento" le notizie che attribuiscono ai sindacati dei pensionati e alle confederazioni "la volontà di escludere, dai futuri miglioramenti, le pensioni da lavoro autonomo e gli assegni sociali. In questo quadro - conclude la nota - continua la mobilitazione indetta dai confederali dei pensionati".

L'ennesima rottura nella trattativa arriva nel giorno in cui il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, si dice ottimista su un esito positivo del negoziato e parla, a Repubblica Tv, di un "accordo possibile entro l'estate".

E circolano alcune ipotesi sui contenuti della piattaforma: quattro le categorie individuate dal governo per accedere agli aumenti alle pensioni basse; questi ultimi riguarderanno le pensioni previdenziali da contribuzione; una quota di pensioni sociali; le previdenziali senza alti redditi, di soggetti di età pari o superiore ai 65 anni, con un'ipotesi di tetto di anzianità contributiva a seconda che si tratti di lavoratori autonomi o indipendenti; le pensioni previdenziali da contribuzione di soggetti che possono vantare anche altri redditi. Ma Cgil, Cisl e Uil, insieme con le organizzazioni dei sindacati, come si diceva hanno bocciato la proposta del governo.

Restano distanti le posizioni all'interno della maggioranza. Il capogruppo di Rifondazione, Gennaro Migliore, ribadisce: l'abolizione dello scalone era nel programma e va rispettata (posizione già espressa dal segretario del partito, Franco Giordano). Replica la vicecapogruppo dell'Ulivo alla Camera, Marina Sereni: "Credo che tutti debbano sapere che il governo ha presentato una proposta complessiva che riguarda le pensioni più basse, gli ammortizzatori sociali, i giovani e anche lo scalone. Su questa proposta c'è bisogno di un accordo, non si può tirare troppo la corda".

Per Lamberto Dini, il progetto del governo sulle pensioni ancora non è stato formalizzato come disegno di legge ed è quindi "difficile dire chi e quanti saranno i senatori che lo possono appoggiare e quelli che possono invece votare contro". "Non sappiamo ancora quale sarà la decisione del governo, il progetto ancora non c'è", insiste Dini, aggiungendo: "Mi pare che ci sia l'intendimento del governo di rimandare per trovare una soluzione più accettabile".

4 luglio 2007 - repubblica.it

Bologna: collaboratore giustizia arrestato per violenza sessuale

Bologna - Un 52enne collaboratore di giustizia e' stato sottoposto a provvedimento di fermo, gia' convalidato dal gip, con l'accusa di violenza sessuale per aver costretto l'ex fidanzata di 29 anni ad avere un rapporto orale sotto la minaccia di un coltello.

Secondo la denuncia della vittima, l'episodio sarebbe avvenuto nella notte tra il 28 e il 29 giugno scorso all'interno dell'abitazione della donna a Bologna. I due avevano interrotto da un mese la loro relazione e l'uomo, ex membro della Sacra corona unita, e' stato arrestato il 29 giugno in una localita' del centro Italia.

04-07-2007 - bologna2000.com

Afghanistan: Talebani, abbiamo impiccato due spie USA

Kabul, 5 lug. (Adnkronos/Dpa)

I talebani hanno annunciato di aver impiccato due afghani accusati di essere due spie degli americani nelle regioni meridionali dell'Afghanistan. "Entrambi gli uomini hanno confessato i loro crimini e, nel rispetto delle leggi della Sharia, sono stati impiccati in pubblico" si legge in un comunicato diffuso sulla Rete dal portavoce dei Talebani, Qari Mohammad Yousif Ahmadi.

05-07-2007 - adnkronos.com

Le piccole vittime dell'ambiente

Un bambino su tre muore a causa dell'inquinamento ambientale. Sotto accusa polveri sottili, piombo e acqua sporca. Per il direttore tecnico dell'Organizzazione mondiale della Sanità, Roberto Bertollini, è solo "la punta di un iceberg"

Inquinamento dell'aria tra le mura di casa e all'aperto, acqua contaminata, inquinamento da piombo e incidenti, da quelli stradali alla violenza e alla guerra: sono i cinque killer che in Europa uccidono un bambino su tre. E' l'allarme lanciato dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), nello studio pubblicato sulla rivista The Lancet che per la prima volta fornisce cifre e dati sui danni alla salute dei bambini provocati da fattori ambientali. Nelle realtà molto diverse dei 52 paesi dell'area europea dell'Oms (Europa occidentale, paesi dell'ex Urss e dell'ex Jugoslavia, Israele, Turchia e Cipro) sono ogni anno 100.000 i bambini e ragazzi da zero a 19 anni che muoiono a causa dei 5 killer ambientali. Questi ultimi sono inoltre colpevoli di bruciare ben 6 milioni di anni di vita in salute dei giovanissimi.


Cifre che il direttore tecnico dell'Oms Europa, Roberto Bertollini, ha definito "la punta di un iceberg". Molto c'è ancora da fare, ma questi primi dati costituiscono una solida base per sollecitare dai singoli governi delle regioni europee dell'Oms azioni specifiche a salvaguardia della salute dei più piccoli. I dati dello studio saranno presentati nella conferenza dei ministri europei della Sanità e dell'Ambiente, organizzata dall'ufficio europeo dell'Oms a Budapest dal 23 al 25 giugno. Il Piano d'azione per l'ambiente e la salute dei bambini che sarà discusso in Ungheria prevede azioni prioritarie per ridurre l'esposizione dei più piccoli agli inquinanti e ridurre gli incidenti. Ad esempio, ha osservato Bertollini, l'esperienza fatta nei paesi dell'Europa occidentale ha dimostrato che è possibile ridurre la contaminazione da piombo e, con essa, i casi di ritardo mentale causati da questo inquinante. La ricerca, coordinata da Francesca Valent, dell'Istituto di Igiene dell'Università di Udine, ha considerato i 5 killer ambientali per i quali esiste una relazione fra esposizione e comparsa di malattie basata sull'evidenza. Il prossimo passo, ha detto la ricercatrice, sarà considerare altri fattori, come la presenza di contaminanti negli alimenti (ad esempio mercurio e pesticidi), l'esposizione alle radiazioni o al fumo passivo.


Ecco il numero delle morti provocate ogni anno dai killer ambientali e degli anni di vita in salute bruciati:

Inquinamento dell'aria

Uccide 13.796 bambini da zero a 4 anni nell'intera regione europea e rappresenta il 6,4% di tutte le cause di morte. Il nemico numero uno dei bambini in questo caso sono le polveri sottili, composte da particelle dal diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro (Pm10).

Inquinamento in ambienti chiusi

Uccide 9.845 bambini fra zero e 4 anni, provocando il 4,6% delle morti. In termini di anni di vita in salute perduti, il suo costo si calcola in 340.818. Si deve soprattutto all'uso di legna e carbone per riscaldare la casa o per cucinare, ancora molto diffuso in alcune regioni dell'Est europeo.

Acqua contaminata e condizioni igieniche

Provocano diarrea, uccidendo 13.548 bambini da zero a 14 anni, provocando il 5,3% del totale delle morti. E' alto anche il loro costo in anni di vita in salute perduti: 549.940.
Contaminazione da piombo Non uccide, ma peggiora decisamente la qualità di vita dei bambini da zero a 4 anni, provocando una forma di ritardo mentale. Il costo si calcola in 482.892 anni di vita in salute perduti.

Incidenti e traumi

Sono il killer numero uno dei bambini e dei giovani da zero a 19 anni, con 75.159 morti ogni anno (22,6% di tutte le cause di morte). Non si considerano soltanto gli incidenti stradali (prima causa di morte per ragazzi e bambini dell'Europa occidentale) e quelli domestici, ma anche quelli provocati da violenza deliberata e guerre.

04-07-2007 - dilloadalice.it

In manette per spaccio. Lo frega il droga party filmato con il telefonino

Il telefonino proprio non lo voleva consegnare.

E un motivo per non farlo in effetti l’aveva: in memoria era custodito un video amatoriale realizzato durante un festino a base di droga.

Un comportamento sospetto che ha spinto gli uomini della Volante a voler sapere qualcosa in più sui tre giovani fermati ieri sera durante un normale controllo. Da una semplice ispezione gli agenti sono passati perciò alle perquisizioni che hanno fatto scovare, nelle tasche del proprietario del videofonino, due spinelli pronti per l’uso, alcune dose di hashish e circa trecento euro in contanti.

Con il suo atteggiamento il ragazzo, un diciannovenne varesino residente nel rione di Belforte, ha insospettito i poliziotti che hanno deciso di proseguire le ispezioni anche nella sua abitazione. Nascosti in un armadio sono stati così trovati più di due etti di droga, tra hasish e mariuana, oltre ad alcuni accessori che ne hanno rivelato l’attività di spacciatore: delle bustine, della carta stagnola e un bilancino di precisione. Il ragazzo, dopo le domande dagli agenti, ha ammesso che a fornire le sostanze era il proprio vicino di casa.

L'uomo, trentasettenne, è stato subito raggiunto dalle forze dell’ordine e nella sua casa sono state trovate poche quantità di droga ed alcuni accessori per lo spaccio.

Per il diciannovenne sono dunque scattate le manette che lo hanno portato in carcere al Miogni di Varese con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio, mentre il vicino ha rimediato una denuncia a piede libero. Una segnalazione alla Prefettura è arrivata anche per un altro dei tre ragazzi trovato in possesso di una piccola quatità di hashish.

Mercoledi 4 Luglio 2007 - varesenews.it

La Polstrada contro le 'stragi del sabato sera'

Per la stagione estiva ormai in corso, anche quest'anno, sulla base delle indicazioni fornite dal Compartimento Polizia Stradale per l'Emilia Romagna di Bologna, la Sezione Polizia Stradale (e i Distaccamenti di Argenta e Codigoro) hanno predisposto un piano per salvaguardare la sicurezza e la fluidità della circolazione stradale sulla viabilità principale della provincia.

E' prevista l'intensificazione dei servizi di vigilanza stradale, anche ricorrendo all'impiego di personale ordinariamente impiegato in mansioni burocratiche e sono stati individuati ulteriori itinerari in relazione alle esigenze legate alla movimentazione dei previsti ingenti flussi di traffico. Si farà ricorso maggiormente al pattugliamento a mezzo di motoveicoli e si renderà ancora più sistematico l'impiego delle apparecchiature speciali in dotazione, in parlicolar modo per la misurazione della velocità e del tasso di alcool nel sangue.

Quanto al primo aspetto, il raccordo Autostradale Ferrara — Porto Garibaldi, le Strade Statali Romea, adriatica e Porrettana, saranno maggiormente interessate ai servizi di rilevamento della velocità con le apparecchiature autovelox, telelaser e provida, una apparecchiatura, quest'ultima, consistente in una telecamera in grado di riprendere, e registrare su nastro, le infrazioni alle norme di comportamento, compreso il superamento del limite di velocità.

Per quel che concerne i servizi di contrasto del fenomeno delle "stragi del sabato sera" sono stati programmati servizi con l'impiego di più unità operative, coordinate da personale appartenente al ruolo degli ispettori, al di fuori dei principali locali di ritrovo giovanile, principalmente nella zona dei Lidi di Comacchio e sui principali itinerari per raggiungerla.

Oltre ai normali servizi di vigilanza stradale:

1) durante il mese di luglio, nei servizi notturni fra venerdì e sabato e fra sabato e domenica, 18 pattuglie coordinate da personale appartenente al ruolo degli Ispettori e dei sovrintendenti hanno accertato 24 violazioni per guida in stato di ebbrezza. I trasgressori sono stati denunciati in stato di libertà all'Autorità Giudiziaria ed il veicolo, qualora non affidabile a persona idonea e munita di valida patente di guida, è stato fatto trainare presso un luogo di deposito in custodia. Inoltre, la patente di guida, che subirà una decurtazione di dieci punti, è stata immediatamente ritirata.

2) sempre nello stesso periodo sono stati inoltre effettuati posti di controllo particolarmente incisivi nelle ore diurne del sabato mattina, coordinate da personale appartenente al ruolo degli Ispettori, che hanno determinato, in sintesi, i seguenti risultati: 10 pattuglie impiegate; 119 infrazioni accertate, di cui 74 per superamento dei limiti di velocità; 2 incidenti rilevati (uno mortale e uno con feriti).

4/7/2007 - estense.com

Rogo a Marghera, torna la paura

MARGHERA. Ore 11.46, incendio alla «Polimeri Europa», una densa nube di fumo crea il panico in città, sulle isole, in Riviera e nel Miranese. Ennesimo incidente all’impianto dei cracking dell’etilene che oltre a far scattare l’«allarme giallo» del sistema di allertamento della popolazione riaccende le mai sopite polemiche sugli impianti obsoleti della chimica di Porto Marghera. Sull’accaduto il pm di turno Carlo Mastelloni ha aperto un’inchiesta.

Negli scarni comunicati dei tecnici si legge che a prendere fuoco è stato un cassone di olio lubrificante dei compressori di processo nell’impianto «cracking CR1-3» per la produzione di etilene e propilene. Da quanto si è appreso, dell’olio sarebbe uscito da un compressore ed è finito su un tubo che trasporta vapore ad alta temperatura: da qui l’incendio. Il rogo ha causato il blocco dell’impianto ed è subito scattata l’accensione delle torce di sicurezza che servono a bruciare i prodotti di processo, in modo che non si espandano nell’aria e non danneggino lavoratori e cittadini. Ma una di queste, come era successo per un’altra il 20 giugno, non ha funzionato alla perfezione causando un’altra nube di fumo. Allarme su allarme e centinaia di telefonate di gente allarmata, ai centralini di forze dell’ordine e Comune. Poi, mentre diverse squadre dei vigili del fuoco interni ed esterni allo stabilimento iniziano le operazioni di spegnimento il panico corre sul filo degli sms. Madri che cercano i figli e mariti che consigliano di chiudersi in casa. Di chiudere tutto. A mezzogiorno e qualche minuto l’incendio è sotto controllo, alle 12.25 è stato spento. In quel momento lo schiumogeno ha soffocato il focolaio. Ma è la torcia, la più grande delle due, che continua a creare paura. Infatti brucia male. E quel fumo nero che si dipana dalla sua fiamma vola verso il centro storico ed è pure visibile da decine di chilometri. Non è un’immagine tranquillizzante.

Puntualmente sul sito del Comune vengono pubblicati i comunicati della Protezione civile che continua a monitorare la situazione assieme ai vigili del fuoco e ad Arpav sino al riavvio dei processi di produzione. La Protezione Civile conferma comunque che non vi sono stati problemi per la popolazione. Ma serve a poco, la gente non è tranquilla. Del resto chi si trova fuori casa non ha certo la possibilità di verificare in rete le comunicazioni. Le voci più disparate fanno il resto. I tecnici dell’Arpav, mentre i pompieri continuano a raffreddare con la schiuma il luogo dell’incendio consumando bombole e bombole di oggisegno per gli autorespiratori, raccolgono i dati sulla ricaduta di inquinanti in aria e a terra.

E’ ancor l’Arpav che spiega come mai quella torcia sprigiona fumo anche dopo lo spegnimento dell’incendio. Si tratta di un «un disservizio al vapore di diluizione di una delle due torce». La raccolta dei dati dei tefnici Arpav è durata anche nel pomeriggio. Oggi si conosceranno i risultati sulla natura delle sostanze che sono ricadute a terra e che sicuramente la gente ha respirato. Per tutta la giornata sono continuate le operazioni per la messa in sicurezza dell’impianto allo scopo di consentire la riparazione del compressore danneggiato dal fuoco. E’ stato pompato dell’azoto nelle condotte dell’impianto per far uscire tutto il prodotto finito poi in torcia per essere bruciato. La bonifica è durata fino a questa mattina. Infatti l’azoto, usato perchè gas inerte, non è stato pompato ad alta pressione.

Nel pomeriggio dopo aver ricevuto la prima relazione della polizia e dei vigili del fuoco il sostituto procuratore di turno Carlo Mastelloni ha aperto un fascicolo. Prima ipotesi: incendio colposo.

04 luglio 2007 - di Carlo Mion - espresso.repubblica.it

Acqua in fumo

Dopo migliaia di anni, alcuni bacini idrici dell’alto Artico si sono prosciugati. Lo rivela uno studio durato ben 24 anni

I laghi poco profondi che ricoprono l’alto Artico, molti dei quali esistono da migliaia di anni, con l’inizio dell’estate polare si stanno completamente prosciugando. Questi bacini sono indicatori importanti del cambiamento ambientale essendo, a causa del loro basso volume di acqua, particolarmente sensibili al cambiamento climatico.

I dati, pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), si riferiscono a uno studio durato ben 24 anni, guidato dalla geologa Marianne Douglas, direttrice del Canadian Circumpolar Institute presso l’Università di Alberta, e dal biologo John Smoldell’Università di Queen. Le dettagliate informazioni sulla qualità dell’acqua e sulla profondità di circa 40 laghi nella zona di Cape Herschel, sull’isola centro orientale dell’Ellesmere (Alto Artico canadese), rappresentano il più ampio e sistematico archivio limnologico (la limnologia è la scienza che studia le proprietà delle acque dolci) della zona.

Nel corso dei 24 anni di monitoraggio, i ricercatori hanno archiviato le prove della diminuzione del livello dell'acqua e dei cambiamenti nella sua composizione chimica, con un costante incremento nella concentrazione di sali. Ma fino ad ora questi bacini erano elementi permanenti del paesaggio, mentre nel luglio del 2006 (l’estate più calda nella zona artica), molti di loro si sono completamente prosciugati, e altri hanno ridotto drammaticamente i livelli di acqua.

“Lo studio dimostra il valore di programmi di monitoraggio di lungo periodo”, afferma Dougla: “Se fossimo arrivati a Cape Herschel lo scorso anno avremmo pensato che questi fossero semplicemente bacini d’acqua temporanei. Invece sapevamo che erano elementi stabili da millenni”.

“Le conseguenze ecologiche dell’evaporazione sull’ecosistema sono abbastanza serie” prosegue la ricercatrice, “e possono avere effetti sullo sfruttamento dei terreni, sull’habitat degli uccelli acquatici, sugli invertebrati e gli insetti e anche sull’acqua potabile per gli animali, solo per citarne alcuni”. “In passato”, aggiunge Smol, “ricercatori come noi sono stati accusati di essere allarmisti quando parlavano degli effetti del riscaldamento globale. Ora pensiamo di essere stati fin troppo ottimisti visto che la velocità e l’ampiezza dei cambiamenti sono peggiori di quanto avessimo immaginato”.(m.r.)

04-07-2007 - galileonet.it

Cosa vedo? note sulla British American Tobacco

(occhio agli inserzionisti)

Pubblichiamo questo testo inviatoci da Paolo Barnard che abbiamo già segnalato al direttore del "Sole24ore" e al responsabile della raccolta pubblicitaria sulle nostre pagine, raccolta che non gestiamo direttamente.

Visitando questo sito, e in particolare la pagina contenente l'ultimo contributo di Gherardo Colombo, sono rimasto assai stupito nel vedere apparire sulla colonna di sinistra una pubblicità del gruppo britannico British American Tobacco (BAT), che è il secondo gigante mondiale privato della sigaretta. Le ragioni di questa mia segnalazione non sono solo quelle legate alla nota nocività del fumo, di per sé già sufficienti a rendere la presenza di BAT sul Vostro sito assai criticabile. Mi chiedo se la scelta di ospitare la BAT fra i Vostri inserzionisti sia stata fatta con sufficiente informazione dei fatti che riguardano questa particolare mutinazionale. Ne cito solo alcuni di seguito.

Il rispettato settimanale inglese "The Observer" rivelava nel maggio del 2004 che secondo un memoriale "segreto" interno alla BAT, la multinazionale aveva investito milioni di sterline per finanziare alcune controverse ricerche che rafforzassero la teoria della "predisposizione genetica" al tumore al polmone, secondo le quali il fumatore che si ammala è vittima in realtà non della sigaretta, ma dei suoi geni difettosi. Si trattava, scrisse l'"Observer", di "annebbiare" il rapporto fra fumo e cancro, e questo scatenò le proteste dei maggiori ricercatori al mondo. Gli esperti della London School of Hygiene and Tropical Desease rivelarono poi come la BAT si era dedicata a promuovere strategie di mercato presso "i sedicenni analfabeti e poveri del Medioriente", per poi tentare maldestramente di cancellare l'età dai documenti per sostituirla con i 18 anni.

Secondo il Wall Street Journal, nel 2004 la BAT fu sottoposta a indagini da parte della Corte Distrettuale della Columbia (USA) riguardo a un altro suo memoriale, il cosiddetto "Foyle Memorandum", che l'azienda per ben tre volte si rifiutò di sottoporre al tribunale. In esso, sosteneva l'accusa, vi erano le prove che la BAT e altre industrie del tabacco avevano "tentato di distruggere, sopprimere o nascondere le loro ricerche interne che trattavano del rapporto fumo e salute". Il documento era essenziale nel contenzioso legale apertosi nel settembre del 2004 fra il governo degli Stati Uniti e le multinazionali del tabacco, dove a queste ultime si chiedeva un risarcimento di 280 miliardi di dollari per aver "frodato il pubblico nascondendo i rischi per la salute delle sigarette per almeno 50 anni".

Il noto quotidiano "The Guardian" di Londra rivelava inoltre nell'ottobre del 2005 che la BAT "ha segretamente gestito una sua succursale nella Corea del Nord per 4 anni... nonostante le serie preoccupazioni per lo stato dei diritti umani nel Paese". Inoltre, scriveva il quotidiano, "la BAT non aveva mai menzionato quella succursale nei suoi bilanci annuali e molti azionisti erano probabilmente ignari di tali fatti", e tutto ciò "due anni dopo che la BAT era stata obbligata ad abbandonare il brutale regime della Birmania sotto pressione del governo inglese e dei gruppi per i diritti umani".

La British American Tobacco vende circa 800 miliardi di sigarette all'anno, e questo, unitamente a quanto segnalato sopra, dovrebbe suggerire a Golem l'Indispensabile e al Sole 24 Ore una seria riconsiderazione delle loro responsabilità sociali nell'ospitare un inserzionista di quella posta.

Cordialmente.

Paolo Barnard ha collaborato come corrispondente estero con tutti i maggiori quotidiani italiani, per poi passare alla RAI come co-fondatore di Report (RAI 3), per cui ha svolto diverse incheste scottanti di respiro internazionale. Oggi collabora con RAI Educational ed è autore di saggi di politica estera e altro. Il suo Perché ci Odiano (Rizzoli Bur) è il libro più censurato del 2006.

di Paolo Barnard - 05-07-2007 - golemindispensabile.ilsole24ore.com

Come si cura la donna in Italia

Vivono più a lungo, ma le over 65 si ammalano di più degli uomini. E al sud muoiono molto più che al nord.

Le donne vivono più degli uomini, si sa: per le italiane lo scarto è di 4 anni (86,4 anni in media). Ma si ammalano di più e vivono peggio, soprattutto le over 65. Non solo: stando ai numeri riportati nel libro “La salute della donna”, presentato ieri in una conferenza al Senato, se è vero che le donne del sud Italia si ammalano meno – almeno per il momento - rispetto alle abitanti del centro-nord , la percentuale di coloro che muoiono è nettamente superiore.

I dati sono stati raccolti dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) e riportati per la prima volta in un 'libro bianco' da Water Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene dell'Università Cattolica di Roma. Il volume, che sottotitola “Stato di salute e assistenza nelle regioni italiane”, rappresenta il primo approccio culturale, politico e geografico alla salute di genere, e guarda alla condizione femminile nel suo complesso, dagli stili di vita e alimentazione, ai fattori di stress psicofisico, ai dati epidemiologici.

Alcuni dati: in Campania muore il 9,9 per cento delle donne ricoverate (contro lo 0,7 per cento degli uomini); Puglia e Sicilia hanno il primato per l'obesità, presentando una percentuale di donne gravemente sovrappeso doppia rispetto a quella di Val d'Aosta e Lombardia. Grave la situazione anche delle malate di diabete mellito per le over 65, che nelle due regioni del sud citate presenta una mortalità tripla, se non quadrupla, rispetto ad alcune regioni del nord.

Secondo gli autori dell'indagine, l'aumento dei fattori di rischio e dell'incidenza delle malattie cardiovascolari per le donne del sud sono legate all'abbandono della dieta mediterranea e a stili di vita che non lasciano tempo per i controlli preventivi (l'occupazione femminile nel sud è in crescita del 5,8 per cento, contro il 3 per cento del centro-nord). E là dove ci sarebbe la volontà di sottoporsi a screening periodici, spesso mancano strutture adeguate o medici preparati. Il risultato è che nel sud solo una donna in menopausa su tre si sottopone a controlli cardiocircolatori annuali. A questo va aggiunto l'aumento della percentuale delle fumatrici (il 16 per cento della popolazione femminile), in controtendenza rispetto agli uomini. Come conseguenza, si assiste a una costante diminuzione dei tumori a trachea, bronchi e polmoni negli uomini e a un aumento nelle donne, dove sono passati da 1,6 a 1,8 ogni 10 mila individui.

Altri numeri che fanno riflettere sono quelli relativi agli screening per tumore al seno, prima causa di mortalità femminile dovuta al cancro. Se per il centro Italia la copertura è totale, e al nord è del 90 per cento, nel sud scende al di sotto del 40 per cento. Un fattore di stress cui il libro dà molta rilevanza è rappresentato dall'assistenza agli anziani: secondo i dati il 60 per cento delle donne con un malato in famiglia si dedicherebbe completamente alle sue cure, e questo causerebbe attacchi d'ansia nel 50 per cento dei casi. “L'obiettivo del libro bianco”, puntualizza Francesca Merzagora, presidente di Onda, “è fornire numeri attendibili e certi che siano input per le politiche sanitarie regionali”. In questo senso, anche la mancanza dei dati è di per sé un dato. (t.m.)

04-07-2007 - galileonet.it

Rifiuti: lettera a Napolitano

Egregio Presidente, mi rivolgo a Lei perché conosco il Suo attaccamento alla città di Napoli ed alla regione Campania. Da circa due mesi l’emergenza rifiuti ha raggiunto livelli di estrema gravità e sta generando grande preoccupazione tra la popolazione. I cumuli di immondizia che vengono bruciati e quelli che vengono lasciati marcire per settimane in strade e piazze stanno determinando una pericolosa situazione epidemiologica. Siamo ormai esposti ad un rischio costante e purtroppo gli organismi istituzionali preposti alla prevenzione, alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica non stanno fornendo alla comunità campana le rassicurazioni necessarie. A tal fine, ho presentato al Consiglio Regionale della Campania una proposta di legge (che allego alla presente) al fine di istituire una commissione d’inchiesta sui rifiuti e sull’allarme igienico-sanitario. Ho appurato la possibilità che ci possano essere carenze negli enti preposti a porre in essere rimedi per limitare i rischi e le conseguenze di malattie infettive o preposti ad informare la popolazione circa i pericoli di tale situazione. Secondo un recente studio dell’OMS e del CNR in Campania la mortalità è aumentata per l’emergenza rifiuti del 2% in alcuni comuni e del 12% in altri. Patologie come il tumore del polmone sono cresciute del 2%, il tumore del fegato del 4% negli uomini e del 7% nelle donne, il tumore dello stomaco del 5%, le malformazioni dell’apparato uro-genitale del 14%. La richiesta di una commissione di inchiesta appare lo strumento più appropriato per verificare di chi sono le responsabilità sulle negligenze e sulle inefficienze. Faccio pertanto appello a tutta la Sua autorevole sensibilità istituzionale perché la solita “melina partitica” all’interno dell’assise regionale ritarda l’istituzione di questo strumento utile non solo ad individuare eventuali responsabilità ma anche a trovare i possibili rimedi per una grave situazione igienico-sanitaria. Trovo doveroso da parte dei consiglieri regionali della Campania occuparsi delle tematiche essenziali dei cittadini e per questo mi rivolgo a Lei affinché possa sbloccare questo impasse istituzionale. Le porgo i miei più distinti saluti.

Crescenzio Rivellini - Cons.Regionale Campania

4 luglio 2007 - iniziativameridionale.it

Helen Mirren: un detective particolare al Rome Fiction Fest

Un ispettore capo di polizia alcolizzato e sulle soglie della pensione si trova dinanzi ad un caso molto delicato. Sarebbe facile gridare allo stereotipo, ma se il ruolo è affidato a Helen Mirren le cose cambiano

Un ispettore capo di polizia alcolizzato e sulle soglie della pensione si trova dinanzi ad un caso molto delicato: la sparizione di una quattordicenne. Sarebbe molto facile gridare allo stereotipo, quante volte nel cinema e nella televisione abbiamo sentito storie di questo genere? Basti dire che tale luogo comune era già una barzelletta quando Danny Glover in Arma letale dichiarava “sono troppo vecchio per queste cose”. Cambiando i termini dell’equazione il risultato si altera però in modo drammatico. Se ad esempio diciamo che l’ispettore capo è una donna già ci troviamo in un campo completamente diverso, ma se aggiungiamo che l’attrice che interpreta il ruolo è il premio oscar Helen Mirren allora abbiamo la certezza di avere davanti un prodotto di sicuro interesse.

In Prime suspect: the final act miniserie per la tv, la bravissima attrice finalmente riconosciuta a livello mondiale per aver vestito i panni di Elisabetta II, ritorna ad indossare gli abiti scomodi, stazzonati e decisamente più sporchi di Jane Tennison (è il settimo episodio della serie Prime suspect), detective disincantata e sul viale del tramonto. Che non ci troviamo di fronte a una signora in giallo tutta tè e margheritine lo capiamo subito: le situazioni sono torbide, violente e il linguaggio usato sudicio e ricco di volgarismi. L’alcolismo della protagonista viene trattato in maniera spietata e priva di accenti patetici ed è intrecciato alla trama in maniera funzionale e credibile. La violenza e la perversione sono rappresentati come mali che non guardano in faccia a razza, ceto sociale e rispettabilità vere o presunte, smascherando molti dei luoghi comuni della società anglosassone.

La performance della Mirren è magistrale e l’attrice si prende anche la soddisfazione di ironizzare sul ruolo che le ha dato un successo così esteso. In una sequenza ad esempio è sorpresa ad ubriacarsi con un whisky di marca “Stag’s head” e cioè “testa di cervo”, quasi un riferimento alla scena in cui Elisabetta II vede un magnifico cervo maschio aggirarsi nella sua tenuta di caccia. In un altro momento risponde a un suo collega che la chiama “ma’am” (appellativo di solito usato per rivolgersi a sua maestà) in questi termini “I am not the bloody queen”, “non sono la stramaledetta regina”... tentativo di liberarsi di un personaggio ormai ingombrante. A parte questi gustosi momenti il settimo episodio di Prime Suspect è un giallo investigativo coinvolgente ed asciutto, pertanto dovrebbe essere visto con particolare attenzione anche dagli autori nostrani.

Viene voglia di recuperare i sei precedenti... nella speranza che qualche canale della televisione italiana raccolga questo appello.

04/07/2007 - di Mauro Corso - filmfilm.it

Mala sanità: 32 mila morti ogni anno

Ieri a "Cominciamo bene", il programma condottoda Michele Mirabella, si è parlato di "Luci e ombre" della sanità italiana. Un' informazione molto importante e che mancava. Siamo troppo abituati a ricevere notizie di cronaca nera dei telegiornali, che alla ricerca degli ascolti propongono soltanto le storie di mala-sanità: un paziente morto per un operazione all'appendice, un altro per un errore nel tubo dell'ossigeno, un altro a cui il medico non aveva diagnosticato una grave malattia.

E' giusto raccontare gli errori della sanità pubblica, che esistono e secondo la stampa costano 32.000 vite ogni anno. Ma parlarne unilateralmente, ignorando o relegando in seconda pagina gli errori del settore privato, significa usare due pesi e due misure. A chi fa comodo un informazione del genere? Un po' a tutti.

Alla classe politica, che in generale da destra a sinistra, esclusi alcuni partiti minori, ignora le qualità e le potenzialità del sistema sanitario pubblico italiano e preferisce riempirsi la bocca di parole come "privato", "sistema americano", rincorrendo il mito assurdo della "concorrenza" applicato ad un settore delicato come la sanità. Nulla di più irresponsabile, visto che negli Stati Uniti prima di soccorrerti controllano che tu abbia la tessera assicurativa, che di base costa 300$ al mese. Lascio a voi immaginare cosa succederebbe se in Italia si dovesse pagare una "tassa" mensile di 250 euro per garantirsi l'accesso all'assistenza sanitaria.

Un'informazione unilaterale fa comodo ovviamente alle strutture sanitarie private, che spesso senza meritarselo vengono associate alla parola "qualità". Non dimentichiamo inoltre gli inevitabili legami tra la burocrazia e la politica locale (regioni, provincie, comuni) e i privati che richiedono permessi, convenzioni, sussidi, che convengono sia all'imprenditore che al politico, e danneggiano esclusivamente il cittadino. Basti pensare alla situazione della sanità in Campania o in Sicilia, patria delle cliniche private in mano alla mafia in cui è impossibile curarsi nel pubblico senza conoscenze e raccomandazioni. Questo nessuno lo dice mai.

Non bisogna generalizzare, è vero, perchè nel settore pubblico, soprattutto nelle regioni del sud, la qualità è pessima. Ed è anche vero che ci sono cliniche private efficienti e di qualità.

Ho citato il programma di Mirabella perchè oggi sono emerse delle considerazioni molto importanti, che la TV presenta di rado. In particolare un medico chirurgo degli Ospedali riuniti di Bergamo ha sintetizzato efficacemente la differenza tra strutture private e pubbliche.
Lo scopo di un chirurgo in un ospedale pubblico è quello di DIMINUIRE il numero di pazienti che, ad esempio, dopo l'intervento debbano ricorrere alla dialisi. Lo scopo è DIMINUIRE le malattie della cittadinanza, ed è la cosa più naturale e ovvia.
Il settore privato invece ha, per sua stessa natura e non per chissà quale programma occulto, lo scopo di AUMENTARE gli interventi, le terapie, le malattie, in modo da poter aumentare il fatturato annuo. Più si sta in ospedale e più si paga. Questo non significa che il paziente non venga curato, ma che spesso si ricorre a interventi non necessari, che un ospedale pubblico avrebbe evitato.

La logica del profitto oggi si applica, ed è discutibile, a tanti settori che vanno dai beni di consumo ai servizi domestici. Ma la sanità deve restare un servizio pubblico, collettivo ed egualitario, garantito dalle tasse di tutti i cittadini, nessuno escluso. Noi Italiani abbiamo il pessimo difetto di disprezzare le cose buone che abbiamo, e di preferire quelle degli altri che in realtà sono peggiori.

L'informazione deve aiutarci a capire quali sono le cose buone da difendere, e il sistema sanitario nazionale (o meglio, quello efficiente del centro-nord italia) è una di queste. La politica deve invece impegnarsi a preservare il nostro sistema eccellente, invidiatoci da tanti altri paesi, USA in primis, e considerato secondo al mondo secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Va tenuto sotto una campana di vetro, e bisogna fornire gli strumenti affinchè si colmi il divario tra sud e nord, e la qualità generale aumenti ancora

© Copyright Comincialitalia.net - 05-07-2007 - di Stefano Esposito - comincialitalia.net

La marocchina aggredita a Milano: come portò fare shopping con gli agenti?

"Quante follie per l'Islam"

MILANO L’avessero fatta sorridere invece di spaventarla, la loro fede ne avrebbe certamente guadagnato. Perché quando il viso di Dounia Ettaib s’illumina, bisogna solo augurarsi che la sua bellezza duri il più a lungo possibile e che la mano misericordiosa del Signore incenerisca ogni fanatismo nel mondo. E soprattutto faccia rinsavire il cervello dei due figuri che l’hanno aggredita e minacciata in viale Jenner.

L’hanno minacciata prendendosela proprio con la sua bellezza. «Tipico dell’uomo arabo», dice lei. Tipico di una certa impotenza maschile, araba o occidentale che sia, che teme il coraggio delle donne e pensa di colpire il loro viso non potendo ferire la loro anima. Così Dounia, lei non è una buona musulmana? «Essere donna e musulmana vuol dire rendere conto a se stessi, ognuno risponde per sè, come è scritto nel Corano. Chi siamo noi miseri esseri umani per pretendere di sostituirci a Dio?....E qui mi tagliano la testa», ride. «Sa qual è il mio pezzo preferito? “Paradise” di Phil Collins». Niente velo allora? «Solo quando faccio la danza del ventre ma non quando ballo la salsa». E gli occhi le scintillano, scuri e profondi come il Maghreb che si porta dentro. «Il velo deve essere una libera scelta. Noi ci arrabbiamo quando il velo viene imposto come simbolo religioso, così come ci arrabbiamo quando veniamo discriminate». Tutte così le donne musulmane? «Tutte uguali le donne occidentali? La verità è che manca la conoscenza reciproca, ma per me che sono nata in un paese dove si poteva convivere con cristiani od ebrei, la differenza non passa dalla religione ma dalla propria personalità, dall’essere se stessi oppure no».

Avete mai conosciuto una donna marocchina? Sono così: ingovernabili e spiritose. Volubili e costanti, penetranti e avvolgenti come il vento del Sahara. Che soffia così lontano da questa villetta monofamigliare nella Brianza appiccicosa dove Dounia vive da cinque anni con il marito italiano e un bimbo di tre anni e mezzo. Il praticello ben curato, il salone per gli ospiti, la verandina, una stanza con l’arredamento marocchino, unica concessione alle sue origini. Una signora Rossi qualsiasi, con una grande nostalgia. «Si, lo confesso: mi manca Milano, potessi tornerei a viverci di corsa, qui è un po’ noioso, però almeno ogni tanto posso andare a cavallo, che una delle mie passioni, così come “Via col vento” e Rossella O’Hara». Nata a Casablanca 28 anni fa, Dounia è arrivata nel capoluogo lombardo che aveva 8 anni. «E sono andata a scuola dalle suore della comunità di San Marco». Suore? «Sì, andavo dalle suore cattoliche anche quando ero a Casablanca, per me non è mai stato un problema, ho potuto conservare tranquillamente la mia fede. È stato quando sono arrivata qui in Italia che ho iniziato a vivere delle differenze».

Differenze che ha pagato e sta pagando sulla sua pelle. «Purtroppo le cose sono peggiorate dall’11 settembre in avanti. Tra gli islamici c’è chi si è radicalizzato, tra gli occidentali c’è chi ci guarda con maggiore sospetto. Tutti i musulmani, buoni o cattivi che fossero, sono stati discriminati. Io per esempio facevo il broker in Borsa, mi piaceva. Ma dopo l’11 settembre non sono più riuscita a lavorare per nessuna multinazionale, quando capivano che ero musulmana iniziavano a tergiversare e alla fine non se ne faceva più niente». Dounia, laureata in Statale in psicologia con 106 su 100, è riuscita infine a trovare un posto alla Provincia, «come impiegata, niente di eccezionale, però mi occupo delle persone al primo impiego e così ho potuto conoscere più da vicino tante realtà difficili, tanti immigrati che venivano in Italia pieni di speranze. È nato così il mio impegno, soprattutto per le donne e i minori, i soggetti deboli insomma».

Nel ‘97 è entrata nell’Acmid, nel 2005 è diventata rappresentante della comunità marocchina su incarico del console generale. E questo suo attivismo ha iniziato a dare fastidio. Fino a rendersi intollerabile davanti agli occhi di molti esponenti della sua comunità che non hanno gradito vederla in televisione e sui giornali chiedere di difendere la memoria di Hina, l’adolescente pakistana uccisa dal padre perchè “troppo occidentale”. O perchè semplicemente troppo libera, come Dounia, in fondo. «Per me non è importante che Hina fosse pakistana. È importante solo il fatto che fosse una donna e che secondo i suoi genitori non si comportasse da buona musulmana e che per questo hanno ritenuto di poterla uccidere. E dato che nella nostra comunità purtroppo questo succede spesso, per me, per noi dell’associazione Comunità Marocchina delle Donne in Italia, è stato un modo per difenderle tutte».

Ma la sua religione, cosa dice? «Guardi la mia religione ha un sacco di persone che pretendono d’interpretarla nel modo giusto, senza accorgersi di portare avanti retaggi del passato. E non si accorgono che così facendo contrabbandano un sacco di sciocchezze. Penso per esempio a quelli che decidono di fare i kamikaze raccontando che il Corano promette 70 vergini in Paradiso. E invece per le donne solo Paradiso e basta. Ma io dico: dateci anche a noi 70 figaccioni, almeno ci divertiamo nello stesso modo. Si può credere a certe sciocchezze? Ma dove c’è scritto che ti devi ammazzare per 70 vergini? Questa è follia, non è religione, non è Islam». Dounia Ettaib sorride, sbuffa. È un alito di Ghibli che s’insinua tra i suoi denti bianchissimi. «Mi chiedo come farò a fare shopping ora che dovrò girare con la scorta». Che Dio, Allah, Budda e Visnù la proteggano. «Si ma adesso la saluto che devo fare il bagnetto al bambino».

02-07-2007 - di PAOLO COLONNELLO - lastampa.it

Basta guerre nel mondo!