Alcol al volante, fermato recidivo

Comacchio. Fermato ieri notte dai carabinieri conducente in stato di ebbrezza. Erano le 3.30 quando lungo la Romea hanno fermato un’auto con a bordo un uomo, residente a Comacchio, in evidente stato di ebbrezza alcolica. Il successivo test eseguito mediante etilometro ha confermato che il conducente aveva un elevato tasso alcolemico, pari a 2,20 g/l. Nel corso del controllo i militari hanno accertato che l’indagato era sprovvisto di patente guida poiché già sospesa dalla prefettura di Ferrara lo scorso ottobre, in quanto già denunciato per guida in stato di ebbrezza alcolica. In quella circostanza, il test eseguito etilometrico aveva rilevato un tasso di alcol nel sangue pari a 2 g/l.

L’uomo è stato denunciato per guida in stato d’ebbrezza e senza patente. Il veicolo è stato sequestrato per tre mesi.

30/11/07 - estense.com

Ma quali divieti! In discoteca...

Da due mesi nei locali notturni c'è il coprifuoco sugli alcolici: proibito venderli oltre il limite orario stabilito. Ma la realtà è ben diversa: i gestori chiudono un occhio e i ragazzi si ubriacano fino all'alba


Da due mesi nei locali notturni c'è il coprifuoco sugli alcolici: proibito venderli oltre il limite orario stabilito. Ma la realtà è ben diversa. Lo abbiamo verificato passando un weekend sulle più note piste da ballo di Milano. Risultato? Tutto è permesso, dalle sigarette alle pasticche. E mentre i gestori chiudono un occhio (o anche due), i ragazzi si ubriacano fino all'alba

«È un'emergenza nazionale». Con queste parole, la scorsa estate, il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi annunciò l'omonimo decreto antialcol che avrebbe dovuto arrestare le stragi del sabato sera. Nei primi sei mesi dell'anno, 373 ragazzi avevano perso la vita in incidenti stradali durante il weekend, con un incremento del 16 per cento rispetto al 2003. Il decreto, varato i primi di agosto e convertito in legge lo scorso 3 ottobre, prevedeva il divieto di vendere alcol nei locali notturni dopo le due di notte e sanzioni più dure per chi guida ubriaco. Ma il coprifuoco dell'alcol viene davvero rispettato? Donna moderna ha passato due notti in alcune frequentate discoteche milanesi per verificarlo, mescolandosi tra i giovani che ogni fine settimana vengono in città da tutta la regione in caccia di divertimento e trasgressione.

Il risultato? La legge antialcol viene disattesa, aggirata, interpretata, elusa. Così come quella antifumo, del resto. Anche in una grande metropoli come Milano, quindi, dove praticamente in ogni quartiere c'è un posto di polizia, i giovani bevono e fumano fuori orario nei locali senza che nessuno dica loro niente. E i gestori delle discoteche, nella maggior parte dei casi, li servono. Tra i ragazzi gli etilometri ormai sono un gadget alla moda, è vero: se ne trovano di usa e getta, a forma di portachiavi, telefonino, con prezzi che oscillano da pochi euro a 300. A Milano il preside dell'Itis Feltrinelli ne ha persino regalato uno a tutti i suoi studenti. Ma i controlli con l'etilometro da parte delle forze dell'ordine sulle nostre strade, quest'anno, sono stati solo 300 mila. Dieci volte meno che in Spagna o Francia, dove hanno ridotto gli incidenti di oltre il 35 per cento. Qui sotto potete leggere la cronaca delle nostre notti in discoteca. Notti ad altissimo tasso alcolico.


Venerdì

«Alcolizziamoci!». Ore 1 e 30 di un venerdì notte italiano. In una grande discoteca nella zona sud di Milano, l'incitazione del dj non lascia dubbi su come s'intende applicare la legge che impedisce la vendita di alcolici nei locali notturni dopo le due di notte. Stasera è ospite speciale Fabrizio Corona. Per vederlo, sono arrivati da tutta la provincia ragazzi tra i 20 e i 30 anni. Ma anche minorenni. Alle due scatta il divieto, ma nessuno se ne accorge. Al bancone del bar accanto alla pista si chiede vodka lemon e cuba libre. E il barman mesce a tutto spiano. A sedici anni, Daniela svetta su un paio di stivali neri da dominatrix. Beve vodka Red Bull alla fragola: una bomba da 25 gradi che sa di succo di frutta. «Così sballo senza sentire il saporaccio dell'alcol» dice.

Attorno alla pista, sui tavoli, una selva di portaghiaccio e bottiglie. «Se prenoti un tavolo, puoi farti la scorta» mi spiega Michele, 23 anni, insieme ai suoi amici. «Costa 160 euro. Ma in dieci ne spendi 16 a testa. E bevi quanto ti pare». Dopo due "americano", puntiamo anche noi alla bottiglia. È arrivato Corona. Seduto a un tavolo, brinda a cocktail con i fan. Al bancone chiediamo dello spumante. «Qui diamo soltanto bottiglie di birra. Chiedi a un cameriere» ci rispondono. Ne intercettiamo uno. E inizia una trattativa: 160 euro, 120, 100. Chiudiamo l'affare a 80. «Dove te lo porto?» chiede. Gli indico un tavolo di fianco alla pista. E davanti ai buttafuori, riempio dieci calici.

Sono passate le 2 e mezzo. Scolato lo spumante, guardo l'orologio. Sono le tre. È ora di cambiare discoteca. Prima di uscire, passo dal bar all'ingresso. Qui sono più ligi: alle spalle del barman, un cartello ricorda che dopo le 2 è vietata la vendita di alcolici. «Niente alcol. Solo birra e Bacardi» ci dice il barista. Perché, non sono alcolici? «Sì, ma poco». Prendo due birre per il viaggio. La legge vieta di uscire dalla discoteca con delle bottiglie. Ma nessuno ti può perquisire. Me le infilo nella tasca interna del giaccone ed esco. Sono passate le tre. Mi sono bevuto due cocktail, due calici, una birra e un Bacardi.

In queste condizioni, ci spiegherà Vincenzo Cristiano, presidente di Ala, una onlus che combatte le stragi sulle strade dovute all'abuso di alcol, per legge non potrei guidare. Invece salgo in auto e punto alla prossima discoteca. Qui i gestori sono rigorosi. Ma con pochi risultati. «Alle due il bar chiude. Ma noi ci arrangiamo da soli» mi raccontano due ragazzi al parcheggio. E dall'auto tirano fuori una bottiglia di plastica piena di gin tonic. «Sennò puoi prenderti una birra al "lurido". Ma dopo le leggi antialcol quel maledetto ha raddoppiato i prezzi». Il "lurido" è il camioncino che vende bibite e panini. A Milano c'è n'è uno per ogni discoteca. È una processione: la gente esce, si fa una birra e rientra. La pista da ballo è immersa in una nube densa di fumo. «Se stoppi l'alcol, almeno la sigaretta la lasci libera» commenta Manuela. È argentina, ha 24 anni e studia arte in Italia. «E il fumo non è niente: vietato l'alcol, girano più pasticche». Dei ragazzi le chiedono persino a noi. Non si reggono in piedi. Il nostro "no" li delude. Ma si consolano con la birra del "lurido".


Sabato

A mezzanotte di sabato, a Milano, nel triangolo della movida chic, le piste da ballo sono ancora vuote. Siamo in Corso Como, la zona delle discoteche più alla moda. Qui prima dell'una non balla nessuno. Ma fuori dai pub e dai bar, sin dalle undici, c'è già la coda. E i titolari mandano i camerieri a prendere le ordinazioni in strada. Uno di loro ci spiega come funziona la serata alcolica: «Si comincia alle otto con un paio di cocktail d'aperitivo. Poi si cena con una birra o una bottiglia di vino. All'una si è caldi per ballare». E dopo le due? «L'alcol lo trovi. Nei bar ma anche in discoteca». Verifichiamo. Qui dopo una certa ora non entri se non porti una bella ragazza.

Noi siamo venuti con due amiche. Così ci spalancano le porte. La pista è piccola e buia, la musica ossessiva. Inconfondibile, si spande l'odore di hashish. Manca un'ora al coprifuoco alcolico, ma sui divanetti c'è già chi dorme sfatto con il bicchiere tra le mani. Poco prima dell'ora fatidica, scatta la ressa al bancone: si comprano soprattutto vodka e gin, da miscelare con Red Bull e limonata.

Alle due e mezzo chiediamo al barman quattro bottiglie di birra e una vodka. Ci propone un prezzo spropositato: ancora una volta 160 euro. Rilanciamo a 80. Il barman chiama al telefono qualcuno e fa la sua ultima offerta: «Cento euro». Alla fine mi porto via sei birre per 50. Intanto, ci facciamo servire vodka Red Bull all'arancia e cocktail al rum. Alle tre cambiamo discoteca. Questa volta ne scegliamo una tra le più chic e gettonate.

Ha tre bar. Nel primo, vicino all'ingresso, si servono solo analcolici. Nell'ultimo, infrattato in fondo alla pista, si mesce di tutto. E l'atmosfera è satura. Alcuni universitari, capelli corti da perfettini e maglioncini a rombi alla moda, hanno ordinato 250 euro di vodka e bottigliette di succo di pesca, ribes e tonica. Ballano e urlano sui tavoli.br />Due ragazze di non più di vent'anni, emule di Madonna e Britney Spears, si baciano selvaggiamente, incitate dai loro ragazzi. «Ma non siamo lesbiche: lo facciamo soltanto per divertire gli amici» ci tiene a precisare una di loro, nascosta dietro un paio di occhiali e un apparecchio ai denti alla Ugly Betty. Al bancone servono Sex on the beach: vodka, pesca, arancia, ribes. «E le leggi antialcol?» chiedo al barman. Mi risponde alzando le spalle: «Cosa cambia? Sono già ubriachi. E poi se uno insiste...». Per l'ultimo giro, tiro fuori dalla tasca del giaccone due birre imboscate da prima e me le faccio aprire lì. «Stai tranquillo» dico facendo l'occhiolino al barman. «È tutta roba acquistata rigorosamente prima delle due».

Da due mesi nei locali notturni c'è il coprifuoco sugli alcolici: proibito venderli oltre il limite orario stabilito. Ma la realtà è ben diversa. Lo abbiamo verificato passando un weekend sulle più note piste da ballo di Milano. Risultato? Tutto è permesso, dalle sigarette alle pasticche. E mentre i gestori chiudono un occhio (o anche due), i ragazzi si ubriacano fino all'alba

«È un'emergenza nazionale». Con queste parole, la scorsa estate, il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi annunciò l'omonimo decreto antialcol che avrebbe dovuto arrestare le stragi del sabato sera. Nei primi sei mesi dell'anno, 373 ragazzi avevano perso la vita in incidenti stradali durante il weekend, con un incremento del 16 per cento rispetto al 2003. Il decreto, varato i primi di agosto e convertito in legge lo scorso 3 ottobre, prevedeva il divieto di vendere alcol nei locali notturni dopo le due di notte e sanzioni più dure per chi guida ubriaco. Ma il coprifuoco dell'alcol viene davvero rispettato? Donna moderna ha passato due notti in alcune frequentate discoteche milanesi per verificarlo, mescolandosi tra i giovani che ogni fine settimana vengono in città da tutta la regione in caccia di divertimento e trasgressione.

Il risultato? La legge antialcol viene disattesa, aggirata, interpretata, elusa. Così come quella antifumo, del resto. Anche in una grande metropoli come Milano, quindi, dove praticamente in ogni quartiere c'è un posto di polizia, i giovani bevono e fumano fuori orario nei locali senza che nessuno dica loro niente. E i gestori delle discoteche, nella maggior parte dei casi, li servono. Tra i ragazzi gli etilometri ormai sono un gadget alla moda, è vero: se ne trovano di usa e getta, a forma di portachiavi, telefonino, con prezzi che oscillano da pochi euro a 300. A Milano il preside dell'Itis Feltrinelli ne ha persino regalato uno a tutti i suoi studenti. Ma i controlli con l'etilometro da parte delle forze dell'ordine sulle nostre strade, quest'anno, sono stati solo 300 mila. Dieci volte meno che in Spagna o Francia, dove hanno ridotto gli incidenti di oltre il 35 per cento. Qui sotto potete leggere la cronaca delle nostre notti in discoteca. Notti ad altissimo tasso alcolico.


Venerdì

«Alcolizziamoci!». Ore 1 e 30 di un venerdì notte italiano. In una grande discoteca nella zona sud di Milano, l'incitazione del dj non lascia dubbi su come s'intende applicare la legge che impedisce la vendita di alcolici nei locali notturni dopo le due di notte. Stasera è ospite speciale Fabrizio Corona. Per vederlo, sono arrivati da tutta la provincia ragazzi tra i 20 e i 30 anni. Ma anche minorenni. Alle due scatta il divieto, ma nessuno se ne accorge. Al bancone del bar accanto alla pista si chiede vodka lemon e cuba libre. E il barman mesce a tutto spiano. A sedici anni, Daniela svetta su un paio di stivali neri da dominatrix. Beve vodka Red Bull alla fragola: una bomba da 25 gradi che sa di succo di frutta. «Così sballo senza sentire il saporaccio dell'alcol» dice.

Attorno alla pista, sui tavoli, una selva di portaghiaccio e bottiglie. «Se prenoti un tavolo, puoi farti la scorta» mi spiega Michele, 23 anni, insieme ai suoi amici. «Costa 160 euro. Ma in dieci ne spendi 16 a testa. E bevi quanto ti pare». Dopo due "americano", puntiamo anche noi alla bottiglia. È arrivato Corona. Seduto a un tavolo, brinda a cocktail con i fan. Al bancone chiediamo dello spumante. «Qui diamo soltanto bottiglie di birra. Chiedi a un cameriere» ci rispondono. Ne intercettiamo uno. E inizia una trattativa: 160 euro, 120, 100. Chiudiamo l'affare a 80. «Dove te lo porto?» chiede. Gli indico un tavolo di fianco alla pista. E davanti ai buttafuori, riempio dieci calici.

Sono passate le 2 e mezzo. Scolato lo spumante, guardo l'orologio. Sono le tre. È ora di cambiare discoteca. Prima di uscire, passo dal bar all'ingresso. Qui sono più ligi: alle spalle del barman, un cartello ricorda che dopo le 2 è vietata la vendita di alcolici. «Niente alcol. Solo birra e Bacardi» ci dice il barista. Perché, non sono alcolici? «Sì, ma poco». Prendo due birre per il viaggio. La legge vieta di uscire dalla discoteca con delle bottiglie. Ma nessuno ti può perquisire. Me le infilo nella tasca interna del giaccone ed esco. Sono passate le tre. Mi sono bevuto due cocktail, due calici, una birra e un Bacardi.

In queste condizioni, ci spiegherà Vincenzo Cristiano, presidente di Ala, una onlus che combatte le stragi sulle strade dovute all'abuso di alcol, per legge non potrei guidare. Invece salgo in auto e punto alla prossima discoteca. Qui i gestori sono rigorosi. Ma con pochi risultati. «Alle due il bar chiude. Ma noi ci arrangiamo da soli» mi raccontano due ragazzi al parcheggio. E dall'auto tirano fuori una bottiglia di plastica piena di gin tonic. «Sennò puoi prenderti una birra al "lurido". Ma dopo le leggi antialcol quel maledetto ha raddoppiato i prezzi». Il "lurido" è il camioncino che vende bibite e panini. A Milano c'è n'è uno per ogni discoteca. È una processione: la gente esce, si fa una birra e rientra. La pista da ballo è immersa in una nube densa di fumo. «Se stoppi l'alcol, almeno la sigaretta la lasci libera» commenta Manuela. È argentina, ha 24 anni e studia arte in Italia. «E il fumo non è niente: vietato l'alcol, girano più pasticche». Dei ragazzi le chiedono persino a noi. Non si reggono in piedi. Il nostro "no" li delude. Ma si consolano con la birra del "lurido".


Sabato

A mezzanotte di sabato, a Milano, nel triangolo della movida chic, le piste da ballo sono ancora vuote. Siamo in Corso Como, la zona delle discoteche più alla moda. Qui prima dell'una non balla nessuno. Ma fuori dai pub e dai bar, sin dalle undici, c'è già la coda. E i titolari mandano i camerieri a prendere le ordinazioni in strada. Uno di loro ci spiega come funziona la serata alcolica: «Si comincia alle otto con un paio di cocktail d'aperitivo. Poi si cena con una birra o una bottiglia di vino. All'una si è caldi per ballare». E dopo le due? «L'alcol lo trovi. Nei bar ma anche in discoteca». Verifichiamo. Qui dopo una certa ora non entri se non porti una bella ragazza.

Noi siamo venuti con due amiche. Così ci spalancano le porte. La pista è piccola e buia, la musica ossessiva. Inconfondibile, si spande l'odore di hashish. Manca un'ora al coprifuoco alcolico, ma sui divanetti c'è già chi dorme sfatto con il bicchiere tra le mani. Poco prima dell'ora fatidica, scatta la ressa al bancone: si comprano soprattutto vodka e gin, da miscelare con Red Bull e limonata.

Alle due e mezzo chiediamo al barman quattro bottiglie di birra e una vodka. Ci propone un prezzo spropositato: ancora una volta 160 euro. Rilanciamo a 80. Il barman chiama al telefono qualcuno e fa la sua ultima offerta: «Cento euro». Alla fine mi porto via sei birre per 50. Intanto, ci facciamo servire vodka Red Bull all'arancia e cocktail al rum. Alle tre cambiamo discoteca. Questa volta ne scegliamo una tra le più chic e gettonate.

Ha tre bar. Nel primo, vicino all'ingresso, si servono solo analcolici. Nell'ultimo, infrattato in fondo alla pista, si mesce di tutto. E l'atmosfera è satura. Alcuni universitari, capelli corti da perfettini e maglioncini a rombi alla moda, hanno ordinato 250 euro di vodka e bottigliette di succo di pesca, ribes e tonica. Ballano e urlano sui tavoli.
Due ragazze di non più di vent'anni, emule di Madonna e Britney Spears, si baciano selvaggiamente, incitate dai loro ragazzi. «Ma non siamo lesbiche: lo facciamo soltanto per divertire gli amici» ci tiene a precisare una di loro, nascosta dietro un paio di occhiali e un apparecchio ai denti alla Ugly Betty. Al bancone servono Sex on the beach: vodka, pesca, arancia, ribes. «E le leggi antialcol?» chiedo al barman. Mi risponde alzando le spalle: «Cosa cambia? Sono già ubriachi. E poi se uno insiste...». Per l'ultimo giro, tiro fuori dalla tasca del giaccone due birre imboscate da prima e me le faccio aprire lì. «Stai tranquillo» dico facendo l'occhiolino al barman. «È tutta roba acquistata rigorosamente prima delle due».


29/11/2007 - donnamoderna.com

Ghb, la droga dello stupro

“Date rape drug”, la droga dello stupro premeditato. Ecco come viene soprannominato negli Stati Uniti l'Acido Gamma Idrossi Butirrico (GHB), un farmaco, o perlomeno nato come tale, usato a partire dagli anni '60 per indurre stati di anestesia.

Usato in Europa nelle terapie dell'alcolismo e della narcolessia, si trova sul mercato clandestino a causa di un suo possibile uso "alternativo". Il GHB, che in gergo viene chiamato Scoop, ha infatti, il potere di annullare le reazioni, impedendo di valutare una situazione o di difendersi e, se ingerito a dosi elevate e mescolato con alcool, fa svanire il ricordo di ciò che è accaduto.

Essendo il GHB inodore ed incolore, è molto difficile, se non impossibile, riconoscerlo se versato furtivamente in qualche bevanda. Lo scoop costa poco, e i suoi effetti possono durare dalle tre alle sei ore; può causare stato di coma e morte, depressione respiratoria, soffocamento per ingestione e vomito.

Il traffico avviene soltanto tramite giri illeciti: può essere venduto sottobanco in qualche sexy-shop o su internet. La notizia è venuta fuori proprio dalla cronaca italiana quando, nel 2005 una ragazza di Perugia è stata stuprata all'uscita di una discoteca da più uomini, non ricordandosi però nulla dell'accaduto, a parte il fatto di avere accettato un cocktail da un ragazzo appena conosciuto; la ragazza a quanto pare è stata la prima vittima nel nostro paese di questa droga.

L’unica prevenzione possibile è quella di evitare di accettare bevande da sconosciuti soprattutto quando vengono offerte gratuitamente da contenitori non sigillati o direttamente nel bicchiere.

Alessandra Maratea - 30/11/07 - tifeoweb.it

Sbanda e poi ferisce due bambine alla fermata

Non è la prima volta che ci casca. Nei giorni scorsi è stato trovato di nuovo con tasso alcolico superiore al consentito alla guida di un bus della Spt in servizio tra Comoe Sagnino. Non solo: alla fermata del popoloso quartiere cittadino, forse perchè non lucidissimo, dopo avere sbandato con il pullman ha chiuso anticipatamente la portiera dalla quale stavano scendendo i passeggeri. Due sorelle di 3 e 6 anni rispettivamente sono rimaste ""schiacciate" per qualche attimo ed hanno riportato lievi contusioni come riporta oggi il quotidiano "La Provincia". Per loro tanto spavento, ma niente di realmente grave. Se non la rabbia dei genitori che, oltre ad avere segnalato l'episodio al giornale, vanno all'attacco della Società di trasporto pubblico e chiedono i danni.

Guai seri per l'autista del mezzo, alla sua seconda infrazione simile. Poco dopo è stato rintracciato da una pattuglia della polizia locale e fermato. Invitato a scendere, è stato sottoposto al test dell'etilometro che ha dato esito inequivocabile: era in stato di ebbrezza, proprio come un anno fa quando era già stato appiedato. Patente nuovamente ritorata ed ora a rischio sospensione. Come pure in azienda dove la sua posizione è ora al vaglio dei dirigenti.


30/11/07 - ciaocomo.it

''La verità non si doveva sapere''

di Marco Zavagli

“Erano le 10.30. Arrivarono tre poliziotti. Due in divisa e uno in borghese. Era Nicola Solito, nostro amico di vecchia data. Aprimmo la porta per dire qualcosa ma le parole ci rimasero in bocca. Il suo viso era più eloquente di qualsiasi parola”. È il 25 settembre 2005 e gli Aldrovandi stanno cercando da ore il loro figlio Federico, 18 anni, che non è ancora rincasato. Sarà quel loro amico di famiglia a dirgli che Federico non tornerà.

E le ore precedenti sono fatte di angosciosa attesa per quel figlio che non rincasava e quel letto vuoto, “intatto come era stato lasciato la sera prima”. È Lino, il padre, ad accorgersene la mattina. Sono le 7.15 e fa chiamare Federico dalla moglie. Nessuna risposta. Dopo diversi tentativi prova con il suo cellulare (“nel display di Federico Patrizia era registrata come “mamma”, io ero “Lino””). Risponde una voce che chiede di qualificarsi e spiega che “avevano trovato il cellulare di mio figlio sopra una panchina in via Ippodromo e che stavano facendo degli accertamenti”. “Poi nulla – continua Lino -; ho richiamato ma nessuno rispondeva più; anche in questura non sapevano darci spiegazioni”. Poi alle 10.45 arrivano i tre poliziotti.

Inizia così il calvario della famiglia Aldrovandi. Un calvario che Patrizia Moretti e Lino Aldrovandi ricostruiscono passo dopo passo davanti al giudice nel corso della seconda udienza che vede quattro agenti di polizia imputati per l’omicidio colposo del loro figlio.

Allora la prima versione parlò di un malore, versione “contraddetta” da un titolo sul “Carlino” locale che scriveva “Federico era sfigurato”.

“Fummo convocati in questura – racconta la madre -; pensai che il questore volessi darci il proprio conforto, allora non sapevamo ancora delle percosse; solo mio cognato aveva visto Federico e aveva pensato che fosse stato investito da un camion”. “E invece in Ercole d’Este – continua Moretti – ci hanno chiesto perché avevamo dato quella versione alla stampa. Il questore di allora ci disse che avevano parlato di un “malore” in occasione della morte di mio figlio solo per farci un favore, “quasi fosse uno di noi”; disse anche che i quattro agenti avevano subito delle ferite ma non si sarebbero rivalsi contro la nostra famiglia”.

“Sapeva benissimo che non era così. Evidentemente – aggiunge lapidaria la madre – la notizia non doveva trasparire, la verità non si doveva sapere”.

I genitori in quel momento non sanno ancora nulla dei manganelli e della violenta colluttazione ingaggiata da Federico in via Ippodromo con Enzo Pontani, Luca Pollastri, Monica Segatto e Paolo Forlani. Fu l’ispettore della Digos Nicola Solito, loro amico di famiglia, a suggerire l’ipotesi che – come riporta la Moretti – “se fosse mio figlio mi rivolgerei a un avvocato e a un medico legale”.

Ed è lo stesso Solito qualche giorno dopo la morte del ragazzo a chiamarli per dirgli, secondo le parole riportate dalla madre, “liberatevi di quell’avvocato (che lui stesso aveva consigliato, ndr) che fa confusione”, per poi dare un messaggio del tutto contraddittorio come “comunque sono un padre anch’io e fate quello che vi dice il cuore” (parole sempre riportate dalla Moretti).

Poi ci fu l’incontro con il questore di allora, Elio Graziano, “che negò – ricorda Moretti – che ci furono delle percosse prima ancora che venisse fatta l’autopsia; il nostro medico legale invece ci disse che si vedevano lividi dappertutto”. “Poi arrivò il capo della squadra mobile – aggiunge – a dirci che sono cose che succedono anche nelle migliori famiglie; da lì abbiamo avuto la netta sensazione che si parlasse di droga e di morte per overdose”.

Queste le fasi salienti delle testimonianze rese dai genitori di Federico Aldrovandi, seguite poi da quelle dei suoi amici, che si sono protratte dalle 9.30 di mattina fino alle 9.20 di sera. Al termine dell’udienza le parti di comune accordo hanno rinunciato all’escussione di alcuni testi (tra cui Luca Pagliarini), mentre tre degli amici di Federico verranno sentiti il 7 dicembre (si tratta di Burini, Mengoli e Malservigi), insieme a una dozzina di residenti di via Ippodromo (quelli ritenuti dal giudice più rilevanti per il dibattimento).


30/11/07 - estense.com

"Test per l'Hiv a 16 anni. Senza genitori"

Roma, 29 novembre 2007 - Abbassare l'età minima per effettuare il test dell'Hiv da 18 a 16 anni, senza l'obbligo di essere accompagnati dai genitori. E' questa la richiesta che l'assessore alla Comunicazione del Municipio XII, Andrea Santoro, farà al Ministero della Salute tramite una petizione tra i giovani della città dal nome "Io amo, io firmo".

LE VOCI - "L'età media del primo rapporto sessuale - ha spiegato l'assessore durante 'I love', la conferenza stampa di presentazione del concerto del 1 dicembre in occasione della Giornata mondiale per la lotta all'Aids - è a 16 anni ed è quindi necessario mettere gli adolescenti in condizione di poter tutelare se stessi consentendo loro l'accesso al test in modo autonomo" . E poi: "E' stata abbassata l'età per votare alle primarie, perché non abbassarla anche per fare il test dell'Hiv?". Pronta la risposta dell'assessore capitolino alla Comunicazione Cecilia D'Elia: "Sono d'accordo, sarebbe molto utile. E' un modo per tutelare le persone".

IL CONCERTO - Durante la rassegna musicale "I love, I live" si esibiranno alcuni gruppi emergenti del Municipio. Inoltre, grazie al contributo dell'assessore comunale D'Elia e ad Adriano Panatta, suo omologo alla Provincia nel settore dello Sport, partirà una campagna con cartoline e pieghevoli che verranno distribuiti negli istituti superiori del territorio, nei centri sportivi e nei principali luoghi di aggregazione giovanile.
Il presidente del XII Municipio Patrizia Prestipino ha sottolineato la volontà di "realizzare una campagna di sensibilizzazione per promuovere una corretta informazione sul virus Hiv, sulle modalità di prevenzione e sulle strutture dove effettuare il test, spesso sconosciute ai ragazzi".


29 novembre 2007 - redazione.romaone.it

Presto braccialetto per prevenire gli errori in sanità

Braccialetti elettronici per identificare in modo sicuro dei pazienti e per prevenire possibili errori, in tutti gli ospedali italiani entro uno o due anni. Il progetto, da realizzarsi in accordo con le Regioni, è stato annunciato ieri da Alessandro Ghirardini, della programmazione sanitaria del Ministero della salute, in occasione del “II Forum Risk Management in sanità”, in corso ad Arezzo.
L’applicazione delle tecnologie per prevenire gli errori in sanità, come ha sottolineato Ghirardini, è fondamentale: “Abbiamo avviato un’indagine con le Regioni per valutare le esperienze già in campo e stiamo per realizzare un programma con la Regione Toscana per la diffusione di cartelle cliniche integrate e con un foglio unico per le terapie, al fine di prevenire errori nella somministrazione dei farmaci”.

Ghirardini considera particolarmente significativa soprattutto l’introduzione del braccialetto elettronico per identificare i pazienti in ospedale (anche al fine delle terapie farmacologiche). “Il progetto è di renderlo obbligatorio negli ospedali, in accordo con le Regioni, entro uno o due anni”.


29 novembre 2007 - ilbisturi.it

Monza, donna denuncia violenza sessuale

Monza, donna denuncia violenza sessuale nei bagni della stazione


MONZA (29/11/2007) - Hanno sentito delle urla provenire dal bagno e all'interno vi hanno trovato un uomo e una donna nudi. È successo domenica scorsa in un bagno della stazione ferroviaria di Monza. La donna, un'italiana, ha raccontato agli agenti della Polizia Ferroviaria di essere stata violentata dall'uomo, un nordafricano, e da altri complici.
Gli agenti non avrebbero però trovato altre persone nei paraggi del bagno. La Polizia ha fermato il nordafricano, ma le indagini sono tuttora in corso.

Lorenza Montanari - 29 novembre 2007 - milano.cronacaqui.it

Violenza sessuale: arrestato diciassettenne, recidivo

(ANSA) - L'AQUILA, 29 NOV - Arrestato ieri sera dai Carabinieri dell'Aquila il diciassettenne denunciato per violenza sessuale nei confronti di un'universitaria.Il provvedimento e' stato emesso dal Gip per la 'preoccupazione che il ragazzo possa ripetere il reato, poiche' era gia' stato denunciato per condotte violente. Un tentativo di violenza era stato interrotto, il ragazzo e' fuggito per le urla della giovane e poi individuato sulla base di testimonianze.


29 novembre 2007 - ansa.it

Ravenna: pedofilia, molestava 13enne, condannato

E' stato condannato, dal tribunale di Ravenna, a 6 anni e 6 mesi di carcere, il faentino Aldo Pirazzini, accusato di violenza sessuale nei confronti dell’ex fidanzata del figlio.

I fatti risalgono al 2005, quando l’uomo 49enne, avrebbe approfittato della giovane di 13 anni.
Ad innescare le indagini della polizia la denuncia della madre della ragazzina.

L’uomo inoltre è stato condannato a una interdizione a vita dai pubblici uffici e al pagamento di una provvisionale di 170mila euro.


29 novembre 2007 - tele1.iobloggo.com

Telefoni: 8 consigli per evitare sorprese in bolletta

Costo per le telefonate: 0,08 centesimi. Importo totale da pagare: quasi 60 euro… E’ la bolletta telefonica di un’anziana signora ottantenne che, attivando un servizio definito dall’operatore della compagnia telefonica “conveniente”, si è trovata a dover pagare una somma esorbitante rispetto alle telefonate compiute. Ma siamo sicuri che questo capiti solo agli anziani? E soprattutto… Quante volte vengono attivati servizi non richiesti a causa di “sbagli (?) ” dell’operatore? E’ possibile difendersi dai continui “bombardamenti” pubblicitari sulla convenienza di un gestore piuttosto che di un altro? Il cittadino è tutelato rispetto ad ingiustizie ed errori? Conviene rivolgersi all’avvocato o ci sono altre possibilità?

“Telefono ma quanto mi costi…ma quanto mi stressi! ” è il tema dell’ottava conferenza del ciclo “L’arte del…consumatore” - promosso dall’assessorato comunale alla Tutela dei consumatori - svoltasi Venerdì 23 novembre presso il centro culturale Candiani, a Mestre. Marco Bellato e Monica Marchi, avvocati del Movimento dei consumatori - rispondendo ad alcune domande poste dagli allievi dell’Università della terza Età, assai informati e combattivi - hanno cercato di dare alcuni consigli su come difendersi, tutelarsi e muoversi consapevolmente tra le innumerevoli proposte che ogni giorno arrivano al cittadino, attraverso telefono, internet e la televisione.
L’apertura del mercato delle telecomunicazioni alla libera concorrenza ha reso possibile per l’utente la scelta tra diversi fornitori di telefonia fissa e mobile, portando con sé vantaggi, ma anche alcuni problemi. Molti di questi sono legati all’arretratezza del Codice Civile, risalente al 1942, che non risulta ancora aggiornato rispetto alle possibili ingiustizie subite dagli utenti. In attesa che la burocrazia faccia il suo (lungo) corso è importante per il cittadino imparare ad orientarsi, seguendo qualche semplice ma utile suggerimento per evitare spiacevoli “sorprese”.

1) Attenzione alla proposta…ma anche alla risposta! Quando un operatore vi propone al telefono l’attivazione di un servizio, tenete conto che la vostra risposta implicherà la conclusione o meno di un contratto. Siate decisi nel dire “si” o “no”. Frasi come “vediamo…”, “ci devo pensare…”, “potrebbe interessarmi…” rischiano spesso di trasformarsi in degli assensi…

2) Conservate qualsiasi bolletta per almeno 5 anni. <+normale>Non è una novità che, nei meandri della burocrazia, possono andare perduti documenti e bollettini…

3) Il contratto migliore? Quello su misura per voi! Ascoltate i consigli degli amici, ma non è detto che il contratto e la compagnia scelta da loro sia la migliore per voi.
Dipende dall’uso che fate del telefono. Uno degli strumenti per orientarsi meglio è il sito internet di “Altro Consumo” che, sulla base di una serie di parametri, vi indica i contratti più adeguati alle vostre esigenze.

4) Munitevi di una lente d’ingrandimento per leggere un contratto o un’offerta pubblicitaria dalla prima riga alle microscopiche clausole a fondo pagina. Sono state stabilite di recente delle norme che obbligano i gestori a dare informazioni chiare, leggibili e confrontabili con quelle della concorrenza, ma non sono state ancora recepite da tutti...

5) Ricordatevi della vecchietta ottantenne! Prima di attivare una promozione controllate la voce “Costo Servizio”. Facciamo un esempio: la pubblicità vi promette che telefonerete gratis a tutti i numeri urbani. Questo è vero, ma la sola attivazione del servizio potrebbe costarvi 25 euro: l'anziana signora, che spendeva solo 0,08 centesimi per le telefonate, ha pagato molto di più attivando il servizio “conveniente”!

6) Cartomanti e linee calde? Mai! Alcuni numeri a pagamento possono essere disabilitati rivolgendosi all’operatore della compagnia telefonica di riferimento. Se non siete di quelli che desiderano conoscere il futuro dalle carte o che chiamano i cosiddetti “numeri speciali”, potete bloccare alcuni numeri evitando “sorprese”.

7) Fatevi dare il dettaglio chiamate. Controllate bene la voce “Altro Gestore”: se sapete di non aver chiamato “numeri speciali” e vi trovate addebitate delle cifre importanti, contattate immediatamente la compagnia telefonica. Stornate dalla bolletta il costo dato dalla voce “Altro Gestore”, come forma di auto-tutela, mandando un fax alla compagnia o contattando un’associazione dei consumatori.
Se tutti questi consigli non sono bastati per evitare costi indesiderati, prima di andare dall’avvocato sappiate che...

8) Esiste la procedura di conciliazione in Commissione Paritetica. Grazie ad accordi stipulati tra associazioni di consumatori ed alcuni enti gestori (Telecom, Tim, H3G e Wind; con Vodafone è in piedi un tavolo di trattative) è possibile ottenere, in caso di piccole controversie, soluzioni in tempo breve e a costi bassi. A fronte di un mancato riscontro ad un reclamo o di una risposta non soddisfacente, l’utente può avanzare - personalmente o attraverso un’associazione di consumatori - la richiesta di conciliazione. Quelle con Telecom producono risultati soddisfacenti per l’utente nel 90% dei casi.

Paolo Scarpa - 30/11/07 - gvonline.it

Venere pianeta gemello della Terra?

Venere rappresenta un mistero da secoli. Sebbene sia il pianeta più vicino alla Terra, si è dimostrato straordinariamente difficile da studiare a causa della permanente copertura nuvolosa che oscura la visibilità della superficie


Venere si svela come mai prima alla sonda dell'ESA Venus Express, per la prima volta, gli scienziati sono in grado di studiare il pianeta dagli strati superiori dell'atmosfera fino quasi alla superficie, questi studi hanno mostrato che il pianeta è ricco di sorprese e che un tempo potrebbe essere stato più simile alla Terra.


Venere rappresenta un mistero da secoli. Sebbene sia il pianeta più vicino alla Terra, si è dimostrato straordinariamente difficile da studiare a causa della permanente copertura nuvolosa che oscura la visibilità della superficie.
““È davvero sorprendente quanto diverso dalla Terra sia ora Venere,” afferma Fred Taylor, uno scienziato interdisciplinare della University of Oxford (Regno Unito) che fa parte del progetto Venus Express. Venus ha approssimativamente la stessa massa della Terra, eppure è un luogo infernale: sulla superficie si registrano temperature superiori ai 400°C e una pressione di superficie cento volte superiore a quella terrestre.


La chiave per comprendere Venere giace nella sua atmosfera. Questa è molto più densa di quella della terra e intercetta la maggior parte dell'energia del Sole prima che possa raggiungere la superficie del pianeta. Proprio per questo è stata sviluppata la sonda Venus Express.


La missione ha diversi obiettivi, ma le dinamiche dell'atmosfera di Venere occupano il primo posto. Venus Express ha studiato la struttura e i movimenti dell'atmosfera dai suoi strati superiori sino alla superficie. Una seconda area di studio riguarda la composizione e la chimica dell'atmosfera. Venus Express ha raccolto diversi profili della composizione dell'atmosfera intorno al pianeta. Un terzo studio si occupa dei processi attraverso i quali l'atmosfera di Venere si disperde nello spazio.


Venus Express ha consentito di fare enormi progressi nella comprensione di tutti questi fenomeni ma non ha risolto tutti i misteri. Una risposta chiave che gli scienziati stanno ancora cercando è il grado di attività dei vulcani venusiani. “Il contributo di energia apportato dai vulcani all'atmosfera potrebbe essere enorme. Non conoscere questo dato lascia un enorme spazio vuoto nella nostra comprensione del suo clima”, afferma Taylor.


Ora Venus Express ha completato la sua missione nominale che prevedeva l'osservazione del pianeta per due giornate venusiane, ovvero per circa 500 giorni terrestri.


“Abbiamo già ottenuto un gran numero di risultati scientifici. La modernità degli strumenti ci ha permesso di ottenere livelli di dettaglio molto più elevati rispetto alle missioni precedenti e la sonda è ancora in ottime condizioni”, afferma Håkan Svedhem, Project Scientist dell'ESA per Venus Express.


Venus Express ora intraprenderà un'ulteriore fase della sua lunga missione e osserverà il pianeta per altri due giorni venusiani.


Passare dall'idea che Venere fosse un pianeta simile alla Terra a quella di un pianeta completamente diverso, cambia nuovamente la prospettiva su questo pianeta. Grazie a Venus Express, Taylor ora descrive Venere come “pianeta gemello della Terra, ma separato alla nascita.”






29 novembre 2007 - newsfood.com

Trasporti nel caos Prodi si arrende

Ci vorrebbe Sarkozy


Un Paese bloccato. Così si presenta l’Italia oggi, non solo dal punto di vista della crescita economica, ma anche sul più prosaico fronte dei trasporti. Lo sciopero generale, indetto da Fit-Cisl, Filt-Cgil, Uil Trasporti e Ugl, paralizzerà la penisola per buona parte della giornata. Si tratterà della più grande astensione dal lavoro nel comparto, almeno sin da quando è in vigore la legge che regolamenta il diritto di sciopero, ossia dal 1990.
Ma come si è giunti a far incrociare le braccia non solo ai dipendenti di Fs, Autostrade, Tirrenia e del trasporto pubblico locale ma anche a quelli delle pompe funebri e delle autoscuole? Una risposta plausibile potrebbe essere questa: la colpa è imputabile a un errore tattico del governo nelle persone del premier Prodi e del ministro Alessandro Bianchi. Tra i numerosissimi tavoli di concertazione aperti nel 2006 v’era anche la «cabina di regia» dei trasporti. Inaugurata in pompa magna nel luglio dell’anno scorso per scongiurare un altro sciopero, non si è praticamente mai riunita.
Se la retorica della crisi e della pesante eredità berlusconiana ha calmato, almeno inizialmente, gli animi, oggi i nodi vengono al pettine e i sindacati presentano il conto. E a Prodi non resta che sfogarsi con Le Figaro confessandogli di «invidiare» Sarkozy «anche per il sistema francese che gli permette di prendere decisioni rapide». In realtà, lo sciopero di oggi è stato proclamato lo scorso 6 novembre e il premier, osservano fonti sindacali, avrebbe avuto tutto il tempo per mediare senza aspettare l’ultimo momento, ossia il vertice fallito di martedì sera.
Ma di che cosa si lamentano le categorie? In primo luogo, degli stanziamenti della Finanziaria 2008. «Il governo - ha denunciato il segretario generale della Fit-Cisl, Claudio Claudiani - sbandiera cifre che allo stato pratico diventano evanescenti. Gli stessi stanziamenti in conto capitale o in servizi da un passaggio all’altro dei rami del Parlamento diminuiscono o si smarriscono in mille rivoli».
L’elenco delle richieste è ampio, ma tra i punti principali si individuano i finanziamenti per il Piano di impresa Fs (le risorse contenute nella manovra sono inferiori alle attese e l’intransigenza di Di Pietro non ha migliorato il clima), il rinnovo dei contratti degli autoferrotranvieri scaduti nel 2006 (fatto «stigmatizzato» da Renata Polverini dell’Ugl) e la mancanza di prospettive per le situazioni di crisi di Alitalia e Tirrenia. Per il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni i ritardi del governo sono «inammissibili».


Ora, però, toccherà ai cittadini sopportarne le conseguenze con gli aerei fermi per 4 ore, i traghetti bloccati e lo stop di otto ore negli altri comparti. Il Garante degli scioperi, Antonio Martone, ha voluto rassicurare il capo della Protezione civile Bertolaso, preoccupato dall’emergenza, sottolineando che funzioneranno i «servizi alternativi» e saranno garantite le «prestazioni minime». Come ha detto il deputato di Fi, Maurizio Lupi, questi sono i risultati della politica di Prodi: la «paralisi totale».


di Gian Maria De Francesco - venerdì 30 novembre 2007 - ilgiornale.it

Prete ubriaco al volante

Prete ubriaco al volante, aveva un tasso alcolico cinque volte superiore a quello consentito


RAVENNA (29 novembre) - Vista la tonaca sembrava un inospettabile. Invece dopo essere uscito fuori strada con la macchina al controllo dell'etilometro la polizia ha constato che aveva un tasso alcolemico più alto di oltre cinque volte quello consentito. A incappare nel controllo (e nella conseguente sanzione) è stato un prete, di una cinquantina d'anni, parroco di un paese del ravennate.

Verso le due del mattino, si trovava al volante di un'utilitaria nonostante avesse decisamente esagerato con l'alcol. Il sacerdote è stato controllato dalla polizia stradale sulla San Vitale, la statale che collega la città romagnola a Bologna, dopo essere uscito fuori strada con la sua automobile.


30/11/07 - ilmessaggero.it

Fermare la droga a tutto campo

(DIRE) ROMA, 29 nov. - Dai locali notturni alle palestre, dalle famiglie alle carceri. Il piano nazionale di azione sulle droghe, varato oggi dal Consiglio dei ministri, definisce 66 interventi a tutto campo da effettuare entro il 2008 per contrastare le dipendenze. Non solo sostanze stupefacenti, ma anche alcol, doping e gioco d'azzardo al centro del Piano. Le azioni, definite dal ministero della Solidarietà sociale, di concerto con gli altri dicasteri interessati, sono suddvise in 5 ambiti: coordinamento, riduzione della domanda, riduzione dell'offerta, cooperazione internazionale, informazione, formazione, ricerca e valutazione.

Sul fronte del contrasto alle droghe, la principale novità introdotta dal piano è rappresentata dall'attivazione in via sperimentale del Sistema di allerta precoce (Early warning system), che consente di individuare ed analizzare celermente le nuove sostanze presenti sul mercato (possibilità vietata dalla legge in vigore). Per quanto riguarda, invece, le altre dipendenze il Piano prevede una serie di azioni di sensibilizzazione nei confronti dei gestori di locali con slot machine sulle problematiche del gioco patologico con l'obiettivo di arrivare ad un codice di autoregolamentazione. Stesso tipo di intervento nelle palestre per quanto riguarda il doping.

RIDUZIONE DOMANDA. Si prevede la creazione di piani d'azione regionali di durata pluriennale e la mappatura della quantità e della qualità delle risorse disponibili presso le amministrazioni regionali per le azioni sulle droghe. Verranno avviati, inoltre, interventi regionali in collaborazione con i servizi pubblici per le dipendenze ed il privato sociale presso i luoghi di consumo, in particolare "i locali del divertimento", ed iniziative di sensibilizzazione nelle scuole. Sarà istituito l'Osservatorio sul disagio giovanile legato alle dipendenze. Verranno, infine, definiti i Livelli essenziali di assistenza per le dipendenze, individuate linee guida sulla riduzione del danno e le tipologie di intervento che possono, da sperimentali, diventare stabili.

RIDUZIONE OFFERTA. Obiettivo principale del Piano è ottenere un "miglioramento quantificabile" dell'efficacia e dell'efficienza degli interventi repressivi di contrasto alla produzione e al traffico di droga. Miglioramento che verrà conseguito "concentrando l'attenzione sulla criminalità organizzata. Prevista l'implementazione dei rapporti di collaborazione di carattere operativo con gli organismi internazionali per l'attuazione di programmi di prevenzione e contrasto ai traffici di eroina, ma anche l'incentivazione dell'azione contro le droghe sintetiche. Tra le azioni volte a ridurre l'offerta anche la modifica della legge 309 del 1990 "per consentire la coltivazione della canapa sativa" a fini leciti e "la lotta al traffico di droghe via Internet, anche attraverso una mirata revisione normativa".


30/11/07 - diregiovani.it

Guida in stato di ebbrezza

Denunciato dai carabinieri un 25enne di Sanremo


Sanremo - Il giovane viaggiava in sella al proprio scooter quando e' stato fermato dai militari che lo hanno sottoposto al tradizionale test del palloncino.


Un operaio di 25 anni, di Sanremo, e' stato denunciato dai carabinieri per guida in stato di ebbrezza. Il giovane, con piccoli precedenti penali alle spalle, e' stato trovato ubriaco alla guida del proprio scooter. Sottoposto all'alcol test gli e' stato riscontrato un tasso alcolico nel sangue superiore al limite massimo di 0,5 consentito dalla legge.

di Fabrizio Tenerelli - 30/11/07 - riviera24.it

Sanremo: progetto per gli ex 'bambini soldato'

I Dottori Roberto Ravera (Primario di Psicologia) e Francesca Loffredo (Psicologa Centro per l’Autismo) dell'Asl n° 1 Imperiese hanno presentato un progetto di ricerca sul trauma e sullo stato mentale negli ex bambini soldato della Sierra Leone

"Durante la guerra civile che dal 1992 al 2000 ha martoriato la Sierra Leone, un paese di circa 5 milioni di abitanti, situato nella costa occidentale dell’Africa - scrivono i due medici - oltre alle decine di migliaia di morti e i 30.000 mutilati, la terribile eredità del conflitto è stata la presenza di una moltitudine di bambini soldato. Costoro sono stati trascinati nella guerra dopo che sono stati sradicati dal loro villaggio e, nella maggior parte dei casi, uccisi i loro genitori. Obbligati a combattere a 7 o 8 anni, stremati dalle fatiche di una lunga guerra senza regole e drogati da cocaina e alcol di pessima qualità, questi bambini sono diventati agli occhi del mondo la rappresentazione della peggiore specie di crimine contro l’infanzia. Pochi sanno che uno dei più grandi esperti del problema dei child soldiers è Bepi Berton , un prete italiano originario di Vicenza, che da oltre 40 anni vive in Sierra Leone. La sua opera con i bambini soldato è stata un esempio di coraggio e lungimiranza, al punto di andare nella giungla durante la guerra a cercare questi piccoli combattenti e a portarli in rifugi dove dare loro una speranza. L’opera di Padre Berton gli è valsa la stima personale di Kofi Annan, allora segretario delle Nazioni Unite, e quella di molte autorità a livello internazionale, che hanno riconosciuto in lui l’artefice di un progetto innovativo per tutta l’Africa: denunciare al mondo il crimine dei bambini soldato. Dal termine della guerra sono stati presi in carico oltre 3000 di questi giovanissimi reduci, senza più una famiglia, senza una radice sociale e spesso odiati da tutti in considerazione della loro appartenenza al Fronte Unito Rivoluzionario (RUF), l’organizzazione paramilitare che combatteva contro l’esercito regolare. Per molti era difficile dimenticare le crudeltà compiute, ad esempio era usuale tagliare le mani ai civili catturati e per questa ragione oggi si possono osservare per le strade migliaia di mutilati. Dopo la fine del conflitto per molti bambini soldato cominciava un periodo difficile perché erano esclusi e odiati da tutti, identificati come criminali di guerra e non come bambini a cui è stata strappata l’infanzia. P.Berton ha fondato il Family Home Movement (FHM), un organizzazione che si è fatta carico seguire, assistere e aiutare migliaia di ex combattenti, utilizzando la risorsa dell’affido familiare; in altre parole per molti dei centinaia di ragazzi accolti nel centro di Lakka, a circa 15 chilometri dalla capitale Freetown, venne sperimentata la possibilità di affidarli a famiglie sierraleonesi che, in cambio di un modesto aiuto economico, si prendevano cura di qualcuno di questi giovani. Nonostante alcuni casi andati a buon fine, purtroppo per la maggior parte di questi ex combattenti, le possibilità di un reinserimento nella normale vita sociale si è rivelato un miraggio; molti sono finiti contagiati da una specie di nomadismo sociale, che li ha spinti alla deriva, senza responsabilità e incapaci di ancorarsi a relazioni o esperienze stabili. Proprio perché consapevole del fatto che questo fenomeno abbia assunto la forma di una specie di epidemia, P.Berton ha ritenuto necessario approfondire in modo scientifico il fenomeno, laddove le problematiche psichiche e psicopatologiche sfuggono alla comprensione degli operatori del FHM. Basti pensare che in tutta la Sierra Leone vi è un solo psichiatra! Alla luce di queste esigenze insieme a P.Berton e ai suoi collaboratori abbiamo messo a punto un progetto di ricerca che fosse in grado di verificare la situazione mentale di questi ex bambini soldato. I lavori di preparazione dello studio sono stati lunghi e laboriosi, proprio per adattare gli strumenti di ricerca alla cultura e alla lingua locale e, soprattutto, per creare un stile operativo che fosse il più possibile dentro il problema. Un grosso contributo ci è venuto dalla Prof. Theresa Betancourt, docente della Università di Harvard ed esperta del Post Traumatic Stress Disorder negli eventi di guerra, con la quale abbiamo condiviso lunghe discussioni e preziosi suggerimenti. Per questa ragione abbiamo scelto di vivere nel centro di Lakka con questi ragazzi, condividendo con loro per tutto il mese, ogni attimo e ogni emozione. Sono stati quasi 200 gli ex bambini soldato che hanno fatto parte dello studio, di cui una quindicina sono stati inseriti in un lavoro specifico e sperimentale. In base a quanto rilevato si è constato che molti di questi giovani, che hanno un età compresa tra i 16 e i 20 anni, vi è un effettivo stato di sofferenza psichica rilevante di cui, peraltro, essi sono molto poco coscienti. Quello che è emerso è la loro tendenza a vivere senza legami, senza la capacità di crearne e, quando questo per varie ragioni accade, con l’incapacità di mantenerli. Abbiamo constato la forte consistenza del trauma primario: non tanto la guerra, le uccisioni, le mutilazioni, etc., quanto il fatto di essere stati tolti da un contesto di accudimento familiare in modo traumatico e violento, privandoli di una storia e di legami. Una ragione fondamentale di questo progetto di ricerca è stata quella di capire quanto e come, dopo una così forte esperienza traumatica nell’infanzia, vi possa essere un processo di crescita e sviluppo nella struttura di personalità. Abbiamo raccolto una grossa quantità di materiale che stiamo lentamente analizzando e che ci spinge a comprendere quanto, laddove l’esperienza traumatica colpisce così duramente l’infanzia, siano forti le conseguenze sullo sviluppo psichico nel futuro adulto. Soprattutto ha colpito la loro incapacità di costruire dei legami emotivi ed affettivi (il loro essere così “solubili e inafferrabili”) e di pensare a relazioni dove esista una certa forma di fiducia e di base sicura. Il modello educativo africano è in genere molto energico nello spingere il bambino a staccarsi e a diventare autonomo (a 13 o 14 anni si è considerati adulti) ed è poco incline fin dai primissimi anni ad un tipo di accudimento affettivo nel modo in cui noi occidentali lo intendiamo. In quel contesto è importante la cultura sociale della famiglia, del clan e della tribù; essere strappati da questo legame significa essere condannati a vagare senza radici e senza un pensiero in cui sentirsi accolti e incoraggiati a crescere".

Sabato prossimo, presso il Palafiori di Sanremo alle 17.30, la ricerca verrà presentata al pubblico interessato.

Carlo Alessi - 30/11/07 - sanremonews.it

Braidese: controlli, 3 soggetti deferiti in stato di libertà

Le autoradio del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia carabinieri di Bra, nel corso di servizi predisposti per contrastare le condotte di guida maggiormente pericolose per l’altrui incolumità, hanno deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Alba, due soggetti entrambi residenti in Bra di 30 e 36 anni, che in due diverse circostanze sono rimasti coinvolti in sinistri stradali, poiché resesi responsabili di guida in stato d’ebbrezza alcolica accertata mediante apparecchio etilometro in dotazione.

I militari della Stazione Carabinieri di Sommariva Bosco hanno deferito ieri in stato di libertà, alla competente A.G., un soggetto pregiudicato 47enne, residente in Cavallermaggiore, fermato nella serata del 27 a bordo della propria vettura. L'uomo è stato trovato in possesso di due coltelli di genere proibito nonchè con tagliando assicurativo apposto sul veicolo palesemente contraffatto.


28 Novembre 2007 - targatocn.it

La medicina fa passi da gigante, i medici no

[...] e in primo luogo si è sottolineato il diritto per chi viene colpito da questa terribile malattia a non soffrire, a non essere trattato come cavia da medici, ricercatori e farmacologi, ad essere informato e coinvolto attivamente in ogni fase della terapia. Sui dieci più importanti diritti degli ammalati di tumori è già pronto un documento che l'attivissimo presidente della Lilt, l'oncologo Francesco Schittulli, consegnerà al presidente della Repubblica fra qualche giorno.
Quello di Verona, non a caso definito "Stati Generali", è un appuntamento annuale, forse l'unica occasione pubblica che hanno i malati, gli ex malati e i famigliari per far sentire la loro voce in materia di assistenza e qualità delle cure, prevenzione e diagnosi precoce, informazione e partecipazione degli stessi "pazienti" alle terapie. Ma c'è un intervento, in particolare, su cui vorremmo soffermarci, per la sua autorevolezza e soprattutto per la fermezza con cui sono state denunciati i comportamenti delle istituzioni e di una parte degli stessi medici. Ci riferiamo al prof. Umberto Veronesi che ha illustrato i cambiamenti della medicina (la "diagnostica è ormai in mano alle macchine,che sono più precise ed economiche dei medici: la tac finale si legge in 12 secondi. Il computer ormai fa tutto e in chirurgia utilizziamo solo i robot, che sono più efficienti delle nostre mani").
Ma, secondo Veronesi, se la medicina ha fatto passi da gigante, per effetto delle nuove tecnologie, i medici non sempre si sono adeguatamente aggiornati. Ad esempio, la figura del tradizionale "medico di famiglia" tende sempre più a sparire: oggi servono dei "consiglieri", in grado di indirizzare l'ammalato verso la struttura e i medici giusti.
Bisogna poi tener conto che le conoscenze acquisite all'università devono essere rinnovate ogni sette anni, almeno per il 50%. Insomma un medico deve sottoporsi a una formazione continua. Anche in psicologia. Il medico non deve infatti preoccuparsi e tanto meno diventare permaloso se l'ammalato o la sua famiglia decidono di consultare un altro chirurgo (il "diritto a una seconda opinione"). In molti casi questo nuovo consulto è essenziale e rientra nei diritti di chi viene colpito dalla grave malattia. Anzi, ha sottolineato un altro oncologo, «la malattia cancro non esiste. Si tratta di molte malattie diverse".
Ogni anno 150 mila persone muoiono a causa di un tumore. "Una vera e propria guerra", osserva Veronesi. Peccato che lo Stato italiano riservi solo l'1% del Pil alla ricerca (compresa quella medica) e che di cancro se ne parla sempre meno. Quasi sottovoce. Certo ogni tanto una campagna sulla prevenzione, ma basta tutto questo?

28/11/2007 - iltempo.it

In Corsia 3 Pazienti Su 10 a Rischio 'Pasticca' Sbagliata

Arezzo, 28 nov. (Adnkronos Salute) - Sono tre su dieci i pazienti ricoverati negli ospedali che rischiano di assumere il farmaco sbagliato. Alcuni mandano giù la pasticca, altri ci vanno vicini ma riescono a evitare l’errore, spesso per merito dell’infermiere che corregge al volo l’errore. I dati sono emersi nel corso del Forum Risk Management in sanità, che ha aperto i battenti oggi ad Arezzo. ''Si tratta - spiega Carlo Ramponi, della Joint Commission International, la società che ha avuto l’incarico dall’Oms di scovare nuove soluzioni per il risk management - di statistiche internazionali che stimano un 30% di errori legati alla terapie farmacologiche. In realtà, molti di questi sono dei 'near miss''', ovvero dei possibili errori che vengono corretti ancor prima di essere compiuti. ''Ma il punto più allarmante è il sommerso - precisa Ramponi - quando parliamo di eventi avversi da errori sanitari.


I dati Usa parlano di 1.500 eventi gravi in 10 anni, ma sono solamente quelli venuti a galla dai report delle strutture, e si stima siano l’1-2% del totale''. Per quanto riguarda l’Italia, ''il nostro Ssn - sottolinea il sottosegretario alla Salute Gian Paolo Patta - è un sistema fondamentale sano, anche se il problema degli errori esiste ed è nostro compito ridurlo al minimo. Il cittadino in ospedale deve sentirsi al sicuro. Ministero, Regioni, Asl e operatori che esercitano la professione sono chiamati a dare un contributo importante in questo senso''. Anche perché sono ''circa 10 milioni - ricorda il sottosegretario - i cittadini che passano mediamente ogni anno 6-7 giorni in ospedale, e ben 45 mila gli interventi chirurgici giornalieri. Cifre che danno la dimensione del nostro Ssn''.


Per quanto riguarda invece gli errori legati a dispositivi medici, ''il 50% non avviene per difetto della strumentazione, ma per un errato utilizzo'', precisa Pietro Dermico, presidente dell’Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic). ''Il Disegno di legge collegato alla Finanziaria, approvato dal Consiglio dei ministri - prosegue Dermico - prevede la presenza di un ingegnere in ogni azienda sanitaria, per evitare che anche l’applicazione della tecnologia in sanità porti nuovi errori. L’ingegnere clinico è una figura già consolidata all’estero, soprattutto negli Usa, e trasferisce le sue conoscenze medico-biologiche in campo tecnologico, in area diagnostica, nelle cura e riabilitazione''. All’appuntamento aretino gli esperti hanno inoltre ricordato che il 38% delle strumentazioni sanitarie in Italia ha più di 10-15 anni.


28/11/2007 - it.notizie.yahoo.com

OMS: mito e realtà

Nel post di ieri consideravamo come gli ideali costitutivi dell' OMS siano stati notevolmente snaturati nel tempo dal rapporto con l'industria privata e organizzazioni parallele: Fondo monetario internazionale, Banca mondiale e Organizzazione mondiale del commerci (WTO).


Ancora nel 1978 l'OMS ribadiva, con l’approvazione della Dichiarazione di Alma Ata, i principi del suo statuto originario, affermando che un approccio efficace alla prevenzione dovesse essere basato su interventi di sanità pubblica ancor più che sull'evoluzione tecnologica della medicina.


Che l'utopia si scontri con la realtà e che debba scendere a dei compromessi può essere normale, ma la pericolosa deriva dell'istituzione sembra che sia stata favorita in modo fraudolento proprio dai suoi stessi dirigenti.


In un interessante e dettagliato articolo su "Occhio Clinico", Giovanni Martini racconta come uno dei candidati alla direzione generale, Julio Frenk, avesse falsificato i dati del Rapporto annuale del 2000 al fine di poter dimostrare la maggiore efficacia ed efficienza dei sistemi sanitari dei paesi che avevano applicato al settore sanitario soluzioni liberiste. Per questo uno degli autori del documento, Philip Musgrove, fu indotto a dimettersi e a denunciare pubblicamente l’accaduto.


Ciò rientrava nel quadro, spiega Martini, dell’evoluzione economica e politica che ha pesantemente condizionato l’OMS durante il mandato del direttore Gro Harem Brundtland (1998-2003), il quale, all'atto del suo insediamento, aveva enunciato i principi della sua strategia alla cinquantunesima assemblea mondiale con l'esortazione: "Dobbiamo aprirci agli altri", vale a dire al settore privato, sostenendo che la maggiore risorsa avrebbe dovuto provenire dai privati e dai mercati finanziari piuttosto che dai governi.


Sono in molti ad augurarsi che, dopo le importanti dichiarazioni di riconosciute autorità nel settore, come Vicente Navarro docente presso la Johns Hopkins University e direttore dell’International Journal of Health Services, e con l’elezione di un nuovo direttore generale, Margaret Chan, medico cinese, l’OMS ricominci operare con una maggiore trasparenza, rimuovendo i conflitti di interesse e restaurando lo spirito originario della sua missione.


Nel suo discorso programmatico all’Assemblea generale, la dottoressa Chan ha affermato: "Tutte le regioni, tutti gli stati, tutti i popoli hanno uguale importanza. L’OMS è un’organizzazione che deve guardare a tutto il mondo. Il nostro lavoro deve raggiungere la vita di ognuno, dappertutto". Restiamo fiduciosi.


LG - 28/11/2007 - protonutrizione.blogosfere.it

Spagna, esplode il caso degli aborti a otto mesi

MADRID (28 novembre) - Aborti su feti di sette e otto mesi compiuti con iniezioni letali. Questa la terribile denuncia della stampa spagnola nei confronti dei medici di alcune cliniche di Barcellona oggetto di un'indagine della magistratura e che associazioni cattoliche accusano di «infanticidio». La Guardia Civil ha compiuto nei giorni scorsi perquisizioni in cliniche del gruppo Cidemex-Tcb fermando sei medici, fra cui il responsabile Carlos Morin, per presunte interruzioni illegali della gravidanza in pazienti provenienti da tutta l'Europa. E oggi il quotidiano catalano La Vanguardia scrive, citando fonti delle indagini, che la magistratura sarebbe intervenuta dopo che ascolti telefonici effettuati avevano rivelato che i medici accettavano di compiere aborti sino agli otto mesi di gravidanza. Non è tuttavia chiaro se interventi tanto avanzati siano stati davvero effettuati e se esistano prove al riguardo oppure se sia stata accertata solo la disponibilità dei medici.

La procura della Catalogna ha assicurato che l'inchiesta sulle cliniche abortiste, apparentemente partita da una denuncia dell'associazione E-Cristians, si fonda su indizi relativi a fatti «indiscutibilmente, chiaramente e radicalmente illegali». Ma il Coordinamento delle organizzazioni femministe ha chiesto la totale «depenalizzazione» dell'aborto in Spagna e «la liberazione di tutte le persone fermate» ricordando che la legge consente l'interruzione della maternità senza limiti di tempo in caso di rischio per la vita della donna.

La legge spagnola autorizza l'interruzione di gravidanza senza limiti di tempo quando sia in «pericolo grave» la vita o la salute fisica o psichica della donna, la cui condizione sia però certificata prima dell'intervento da un medico diverso da quello, o sotto la direzione del quale, si effettuerà l'aborto. Di tale certificato si potrà fare a meno solo in caso di un'emergenza dimostrata. La legge prevede inoltre l'aborto nelle prime 22 settimane di gestazione in caso di malformazioni del feto e fino a 12 settimane quando la gravidanza sia conseguenza di una violenza sessuale.

Il quotidiano conservatore Abc cita il reportage effettuato nei mesi scorsi dalla tv danese che, usando una camera occulta, rivelava come il dott. Morin avesse accettato di compiere aborti di 30 settimane con l'iniezione di una sostanza tossica al feto, la digoxina, al costo di 4.000 euro. «Gli mettiamo una sostanza tossica nel cuore che gli causerà la morte immediata» assicurava il medico ad una paziente. Il giornale riferisce l'opinione di un portavoce dell'Associazione dei medici cristiani di Catalogna secondo cui nel caso di un feto di 30 settimane, «che è già quasi un bebè», per compiere l'aborto «bisogna prima farlo nascere» per poi sopprimerlo. Secondo l'Associazione oltre all'iniezione letale che sarebbe stata suggerita da Morin, vengono utilizzate anche altre tecniche più cruente. «Che differenza c'è fra questo tipo di aborti e l'infanticidio?» si chiedono all'Associazione.

Il ministro della sanità Bernat Soria si è detto convinto che quella catalana sia «un'eccezione molto limitata» in quanto le condizioni mediche per la pratica degli aborti sono garantite in Spagna. Ma il partito di estrema sinistra Izquierda Unida (IU) ha accusato il governo di «aver guardato dall'altra parte» sul problema degli aborti illegali in quanto la legge «apre la porta» all'attività illegale ed ha fatto si che il 90% delle interruzioni di gravidanza avvengano nelle cliniche private senza controllo.


28/11/2007 - ilmessaggero.it

Nazibullismo: svastica e 'gay' sul petto di un compagno

L'ennesimo atto di violenza si è consumato in una scuola di Finale Ligure dove tre ragazzini tra i 13 e i 14 anni hanno legato un coetaneo e poi scritto 'gay' e disegnato una svastica sulla sua pelle.


Lo hanno legato mani e piedi e poi con una biro hanno scritto 'gay' e disegnato una svastica sul suo petto. E' successo all'istituto alberghiero Migliorini di Finale Ligure dove tre ragazzini tra i 13 e i 14 anni hanno preso di mira e aggredito un compagno di scuola coetaneo prima della lezione di educazione fisica. L'insegnante, vedendoli ritardare e accorgendosi che il ragazzo al suo arrivo in palestra aveva gli occhi lucidi ha insistito perché dicesse cosa fosse accaduto. A quel punto la giovane vittima ha alzato la maglietta mostrando il disegno e la scritta che aveva sul petto.
Il professore, Alessandro Gozzi, ha immediatamente denunciato l'accaduto al preside dell'istituto Giovanni Claudio Bruzzone. Grazie anche all'aiuto degli altri alunni che non hanno coperto i compagni autori dell'aggressione, è stata accertata la dinamica dei fatti e sporta denuncia ai Carabinieri, che adesso pare procederanno per i reati di violenza privata, ingiuria e atti discriminatori di stampo razzista, oltre che al tribunale per i Minori.

"L'episodio di bullismo omofobo avvenuto nell'Istituto alberghiero Milgiorini di Finale Ligure è agghiacciante". Con queste parole Imma Battaglia, presidente di Di' Gay Project, condanna l'episodio di violenza. "Un atto lesivo della dignità della persona e una vera e propria violenza fisica ai danni di un minore" continua. Per il presidente di Di' Gay Project "se in questo episodio la scuola si è mossa immediatamente, non possiamo certo dire la stessa cosa della politica che è ancora in ritardo nel contrastare con leggi specifiche l'omofobia e la transfobia". Di qui la richiesta di "un intervento, chiaro, serio ed immediato del ministro Fioroni volto a contrastare il bullismo nelle scuole", ma anche di un impegno da parte del ministro dell'Interno Amato si impegni "affinché i Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica affrontino il tema della violenza di matrice omofoba e transfoba". L'associazione chiede, inoltre, "che rapidamente si estenda la legge Mancino anche agli atti di discriminazione e abuso per orientamento sessuale e identità di genere". Per quanto tempo ancora, si chiede Battaglia, "i cittadini dovranno pagare sulla propria pelle l'arretratezza delle nostre leggi e il silenzio della politica sulla violenza verso le persone omosessuali e transessuali?".

"Apprendiamo con sdegno e orrore quello che e' accaduto" commenta in una nota il circolo di cultura omosessuale 'Mario Mieli'. "Il gesto - si legge nel comunicato- è gravissimo, non solo perché ha offeso e scioccato il ragazzo, che ha avuto però il coraggio di denunciare l'accaduto, ma anche perché richiama a pratiche del passato che dovrebbero essere solo un brutto ricordo". Quello che per i tre ragazzi "puo' essere stato forse solo un gesto sciocco, un modo per imporre la loro 'forza' su un altro compagno - sottolinea ancora la nota- è per noi invece indice gravissimo di una generale tendenza ad emarginare e a stigmatizzare anche con violenza gratuita le persone omosessuali e riapre ogni volta ferite mai rimarginate". Inoltre, il circolo Mieli insiste sulla necessità di "formare studenti ed anche insegnanti alla cultura della diversità ed auspichiamo una normativa che tuteli le persone omosessuali da atti di violenza fisica e verbale".

Intanto, dopo le insisente delle associazioni LGBT, Il Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni ha disposto, tramite il Direttore dell'Ufficio scolastico regionale della Liguria Attilio Massara, una visita ispettiva nell'istituto "Migliorini" per verificare i fatti accaduti e adottare i provvedimenti necessari.

28/11/2007 - gay.it

Ubriaco uccise 4 ragazzi: è testimonial

Interviene Mastella


Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha chiesto di avviare accertamenti specifici sulle modalità del regime detentivo cui nte sottoposto il giovane rom Marco Ahmetovic. L'iniziativa del ministro si riferisce alle proteste suscitate dalle notizie sull'impiego in alcuni spot pubblicitari del giovane condannato a sei anni e sei mesi per avere ucciso la scorsa primavera, investendoli con un furgone che guidava ubriaco, quattro ragazzi di Appignano del Tronto.

Costava 159 euro l'orologio messo in vendita on line sul sito di aste Ebay, di cui è testimonial Marco Ahmetovic, il rom che ha investito e ucciso quattro ragazzi guidando ubriaco, e che è attualmente agli arresti domiciliari. Un debutto on line che ha scatenato l'indignazione generale, ma presto dovrebbe essere seguito da un profumo e una linea di jeans, oltre che dal memoriale del nomade sull'incidente in cui il 22 aprile scorso morirono Eleonora Allevi, Danilo Traini, Davide Corradetti e Alex Luciani. La "Linearom" è promossa dall'agente pubblicitario Alessio Sundas. L'asta è stata bloccata dopo le polemiche e l'intervento del ministro.


28/11/2007 - unionesarda.it

Il fumo passivo fa male

Lo conferma uno studio


La lotta contro il fumo si arricchisce di un altro alleato: la risonanza magnetica. Uno studio effettuato da diversi ricercatori dell’università della Virginia e dell’ospedale pediatrico di Philadelphia, e presentato al meeting 2007 della Radiological Society of North America, ha infatti dimostrato scientificamente che il fumo nuoce al diretto interessato ma anche a chi gli sta attorno.

Non sembrerebbe neanche una novità, visto che il cosiddetto “fumo passivo” è tristemente famoso da diversi anni, ed è noto che provoca diverse malattie come bronchite, asma o tumori. Ma in realtà non è così: per la prima volta è stato possibile vedere i danni che la sigaretta provoca nel nostro organismo.

Chengbo Wang, direttore del dipartimento di Radiologia all’ospedale pediatrico di Philadelphia, ha studiato a fondo, insieme ad una cerchia di collaboratori, l’organismo, in particolare il sistema respiratorio, di 79 persone, tra cui fumatori e non.

“E' stato a lungo ipotizzato – dichiara Wang - che l'esposizione prolungata al vizio altrui possa causare danni ai polmoni ma, finora, i metodi usati non erano abbastanza sensibili per rilevarli”. Purtroppo i soggetti che più risentono dell’avvelenamento da fumo passivo sono i bambini.

Attraverso un particolare tipo di risonanza magnetica, i ricercatori hanno “fotografato” la diffusione nei tessuti polmonari del gas elio-3, fatto inalare precedentemente ai pazienti, verificando quindi con mano quali potrebbero essere gli effetti del fumo all’interno del nostro corpo.

L’esito dell’esame, effettuato su fumatori e non fumatori, è stato pressoché identico, il ché è un fatto allarmante: ciò significa, infatti, che anche nei fumatori “passivi” è stata riscontrata la presenza di variazioni strutturali dei polmoni quasi uguale a quelle riscontrate su chi, abitualmente, fa uso di sigarette.


28/11/2007 - romagnaoggi.it

Alcol e coca, triste primato nostrano

Studenti piacentini primi in regione per abuso di alcol e cocaina, in percentuale superiore, in quest'ultimo caso, al dato medio nazionale. Sono queste alcune della notizie shock contenute nel rapporto 2006 sulle dipendenze in Emilia Romagna, di cui sono stati presentati alcuni contenuti in Provincia nei giorni scorsi, durante un incontro cui hanno preso parte amministratori del Piacentino, il responsabile del Sert di Piacenza, Antonio Mosti e Franca Francia, della Regione Emilia Romagna per fare il punto della situazione e definire strategie da mettere in campo. Il rapporto 2006 è molto più articolato rispetto agli anni precedenti, e non si limita a prendere in esame solo l'attività dei Sert, ma è stata redatta secondo criteri definiti a livello europeo, per cui risulta possibile un confronto tra stati, regioni, e tra le stesse province dell'Emilia.
Questo ha reso possibile, come si legge all'interno dell'indagine, definire un quadro sull'uso di sostanze in Emilia Romagna in confronto in confronto con le altre regioni e all'interno dei territori delle aziende Usl in merito al consumo cosiddetto "una tantum".


Nei 12 mesi (consumo recente), e nei giorni immediatamente precedenti alle interviste (consumo attuale). In quest'ottica, il rapporto regionale 2006 vede un capitolo dedicato al consumo di sostanze nella popolazione studentesca di età compresa tra i 15 e i 19 anni (indagine Epsad Italia del 2005), che ha visto coinvolti, attraverso interviste, circa 3000 ragazzi emiliano romagnoli, mettendo in luce aspetti interessanti. «Il valore aggiunto di questa ricerca - osserva Antonio Mosti, responsabile Sert dell'azienda sanitaria di Piacenza - sta proprio nell'aver monitorato l'uso di sostanze non tra i giovani utenti dei servizi sanitari, ma tra studenti "normali", consentendo di dare una fotografia della situazione più rispondente alla realtà». In effetti, secondo le indicazioni arrivate dall'indagine Circa il 91, 4% degli intervistati si definisce appartenente ad una categoria socio economica "medio alta", e il 96,4% si ritiene soddisfatto del proprio rapporto con i genitori. Dati in linea con la situazione nazionale, per vedere invece un incremento prendendo in esame il dato relativo all'abuso di alcol: la percentuale dei giovani che riferisce di essersi ubriacata nell'ultimo mese è pari al 32,1%, contro il 31,4 in Italia. Esaminando la situazione piacentina, la nostra provincia è al primo posto in Regione proprio per "uso recente" (negli ultimi trenta giorni). Il 23,1 % degli intervistati riferisce infatti di essersi ubriacato più volte nel corso degli ultimi mesi. Tra i fattori di rischio collegati - fa notare Mosti - figura l'aver partecipato spesso a giochi in cui si spendono soldi, l'essere stati coinvolti in risse e aver avuto rapporti sessuali non protetti". Passando all'uso di cocaina, anche in questo caso la percentuale di utilizzo in Emilia Romagna è leggermente superiore a quella nazionale (5,7% contro 5,3%) per quanto riguarda il consumo "una tantum». Prendendo invece in considerazione il consumo giornaliero, è Piacenza, di nuovo, a vantare questo triste primato (0,25%), sia rispetto alle altre province della Regione, che della media stessa nazionale (0,19%). I fattori di rischio sono simili a quelli dell'abuso di alcol. Rapporti sessuali non protetti, scarsa motivazione nell'andare a scuola, partecipare a giochi dove si spendono soldi. Nel corso della riunione in Provincia, durante la quale è stato presentato il rapporto 2006, è emersa la proposta di istituire "Unità di strada", che coinvolgano azienda Usl, Comuni e privato sociale, da attivare in ogni comune per contrastare il consumo di sostanze stupefacenti e psicotrope.

Paola Pinotti - 28/11/07 - liberta.it

Molesta tutta la notte la sorella badante

Arrestato dalla polizia un peruviano di 31 anni


Imperia - L'uomo, visibilmente ubriaco, ha continuato a suonare, per tutta la notte, il campanello dell'abitazione dov'e' ospite la sorella. Alla fine, ha sfondato la porta di ingresso ,a a quel punto sono intervenuti gli agenti.


Violazione di domicilio e resistenza a pubblico ufficiale sono le accuse che hanno portato in carcere un immigrato peruviano di 31 anni, il quale rischia ora l'allontanamento coatto dal nostro territorio, che la scorsa notte, in preda ai fumi dell'alcol, ha continuato a molestare gli inquilini dell'abitazione dov'era ospita la sorella, una giovane badante, in regola con il permesso di soggiorno. L'uomo ha prima suonato per decina di volte (dalle 2 alle 6) il campanello di casa, in via Mazzini, chiedendo di essere ricevuto; dopodiche', intorno alle 6.30, al rifiuto della sorella di aprirgli la porta, viste le sue condizioni, quest'ultimo ha sfondato la porta di ingresso ma a quel punto e' intervenuta una Volante della Questura che lo ha arrestato, in quanto alla vista degli agenti il giovane si e' scagliato pure contro di loro.


di Fabrizio Tenerelli - 28/11/07 - riviera24.it

"In giro ormai si trova di tutto"

"L'Ice è una droga piscostimolante che tiene svegli e rende aggressivi - commenta Riccardo Gatti, direttore dei Sert di Milano - . Mentre la chetamina, essendo un anestetico - usato per i cavalli, ndr -, ha un efetto dissociativo".

Che diffusone hanno?
"L'ice nelle discoteche, essendo parente dell'ecstasy. Mentre la chetamina, avendo effetti simili all'Lsd, viene usata in casa"

Le droghe dei giovani?
"Alcol, coca e cannabis. Ma anche gli inalanti come il popper. Il problema vero però è la nuova moda del cocktail"

Vale a dire?
"Molto spesso si usano più sostanze assieme. Ecco perché l'emergenza oggi non è la singola sostanza, ma un ventaglio inesauribile di offerte"

Un vero supermarket?
"Dagli ex farmaci, alle droghe sintetiche fino a quelle naturali con il ritorno dell'eroina, si trova di tutto. Ice e chetamina sono due delle tante occasioni di sballo".


D.M - 28/11/07 - city.corriere.it

Esperto: la proposta federale sulle droghe e' insensata

Canada. Edmonton. Nella conferenza sul consumo delle droghe che si svolge ad Edmonton e' stata definita "insensata" la richiesta del Governo canadese di inasprire le leggi sulle droghe.
Mark Kleiman, professore della UCLA( Universita' della California, Los Angeles), alla domanda su cosa si possa fare per contrastare le decisioni del primo ministro Stephen Harper che si allontanano, ad esempio, dai programmi di riduzione del danno aumentando i termini di detenzione, ha risposto: "Non so cosa si possa fare contro queste politiche insensate".
Anche Marliss Taylor, responsabile per la citta' di Edmonton del programma di scambio sicuro delle siringhe per i tossicodipendenti, e' preoccupata delle proposte federali avanzate la scorsa settimana. "Mettere le persone in prigione non risolve la loro tossicodipendenza". Taylor ha anche definito la "guerra alle droghe" come "guerra alle persone".
La proprotsa federale prevede, tra l'altro, che si inaspriscano le condanne verso gli spacciatori affiliati a bande criminali o che usino armi, e Kleiman ha dichiarato che spesso queste politiche sembrano una scelta giusta, ma in generale si sono rivelate fallimentari, auspicando un approccio che minimizzi i rischi, ossia che gli sforzi della polizia siano concentrati alla riduzione della violenza associata alle droghe piuttosto che nel colpire le sostanze di per se'. "A New York, per esempio, i poliziotti sono impegnati nel tenere gli spacciatori lontani dalle strade e mentre le persone si procurano le droghe in altri modi il crimine connesso allo spaccio sulle strade e' praticamente sparito".
Per il professore californiano, la marijuana dovrebbe essere decriminalizzata cosi' che le persone siano libere da coltivarsela da se'. Inoltre fa riferimento all'alto consumo di alcol, chiedendo che i governi lo rendano piu' costoso, tassando ogni bottiglia di birra del 50%. Per la Taylor questa tassazione farebbe dirottare i consumi verso bevande meno costose e sarebbe generalmente sgradita, per Kleiman, al contrario, non dovrebbe interessare la maggioranza delle persone, e se invece "La tassazione ti da' fastidio, vuol dire che sei un alcolista", ha concluso.


28/11/07 - droghe.aduc.it

Alcool e giovani, un binomio mortale

"0,0 per mille per i neopatentati?"


In Germania è stato sancito il divieto di alcol alla guida. Il tema della tolleranza zero è stato al centro oggi a Berna del 9° Forum dell'Ufficio Prevenzione Infortuni (UPI) dedicato al tema «0,0 per mille per i neopatentati?». E dal dibattito è emersa l'urgenza di intervenire "È ora di darsi una mossa, perché qui sono in gioco vite umane"


27/11/2007 - tio.ch

Il dramma dell'alcolismo raccontato dai familiari

Stasera in via Valleggio a Como


«L'alcolismo non colpisce solo l'individuo che abusa di alcol ma coinvolge l'intero gruppo familiare, in particolare i figli». Parte da questa considerazione il lavoro trentennale del gruppo familiare Al-Anon, destinato a parenti e amici degli alcolisti, che stasera propone un momento di incontro con la città nella tradizionale riunione annuale aperta al pubblico.
Le associazioni Al-Anon e Alateen (per gli adolescenti che hanno un familiare alcolista) propongono momenti di confronto e gruppi di auto-aiuto nei quali ciascuno può raccontare la propria esperienza e condividere le difficoltà. I volontari lariani hanno organizzato anche una campagna di informazione nelle scuole superiori del territorio e invitano tutti i dirigenti scolastici interessati a contattare il gruppo per avere chiarimenti e fissare l'incontro con i ragazzi.
Questa sera l'appuntamento è in via Valleggio, accanto alla vecchia chiesa di San Giuseppe, a partire dalle 21. La partecipazione è libera ed è prevista la testimonianza di ragazzi che hanno vissuto in prima persona il dramma dell'alcolismo in famiglia.

Anna Campaniello - 28/11/07 - corrieredicomo.it

Il male oscuro tra i giovani colpisce e uccide

Suicidi giovanili. E' fenomeno molto diffuso, in particolare a Milano. In Lombardia il gesto insano è in forte aumento e sta prendendo una piega preoccupante: ci sono circa 750 casi di tentati suicidi solo a Milano, mentre abbiamo solo, per fortuna e purtroppo, 15 morti.
I più giovani hanno 11 anni; questo male colpisce i preadolescenti, gli adolescenti, sino ai 25 anni, età che un tempo segnava la fine della giovinezza e l'inizio della maturità.
E' solo una questione legata alla psichiatria? E' tipica della difficile situazione dei ragazzi lombardi, stressati sin da piccoli?
Temo di no: dietro c'è un male generazionale, ma che parte da noi adulti.
Basta notare il dilagare delle sostanze stupefacenti, il diffondersi dell'alcolismo tra i ragazzi o meglio, tra gruppi di giovani senza una meta e un senso dell'esistenza.
Lo chiamano il male di vivere, ma non è provocato dalla fatica, dalle difficoltà: Milano è la città con più opportunità di lavoro e di carriera, forse, d'Italia.
E' una città "grigia", per tutti i provinciali, come me, che odiano l'anonimato, le folle frettolose e indifferenti.
Sì, se si cade a Milano, ma non solo in questa città, si può restare al suolo: nessuno si avvicinerà a soccorrerti, forse neppure perderanno il tempo di una telefonata al 118.I ragazzi crescono e trovano... nulla: amicizia, affetti, simpatie, cordialità restano lontano da loro.
Le famiglie, quando ci sono, sono impotenti.
Dietro a questi atti estremi non ci sono, quasi mai, tragedie importanti, grandi sofferenze, ma solo piccole difficoltà, qualche fallimento piccolo, piccolo, qualche dolore di cuore, comune all'età: non c'è nulla di terribile.
E' la depressione che rende tutto bigio, nebbioso, insuperabile.
Sì, a questo punto non si può che cercare le colpe nella ...cultura dominante, quella dei vincitori, quella del successo e dei guadagno facile, per i migliori, quella che emargina e disprezza i perdenti o presunti tali.
Tutto questo pesa sulle menti più sensibili e fragili, su chi ha poco o nulla nella vita, non intendo economicamente, ma umanamente: quello che terrorizza i giovani, quelli di oggi e quelli di uno, due o tre decenni fa, è la normalità, quotidiana e banale, con le sue fatiche e le sue tante piccole sconfitte, qualche mediocre successo e basta.
E' preferibile la morte a tutto questo?
Io temo che in troppi, ragazzi o non più tali, siano diventati daltonici: non riescono più a vedere i colori dell'esistenza.
Cosa intendo?
Semplicemente far notare che c'è ancora, da qualche parte, un po' di gioia, un pizzico di schiettezza, qualche risata sincera: non serve molto di più per esserefelici... o quasi.


di Arduino Rossi - 28/11/07 - agenfax.it

Due patenti ritirate per guida in stato di ebbrezza

L’aumento degli incidenti stradali nel corso del fine settimana, uno dei quali ha registrato anche una vittima, ha portato ad una intensificazione dei controlli su tutta la rete stradale da parte delle pattuglie della Compagnia di Busto Arsizio. Numerosi i posti di controllo attivati nei punti di maggiore pericolosità e all’uscita dai locali pubblici.

Oltre cento le autovetture controllate, diverse le contravvenzioni elevate per violazione delle norme del Codice della Strada. Tra gli automobilisti fermati, anche un cittadino di origine marocchina, 30enne e residente a Lonate Pozzolo, che all’esito degli esami effettuati dai militari della locale Stazione Carabinieri ha evidenziato un tasso alcolemico nel sangue di circa il doppio rispetto ai limiti fissati per legge. Sulla base di tali risultanze, alla persona è stata immediatamente ritirata la patente di guida ed è scattata la denuncia all’Autorità Giudiziaria per guida in stato di ebbrezza alcolica. Gli stessi provvedimenti sono stati adottati nei confronti di un ventenne di Tradate, controllato la scorsa notte dai Carabinieri di Castellanza. Positivo al test dell’etilometro, è stato sorpreso alla guida con un tasso alcolemico nel sangue superiore di quasi tre volte ai limiti di legge.

28/11/07 - varesenews.it

Ubriaco alla guida

Era completamente ubriaco un rumeno di 41 anni fermato dai carabinieri di Montelupo Fiorentino per un normale controllo.

L'automobilista e' apparso palesemente alterato, passando da momenti di euforia esagerata a momenti di difficolta' motorie. La prova dell'etilometro ha rilevato un tasso alcolemico superiore di tre volte a quello consentito dalla legge. L'uomo inoltre e' risultato sprovvisto di patente di guida e l'auto su cui viaggiava non era stata sottoposta a revisione ne' aveva copertura assicurativa. All'interno della vettura sono stati trovati due coltelli, di tipo proibito, che sono stati sequestrati. L'uomo e' stato denunciato per guida in stato di ebbrezza e porto abusivo di armi bianche.


27/11/2007 - toscanatv.com

Droga e guida in stato d'ebbrezza

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Viterbo hanno effettuato una perquisizione domiciliare a carico di un 41enne, cittadino tunisino, il quale è stato trovato in possesso di circa 2 grammi di hashish, nonchè di un contrassegno di identificazione di un ciclomotore, risultato rubato nello scorso settembre in danno di un 43enne del capoluogo.
Il cittadino tunisino, oltre ad essere segnalato per il possesso della droga, è stato deferito per ricettazione.

Carabinieri di Orte, fortemente impegnati nel controllo dell’immigrazione clandestina, hanno arrestato un cittadino albanese, 25enne, ed un cittadino indiano, 32enne, entrambi risultati inottemperanti ad un decreto di espulsione emesso nei loro confronti.

I Carabinieri di Ronciglione, e precisamente quelli delle Stazioni di Oriolo Romano, Sutri, Barbarano Romano e Monte Romano, hanno denunciato per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti un 25enne di Amelia, il quale è stato segnalato alla competente Prefettura unitamente ad un 23enne, sempre della provincia di Terni, per detenzione e porto di coltello di genere proibito un 25enne, cittadino francese, un 24enne di Roma ed un 22enne della provincia di Nuoro,

Inoltre, i Carabinieri di Vejano, in collaborazione con quelli di Barbarano Romano, hanno tratto in arresto un cittadino della Repubblica di Georgia, 27enne, per non aver ottemperato ad un decreto di espulsione emesso nei suoi confronti, denunciato un 32enne, cittadino della Federazione russa, il quale, oltre ad non aver esibito documento validi a giustificare la sua presenza sul territorio nazionale, è stato trovato in possesso di un coltello di genere proibito ed di arnesi atti allo scasso.


27/11/2007 - tusciaweb.it

In crescita l'infezione da HIV fra gay e trans

Se fino al 2000 l’incidenza dell’HIV era scesa drasticamente grazie al lavoro delle associazioni gay-lesbiche, oggi i dati del contagio registrano un vero e proprio abbassamento della guardia nella popolazione omosessuale e trans, seppure con numeri inferiori al livello di infezioni della popolazione eterosessuale.» Lo fa sapere il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, che oggi ha presentato il Progetto Coroh: Prendersi cura di sé migliora la salute di tutti.
Promosso e finanziato dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito del VI Programma Nazionale di Ricerca sull’AIDS il Coroh nasce con una sinergia fra varie organismi: oltre al Mario Mieli partecipani, infatti, anche IFO San Gallicano e Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata - Centro AIDS.


L'obiettivo è quello di tenere alta la soglia di attenzione sui comportamenti a rischio che sono causa dell’aumento di nuove infezioni registrate: dal 1985 al 2000 la progressione della malattia era intorno al 4% mentre dal 2000 a oggi la percentuale si è impennata fino a raggiungere il 12%.


«L’introduzione delle nuove terapie (HAART) - rende noto il Mario Mieli - ha ridotto notevolmente il numero dei casi di AIDS e la mortalità associata e ha fortemente migliorato la qualità della vita delle persone con HIV; per contro si è sviluppato, anche nei soggetti più informati sulle modalità di trasmissione del virus, un calo di attenzione nei confronti dei rischi di infezione. Sono al pari responsabili del fenomeno abitudini sessuali sempre più diffuse come l’uso, durante i rapporti, di sostanze finalizzate alla perdita del controllo. Inoltre si è registrato un concomitante aumento dell’incidenza di altre infezioni a trasmissione sessuale (focolai di sifilide a Roma e Milano nella popolazione omosessuale maschile)».


Per questo, accanto all’attività di sensibilizzazione, «l’obiettivo dell’iniziativa è la formazione di una coorte estesa di persone omosessuali e transessuali su cui monitorare l’incidenza dell'infezione da HIV mediante un Sistema di Sorveglianza Avanzato. Al test HIV si affiancano inoltre i test che riguardano le altre infezioni a trasmissione sessuale, come la sifilide.»


Duplice il fronte di azione del Mario Mieli, che in questa sua attività sarà sostenuto dalla presenza della Pina di Radio Deejay: «un’azione di prevenzione e informazione (portata avanti in vari modi: per esempio attraverso la storica linea di assistenza telefonica del circolo e l’intervento degli operatori volontari del progetto nei luoghi di incontro e di svago) e un’azione di reclutamento di persone omosessuali e transessuali disposte a sottoporsi allo screening. Si punta inoltre a ridurre delle barriere di accesso e la diffidenza nei confronti del test.»


27 Novembre 2007 - gay.it

Chiesa e pedofilia, arresti e ritrattazioni

Due storie emblematiche sul fenomeno della pedofilia. A Brescia, è stato arrestato il vicedirettore del seminario, mentre a Palermo uno degli accusatori dell'ex parroco di Santa Lucia ha ritrattato tutto. La cautela è d'obbligo.

La Chiesa torna a fare i conti con accuse pesanti di pedofilia rivolte ad un sacerdote. Ieri, a Brescia, è stato arrestato il vicedirettore del seminario diocesano. Don Marco Baresi, di 38 anni, è accusato di violenza sessuale aggravata ai danni di un minore di 14 anni e di detenzione di materiale pedopornografico. Vicenda che ha sconvolto la città e lo stesso vescovo che ha definito "forte e dolorosa" la decisione della magistratura. In una nota diffusa oggi, il presule, insieme al vicario generale mons. Francesco Beschi, auspica "che si giunga il più rapidamente possibile a chiarire i fatti e le responsabilità".

"La notizia che abbiamo appreso - spiegano il vescovo e il vicario generale - ci addolora profondamente. Don Marco Baresi è un sacerdote conosciuto e stimato da moltissime persone. Gli incarichi che gli sono stati affidati sono espressione e riconoscimento di una stima diffusa e avvalorata. Il grave tenore delle accuse deve essere attentamente valutato. Il dramma di chi è vittima di pedofili non può essere in alcun modo sottovalutato e tanto meno eluso a maggior ragione se coinvolge sacerdoti, ma la delicatezza della situazione di chi si trova accusato di una colpa tanto grave ed è innocente è pure di grande portata". In ogni caso, "manifestiamo la nostra vicinanza a don Baresi, alla sua famiglia, al Seminario e a tutte le persone coinvolte".

Fermezza ma anche cautela, dunque, e soprattutto l'invito a non generalizzare. Ha chiarito monsignor Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra: "La Chiesa non ha peli sulla lingua e se verrà dimostrato che questo sacerdote avrà sbagliato, sarà condannato. In ogni caso la Chiesa non va criminalizzata anche se attualmente è in atto una strategia diabolica volta a colpirla nel suo complesso. Ma non si può gettare fango su tutti per qualche mela marcia". Anche perché quando si parla di questi temi ci si muove spesso in un terreno minato. L'ultimo esempio arriva da Palermo, dove i presunti testimoni degli abusi di padre Paolo Turturro, ex parroco antimafia della parrocchia di Santa Lucia, hanno ritrattato tutte le accuse a due di distanza dalla denuncia.

Il teste aveva sostenuto di avere assistito a uno dei due episodi contestati al religioso, un abuso sessuale in parte consumato. Sentito ieri in aula, dai giudici della seconda sezione del Tribunale di Palermo, presieduta da Antonio Prestipino, il ragazzino, oggi sedicenne, ha detto di essersi inventato tutto e di averlo fatto per sottrarsi a un interrogatorio che sarebbe stato particolarmente stringente. Anche la madre del teste ha smentito se stessa e le proprie dichiarazioni rese durante l'audizione davanti alla polizia e al pm, in fase di indagini. Il pm Alessia Sinatra ha prodotto i verbali e si è riservata di chiedere la trasmissione degli atti di udienza, per procedere eventualmente contro i due testi.

di Mattia Bianchi/ 28/11/2007 - korazym.org

Violenza sessuale, ispettore ps rinviato a giudizio

27/11/2007 - Un ispettore di polizia in forza alla questura di Siena e' stato rinviato a giudizio perche' accusato di violenza sessuale, peculato e minacce.

Le accuse riguardano fatti avvenuti tra il 2003 e il 2005, a Siena, nel corso di alcune indagini su traffico e spaccio di stupefacenti nel capoluogo toscano. Secondo quanto appreso, sono quattro i ragazzi, tutti ventenni, che accusano l' ispettore: due di loro, un ragazzo e una ragazza lo accusano, tra l' altro, di violenza sessuale. Secondo l' accusa, l'ispettore si sarebbe anche appropriato di un certo quantitativo dello stupefacente sequestrato durante l' indagine. La prima udienza e' prevista per il primo aprile 2008.


27/11/2007 - toscanatv.com

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