Conigliera Rai

La Rai non è soggetta a interferenze politiche. Va detto. E’ invece un ambiente familiare di figli, padri, cugine, cognati e nuore. Impermeabile ai partiti. Un blocco di relazioni indistruttibile che sopravvive a qualunque governo. Con matrimoni combinati sin dalla nascita tra i figli di capostrutture e di programmisti. Una difesa naturale dall’ingerenza della politica e anche della libera informazione. Una riaffermazione dei valori della famiglia e dell’impiego statale. L’elenco che pubblico è in rete da tempo. E’ probabile che sia incompleto o in parte superato. E che tra relazioni affettuose e accoppiamenti dei circa 11.000 dipendenti del gruppo , all’interno e all’esterno della struttura, il numero dei figli di, nipoti di, cognati di, sia proliferato. Un po’ come avviene nelle conigliere.


Figli (f):

Tinni Andreatta, responsabile fiction di Raiuno, (f) dell'ex ministro dc Beniamino. Natalia Augias, Gr, (f) del giornalista e scrittore Corrado. Gianfranco Agus, inviato, (f) dell'attore Gianni. Roberto Averardi, Gr, (f) di Giuseppe, ex deputato Psdi. Francesca Barzini, Tg3, (f) dello scrittore e giornalista Luigi junior. Bianca Berlinguer, conduttrice del Tg3, (f) di Enrico, segretario del Pci. Barbara Boncompagni, autrice, (f) di Gianni. Claudio Cappon, direttore generale, (f) di Giorgio, ex direttore generale dell'Imi. Antonio De Martino, Gr, (f) dell'ex ministro socialista Francesco. Antonio Di Bella, direttore Tg3, (f) di Franco, ex direttore del "Corriere della Sera". Claudio Donat-Cattin, capostruttura Raiuno, (f) dell'ex ministro democristiano Carlo. Jessica Japino, programmista regista delle edizioni di "Carramba", (f) di Sergio. Giancarlo Leone, amministratore delegato di Rai Cinema e responsabile della Divisione Uno, (f) dell'ex presidente della Repubblica Giovanni. Marina Letta, contrattista a tempo determinato, (f) di Gianni, sottosegretario alla Presidenza a Palazzo Chigi. Pietro Mancini, Gr, (f) del socialista Giacomo. Maurizio Martinelli,Tg2, (f) del giornalista Roberto. Stefania Pennacchini, Relazioni istituzionali Rai, (f) di Erminio, ex sottosegretario Dc. Claudia Piga, Tg1, (f) dell'ex ministro dc, Franco. Francesco Pionati, notista politico del Tg1, (f) dell'ex sindaco di Avellino. Alessandra Rauti, redattore del Gr, (f) di Pino, segretario del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore. Silvia Ronchey, autrice e conduttrice di programmi, (f) di Alberto, ex ministro dell'Ulivo ed ex presidente di Rcs. Paolo Ruffini, direttore Gr, nipote del cardinale e (f) di Attilio, ex deputato e ministro dc. Sara Scalia, capostruttura di Raidue, (f) della giornalista Miriam Mafai. Maurizio Scelba, Tg1, (f) di Tanino, ex portavoce del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Mariano Squillante, ex corrispondente da Londra, poi a RaiNews 24, (f) dell'ex giudice Renato. Giovanna Tatò, Raitre, (f) di Tonino, consigliere di Enrico Berlinguer. Carlotta Tedeschi, Gr, (f) di Mario, senatore Msi. Daniel Toaff, capostruttura e autore della ‘Vita in diretta’, (f) dell 'ex rabbino di Roma, Elio. Stefano Vicario, regista di Giorgio Panariello, (f) del regista cinematografico Marco. Rossella Alimenti, Tg1, (f) di Dante, ex vaticanista Rai. Paola Bernabei, Ufficio stampa, (f) dell'ex direttore generale della Rai, Ettore, proprietario della società di produzione Lux. Giovanna Botteri, Tg3, (f) di Guido, ex direttore sede Trieste Rai. Manuela De Luca, conduttrice Tg1, (f) di Willy, ex direttore generale Rai. Giampiero Di Schiena, Tg1, (f) di Luca, ex direttore dc del Tg3. Annalisa Guglielmi, sede Rai di Milano, (f) di Angelo Guglielmi, ex direttore di Raitre. Piero Marrazzo, conduttore di ‘Mi manda Raitre’, (f) dello scomparso giornalista Giò. Simonetta Martellini, Raiuno, (f) di Nando, radiocronista sportivo. Luca Milano, dell' ufficio contratti, (f) di Emanuele, ex direttore Tg1 ed ex vice direttore generale. Barbara Modesti, Tg1, (f) dell'annunciatrice Gabriella Farinon e del regista Rai Dore. Monica Petacco,Tg2, (f) di Arrigo, storico e consulente di programmi Rai. Andrea Rispoli, Raidue, (f) del conduttore Luciano, ex Rai. Fiammetta Rossi, Tg3, (f) di Nerino, ex direttore del Gr2, e moglie del ex segretario dell'Usigrai, Giorgio Balzoni, caporedattore al politico del Tg1. Cecilia Valmarana, (f) di Paolo, uno dei padri del cinema coprodotto dalla Rai, nella struttura di RaiCinema. Paolo Zefferi, (f) di Ezio, giornalista, è a Rainews 24.


Fratelli (fr) e sorelle (s):

Angela Buttiglione, direttore dei Servizi Parlamentari, (s) di Rocco, segretario del Cdu. Nicola Cariglia, sede Rai di Firenze, (fr) di Antonio, ex segretario del Psdi. Silvio Giulietti, telecineoperatore nella sede Rai di Venezia, (fr) di Giuseppe, uomo Rai e Usigrai, ex responsabile dell'informazione dei Ds. Max Gusberti, vice di Stefano Munafò a Raifiction, (fr) di Simona, capostruttura di Raidue. Sandro Marini, Tg3, (fr) di Franco, ex segretario del Ppi. Giampiero Raveggi, capostruttura di Raiuno, (fr) dell'ideatore del programma "Odeon" Emilio Ravel (nome d'arte). Antonio Sottile, programmista regista di "Linea Verde'', (fr) di Salvo, portavoce di Gianfranco Fini. Maria Zanda, capo della segreteria di Roberto Zaccaria, (s) di Luigi, ex responsabile dell'Agenzia del Giubileo.


Mogli e mariti (m):

Milva Andriolli, sede Rai di Venezia, è l'ex (m) di Silvio Giulietti, fratello di Giuseppe. Anna Maria Callini, dirigente alla segreteria di Raidue, (m) di Gianfranco Comanducci, vice direttore della Divisione Uno. Roberta Carlotto, direttore Radiotre, (m) dell'ex esponente Pci Alfredo Reichlin. Sandra Cimarelli, Palinsesto Raidue, (m) di Franco Modugno, direttore dei Servizi immobiliari Rai. Antonella Del Prino, collaboratrice a "La vita in diretta", (m) del giornalista Oscar Orefice. Simona Ercolani, autrice di programmi Rai, (m) del giornalista Fabrizio Rondolino, ex portavoce di Massimo D'Alema. Paola Ferrari, conduttrice, (m) di Marco De Benedetti. Anna Fraschetti, vice del capo ufficio stampa Bepi Nava, (m) di Mario Colangeli, vice direttore Tg3 e sorella di Luciano, quirinalista Tg3. Giovanna Genovese, compagna di Sergio Silva, padre della ‘Piovra’ è delegata alla produzione. Ginevra Giannetti, consulente Rai International, (m) di Altero Matteoli, ministro dell'Ambiente, An. Giuseppe Grandinetti, Gr, (m) della senatrice verde Loredana De Petris. Francesca Manuti, produttrice di "Sereno variabile" di Raidue, (m) di Paolo Carmignani, vicedirettore Raidue. Lucia Restivo, capo struttura Raidue, (m) di Sergio Valzania, direttore Radiodue. Anna Scalfati, Tg1, conduttrice di programmi, (m) di Giuseppe Sangiorgi, membro dell'Authority ed ex portavoce di De Mita. Cristina Tarantelli, Servizi Parlamentari, (m) di Carlo Brienza, RaiSport. Daniela Vergara, anchorwoman del Tg2, (m) del conduttore Luca Giurato.


Nipoti (n), cognati (c) e vari:

Ferdinando Andreatta, dirigente di Rai- Way, (n) di Nino. Guido Barendson, conduttore Tg2, (n) di Maurizio. Aldo Mancino, dirigente RaiWay (n) dell'ex presidente del Senato, Nicola. Giuseppe Saccà, (n) di Agostino, direttore di Raiuno, nell'orchestra del programma di Raiuno ‘Torno sabato-La lotteria'. Adriana Giannuzzi, ufficio Diritti d'autore, (c) dell'ex senatore ed ex membro del Csm Ernesto Stajano e moglie del vicedirettore della Divisione Due Luigi Ferrari. Alfonso Marrazzo, Tg2, cugino di Piero. Marco Ravaglioli, Tg1, marito di Serena Andreotti, figlia di Giulio. Tommaso Ricci, Tg2, (c) di Angela e Rocco Buttiglione. Carlotta Riccio, regista, (c) di Claudio Cappon direttore generale Rai. Luigi Rocchi, dirigente area Business&development, genero di Biagio Agnes. Laura Terzani,Tg3, nuora di Antonio Ghirelli.

- Richiesta di integrazione: Milva Andriolli è entrata in RAI per concorso (bandito dall'azienda nel '88) e ha incontrato il futuro e poi ex marito Silvio (e futuro e poi ex cognato Beppe) solo nel '92 con l'assunzione presso la sede di Venezia il 2 marzo 1992 (il matrimonio il 26 agosto 1992).

- L'avv. Luca Silvagni, legale del dott. Stefano Ziantoni, comunica quanto segue: "Contrariamente a quanto sino ad oggi pubblicato nella lista denominata "Conigliera RAI" preciso che Stefano Ziantoni non è figlio di Violenzio, ex presidente della provincia di Roma". Ne prendo atto, invitando gli utenti del blog a fare altrettanto.


8 Settembre 2006 - beppegrillo.it

Grave violenza ai danni di bambini

Ma non fanno notizia


Scrive Anna Maffei, presidente Unione cristiana evangelica battista d'Italia: "Solo successivamente abbiamo appreso la notizia di un raccapricciante fatto di cronaca che ha avuto luogo a Roma nel quartiere di Torre Bella Monaca martedì 20 novembre".


" Alle ore13 circa nei pressi di una scuola, in vialeSanta Rita da Cascia, mentre stavamo attraversando la strada alcune persone, e fra queste dei bambini, un'auto investiva in pieno sulle strisce pedonali Marinela Martiniuc, rumena, 28 anni, con il suo piccolo Elias di 4 mesi, in carrozzina e sua nipote Adina Burlaci di 12 anni. L'auto era guidata da un cittadino Italiano in evidente stato di ebbrezza, appena uscito di prigione".


"Il bambino è stato sbalzato per circa 20 metri e è stato ricoverato in condizioni critiche presso al Policlinico Casilino Villa Irma. La giovane madre ha riportato lesioni su tutto il corpo e ha avuto una perdita totale di memoria per più di 24 ore. La nipotina Adina ha subito lesioni multiple particolarmente alle gambe. Il neonato è stato successivamente dimesso, la madre invece è ancora ricoverata in condizioni critiche"


" Alla luce di questo fatto ci chiediamo come mai nessun organo di stampa ha riportato questo gravissimo episodio in cui le vittime erano rumene e il responsabile era un Italiano sotto l'effetto di alcol e forse di droghe. Notizie simili in cui però i ruoli figuravano invertiti sono state riportate con grande enfasi mediatica nelle ultime settimane e mesi. Noi siamo venuti ha conoscenza di questa notizia tramite il pastore Emanuel Besleaga, fratello della giovane vittima. A partire da questo concreto caso di black out delle informazioni, vogliamo invitare tutti a una riflessione sul ruolo dei media per la costruzione del clima di insicurezza e di crescente intolleranza e xenofobia fra la gente comune".


27/11/07 - comincialitalia.net

Cori. Guida in stato di ebbrezza

A Cori, i Carabinieri sono intervenuti in seguito ad un sinistro stradale verificatosi l’altra sera alla periferia del paese. Il sinistro, in verità non particolarmente grave, ha coinvolto due autovetture guidate da altrettanti residenti. Uno di essi, 36enne impiegato, è sembrato alquanto “alticcio” ai militari, motivo per il quale è stato sottoposto ad accertamento a mezzo “etilometro”. I sospetti così hanno trovato conferma. L’uomo stava guidando sotto l’effetto dell’alcol. Per lui è scattato l’immediato ritiro della patente e la denuncia all’Autorità Giudiziaria.

Roberta Colazingari - 27/11/07 - parvapolis.panservice.it

Baby-cubiste ed infanzia negata

Cari Italians, l’infanzia negata è una vecchia categoria sociologica: i bambini costretti a lavorare in alcuni Paesi del mondo dove manca il rispetto per l’innocenza (e la povertà non offre alternative); ma anche i fanciulli che vivono nelle regioni in guerra costretti spesso a imbracciare il fucile. Ma oggi – ed è una riflessione amara in coincidenza con la giornata mondiale dell’infanzia (celebrata ieri) – si aggiunge un’altra tipologia di minorenni condannati all’infelicità. Sono le ragazzine e i ragazzini che (a 12-14 anni) svendono la loro età, mutuando quanto di peggio c’è nel mondo dei fratelli più grandi: discoteche con la musica a palla, relazioni sessuali occasionali (qualche volta a pagamento), canne e sniffate, uso e abuso di alcol. È stato il ministro dell’Interno Amato a denunciare uno spicchio di questo fenomeno: le adolescenti costrette a prostituirsi per pagare i debiti di gioco, loro o dei loro amichetti. La punta dell’iceberg. Il sabato pomeriggio le discoteche sono affollate di ragazzine che arrivano vestite da adolescenti e nelle toilettes si trasformano in adulte, con minigonne, top semitrasparenti e trucco più o meno vistoso, per occupare i cubi e sedurre i loro coetanei. Le famiglie tradizionali si sono sfaldate, i controlli pure, e i modelli che la televisione (cioè noi adulti) proponiamo ai nostri figli (ancora piccoli) sono le veline e i calciatori. I baby-operai possono sperare che i loro figli avranno una vita migliore. Per i figli delle baby-cubiste l’infanzia rischia di essere definitivamente cancellata.

Riccardo Mancini, rick-74@libero.it - 27/11/07 - corriere.it

Locali, dai Ds guerra ai "funghi"

Dopo l'alcol da asporto e gli orari notturni, i Ds lanciano una battaglia che fa subito infuriare i locali della notte: quella contro i "funghi" riscaldanti che si usano d'inverno all'aperto. Dal Comune di Bologna è partita un'iniziativa politica per cancellarli insieme ad altre pratiche poco ecologiche di certi pubblici esercizi e negozi, come l'uso disinvolto dell'aria condizionata in estate. È stato il capogruppo Ds Claudio Merighi ad annunciare ieri in commissione Territorio un ordine del giorno di maggioranza per invitare la giunta ad arrivare in tempi certi a una soluzione con i commercianti.


27/11/07 - city.corriere.it

Premio a Sirchia

Aila, un premio a Sirchia per la legge anti-fumo e la campagna contro l'obesita'


Sono state sette personalità a ricevere, ieri presso il Chiostro del Bramante di Roma, il premio Aila "Progetto donna", giunto quest'anno alla VI edizione.

Il premio è indetto dalla Fondazione Aila Onlus per la lotta contro l'artrosi e l'osteoporosi e riservato alle personalità che si sono distinte con la loro attività a favore della donna..

A ricevere il premio (una scultura che rappresenta un sinuoso corpo di donna), sono stati Daniela Paola Viglione, presidente Agi per le iniziative editoriali a favore della donna; Girolamo Sirchia, ex ministro della Salute per la legge contro il fumo e la campagna contro l'obesità; padre Paolo Scarafoni, rettore dell'università Europea di Roma per la promozione del master "Donna cultura e società"; Lella Costa, per l'impegno nella lotta contro l'osteoporosi; Augusta Lagostena Bassi, avvocato, per la lotta alla violenza sessuale sulle donne; Cesara Buonamici, per l'impegno professionale senza rinunciare al ruolo di donna; la cantante e attrice Serena Rossi per l'immagine che rappresenta le nuove generazioni.

La cerimonia di premiazione è stata preceduta da una tavola rotonda dal titolo "Stili di vita: un investimento per la salute". "Fumo, alcool, obesità e magrezze patologiche quali l'anoressia - ricorda Francesco Bove Presidente dell'Aila - costituiscono una seria minaccia per la salute, favorendo l'instaurarsi di patologie come l'artrosi e l'osteoporosi o aggravandone il decorso". Tra i consigli per combattere queste patologie il movimento, un'alimentazione ricca di calcio e l'equilibrio nel peso.

''Si vive più a lungo ed è necessaria una maggiore cura del nostro corpo - afferma Francesco Bove, presidente dell’Aila - ed in particolar modo della nostra struttura scheletrica e articolare con una specifica attenzione agli stili di vita per la prevenzione''.

La prevenzione, è stato ricordato nel corso della tavola rotonda, sarà sempre più un elemento fondamentale nelle politiche del nostro paese perché con l'aumento della popolazione anziana, grazie all'allungamento della speranza di vita, la cura dei cittadini sarà sempre più gravosa per i governi. La prevenzione e i giusti stili di vita sono quindi un diritto ma anche un dovere dei cittadini.

"Parlando di prevenzione delle malattie, attraverso un corretto stile di vita, credo sarebbe giusto abbassare il prezzo di frutta e verdura, che costano troppo.
Colpevolizzare solo il singolo cittadino per la sua obesità è sbagliato se poi le istituzioni non intervengono, ad esempio, sul prezzo degli alimenti più salubri". E' l'opinione di Girolamo Sirchia, ex ministro della salute. Sirchia ha ricordato l'anomalia del nostro paese che spende molto denaro per il welfare, orientandosi però più sulle pensioni che sulla sanità e sulla salute dei cittadini. Proprio per dare un diverso indirizzo alle politiche del welfare, ha ricordato Donato Greco (capo dipartimento prevenzione e comunicazione del ministero della salute) il ministero della salute ha avviato a maggio il programma "Guadagnare salute": un'iniziativa nazionale di informazione, comunicazione ed educazione su quattro fattori di rischio (e le modalità per contrastarli): fumo, alcol, scarsa attività fisica, dieta scorretta.

La Fondazione AILA Onlus per la lotta all’artrosi e osteoporosi, da più di 10 anni, si batte per una migliore conoscenza ed una maggiore sensibilizzazione da parte dei cittadini e delle istituzioni nei confronti di queste due patologie altamente invalidanti. Con la percentuale di anziani più alta in Europa, l’Italia è colpita in maniera dilagante dall’osteoporosi che interessa il 13% della popolazione femminile tra i 50 e i 59 anni, il 28% di quella tra i 60 e i 69 anni, addirittura il 42% delle donne italiane tra i 70 e i 79 anni.


27/11/07 - rainews24.rai.it

Aids, raddoppia il numero di contagi in Europa

Il numero di persone col virus Hiv dell'Aids e' raddoppiato negli ultimi sei anni in Europa e a preoccupare e' il fatto che piu' della meta' di queste persone non sono consapevoli di avere contratto la malattia. Ne discutono a Bruxelles rappresentanti dell'Ue, dell'Onu, esperti e responsabili politici nell'ambito dell'iniziativa "Hiv in Europa 2007", che ha come obiettivo quello di far passare il messaggio dell'importanza di una diagnosi precoce e di una tempestiva terapia, anche per evitare il rischio di contagio.

Sono circa 760.000 le persone che hanno contratto il virus dell'Hiv nell'Unione europea e le persone che non sono a conoscenza del loro stato hanno una probabilita' tre volte maggiore di trasmettere il virus rispetto alle persone alle quali la malattia e' stata diagnosticata.

Secondo quanto riferito da Jens Lundgren, dell'Universita' di Copenhagen, circa 300.000 persone sono morte negli ultimi dieci anni in Europa per il ritardo col quale e' stata loro diagnosticata la presenza del virus. Secondo gli organizzatori del seminario questo ritardo sta diventando un vero problema in Europa e la situazione sta peggiorando. In base ad uno studio europeo, i cui dati saranno resi noti il prossimo anno, il 30% delle persone scoprono di avere contratto l'Hiv quando gia' avrebbero dovuto essere sottoposte alla terapia antiretrovirale.

Ton Coenen, di Aids Action Europe, ha rilevato che "i test precoci e l'assistenza per persone con l'Hiv varia drammaticamente in Europa. Questo indica la necessita' di un piano d'azione regionale e una riduzione della discriminazione e della criminalizzazione delle persone che hanno contratto il virus".


Roma 26 novembre 2007 - rainews24.rai.it

Psichiatria: Suicidi Giovanili

Lombardia 'Maglia Nera' In Italia


Milano, 26 nov. (Adnkronos Salute) - In 7 casi su 10 soffrono di un disagio psichico spesso incompreso, e in uno su 5 fanno uso di cannabis o cocaina. Ma molte volte le loro vite si spezzano senza una ragione apparente, fulmini a ciel sereno che finiscono 'archiviati' tra i misteri della cronaca nera italiana. Il suicidio giovanile è un dramma in crescita e la Lombardia detiene il triste primato nazionale del maggior numero di ragazzi fra gli 11 e i 24 anni che decidono di farla finita, con punte massime intorno ai 16 anni. E in regione a indossare la 'maglia nera' è proprio l'area di Milano e provincia, dove i casi arrivano a 1.000-1.500 ogni anno. Un gesto estremo che, quando fallisce e non viene gestito al meglio, viene ripetuto nel 50% dei casi entro i primi due anni. A ricordare i numeri dell'emergenza, oggi a Milano, è Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Psichiatria dell'ospedale Fatebenefratelli cittadino.


Un anno fa l'azienda meneghina, unica in Italia e prima nella Comunità europea, ha infatti attivato un servizio sperimentale integrato per il 'Trattamento acuto di soggetti adolescenti con tentato suicidio': un'alleanza fra diverse strutture dell'ospedale (Psichiatria, Pediatria, Medicina d'urgenza-Pronto soccorso) e i terapeuti del Crisis Center dell'Amico Charly Onlus, associazione attiva da anni nel sostegno ai giovani e alle famiglie colpite. "Il progetto pilota - sottolinea Mariagrazia Zaniboni, presidente dell'Onlus - ha lanciato un modello esportabile, ora in fase di avvio anche a Venezia e in Sicilia". E a Milano, ha permesso in questi mesi la presa in carico di 16 giovani 13-21enni, 8 maschi e 8 femmine, per il 31% stranieri: "Il 24% non mostrava alcun disturbo psicologico - dice Mencacci - Sei avevano già tentato il suicidio, ma solo tre erano entrati in contatto con psichiatri o psicologi. Undici sono stati inviati ad Amico Charly per un programma di supporto ad hoc, mentre 5 sono stati indirizzati a esperti o a strutture pubbliche".


Il percorso attivato dal Fatebenefratelli di Milano parte dal Pronto soccorso. "Il primo passo - evidenzia Mencacci - è quello di riconoscere la gravità del gesto non appena il ragazzo che ha tentato il suicidio arriva in ospedale, perché in molte strutture questi casi vengono sottovalutati". Il comportamento dei pazienti viene cioè 'etichettato' come un gesto dimostrativo, la voglia di attirare l'attenzione di amici e familiari. Nella Pediatria del centro meneghino, invece, ci sono due letti dedicati per tenere in osservazione il ragazzo. Quindi "vengono attivate le cure mediche e psicologiche più opportune - continua lo psichiatra - Si aiuta il giovane a prendere atto del proprio gesto e poi si prende in carico l'intero nucleo familiare". Il 44% dei ragazzi assistiti dal nuovo servizio, infatti, aveva una cosiddetta familiarità psichiatrica positiva (problemi psicotici in famiglia), e sempre il 44% aveva genitori separati o divorziati. Il 19% consumava cannabis o coca, e nel 75% di casi all'origine c'era un disagio di vario genere: disturbi di personalità (24%), ansioso-depressivi (12%), psicotici (6%) o disturbi depressivi e della personalità associati (34%). E proprio alla luce di questi dati, "tutti i ragazzi che sono giunti in Pronto soccorso dopo un tentativo di suicidio sono stati inviati a specialisti della salute mentale per proseguire il trattamento", ribadisce Mencacci.


Apprezzamento per la partnership Fatebenefratelli-L'Amico Charly arriva anche dall'assessore lombardo alla Sanità, Luciano Bresciani. "La Lombardia - conferma - è una delle aree europee a maggior rischio di tentato suicidio fra i giovani. Da qui la necessità di prevenzione e l'impegno della Regione Lombardia, che per questo progetto ha stanziato 450 mila euro in tre anni".


26 novembre 2007 - it.notizie.yahoo.com

Abusò di sua figlia per 5 anni, condannato

Roma, 26 novembre 2006- Ha abusato di sua figlia per cinque anni. L'incubo per Beatrice è iniziato quando aveva 11 anni, solo a 16 arriva il coraggio di parlare: per confidare alla sua amica del cuore gli abusi sessuali cui il padre l'aveva costretta, la ragazza fa riferimento al testo di una canzone nella quale si parla di una ragazza violentata. Oggi, l'uomo, un peruviano di 57 anni, è stato condannato a nove anni di reclusione dalla nona sezione del tribunale penale di Roma, presieduta da Roberto Mendoza.

IL FATTO - Violenza sessuale aggravata e' l'accusa per la quale E.A.V. si e' trovato a rispondere davanti ai giudici, perché accusato di avere abusato delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della figlia Beatrice, costringendola a subire rapporti sessuali completi dal 1999, ovvero quando la vittima aveva solo undici anni, e, secondo l'accusa, fino all'aprile del 2004. Accolte, quindi, le argomentazioni della pubblica accusa, rappresentata dal pm Roberto Staffa, che aveva chiesto la condanna dell'uomo a dieci anni di reclusione.

LA VIOLENZA - Quasi cinque anni di violenze, consumate in una villa dell'Olgiata dove i genitori della vittima lavoravano, ma anche nella casa di famiglia e nell'autovettura del padre. Violenze che sono rimaste nascoste per le difficoltà di Beatrice a esternarle a causa del senso di vergogna provato, ma anche per un carattere timido e introverso. La ragazza, inoltre, per ben due volte era scappata da casa; in una occasione, poi, aveva manifestato la volonta' di togliersi la vita.

IL CORAGGIO - Tutto cio', fino alla decisione di confidarsi con l'amica del cuore, facendosi promettere che non avrebbe riferito nulla a nessuno. Stessa promessa, poi, pretesa dal fidanzato. Il passo successivo fu la denuncia


26 novembre 2007 - edazione.romaone.it

Trenta chili, muore modella anoressica...

Vorrei spostare un momento l'attenzione su un problema difficile, di cui Mikael ha scritto pochi giorni fa sul forum, l'anoressia. Oliviero Toscani ha da poco terminato la campagna "No-Lita", di cui tanto si è parlato nei media, una settimana fa una modella di Gerusalemme è morta all'improvviso di infarto, uno dei problemi che comporta l'anoressia.

Se volete dire la vostra in merito, vi invito a proseguire il topic lanciato da Mikael.


26 novembre 2007 - photorevolt.com

Welfare: l'esecutivo cerca l'intesa

Riporto solo il titolo dell'articolo per chi si ricorda e già navigava il mio blog circa 6 mesi fa e i titoli erano praticamente gli stessi, seguiti dal mio scetticismo verso la volontà di portare a compimento il welfare. Molte cose si potrebbero discutere, ma rimane indubbia la capacità del governo ad essere velocissimo a prendere e lentissimo a.... elemosinare (sic!), perché in fin dei conti di elemosina si tratta, confrontando il tutto ai privilegi che si continuano a concedere. (ri-sic!)


Chi vuole leggere l'articolo è sufficiente faccia clic sul collegamento qui sotto.


26 novembre 2007 - ansa.it

"Io l´ho generato, io lo uccido"

Spara al figlio e si costituisce


MONZA - «Venite in via Iseo 6, ho appena ucciso mio figlio». Ha usato queste parole Flavio Vescovini, 57enne in pensione, quando ha alzato il telefono e ha chiamato il 113 per confessare l´omicidio del figlio Gabriele, di 29 anni, maturato nel corso di una lite domestica scoppiata ieri pomeriggio in un appartamento di Monza. Sembra che il ragazzo soffrisse di problemi psichici.
Erano da poco passate le 14, quando a causa dell´ennesima lite, l´uomo, ex direttore della filiale cittadina della Cariplo, ha estratto la pistola regolarmente denunciata e ha rincorso il figlio che si trovava in bagno. Quando lo ha raggiunto, ha sparato l´intero caricatore della sua Beretta 7.65 sul figlio, dodici colpi in sequenza ravvicinata, due dei quali lo hanno colpito. Fatale quello che gli ha trapassato il cuore. Il ragazzo è morto sul colpo, inutili i tentativi di rianimazione praticati dai medici del 118. Al momento del dramma in casa si trovava anche la madre Ausilia Villa, che non ha potuto fare nulla per fermare il marito. Assenti i due fratelli Marina, la più grande, e Riccardo, 26.
«Un gesto dettato dell´esasperazione» ha spiegato il procuratore capo Antonio Pizzi. L´uomo non ce la faceva più a sopportare le continue vessazioni del figlio. «Io l´ho generato, io gli ho tolto la vita» ha detto quando gli agenti sono entrati nella sua abitazione, al quarto piano di via Iseo, uno dei quartieri bene della cittadina brianzola. Il pensionato era immobile sul divano, la pistola appoggiata sul lavandino del bagno.
I dissapori tra Gabriele la famiglia si trascinavano da anni ma i genitori avevano sempre tenuto nascosto il problema in pubblico. Nelle ultime settimane avevano convinto il ragazzo a rivolgersi a un centro psicosociale, ma all´appuntamento già fissato Gabriele non si è presentato. Il padre è conosciuto per essere una persona tranquilla, discreta, un gran lavoratore. Il figlio è descritto dalla polizia come violento e irascibile, anche se non era mai arrivato a picchiare i genitori. «Un ragazzo ribelle che inveiva contro papà e mamma. Numerose e pesanti erano le aggressioni verbali a cui sottoponeva la famiglia», lo descrivono così gli inquirenti. I genitori lo avevano già allontanato da casa. Adesso erano poche settimane che era rientrato in Italia dopo essere stato, fino alla metà di settembre, a lavorare negli Usa, prima a Disneyworld e poi come cameriere a Washington. A casa, pur senza un lavoro, aveva l´abitudine di alzarsi tardi al mattino, cosa che scatenava ripetute liti tra padre e figlio. Anche ieri si era alzato dopo mezzogiorno.
Per Vescovini si sono aperte le porte di San Quirico, il carcere di Monza, dal quale ha fatto sapere di «aver compiuto questo gesto per riportare la pace in famiglia».


26 novembre 2007 - espresso.repubblica.it

«Elimina mio marito e sarò tua»

Lui uccide l’amico, poi si spara


Sono tragedie. Ma nel bel mezzo affiora il ghigno beffardo della commedia, un po’ Molière e un po’ Ionesco. Anche se nella fattispecie, i morti essendo veri, il riso finisce per essere un po’ amaro; e il farsesco, dopo un altro po’, vira nel dramma.
Vedrà il lettore che il canovaccio, fino a un certo punto, è piuttosto scontato. C’è il finto incidente di caccia, con un morto. E qui siamo nel classico. C’è un uomo, legato da amicizia e dalla comune passione venatoria al defunto, che si toglie la vita, anche lui con una fucilata. E qui siamo nel giallo. Poi c’è lei, la moglie del primo morto, che finisce con le manette ai polsi con l’accusa di aver istigato quello che non un incidente di caccia era, ma un omicidio premeditato. E qui, volendo, siamo di nuovo nel classico. È quando si scopre che il morto suicida era l’aspirante amante della donna (aspirante nel senso che lei gliela aveva fatta intravedere, negandogliela a servizio ottenuto, come ora raccontano con dissacrante e molto toscana ribalderia nei bar di Pontremoli) che la commedia degli equivoci vira nella tragedia shakespeariana.
Ma la sciarada dura lo spazio di poche righe.
Tutto comincia il 17 novembre, quando nei boschi di Pallerone, vicino ad Aulla (La Spezia) viene trovato morto, con un fucilata nel petto, tale Maurizio Cioni, quarantanovenne magazziniere di Follo, altro comune spezzino. Si disse: incidente di caccia. Forse un bracconiere, chissà. L’altro ieri, domenica, ad Arcola, lì vicino, si uccide con una fucilata nel petto Giordano Trenti, 50 anni, impiegato, moglie e due figli, amico e sodale del Cioni. Addosso, i carabinieri gli trovano un biglietto che avrebbe insospettito anche chi carabiniere non è. C’è scritto: «Io non so chi abbia ucciso Maurizio, ma questa cosa non riesco a sopportarla». Si va dalla moglie del primo morto, a questo punto. Clara Maneschi, così si chiama, resiste sei ore sotto il fuoco di fila di domande degli investigatori. Poi crolla. E racconta.
Racconta che con il marito Maurizio (padre di due figli avuti dalla prima moglie) il rapporto si era ultimamente deteriorato. Le aveva anche prese, in qualche occasione, lei; e di questo (e del malandare in famiglia, ormai insanabile) Clara si era confidata con l’amico di famiglia Giordano Trenti. Il quale essendosi nel frattempo innamorato della donna le promise che avrebbe pensato lui a sistemare la faccenda una volta per tutte. Se poi questa promessa sia venuta in cambio di un’altra promessa, o addirittura di un congruo anticipo del genere al quale state pensando (come giurano sempre nei bar di Pontremoli) non sappiamo. Sappiamo solo che il 16 novembre Clara chiama il Trenti per dirgli che il marito l’indomani sarebbe andato a caccia da solo. La vigilia i due uomini si incontrano a Vezzano Ligure, in un ricovero per cani dove la vittima teneva i suoi segugi. E il 18 scatta l’agguato nel bosco. Un colpo solo. Pallettoni da cinghiale. «Tutto apposto. Ti ho resa felice», le dice il Trenti al telefono.


Poi il rimorso, la sindrome di Raskolnikov, i pensieri devastati da un senso di colpa intollerabile. Rimorso impiombato, e reso infine insostenibile, anche dall’atteggiamento di donna Clara, che quando il Trenti le si presenta davanti, convinto di incassare il pattuito, lei lo guarda con freddezza, e all’ingrosso gli dice: «Scusa, ma a te chi ti conosce?». Ai carabinieri la donna confida: «Speravo che dopo averlo ucciso si costituisse».
Sono tragedie. Perché qui non c’è solo il rimorso per essersi lordato le mani del sangue di un amico (sempre che la storia risulti infine confermata. E i protagonisti che dicano il come e il perché non ci son più). Qui c’è anche la rabbia, il disdoro, la bruciante vergogna per essere stato gabbato come un grullo da una mantide di cui l’uomo non aveva neppure intravisto l’algida doppiezza. Difficile, in casi come questi, alzarsi volentieri al mattino. Nello specchio, uno vede solo un tipo a cui vien voglia di sparare un colpo.


di Luciano Gulli - martedì 27 novembre 2007 - ilgiornale.it

A un passo dal kamikaze

Afghanistan, a un passo dal kamikaze anche il comandante dei soldati italiani


ROMA - La mattina di sabato, nel villaggio di Paghman, pochi secondi hanno fatto la differenza. "Venti, forse trenta", racconta una qualificata fonte militare. Quelli necessari al kamikaze che si è portato via la vita del maresciallo Daniele Paladini, per percorrere quegli otto, dieci metri in più che gli avrebbero consentito di scrivere la più cruenta pagina di sangue della nostra avventura militare afgana. Di uccidere, forse, anche il comandante del nostro contingente a Kabul, il colonnello Alfredo De Fonzo (l'ufficiale è rimasto ferito ad una gamba), consegnando così l'agguato a una dimensione simbolica e politica di ben altre proporzioni.

A settantadue ore dai fatti, una prima ricostruzione - di fonte militare e di polizia giudiziaria - consegna due circostanze sufficientemente nitide agli accertamenti della Procura della Repubblica di Roma e a quella militare (che sulla vicenda hanno aperto inchieste separate, l'una per individuare i mandanti della strage, l'altra eventuali carenze nel rispetto di ciò che impongono le cosiddette "Sop", "standard operation procedures", in materia di difesa passiva e attiva).

La prima circostanza: l'agguato alla colonna del reggimento pontieri Piacenza era stato preparato per sorprenderne uomini e mezzi in un budello che limitava, almeno parzialmente, la visuale sul lato in cui l'attacco è stato portato, quello su cui si allungava il ponte in via di ripristino e collaudo da parte dei nostri soldati. La seconda circostanza: la colonna è stata colpita di sorpresa. Al momento dell'esplosione, quasi tutti gli uomini erano scesi dai loro mezzi e, tra loro, lo stesso comandante del nostro contingente a Kabul, il colonnello De Fonzo, comandante del quinto reggimento alpini, che si era aggregato alla colonna con la sua scorta, partita da "camp Invicta", a Kabul. L'esito dell'agguato, dunque, avrebbe potuto essere ben diverso. Per qualità e numeri.


Ora, però, se la prima delle due circostanze (un agguato preparato e studiato nella sua esecuzione) è frutto di un'ovvia deduzione legata al tipo di ordigno utilizzato e al suo confezionamento (esplosivo ad alto potenziale arricchito da biglie di ferro), che escludono di immaginare un kamikaze a zonzo, in attesa di un'opportunità per colpire, diverso è il discorso che riguarda l'elemento sorpresa.

Che la morte sia arrivata improvvisa e senza dare il tempo di reazione ai militari della nostra colonna appare infatti, da ieri pomeriggio, circostanza accreditata dall'esito dell'autopsia effettuata sul corpo del maresciallo Paladini e dalle testimonianze rese dai tre militari feriti, raccolte dai carabinieri del Ros in una corsia dell'ospedale militare del Celio. Alle 9.52 di sabato, Daniele Paladini muore perché, insieme ai bambini e ai civili afgani che insieme a lui perderanno la vita, è l'uomo più vicino - tra i 15 e i 20 metri - al punto in cui il kamikaze decide di farsi saltare in aria.

In quell'istante, il maresciallo sta armeggiando con degli attrezzi sull'ultima delle campate del ponte al cui ripristino hanno lavorato i genieri e di cui stanno, in quel momento, collaudando la tenuta. Il referto anatomopatologico documenta gravi lesioni interne all'altezza del collo date dallo spostamento d'aria e uno sfondamento letale del cranio, nella zona posteriore, prodotto verosimilmente o da una delle biglie di ferro con cui era confezionato l'ordigno o dall'impatto del corpo con il camion contro cui era stato scaraventato al momento dell'esplosione.

Altrettanto verosimilmente, Paladini non ha neppure il tempo di realizzare quel che sta accadendo. La decisione del kamikaze di azionare il congegno assassino che ha indosso sarebbe stata infatti dettata dall'ordine di fermarsi, gridato in lingua farsi, da uno dei nostri soldati in prossimità del ponte. Abbastanza per convincerlo a non proseguire oltre, forse. A farsi saltare ben prima della linea di prossimità con i nostri soldati che avrebbe voluto raggiungere. Ma troppo poco per consentire a Paladini e all'intera colonna di realizzare di essere sotto attacco.

Una circostanza, questa, confermata anche dalle testimonianze dei feriti. Sia il capitano Salvatore Di Bartolo (ufficiale dell'11esimo reggimento infrastrutture Messina), sia il capitano Stefano Ferrari (secondo reggimento pontieri Piacenza), che il caporal maggiore Andrea Briani (quinto reggimento alpini) riferiscono infatti di aver percepito quanto stava accadendo nel momento stesso in cui sono stati investiti dall'esplosione. In una sequenza fulminea del resto descritta nell'immediatezza dei fatti dallo stesso colonnello De Fonzo e raccolta a Kabul dall'inviato del Giornale. "L'esplosione è stata tremenda - aveva raccontato De Fonzo a Fausto Biloslavo - mi sono voltato di scatto, vedendo saltare in aria i civili. I nostri feriti gridavano e ho capito che era un attacco suicida".

Il colonnello De Fonzo se l'è cavata con una ferita non profonda alla coscia, raggiunta da una delle biglie con cui era caricato l'esplosivo. Ma non è ancora chiaro se il kamikaze o chi il kamikaze ha spedito verso il ponte fosse consapevole o meno della sua presenza. "È un fatto - come osservava ancora ieri sera una fonte qualificata del ministero della Difesa - che se l'esplosione fosse avvenuta 10 metri più avanti, oggi saremmo qui a ragionare di un evento ancora più grave. E non voglio neppure pensare cosa sarebbe accaduto se avessimo dovuto contare tra le vittime il comandante del nostro contingente a Kabul".

Daniele Paladini sarà sepolto oggi a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, dove questa mattina saranno celebrati i suoi funerali e dove la salma è arrivata ieri sera, dopo che, a Roma, gli aveva reso omaggio il capo della Stato.


27/11/07 - di CARLO BONINI - repubblica.it

Droga e sesso con minori

(AGI) - Brescia, 26 nov. - L.L., barista bresciano accusato di avere violentato nel giugno 2006 una 16enne con la complicita' di due minorenni dopo averla obbligata a sniffare cocaina, e' stato condannato a sei anni. Il giudice Francesca Morelli ha pero' assolto l'uomo, all'epoca dei fatti 62enne, dall'imputazione di violenza sessuale di gruppo, seppure con formula dubitativa (articolo 530 C.P.P, secondo comma). Secondo il giudice l'uomo non ha nemmeno costretto la giovane ad assumere droga.
Nessun rimborso, dunque, e' stato concesso alla famiglia della presunta vittima, che si era costituita parte civile ed aveva chiesto 75 mila euro. Il barista e' stato invece riconosciuto colpevole di induzione alla prostituzione minorile e di spaccio relativo ad altri sei episodi con altrettante ragazzine. Il pm Marco Dioni aveva chiesto una condanna a nove anni e sei mesi. "Parzialmente soddisfatto" cosi' si e' definito il difensore, Alberto Scapaticci, che ha ottenuto per il suo assistito la scarcerazione. Dopo la sentenza l'imputato e' dunque tornato a casa, dove scontera' la pena agli arresti domiciliari. (AGI)


26 novembre 2007 - agi.it

Basta guerre nel mondo!