Ubriachi al volante

UBRIACHI AL VOLANTE: 3 MORTI E 1 FERITO GRAVE IN 24 ORE


Tre morti e un ferito grave. E' il pesante bilancio delle ultime 24 ore, che hanno visto succedersi tre gravi incidenti a causa di automobilisti ubriachi. Il primo incidente mortale e' avvenuto questa notte a Ostia, sul Lungomare Vespucci. Qui una jeep ha investito un motorino con a bordo un ragazzo di 17 anni e una ragazza di 16. Quest'ultima e' morta, mentre il giovane e' gravemente ferito ed e' ricoverato all'Ospedale Grassi di Ostia. L'uomo al volante della jeep e' risultato positivo al test per l'alcol, anche se il tasso alcolemico riscontrato sarebbe di poco superiore al massimo consentito. A Sanremo, invece, un uomo di 40 anni, Giovanni Costante, sposato e padre di una bambina, e' stato investito con la propria moto da un automobilista, un 27enne residente nella provincia di Torino, risultato poi positivo all'alcol test. L'incidente mortale e' avvenuto sulla strada statale Aurelia, all'altezza di Santo Stefano al Mare (Imperia), verso le 6,40 di questa mattina. Il conducente dell'auto, forse proprio a causa delle sue condizioni psicofisiche - pare che avesse un tasso di alcol nel sangue di poco inferiore a 2 - ha perso il controllo del veicolo invadendo l'opposta corsia di marcia. Il motociclista e' stato scaraventato dall'altra parte del guardrail ed e' finito sul selciato dopo un volo di quasi 15 metri, morendo sul colpo. Il giovane automobilista e' ora indagato dalla procura di Saremo con l'accusa di omicidio colposo. L'ultimo tragico incidente si e' invece verificato a Palermo, dove un 37enne di origini serbe, Milovan Radosavljevic, ha travolto frontalmente, con la sua Fiat "Croma", l'auto (una Fiat "Tempra") di una famiglia palermitana, sulla statale 121 Palermo-Agrigento. Nello scontro ha perso la vita il guidatore dell'auto, Giuseppe Zeccone di 45 anni, mentre la moglie e le tre figlie sono rimaste ferite ma in modo non grave. Dopo lo scontro il serbo ha abbandonato la sua auto ed e' scappato, nascondendosi tra i cespugli a circa 300 metri dal luogo dell'incidente. Qui e' stato trovato poco dopo dagli uomini della Polizia stradale, ferito e in stato confusionale.


16/08/07 - repubblica.it

Alcol e guida, 13 patenti ritirate

Ferragosto di pattugliamenti sulle strade per i carabinieri della Compagnia di Zogno, impegnati in particolare nella prevenzione dei reati commessi in violazione delle norme del Codice della strada. I militari hanno denunciato 13 persone (tutte tra i 19 e i 40 anni, alcune recidive) e ritirato altrettante patenti per guida in stato di ebbrezza in appena sei ore di posti di blocco effettuati in Valle Brembana ed in Valle Imagna ove si svolgeva l’ennesima festa della birra.

In due casi i Carabinieri sono dovuti intervenire per rilevare incidenti stradali, per fortuna senza conseguenze per le persone, causati proprio da automobilisti risultati positivi al test dell'alcol e che oltre alla patente, in base alle nuove norme, si sono visti portar via anche l’auto (che in simili casi viene sequestrata). In un caso, uno dei fermati è risultato con un tasso alcolico di ben 5 volte superiore al limite sfiorando i 3,0 g/l. In un altro caso, un automobilista, dopo aver urtato un’altra autovettura in fase di sorpasso, ha cercato di darsi alla fuga, ma i carabinieri, dopo la segnalazione del danneggiato, lo hanno bloccato dopo un breve inseguimento: l’uomo alla guida è risultato con un tasso alcolico di 2,20 g/l.


16/08/07 - eco.bg.it

Spaccio e consumo nei primi sei mesi del 2007

Con le 10.735 operazioni antidroga, +12% rispetto al primo semestre 2006, e' stato segnato un aumento per tutte le droghe ad eccezione della marijuana, leggermente diminuite. Infatti, 3.693 operazioni hanno riguardato la cocaina, ad ulteriore conferma della sempre maggiore disponibilita' di questa sostanza sul mercato illecito; 1.838 l'eroina; 3.249 l'hashish; 1.022 la marijuana; 187 le droghe sintetiche; 203 le piante di cannabis; 543 altre droghe. E' quanto emerge dalla Relazione Semestrale 2007 sullo stato del narcotraffico' della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga. Sul fronte nazionale, tutti i dati riferiti al contrasto realizzato dalle Forze di Polizia, con il coordinamento ed il supporto della 'Dcsa', sono significativamente in crescita.

Riguardo alla distribuzione regionale delle operazioni eseguite emerge che la Lombardia, con 998 operazioni contro il traffico di cocaina, 269 contro il traffico di eroina e 27 operazioni contro il traffico di droghe sintetiche; il Lazio, con 575 operazioni contro il traffico di hashish; la Campania, con 227 operazioni contro il traffico di marijuana. Inoltre, i 12.618 kg. complessivi di sostanze stupefacenti sequestrate evidenziano: un incremento di quelli di cocaina (2.282 kg, +8,25%), eroina (1.205 kg, +56,46%) e, soprattutto, di droghe sintetiche (289.450 pasticche, +527,56%), frutto di un sempre piu' incisivo controllo del territorio da parte delle FF.PP.; un decremento dei sequestri di hashish (6.098 kg, che riflette una generale diminuzione della disponibilita' di questa sostanza sul mercato anche per la diminuzione della produzione marocchina) e di marijuana (1.876 kg.).

In merito alla distribuzione regionale dei sequestri emergono: per la cocaina, la Campania con 808,44 kg. sequestrati; per l'eroina, la Lombardia con 638,47 kg. sequestrati; per l'hashish, la Liguria, dove sono ubicati il valico di Ventimiglia ed i Porti di Genova e La Spezia, con 1.608,17 kg. sequestrati; per la marijuana, la Sicilia con 658,52 kg. sequestrati.

La lettura dei dati riferiti alle 17.287 persone denunciate all'Autorita' Giudiziaria italiana (+10,63%) mette in risalto: una sempre maggiore propensione ai traffici di cocaina, le cui 6.699 denunce incidono per il 38,75% sul totale; l'incremento tanto delle denunce in stato di arresto (14.056, con una variazione percentuale del +15,58%) quanto di quelle in stato di irreperibilita', segno di un crescente aumento di cittadini stranieri, anche clandestini, piu' facilmente in grado di sottrarsi alla cattura sul territorio nazionale; l'incremento delle ipotesi del reato associativo (1.966) che sottolinea il sempre maggiore interesse delle associazioni criminali nel narcotraffico. I dati evidenziano, inoltre:

1) un leggero aumento (+0,60%) dell'incidenza femminile nel traffico di stupefacenti (1.517 denunce);

2) l'aumento delle denunce a carico di minori (529, pari al +8,18%), soprattutto riguardo il traffico di hashish (281 minori denunciati, +23,24%), piante di cannabis (19 minori denunciati, +375%) e droghe sintetiche (17 minori denunciati, +70%). La fascia d'eta' maggiormente coinvolta risulta quella dei diciassettenni (277 denunce) e dei sedicenni (170). Stabile il dato riguardante i minori coinvolti nel reato associativo (8);

3) l'aumento delle denunce a carico di cittadini stranieri (5.382, +20,81%), con una maggiore concentrazione dei marocchini (1.707), tunisini (682) ed albanesi (678). In aumento anche le denunce a carico di cittadini stranieri per l'ipotesi del reato associativo (505, +44,69%);

4) un ulteriore decremento dei decessi per abuso di sostanze stupefacenti. I 180 casi segnalati alla Dcsa nei primi sei mesi del 2007 rappresentano infatti il -33,58% rispetto allo stesso periodo del 2006 ed hanno riguardato 8 donne e 172 uomini.

Sul fronte internazionale, si registra un aumento della produzione di cocaina, che dal 2001 al 2006 ha segnato un incremento del 18,98%, passando da 827 a 984 tonnellate. Oltre alla cocaina, c'e' un forte, ulteriore aumento della produzione dell'eroina afgana, cresciuta, nel 2006, del +48,78% rispetto all'anno precedente, passando da 410 a 606 tonnellate, raggiungendo il suo picco massimo dal 1990, ed arrivando ad approvvigionare il 92% del mercato illecito mondiale.

Per l'anno in corso si attendono, peraltro ulteriori incrementi.

Sempre riguardo alla situazione internazionale, si registra un progressivo impegno dei Paesi dell'Africa centro settentrionale al fine di far giungere su quelli che sboccano sul Mediterraneo le spedizioni di stupefacente dirette in Europa.

La 'Relazione Semestrale 2007 sullo stato del narcotraffico' della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga costituisce un compendio intermedio, di meta' anno, degli elementi di informazione, raccolti in Italia ed all'estero, anche grazie agli esperti antidroga dislocati nelle aree di maggior produzione e transito dei diversi tipi di sostanze stupefacenti, e dei dati relativi all'attivita' di contrasto, realizzata dalle Forze di Polizia nazionali, di cui la 'Dcsa' dispone in quanto punto di convergenza della specifica attivita'.

'Essa -si legge in un comunicato della Polizia- e' finalizzata a fornire in tempo quasi reale informazioni sulle evoluzioni e sui rapidi mutamenti di scenario, che caratterizzano il narcotraffico, indispensabili per approntare flessibili e rapide strategie di contrasto e risposte operative al particolare fenomeno. In tale contesto la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, che tra i suoi compiti ha anche quello di promuovere accordi di cooperazione internazionale, ha incentrato i suoi impegni:

- completando, con l'apertura dell'Ufficio dell'Esperto Antidroga a Kabul (Afghanistan) che si e' aggiunto a quelli di Pakistan, Iran, Uzbekistan, Turchia, Ungheria, Russia e Thailandia, la cintura di sicurezza sulle principali aree di produzione, distribuzione e transito dell'eroina veicolata in direzione dell'Europa;

- assumendo il ruolo di driver di un ampio progetto europeo di contrasto ai traffici di eroina, denominato COSPOL Heroin, costituito in seno alla Task Force dei Capi delle Polizie Europee e strettamente collaborato da Europol;

- promuovendo l'estensione sul Mediterraneo della barriera di difesa operativa e di intelligence, (MAOCN - Marittime Analysis and Operation Center Narcotic) che gia' si va rafforzando sulle Coste Atlantiche dell'Unione Europea e dell'Africa Nord Occidentale, al fine di contrastare, gia' al suo insorgere, le nuove rotte delle sostanze stupefacenti che, attraversando l'Africa, sboccano nel Mediterraneo attraverso i Paesi che in esso si affacciano.


16/08/07 - droghe.aduc.it

Drogata e violentata resta incinta

Drogata e violentata resta incinta: due arresti


ANCONA (16 agosto) - Una giovane donna con un passato di droga alle spalle. Una vita sempre al limite, fatta di incontri disperati: poi quella terribile sera in cui è stata drogata, con una dose di eroina, ripetutamente violentata e derubata di tutti i suoi risparmi. Una notte da incubo durante la quale la ragazza, residente a Falconara Marittima, era rimasta anche incinta di uno dei suoi violentatori.

Ora i carabinieri di Ancona dopo un mese di indagini hanno arrestato due degli extracomunitari responsabili della violenza. Per loro l’accusa è di violenza di gruppo, cessione di stupefacenti e rapina. Hamadi Hedfi, 29 anni, tunisino e Anis Mimuone, 23, marocchino, entrambi clandestini, sono stati arrestati, il primo era già in carcere e gli è stato notificato il fermo, l’altro è stato preso mentre passeggiava nel quartiere Archi di Ancona.

Si cerca ancora il terzo complice presente quella sera. La ragazza ha interrotto la gravidanza e il feto di cinque settimane sarà sottoposto alle analisi del Dna. I fatti risalgono ai primi giorni di giugno ma la ragazza spaventata dalle minacce dei suoi aguzzini ha denunciato l'accaduto solo alla fine del mese. Una sera, verso le 20, la giovane si trovava sola in casa - la madre, con cui vive, era come tutti i giorni al lavoro - quando i tre nordafricani, che conoscevano i suoi movimenti, sono entratinell'abitazione e l'hanno aggredita sopraffacendola. Dopo averle iniettato una dose di eroina in vena, per stordirla e rendere più facile la violenza, l'hanno stuprata a turno per circa due ore. Successivamente, i tre le hanno intimato di non denunciare l'accaduto e si sono dati alla fuga, non prima di aver rubato soldi, un cellulare e alcuni oggetti di valore. A fine giugno la venticinquenne ha trovato il coraggio di rivolgersi ai carabinieri di Falconara per denunciare l'accaduto.

16/08/07 - ilmessaggero.it

Venezia,si inietta droga al volante

Un uomo di 35 anni di San Stino di Livenza (Venezia) è stato fermato da due agenti della polizia stradale di San Donà (Venezia). mentre in automobile, laccio emostatico al braccio, cercava di iniettarsi droga. L'uomo aveva avuto la patente revocata lo scorso maggio per guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. L'automobilista che cercava di iniettarsi una dose di eroina mentre guidava, non si è fermato.


I due agenti hanno cercato di farlo accostare, ma lui ha superato il casello di Villabona ed è stato raggiunto poco dopo in tangenziale dalla polizia stradale di Mestre (Venezia), allertata dai colleghi.


Sotto l'effetto di stupefacenti erano anche i due motociclisti deceduti l'altro giorno per uno scontro frontale nel Bellunese: dagli esami tossicologici effettuati, è emerso che uno aveva assunto cannabis e alcol, l'altro probabilmente eroina. Viaggiavano a centro strada, nessuno dei due ha accennato a frenare. Nell'incidente è morta anche la sorella di uno dei due, una quarta persona è ricoverata con riserva di prognosi.


Sempre nel Nordest, tra i numerosi casi in A4, la polizia ha intercettato un'automobilista di 20 anni di Feltre (Belluno), in stato confusionale per l'assunzione di eroina, che guidava zigzagando.


15.08.07 - tgfin.mediaset.it

Guida ubriaco coi due figli a bordo

(ma. mot.) È finito fuori strada con la sua jeep in via Einaudi, "volando" a un centinaio di metri dalla carreggiata. A bordo aveva la moglie e i due figli piccoli, di 3 e 8 anni. Nel sangue aveva sei volte il tasso alcolico consentito dalla legge, era quasi alla soglia del coma etilico. I due piccoli, seduti sul sedile posteriore della jeep, sono usciti miracolosamente illesi dalle lamiere mentre per la moglie i sanitari del Polichirurgico di Piacenza hanno diagnosticato 15 giorni di prognosi.
È una delle prime vittime dell'inasprimento della legge 186 del codice della strada (v. box a lato) l'indiano di 30 anni, da tempo residente a Piacenza, che sull'orlo del coma etilico si è messo alla guida dell'auto con a bordo due bambini piccoli e la moglie. Il maresciallo dei carabinieri Alessio Federici, a bordo della pattuglia che ha effettuato i rilevamenti sull'incidente, ieri ha riferito che l'uomo aveva 3 milligrammi di alcol nel sangue per litro. Il limite di legge è di 0,5 e il coma etilico, per una persona di media costituzione, si raggiunge a 3,6.
Per lui è scattata una denuncia a piede libero per guida in stato di ebbrezza e una sanzione amministrativa molto "salata" per eccesso di velocità. Un'infrazione rilevata dai militari calcolando la distanza dell'auto finita fuori strada con la carreggiata stradale. All'indiano è stata subito ritirata la patente (in prefettura decideranno in merito alla durata della sospensione) e il veicolo è stato posto in fermo amministrativo per 180 giorni. Inoltre l'uomo in questione è recidivo. Questa è la terza volta che viene "pizzicato" alla guida in stato di ebrezza. Rischia fino a 4 anni di carcere per l'inasprimento della pena (raddoppiata) atta a punire chi guida ubriaco e provoca incidenti. Al giudice spetterà l'ultima parola su questo punto.
Di certo c'è che il suo tasso alcolemico lo colloca in una brutta posizione legale. Ossia nella fascia "C" della nuova legge, che comprende coloro che hanno un tasso alcolico superiore all'1,5 milligrammi per litro, per gli automobilisti di fascia "C", secondo il comma 2 bis della nuova stesura della 186, può essere prevista una pena fino a quattro anni di carcere.

CONTROLLI Saranno oltre 90 i militari e 45 le pattuglie dei carabinieri che sulle strade veglieranno durante questo ferragosto 2007. Sotto la lente dei controlli saranno soprattutto le arterie stradali da e per i locali da ballo. Inoltre, sempre per ferragosto, è attivo chiamando il 112 il servizio di "denunce a domicilio" da parte dell'Arma dei carabinieri. In caso di bisogno (soprattutto per anziani e disabili rimasti soli) una pattuglia arriverà direttamente a casa per far sporgere una denuncia a domicilio. Misure speciali annunciate ieri nel corso di una conferenza stampa presso la compagnia provinciale dal colonnello provinciale Giovanni Dragotta e dal capitano Andrea Zapparoli. «Con le tre compagnie di Bobbio, Fiorenzuola e Piacenza - ha detto Dragotta - metteremo in campo un grande controllo delle arterie stradali, soprattutto nei pressi degli esercizi pubblici e nei luoghi del divertimento, per far sì che sia un ferragosto sereno e di vero divertimento per tutti. Il nostro obiettivo è sempre quello di prevenire - ha detto il colonnello - e invitiamo sempre i giovani a non guidare sotto l'effetto di alcol o in qualsiasi altro stato di alterazione. Tuttavia stiamo riscontrando un inversione di tendenza e soprattutto nei giovani c'è più consapevolezza. Tutto questo grazie alla campagna mediatica e agli sforzi delle forze dell'ordine sulla prevenzione».


16/08/07 - liberta.it

Ferragosto da sballo sulle strade

Ferragosto da 'sballo' sulle strade, mortale in montagna e in citta'


ROMA - Ubriaco al volante, l'autista di un tir e' stato messo in stato di fermo dalla Polizia autostradale sull'A14 dopo aver tamponato una vettura ferendone gli occupanti in Abruzzo. Lo si e' appreso dalla polizia autostradale. L'incidente e' avvenuto Ferragosto tra le uscite di Vasto nord e Vasto sud nel territorio del comune di San Salvo (Chieti). Il tir, condotto da un romeno di 28 anni, ha tamponato una Fiat Uno con a bordo un uomo di 34 anni e una ragazza di 28. Circa la loro identita', la polizia precisa solo che sono di Varese. L'autista e' stato fermato perche' aveva un alto tasso di alcol, pari al 2 per mille.

SCIPPA TURISTA E LO INVESTE CON SCOOTER SOTTO EFFETTO DROGA
In Liguria sotto l'effetto di sostanze stupefacenti in sella ad uno scooter ha scippato un turista bresciano e, trovandosi in una strada senza uscita, lo ha poi investito nel tentativo di garantirsi la fuga. Lo scippatore, S.A., 38 anni, di Lavagna, e' stato arrestato per rapina e lesioni gravi, mentre il turista, G.P., 44, si trova ricoverato all'ospedale di Lavagna con varie fratture alla gamba destra, ed una prognosi che supera i 40 giorni. L'episodio e' avvenuto a Riva Trigoso (Genova), nella riviera di Levante. Secondo quanto ricostruito, il turista, solito villeggiare nella cittadina ligure, stava tornando verso casa con la convivente quando lo scippatore gli ha strappato il borsello che aveva in mano. Trovandosi pero' in una strada senza sfondo il malvivente si e' visto costretto a fare dietrofront dove era atteso dalla sua vittima che ha cercato di fermarlo. Nel tentativo di guadagnare comunque la fuga il tossicodipendente ha investito l'uomo. Entrambi sono caduti a terra. Intanto sono sopraggiunti i carabinieri avvertiti con varie chiamate dagli abitanti della zona. S.A. accompagnato al pronto soccorso per la medicazione di alcune escoriazioni riportate nell'urto e' risultato sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.

MORTO CICLISTA TRAVOLTO DA MOTO
Un anziano ciclista e' morto per le ferite riportate, in un incidente stradale avvenuto a Mestre (Venezia), in seguito all'impatto con una moto. Il ciclista, S.C., 79 anni, di Mestre, stava attraversando la strada sulle striscie pedonali, in via Vespucci, con la sua bici, quando e' stato travolto lateralmente da una moto, una Honda di grossa cilindrata, condotta da un altro mestrino, G.B., 40 anni. Sono in corso accertamenti per stabilire le responsabilita' dell'incidente. L'anziano e' stato soccorso e trasportato all'ospedale Umberto I di Mestre, dove e' deceduto. Sul posto e' intervenuta una pattuglia della polizia stradale di San Dona' (Venezia).

INCIDENTI IN MONTAGNA
Un morto in montagna nel giorno di Ferragosto in Trentino, nel gruppo del Brenta, vicino al rifugio 12 Apostoli. Si tratta di un alpinista lombardo - Massimo Santagostini, di 37 anni, di Besate - precipitato per una cinquantina di metri durante una ascensione. L'alpinista - in una giornata di tempo splendido che ha visto in azione numerose cordate - stava scalando con un compagno quando e' caduto per cause ancora in via di accertamento. Il compagno ha dato l'allarme ed i soccorsi sono scattati subito. Ma i soccorritori - portati in quota, a 2700 metri, con l'elicottero - hanno potuto solo recuperare il corpo dell'alpinista.

In Firuli , Gabriella Burelli, di 75 anni, residente a Pagnacco (Udine), e' morta dopo esser scivolata su un sentiero che stava percorrendo insieme con il marito, sul monte Tremol, nel gruppo del Cavallo, in provincia di Pordenone. I due escursionisti stavano scendendo lungo un sentiero che si trova alla fine della cresta ed e' delimitato, per motivi di sicurezza, da una fune d'acciaio. La donna e' scivolata, ha perso l'appiglio ed e' precipitata per una trentina di metri. Sul posto e' arrivato l'elicottero del 118. I sanitari hanno tentato a lungo di rianimare la donna, senza riuscirci. La salma e' stata poi trasportata a valle con un fuoristrada del Soccorso alpino di Pordenone.

MORTO CARBONIZZATO
Un cadavere carbonizzato e' stato trovato la sera di Ferragosto in Via Enriquez, a Fidene, alla periferia di Roma. Secondo quanto si e' appreso, il corpo, e' stato scoperto dopo l'intervento dei vigili del fuoco in zona in seguito alla segnalazione di un incendio di sterpaglia. Sono intervenuti agenti di polizia e personale della squadra mobile della Questura di Roma. Il cadavere, che e' stato trovato in via Francesco Enriquez, a Fidene alla periferia di Roma, e' quello di un uomo. Secondo le prime indagini avviate dalla polizia, la vittima potrebbe essere un barbone che si trovava nel campo che e' stato avvolto dalle fiamme e quando e' divampato l'incendio non avrebbe fatto in tempo a mettersi in salvo.


16/08/07 - ansa.it

La Chiesa nemica di se stessa

L’estate dei preti pedofili. Pedofili e santi. Forse così sarà ricordata l’estate del 2007. Corriamo il rischio che, di qui a cent’anni, quando gli storici si volteranno indietro a studiare la stagione che stiamo vivendo, vi individueranno l’origine di una trasformazione sconvolgente in seno alla Chiesa cattolica, il momento in cui la perversione sessuale cominciò a essere rivendicata quale privilegio ecclesiastico, l’abuso sull’infanzia e ogni altra manifestazione di sessualità patologica cominciarono a essere ritenute il normale contraltare della vocazione religiosa e la Chiesa tutta cominciò a essere percepita da gran parte della popolazione come un luogo separato dalla società, sottratto alle leggi e alle norme che governano la normale convivenza civile, un luogo al tempo stesso superiore e inferiore ad essa.

La Chiesa come arca di vizi demoniaci e angeliche virtù, che prende il largo in un mare sacro, per una navigazione terribile ma forse salvifica, su rotte comunque remote rispetto alla terra sottoposta alla legge degli uomini, quegli uomini che affannosamente la calcano, giorno dopo giorno, portando il loro fardello di piccole speranze e piccoli peccati. L’estate 2007 verrà forse ricordata come l’inizio di una regressione verso un passato arcano, al tempo stesso splendido e oscuro, verso un medioevo di grandi peccatori e grandi cattedrali.

Probabilmente questa rimarrà soltanto una fantasia ferragostana, suggerita dalla canicola e dai pasti abbondanti, ma è suggerita anche dai fatti delle ultime settimane e, soprattutto, da alcuni autorevoli commenti che li hanno accompagnati. Sabato scorso, sulle colonne di questo giornale, Vittorio Messori, uno dei più colti e stimati intellettuali cattolici, coautore di ben due papi (ha scritto libri a quattro mani sia con Benedetto XVI sia con Giovanni Paolo II), in una sconcertante intervista, ha dichiarato di non trovare nulla di scandaloso in un uomo di Chiesa che ogni tanto «tocchi qualche ragazzo» se poi «ne salva a migliaia». Dopo aver ricordato che molti santi e beati della Chiesa erano psicopatici vittime di gravi turbe della sessualità, Messori si è spinto fino a dichiarare che la pedofilia - forse il più odioso tra tutti i crimini, stando al senso comune - sarebbe, secondo un certo «realismo della Chiesa», nient’altro che «un’ipocrita invenzione». Poiché la linea di demarcazione tra l’adulto e il bambino sarebbe sempre in qualche misura convenzionale, non ci sarebbe nessuna sostanziale differenza tra un rapporto omosessuale consensuale tra due adulti e gli abusi di un adulto su di un bambino.

L’aberrante argomentazione di Messori - che io sinceramente mi auguro di aver frainteso - mira a scagionare preventivamente un prete come don Gelmini dalle accuse di molestie sessuali. Non con il dichiararlo innocente, ma con il ritenerlo esente dalla legge penale e morale, anche se colpevole. La sua presunta «santità» lo collocherebbe in uno stato d’eccezione sottratto alla giurisdizione umana. Sebbene sconcertante, questa proposta da Messori è una concezione molto radicata nella tradizione cristiano-cattolica e, più in generale, nell’antropologia del sacro: il prete, in quanto ministro del culto di Dio, proprio perché più vicino degli altri uomini al principio divino, sarebbe più prossimo anche a quello diabolico. Il sacerdote, in quanto iniziato alle pratiche sacre, sarebbe una sorta di maneggiatore di potenti veleni, capaci di portentose guarigioni ma anche di micidiali tentazioni. In ogni caso, l’esperienza religiosa, in quanto strettamente legata all’ordine soprannaturale, si separerebbe da quello naturale (sacro, etimologicamente, significa «separato»). L’uomo di Chiesa, nella misura in cui prende a modello il santo, non sarebbe più un uomo in mezzo ad altri uomini, che si distingue da essi per una superiore moralità, ma un uomo che, aspirando alla santità, si ritiene al di sopra di ogni moralità. E, talora, perfino della legalità.

Si tratta, insomma, di una concezione che potremmo definire «cattolicesimo magico», prepotentemente tornata alla ribalta della storia negli ultimi anni, da quando l’onda della cosiddetta secolarizzazione e il disincanto del mondo, dopo aver sommerso la società occidentale, hanno cominciato il loro movimento di risacca. Lasciano sulla riva una recrudescenza di ferventi culti mariani, di attese miracolistiche, di antichi riti pagani, di devozioni totali a guaritori presto canonizzati in santi cristiani, di estasi collettive e accensioni mistiche. Fa parte di quest’onda di riflusso anche la delega in bianco della cura delle tossicodipendenze, una delle più gravi patologie sociali del nostro tempo, a istituzioni religiose da parte dello Stato laico. Nelle «stanze del silenzio» in cui giovani disperati aprono il loro cuore a curatori (nel senso letterale del prendersi cura) quali don Gelmini, la guarigione la si attende non dall’applicazione di un protocollo medico-scientifico ma dalla benedizione di un dono religioso. In quelle stanze, intanto, c’è comunque un uomo in totale potere di un altro uomo.

Si ritorna così a un clima da Santa Inquisizione, nel quale però i processi per stregoneria vengono celebrati sui media e a parti invertite: per una sorta di nemesi storica, oggi sono i preti a essere accusati di quei commerci carnali con il Maligno di cui nei secoli accusarono presunte streghe e stregoni. Anche il sospetto che gli indemoniati sottraggano gli infanti alle loro famiglie per sacrificarli sull’altare del Male riecheggia quegli antichi e deliranti capi d’accusa.

Ma, lungo questa china scivolosa, è la Chiesa, non un fantomatico e inesistente anticlericalismo, la peggior nemica di se stessa. Anche noi laici, forse soprattutto noi, ci auguriamo che la Chiesa rimanga fedele a se stessa, alla sua più alta ispirazione e custodisca - come vuole ad esempio un conservatore illuminato, monsignor Biffi - la castità dei suoi preti, quel grande dono che gli uomini di Dio fanno ad altri uomini, garantendo ai loro figli e alle loro figlie uno spazio preservato dalla furia travolgente della libido sessuale. Ci auguriamo che la Chiesa custodisca questo dono prezioso fin dove possibile e, quando anche la castità fosse un traguardo impossibile, salvi almeno la temperanza, antica virtù cristiana. Sarà allora una Chiesa con meno aspiranti santi e con più uomini probi. Una Chiesa ancora capace di scandalizzarsi perché memore dello «scandalo» su cui si fonda: Gesù Cristo, il Dio che si abbassa fino a incarnarsi nell’uomo, non l’uomo che pretende di innalzarsi fino a farsi Dio.


16/08/07 - ANTONIO SCURATI - lastampa.it

Giocattoli tossici: «Sapevamo da mesi»

Ritirati 18 milioni di pezzi ritenuti pericolosi


PECHINO - La Cina sapeva fin dallo scorso marzo della pericolosità delle piccole calamite contenute in alcuni giocattoli prodotti nel Paese per la multinazionale Usa Mattel, che due giorni fa ha annunciato il ritiro dal mercato di oltre 18 milioni di suoi giocattoli prodotti in Cina e ritenuti pericolosi.
Lo ha dichiarato una dirigente dell'industria di giocattoli cinese, che ha chiesto l'anonimato.
«Sapevamo di questa situazione perché fin da marzo alcuni giocattoli sono stati ritirati a causa dei problemi ad alcune parti magnetiche», ha detto la dirigente della China Toy Association, che non ha specificato perché sia trascorso tanto tempo prima che si sia intervenuti.
Dopo l'ennesimo scandalo intanto, nella sua prima reazione ufficiale al caso Mattel, Pechino fa di tutto per dimostrare che «la gran parte» delle sue esportazioni verso gli Stati Uniti sono da anni conformi alle «norme americane» e che sarà avviata un'inchiesta in seguito alla decisione della multinazionale di ritirare dal mercato oltre 18 milioni di suoi giocattoli prodotti in Cina e ritenuti pericolosi.


16/08/07 - corriere.com

Basta guerre nel mondo!