Auto esce di strada, grave un quindicenne

Cinque del mattino. La domenica deve ancora cominciare quando un’auto affronta una curva ad alta velocità: il conducente non riesce più a tenerla in strada, sbanda, si schianta contro un albero ed esce sanguinante dal veicolo che si è messo di traverso. Sul selciato il corpo di un ragazzino di appena quindici anni, sbalzato fuori dalla Golf, vivo ma immobile. Questa la ricostruzione fatta dagli agenti della Polstrada di Varese, intervenuti questa mattina, domenica 18 novembre, in via Piave ad Azzate. Un incidente che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi e che certamente ne avrà per l’automobilista che guidava l’auto.
Tutto è accaduto in pochi minuti. Sono circa le cinque meno un quarto del mattino: una Golf grigia sta viaggiando sulla strada provinciale 17, ad Azzate, in direzione di Mornago; secondo alcuni testimoni all’altezza di un rivenditore di pneumatici, la Golf sorpassa una macchina, poi affronta la curva, all’altezza della rotonda che porta a Vegonno. A quel punto il conducente, un uomo di Daverio di 37 anni, perde il controllo, forse per l’alta velocità o forse perché alterato dall’alcol, sbanda, invade la corsia opposta, sbatte contro un albero e la macchina si mette di traverso, in mezzo alla strada. A bordo della Golf anche una donna, la convivente dell’autista, e dietro il figlio di lei, quindicenne. L’impatto contro l’albero è violentissimo e il ragazzino viene proiettato fuori dalla macchina e finisce sull’asfalto.
L’uomo riesce ad uscire dalla Golf è confuso, sanguinante, raccontano gli abitanti di una villetta lì accanto: urla, cerca prima la convivente e poi il ragazzino. I vicini chiamano il 118 e la Stradale, in un attimo arrivano i soccorsi che si concentrano sul ragazzo, il più grave dei tre. Viene intubato e portato all’ospedale di Circolo dove si trova in prognosi riservata, ma, sembra, non in pericolo di vita.
Quel che accade dopo è ancora tutto al vaglio della Stradale ma anche di Polizia, carabinieri e uomini della Guardia di Finanza, intervenuti a dare man forte ai colleghi arrivati per primi che hanno faticato non poco a tenere a bada il conducente; l’uomo ha cercato di aggredire gli agenti, quando si è reso conto di quanto era accaduto: ha sbattuto il capo contro l’auto medica e poi si è scagliato contro gli agenti. Portato in ospedale anche i medici hanno incontrato qualche difficoltà a medicarlo. La posizione dell’automobilista di Daverio è molto delicata: forse, come si diceva, era alterato dall’alcol e comunque dovrà rispondere dell’aggressione agli agenti di Polizia. Della vicenda si sta occupando il pm Sara Pozzetti.

Domenica 18 Novembre 2007 - Ro. Ber. - redazione@varesenews.it - varesenews.it

Oggi giornata mondiale ricordo vittime della strada

Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata del ricordo delle vittime della strada, con Roma nominata "caput mundi" di tutte le iniziative: alle 18, in piazza del Campidoglio, per la prima volta dei potenti fari verranno puntati in direzione del cielo, come in numerose altre citta' estere. Nel nostro Paese, gli ultimi dati Istat autorizzano ad evocare l'immagine di una autentica strage, con oltre 5 mila morti e piu' di 300 mila feriti l'anno, 15 morti e piu' di 800 feriti al giorno. Sulla strada avvengono meno dell'1,5% dei decessi che si verificano annualmente in Italia, ma tra i 15 e i 24 anni questa proporzione sale oltre il 40%, costituendo in assoluto la prima causa di morte in questa fascia d'eta'. Ogni giorno nel mondo oltre 1000 giovani perdono la vita a causa di incidenti stradali. Nella regione europea dell'Oms ogni anno le vittime degli incidenti sono 127 mila, di cui un quarto giovani e il 75% maschi, mentre 2,5 milioni finiscono in ospedale e 9 milioni al pronto soccorso: nei Paesi occidentali, in particolare, la strada e' la principale causa di morte tra i bambini e i giovani adulti. Dal 2001 al 2005 la Francia figura al primo posto per la riduzione del numero delle vittime, mentre l'Italia e' 14esima: con l'introduzione della patente a punti (nel 2003) si e' registrata una sensibile riduzione del numero delle vittime, ma il processo si e' esaurito nel giro di 12 mesi. Tra le cause principali degli incidenti figurano la velocita' eccessiva (5,4 morti su 100 incidenti), l'alcol (causa di un terzo dei morti e dei feriti), poi l'assunzione di stupefacenti o farmaci.


18/11/07 - repubblica.it

Guida in stato d'ebbrezza, denunciati ragazzi sammarinesi

Rimini - I Carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia di Rimini, nei controlli anti-alcol, effettuati nella notte, sulle strade tra Rimini e Riccione hanno denunciato in stato di libertà 22 automobilisti risultati in stato d’ebbrezza all’alcol test.
Tra questi anche alcuni sammarinesi: un ragazzo di 21 anni, commesso, tasso alcolico 1.10; un operaio di 33 anni, tasso alcolico 1.17. Mentre un terzo sammarinese, 24 anni, studente, è stato denunciato perché si è rifiutato di sottoporsi al test.


17/11/2007 - sanmarinortv.sm

Concorsi pubblici a Perugia, Terni, Bastia e Castello

Si segnalano i concorsi pubblici di prossima scadenza in Umbria:

- Usl 4 Terni: 2 posti di collaboratore professionale sanitario – tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro (scadenza 22/11);

- Az. Ospedaliera di Perugia: concorso pubblico per la copertura a tempo indeterminato di n. 13 posti di collaboratore professionale sanitario di radiologia medica cat. D di cui 4 posti riservati al personale interno a tempo determinato (scadenza 29/11/07);

- Comune di Bastia Umbra: bando di concorso pubblico per titoli ed esami per la copertura a tempo indeterminato di n. 2 posti di istruttore direttivo amministrativo contabile – cat. D Pos. Ec. D1 (6/12/07);

- Comune di Città di Castello: concorso pubblico per esami per la copertura di n. 2 posti di operaio altamente specializzato addetto alla manutenzione cat. B3 (9/12/07).


17/11/2007 - iltamtam.it

Romeno fermato per violenza sessuale

Un romeno e' in stato di fermo perche' ritenuto responsabile di una violenza sessuale compiuta su una ragazza a Pisa. L' uomo, 29 anni, avrebbe ammesso, almeno in parte, le sue responsabilita'.

Il romeno e' stato fermato la notte scorsa. A disporre il fermo, perche' indiziato di reato, e' stato il sostituto procuratore di Pisa Aldo Mantovani. L' uomo e' accusato di aver violentato una ventunenne pisana, incontrata casualmente giovedi' sera lungo l'argine dell'Arno nel quartiere residenziale delle Piagge. Il rumeno, che pare sia arrivato in Italia da pochi giorni, e' stato fermato grazie ai particolari forniti agli investigatori dalla ragazza che ha riconosciuto l'uomo che l'aveva aggredita e violentata con la minaccia di un coltello.


17/11/2007 - toscanatv.com

Bologna: rapina e tenta di violentare prostituta

Bologna - Ha minacciato con un coltello, picchiato, rapinato e tentato di violentare una prostituta che si era appartata con lui nei pressi di via Emilio Lepido. Per questo un peruviano di 30 anni, e' stato arrestato dalla polizia nella tarda serata di ieri.


A chiamare le forze dell'ordine e' stata una romena di 24 anni che e' riuscita a sfuggire al suo aggressore fornendo la sua descrizione e il numero della targa dell'auto. Con questi elementi è stato individuato l'aggressore che è stato arrestato con l'accusa di rapina aggravata, lesioni finalizzate alla rapina e violenza sessuale.


17/11/2007 - bologna2000.com

Tenta di abusare di tre donne: giovane arrestato

Paura nell'Erbese


Una prima aggressione in strada, quando era già buio, ai danni di una ragazza di Ponte Lambro, 28 anni, che stava facendo jogging. L'ha avvicinata da dietro e ha cercato di abusare di lei, senza fortunatamente riuscirci: è stato messo in fuga dalla decisa reazione della giovane che si è messa a urlare.
Quindi altri due episodi a poche ore di distanza l'uno dall'altro, due giorni dopo: il primo ai danni di una giovane mamma, 34 anni, che aveva appena preso il figlio dall'asilo di via Bassi a Erba. La donna è stata aggredita mentre faceva salire in auto il bambino. Un'aggressione dai contorni shock: il protagonista della tentata violenza, che aveva il volto parzialmente coperto, si sarebbe pure calato i pantaloni. La donna, però, è salita in auto ed è riuscita a dileguarsi. L'ultimo episodio a Merone ai danni di una donna 31enne che camminava in strada: stessa dinamica, solo che questa volta l'aggressore è stato tradito dalla targa della sua Fiesta. La vittima l'ha notata e l'ha segnalata ai carabinieri della stazione di Erba. Le successive indagini hanno portato i militari del luogotenente Gallorini a risalire al presunto autore delle tre tentate violenze, un 34enne di Tavernerio che non risulta avere precedenti. Nelle ultime ore i militari lo hanno fermato e portato in carcere. È accusato di violenza sessuale e atti osceni. L'ordinanza di custodia cautelare è stata richiesta dal sostituto procuratore Maria Vittoria Isella e firmata dal Gip, Pietro Martinelli. Le tre vittime lo avrebbero anche indicato nel riconoscimento fotografico fatto in caserma, anche se in un caso aveva il volto coperto da una sciarpa.

Marco Romualdi - 17/11/2007 - corrieredicomo.it

Con le Iene la tv si sostituisce alle istituzioni

Come i poliziotti della serie Law and Order, quelli delle lene si dedicano alla pedofilia e ci prendono gusto. Morboso, però. Gusto nel beccare il pedofìlo, fargli confessare i dettagli più sconci, farglieli ripetere, braccarlo nella notte, costringerlo alla confessione, obbligarlo alla flagellazione.


I fatti - Un gestore di un sito erotico riceve una strana richiesta: qualcuno vuole una ragazza dai 10 anni in giù. Da bravo cittadino fa quello che tutti i bravi cittadini fanno: avvisa la polizia postale e quella mediatica. In questo caso, le Iene (forse quelli di Striscia erano impegnati a festeggiare il ventennale). Così, la iena arriva dal bravo cittadino gestore di sito di prostituzione maschile, e insieme contattano il presunto pedofìlo per vedere un po' l'effetto che fa. Il bravo cittadino si fa dire tutto ma proprio tutto dal presunto pedofìlo, e la iena commenta per lo spettatore ogni singolo passaggio.

Bravo Cittadino: «Non le devi fare male».
Presunto Pedofìlo: «No, uso la vasellina. È vergine?».
Iena: «Vedete? Il linguaggio è crudo, e lui non esita ad entrare nei minimi particolari».
P.P. «Io voglio bene alle bambine come un fidanzatino».
B.C: «Ma come fanno a piacerti le bambine?».
P.P: «Non lo so, sarà la f*** stretta. Ma io al massimo ho avuto una ragazza di 17 anni, ce l'aveva stretta, ma le è piaciuto».
B.C. ride : «Ah beh, bello, ma magari non ce la fai con la bambina...».
Iena: «Avete sentito?». Eh sì che abbiamo sentito

Processo in diretta - Le Iene vogliono farci sentire fin a che punto l'aberrazione dell'uomo può arrivare. Ma è una scusa. Questa è pura morbosità. Tanto che la telefonata ci viene riproposta altre due volte: la prima quando viene fatta ascoltare alla psicologa Maria Rita Parsi, la seconda quando tutto ciò tocca al P.P. Eh sì: quelli delle Iene sono più celeri della polizia. Sono già andati a beccarlo, quel bastardo. Gli assicurano che non lo stanno riprendendo, e invece sì. Certo stanno oscurando il suo volto, ma le notizie che lui ha fornito al bravo cittadino e che le Iene hanno utilizzato per acchiapparlo sono di dominio pubblico, sono molto particolari, lo rendono perciò facilmente riconoscibile. Con arroganza gli intimano di confessare, che le coincidenze sono troppe, che deve essere lui, quel bastardo. Tutto senza che la polizia postale abbia mosso un dito, e chissà se potrà farlo, perché è diffìcile che contestare un reato non messo in atto. E poi ora il P.P., vedendosi braccato, avrà fatto sparire il materiale compromettente. Tutto questo è sconcertante. Un processo a mezzo tv per un telefonata sudicia, ma pur sempre una telefonata, fatta a un tizio che gestisce un sito di escort. La tv non vuole sostituirsi alle altre istituzioni (Law and Order), pretende ormai di esserlo. E con morbosa arroganza.

Stefania Carini - 17/11/2007 - digital-sat.it

Paura più forte delle promesse: i negozi chiudono

Alla fine tante scritte sui muri, un calcione contro il vetro antiproiettile di una banca, scambiata anche come vespasiano, centinaia di cocci di bottiglia per le strade, quasi tutte le serrande abbassate, tranne quelle dei negozi cinesi e delle grandi catene. Pure a Mc Donald's si poteva gustare hamburger e patatine fritte.

Nonostante l'invito lanciato dal sindaco Marta Vincenzi, i commercianti genovesi hanno avuto timore dei no global. A vincere è stata la paura. A tenere aperte le botteghe sono stati soltanto alcuni bar, anche se molti erano chiusi. All'inizio del corteo, alle 15,30 alla Stazione Marittima, gli unici in attività erano quelli agli angoli di piazza della Commenda «tanto qui siamo abituati tutte le sere a gente di ogni genere». A metà corteo, intorno alle 17, quelli del Blanco, in piazza Carignano, ritrovo di impiegati e giovani alla moda per il long drink del dopo ufficio, stranamente riempito da autonomi, no global e cobas, in eskimo, kefiah e sciarpe nere, che spendevano tranquillamente cinque euro per un bicchiere, rigorosamente di plastica, di birra alla spina. Indecisi, poi, se aprire o gustarsi le scene del corteo, nel primo pomeriggio i cinesi di via Gramsci. «Non capiamo che succede, ma gli altri tengono chiuso, tutti e ci adeguiamo anche noi». Per il resto, il fiume di striscioni inneggianti la libertà dei 25 black bloc indagati dalla procura genovese per i fatti del G8, è passato a ritmo di tamburi e degli immancabili slogan contro fascisti, polizia, carabinieri, a fianco di saracinesche abbassate lungo tutto l'angiporto. I commercianti hanno riaperto soltanto quando è cominciato a calare il sole e la coda del corteo ormai stava già andando su, verso Carignano.

Alle 16,30 in via Corsica, comunque, il vuoto totale. Tutti barricati in casa. Tutti i negozi in festa. «Un mancato guadagno a pochi giorni dal Natale - spiega un commerciante -. Ma non potevamo tenere aperto, abbiamo deciso di chiudere. Chi se la sentiva di sfidare i no global? Nessuno». «Forse è stata un'esagerazione - spiega un pensionato residente a Carignano - in molti se ne sono andati in Riviera. Chi non poteva, anziani come me, se ne sono rimasti chiusi in casa. E poi non fa caldo. Sono sceso soltanto per dare un'occhiatina alla manifestazione. Ne parlano tutti i telegiornali. Passano e vanno via, speriamo non spacchino tutto come era successo durante il G8».


Poco dopo le 17 la testa del corteo festante e schiamazzante arriva alla chiesa di Carignano. L'imbuto fa fermare un pochino i partecipanti che si scaldano le mani e battono i piedi. Gli slogan diventano forti. Sulla facciata della caserma qualcuno scrive «Contro tutti gli eserciti Nassiriya docet». Altri imbrattano i muri dei palazzi signorili con scritte contro la polizia «Sbirri infami». La metà del corteo, dove ci sono le bandiere nere degli autonomi, incontra la prima banca del percorso genovese. Fino a via Nino Bixio c'erano soltanto i negozi di via Gramsci e Sottoripa. Ora non si scherza. Un drappello di tre giovani, al massimo ventenni, accento lombardo, si stacca. Il più alto si copre il viso con la sciarpa nera e il cappuccio del giubbotto scuro. Tira un calcione al vetro antiproiettile della Unicredit. Un altro, armato di bomboletta spray, imbratta le vetrine «banche assassine», «Fuoco alle banche», «La pagherete».

Un altro drappello scambia il bancomat per un angolo di un vespasiano. Poi si guardano intorno. La gente si volta. Nessuno li aiuta. Alcuni scuotono la testa. I tre se ne vanno via infilandosi nuovamente nel corteo. Tutto finisce lì. In via Fieschi la testa del corteo avanza fino a piazza De Ferrari dove c'è il comizio-concerto fino alle 19,30. Fra due ali di saracinesche abbassate.


di Fabrizio Graffione - domenica 18 novembre 2007 - ilgiornale.it

A Genova sfila l’odio contro la polizia

L’organizzatore del corteo no-global di ieri dev’essere uno scenografo. Ha calcolato di far passare i manifestanti sulla sopraelevata di fronte al mare all’ora del tramonto, quando era rosso anche il cielo di Genova. Rosso come le mille bandiere che sventolavano e come le mille facce della sinistra che cercavano invano un nome unico: sinistra democratica, critica, unita, unitaria, alternativa, si leggeva su cartelli e striscioni.

Ma il rosso è anche il colore della vergogna, quella di cui sono privi i graffitari che si sono sbizzarriti sui muri della città. «Polizia assassina». «Brucia il Vaticano». «Chiesa e polizia, giustizia e vendetta». «Allo sbirro sputo in bocca». «Nessuna pietà per i cani». «10-100-1000 Raciti e Nassirya». «Saccheggio e devastazione non sono reati ma il nostro grido di insurrezione». «La giustizia non è nei tribunali, vogliamo la vendetta per Carlo Giuliani». Bestemmie assortite. «Banche assassine» e «Fuoco alle banche» sulla vetrata della prima banca incontrata dal corteo, la filiale Unicredit vicino a piazza Carignano. Un ragazzo con l’accento romanesco scrive «Forza lupi» su un muretto di via Saffi, e poi abbandona la bomboletta vuota per la strada.

La temuta saldatura tra gruppi antagonisti e ultras, accomunati dall’odio verso le forze di polizia, non c’è stata. I tifosi che domenica scorsa hanno dato l’assalto agli stadi dopo la morte di Gabriele Sandri non sono calati a Genova. Ma la tensione è stata altissima nella città dove morì Carlo Giuliani negli scontri durante il G8 del 2001, e dove un pubblico ministero ha chiesto 225 anni complessivi di carcere per 25 manifestanti di allora. Ieri Genova si è tappata in casa, senza bisogno di «zone rosse» e transenne. Niente ali di folla al passaggio dei 35mila manifestanti (50mila per gli organizzatori); un gruppetto di anziani al balcone sul mare di piazzale San Francesco; qualche curioso alle finestre, dove i panni stesi all’ultimo sole erano più numerosi delle bandiere arcobaleno scolorite.


Negozi chiusi in tutto il centro storico, sopraelevata chiusa al traffico. Una città deserta e impaurita. Ma anche svenata, visto il costo che graverà sulla collettività. Il direttore generale del comune, Mariangela Danzì, ha detto che la manifestazione costerà alle casse comunali 200mila euro, di cui 30mila per gli straordinari di 100 vigili e altrettanti per i 60 addetti alla pulizia delle strade, in servizio per tutta la notte.

Quando il serpentone si era mosso dalla Stazione marittima, gli organizzatori avevano urlato: «Via i simboli di partito». Ma i partiti sono accorsi a Genova, eccome. Così, assieme ai centri sociali e agli anarchici, ai Carc e a Emergency, alla Cgil e ai Cobas, ai vari «No Dal Molin» e «No Tav» ma anche «No Vat» (cioè Vaticano) sono sfilati anche Rifondazione, Pdci, Verdi, Partito comunista dei lavoratori. E i politici, dal segretario di Rifondazione Franco Giordano alla senatrice del Pdci Manuela Palermi (ma si sono fatti vedere anche Francesco Caruso e Vittorio Agnoletto), si sono piazzati in prima fila, a favore di telecamera, per chiedere la commissione di inchiesta parlamentare sui fatti di sei anni fa.

Ma in cima al corteo c’erano soprattutto don Andrea Gallo, borsalino in testa, sciarpa, sigaro, e Haidi Giuliani, mamma di Carlo e oggi senatrice di Rifondazione. Per tutti, «i 25 compagni sotto processo sono capri espiatori» perché «i veri responsabili sono stati promossi ad alte cariche dello Stato» e «i sassi lanciati contro la polizia nel 2001 era legittima difesa» dal momento che «la polizia spara su tutto quello che si muove».

Dal corteo si levano slogan già sentiti. «Tutti liberi», riferito ai teppisti sotto processi. «Carlo è vivo e lotta insieme a noi», «in ogni caso nessun rimorso», «chi devasta e saccheggia è lo Stato». Un gruppo di anarchici brucia una bandiera americana in via Dante, zona «bene» di Genova. In piazza De Ferrari, a conclusione della sfilata, don Gallo e Haidi Giuliani arringano per l’ultima volta la folla sotto il palazzo della Regione Liguria.


di Stefano Filippi - domenica 18 novembre 2007 - ilgiornale.it

I nostri handicap

"Chi ha disabili in casa deve arrangiarsi con pochi euro per garantire l'assistenza"


TORINO

Alla base di tutte le difficoltà che le famiglie con figli disabili continuano a vivere c’è un problema culturale tutto italiano». Maria Grazia Breda, presidente della Fondazione Promozione Sociale si spinge oltre: «Qui si va avanti pensando che la disgrazia di un figlio disabile è una questione privata e che te lo devi gestire. Sei sfortunato...». Lo stato assegna 250 euro di pensione di invalidità. Se il caso è molto grave aggiunge 15 euro al giorno di «accompagnamento». In istituto un disabile costa 150 euro al giorno. Un bel risparmio, davvero. Fino alla maggiore età le cose, tra alti e bassi, possono anche andare. «C’è la copertura normativa, la scuola è assicurata. Il problema vero si pone dopo». Ma anche durante, tra infanzia e adolescenza, il cammino è costellato di ostacoli.

«Le famiglie sono spesso meravigliose, ma altrettanto sovente sono sull’orlo della crisi», dice Vincenzo Bozza, presidente dell’Utim, l’Unione per la tutela degli insufficienti mentali. «Sono famiglie più soggette a rotture perché capita che uno dei coniugi non regga. Quasi sempre le madri devono stare a casa per accudire i figli, peggiorando le condizioni economiche del nucleo». È Marisa Faloppa, presidente del Comitato per l’integrazione scolastica, con un esempio di pochi giorni fa, a spiegare perché. «In un istituto superiore della cintura, in una settimana è stata chiamata due volte la Croce Rossa perché la scuola non sapeva come gestire un suo allievo disabile. La prima volta la madre ha recuperato il figlio in ospedale. La seconda, la volontaria della Cri a bordo dell’ambulanza ha telefonato alla madre e le ha detto che non se la sentiva di sedare il ragazzo per portarlo via.

Che forse sarebbe bastato comportarsi con lui in un altro modo. Ha anche aggiunto che la scuola le pareva una gabbia di matti». Marisa Faloppa aggiunge: «Nella scuola l’handicap relazionale grave ha ancora bisogno di molte attenzioni, di aggiornamento da parte di chi deve provvedervi. E i diritti non sono del tutto riconosciuti». In concreto? I bidelli che dovrebbero provvedere al cambio a metà mattina (retribuiti ad hoc) non ci sono con la conseguenza che la madre viene convocata a scuola, accoglienza non garantita per l’orario assicurato ai normodotati perché i docenti - che spesso cambiano ogni anno e più volte nell’anno - hanno un numero di ore insufficiente.

«Il vero problema si pone dopo i 18 anni - riprende Breda - perché se molti ragazzi disabili oggi vanno a lavorare, c’è una quota di gravi che ha bisogno di interventi di ordine assistenziale. Ma oggi l’unica legge che ha valore è quella fascista che impone il ricovero d’urgenza se la famiglia non è in grado di provvedere al figlio. Questo significa molto spesso vedere un figlio finire in istituto dove costa 150 euro al giorno. Noi chiediamo invece che le famiglie che hanno fatto la scelta di tenere con sé i figli disabili, siano aiutate a continuare ad occuparsene anche quando magari le forze cominciano a diminuire: i centri diurni devono essere quindi in numero sufficiente e a tempo pieno, come la scuola».

Ancora: «La Regione nel 2004 ha approvato una legge che prescrive la tutela delle persone disabili come priorità, con diritti certi, esigibili subito. Ma comuni e consorzi socio-assistenziali dovrebbero spendere e fanno finta di niente: c’è sempre una rotatoria o una fiera della castagna più urgente». Lunedì, dalle 17, le associazioni saranno davanti a Palazzo Civico per chiedere che il Comune deliberi in modo da recepire la legge regionale.


MARIA TERESA MARTINENGO - 17/11/2007 - lastampa.it

Nonno e Lamura: "Basta proclami sul welfare"

Napoli – In merito alla drammatica situazione finanziaria delle associazioni No Profit, sia laiche e religiose, determinata dai mancati pagamenti delle rette a carico del comune di Napoli i consiglieri comunali di Alleanza Nazionale Marco Nonno e Carlo Lamura dichiarano «Il Sindaco Iervolino non può liquidare la questione relativa alla mancanza dei fondi necessari alle attività del welfare comunale, annunciando con una battuta provocatoria, che porterà i bambini ospiti delle “Case Famiglie” da Prodi a Roma sotto i balconi di Palazzo Chigi nell’ipotesi, più che probabile, di chiusura forzata dei centri di accoglienza per i minori a rischio della nostra città».
Nonno e Lamura aggiungono: «Il Sindaco, che è stato anche per lungo tempo parlamentare, sa bene che con le battute non si risolvono i problemi. Piuttosto potrebbe attivarsi da subito per far predisporre dai parlamentari della sua coalizione emendamenti ad hoc da presentare alla Camera in occasione della imminente discussione della legge finanziaria. Sarebbe questo l’unico modo concreto per reperire in tempi brevi le risorse necessarie da destinare alle oltre 150 associazioni No Profit laiche e religiose della nostra città impegnate ad assicurare per conto del Comune inadempiente servizi socio-assistenziali per anziani, disabili, minori a rischio, soggetti senza fissa dimora e disadattati. Le associazioni sono ormai sull’orlo della bancarotta per le responsabilità e le inadempienze del comune di Napoli. Solo attivando questa iniziativa parlamentare aggiungono Lamura e Nonno - sarà possibile verificare sul campo la effettiva volontà del Sindaco di risolvere i problema dei minori a rischio dello nostra città senza far ricorso alla “pittoresca” gita sotto i balconi di Palazzo Chigi. «Qualora i parlamentari del centrosinistra, come noi sospettiamo, non provvedessero in tal senso – proseguono i due esponenti di AN - il Sindaco potrà certamente convincere i parlamentari della sua coalizione a sostenere ed approvare gli emendamenti predisposti da AN. Questo al fine di assicurare le necessarie provviste economiche ed il welfare dei Comuni in stato di particolare disagio finanziario».
«Chiedo al Sindaco – conclude Marco Nonno - di ritirare la delega all’Assessore alle politiche sociali Riccio per manifesta incapacità».


18/11/07 - casertanews.it

Tredicesima, che delusione: è più povera del 2006

ROMA (17 novembre) - La tredicesima 2007 riserva un'amara sorpresa: dai 15 ai 74 euro in meno rispetto al 2006. E' quanto risulta dai calcoli elaborati dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha condotto una dettagliata indagine sul tema per diversi scaglioni di reddito. «La dieta forzata della tredicesima - spiega la Cgia in una nota - è la conseguenza del fatto che nel calcolo delle ritenute entrano in gioco solo le aliquote Irpef corrispondenti agli scaglioni di reddito e non si considerano le detrazioni, né gli assegni familiari che nell'ultimo anno sono state particolarmente generose per i redditi medio bassi e per coloro che hanno familiari a carico».

La perdita nelle tredicesima. Secondo la ricerca della Cgia di Mestre, chi ha un reddito di 20mila euro l'anno e non ha familiari a carico, al posto dei 1.184,62 euro del 2006 si troverà 1.169,38 euro, con una perdita di 15,2 euro. Di circa 25 euro, invece, l'impoverimento della tredicesima per chi ha 23mila euro di reddito con un figlio a carico. Sale a 33,7 euro il decremento della gratifica natalizia di chi percepisce un reddito di 30mila euro e ha moglie e un figlio a carico. Chi ha un reddito di 50mila euro e ha coniuge e un figlio a carico, avrà una tredicesima più povera di 46,5 euro. Circa 75 euro in meno, infine, si ritroveranno coloro che dichiarano un reddito di 80mila euro e hanno coniuge e due figli a carico.

Il netto annuo in busta paga. Gli esperti dell'associazione artigiani di Mestre hanno poi confrontato il netto in busta paga tra il 2006 e il 2007: il risultato complessivo annuo è confortante, almeno per chi ha un reddito al di sotto dei 40mila euro, tanto da compensare la delusione della decurtazione della tredicesima. «La ragione sta nel fatto che la Finanziaria 2007 ha rimodulato sia gli scaglioni di reddito sia le aliquote Irpef - spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - e così ha aumentato di molto le detrazioni e gli assegni familiari, favorendo i redditi sino a 40.000 euro».

Chi ci guadagna. Riconsiderando i medesimi scaglioni utilizzati per indagare sulle tredicesime, l'Ufficio studi dipinge un quadro un po' più ottimista. Appena percettibile per quanto riguarda i single con un reddito di 20 mila euro: per loro, nel 2007, l'aumento netto è stato di 17,3 euro. Molto più sostanzioso, invece, per chi ha un figlio a carico e 23mila euro di reddito annui: ben 455 euro in più. Nella stessa fascia di reddito, però, chi ha moglie e figlio a carico ha avuto un aumento minore: 334,8 euro. Supera invece i 360 euro l'incremento in un anno di chi ha un reddito di 30mila euro e moglie e figlio carico.

Chi ci perde. A perderci sono i contribuenti con redditi dai 40mila euro in su e hanno moglie e figlio a carico: per loro, in un anno, la perdita netta è stata di 252 euro. Mentre arriva a quota 1.044 euro la diminuzione per i contribuenti con 80mila euro di reddito e con moglie e due figli a carico.


18/11/07 - ilmessaggero.it

In fuga dal fuoco gli ospiti dell’ex ospedale psichiatrico

Fiamme nella notte sui monti alle spalle di Cogoleto e Varazze. Una lunga notte di paura che ha coinvolto molte famiglie e anche gli ospiti dell’ex ospedale psichiatrico.

Il fuoco è divampato verso la mezzanotte e in breve, alimentato dal forte vento ha trovato facile esca nella vegetazione. Il fronte delle fiamme presto ha raggiunto i sette-otto chilometri nella zona di Sciarborasca. Il fumo ha interessato anche un tratto dell’autostrada A10, senza tuttavia richiederene la chiusura. Chi se l’è vista male sono invece alcuni abitanti della case di Pratozanino, una quarantina di persone, le cui abitazioni correvano il rischio di essere raggiunte dall’incendio; verso le 4 gli abitanti sono stati tutti evacuati a scopo precauzionale come anche venticinque ospiti dell’ex ospedale psichiatrico.

Sull’incendio sono intervenute squadre della Protezione civile, della Forestale e dei Vigili del Fuoco con due aerei canadair, due grossi eleicotteri S64 ed un elicottero regionale. Impegnate anche squadre dei vigili del fuoco del comando di Savona e del distaccamento di Varazze. Ieri mattina la situazione è leggermente migliorata ma il denso fumo sprigionato dall’incendio era ancora visibile da Genova. Sono bruciati 400 ettari di vegetazione.

Un altro incendio si è verificato ieri a Cadibona nel Savonese, un altro ancora nell’Imperiese a Pietrabruna. Proprio in questa zona, mentre combatteva contro le fiamme, un volontario della protezione civile di Sanremo è stato colpito da un attacco di cuore. L’uomo è stato soccorso dal 118 e trasportato al reparto cardiologia dell’ospedale di Imperia. Le sue condizioni non sembrano preoccupanti.


di Redazione - domenica 18 novembre 2007 - ilgiornale.it

Ancora un attacco agli italiani

5 razzi sull’aeroporto di Herat


Ancora italiani nel mirino in Afghanistan: ieri, all’indomani del fallito attentato di un kamikaze contro un convoglio italiano nella provincia di Farah, cinque razzi sono caduti dopo la mezzanotte sull’aeroporto di Herat, controllato dai militari del nostro contingente. Non ci sono né morti né feriti.I razzi sono caduti in una zona distante dagli italiani, a ridosso di un caseggiato occupato dalle forze di sicurezza afghane.

Nel rivendicare l’attacco, i talebani hanno precisato che proprio i militari alleati ne costituivano l’obiettivo.

È andata diversamente a due soldati canadesi della Nato e all’interprete afghano: sono stati uccisi nel Sud del Paese e con loro hanno perso la vita altri tre afghani. Un ordigno è esploso al passaggio del veicolo nel quale si trovavano i due militari e i loro accompagnatori.

Un attentatore-suicida è entrato in azione ieri anche nella provincia di Nangarhar. Il kamikaze si è fatto saltare in aria al passaggio di un’auto-colonna dell’Isaf, la Forza internazionale di assistenza per la sicurezza sotto comando Nato. Illesi tutti i soldati, tranne uno che ha riportato lievi ferite. Nella zona operano soprattutto truppe statunitensi.

Negli oltre 130 attacchi suicidi avvenuti quest’anno i talebani hanno ucciso oltre 200 persone. Secondo gli analisti della sicurezza, anche se il numero di attentati è aumentato, il numero di vittime tra militari stranieri e civili è diminuito: sia per le maggiori protezioni adottate dalle forze armate straniere, sia perché i talebani usano auto-bomba, il tipo di arma che provoca il maggior numero di morti.

Le forze alleate continuano intanto le operazioni per reprimere la guerriglia: giovedì scorso nella provincia di meridionale di Helmand le truppe internazionali hanno ucciso 23 talebani e ne hanno catturati undici. Lo ha reso noto ieri il comando delle forze della coalizione a guida Usa, precisando che il raid nel distretto di Garmsir è stato reso possibile grazie ad «accurate» informazioni fornite dall’intelligence.

Nella provincia occidentale di Ghor, relativamente tranquilla fino a ieri, la scorsa notte è stata attaccata una sede della polizia del distretto Shahrak. Nove agenti sono stati uccisi, compreso il comandante, e altri cinque sono rimasti feriti. Stando a quanto affermato dal capo della polizia provinciale, all’appello mancano però almeno 10 agenti: «Molto probabilmente sono stati sequestrati dagli assalitori», ha detto l’ufficiale.


18/11/07 - ilgiornale.it

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