Lotta all’alcolismo: infobox sull’autostrada

L’abuso e la dipendenza da alcol sono tra i più importanti fattori di rischio per la salute dell’uomo e rappresentano una delle principali cause di mortalità. L’Unità Operativa di Alcologia della Asl Avellino 2, diretta da Luigi Perna, da tempo realizza nel territorio provinciale iniziative di informazione e sensibilizzazione rivolte alla popolazione in generale e a gruppi specifici, in collaborazione con enti e associazioni del privato sociale, sulle problematiche legate all’abuso di acool. L’Unità Operativa di Alcologia, in collaborazione con il gruppo Logos, l’associazione provinciale alcolisti in trattamento di Avellino e l’associazione regionale dei club degli alcolisti in trattamento della Campania, ha aderito alla “Giornata nazionale della guida sicura”. L’iniziativa è stata promossa per richiamare l’attenzione sul tema degli incidenti stradali sotto l’effetto di alcolici. L’alcol, infatti, è uno dei principali fattori di rischio per la guida: si stima che almeno il 30 per cento degli incidenti stradali sia attribuibile all’alcol. Una vera e propria emergenza sanitaria e sociale. Sono stati allestiti stand informativi per la distribuzione di materiale al fine di illustrare gli effetti negativi dell’alcol sulla guida. Gli stand sono stati dislocati presso le stazioni di servizio autostradali situate nel tratto compreso tra lo svincolo di Avellino Est ed Avellino Ovest, presso il distributore di carburanti situato sull’Ofantina nel territorio del Comune di San Mango sul Calore e presso il distributore di carburanti situato nella zona d’ingresso del Comune di Montoro Inferiore. Alla base dell’iniziativa l’ultima relazione del ministro della Salute al Parlamento sulla legge quadro sull'alcol dalla quale emerge l’aumento del numero degli incidenti per stato di ebbrezza. Si evidenzia inoltre che gli incidenti legati all'abuso di alcol avvengono soprattutto in città e che sette giovani su dieci bevono alcolici. Oltre 18mila gli under 18 “beccati” in moto o in auto con il guidatore in stato di ebbrezza. “I giovani — afferma Luigi Perna - - costituiscono un target molto esposto ai rischi legati al consumo di alcool. Rischi spesso assunti in maniera inconsapevole e sempre più influenzati dalle pressioni sociali, mediatiche e familiari”.


f.l. - 25-07-2007 - denaro.it

Cannabis e schizofrenia

Acceso dibattito sul legame tra cannabis e schizofrenia


Uno studio dell'università di Zurigo dal quale risulta una correlazione tra il consumo di canapa e l'insorgere della malattia suscita vive discussioni in Svizzera.I ricercatori hanno rilevato un tasso di schizofrenia accresciuto tra i giovani durante gli anni Novanta. Tuttavia, non è noto quanti di questi pazienti hanno effettivamente fatto uso di cannabis, sottolineano le voci critiche.
Lo studio ha preso in considerazione i dati di circa 8'000 pazienti nel Cantone di Zurigo, ricoverati per schizofrenia tra il 1977 e il 2005. Per quanto concerne gli anni Novanta, è stata evidenziata una maggiore presenza della patologia nei gruppi d'età più propensi all'uso di cannabis.
Dall'analisi pubblicata lunedì emerge che, durante il periodo in questione, i maschi nella fascia d'età tra i 15 e i 19 anni erano tre volte più predisposti a sviluppare la malattia, mentre tale predisposizione era doppia per i soggetti d'età compresa tra i 20 e i 24 anni.
Secondo Wulf Rössler, coautore della ricerca, i risultati ottenuti provano un legame diretto con l'utilizzo della cannabis: "Sapevamo già – sulla base di altri studi – che questa sostanza poteva essere all'origine di psicosi, ma ora abbiamo stabilito per la prima volta una chiara correlazione con la schizofrenia".
A suo parere, "il rischio di sviluppare questa malattia è direttamente legato all'entità del consumo. L'uso occasionale non accresce il pericolo, mentre il consumo regolare – quotidiano e durante più anni – lo aumenta da due a tre volte".

Perplessità

L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) non è dal canto suo del tutto convinto dai risultati dello studio, e sottolinea che un altro importante aumento dei casi di schizofrenia durante gli anni Ottanta resta inspiegato. Restano inoltre sconosciuti aspetti importanti quali la storia del consumo di stupefacenti da parte del singolo paziente e altri dettagli medici.
Lo studio, aggiunge l'UFSP, non considera la storia medica del paziente, segnatamente il consumo di sostanze psicotiche o altri fattori che potrebbero condurre a una malattia psichica.
Di conseguenza, non sarebbe possibile stabilire con certezza un legame tra consumo di cannabis e schizofrenia.
Ambros Uchtenhagen, esperto in materia di stupefacenti presso l'Istituto di medicina sociale e preventiva di Zurigo ha salutato la pubblicazione dello studio, invitando nel contempo alla prudenza: "I risultati sono puramente ipotetici e non devono assolutamente essere strumentalizzati, in particolare a fini politici, per affermare che ora sappiamo che la canapa produce la schizofrenia".

Prudenza opportuna

L'Istituto svizzero di prevenzione dell'alcolismo e di altre tossicomanie ha definito l'ipotesi di correlazione "abbastanza plausibile ma non provata". La portavoce dell'Istituto, Gerlind Martin, ha comunque sconsigliato vivamente alle persone vulnerabili di consumare stupefacenti.
"Né i giovani durante l'età dello sviluppo, né gli adulti che stanno attraversando momenti difficili dovrebbero fare uso di droghe", ha concluso.
swissinfo, Matthew Allen - 25.07.07 - swissinfo.org

Appunti e spunti dalla relazione sulle tossicodipendenze

Italia. Appunti e spunti dalla relazione del governo sulle tossicodipendenze (2006)


1) Buona introduzione del ministro Ferrero, che individua i problemi e fa delle proposte concrete.

Sistema dei servizi pubblici inadeguato qualitativamente e quantitativamente: rapporto operatori/utenti pari a 1:24 (in base al D.M. 444/90 dovrebbe essere 1:13.6); scarsita' del personale con professionalita' psicosociali, per integrare i trattamenti farmacologici.
Di pari passo, regresso delle comunita' terapeutiche, la cui utenza si e' dimezzata in dieci anni: nel 1996 raggiunsero l'apice, erano 1372, con circa 24.000 utenti; nel 2006 sono 730 comunita' residenziali e 204 semiresidenziali, con un'utenza di circa 11.000 persone. Cause: inadeguatezza delle rette, che variano sensibilmente da regione a regione; mancata applicazione nella maggioranza delle Regioni dell'Atto di Intesa Stato Regioni del 1999; ritardo nei pagamenti.

Richiesta unitaria da parte degli operatori: ogni ASL dedichi l'1,2% del proprio budget al complesso degli interventi sulle dipendenze (ricordo che, in base all'Accordo del 1999, ogni ASL avrebbe dovuto istituire al suo interno uno specifico "Dipartimento delle Dipendenze", per affrontare gli interventi in modo coordinato e sinergico).
A partire dal 2000, Il "Fondo per la Lotta alla Droga" e' confluito nel piu' vasto "Fondo Sociale" (L. 328/00).
Risultato: sottrazione di fondi alle dipendenze per investirli in altri settori piu' gratificanti … anche elettoralmente!

Necessita' ed urgenza di occuparsi in maniera sistematica della fascia di utenza piu' "dura" (8% del totale, 12.000 < 14.000 persone), senza fissa dimora, che vive in strada. La buona volonta' del volontariato non basta; occorre creare una struttura in grado di sapere prospettare anche a chi puo' farcela dal fuoriuscita dal circolo vizioso strada/assistenza/strada (vedi aggancio con proposta "narcosala").

Ferrero propone la costruzione di un "Piano nazionale di lotta alla droga", a valenza quadriennale, previsto dall'Unione Europea (e messo nel dimenticatoio dal governo Berlusconi); il Piano dovra' essere pronto entro fine anno e servire da modello per i singoli piani regionali.
I quattro pilastri del Piano saranno: lotta al traffico, prevenzione, cura e riabilitazione, riduzione del danno. E' importante sottolineare il fatto che la "riduzione del danno" acquista (almeno nelle intenzioni del Ministro) una dimensione quantitativa e qualitativa pari a quella degli altri pilastri. Attualmente la r.d.d. e' la Cenerentola degli interventi sulle dipendenze: "… i servizi strutturati volti alla Riduzione del danno ed alla Limitazione dei rischi sono nella quasi totalita' dei casi pubblici. Il dato presenta aspetti di incompletezza per la mancata risposta di alcune Regioni. In particolare le Unita' di strada per la riduzione del danno da droghe sono 23 (2 private); le Unita' di strada destinate alla limitazione dei rischi della notte 26 (5 private), quelle rivolte alla prostituzione 11 (1 privata), i Drop-in sono 10 (1 privato), i Dormitori specializzati per dipendenze patologiche sono 2 (1 privato) …" (pag. 112).

(Domenico Massano - il radicale di Torino che lavora nei servizi del privato sociale e che ha incardinato la petizione per una narcosala a Torino - insiste da tempo sulla necessita' di dare alla "riduzione del danno" una struttura ad hoc, a cascata, dal Ministero agli Uffici Tossicodipendenze degli Assessorati Regionali ai Dipartimenti Dipendenze delle ASL).

Ferrero ricapitola infine i punti qualificanti della sua proposta di legge delega di riforma del Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90), tra i quali la possibilita' di "sperimentare, sulla base di evidenze scientifiche e previa autorizzazione dell'Istituto Superiore di Sanita', interventi innovativi nel campo della cura e dell'aiuto alle persone dipendenti." (apertura in primis alle "narcosala" ma anche, in seconda battuta, a progetti di somministrazione controllata di eroina terapeutica; ricordo che mentre per le narcosale si puo' sostenere la loro istituzione a legislazione vigente, per la somministrazione dell'eroina bisogna, almeno, abolire la "Fini-Giovanardi" (L. 49/06).

Ferrero prevede di tenere la IV Conferenza Nazionale sulle dipendenze nel primo trimestre del 2008.

2) Buona "Sintesi" della Relazione, da cui si ricava:

A) Un aumento generalizzato del consumo di sostanze psicoattive, tra il 2001 e il 2005.

Approfondendo, mentre l'aumento del consumo di cannabis e' incontestabile in tutte le fasce di eta', per quanto riguarda l'alcool, vi e' stata una diminuzione del consumo in generale, ma vi e' stato un aumento di consumo fra gli studenti, senza sostanziale differenze di genere (rapporto maschi/femmine pari a 1.2).

Altrettanto dicasi per il tabacco: diminuzione del consumo generale, ma aumentano le "donne fumatrici" (+ 6,4%). Nella popolazione studentesca, le fumatrici sono piu' dei fumatori in termini assoluti. E' l'unico caso in materia di consumi di sostanze psicoattive, in cui le femmine superano i maschi. Ricerca della parita' e dell'indipendenza con l'assimilazione di consumi "maschili"?!

Diminuisce la quantita' di persone che utilizzano sia sostanze legali che illegali, ma aumentano coloro che consumano piu' sostanze illegali (dal 14 al 17%) …. Ma l'87% di chi consuma cannabis non consuma altro (ennesima smentita del luogo comune "chi fuma cannabis passa poi all'eroina").

I consumatori di eroina sono stimati in 210.000 persone (5,4 ogni mille residenti di eta' 15<64).
I consumatori di cocaina sono stimati in 147.000 persone (3,8 ogni mille residenti di eta' 15<64).
I primi sono stabili nel tempo, i secondi hanno subito un incremento rilevante.
Gli eroinomani si rivolgono ai Sert entro sei anni dall'inizio dell'uso (media); i cocainomani entro sette-otto anni.

Nel 2006 i soggetti in trattamento presso i Sert sono stati circa 176.000. L'utenza dei Sert (14% nuovi utenti, 86% utenti gia' in carico dall'anno precedente o rientrati) e' composta prevalentemente da soggetti di genere maschile (87%), di nazionalita' italiana (94%) e con eta' media di quasi 35 anni (30 anni per i nuovi utenti).

Mi pare interessante rilevare il fatto che i Sert riescono ad intercettare utenti gia' "vecchi", gia' "provati", molti dei quali hanno gia' compiuto reati e sono stati in galera. Necessita' ed urgenza di trovare nuovi strumenti per l'aggancio precoce dei consumatori.

Le sostanze per le quali si richiede il trattamento sono nella maggior parte dei casi oppiacei (72%), seguite dalla cocaina (16%) e dalla cannabis (10%), queste ultime molto piu' diffuse tra i nuovi utenti (teniamo sempre presente che, soprattutto per la cannabis, si tratta di persone inviate dalle Prefetture dopo la segnalazione di cui all'art. 75 del DPR 309/90, per cui non era nelle loro intenzioni "richiedere di essere trattate dal Sert" …).

L'uso iniettivo si riscontra nel 74% degli utilizzatori di oppiacei e nell'8% degli utilizzatori di cocaina.

La maggior parte degli utenti in carico (61%) dichiara di avere un livello di istruzione medio e di lavorare.

Il 62% dell'utenza ha usufruito di trattamenti farmacologici, la meta' dei quali integrati con terapie di tipo psico-sociale (vedi considerazioni precedenti del ministro Ferrero). La maggior parte (93%) e' destinatario di trattamenti con oppioagonisti (68% con metadone, 20% con buprenorfina).

L'8% degli utenti dei Sert risulta trattato in strutture terapeutiche residenziali, Di questi, il 54% riceve, ad integrazione della terapia di comunita', trattamenti farmacologicamente assistiti (metadone per il 51% e buprenorfina per il 12%).

(E' positivo riscontrare che l'utilizzo di trattamenti farmacologici si e' diffuso anche nelle comunita' terapeutiche; come e' successo nei Sert, il metadone non e' piu' visto come il "nemico" ma un "alleato" nell'agganciare il td.te per il tempo sufficiente ad avviarlo a percorsi di recupero …
E' negativo riscontrare che, anche in questa relazione ricca di dati nuovi, vi sono informazioni inadeguate per qualita' e quantita' sull'assistenza sanitaria dei cittadini tossicodipendenti in carcere (a pag. 177, si analizza un campione di 2.000 soggetti mentre erano 16.145 i td.ti in carcere alla data del 30 giugno 2006; rispetto al campione, solo il 39% riceve trattamenti farmacologici: per il 19% si tratta di farmaci non specifici – i famigerati sedativi per "far star buoni e calmi" i detenuti ?! -, il 18% con metadone, il 2% con buprenorfina).

Ricordo che ai sensi della riforma della medicina penitenziaria (D. Lgs. 230/99), l'ASL di riferimento e' direttamente responsabile dell'assistenza sanitaria in carcere e, quindi, non c'e' piu' differenza fra Sert fuori le sbarre e Sert dentro le sbarre.
Su questo punto preparero' un'interrogazione parlamentare per i nostri deputati.

Nel 2006 vi sono stati 517 decessi per overdose; in dieci anni le morti si sono ridotte a un terzo; nel 1996 si era toccata la punta massima, con 1.556 decessi. Lo studio VEdeTTE (il piu' grande studio osservazionale condotto in Italia, cui hanno aderito 115 Sert in 13 Regioni italiane, svoltosi tra il 1998 ed il 2001) ha evidenziato come chi e' in trattamento presenta un rischio di mortalita' acuta circa 11 volte inferiore a chi e' fuori trattamento. Risultano quindi fondamentali i fattori "ritenzione in trattamento" e "durata degli interventi". Se rapportati ai trattamenti disponibili, i trattamenti di mantenimento con metadone (in particolare se con dosi superiori a 60 mg al giorno e integrati da un supporto psicosociale o da una psicoterapia), rivelano la massima capacita' di ritenzione dell'utente; la comunita' terapeutica e' risultata poco inferiore al mantenimento con metadone nella ritenzione, almeno per quanto riguarda i nuovi utenti (tenendo presente che i trattamenti metadonici sono ormai diffusi anche nelle comunita'!), mentre tutti gli altri trattamenti hanno mostrato una minore capacita' di ritenzione.

La "Relazione sulle tossicodipendenze" fornisce anche i dati della mortalita' relativa al consumo di sostanze psicoattive legali: "… Alcol. Secondo le ultime stime dell'Istituto Superiore di Sanita', ogni anno in Italia circa 24.000 decessi sono associati all'alcol e riguardano piu' di 17.000 uomini e circa 7.000 donne … Tabacco. In Italia l'Istituto Superiore di Sanita' stima circa 80.000 decessi attribuibili al fumo ogni anno, pari a circa il 14% di tutte le morti …" (pag. 134).
Impressionanti sono anche le cifre riguardanti gli incidenti stradali: "… Secondo le ultime stime dell'Istituto Superiore di Sanita', in Italia muoiono attualmente ogni anno in seguito ad incidente stradale circa 6.000 persone. Per ogni morto in incidente stradale ci sono poi 2-3 invalidi molto gravi, 20 ricoverati, piu' di 250 accessi al Pronto Soccorso… piu' di un decesso su tre riguarda soggetti con meno di 30 anni; piu' della meta' dei ragazzi deceduti a 18 anni muore a seguito di incidente stradale, (che) e' la prima causa di invalidita' grave dei giovani. Per avere un'idea precisa di cosa significhi sul lungo periodo, basta pensare che dal 1970 ad oggi sono morti per incidente stradale circa 125.000 giovani (100.000 maschi e 25.000 femmine) che avevano meno di trenta anni. Accanto a questi, circa 315.000 giovani della stessa fascia di eta' hanno riportato invalidita' di grande rilievo (in particolare per trauma cranico grave e trauma spinale). Tra le molteplici cause di questo fenomeno, alla guida in stato di ebbrezza viene attribuito circa il 30% degli incidenti stradali gravi o mortali …" (pag. 139).

Rispetto all'analisi del "mercato della droga e criminalita' droga-correlata", nel corso del 2006 il mercato italiano e' stato alimentato prevalentemente dalla cocaina prodotta in Colombia, dall'eroina afgana, dall'hashish prodotto in Marocco, dalla marijuana albanese e dalle droghe sintetiche provenienti per lo piu' dall'Olanda. Tra le varie narcomafie esistenti, mantiene la posizione di supremazia la "ndrangheta" calabrese. (Nell'attuale fase, caratterizzata da una distribuzione del mercato delle droghe proibite capillare e redditizia, non ci sono guerre eclatanti fra le varie narcomafie perche' ci sono comodi profitti per tutti).

L'analisi del costo delle sostanze evidenzia come dal 2001 al 2006 la media dei prezzi sia diminuita per la cocaina (da 99 a 83 euro per grammo) e l'eroina (da circa 68 a 52 euro per quella nera e da 84 a 78 euro per quella bianca), sia aumentata quella di una singola pasticca di ecstasy e/o dose di LSD, mentre rimane invariata quella dei cannabinoidi. Rispetto alla purezza delle sostanze, rispetto all'ecstasy e' scesa dal 28% del 2001 al 18% del 2006; anche la percentuale media di principio attivo di cocaina ed eroina si e' ridotta, passando nel quinquennio rispettivamente dal 65% al 55% e dal 29% all'11%; stabile, su valori inferiori al 10%, la percentuale media di principio attivo (THC) presente nei cannabinoidi sequestrati con valori che non superano in nessun campione sequestrato il 20% (questo fa giustizia degli innumerevoli comunicati terroristici di Giovanardi e compagni, che denunciavano percentuali di THC altissime negli spinelli!).

Rispetto alle segnalazioni per possesso di sostanze stupefacenti, nel 2006 sono stati 35.645 i soggetti segnalati alle Prefetture ex art. 75 DPR 309/90. Tre su quattro detenevano cannabis. Il numero complessivo dei neo-inseriti nell'anno nel circuito amministrativo ammonta a oltre 27.000 persone, delle quali oltre 20.000 per consumo di cannabinoidi (si conferma il carattere palesemente persecutorio nei confronti dei cannabismi della disposizione suddetta); il 15% cocaina, l'8% oppiacei. Dal 2002, a fronte di una diminuzione della percentuale di soggetti segnalati per possesso di cannabinoidi, si e' registrato un incremento di quella dei segnalati per cocaina (dal 9% nel 2002 al 15% nel 2006) e una stabilita' per l'eroina (8%). Il numero totale dei colloqui svolti davanti al Prefetto e' pari a 26.841, le sanzioni amministrative sono state complessivamente 7.146 (il 75% successivamente al colloquio, il 25% per mancata presentazione al colloquio stesso), 5.816 soggetti sono stati inviati ai Sert e per 5.709 e' stato archiviato il procedimento amministrativo per conclusione del programma terapeutico.

Le denunce effettuate per crimini commessi in violazione della normativa sugli stupefacenti sono state 32.807 (10% per reati di associazione finalizzata alla produzione, traffico e vendita di stupefacenti ex art. 74 DPR 309/90; 90% per reati di produzione, traffico e vendita di sostanze psicotrope ex art. 73 DPR 309/90). I soggetti denunciati sono stati 31.823; gli immigrati rappresentano circa il 29% dei denunciati. I cittadini italiani sono coinvolti nel reato piu' grave previsto dall'art. 74 in proporzione maggiore rispetto agli stranieri (circa l'11% contro l'8%). L'eta' media dei denunciati e' di circa 30 anni; risulta piu' elevata, circa 35 anni, nel caso delle denunce per art. 74 (e' incontestabile che almeno nelle narcomafie vi sia un continuo ricambio generazionale, sia ai vertici che alla base!).

I soggetti entrati, nel 2006, negli istituti penitenziari italiani per reati in violazione della normativa sugli stupefacenti sono 25.399 adulti e 219 minori, corrispondenti a oltre ¼ dei circa 91.000 ingressi annui totali. Di questi ingressi per violazione del DPR 309/90, circa il 60% ha riguardato soggetti censiti come tossicodipendenti. (e' utile tenere presente che non rientrano in questi dati i reati relativi non alla violazione diretta della legge sugli stupefacenti ma comunque conseguenza indiretta della legge proibizionista: es. di scuola, il td.te che scippa la vecchietta per procurarsi i soldi della dose). Infatti, quando si va a verificare quanti detenuti sono consumatori di droghe, la percentuale sale al 27%; quasi i 2/3 (61%) degli incarcerati nel 2006 per violazione della legge sulla droga sono alla loro prima esperienza detentiva (grande capacita' delle narcomafie di arruolare nuovi "soldati").

I soggetti che hanno usufruito di "misure alternative" (art. 94 DPR 309/90) sono rimasti sostanzialmente stabili come numero assoluto tra il 2001 e il 2006, attorno alle 3.000 unita' circa all'anno. Circa il 29% dei td.ti affidati ha commesso reati in violazione della normativa sugli stupefacenti (quindi il 71%, quasi 3 su 4, ha commesso altri reati!).

3) Mancano nella "Relazione del governo" le "relazioni delle Regioni".

Considerata la "regionalizzazione" della Sanita' e quindi anche degli interventi sanitari in materia di tossicodipendenze, sarebbe stato opportuno che all'interno del documento del Governo fossero riportati i dati delle varie Regioni, Regione per Regione, come fu fatto in passato.

Tali dati evidenziavano, per esempio, l'arretratezza degli interventi nel Sud Italia.

4) Per la prima volta in una Relazione del governo sulle tossicodipendenze, si "danno i numeri" relativi ai "costi sociali legati all'uso di droghe" (pag. 166<169), cosi' suddivisi:

A – Costi socio-sanitari: totale Euro 1.743.000.000

B – Costi legati alla perdita di produttivita': totale Euro 1.932.000.000

C – Costi per l'applicazione della Legge: totale Euro 2.798.000.000

In tale importo sono raggruppati: i costi delle Forze dell'Ordine; i costi relativi alle attivita' dei Tribunali e delle Prefetture in merito alle denunce e alle segnalazioni; i costi dell'Amministrazione Penitenziaria riferibili ai carcerati per reati in violazione alla legge sulle droghe e ai detenuti tossicodipendenti; i costi legali sostenuti dalle persone sottoposte a giudizio.

D – Altre aree che generano "costi sociali": totale Euro 3.980.000.000

In questa parte sono stati collocati solo i costi sostenuti dalle persone per l'acquisto delle sostanze.

TOTALE DEI COSTI SOCIALI STIMATI PER IL 2006: EURO 10.453.000.000

I costi per l'acquisto delle sostanze e per l'applicazione della legge (noi antiproibizionisti diremmo "i costi diretti del proibizionismo sulle droghe") rappresentano il 65% del totale (Euro 6.778.000.000). I costi sociali dell'intervento socio-sanitario rappresentano il 17% del totale e i costi legati alla perdita di produttivita' il 18%.

I "costi sociali" suddetti rappresentano lo 0,7% del totale del PIL e l'1,2% della "spesa delle famiglie".

Se si raffrontano le cifre italiane a quelle di altri paesi europei, si riscontra una sostanziale uniformita': "… Il dato italiano del 2006 di 166 euro pro-capite appare sostanzialmente simile a quello dell'Olanda del 2003, che individua una cifra pro-capite di 143 euro o a quello della Svezia del 2002 di 167 euro. Appare inferiore rispetto a quello dell'Inghilterra del 2000 pari a 210 euro. Risulta evidente che questi confronti, pur basandosi sulla stessa metodologia usata per la stima del "costo sociale", facendo riferimento ad anni diversi possono servire solo a rendere visibili eventuali macroscopiche diversita' che, come si puo' rilevare, non sussistono …" (pag. 169)

(Cambiano le leggi da Paese a Paese, dalla "tollerante" Olanda alla rigorosamente proibizionista Svezia, ma il controllo del mercato da parte delle narcomafie transnazionali e' sostanzialmente uniforme e provoca i medesimi costi. In questo campo, l'Unione Europea e' realmente unita!)

* della Direzione Nazionale Radicali Italiani - 25.07.07 - droghe.aduc.it - relazione completa del governo

Anoressia e alta moda

Si aprono le passerelle di ‘Alta Roma’, la kermesse di moda della Capitale e ripartono le polemiche sulle modelle dal fisico anoressico, le taglie 36. Il via al dibattito è stato dato dalla stilista Raffaella Curiel che in un’intervista ha raccontato di aver difficoltà a trovare taglie 40 – 42 e di dover ogni giorno confrontarsi con modelle magrissime che svengono durante le prove.
“Dichiarazioni che ancora una volta fanno luce su un problema reale – ha detto la presidente del Moige Maria Rita Munizzi – Le istituzioni devono fare la propria parte ma anche gli stilisti devono assumersi delle responsabilità visto che nella moda sono loro a dettar legge.
Hanno un potere enorme; se cominciassero a pretendere dalle agenzie delle taglie 40, rifiutando le 36 – 38, queste si adeguerebbero in breve tempo. E’ chiaro, però, che servirebbe un atteggiamento unanime da parte degli stilisti.


Invece sono ancora pochissimi quelli che, come la Curiel, sollevano e ammettono l’esistenza del problema”.
Il Moige si è detto anche d’accordo con la proposta avanza da alcuni esperi del Regno Unito di vietare le passerelle alle under 16 e ha evidenziato la “necessità di andare oltre i ‘manifesti’ e i codici di autoregolamentazione, che si dimostrano palesemente inefficaci, per approdare invece a regole e atti normativi chiari e decisi”.
Il bombardamento di immagini mediatiche, che mostrano donne al limite della sopravvivenza indicate come standard di bellezza, sono quanto di più pericoloso possa esserci per la psiche di ragazzine alle prese con la definizione di una propria identità. A tali ragazze andrebbe insegnato e mostrato che amare il proprio corpo e difenderlo da sé stesse e dagli altri è quanto di più edificante e femminile possa esserci.
Le case di moda dovrebbero pensare alla donna nella sua complessità e non annientarne la vita per pure questioni commerciali.


25.07.07 - italiasalute.leonardo.it

Amy Winehouse, talento e depressione

La cantante inglese sulla scena dal 2003 è stata protagonista in negativo durante un’esibizione in un club della Cornovaglia: si schiaffeggia e sputa sugli spettatori, e The Sun parla già di declino


Ottobre 2006: Un po’ di anoressia, un po’ di bulimia… Non sono del tutto normale, ma credo che nessuna donna lo sia. Già, non è del tutto normale Amy Winehouse, e il suo ritorno sulla scena live lo ha ricordato al pubblico in maniera molto evidente. Tangibile. La ‘cantantessa’ inglese, più o meno figlia d’arte (i suoi genitori erano jazzisti ebrei), ha la musica nel sangue, ma col talento legato a quest’arte si porta dietro un carattere che, insieme a cattivi vizi, le ha attaccato alle spalle un’etichetta non certo apprezzabile...

Club Eden Project, Cornovaglia, luglio 2007: la bella Amy, nuovamente davanti al pubblico, ha appena finito di cantare il terzo brano in scaletta. Prima di iniziare il quarto, però, va dietro le quinte e ci rimane per parecchi minuti. Il pubblico comincia ad irritarsi. Torna sul palco e comincia a schiaffeggiarsi e tirarsi il microfono in testa. Poi va verso la platea e sputa sulle prime file. La gente comincia ad andar via disgustata: Amy riprende il microfono, stavolta per cantare, ma scorda le parole. L’illustre quotidiano britannico The Sun comincia già a parlare di declino della star: e dire che il suo album di debutto, Frank, è appena della fine del 2003.

Criticata fino ad ora positivamente per i suoi lavori, la voce paragonata a quella di Sarah Vaughan e Macy Gray, Amy Winehouse non è nuova a questi atteggiamenti: a partire dalla fine dello scorso anno ha cominciato a far parlare i tabloid inglesi dei suoi problemi con l’alcool (si è esibita ubriaca e ha parlanto male di un senatore, e ha anche dichiarato di essere un’ubriacona), ha interrotto Bono Vox durante un discorso di ringraziamento ai Q Awards, ha vomitato durante un’esibizione per poi riprendere a cantare… Il tutto perdendo e prendendo chili, in preda a psicosi maniaco-depressive. E lo scorso 18 maggio si è pure sposata con Blake Fielder-Civil, a Miami. Poi l’ultimo live, e gli sputi consequenziali.

Gli sputi dei cantanti alla platea dall’alto delle loro esibizioni non sono una novità: chi segue gli Afterhours ne sa qualcosa (ma si vedano anche gli storici Sex Pistols o i Black Sabbat, o il recente Marilyn Manson…). Il comportamento della cantante inglese, però, va ben al di là della semplice esibizione con finalità di eccessivo protagonismo, e dimostra chiaramente quanto sia problematico il suo stato psichico. È stata una cosa triste e dolorosa vederla così, ha dichiarato uno spettatore all’uscita dal Club Eden Project…


24.07.07 - agoranews.it

Modena: ok ai passeggini nei bus attrezzati per disabili

Serio impegno a cercare soluzioni in grado di garantire la sicurezza del bambino trasportato. Dichiarazione dell’assessore comunale alle Pari Opportunità Simona Arletti.


"La segnalazione giunta agli organi di stampa sul divieto di trasportare passeggini aperti sugli autobus urbani evidenzia una questione ancora aperta di cui mi sono occupata per la delega alla pari opportunità. Effettivamente per favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura della famiglia - uno degli obiettivi prioritari del mandato e oggi anche del Governo - occorre lavorare su più fronti: del lavoro (flessibilità oraria, permessi, telelavoro, formazione), dei servizi di welfare (nido, scuole d'infanzia, assistenza domiciliare, servizi di sollievo e residenziali), dell'educazione ad un'equa suddivisione tra i partner del lavoro di cura e domestico (corsi di formazione sulla differenza di genere per educatrici, neogenitori…), ma uno degli spazi di lavoro riguarda senz'altro la mobilità. Diverse indagini regionali e locali confermano che le donne sono più propense all'utilizzo dei mezzi pubblici, quindi sono un potenziale utente-target da ascoltare con attenzione per soddisfare al meglio. Della questione di come trasportare in autobus un bimbo sul passeggino mi sono occupata insieme all'Agenzia per la mobilità e all'ATCM e ho riscontrato non cattiva volontà, ma serio impegno a cercare soluzioni in grado di garantire la sicurezza del bambino trasportato; purtroppo l'attuale legislazione sul tema non dà riferimenti certi al gestore. Abbiamo quindi individuato una soluzione che rappresenta una mediazione accettabile, immediatamente praticabile modificando parte del regolamento sul trasporto dei disabili. In sostanza oggi il regolamento permette di trasportare i passeggini chiusi su tutti i bus e aperti su quelli che sono già attrezzati per il trasporto disabili, a patto che vengano tenuti negli appositi spazi destinati ai disabili e non sia presente un disabile in carrozzina da trasportare. Non posso dire di essere entusiasta della soluzione, ma il mio spirito concreto mi fa accettare anche mediazioni purché migliorative. Ora occorre che ATCM e gli altri organi competenti riprendano in considerazione il tema facendo applicare sempre la mediazione trovata e cercando altre soluzioni, tra cui quella di ampliare il parco mezzi a misura di disabili è prioritaria".

25-07-2007 - bologna2000.com

Ogni giorno 7 bimbi finiscono nelle mani degli orchi

“Ogni giorno sette nuovi bambini vengono sfruttati nel mondo per la produzione di pedopornografia e subiscono violenze”. Sconcertante il report pubblicato ieri da Telefono Arcobaleno, sullo stato del pedo-business on line nel primo semestre dell’anno. Dopo il parziale arresto avuto nel 2006, infatti, “riprende a crescere a ritmi elevatissimi il numero di siti pedofili”, come si legge nel documento.

Il pedo-business, secondo il rapporto, cambia continuamente connotato: si modifica e si rinnova per poter penetrare ovunque, passando spesso inosservato. E, come si spiega nel rapporto di Telefono Arcobaleno, il trucco sta nella sua capacità di variare costantemente “la distribuzione e la concentrazione geografica dei siti segnalati”, rendendo in questo modo la sua localizzazione molto difficile.

Bastano davvero pochi numeri, per far accapponare la pelle. Si pensi infatti che in questi sei mesi sono stati trentamila i bambini vittime di violenze sessuali e sfruttati per la produzione di pedopornografia. E di questi trentamila bambini soltanto un numero irrisorio, pari al 2%, è stato identificato e aiutato.

La situazione si delinea ancora più drammatica quando la si guarda dal punto di vista dell’utenza che tende ad aumentare a ritmi elevatissimi. Secondo il report infatti un sito di pedofilia a pagamento è in grado di generare oltre quattrocento nuovi clienti al giorno. E per visitare simili pagine web si spende in media 80 dollari. Ciò significa che il pedo-business genera un giro d’affari che si attesta intorno ai 5 miliardi di dollari all’anno.

Ma il dramma emerge in tutta la sua portata quando di fronte a questi dati si deve registrare anche l’inettitudine e l’indifferenza dei governi, che, secondo il Telefono Arcobaleno, “stanziano risorse troppo esigue per contrastare queste organizzazioni criminali” e soprattutto non investono a sufficienza “sulla formazione di operatori della polizia, dei magistrati, dei medici, degli psicologi, degli assistenti sociali e degli educatori”.

Particolarmente grave è la situazione italiana, dove si registra un’altissima carenza sul piano legislativo. Secondo Telefono Arcobaleno, infatti, nel nostro paese la questione è stata considerata soltanto sul “piano emotivo”, mentre manca una legislazione sistematica e incisiva. L’Italia ha puntato soltanto sull’intervento della Polizia Postale, senza fare leva sulle capacità di Carabinieri e Guardia di Finanza, che potrebbe facilitare intercettazione di flussi di pedofilia on line.

Ma le carenze non si limitano all’azione preventiva. La mancanza di certezza della pena e la lentezza dei processi spesso produce una sostanziale impunità della colpa. Stando a quanto si legge nel report, “i clienti se la cavano con una semplice multa”. Inoltre, come spiegano da Telefono Arcobaleno, “sebbene il numero dei siti con sede in Italia sia piuttosto basso, è altissimo il numero degli utenti. Questo perché oggi il cliente è evoluto, molto abile a non farsi identificare. Riesce a tutelarsi cambiando costantemente la password, per sfuggire ai controlli della sicurezza”.

Se fino a due anni fa il problema aveva punte elevatissime soltanto in Stati Uniti, Panama Russia, e paesi dell’Europa dell’est, adesso sta raggiungendo una grande portata anche in Italia. Si rende perciò sempre più impellente un intervento da parte del mondo politico e del governo in particolare, che dovrebbe prendere atto della drammaticità della cosa ed intervenire tempestivamente. Il timore è però che, date le recenti esperienze in diversi ambiti della politica, la tempestività non faccia parte del vocabolario del nostro attuale esecutivo. Non ci resta pertanto che attendere. Consapevoli che l’attesa genera nuove vittime innocenti.

25 Luglio 2007 - di Francesca Burichetti - loccidentale.it

Italia, emergenza incendi

Italia, emergenza incendi. Il Sud in fiamme


Brucia l'italia del centrosud sotto una canicola che supera abbondantemente i 40 gradi. Notte da sfollati per 4.000 turisti evacuati dalle coste del Gargano, in Puglia. Ieri due vittime, una coppia di anziani fratelli di 81 e 71anni di Peschici, dove oggi è lutto cittadino. Il procuratore della Repubblica del Tribunale di Lucera, Massimo Lucianetti ha aperto un'inchiesta per accertare le cause del vasto incendio.

E nella notte le fiamme si sono dirette anche verso Vieste, con numerosi focolai che impegnano la guardia forestale dalle prime luci dell'alba: 50 richieste di intervento aereo da questa mattina in tutta la Penisola, piu' della metà esaudite ha riferito il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. 12 canadair, 5 elicotteri della Protezione Civile e una dozzina di altri velivoli dello Stato hanno arginato la situazione ormai sotto controllo in Abruzzo e Puglia
In queste ore la situazione piu' critica si concentra in Sardegna, in Calabria e in Sicilia, dove è emergenza nella zona collinare di Messina e nell'entroterra nisseno. Gli incendi colpiscono anche le Eolie.


25.07.07 - euronews.net

Campo nomadi, degrado per la città

MERANO. Le condizioni del campo nomadi cittadino alla confluenza fra Passirio e Adige sono di un degrado indegno per la città e sotto il profilo igienico-sanitario oltre che della sicurezza, essendo posto sotto il viadotto di una strada a scorrimento veloce qual è la MeBo, costituiscono un capitolo da risolvere con interventi urgenti e risolutivi da parte dell’amministrazione comunale: questo il tenore di un clamoroso dossier del questore di Bolzano Piero Innocenti. In tutto 58 pagine di immagini della situazione del campo nomadi inviate con una lettera/denuncia al sindaco Günther Januth.

Le tensioni sociali, che anche recentemente sono state al centro delle cronache, hanno spinto il questore Piero Innocenti a metter mano con decisione ad un capitolo assai delicato, e per molti aspetti, qual è la condizione che negli anni è andata aggravandosi al campo nomadi che si trova alla confluenza fra Adige e Passirio nel quartiere di Santa Maria Assunta.

Gli uomini della polizia di Stato hanno così elaborato un vero e proprio dossier fotografico - in tutto 60 pagine - che documentano inequivocabilmente una situazione indegna per la città nella quale si sommano gravi condizioni di pericolo sotto il profilo igienico-sanitario, ambientale e soprattutto per la sicurezza considerato che roulotte e accampamento si trovano esattamente sotto il viadotto di un’arteria a scorrimento veloce qual la MeBo.
E il questore Innocenti ha accompagnato il tutto con una lettera indirizzata al sindaco Januth ed alla sua giunta che lascerebbe davvero poco spazio alle valutazioni politico-sociologiche visto che solleciterebbe interventi urgenti e risolutivi una volta per tutte.

Del resto delle condizioni del campo nomadi da anni si discute ipotizzando varie soluzioni che vanno dal suo spostamento in diverse aree cittadine alla sua radicale riorganizzazione e messa in sicurezza senza tuttavia mai arrivare ad una scelta organica e in qualche misura tale da risolvere alla radice il problema.
Sta di fatto che nel frattempo si sono moltiplicati gli episodi di forte tensione fra la comunità dei nomadi rom e la popolazione del quartiere di Santa Maria assunta tanto che anche pochi giorni fa vi sono state “scintille” in particolare in via Postgranz, che si trova proprio a ridosso dell’accampamento. La preoccupazione è che prima o poi succeda qualcosa d’irreparabile e l’ennesimo campanello d’allarme è scattato quando si è verificato un nuovo “scontro” fra le parti che solo per caso non ha avuto conseguenze per i suoi protagonisti.

La convivenza del resto a volte, nonostante l’impegno e la buona volontà, è nei fatti assai difficile e per mille ragioni diverse. Senza contare che anche sotto il profilo ambientale tutta l’area assomiglia più ad una discarica a cielo aperto - con rifiuti ed auto abbandonate e rovesciate - che ad una zona di permanenza di una comunità nomade. Nelle ultime settimane pareva che con l’installazione della Madonnina nei pressi dal campo rom si sarebbe verificato il miracolo di una convivenza civile degna di tale nome tra abitanti e nomadi, ma evidentemente il miracolo non c’è stato. E ora interviene direttamente il questore.


25 luglio 2007 - espresso.repubblica.it

Razzismo Democratico

Il discorso pubblico sull’immigrazione viene alimentato da notizie e campagne che tendenzialmente utilizzano una rappresentazione negativa degli stranieri. L’esperienza quotidiana di milioni di persone, che hanno relazioni dirette con uomini e donne migranti, porta invece ad una idea più complessa, e in prevalenza positiva, della presenza degli stranieri,
L’immigrazione è uno di quegli ambiti nei quali la differenza tra realtà e sua rappresentazione è talmente ampia da produrre effetti disastrosi diretti sulla vita delle persone coinvolte, oltre che sulle scelte delle comunità nelle quali queste vivono.


Valga per tutti l’esempio della vicenda avvenuta pochi mesi fa nella metropolitana romana dove è morta una ragazza italiana a seguito di un diverbio, sfociato in colluttazione, tra questa e due giovani ragazze di nazionalità rumena. Le due ragazze, di cui una minorenne, sono state trattate alla stregua di pericolose criminali e, nonostante le circostanze e le testimonianze indicassero univocamente che si era trattato di un incidente, l’accusa mossa alla ragazza rumena autrice della violenza è stata un’ accusa di “omicidio d’impeto”, assolutamente sconosciuta e mai utilizzata, le cui conseguenze possono essere molto pesanti in termini di pena. La stampa e la politica hanno dedicato uno spazio enorme a questa vicenda. Intorno ad essa si è coagulato il peggior armamentario razzista che l’Italia conosca ed è emersa la debolezza della cultura politica democratica del nostro Paese e, soprattutto, di quella dei partiti. La ragazza minorenne, come purtroppo spesso accade quando si tratta di stranieri, è stata criminalizzata dai giornalisti (che ne hanno anche pubblicato le foto), senza alcun rispetto delle regole che riguardano i minori e trattenuta in carcere per molti giorni per la sua pericolosità, nonostante le testimonianze indicassero la sua estraneità ai fatti.
Negli stessi giorni, a Nola, un italiano, a seguito di un diverbio avvenuto nel suo bar con un polacco, e dopo che questo torna a casa, esce con un fucile e, nel tentativo di uccidere lo straniero, ammazza la figlioletta Carolina. Questo fatto, gravissimo e intenzionale (l’italiano è uscito dal suo bar con il fucile in mano per uccidere, sbagliando poi l’oggetto della sua rabbia), per il quale non si può parlare certamente di incidente ma al più di errore, viene presentato dai giornalisti come incidente e ad esso viene dedicato uno spazio minimo per un solo giorno. Nessuna intervista alla famiglia e ai compagni di classe, nessuna interrogazione parlamentare, niente trasmissioni televisive di approfondimento. La famiglia, lasciata sola, decide di ritornare in Polonia e nessuno si interessa al suo destino, alla sua condizione.
Due storie che spiegano bene qual è il clima nel nostro Paese e quali sono le responsabilità di chi contribuisce in maniera determinante ad orientare l’opinione pubblica.I due fatti sono solo una piccola parte della campagna di criminalizzazione dei migranti che ha fatto emergere, non è la prima volta in Italia, l’orientamento prevalente di quello che potremmo chiamare “schieramento democratico” a inseguire, in tal modo alimentandole, le peggiori pulsioni degli italiani, ribaltando le responsabilità dei fatti. La lettera di un elettore di sinistra apparsa in prima pagina su Repubblica che chiede aiuto perché sta diventando razzista è la migliore dimostrazione di questo ribaltamento. Parafrasando un famoso comico italiano il signor Poverini dice in sintesi: non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono stranieri (cioè cattivi). Ci fanno diventare razzisti con il loro comportamento.
La risposta del famoso commentatore su Repubblica, del Ministro dell’Interno e di molti sindaci, democratici per l’appunto, è quella di sempre e dimostra, se fosse stato necessario “la banalità del male”: 1) la sicurezza non è né di destra né di sinistra, 2) basta con il buonismo, dobbiamo colpire i cattivi, 3) gli stranieri non sono tutti cattivi, ma non si può far finta che i cattivi non ci siano, 4) dobbiamo proteggere i deboli, cioè anziani, donne e persone che subiscono violenze e furti. Una serie di ovvietà la cui combinazione porta a scelte concretamente discriminatorie, sbagliate e costose. Più polizia e più controlli nei quartieri, espulsione dalle città dei gruppi individuati come capri espiatori (rom, rumeni, lavoratori stranieri che vivono in condizioni di precarietà, ...), minori garanzie per gli stranieri in generale.
I piani sulla sicurezza sono l’esempio più evidente di come ad un problema concreto, l’insicurezza diffusa (le cui cause sono da ricercare altrove), si cerca una risposta sul piano della rappresentazione pubblica e non sul piano concreto della rassicurazione dei cittadini. Anziché ricercare forme di mediazione sociale che affrontino i conflitti presenti e quelli inventati, si preferisce dare risposte che possano trovare spazio nelle conferenze stampa e nei talk show televisivi.
Il razzismo democratico è responsabile di un imbarbarimento delle relazioni che, oltre a non risolvere alcun problema e a costare caro alla collettività (a proposito dei costi della politica) rischia di cancellare ogni sforzo fatto in molte città dalle comunità locali e di promuovere frammentazione e conflitti.


*responsabile Arci per l'immigrazione


di Filippo Miraglia - 25.07.07 - articolo21.info

Anziano abusava di minorata

RIETI — Dovrà rispondere alle accuse di violenza sessuale e di atti osceni in luogo pubblico, il settantaduenne di Rivodutri, colto in flagranza di reato dai Carabinieri, mentre abusava di una dicissettenne. Per l’anziano le manette sono scattate l’altro ieri, quando i militari lo hanno sorpreso mentre abusava della giovane che sarebbe tra l’altro affetta da disturbi psichici, residente a Longone Sabino. L’uomo ha violentato la diciassettenne all’interno dell’autovettura che era stata appositamente posteggiata in un’area un pò isolata nei pressi di Poggio Bustone, dove solitamente si appartano le coppiette. Non è ancora chiara l’esatta dinamica del fatto che verrà delineata strada facendo, mentre proseguono le indagini sugli spostamenti quotidiani dell’anziano che per ora resta rinchiuso nel carcere di Santa Scolastica di Rieti.

P. DI LORENZO - 25.07.07 - iltempo.it

Romena rapita e stuprata per giorni

Violenza sessuale: romena rapita e struprata per giorni


Ragazza di 20 anni sequestrata da connazionale a Genova


(ANSA) - GENOVA, 25 LUG - Una ragazza romena di 20 anni ha denunciato alla polizia di essere stata sequestrata e violentata nei giorni scorsi. Un connazionale l'avrebbe tenuta segregata per giorni in una casa abbandonata alla periferia di Genova. La donna sarebbe riuscita a sfuggire al suo aguzzino dopo che gli agenti hanno sgomberato lo stabile, abitato abusivamente da extracomunitari irregolari. Il responsabile del sequestro e' stato fermato durante un controllo nel centro storico.


25.07.07 - ansa.it

"Vade Retro" si farà a Milano

Sgarbi non cede: "Vade Retro" si farà a Milano


La mostra omosex (foto in alto Newpress) è diventata una vera e propria ossessione per l’assessore Vittorio Sgarbi. Dopo il provabile trasferimento in altre città, Napoli in primis (con strascico di polemiche), ieri l’annuncio: La mostra omosex "Vade retro", annunciata ma poi mai aperta al pubblico, resterà a Milano. Ancora non si sa però se potrà essere visitata in ogni sua parte.


Due le opzioni che Sgarbi discuterà con Letizia Moratti.


La prima prevede il trasferimento dell'esposizione, così comè (sarebbe comunque esclusa quella che diede origine alle polemiche (Miss Kitty, rassomigliante a Benedetto XVI).) dal Palazzo della Ragione, alla meno istituzionale sede del 'garage Travasi' di piazza San Babila.


La seconda vede invece la sua permanenza nello storico palazzo cittadino senza però le cosiddette 'opere sacre' di ispirazione religiosa che verrebbero esposte in un’altra sede. Il balletto pare dunque essere arrivato alle battute finali.


La mostra rimarrà a Milano e, quasi sicuramente, sarà un successone: troppe le aspettative e il tam tam mediatico che la censura ha scatenato.


Speriamo solo non si opti per la seconda ipotesi, visto che una mostra mutilata, come ci aveva detto lo stesso Coniglio Viola, autore dell'opera su Sircana e il trans, non avrebbe senso.


Le varie vicessitudini - spiegava qui Coniglio Viola - iniziate con l'esclusione della nostra opera "Ecce Trans" dalla mostra "Arte e Omosessualità" si sono concluse con la completa cancellazione della mostra.


Sgarbi dichiara "Di fronte alla censura la soluzione più concreta é la censura estrema e quindi la cancellazione della mostra". Abbiamo seguito questa polemica che ci vede protagonisti tra l'incredulo e il divertito e, infine, non possiamo che appoggiare la decisione di annullare una mostra che comunque si sarebbe presentata mutilata.


Tuttavia – a proposito dei tanti inteventi che in questi giorni si sono sprecati su "Ecce Trans" - riteniamo d'obbligo due puntualizzazioni. La prima riguarda il linguaggio. Chi segue l'arte contemporanea e ci conosce sa quanto la ricerca estetica di ConiglioViola sia curata (la nostra ultima mostra personale ha Milano ha richiesto un lavoro di tre anni).


In "Ecce Trans" la scelta di utilizzare un registro stilistico "basso" anzi "bassissimo" era richiesto dall'opera stessa. La seconda riguarda il carattere provocatorio dell'opera. La missione di un artista non è quella di cercare provocazioni gratuite ma di esprimere delle emergenze, e quando queste emergenze sono collettive è naturale che l'opera desti scandalo.


Rappresentando Gesù come un trans siamo certi di non offendere Gesù che è stato per primo un grande provocatore, un sovvertitore della morale. Accostare la figura di Gesù a quella di un trans, come di qualsiasi altro emarginato, non ha nulla di irriverente anzi è profondamente in linea col cristianesimo.


Il problema sono invece i moralisti, i benpensanti che si fanno scudo dell' "essere cristiani" per determinare la situazione di estrema arretratezza culturale che stiamo vivendo nel nostro paese: dove anche l'arte può essere censurata.


di Marco Trabucchi - 25.07.07 - milano.blogosfere.it

Villaggi dei Bambini: Ecco chi vola!

SOS Italia Villaggi dei Bambini: Ecco chi vola!


La campagna di adozioni a distanza Aiutarli a crescere ti farà volare è terminata il 12 luglio. Grazie al sostegno di Windows Live Messenger, UniCredit Private Banking e di tante persone che si sono attivate, abbiamo potuto aiutare 495 bambini con l’adozione a distanza. Scopriamo insieme chi volerà a conoscere il bambino adottato.


Voleranno in Honduras, in Bielorussia, in Niger e in Tailandia i sostenitori che hanno partecipato alla campagna Aiutarli a crescere ti farà volare. Sono Maurizio Lievore, Maria Giungato, Cristiana Gianani e Gaetano Buono. Dal 26 agosto al 31 dicembre voleranno a conoscere il bambino adottato.
Li abbiamo chiamati in questi giorni per comunicare loro la notizia. E abbiamo avuto una prima reazione che non ci aspettavamo e che ci ha divertito: una pausa di silenzio…la domanda “è uno scherzo?”…e poi l’entusiasmo.
“Ancora oggi dopo circa 24 ore dalla lieta notizia sono emozionata e frastornata all'idea di conoscere Modou*. Come una doccia fredda in una giornata letteralmente infuocata, la sua notizia ieri è giunta tanto inaspettata ma quanto mai gradita. Mille pensieri mi passano per la mente: l'emozione e la curiosità di conoscere il piccolo Modou*, l'idea di vedere realtà tanto lontane da noi, non solo in termini di distanza ma anche dal vivere quotidiano, mi entusiasmano e mi commuovono allo stesso tempo”. Così ci ha scritto la signora Giungato. Lei andrà in Niger, dove ha adottato a distanza anche il villaggio SOS di Niamey in cui vive il suo bambino.

Secondo le Nazioni Unite, il Niger figura agli ultimi posti nella graduatoria dell'indice di sviluppo umano, un indicatore che tiene conto non solo di grandezze macro-economiche, ma anche di fattori relativi alla qualità della vita quali la speranza di vita media, il tasso di istruzione, la redistribuzione pro-capite del reddito. Il paese registra il 3° più alto tasso al mondo di mortalità infantile sotto i 5 anni: in Niger, 190.000 bambini muoiono prima del 5° compleanno.
SOS Villaggi dei Bambini lavora in Niger dal 1982 e il Villaggio SOS di Niamey è operativo dal 1993. Nel villaggio ci sono anche un Asilo SOS, che accoglie 125 bambini, e la Scuola primaria Hermann Gmeiner. Gli studenti che la frequentano provengono per l'80% dai dintorni e la scuola SOS rappresenta un'opportunità speciale per la loro istruzione.

Partirà per l’Honduras, invece, il signor Lievore con la sua famiglia: “Ho ricevuto con molto piacere (e anche un po’ di sorpresa) la notizia della possibilità di effettuare un viaggio in Honduras per conoscere il bambino che abbiamo deciso di adottare a distanza tramite la vostra associazione.
Sicuramente la prima sensazione alla notizia è stata, oltre che di sorpresa, anche di grande entusiasmo. Non è la prima volta che effettuiamo una adozione a distanza. Scrivo al plurale perché sono decisioni maturate insieme in famiglia; in modo particolare le mie due figlie di 13 e 16 anni sono particolarmente entusiaste di avere un “fratellino” a distanza e aspettano solo il momento di cominciare a corrispondere con lui. Avremmo desiderato una famiglia numerosa ed in realtà avevamo pensato anche di adottare “realmente” dei bambini, ma crediamo anche che aiutarli a crescere nel loro paese sia ugualmente importante e forse più efficace”, ci scrive il signor Lievore.
SOS Villaggi dei Bambini lavora in Honduras dal 1968 e il villaggio SOS di Santa Rosa de Copan è stato costruito alla fine degli anni 90.
La signora Gianani ci ha detto al telefono di essere felicissima ed emozionata. E’ stata contenta di aver partecipato a un’iniziativa così bella e prova un gran piacere al pensiero di incontrare la sua piccola. La signora Gianani ha ben 2 adozioni a distanza, una in Tailandia a Bangpoo e una in India a Hyderabat. Ha scelto di volare in Tailandia, perché il rapporto con la piccola Me Li è di più lunga durata.

In Tailandia oltre un milione non è iscritto nei registri anagrafici. Inoltre, circa 120mila sono profughi del Myanmar, dove governa una dittatura militare; circa 600mila, invece, vivono ancora le conseguenze del tragico tsunami della fine del 2004. Preoccupanti sono anche le condizioni di giovani e adolescenti. La prostituzione minorile interessa tra i 60 e i 200mila giovani. A questa emergenza è strettamente legata quella del contagio da Hiv: nel Paese non manca un programma di cure (protocolli terapeutici e farmaci antiretrovirali), ma il Governo ha ridotto i fondi sul versante della prevenzione.

SOS Villaggi dei Bambini lavora in Tailandia dalla fine degli anni 60. Il Villaggio SOS di Bangpoo è operativo dal 1974.

Non sappiamo la reazione del Signor Buono, che è riuscito a coinvolgere più amici ad attivare come lui l’adozione a distanza. Non siamo riusciti a contattarlo al telefono e probabilmente riceverà la bella notizia una volta tornato dalle sue ferie. Il Signor Buono partirà per la Bielorussia per conoscere la sua piccola Delia*. Qualche tempo fa ci ha scritto: “Sono orgoglioso e felice di contribuire con un piccolo gesto a rendere la vita più dignitosa a dei bambini e alle proprie famiglie negli angoli del mondo più poveri e disagiati….se la stragrande maggioranza delle persone riuscisse ad apprezzare l'importanza di questi gesti quotidiani il mondo sarebbe sicuramente migliore.”

SOS Villaggi dei Bambini lavora in Bielorussia nel 1986, in seguito al disastro di Chernobyl. Il Villaggio SOS di Marina Gorka, dove vive la piccola Dalia, è operativo dal 2002. A distanza di vent’anni dall’incidente nucleare – il più grave della storia - 400mila persone sono state sradicate dalle rispettive terre d'origine, 5 milioni risiedono ancora nelle aree contaminate, 100mila dipendono ancora dagli aiuti umanitari.

SOS Italia Villaggi dei Bambini Onlus vuole ancora ringraziare di cuore tutti coloro che hanno respo possibile questa campagna con la loro partecipazione e il loro contributo:
- UniCredit Private e Windows Live Messenger
- I donatori SOS che si sono mobilitati a sensibilizzare i propri amici

- "Chi ci ha messo la faccia" producendo i video per coinvolgere il pubblico internet: Augusto, Luca, Andrea, Arianna, Paolo, Daniela, Giovanna, Isabella, Antonio, Stefano, la 2 A del Linguistico G. Renier, Giovanni Daniela, Igor e Chiara.

- Il network di metafora.it
- Blogosfere
- Fara Editore
- Magnaromagna.it
- Ilgiramondo.net
- Welfareitalia.it
- Tutti i blogger che hanno pubblicato gratuitamente i nostri banner
- Tutte le realtà che hanno sostenuto a livello editoriale l'iniziativa pubblicando il nostro comunicato stampa
Grazie a tutti voi!
Anche a nome dei 495 bambini cha siamo riusciti ad aiutare!


Fonte: SOS Italia Villaggi dei Bambini Onlus


25.07.07 - confinionline.it

Tg5 sanzionato per servizio sui bambini

Rignano, Tg5 sanzionato per servizio sui bambini


Cronaca - Il Comitato del Codice sui minori interviene sul pezzo che la testata televisiva aveva mandato in onda il 18 luglio in merito alla perizia sui bambini. La motivazione: "Erano riconoscibili"


Roma, 25 luglio 2007 - Il Comitato di applicazione del Codice Media e minori ha sanzionato il servizio che il Tg5 della sera del 18 luglio ha dedicato agli accertamenti peritali sui bambini di Rignano Flaminio. Lo annuncia una nota del comitato, nella quale si sottolinea che, in base alla normativa vigente, il Tg5 dovrà ora dare notizia del provvedimento.

Secondo la risoluzione del Comitato, la trasmissione era in contrasto con la ragion d'essere del Codice di autoregolamentazione e in particolare con quanto esso prescrive a tutela dei minori coinvolti in trasmissioni televisive, contrasto tanto meno giustificabile dopo avvertimenti preventivi che erano stati emessi sia dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sia dal Garante per la protezione dei dati personali.
Il Comitato ricorda che l'Autorità ha annunciato a sua volta apertura di procedimento, mentre il Garante ha disposto divieto di ulteriore diffusione delle immagini ritenendo che i piccoli protagonisti della vicenda siano "senz'altro identificabili dal filmato, grazie a riprese chiare e ravvicinate, anche se nelle immagini diffuse appaiono ripresi prevalentemente di fianco o di spalle, ciò tenendo conto del contesto ristretto in cui i bambini vivono'.

Nella delibera, il Comitato tv e minori sottolinea la delicatezza, non solo giudiziaria, della vicenda di Rignano e rivolge a tutte le Emittenti l'invito (che, dice, non può non accomunare tutti i soggetti) al massimo rispetto dovuto a giovanissime, indifese persone che vanno tenute al riparo da ogni strumentalizzazione.


25.07.07 - redazione.romaone.it

Hezbollah si riarma

Hezbollah si riarma e aspetta il momento giusto per attaccare


Hezbollah ha recuperato la sua piena capacità militare e ha rifornito interamente le sue riserve di armi e missili dopo la fine della guerra in Libano dell’estate scorsa. Lo ha rivelato la radio israeliana citando un alto funzionario del ministero della Difesa.


Il funzionario ha anche aggiunto che la Siria sta trasferendo armi agli Hezbollah nella piena consapevolezza dell’esercito libanese e dietro le spalle della missione Unifil.


La stessa fonte ha chiarito che Hezbollah non ha avuto interesse a riaccendere il conflitto per il momento ma ha preferito un periodo di quiete per ricostruire i siti da cui venivano lanciati i missili durante l’ultima guerra.


Lunedì scorso, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, si è rifiutato di rivelare se i due soldati israeliani rapiti, Ehud Goldwasser e Eldad Regev siano ancora vivi. “Il ministro degli Esteri francese ha voluto capire che i due soldati sono vivi, ma la nostra gente tende a non rispondere a domande di questo tipo”, ha detto Nasrallah in una intervista ad Al Jazeera. Il capo dei miliziani si riferiva ad una recente dichiarazione in cui il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, il quale, dopo aver incontrato esponenti di Hezbollah a Parigi, aveva detto di aver “capito” che i soldati erano vivi.


Nasrallah ha chiarito di essere il solo autorizzato a rilasciare dettagli di questo tipo e ha aggiunto: “per ogni affermazione del genere noi possiamo ricevere qualcosa in cambio e dunque non c’è motivo di dare informazioni gratis”.


Nella prima parte della stessa intervista trasmessa domenica, Nasrallah ha annunciato che, durante la guerra libanese, Hezbollah aveva la capacità di colpire qualsiasi punto di Israele in ogni momento. “Hezbollah aveva questa capacità durante l’ultima guerra – ha detto ancora Nasrallah – e anche nei mesi di luglio e agosto del 2006, non c’era luogo della Palestina occupata che noi non potessimo colpire. E voglio sottolineare che abbiamo ancora questa capacità”.


Dal Jerusalem Post - 25/07/07 - loccidentale.it

Germania: 16enne mori' dopo 45 tequila

Germania: 16enne mori' dopo 45 tequila, arrestato barista


BERLINO - E' finito in prigione il titolare del pub di Berlino dove un 16enne si senti' male, lo scorso febbraio, dopo aver bevuto circa 45 tequila; il ragazzo mori' quattro settimane dopo. Lo scrive oggi la stampa locale. Il barista, di 26 anni, avrebbe fatto ubriacare il 16enne ingaggiando con lui una gara alcolica; ma lui avrebbe bevuto solo acqua, mentre il ragazzino tracannava tequila. L'uomo si e' sempre difeso, affermando che il giovane era entrato nel suo locale gia' ubriaco e si era addormentato sul bancone dopo aver bevuto una birra; ma secondo testimoni le cose sarebbero andate diversamente. (Agr)


25/07/07 - corriere.it

I papà influenzano il peso delle figlie

Sanihelp.it - I padri sovrappeso rappresentano il principale fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi alimentari nelle figlie. A sostenerlo è uno studio pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, che ha seguito 134 bambini (68 femmine e 66 maschi) dalla nascita fino agli 11 anni, per ricercare nell’infanzia i fattori di rischio che portano, nel corso dell’adolescenza, allo sviluppo di bulimia nervosa e di binge eating disorder (episodi compulsivi caratterizzati da rapide assunzioni di grande quantità di cibo).

Secondo i ricercatori, non sarebbe l’eccesso di peso in sé a indurre comportamenti poco salutari nelle ragazze, quanto piuttosto il fatto che l’insoddisfazione del genitore nei confronti del proprio aspetto fisico, e l’aspirazione di un corpo più magro, indurrebbero il padre ad esprimere, direttamente e indirettamente, disapprovazione nei confronti del peso delle figlie.

Tali condizionamenti, spesso presenti fin dall’infanzia, favorirebbero, nell’adolescenza, lo sviluppo di disordini alimentari e di comportamenti poco salutari per il controllo del peso.

Le valutazioni sono state tratte mediante misurazioni e questionari periodici finalizzati alla raccolta di informazioni relative a peso e altezza dei bambini e dei loro genitori, alle abitudini alimentari dei piccoli e al tempo dedicato ad attività fisica e passatempi sedentari. Inoltre, i genitori hanno incontrato degli specialisti per definire il loro atteggiamento nei confronti dei figli (autoritario o permissivo, critico o incoraggiante) e per ottenere da loro dei commenti relativi alle abitudini alimentari e il peso corporeo dei bambini.

Gli altri fattori di rischio che sono stati identificati come possibili promotore di disordini alimentari nell’adolescenza sono la presenza di sovrappeso (>85esimo percentile) all’età di 5 anni e un basso livello di attività fisica nell’infanzia.

Fonte: NFI - di Silvia Nava - 25-07-2007 - sanihelp.it

Raddoppia la pedofilia online

Raddoppia la dimensione della pedofilia online, con un giro d’affari giornaliero di 13 milioni di dollari e di 5 miliardi annuo. Questi i dati principali del rapporto sulla pedofilia nei primi sei medi del 2007 presentato oggi da Telefono Arcobaleno. «Nell’ultimo semestre -spiega il presidente dell’associazione, Giovanni Arena- Telefono Arcobaleno ha segnalato 2.090 siti al mese, con punte di oltre 200 siti pedopornografici in un solo giorno. Particolarmente aggressiva è risultata nel 2007 la promozione di siti pedofili a pagamento».

L’accesso a un sito pedofilo a pagamento costa mediamente 80 dollari e genera ogni giorno oltre 400 nuovi clienti, fruttando mediamente oltre 34 mila dollari al giorno. Ogni giorno, 7 nuovi bambini vengono sfruttati nel mondo per la produzione di pedopornografia. Ad oggi sono 30.000. Meno del 2% dei bambini sfruttati è stato identificato. «È indiscutibile -spiega Arena- la radice commerciale della maggior parte delle attività pedofile online, legate al triste mercato del pedobusiness. Germania, Stati Uniti, Russia, Olanda, Cipro, Giappone, Panama, Canada, Corea e Regno Unito si trovano ai primi dieci posti della classifica dei paesi che ospitano i siti segnalati, dei quali oltre mille sono legati al pedo-business».

Secondo il presidente dell’associazione un altro dato preoccupante e al quale dovrebbe essere riservata «la massima attenzione è il numero dei frequentatori dei siti pedofili, cifre con talmente tanti zeri da risultare davvero impressionanti. I frequentatori e i fruitori di questi siti sono prevalentemente americani, tedeschi, inglesi, giapponesi, francesi, italiani: un vero e proprio esercito che quotidianamente si muove in internet a caccia di foto, di video, di contatti».

Il report dell’associazione riguarda «esclusivamente i siti con espliciti contenuti e materiali pedofili e pedo-pornografici segnalati a FBI, Interpol, polizie nazionali secondo le rispettive competenze, e, in Italia, all’Autorità giudiziaria e al Nucleo Investigativo Telematico interforze composto da Carabinieri, Polizia postale e Guardia di finanza». Vi sono infine «precise denunce su una persistente serie di carenze legislative e di inerzia nel contrasto del fenomeno, che in molti paesi ancora agevolano l’ulteriore diffondersi della pedofilia online».


25.07.07 - lastampa.it

Pedofilia online: “Dati inaccettabili”

Telefono Arcobaleno, l’Associazione che da undici anni lotta al fianco delle polizie nazionali e internazionali contro la pedofilia e la pedopornografia in internet, ha presentato il rapporto sulla pedofilia on line relativo ai primi sei mesi del 2007. La dimensione della pedofilia online dal 2006 a oggi è praticamente raddoppiata. Nell’ultimo semestre Telefono Arcobaleno ha segnalato 2.090 siti al mese, con punte di oltre 200 siti pedopornografici in un solo giorno. Ogni giorno, 7 nuovi bambini vengono sfruttati nel mondo per la produzione di pedopornografia. Ad oggi sono 30.000. Meno del 2% dei bambini sfruttati è stato identificato. L’accesso a un sito pedofilo a pagamento costa mediamente 80 dollari; il giro d’affari giornaliero del pedobusiness si aggira intorno ai 13 milioni di dollari. ”Un altro dato preoccupante e al quale dovrebbe essere riservata la massima attenzione - sottolinea Giovanni Arena, Presidente di Telefono Arcobaleno - è il numero dei frequentatori dei siti pedofili, sono cifre con talmente tanti zeri da risultare davvero impressionanti. I frequentatori e i fruitori di questi siti sono prevalentemente americani, tedeschi, inglesi, giapponesi, francesi, italiani”. Il rapporto completo relativo alla mappatura del fenomeno pedofilo in rete nei primi 6 mesi del 2007 è disponibile sul sito di Telefono Arcobaleno.


25.07.07 - pennedigitali.wordpress.com

Droga e onorevoli, no al test

Droga e onorevoli, no al test proposto da Casini


Bocciatura in commissione. La Mussolini protesta: la casta si è difesa


ROMA — I distinguo e i commenti sono stati tanti, dopo. Ma la verità è che a favore della proposta di legge che voleva il test anti-droga per i parlamentari, alla fine c'era soltanto l'Udc nell'opposizione. La maggioranza ha fatto quadrato: un voto contrario pressoché bulgaro. E così ieri l'iniziativa di Pier Ferdinando Casini è stata clamorosamente bocciata alla Camera, in commissione Affari costituzionali. Ma Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, non ci sta. Dice: «Proporremo ai nostri parlamentari di farlo ugualmente, il test». E gli fa eco Riccardo Pedrizzi, di An: «Proporremo che tutti i parlamentari nostri si sottopongano al test, volontariamente». La verità, però, è che non c'era un solo rappresentante di An in commissione al momento della votazione della proposta. Una proposta che era nata sull'onda emotiva di un programma televisivo: «Le Iene» avevano «rubato» campioni di sudore tra i parlamentari fuori da Montecitorio scoprendo, così, un alto tasso di consumo di stupefacenti fra di loro. Per questo la proposta di legge di Casini aveva raccolto diversi consensi fra i parlamentari: sull'onda dello scandalo l'avevano firmata in parecchi nell'opposizione, ma anche dentro la maggioranza. Ma ieri al momento del voto, dei parlamentari dell'opposizione in commissione Affari Costituzionali non c'era nessuno, se non l'Udc, appunto. «Avevo da fare un intervento in Aula già programmato », taglia corto Gabriele Boscetto di Forza Italia.

Ma la verità è che quando era intervenuto in commissione per commentare la proposta di legge ne aveva dato un giudizio così negativo da coincidere con quello del verde Marco Boato, autore degli emendamenti che ieri hanno affossato definitivamente l'iniziativa. Eppure c'erano molte firme di Forza Italia sotto quella proposta di legge. Così come c'erano svariate firme di An e nessuno a sostenere la proposta in commissione. Un test che la Lega non avrebbe problemi a fare, dice Roberto Maroni. Che spiega. «Per noi è superfluo perché tra i prerequisiti dei candidati della Lega c'è il rifiuto della droga. Ma non abbiamo timori ». Comunque non c'erano nemmeno i rappresentanti del Carroccio in commissione a dar manforte a Gianpiero D'Alia, il relatore dell'Udc. Il voto dell'Unione è stato compatto ieri in commissione Affari Costituzionali. Ma dentro l'Unione ieri c'è stato chi ha voluto far polemica: «Con questa bocciatura il Parlamento non lancia certo un segnale di apertura e trasparenza verso l'esterno: il test non era obbligatorio ma facoltativo», si lamenta infatti Silvana Mura, dell'Italia dei valori, forse senza nemmeno aver indagato sulla modalità di voto di Carlo Costantini, suo compagno di partito e membro della commissione. Che si difende: «Credo di aver votato insieme alla maggioranza, alla fine. Ma non è che l'ho seguita molto questa proposta di legge, non sapevo bene di cosa si trattava... ». Il verde Marco Boato l'ha seguita fin dall'inizio. E fin dall'inizio osteggiata come ha potuto: «È una proposta di legge demagogica e assolutamente anticostituzionale», dice per spiegare i due emendamenti che hanno affossato la proposta. Ma contro le sue parole si scaglia Alessandra Mussolini, europarlamentare di Alternativa sociale: «Con questa bocciatura del test antidroga ancora una volta la casta si difende», decreta senza ammettere appello.


Alessandra Arachi - 25 luglio 2007 - corriere.it

Muore mentre balla: infarto

Un infarto: sarebbe questa la causa della morte di Francesca Gualinetti, la donna di 28 anni morta improvvisamente davanti al figlio di 8 mentre ballava sabato scorso alla "Fratellanza" di Bolzaneto, nel corso di una festa sabato scorso. L'autopsia non ha infatti riscontrato patologie, né abuso di alcol o altre sostanze. La ragazza si è accasciata a terra mentre con le amiche stava ballando, senza più riprendere conoscenza.


25/07/2007 - primocanale.it

Chiuso per razzismo

Un ristorante della provincia di Lima punito perché discrimanava indios e meticci


Due mesi di chiusura e l'equivalente di 50 mila euro di multa. Questa la punizione per i proprietari del ristorante Café del Mar, Miraflores, provincia di Lima, Perù. La loro colpa: essere razzista. È la prima volta che in Perù accade una cosa simile. L'elite bianca va da sempre spadroneggiando in un paese a maggioranza indigena e discriminare chi ha la pelle scura è un modus vivendi. Ma qualcosa sta cambiando.


La festa è finita. Pieni di soldi e di autostima, i bianchi tirano le fila dell'economia peruviana e si sono ritagliati angoli di lusso off-limits in ogni parte del paese. Dall'altra parte, la massa di cittadini, indios o meticci, costretti al limite della soglia di povertà e senza prospettive, se non quella di emigrare e spedire le rimesse alla famiglia. Quasi la metà dei peruviani vive sotto la soglia di povertà, ossia con meno di due dollari al giorno. Di questi, cinque milioni su una popolazione di 28, vivono in situazioni drammatiche, con meno di 30 dollari al mese


Le ultime elezioni, che hanno visto il populista Hollanta Humala, indigeno per gli indigeni, spopolare quasi fino a far crollare l'egemonia dei soliti noti, la dice lunga sullo stato di salute del paese. Per questo, oltre a investire somme da capogiro nella lotta alla fame e alla povertà, il presidente Alan Garcia ha deciso di cavalcare la linea inaugurata dal suo predecessore nel 2004, ossia combattere il razzismo a suon di leggi. Dalle multe salate, il Congresso è passato pochi mesi fa a imporre persino il carcere per tutti coloro che verranno condannati per discriminazione razziale.


Reazioni. È come se il fenomeno Humala abbia fatto scattare l'allarme nella testa della élite, dimostrandole che le disuguaglianze sociali ed economiche non solo intorpidiscono lo sviluppo del Perù, ma minacciano il posto al sole di chi in questa situazione ci ha sempre sguazzato. Da qui una reazione a 360 gradi. Da una parte, la decisione, adottata un mese fa, di inaugurare due metodi per combattere la povertà endemica: trasferire ai governi regionali e locali 16 milioni di soles (circa 4 mila milioni di euro) da investire in infrastrutture e in aiuti sociali, e inaugurare il Programma Crecer (Crescere), che unito a quello minerario di solidarietà con il popolo lanciato a dicembre, interverrà su 3milioni di persone, di cui un terzo bambini. Dall'altra, l'inasprimento delle pene per i razzisti e la chiusura del Café del Mar.

Il parere. Per molti difensori dei diritti umani, la chiusura del ristorante è un passo simbolico importante nella battaglia al razzismo e alla discriminazione economica. Wilfredo Ardito, strenuo sostenitore delle lotte sociali del suo paese, ha dichiarato alla Bbc: “Si tratta di una sanzione simbolica. É la prima volta che si chiude un locale per la sua selezione razziale della clientela, e lo consideriamo un vero passo avanti”.

Stella Spinelli - 12.07.07 - peacereporter.net

Dal rischio alcol ci si difende fra i banchi

ROMA – Per mettere un freno alle stragi del fine settimana il Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani promuove una nuova campagna informativa per combattere i problemi legati all’uso e abuso di alcol.

“La campagna permanente anti alcool ‘L’alcol distrugge il futuro’ - ha affermato Mauro Martini, presidente Nazionale dello Snami - avrà nei medici del sindacato il suo punto di riferimento. Invieremo nelle scuole medie inferiori i nostri medici che spiegheranno agli adolescenti i pericoli dell’alcool derivati da un uso improprio”.

La campagna si rivolge agli studenti delle scuole medie inferiori e si propone l’obiettivo di informarli sui pericoli legati all'abuso di sostanze e allo stesso tempo si propone di sviluppare un atteggiamento più attento e critico verso l’alcol. Secondo i promotori, infatti, la scelta di informare studenti del triennio delle medie inferiori è dettata dal fatto che i ragazzi a quella età sono più ricettivi degli studenti delle superiori, già più smaliziati in tema di dipendenze.

(Cac/Dire) - 24.07.07 - diregiovani.it

Nel cielo di Chaplin

Trent'anni fa moriva il grande artista inglese, creatore del personaggio di Charlot, indimenticabile, e di film immortali.

Come credergli? Eppure in una delle ultime interviste, lui, Chaplin, ha dichiarato di aver cercato nella vita solo il denaro e il piacere delle donne. Lui, che ha commosso il mondo con le sue deliziose mimiche, fatto sussultare di tenerezza cuori di adulti e di piccini, disteso labbra al sorriso, fatto gocciolare lacrime di partecipazione su tante guance. Lui, l'Adamo dal quale tutti quelli del cinema discendono, come diceva Fellini.
Lo sappiamo bene: ognuno di noi, pur cercando di celarsi spesso dietro alle parole - nel tentativo di nascondersi agli altri e a sé stessi, di depistare la verità - ogni tanto lascia qualche indizio per giungere al vero. Anche Chaplin. La frase della intervista - così disincantata - voleva lanciare un messaggio.
Attenti: non confondete le mie opere con me stesso; non confondete me con Charlot (com'è chiamato in Francia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallol e Turchia) o con il Vagabondo (com'è chiamato nel mondo anglosassone).
Charlot è la mia creazione artistica, io sono un altro. Ed in effetti, lui era un altro. Non condivideva con Charlot la povertà: era sì nato in condizioni di grandi ristrettezze, ma poi era divenuto ricchissimo.
Non condivideva con Charlot l'altruismo, la tenerezza verso il prossimo: Chaplin era estremamente egocentrico, e quando non era in preda alla passione creativa, passava lunghi periodi di tristezza che rasentavano la depressione.
In tanti artisti, anche grandissimi, la produzione artistica non è sempre un riflesso della vita. Beethoven ha scritto musica sublime, ma aveva un carattere insopportabile; Mozart creava melodie celestiali, mentre era ubriaco fradicio; Cellini intarsiava incredibili gioielli dorati, ma era violento e ne combinava di tutti i colori.
L'arte è la forma d'espressione umana che più ci rende vicini al Cielo; ma la vita degli artisti non è sempre uno specchio delle realtà di lassù.
Se d'un santo si deve guardare alla vita, d'un artista però si deve guardare alle sue creazioni. Sono esse la sua realtà, esse a legarlo in modo così incomprensibile al Cielo.Nel film Amadeus c'è una frase di Salieri che rispecchia in modo drammatico questa situazione. Salieri - roso dalla gelosia per il successo di Mozart - si rivolge a Dio e gli chiede più o meno così: perché hai permesso a quella scimmia di cantare in modo celestiale la tua gloria, mentre a me che ho sempre voluto innalzare capolavori di musica alla tua Maestà hai concesso un talento così mediocre? Perché?
Mai sapremo rispondere a questa domanda. Allo stesso modo, mai sapremo se è di Chaplin o di Charlot- barbiere ebreo la frase al termine del film Il grande dittatore: Io non voglio fare l'imperatore, non è il mio mestiere, non voglio governare né conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se è possibile, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre....
Il rapporto artista-opera d'arte rimane uno dei grandi misteri della vita, del quale riesce a comprendere qualcosa chi ha avuto il privilegio (e si è assunto la fatica!) di vivere accanto ad un genio. Nel caso di Chaplin, è stata la quarta moglie Oona O'Neill, figlia del Nobel per la letteratura Eugene O'Neill, grande scrittore ma rovinato dall'alcol. Di trentasei anni più giovane del marito, si sposò con lui a soli diciotto anni.
Oona si dedicò completamente a Chaplin. Con la sua luminosa bellezza, con il suo fascino riservato, seppe vivere accanto al poeta del mimo, ascoltando i suoi tenebrosi silenzi, le sue infantili amarezze, sedendo accanto a lui per ore, tenendogli la mano quando era sopraffatto da un devastante sentimento di smarrimento.
Incredibilmente il loro matrimonio fu lungo e, si può ben dire, felice. Ebbero otto figli. Ma poi... anche Chaplin se ne andò.
Trent'anni fa raggiunse quel Cielo, del quale - nei suoi film e nelle sue mimiche - ci aveva fatto intravedere così tanti sprazzi.
Oona non seppe reagire al colpo.
Dopo aver speso una vita accanto a quel grande, si trovò svuotata, senza una meta. Si ritirò dalla vita sociale.
Il turpe fantasma paterno dell'alcolismo, allora, si destò e la imbrigliò nei suoi lacci: si diede anch'essa all'alcol e morì di tumore al pancreas a 66 anni. La loro figlia Geraldine Chaplin, che aveva un'altissima opinione della madre, decise di prenderla come modello nella sua interpretazione nel film Il dottor Zivago (1965), dicendo di lei: È stata una donna che ha consapevolmente dato la sua vita ad un artista.
Forse solo Oona ha veramente conosciuto Chaplin. A noi non è dato. Ma continuaiamo ugualmente a sussultare alle immortali invenzioni dell'omino dalle maniere raffinate e dalla dignità d'un gentiluomo, con la giacchetta stretta, i pantaloni e le scarpe più grandi della sua misura, l'immancabile bombetta e i baffetti maliziosi.
E quell'andatura ondeggiante, la straripante emotività e il malinconico disincanto di fronte alla spietatezza della società.
Chaplin poco prima di morire all'età di ottantotto anni, a un sacerdote che gli disse: Possa Dio avere pietà della tua anima!, rispose: Perché no? Dopo tutto, appartiene a lui. Un'ennesima battuta?
O l'inchinarsi a una realtà mai intimamente negata? Chissà!
Ma un po' di luce sul mistero di questo artista la getta un fatto, per nulla dipeso da lui. Chaplin è morto nel sonno nelle prime ore del 25 dicembre, all'alba del giorno di Natale.

24.07.07 - cittanuova.it

Le "canne" più pericolose di quel che sembra

Secondo lo studio di una clinica psichiatrica svizzera, vi sarebbero preoccupanti connessioni fra gli spinelli e l'incremento della schizofrenia


Lo spinello gode di una vasta ”stampa” possibilista e, come il tabagismo e l'alcolismo, il consumo di cannabis è socialmente diffuso. Se in Italia il 24,2% degli adulti si dichiara fumatore di tabacco ed il 75% consumatore di alcool, è altrettanto vero che il 20% degli italiani ha ammesso di aver consumato cannabis.

Secondo altri dati, addirittura la metà degli studenti universitari ne ha fatto uso almeno una volta, ed un terzo ne fa uso regolarmente. Se poi parliamo di “fumo passivo” anche per lo spinello, è il 100% coinvolto in certi luoghi ed in certe occasioni, quando l’odore della cannabis sovrasta ogni altro.

L’occhio benevolo sostiene che l’attuale proibizione della cannabis produce tanti guai quanti ne causerebbe proibire tabacco e alcool, proibizione che aggraverebbe la situazione. Si regalerebbe alle organizzazioni criminali il monopolio del mercato del tabacco e dell'alcool, aumentando i loro proventi illeciti, come già fatto con la cannabis. Inoltre si criminalizzerebbero coloro che acquistano queste sostanze, addirittura arrestando coloro che vengono pizzicati con un numero di sigarette o bottiglie di birra che contengono una quantità più alta di nicotina o di alcool di quella consentita per uso personale.

Se oggi un lavoratore che fuma perde mediamente un'ora di lavoro al giorno, domani potrebbe perderne addirittura otto e più qualora finisse in prigione. Inoltre, i consumatori di tabacco e di bevande alcoliche, costretti a ricorrere al mercato nero, non avrebbero garanzie sul prodotto che acquistano, mettendo a rischio la loro salute più di quanto fanno oggi. Infine, i consumatori di tabacco e alcool, divenuti criminali, negherebbero di farne uso ai loro medici, impedendo così un'azione di informazione, di prevenzione e di cura di malattie derivate dal tabagismo e dall'alcolismo.

Chi è contrario alla depenalizzazione dello spinello ha ora una ragione in più per sostenere una linea che appare giusta teoricamente, ma paradossalmente tanto più difficile da realizzare quanto più è giusta e che forse richiederà uno sforzo di pragmatismo congiunto a un minor “buonismo”.

Secondo uno studio della Clinica psichiatrica universitaria di Zurigo, i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista specializzata «Schizophrenia Research», il consumo di canapa accresce il rischio di schizofrenie o altre psicosi. Per la ricerca sono stati analizzati statisticamente i dati delle ammissioni negli istituti psichiatrici del cantone di Zurigo, risalenti fino agli anni '70.

Gli studiosi hanno rilevato un notevole incremento della quota di malati fra i giovani maschi nel corso degli anni '90: nella fascia di età dai 15 ai 19 anni è triplicata e in quella dai 20 ai 24 anni è raddoppiata in brevissimo tempo. Nello stesso decennio si è constatato un netto aumento del consumo di droghe leggere. Fra i giovani uomini i consumi di cannabis sono diventati più frequenti e di quantità superiori «la cannabis appare meno insignificante di quanto generalmente supposto» finora, rilevano i ricercatori. Gli studiosi ritengono, pertanto, che il ruolo della canapa come fattore di rischio per malattie psichiche debba essere riesaminato. A loro avviso, coloro che presentano predisposizioni ereditarie a disturbi psichici dovrebbero rinunciare del tutto a consumare canapa.


25/07/2007 - iltamtam.it

43 auto abbandonate in strada

CENSIMENTO SORPRESA A NICHELINO: 43 AUTO ABBANDONATE IN STRADA

NICHELINO - Sono 43 le autovetture considerate abbandonate sparse sul territorio comunale. Veicoli che per il momento non saranno rimossi in toto a causa dei costi troppo elevati. Hanno tutti le stesse caratteristiche e peculiarità: assicurazione scaduta da anni, parti della carrozzeria che cadono a pezzi, vetri rotti, marmitte che cadono a terra e sono parcheggiati per lo più in angoli periferici della città. Il problema è che queste carcasse, la maggior parte fatiscenti, tolgono spazio a chi un'auto la usa quotidianamente. E che abbisogna quindi di un posteggio. Non solo, ma sovente diventano rifugio per sbandati o, peggio, "stanze del buco" per chi si droga. Il problema è stato sollevato nell'ultimo Consiglio comunale dal capogruppo di Alleanza nazionale Andrea Sinopoli, che ha rimarcato come «molti di questi mezzi costituiscano anche un infelice esempio di degrado ambientale ed urbano, oltre che essere luogo di ricovero per senza tetto o drogati».

Abbiamo fatto un giro per la città, e non abbiamo faticato a trovarle. In via Miraflores, nella zona industriale Vernea, o in alcune zone del quartiere Cuneo. Ma come fare per risolvere il problema? Non è però semplicissimo e, cosa che conta di più, è costoso: «Ci vogliono almeno 300 euro per rimuovere e trasportare in depositeria una vettura abbandonata - ha risposto il sindaco Giuseppe Catizone -, attualmente su Nichelino abbiamo contato un numero elevato di mezzi che non possiamo spostare in blocco per motivi di spesa, ma che poco per volta saranno rimossi». Spesso si cerca di rintracciare i proprietari, così da poter evitare l'intervento ed in modo tale che siano loro ad accollarsi gli oneri, ma tutto ciò diventa spesso impossibile a causa dell'irreperibilità degli stessi.

25.07.07 - ecodelchisone.it

Portare la gioia di Cristo

Dalla droga alla testimonianza: portare la gioia di Cristo nella discesa agli inferi


Claudio racconta è potuto risalire dagli inferi, con l’aiuto di persone come Loredana Seno, una della prime ragazze che ha seguito Chiara Amirante a Nuovi Orizzonti nell’evangelizzazione di strada.
Loredana Seno, qualificata come assistente sociale, è una delle prime ragazze che ha seguito Chiara Amirante all’inizio della sua avventura a Nuovi Orizzonti nell’evangelizzazione di strada a Roma. Sarà responsabile del nuovo centro di Ischia, insieme al suo marito Giulio Scrocca e Miljenko Misak, referente per le animazioni di strada e continuando a seguire le attività di evangelizzazione nei carceri in Italia e di animazione per il primo annuncio. Loredana e Giulio vivono da anni la spiritualità di Nuovi Orizzonti e hanno vissuto in Brasile in Missione e sono stati già "pionieri" di diverse case negli anni passati.

Significativa, è la testimonianza di Claudio, un ex tossicodipendente che grazie a Nuovi Orizzonti ha scoperto il vero senso della vita.

Korazym.org propone la testimonianza che Claudio ha portato insieme a Loredana Seno a Lovere (Bergamo) il 28 aprile all’interno del Convegno di Carità che annualmente si svolge in quel periodo, coordinato da Giovanni Ferici.

La testimonianza di Claudio

Buongiorno a tutti, sono Claudio.

Gesù non finisce mai di stupirmi, perché ogni volta che ho incontrato delle suore o dei sacerdoti, li ho visti comunque molto distanti da me. Ora le cose non sono poi cambiate così tanto perché comunque spesso mi viene da dire: "Gesù, ma io non sono degno, che mi mandi a dire queste cose in giro?". Questo è il Suo modo di concepire le cose e io non lo capisco, però adesso la distanza di cui parlavo è diminuita, essendo certo che tutti, io come voi oggi, vogliamo bene a Gesù.

Prima vi vedevo distanti, perché io ero distante da Lui.

Inizio col raccontarvi un po’ la mia storia per farvi capire tutto quello che Loredana ha cercato di spiegare quando diceva: "Queste persone, queste brutte facce…" Parlo per farvi capire il nostro carisma: il portare la Gioia di Cristo Risorto nella discesa agli inferi. Chi sono coloro che Nuovi Orizzonti prende da questi inferi? …

Tutto il mio percorso comunitario è servito principalmente a sgretolare una serie di mie certezze da super uomo, da uomo forte. Me le ha sgretolate tutte e ne sono nate due importantissime di cui sono certo. La prima è questa: Dio mi vuole un bene che io non capisco, non capisco questo Suo modo di amare perché sono piccolo nell’amore, perché il Suo è troppo grande per la mia mente e per il mio cuore. La seconda è che se sono certo dell’amore di Dio, sono altrettanto certo che Satana è il male, sono certo di quanto lui è contro l’amore, è tutto quello che non è Dio.

Io sono cresciuto nella periferia di Roma dove c’è tanto disagio sociale e dove un bimbo cresce con delle abitudini che sono assurde: quella del non avere un’educazione neanche in famiglia, l’onestà non esiste, è un’eresia. Mio papà è morto in carcere, vendeva droga.

Io vado spesso a fare delle testimonianze e degli incontri, soprattutto in Chiesa, e mi trovo a rendere un pochino più leggere, più soft le mie esperienze. Credo che oggi, proprio per vivere lo Spirito della verità che mi ha reso libero, per la prima volta cercherò di essere forse più crudo nel racconto e questa sarà anche la prima volta in assoluto in cui testimonierò un momento molto difficile quando, cioè, ho aperto il cuore all’amore di Gesù, il contrasto tra il bene e il male.

Mio papà vendeva droga e mamma lo aiutava. Papà viene arrestato e muore di infarto in carcere; mamma si trova sola e deve arrangiarsi per tirare avanti, perciò io sono cresciuto in strada, proprio in strada e con l’amore di questa mamma, un amore un po’ sbagliato. Già è difficile essere genitori, ma quando poi si è passato gran parte della vita peccando, immersi nel peccato, si comincia ad avere una visione distorta di quello che si deve e non si deve fare. Questa mia strada era piena di tante esperienze orribili, piena di sofferenza. La cosa peggiore era incontrare qualcuno normale, con una sua famiglia, con anche qualcosa che tu non potevi avere e l’impossibilità di averlo: era solo un sogno, un desiderio. Da qui cominciava quel forte dolore che si trasforma in rabbia fin da piccoli. La tua personalità, quello che tu sei veramente non si può costruire, ma per forza devi essere qualcos’altro, devi comunque metterti questa maschera (non credo sia giusto definirla ‘maschera’ quando si è piccoli). Devi prendere qualcosa, devi essere qualcos’altro e comunque annullare quella persona che sta crescendo dentro di te; no, devi essere quest’altro sennò non va bene. All’inizio ti sforzi di essere quest’altro, perché è come una meta da raggiungere, ma poi diventa parte di te. "Quest’altro" mi ha portato a rubare … Credo di aver iniziato con le prime rapine a tredici anni, proprio rapine a mano armata. Sono stato arrestato la prima volta a quindici anni per quattro rapine, è stato il mio ingresso nel carcere minorile di Casal del Marmo. Spero che oggi il carcere minorile non sia più così: non è nient’altro che una scuola del crimine, dove si fanno i primi incontri, si comincia anche a verificare quanto sei bullo e si imparano nuove cose. Comunque hai sempre quindici anni; se non lo sai fare, impari come si apre una porta, impari che si può fare anche questo e quest’altro; parlo sempre di tecniche della malavita.

Esco da questa scuola promosso a pieni voti e continuo questa carriera, ormai certo che sarebbe stata questa la mia realizzazione come uomo. Ricordo quanto grandi fossero le mie paure, poi piangevo … Non mi scorderò mai un giorno in cui avevo anche sparato. Feci una rapina e sparai, mi ricordo ancora bene i buchi sulla porta di una roulotte. In quel momento sembri chissà chi, poi in carcere quando mamma venne per il primo colloquio, piangevo come l’ultimo dei bimbi quando gli togli il lecca-lecca: "Mamma, per favore portami via da qui, ti giuro che non lo faccio più!". Questo in completo contrasto con quell’uomo forte che dimostravo di essere. Poi pensavo: "Esco da questo carcere e continuo questa carriera".

Grazie ad un’accurata analisi che, per dono di Dio, Loredana ha fatto per giorni e notti, giorni e notti insieme a me, credo che proprio qui ho cominciato ad accumulare, a vivere quel peccato che di volta in volta rimaneva in me, rimaneva in me. Non so se per carattere o per grande dolore, comunque dovevo primeggiare. Primeggiare nella strada significa sangue, significa fare del male e andare contro l’amore. Perciò sono certo che in determinati momenti della mia vita, sono stato completamente a servizio del male, proprio per quella parte di me che non mi riconosco assolutamente. Mi sembra di non essere io, non è possibile che io abbia potuto … Quelle volte in cui ho ricevuto delle suppliche di pietà e ho perseverato comunque nel male, spietato e cinico. Mi chiedo ancra oggi com’è possibile che io abbia fatto certe cose …

Ho continuato questa carriera sempre più nel male fino ad accumulare dieci anni di detenzione, perciò è stato un continuare a mettere odio, a mettere rabbia in questo corpo e in questa mente. Dall’altra parte continuavo a dilaniarmi sempre di più il cuore, perché c’è sempre stata questa parte di me che soffriva. Prima degli ultimi quattro anni di condanna, ho contratto un matrimonio che subito dopo il mio arresto è fallito e da cui ho avuto un bimbo. Mi sono sposato in Comune. Mi ero sposato da poco e una mattina mi hanno arrestato. Mi suonano: "Può venire un attimo con noi? Ci sono delle multe da controllare". Dopo due anni sono ritornato in permesso. Mia moglie si era messa con un altro, l’ho ammazzata di botte, mi hanno riportato in carcere per altri due anni e mio figlio se lo è preso mia mamma. Da quella volta non ho più avuto niente a che fare con mia moglie per otto anni. Finisco di scontare questi altri due anni, esco e dico: "Mamma, guarda, non ce la faccio più, basta, andiamocene via da qui!".

È stato un continuo costruire e distruggere, dall’apice dell’essere ricco al carcere per poi ricominciare da capo … "Ma basta, non ce la faccio, andiamo via da qui!".

Andiamo a vivere fuori Roma, dove con tanta fatica, ma assolutamente nella disonestà, ho trovato un’altra villetta bifamiliare, dove vivevamo io e mio figlio e accanto mia mamma, un negozio di fiori e comunque parecchi lavoretti, un po’ di soldi in prestito dall’usura. Credevo di essere bravo … Mi ero ritirato da giri pesanti …

Tanti di noi lo credono veramente: "Adesso sto facendo il bravo", perché dopo tanti, tanti anni di un certo tipo di vita, si perde la consapevolezza e si pensa: "Questo è il mondo e la vita che io conosco e perciò tutti quelli che conosco sono cattivi e fanno certe cose". Lo dicevo sempre a mio figlio. Perciò: "Ora faccio il bravo, do solo qualche soldo al 10 % al mese, una rapina me la faccio ogni tanto se sono tanti soldi, sennò non vengo, mi raccomando, non facciamo del male ai ragazzini. Ora sono bravo, capito?".

Mamma rimane vedova, incontra un anziano e decide di risposarsi per vivere gli ultimi anni insieme a lui. Un signore anziano, curava l’orto, fumava la pipa, giocavano a carte e io comunque la notte ero sempre in giro, ero contento di questo.

Si sposano e dopo quattro mesi di questo matrimonio una mattina, mentre mamma sta stendendo i panni, lui la uccide col fucile a pallettoni da cinghiali e si uccide anche lui. Niente da fare: lo posso raccontare pure cento volte ma la botta mi arriva sempre … E questo nuovo dramma che mi è successo ho pensato bene di anestetizzarlo con quantità industriali di cocaina; non potevo quasi più rimanere un minuto senza questa sostanza. Questa altra mazzata, sommata a tutto quello che mi ero causato anche per mia responsabilità … Non ce la facevo più e questa quantità enorme di droga ha completato la devastazione fino a farmi riperdere tutto quello che avevo conquistato materialmente, perché dentro di me già non avevo più niente. Sono arrivato a dover ricercare la mia ex moglie per ridarle mio figlio: ora non ero più un papà, ero un papà che si bucava, un papà che doveva rubare; mentre prima, dopo aver sparato a una persona ed essermi lavato le mani, rientravo a casa e facevo il bravo papà. Prima riuscivo a dividere le due vite; adesso non riuscivo più a farlo, ero proprio un drogato cronico.

Questo nuovo distacco anche da questo bimbo, da mio figlio … Ho cominciato a cercare la morte, la morte fisica, perché per quanto riguarda il cuore, ero già morto dentro da tempo …

Loredana mi dice sempre: "Quante volte me lo hai fatto sperimentare!". Immaginate quanto fossi duro tanto tempo fa e quante volte dicessi no all’amore. E lei mi diceva: "Se tu ti inginocchi qui, se preghi, vedrai e sperimenterai un pezzettino di paradiso".


di Claudio/ 25/07/2007 - korazym.org

Basta guerre nel mondo!