Pensioni, D’Alema: “Scalone non sarà eliminato"

"I soldi per cancellare lo scalone non li abbiamo e anche se li avessimo ritengo sarebbe sbagliato metterli tutti in una operazione di questo tipo", ha detto D'Alema, rispondendo alle domande del direttore del Sole 24 Ore Ferruccio de Bortoli a una manifestazione della Cgil.

D'Alema ha poi precisato: "Non considero il tema delle pensioni d'anzianità come una priorità. Anzi ci dobbiamo dire che si è formata una distorsione nel sistema previdenziale in Italia: paghiamo 3 milioni di pensioni a persone che hanno meno di 65 anni, pensioni il cui livello medio è da più alto delle pensioni che paghiamo a chi ha oltre 65 anni. Paghiamo una pensione di 1.200 euro in media a persone sotto i sessanta anni che continuano a lavorare ed esercitano una concorrenza sleale alle nuove generazioni".

Il ministro degli Esteri ha poi detto che "non abbiamo fatto quello che si doveva: circoscrivere l'area dei lavori veramente usuranti e procedere per tutti gli altri a un innalzamento".

Al ministro ha risposto il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, presente all'incontro. Il sindacalista ha detto che "il programma di governo parla dell'abolizione dello scalone. Capisco che i programmi letterali non sempre possono essere rispettati ma una certa coerenza dovrebbe essere mantenuta".

30 Giugno 2007 - fonte

Sicilia, sanità fuori controllo e un esercito di dipendenti

La sanità, che costa tanto, e il numero troppo elevato dei dipendenti regionali sono i due punti critici che emergono dal rendiconto finanziario della Regione siciliana per l'esercizio finanziario del 2006. Il giudizio di parificazione si è svolto oggi davanti alle sezioni riunite, presidente Maurizio Meloni, relatore Ignazio Faso.

Per la sanità la Sicilia spende circa sette miliardi e mezzo di euro, cioè il 54 per cento dell'intera spesa regionale: una cifra enorme che rivela i caratteri di una gestione quasi fuori controllo. È il parere espresso con toni severi dal vice procuratore generale Giovanni Coppola nella sua requisitoria. In rapporto con il numero dei residenti, ha sottolineato Coppola, "si arriva all'incredibile conclusione che a ciascun siciliano, neonati compresi, l'assistenza sanitaria costa 1.514 euro all'anno". Per una famiglia normale di quattro persone si impegnano dunque oltre seimila euro.

Perchè si spende tanto? Dalla requisitoria emerge che le risorse vengono impiegate in primo luogo per pagare 51.347 dipendenti delle Asl (36 mila e 167 del ruolo sanitario, 9.150 del ruolo tecnico, 107 del ruolo professionale e 5.923 del ruolo amministrativo). E da questo conto sono esclusi i dipendenti dei Policlinici universitari. Ma vanno aggiunti 3.009 autisti per 270 ambulanze (undici per ambulanza), gestiti dalla Croce Rossa ma pagati dalla Regione. E perciò va calcolata una spesa ulteriore di 68 milioni per il personale e di cinque milioni circa per il parco mezzi.

La lievitazione abnorme dei costi è stata ricondotta in linea generale dal vice procuratore generale a quello che ha definito il "proliferare di convenzionamenti esterni. Interessano laboratori, case di cura ed emodialisi e hanno raggiunto la cifra di 1.536, ossia trenta per ogni centomila abitanti (sono appena sei in Lomardia). In questo modo la spesa è arrivata a 124 milioni di euro a cui si aggiungono "spese non sempre giustificate per consulenti esterni ed esperti": sono 212 e costano quattro milioni e 300 mila euro. E sempre in tema di sanità va considerata anche l'enorme spesa farmaceutica: un miliardo e 300 milioni, che costituisce il 17,6 per cento dell'intero fondo sanitario.

La Regione siciliana, inoltre, ha un numero elevato di dipendenti. Alla fine del 2006 i dipendenti erano 14.245 dei quali ben 2.150 sono dirigenti (otto di prima fascia, 119 di seconda e 2.023 di terza). Ma, come se non bastasse, la Regione si è fatta carico di molti altri "esterni". Il numero più alto - 4.715 - è quello che comprende istruttori, collaboratori e operatori. Poi ci sono altre 1.775 unità che vengono utilizzate in vari ambiti, dalla catalogazione alla protezione civile, alla Resais, una società che gestisce il personale di enti e aziende in esubero. E infine vanno considerati quattro dirigenti generali e 42 dirigenti. In tal modo il personale dipendente, interno ed esterno, della Regione sfiora la cifra record di 20 mila unità. La Regione diventa così il principale e più ambito datore di lavoro della Sicilia.

30-06-2007 - fonte

Iraq, morti 34 civili a Baghdad, 3 soldati a Bassora

BAGHDAD (Reuters) - Un'autobomba ha provocato la morte di 25 persone e ne ha ferite altre 40 oggi ad un incrocio a Baghdad alla fermata di un minibus. Lo ha riferito la polizia irachena, che ha anche trovato 20 corpi decapitati su una sponda del fiume a sud della capitale.

Un'altra autobomba -- sempre a Baghdad -- ha preso di mira persone in fila per la benzina uccidendone cinque, ha detto la polizia. Quattro persone sono state inoltre uccise da colpi di mortaio in due quartieri della città.
Nella città meridionale di Bassora, invece, una bomba posizionata sul ciglio della strada ha ucciso tre soldati britannici e ne ha ferito un altro nelle prime ora del mattino.
La Gran Bretagna ha recentemente ridotto i propri uomini in Iraq passando da 7.000 unità a 5.500.
Gli ultimi attacchi sottolineano la forza dei militanti in Iraq nonostante l'arrivo di 28.000 nuovi militari Usa. La violenza che non accenna a diminuire sta spingendo l'Iraq sull'orlo di una guerra civile fra la maggioranza sciita e la minoranza sunnita.

Funzionari Usa e iracheni puntano il dito contro i sunniti di al Qaeda per la maggior parte degli attentati suicidi avvenuti in Iraq.
Al-Qaeda ha una solida base in Iraq, ma il primo ministro Nuri al-Maliki ha avvertito che gli interrogatori dei prigionieri appartenenti alla rete terroristica hanno rivelato che sta pianificando attacchi anche in altri Paesi.
Maliki ha rilasciato queste dichiarazioni in un discorso davanti a funzionari anti-terrorismo a Baghdad, riferisce una nota del suo ufficio.

GLI ATTACCHI DELLA GIORNATA

L'esplosione più violenta è avvenuta nel quartiere a maggioranza sciita di Bayaa, nella parte sudoccidentale di Baghdad. La zona è stata spesso oggetto di attacchi suicidi.
Gli agenti hanno precisato che circa 40 veicoli sono stati colpiti dall'esplosione avvenuta durante l'ora di punta del mattino.
Altre bombe sono esplose nella zona commerciale di Shorja nel centro di Baghdad, uccidendo almeno due persone e ferendone altre 14, secondo quanto riferito dalla polizia.
Nella città araba sunnita di Salman Pak a sud di Baghdad, i residenti hanno fatto la macabra scoperta di 20 uomini decapitati sulle rive del fiume Tigri, ha detto la polizia.
Tutte le vittime indossavano abiti civili e avevano mani e piedi legati, ha detto la polizia, aggiungendo di non essere riuscita a trovare alcune delle teste.
Le decapitazioni sono una tattica diffusa usata dai gruppi sunniti radicali come al Qaeda, ma la scoperta di così tante vittime insieme è rara. La polizia non è stata in grado di stabilire la provenienza di cadaveri o le cause delle uccisioni.
Decine di migliaia di soldati Usa e iracheni sono impegnati in un'offensiva contro al Qaeda nel tentativo di mettere fuori uso la rete di attentati suicidi messi in atto dal gruppo.

© Reuters 2007.- 28-06-2007 - fonte

Kennedy, ucciso da più persone

La tesi

A Dallas avrebbe agito più di un cecchino. Riprende piede dunque l'ipotesi di un complotto e dell'azione organizzata, da giornale.it

Washington, 30 giugno 2007 - Il presidente americano John Fitzgerald Kennedy non è stato ucciso da un solo uomo, quel Lee Harvey Oswald indicato ufficialmente come responsabile dell’omicidio. A sparare a Dallas al presidente furono più tiratori, almeno due, perché un solo cecchino non sarebbe riuscito a sparare nel giro di pochi secondi i tre colpi, due dei quali raggiunsero Jfk. Riprenderebbe quindi piede la tesi del complotto e dell’azione organizzata e poi mascherata da qualcuno che voleva eliminare il presidente. Lo sostiene l’Ansa, in seguito a una serie di prove balistiche condotte con la collaborazione del Polo mantenimento Armi leggere dell’Esercito, a Terni, utilizzando un fucile Carcano Modello 91/38 simile a quello impiegato da Oswald quel tragico 22 novembre del 1963.

La commissione Warren, dal nome del giudice che la presiedette, nel 1964 accreditò la tesi secondo la quale Oswald agì da solo e riuscì a sparare dalla sua postazione, a un piano elevato di un deposito di libri, tre colpi contro il corteo presidenziale che sfilava a bassa velocità, mettendone a segno due: il primo colpì la trachea di Jfk e poi centrò anche il governatore Connelly, che sedeva nei sedili anteriori della limousine convertibile presidenziale, il secondo, quello letale, raggiunse la testa del presidente.

Secondo i test effettuati a Terni, un singolo tiratore avrebbe incontrato serie difficoltà a sparare in sequenza tre colpi nell’arco dei 7-8 secondi a disposizione, secondo quanto calcolato sulla base delle riprese cinematografiche e dei rilievi effettuati dagli investigatori statunitensi. E il ritmo di fuoco normale nell’impiego del 91/38 non supera un colpo ogni 5 secondi. Quindi a Dallas quel giorno ci sarebbero stati più fucili e più tiratori. Non solo, anche l’ipotesi che un singolo proiettile abbia colpito Jfk e Connelly non reggerebbe, in quanto il proiettile in questione fu trovato pressoché intatto, mentre avrebbe dovuto essere largamente deformato. E anche il colpo mortale avrebbe dovuto lasciare un vistoso foro d’uscita sul cranio del Presidente, invece di andare in pezzi, a meno che non fosse stata utilizzata una munizione di tipo frangibile.

L’inchiesta ha anche portato ad accertare una ulteriore discrepanza. La commissione Warren fornisce informazioni sull’origine del fucile matricola C2766 acquistato via posta da Oswald, sulla base di una informativa giunta da Roma via Sifar. Tuttavia il testo del rapporto ufficiale sostiene cose diverse rispetto al contenuto di un dispaccio, inviato nel dicembre ’63 dall’ufficio romano della Cia, relativo a quello che l’Italia aveva accertato nella propria inchiesta. La cosa curiosa è che a firmare il messaggio della Cia è Willian K. Harvey, un funzionario che era stato per anni responsabile dell’Executive Action, il comitato della agenzia spionistica che metteva a punto e in qualche caso attuava i piani per l’eliminazione di leader politici stranieri, come Castro o Trujillo. Harvey venne in pratica silurato da Kennedy, dice l’Ansa, e trasferito a Rima proprio pochi mesi prima del delitto.

Certo i lati oscuri nella vicenda dell’omicidio del presidente Kennedy non mancano, ma le ricostruzioni effettuate a Terni non portano elementi probatori decisivi per considerare 'taroccata' la ricostruzione ufficiale. Intanto perché non è impossibile sparare 3 colpi in 8 secondi con un fucile a ripetizione manuale come il 91/38. Tutto dipende dall’abilità del tiratore, dalla sua familiarità con il fucile e dalla fluidità di funzionamento del gruppo otturatore.

In innumerevoli prove condotte negli Usa fu dimostrato che tiratori esperti i quali non avevano mai preso in mano un 91/38 riuscivano a sparare i tre colpi anche in meno di 5 secondi. In effetti possono riuscire anche tiratori di medio livello. Oswald era un ex marine che aveva ottenuto punteggi da cecchino durante le prove di tiro in poligono. E sparare con successo dall’alto in basso contro un bersaglio umano su un’auto che sfila a 20 km/h, da una distanza compresa tra 50 e 80 metri non è così difficile. Inoltre le prove di impatto contro i blocchi di carne condotte a Terni certo non simulano esattamente quanto avviene quando un proiettile colpisce un corpo duro e osseo come il cranio umano. Ma questi sono dettagli tecnici. E la vera dinamica dell’omicidio di Dallas continuerà a essere oggetto di infinite polemiche.

30-06-2007 - fonte

La tragedia di Chris Benoit, il “senatore” del Wrestling

(29-06-2007) - Il corpo del campione canadese trovato senza vita insieme a quello della moglie Nancy e del figlio Daniel nella casa di famiglia a Fayetteville (Georgia). Un omicidio-suicidio che sconvolge il seguitissimo mondo del Wrestling

Sabato sera doveva partecipare ad un House Show di Raw, e domenica a Vengeance, Nights of the Champions per puntare al titolo mondiale Ecw in un fatal four way match. Ma dal pomeriggio Chris Benoit aveva chiamato i vertici della World Wrestling Entertainment per avvisare di “alcuni problemi in famiglia” che richiedevano la sua presenza. Un volo andata e ritorno dal Texas alla Georgia è stato messo a disposizione del lottatore canadese per permettergli di tornare nella sua Fayetteville il sabato e garantire la sua presenza almeno allo show di domenica. Ma lui da quell'aereo non è sceso mai.

È stato lo stesso Benoit a chiamare, già da sabato sera, alcuni suoi amici della federazione, in particolare Richard Hering, dicendogli che la situazione era precipitata. Proprio lo stesso Hering ha contattato lo sceriffo della contea di Fayetteville, lunedì mattina, per sincerarsi delle condizioni di Chris. Ma è troppo tardi. All'ingresso in casa la polizia ha rinvenuto i corpi dei tre Benoit senza vita. L'esame autoptico del Coroner ha confermato le morti per soffocamento: quella di Nancy e del piccolo Daniel da strangolamento, mentre quella del wrestler dovuta a impiccagione. Un chiaro caso di omicidio-suicidio che sconvolge tutta la società americana e lascia senza parole il mondo del Wrestling.

A cominciare colleghi di Chris Benoit, che lunedì si sono riuniti per commemorare il loro “senatore” (così era chiamato nell'ambiente), sempre disponibile e puntuale, pronto a battersi per i diritti dei lottatori. Passando per i moltissimi fans sparsi in tutto il mondo, i quali hanno intasato la rete con messaggi di solidarietà, ma anche rabbia per l'immotivato gesto del loro beniamino. Per finire con i vertici della federazione, nella persona di Vince MacMahon, vero “chairman” della WWE, che ha espresso parole di sentito cordoglio verso uno dei migliori wrestler di tutti i tempi, sul ring da più di 21 anni.
Oscuro ancora il panorama che circonda la vicenda, le cui indagini sono ancora in corso, così come oscure le motivazioni che hanno portato Chris Benoit a compiere un gesto così efferato. Le prime indiscrezioni danno il grave stato di salute del figlioletto come molla di innesco della tragedia. Anche se negli ultimi giorni si sta seguendo la pista del doping, scaturita dalle sostanze anabolizzanti trovate in casa e nel sangue del wrestler canadese. La strada per la verità appare molto lunga.

Certo è che, sportivamente parlando, la dipartita di Benoit cambierà il volto del wrestling del futuro, magari riportandolo ad essere uno sport, come lo era un tempo. Prima che soldi, business e fiction ne facessero perdere un po' l'essenza. Un sistema, quello del wrestling moderno, che già con la morte di Eddie Guerrero, qualche tempo fa, aveva dato la dimostrazione emblematica del motto “the show must go on”. Cosa che sembra riproporsi ora stando alle parole di MacMahon: “come cambierà adesso la WWE? Non cambierà: la tragedia di Chris e della sua famiglia ci ha colpito, ci ha devastato. Ma quello che faremo sarà cercare di tornare al lavoro e di fare quello che sappiamo fare: divertire la gente". Gente che adesso non ha proprio voglia di divertirsi. Addio Chris.

29-06-2007 - fonte

Disabili multati per colpa della privacy

Prosegue la battaglia personale di Luca Faccio, ragazzo diversamente abile di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, da sempre attivo con il suo blog nel combattere le barriere architettoniche. Lo spunto per tornare nuovamente alla carica è la privacy. “La legge sulla tutela dei dati personali – racconta – obbliga i Comuni a togliere il simbolo della carrozzina dai contrassegni apposti sul vetro delle macchine: questo significa che per colpa della privacy noi disabili veniamo multati”. “E sta al buon cuore dei vigili – prosegue – se farlo o meno”. Pesaro è stato il primo comune ad aderire, nello scorso mese di gennaio. Poi toccherà agli altri. Questa storia all’italiana, degna di un film di Totò o di Alberto Sordi, ha però dei risvolti anche a livello internazionale. Il nostro Paese non ha adeguato la normativa come fatto da altri Stati della Comunità Europea. Risultato: i contrassegni italiani nel resto del Vecchio Continente non hanno validità e un disabile che parcheggi la propria vettura provvista di contrassegno in un posto riservato, a Madrid come a Parigi, sarà dunque multato.

30 giugno 2007 - fonte news - Vedi anche il sito-blog del dott. Luca Faccio

Telefono Blu attiva i ricorsi per il risarcimento dei danni alla salute pibblica

29/06/2007 - Lo staff legale dell’associazione Telefono Blu, guidato dall’avvocato Vincenzo Lanzaro, è in piena mobilitazione contro la più grave emergenza rifiuti mai avvenuta sul territorio napoletano. E’ allo studio infatti la formulazione dei ricorsi, da parte dell’associazione dei consumatori, per grave danno alla salute pubblica procurato dalla spazzatura che brucia senza sosta in tutta la città. Le condizioni insalubri pericolose sono definite nel Testo Unico delle Leggi Sanitarie (RD n 1265/34) e si riferiscono a tutti i vapori, gas o altre esalazioni insalubri che possono riuscire in altro modo pericolose alla salute degli abitanti". I rischi ambientali e i rischi sanitari si legano assieme per la salvaguardia della salute e riguardano tutto ciò che sta modificando la situazione socio-ambientale del territorio, ovvero che possono dar luogo ad occasioni di pericolo per l'igiene e la salute pubblica. Nell’aria - dichiara il delegato regionale del telefono Blu, Antonio Pariante - si stanno accumulando fenomeni di inquinamento tanto gravi da causare ingenti danni alla salute dei cittadini e i tassi di incidenza di tumori polmonari, tiroidei, forme asmatiche e di altre malattie respiratorie, anche mortali, hanno raggiunto livelli anomali e preoccupanti già da molto tempo”. La domanda di risarcimento del danno proposta dal Telefono Blu nei confronti della Pubblica Amministrazione determina il risarcimento dei danni alla salute per mano del giudice ordinario. Anche la Corte Costituzionale ha dichiarato comunque che, in tema di lesione della salute umana è possibile il ricorso all’art.2043 del Codice Civile sia sotto forma della reintegrazione del patrimonio del danneggiato, sia sotto quello della prevenzione dell’illecito come dalla sentenza del 30 dicembre 1987 n. 641. La protezione che l’ordinamento vigente appresta al titolare del diritto alla salute si estrinseca sia nel vietare comportamenti che contraddicano il diritto, sia nel sanzionare gli effetti lesivi della condotta illecita, obbligando il responsabile al risarcimento del danno. Il diritto alla salute, infatti, appartiene a quella categoria di diritti che non tollerano interferenze esterne che mettano in discussione l’integrità: Cass. ss. uu. 21 marzo 2006 numero 6218.



© IMGPress - 29-06-2007 - fonte

L’OMS lancia l’allarme: le temperature sempre più alte uccidono due persone al giorno

Con l’estate torna il gran caldo. Da anni ormai l’inizio della ‘bella stagione’ è sinonimo di emergenza, a causa delle temperature elevate con le quali la stragrande maggioranza della popolazione costretta nelle grandi città deve fare i conti. Basti pensare che secondo il rapporto ‘Cambiamento climatico e salute in Italia’, presentato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, nell’estate del 2003 sono stati registrati 7.600 decessi in Italia e 35.000 in tutta Europa e che le temperature aumentano di un grado rispetto alle medie stagionali, ciò provocherebbe fino a due morti in più al giorno nelle grandi città (tradotto si tratta di un aumento di mortalità pari al 3%). Da qui la necessità di tutelare i cittadini più deboli e di offrirgli consigli e indicazioni utili per proteggersi dal grande caldo.

Prima di tutto sfatiamo qualche leggenda: le persone in sovrappeso non sono più a rischio di quelle magre, anzi il tessuto adiposo in eccesso protegge il loro organismo dal calore; al contrario, le alte temperature provocano, nei soggetti più magri, disidratazione e aumentano anche il rischio di danni ai reni. Non solo anziani e bambini, dunque, tra i soggetti a rischio. Il caldo colpisce tutti e di conseguenza diventa fondamentale seguire i consigli degli esperti per evitare di soccombergli.

Grande attenzione all’alimentazione: temperature cosi elevate aumentano il rischio di disidratazione; è bene, quindi, bere almeno due litri e mezzo d’acqua al giorno e mangiare preferibilmente cibi leggeri senza dimenticare di limitare il consumo di bibite gassate, alcoliche e caffé. Via libera a tanta frutta e verdura, ricche di sali minerali come potassio e magnesio, fondamentali – come spiega Giovanni Mathieu, presidente della Federazione Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti (ADOI) – perchè “il sudore porta via i sali minerali ed è necessario reintegrarli e, sempre per questo motivo, è opportuno mettere un po’ di sale da cucina in più nelle pietanze, senza abbondare per non alzare la pressione”.
Altra falsa convinzione collettiva è quella di rintanarsi in casa per evitare le alte temperature; secondo Mathieu: “star chiusi fra le mura domestiche è un accorgimento corretto solamente nelle ore più calde, altrimenti si sfiora la depressione ‘da arresti domiciliari’”. È dunque consigliabile evitare i luoghi che non prevedono zone d’ombra e/o ventilate, soprattutto nella fascia oraria che va dalle 11.00 alle 18.00, i parchi urbani con elevato tasso di ozono e, sempre nelle ore critiche, ridurre o eliminare l’attività fisica e gli sforzi.

Altra precisazione: va bene utilizzare il condizionatore, ma con moderazione al fine di evitare repentini sbalzi di temperatura che potrebbero essere causa di malori. Infine, un prezioso consiglio per chi soffre di ipertensione e chi è affetto da patologie cardiovascolari: evitare di passare bruscamente dalla posizione supina a quella in piedi per non causare bruschi sbalzi della pressione, che va comunque monitorata più frequentemente del solito.

Ma come si riconosce un malore causato dal caldo? Tra i primi segnali mal di testa e senso di debolezza, oltre a senso di nausea e di sete. Fare attenzione ai sintomi di uno stato confusionale, ad esempio se un anziano non ricorda un numero di telefono o se assume un anomalo comportamento. Come spiega Roberto Bernabei, geriatra dell’Università Cattolica di Roma, “possono essere i primi segnali di una forma di disidratazione, condizione più comune nelle persone anziane che hanno un senso della sete ridotto e una minore sensibilità al calore”.

Altra categoria notoriamente a rischio e in costante osservazione sono i bambini: i preziosi consigli valgono anche per loro e non va dimenticato che, se vengono esposti al sole, vanno protetti con creme solari ad altissimo fattore di protezione.
Per ulteriori informazioni e consigli, il Ministero della Salute ricorda, infine, che chiamando il numero verde 1500, attivo tutti i giorni dalle 8.00 alle 20.00, è possibile ricevere informazioni e consigli su come affrontare al meglio il caldo estivo.

MFL - 29/06/2007 - fonte

Un fondo per le vittime della malasanità

Codici ne chiede l'istituzione.

C’e' chi parla di circa 14 mila morti ogni anno a causa di errori medici; altri addirittura di 50 mila. Le cifre, checche' se ne dica, sono importanti, ma l’assenza di una stima precisa non puo' essere un deterrente a brandire i provvedimenti del caso.'I cittadini vittime della malasanita' – dichiara Ivano Giacomelli, segretario nazionale del Codici, associazione italiana che tutela i consumatori – sono soprattutto vittime di un sistema sanitario che vede il cittadino sempre meno come persona e sempre piu' come una malattia da curare secondo protocolli prestabiliti, senza vagliarli e adattarli al singolo caso. Contro questa disumanizzazione della professione medica, le Regioni dovrebbero fornire ai cittadini degli strumenti per contrastare eventuali negligenze o imperizie'.La proposta del Codici e' quella di istituire, presso ogni Regione, un fondo per aiutare le vittime della malasanita' che non hanno i mezzi economici sufficienti a sostenere le spese legali.E' proprio a causa degli alti costi legali, (nonche' di una certa sfiducia nella giustizia), che l’associazione stima una copiosa tendenza a non denunciare i medici colpevoli di errori sanitari. 'Solo un paziente su dieci, infatti, si risolve nella denuncia, - continua Giacomelli-, fornire ai cittadini un supporto economico per far valere i propri diritti significherebbe incentivare il rispetto della legalita'.

E' questo che chiediamo venga discusso in seno alla commissione che -forse- sara' istituita sulla sicurezza in materia sanitaria'.

29-06-2007 - fonte

«Hai difeso Hina», aggredita leader marocchina

Aggredita alle spalle. Strattonata e minacciata. Dounia Ettaib, vicepresidente lombarda dell’«Associazione donne marocchine in Italia», è vittima di due suoi connazionali. A lei, che al processo per la morte di Hina Saleem ha deciso di mettere la faccia per denunciare l’estremismo islamico, hanno detto di stare «attenta alla bellezza». E glielo hanno detto stringendole il viso tra le mani.
Dounia racconta al Giornale che «era passata da poco l’una, stavo tornando a casa. Dietro di me, due persone mi hanno chiamata per nome». Un’aggressione mirata in viale Jenner, a poche centinaia di metri da una delle principali - e più controverse - moschee milanesi. «In due, uno alto e uno basso. Il primo mi ha insultata dicendo che non devo parlare per conto della comunità, l’altro mi ha spintonata contro il muro dicendomi di stare attenta alla mia bellezza». Non sa chi siano, Dounia, ma i due la conoscono. L’hanno vista davanti al tribunale di Brescia, assieme ad altre duecento donne sotto lo striscione «Io sono Hina», mentre nel palazzo di giustizia si celebrava l’udienza preliminare per l’omicidio di Hina Saleem, la ragazza pachistana di 20 anni uccisa nell’agosto scorso dal padre (reo confesso) e per il cui delitto sono imputati anche altri tre familiari. Un omicidio maturato dopo il «consiglio di famiglia», durante il quale fu condannata per i suoi costumi troppo «occidentali». Proprio giovedì, l’Acmid - che è impegnata per l’integrazione delle donne straniere in Italia, per i diritti delle musulmane e «per rompere l’omertà che sorregge il patriarcato» - aveva chiesto di costituirsi parte civile nel processo che si celebra con rito abbreviato. Richiesta respinta dal giudice per le udienze preliminari Silvia Milesi. Ma Dounia si è esposta in prima persona. Per qualcuno, troppo.

Se la «colpa» di Hina è stata quella di voler essere una ragazza normale, quella di Dounia è stata voler farne una battaglia politica. Perché «il silenzio ci trasforma in complici dei suoi assassini». E infatti «mi hanno detto che non devo difendere la pachistana - continua nel racconto -, che devo smetterla di parlare di islamismo, che sono una prostituta proprio come Hina, e alla fine, mettendomi le mani sulla faccia, uno dei due ha detto che la bellezza non dura a lungo». Fin troppo esplicita, la minaccia. «Ero terrorizzata, e lo sono ancora». Eppure, l’intimidazione è fallita. Perché Dounia sa che denunciare l’intolleranza può essere pericoloso. «Chi sceglie questa strada - spiega - deve mettere in conto di rischiare». E così è stato. «Abbiamo rischiato fino ad adesso: le quasi trecento donne musulmane che si sono trovate davanti al tribunale di Brescia e arrivate da Milano, Roma e Torino ne sono la prova».
E questa aggressione - su cui ora indaga la Digos di Milano - è la conseguenza. «Perché noi abbiamo sempre giocato in prima linea. Ma, è certo, continueremo a farlo. Non sarà questo episodio a fermare l’attività della nostra associazione».

di Enrico Lagattolla - sabato 30 giugno 2007 - fonte

Roma, raid fascista al concerto

Gruppo armato irrompe e carica al grido di "Duce": tre feriti

ROMA - Hanno caricato al grido di "duce, duce", con maglie nere, i volti coperti da caschi integrali e armati di mazze ferrate su 400-500 persone che avevano finito di assistere ad un concerto. Bilancio due spettatori feriti, uno operato per le coltellate subite, un carabiniere anche lui ferito, due auto dell'Arma danneggiate. È successo a Roma a Villa Ada, un parco pubblico dove aveva suonato la Banda Bassotti, una band della sinistra antagonista romana. Ora gli ambienti dell'estrema destra della capitale sono sotto esame dai carabinieri. A ricostruire le fasi immediate l'aggressione, avvenuta intorno all'una, è stata l'Arci Roma, organizzatrice della manifestazione. I suoi responsabili hanno raccontato ai carabinieri della compagnia Parioli di essere stati «oggetto di una rappresaglia di matrice fascista», di una vera e propria «carica militare». Il gruppo musicale aveva da poco terminato il concerto e i musicisti erano già quasi tutti sul pullman che li avrebbe riportati a casa. A quanto raccontato agli investigatori il gruppo aveva già subito in passato contestazioni politiche. E sono stati proprio i musicisti ad avvertire gli organizzatori che nei pressi dell'ingresso principale di Villa Ada stava arrivando il gruppo di persone armate.
Grazie all'avvertimento, anche se il deflusso del concerto era ormai quasi alla fine, gli organizzatori dell'evento si sono "barricati" tra il laghetto e l'uscita principale, chiudendo l'unica via di accesso con un cancello. Gli aggressori a quel punto hanno lanciato tre petardi tra la folla seminando il terrore.

29-06-2007 - fonte

Basta guerre nel mondo!