Aperte le iscrizioni a Clat4

“Due decadi di riduzione del danno: dall’emergenza AIDS ad un modello innovativo di politiche pubbliche”
Milano 29 novembre– 1 dicembre 2007
palazzo congressi provincia di milano
via corridoni, 16 – milano
http://www.clat4.org

Milano 24 settembre 2007 - Sono ufficialmente aperte le iscrizioni alla “Quarta Conferenza Latina sulla riduzione dei danni correlati al consumo di droghe” (Clat 4), che si svolgerà quest’anno per la prima volta in Italia.

L’incontro, che si terrà a Milano dal 29 novembre al 1 dicembre 2007 al Centro Congressi della Provincia di Milano dalle ore 9.00 alle ore 18.30, è organizzato da LIBERA UNIVERSITA POPOLARE, Grup Igia di Barcellona, l'associazione Francese EGO e dalla Università di Porto, e si realizzerà in partnership con il Ministero della Solidarietà Sociale e la Provincia di Milano.

Giunta ormai alla quarta edizione, per il 2007 la Conferenza Clat si presenta al pubblico con una titolo davvero significativo: “Due decadi di riduzione del danno: dall’emergenza AIDS ad un modello innovativo di politiche pubbliche”, marcando in questo modo la differenza con le precedenti edizioni. Per la prima volta, infatti, la conferenza si strutturerà come uno spazio di riflessione e dibattito per discutere l’impatto che la “Riduzione del danno” ha avuto sulle politiche pubbliche nei diversi paesi.

Il 29 novembre 2007 inizierà ufficialmente il programma di Clat, tre giorni in cui si alterneranno quattro sessioni plenarie presiedute da esperti internazionali, integrate da presentazioni simultanee e workshop. Ad intervenire agli incontri politici ed esperti del settore, dall’On. Paolo Ferrero (Ministro della Solidarietà Sociale) a Pat O’Hare, da Vittorio Agnoletto (Deputato EU) a Don Luigi Ciotti, da Filippo Penati (Presidente Provincia di Milano) a Neil Hunt e Richard Pearshouse.

Il costo delle iscrizioni, per i tre giorni della conferenza, è di 250 euro, alle prime 100 richieste sarà applicata la tariffa esclusiva di 180 euro. Eventuali esigenze particolari - come assistere ai lavori di un singolo giorno - potranno essere concordate con la segreteria organizzativa, scrivendo a info@grupigia.org. Sarà possibile registrarsi fino al giorno stesso dell’inizio dei lavori. Tutte le informazioni relative ad iscrizione, modalità di partecipazione e per scaricare il programma provvisorio della conferenza sono disponibili su http://www.clat4.org.

E' inoltre già possibile inviare – sempre all’indirizzo info@grupigia.org - abstracts entro il 3 ottobre - che saranno valutati dal comitato promotore Clat 4 per l'inclusione nelle 6 sessioni simultanee di presentazioni, o per la affissione sotto forma di poster negli spazi appositamente allestiti.

Il programma, incentrato sul rapporto fra riduzione del danno e politiche pubbliche, prevede approfondimenti tecnici rivolti operatori del settore (tossicodipendenze, giovani, prevenzione, riduzione del danno), medici, psicologi, formatori, dirigenti della pubblica amministrazione, delle politiche pubbliche e dei servizi sociali.

Per informazioni: ufficio stampa Clat 4
RdP Strategia e Comunicazione Srl
02/7490794 rdp@rdp.it
http://www.clat4.org


fuoriluogo.it

60% morti ammazzati sotto l'influenza di droghe o alcol

Australia. Ricerca: 60% morti ammazzati era sotto l'influenza di droghe o alcol


Quasi due terzi delle vittime di omicidi in Australia, e il 60% di quelli che rimangono uccisi in una zuffa, sono sotto l'influenza di alcool o di altre droghe al momento della morte. Lo rivela uno studio del Centro nazionale di ricerche su droga e alcool dell'universita' del Nuovo Galles del sud, che ha esaminato le autopsie di 485 vittime di omicidi in un arco di 10 anni.
Secondo l'autore dello studio, Prof. Shane Darke, chi e' in stato di ubriachezza o ha assunto droghe ha un rischio assai piu' alto di essere ucciso perche' reagisce in maniera differente a situazioni di pericolo. 'Le cose che accadono quando si e' sotto l'effetto di alcool o di droghe di solito non accadono quando si e' sobri. Le persone dicono cose che normalmente non direbbero, o si offendono, o interpretano male qualcosa e scoppia una zuffa, e qualcuno finisce morto', ha detto. 'La grande tragedia e' che le stesse persone probabilmente sarebbero vive se in quelle circostanze fossero state sobrie'.
Lo studio rivela che il 68% degli uomini vittime di omicidi, al momento della morte avevano nel sangue una sostanza come alcool, cannabis, eroina, cocaina o benzodiazepine: il 46% risultava positivo all'alcool, il 24% alla cannabis e il 10% a stimolanti. 'Queste cifre sono stratosferiche rispetto al resto della popolazione', ha detto Darke alla radio Abc. 'Solo il 9% circa della popolazione beve quotidianamente e il 2% usa cannabis ogni giorno, ma in queste statistiche le proporzioni sono enormi'.Sempre secondo la ricerca, coloro che muoiono in seguito a una rissa hanno una maggior probabilita' di avere alcool o cannabis nell'organismo, mentre l'eroina e le metanfetamine, che sono legate ad ambienti particolarmente violenti. sono prevalenti in chi muore da ferite di arma da fuoco. Quasi la meta' delle vittime di violenza domestica hanno alcool nel sangue, mentre per il 29% sono risultate positive a droghe illecite, e in particolare il 27% alla cannabis. 'Di solito una coppia comincia a bere in casa e litiga. Hanno accesso a coltelli in cucina e qualcuno ci lascia la pelle', ha detto il prof. Darke.


24/09/07 - droghe.aduc.it

Rilevatori e test alcol nei locali pubblici

Rilevatori e test alcol: nei locali pubblici potrebbero essere predisposti per legge.


“La creatività nella lotta all’abuso di alcolici non conosce barriere e soprattutto non conosce altre vittime sacrificali se non gli esercenti”. E’ quanto afferma il presidente della Fiepet-Confesercenti, Ermes Anigoni, commentando il contenuto dell’emendamento, approvato al Senato, in materia di circolazione e sicurezza stradale.

“Se l’emendamento passasse anche al Senato, questa volta i titolari di attività che somministrano bevande alcoliche e le discoteche sarebbero “tenuti” ad inserire nella struttura uno strumento per il rilevamento del tasso alcolemico a disposizione dei frequentatori che “volontariamente” richiedessero di sottoporsi al test. Nessuna obbligatorietà, quindi, per i clienti a rischio di incidenti stradali, ma soltanto per gli esercenti chiamati a fare da infermieri, accollandosi per intero le spese di istallazione del congegno”.

“E come se non bastasse – aggiunge Anigoni – il provvedimento prevede anche la creazione di idonei spazi di riposo per coloro che avessero alzato un po’ il gomito. Bar, discoteche e pubblici esercizi in generale che vendono alcolici oltre un certo orario, dovrebbero quindi dedicare parte della loro struttura al riposo degli avventori meno lucidi per qualche bevuta di troppo”.

“Tutto questo, come al solito, senza tener conto dell’attività di controllo e limitazione del consumo di alcolici che gli esercenti svolgono da sempre nei confronti della loro clientela, per la sicurezza e la salute di questi ultimi e per l’incolumità propria e del locale. E soprattutto – sottolinea il presidente della Fiepet – non considerando il rischio che molti esercenti, di fronte a provvedimenti così pesanti e costosi, possano decidere di anticipare la chiusura, privando di fatto i cittadini di un servizio, soprattutto nel periodo estivo e nelle località turistiche”.

“Il problema – conclude Anigoni – resta quello di diffondere, anche tra i consumatori sempre pronti a sparare sui negozianti, la cultura dell’autocontrollo e pretendere dalle forze dell’ordine un’attività di controllo e prevenzione più efficace e capillare”


24/09/07 - businessonline.it

Nasce a Modena 'L’alleanza per il cuore'

Una partnership - costituita da rappresentanti delle Aziende Sanitarie modenesi, degli Ospedali privati, dei Medici di medicina generale e dall’Associazione “Gli Amici del Cuore” – che ha l’obiettivo di ridurre la mortalità per malattie cardiovascolari.


E’ come se ogni anno un piccolo comune della nostra provincia scomparisse del tutto. Un esempio che permette di comprendere meglio la dimensione e la gravità delle malattie cardiovascolari che sono fra le cause di mortalità e invalidità più diffuse.
Nella provincia di Modena le malattie del sistema circolatorio sono la principale causa di morte in entrambi i sessi, con oltre 2.700 decessi all’anno, pari circa al 41 per cento di tutte le morti. Le cardiopatie ischemiche acute e croniche come l’infarto, con circa 900 decessi l’anno, e i disturbi circolatori dell’encefalo come l’ictus, con circa 660 decessi annui, sono le più devastanti tra queste patologie.

Come arginare questo fenomeno?

Un’ulteriore risposta nella nostra provincia la si vuole dare con la costituzione di una “Alleanza per il cuore”: una partnership intersettoriale, costituita da rappresentanti delle Aziende sanitarie modenesi, degli Ospedali privati, dei Medici di Medicina Generale e dall’Associazione di volontariato “Gli Amici del Cuore”, aperta al contributo di altri enti ed associazioni. L’obiettivo è quello di perfezionare ulteriormente l’integrazione fra tutti coloro che operano nei diversi settori – prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione - delle malattie cardiovascolari.
A testimonianza dello spirito di collaborazione che l’alleanza vuole rafforzare, alla conferenza stampa di presentazione hanno preso parte numerosi soggetti che rappresentano le istituzioni pubbliche, private e del terzo settore coinvolte nel progetto.

Per le due Aziende sanitarie, USL e Policlinico, hanno partecipato i rispettivi direttori generali, Giuseppe Caroli e Stefano Cencetti. Le due strutture pubbliche di riferimento per la cardiologia modenese sono state rappresentate dal Direttore del Dipartimento di Area Critica Azienda USL di Modena Romeo Zennaro e dal Direttore del Dipartimento Integrato di Emergenza-Urgenza dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena Maria Grazia Modena. Per quanto riguarda il volontariato era presente il presidente dell’Associazione “Gli Amici del Cuore” Giovanni Spinella, mentre per rappresentare le cure sul territorio c’erano il Direttore del Dipartimento Cure Primarie Azienda USL di Modena Maria Luisa De Luca, il direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica Adriana Giannini e il Medico di Famiglia Angela Codifava. Per gli ospedali privati ha partecipato il Direttore Sanitario dell’Hesperia Hospital Stefano Reggiani. “L’alleanza per il cuore” è realizzato all’interno del Programma Prevenzione e Promozione della Salute coordinato da Giuseppe Fattori.

Le principali cause delle malattie cardiovascolari sono legate a stili di vita non sani come, fumo, alcol, colesterolo elevato, sovrappeso, ipertensione, dieta povera di frutta e verdura, sedentarietà. La prevenzione primaria, basata su azioni informative finalizzate alla sensibilizzazione della popolazione, resta l’arma più valida e importante per combattere questo tipo di patologie. L’idea è tanto semplice quanto efficace: si può limitare il rischio di malattie cardiovascolari adottando sani stili di vita. Un terreno da tempo battuto dalla Direzione Sanitaria dell’Azienda USL di Modena che attivato il Programma “Prevenzione e promozione della salute” grazie al quale si stanno realizzando diversi progetti per promuovere sani stili di vita, ad esempio, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei centri commerciali.

Un altro importante campo d’intervento è quello della prevenzione delle recidive per quelle persone che hanno già subito eventi acuti di tipo cardiovascolare come infarto, angina e scompenso cardiaco. A questo fine è stato messo a punto un apposito piano regionale, recepito anche nella nostra provincia, che ha l’obiettivo di ridurre al minimo tali episodi attraverso una migliore integrazione fra gli ospedali e le strutture esistenti sul territorio. Uno degli impegni primari è migliorare le relazioni fra i medici di famiglia e gli specialisti cardiologi per ottimizzare l’assistenza dei pazienti dimessi dall’ospedale.
Prende così corpo grazie all’alleanza per il cuore un’opportunità in più per rafforzare ulteriormente l’integrazione fra tutti i professionisti che a vari livelli sono coinvolti nell’assistenza ai pazienti.


24/09/07 - bologna2000.com

Abusa di bambina, arrestato

PEDOFILIA: ABUSA DI BAMBINA, ANZIANO ARRESTATO NEL PALERMITANO


PARTINICO (PALERMO) (ITALPRESS) - Gli agenti di Polizia della sezione "reati sessuali e in danno di minori" della Squadra Mobile di Palermo hanno arrestato, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Pasqua Seminara, un 65enne, ritenuto responsabile di violenza sessuale ai danni di una bambina che all'epoca dei fatti aveva 11 anni. Dopo averla scelta tra alcuni bimbi che scorrazzavano nella piazza di un paese vicino Partinico, nel Palermitano, l'uomo avrebbe condotto la piccola in un casolare isolato usandole violenza. La vittima avrebbe pero' raccontato tutto ai genitori che hanno fatto scattare le indagini. La credibilita' del racconto e' stata verificata attraverso accertamenti ginecologici, psicologici e grazie ad un riscontro fotografico effettuato con la collaborazione della piccola e dei suoi compagnetti di giochi. Per ottenere la foto i poliziotti si sono finti turisti e in una piazza frequentata dall'indagato, hanno carpito la fiducia dell'uomo chiedendogli la cortesia di scattare alcune foto. Per ripagarlo della disponibilita' lo hanno poi invitato ad aggregarsi alla comitiva cosi' da essere immortalato in una foto ricordo. A quel punto il cerchio delle indagini si e' chiuso, facendo scattare il provvedimento della magistratura. (ITALPRESS).


24/09/07 - siciliaonline.it

Palpeggia giovane a fermata bus, arrestato

Violenza sessuale: palpeggia giovane a fermata bus, arrestato


(ANSA)-TRENTO, 24 SET - Risponde di violenza sessuale uno slovacco arrestato a Trento con l'accusa di avere palpeggiato una ragazza alla fermata dell'autobus. Secondo la ricostruzione, ieri pomeriggio la ragazza, una studentessa diciottenne, stava aspettando con un'amica l'autobus in via Pozzo, nei pressi della stazione ferroviaria, quando e' stata avvicinata da dietro da un uomo che le ha infilato le mani nei pantaloni.


24/09/07 - ansa.it

Basta parola vittima di abuso sessuale

CASSAZIONE:VIOLENZA SESSUALE A DIPENDENTE, BASTA PAROLA VITTIMA


Roma, 24 set. (Apcom) - È bastata la parola di una dipendente, che aveva ricevuto un indesiderato bacio sulla guancia e una carezza sui glutei, per far condannare il suo datore di lavoro a più di un anno di reclusione per violenza sessuale. È quanto emerge dalla sentenza della Corte di cassazione n. 35409 di oggi.


I giudici del "Palazzaccio" hanno confermato la decisione presa prima dal Tribunale di Sanremo (febbraio 2004) e poi dalla Corte d'Appello di Genova, l'anno successivo, di condannare il contitolare di una ditta a un anno e un mese di reclusione con la condizionale (oltrechè a 2500 euro di danni in favore della vittima) per violenza sessuale: aveva fatto delle avances a un'addetta delle pulizie dandole un bacio sulla guancia e posandole una mano sul gluteo. Il fatto era avvenuto nello spogliatoio della ditta dove lei si era recata per fare le pulizie e, dopo essersi lamentata per il gran caldo e per un calo pressorio, lui l'aveva baciata sulla guancia e accarezzata, dicendole: "vediamo se così la pressione sale".


L'uomo aveva da subito ammesso il bacio, giustificandolo come un comune saluto prima delle vacanze estive, ma aveva negato fermamente di averle toccato "il sedere". Insomma, aveva detto, la mia parola contro la sua. Una versione dei fatti, questa, che non aveva convinto i giudici di merito considerando anche il fatto che la lavoratrice era rimasta così scossa dal comportamento del capo che si era licenziata subito dopo. Così il titolare ha fatto ricorso in Cassazione puntando il dito, fra l'altro, contro la mancanza di prove: nessuno aveva assistito ai fatti. Ma i giudici della terza sezione penale del "Palazzaccio" hanno respinto la tesi difensiva e confermato la condanna.


L'impianto accusatorio analizzato dalle Corti di merito, hanno precisato, non fa acqua da nessuna parte. "Nel contrasto delle versioni offerte dai due", si legge in un passaggio chiave delle motivazioni, "la sentenza (della Corte d'Appello-ndr) offre motivazioni adeguate circa le ragioni per cui la persona offesa può essere considerata attendibile ed il suo racconto fornito di sufficienti riscontri. Anche il comportamento che la dipendente ha tenuto nei momenti e nei giorni successivi al fatto (si era licenziata e aveva confidato tutto alla sorella e al marito-ndr) appare correttamente valutato in sentenza. In questo contesto il giudice di legittimità non può essere sollecitato ad accogliere una diversa ricostruzione dei fatti".


Tanto più che, spiega ancora il Collegio, "il contesto in cui la condotta del ricorrente ha avuto luogo è stato efficacemente descritto dal giudice di prima istanza ed appare evidente che le caratteristiche del luogo e della pressione fisica operata da lui sulla signora connotano il fatto un livello sufficiente di violenza e la condotta ha una chiara matrice sessuale. La frase pronunciata ("Vediamo se così la pressione sale"), il toccamento della natica ed il contestuale bacio, per quanto limitato alla guancia, assumono nel contesto del luogo un rilievo ed un significato univoco che la sentenza impugnata ha fatto oggetto di motivazione immune da vizi logici".


24/09/07 - tendenzeonline.info

Uccide la moglie: due giorni di galera

Renato Di Felice, 57 anni, uccise nel 2003 la moglie, una ginecologa, Maria Concetta Pitasi, al culmine dell'ennesima lite. Il gup lo ha condannato a sei anni di reclusione, ma tre anni sono detratti per l'indulto, oltre alle attenuanti concesse per la provocazione subita. Un ulteriore decurtazione della pena, è dovuta al rito abbreviato scelto dall'uomo reo confesso


Palermo, 24 settembre 2007 - Quattro anni fa uccise la moglie esasperato per le continue vessazioni che avrebbe subito, oggi è stato condannato a sei anni di carcere per omicidio volontario, ma potrebbe cavarsela solo con due giorni di reclusione. Accade a Palermo, dove Renato Di Felice, 57 anni, uccise nel 2003 la moglie, una ginecologa, Maria Concetta Pitasi, al culmine dell'ennesima lite all'interno della propria abitazione e alla presenza della figlia.

Il gup di Palermo Marco Mazzeo lo ha condannato a sei anni di reclusione, ma tre anni possono essere già detratti per l'indulto, oltre a diverse attenuanti concesse dal gup per la provocazione subita. Inoltre, un ulteriore decurtazione della pena, è dovuta al rito abbreviato scelto dall'uomo che, fin dal primo momento, ha ammesso di aver ucciso la propria moglie. L'uomo si è fatto solo due giorni di carcere che rischiano di essere l'unica reclusione dell'uxoricida.

24/09/07 - qn.quotidiano.net

No al capitalismo disumano

NO AL CAPITALISMO DISUMANO, MA ATTENZIONE ALLA DIGNITÀ DEI POVERI SEMPRE PIU' FERITI NEI LORO DIRITTI


Benedetto XVI, ieri mattina, a Castel Gandolfo, ha affrontato brevemente la questione economica. Capitalismo o marxismo? Come afferma peraltro la dottrina sociale della Chiesa, il Papa sceglie una terza via: la cultura della solidarieta' e dell'accoglienza verso gli ultimi di questa terra e cita il dramma dell'Africa dove milioni di persone muoiono di fame. Non e' immaginabile quindi la scelta del capitalismo da parte della Chiesa in quanto esso e' orientato solo alla logica del profitto. Esso fu denunciato nel 1979 a Puebla da Giovanni Paolo II senza mezzi termini come attentato alla dignità dei poveri, sempre più feriti nei loro diritti. Il Papa affermava a Puebla nel 1979 che: "L'atteggiamento del cristiano che vuole veramente servire i fratelli più piccoli, i poveri, i più bisognosi, gli emarginati: in una parola, tutti coloro che riflettono nelle loro vite il volto sofferente del Signore". Per questo, dalla prospettiva di Cristo e della Chiesa, o meglio, dalla prospettiva della Chiesa di Cristo, si capisce la terza verità sull'uomo. È l'uomo, non la concezione inadeguata della attuale civiltà, che ha ferito i valori umani, se non addirittura l'uomo, il cui mistero trova vera luce soltanto nel mistero del Verbo Incarnato (cfr Gaudium et Spes, 22). Questo testo del Concilio è stato molto spesso citato da Giovanni Paolo II. Una vera antropologia cristiana non si lascia inquinare da altri umanesimi. Il fine dell'economia, come diceva il mio maestro, cardinale Giovanni Colombo, e' l'uomo e i suoi valori. Nella societa' dell'opulenza i nuovi poveri sono cresciuti e stentano ad inserirsi nella societa', non essendo considerati produttivi vengono relegati ai margini. Da qui fenomeni di alcolismo, di disoccupazione, di droga, di emarginazione e di uomini e donne senza fissa dimora. La societa' dell'efficienza e della produttivita' vuole uomini e donne nel pieno vigore delle loro forze, vuole persone in grado di competere, di conquistare il potere, il successo e il denaro. E i nuovi poveri non sono in grado di conseguire questi obiettivi. Percio' non vengono tutelati e vengono abbandonati al loro destino fatto di storie di disperazione, di miseria e di umiliazioni. La verità su Gesù Cristo sembra voler dire Benedetto XVI nel suo ministero petrino è il primo dovere dei Vescovi, maestri della fede. Questa è l'unica "prassi" adeguata. Egli denuncia da due anni, senza giri di parole, le "riletture del Vangelo (...). Esse causano confusione allontanandosi dai criteri centrali della fede della Chiesa". "In alcuni casi si tace sulla divinità di Cristo o si incorre in forme di interpretazione in contrasto con la fede della Chiesa. Cristo si presenta solamente come un profeta". "In altri casi si pretende di presentare Gesù come impegnato politicamente, come un lottatore contro la dominazione romana o contro i poteri e perfino coinvolto nella lotta di classe. Questa concezione di Cristo come politico, rivoluzionario, come il sovversivo di Nazareth, non coincide con la Catechesi della Chiesa". In quanto alla verità sulla missione della Chiesa, papa Benendetto XVI denuncia le interpretazioni in cui "si avverte il malessere sulla natura e la missione della Chiesa", la interpretazione secolarista sul Regno che deriverebbe dal cambio strutturale socio-politico e dal soppiantamento della Chiesa "istituzionale" o "ufficiale", da parte della "Chiesa popolare" "che nasce dal popolo e si concretizza nei poveri". Perche' qui entreremmo nel terreno dominato dalle ideologie. Confidate - sembra volerci dire ancora Benedetto XVI - responsabilmente in questa dottrina sociale, sebbene alcuni cerchino di seminare dubbi e diffidenza su di essa, studiarla con serietà, cercare di applicarla, insegnarla, essere fedele ad essa, è, per un figlio della Chiesa, garanzia della autenticità del suo impegno nei delicati ed esigenti compiti sociali e dei suoi sforzi in favore della liberazione o della promozione dei fratelli". Da qui l'urgenza di lavorare per la società umana "evitando che i più forti usino il loro potere a detrimento dei più deboli", preoccupazione che è stata ben presente in tutto l'insegnamento di Benedetto XVI. Egli si riferisce alle molteplici e variegate forme di violazioni umane: "il diritto a nascere, il diritto alla vita, alla procreazione responsabile, al lavoro, alla pace, alla libertà e alla giustizia sociale..." Si offre un ampio e preoccupante panorama che conduce a richiedere il rispetto dell'uomo attraverso il cammino del Vangelo. Di fronte alle insidie presenti in certe manifestazioni della cultura e dell'economia del nostro tempo, la Chiesa non cessa di annunciare la grandezza dell'uomo, immagine di Dio, e il suo primato nella creazione. Realizza tale missione principalmente attraverso la dottrina sociale, che "ha di per sé il valore di uno strumento di evangelizzazione"; è infatti dottrina che "annuncia Dio e il mistero di salvezza in Cristo ad ogni uomo e, per la medesima ragione, rivela l'uomo a se stesso. In questa luce si occupa dei diritti umani" (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 54). La Chiesa ricorda a quanti tentano di affermare il predominio della tecnica, riducendo l'uomo a "merce" o strumento di produzione, che "il soggetto proprio del lavoro rimane l'uomo", poiché nel piano divino "il lavoro è «per l'uomo», e non l'uomo «per il lavoro»" (Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 5-6). Per lo stesso motivo, essa contrasta altresì le pretese del capitalismo proclamando "il principio della priorità del lavoro nei confronti del capitale", poiché l'attività umana è "sempre una causa efficiente primaria, mentre il capitale, essendo l'insieme dei mezzi di produzione, rimane solo uno strumento o la causa strumentale" del processo di produzione (Ibid. 12). Questi principi, mentre ribadiscono la condanna per ogni forma di alienazione nell'attività umana, risultano particolarmente attuali di fronte al grave problema della disoccupazione, che oggi investe milioni di persone. Essi rivelano nel diritto al lavoro la moderna garanzia della dignità dell'uomo che, senza un lavoro degno, è privo delle condizioni sufficienti per lo sviluppo adeguato della sua dimensione personale e sociale. La disoccupazione infatti crea in chi ne è vittima una grave situazione di emarginazione ed un penoso stato di umiliazione. Il diritto al lavoro deve pertanto coniugarsi con quello alla libertà di scelta della propria attività. Queste prerogative, tuttavia, non vanno intese in senso individualistico, ma in riferimento alla vocazione al servizio e alla collaborazione con gli altri. La libertà non si esercita moralmente senza considerare la relazione e la reciprocità con altre libertà. Queste vanno intese non tanto come limite, ma come condizioni dello sviluppo della libertà individuale, e come esercizio del dovere di contribuire alla crescita di tutta la società. Il lavoro è, quindi, un diritto innanzitutto perché è un dovere, che nasce dalle relazioni sociali dell'uomo. Esso esprime la vocazione dell'uomo al servizio e alla solidarietà.

Alberto Giannino - 24/09/07 - imgpress.it

Valle Peligna, fine settimana contro alcol e droga

SULMONA. I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile del Comando di Compagnia di Sulmona, coordinati dal Maggiore Visidoro Tella, durante il weekend hanno portato a termine una serie di operazioni.


Il primo a cadere nella rete dei controlli è stato un giovane operaio di Sulmona, Vincenzo Bifulco, trovato nella notte tra sabato e domenica in possesso di 206 grammi di hashish, di cui 6 grammi suddivisi in “stecche” pronte per lo spaccio. A seguito di perquisizione dell'abitazione è stata ritrovata della cocaina, subito inviata ai laboratori per le analisi del principio attivo.
Immediatamente arrestato e trattenuto in camera di sicurezza, questa mattina dovrà comparire dinanzi al giudice per l'udienza di convalida.
I carabinieri di Navelli, sempre la stessa notte, hanno trovato un giovane aquilano in possesso di uno spinello già confezionato mentre era alla guida della sua autovettura. L’uomo si è rifiutato di sottoporsi agli esami del 'narco-test' quindi, in applicazione del Decreto Legge 117/2007, i militarigli ritiravano al patente, sottoponevano a fermo il veicolo e elevando una multa.
I carabinieri di Capestrano hanno denunciato, e contestualmente proposto il ritiro della patente, un altro aquilano, G. F., 27 anni, idraulico, per guida sotto effetto di sostanze stupefacenti. Nella sua autovettura, durante il controllo, era stata rinvenuta una siringa utilizzata per somministrare una miscela di morfina e metadone, così come risultato dal referto del laboratorio analisi dell'ospedale S. Salvatore dell'Aquila.
I carabinieri di Vittorito hanno segnalato alla Prefettura dell'Aquila un 18enne di Popoli (Pescara), in quanto trovato in possesso di due dosi di hashish, pari a mezzo grammo.

24/09/2007 - primadanoi.it

Tentata violenza sessuale. Arrestato ecuadoriano

Tentata violenza sessuale. Arrestato 22enne ecuadoriano. La vittima, i passanti e la Polizia evitano il peggio


Arrestato ecuadoriano per tentata violenza sessuale. E’ accaduto ieri in centro città, e stamattina è in programma l’udienza di convalida.
Il ventunenne sudamericano ha immobilizzato una donna 42enne residente a Carrara mentre questa passava dala scalinata che da Via Prione porta a via XX Settembre. Nella zona meno frequentata, a quell’ora, erano le 10, non c’è troppa gente in giro, appare il giovane dietro di lei. Iniziano il palpeggiamenti. La donna reagisce, urla, richiama l’attenzione, mentre l’ecuadoriano cerca di sopraffarla.
Ma fortunatamente arriva qualcuno che fa scattare l’allarme.
Si apre una breve caccia all’uomo. Breve perché la Polizia, subito avvertita lo intercetta e lo arresta. Lui, l’ecuadoriano, ha il permesso di soggiorno in regola ed è incensurato.


24/09/07 - cittadellaspezia.com

Allergia, un'etichetta per segnalare i cibi a rischio

«A rischio allergia»: sarà di questo tenore l'etichetta che segnalerà negli la presenza degli allergeni, quelle sostanze che in alcuni soggetti possono scatenare fastidiosi e seri disturbi negli alimenti. L'idea è stata lanciata da un team di esperti del Consiglio nazionale delle Ricerche, ricercatori dell'Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa) del Cnr di Torino che hanno approfondito le problematiche relative alla determinazione degli allergeni nascosti nei prodotti alimentari, sviluppando metodi di analisi innovativi e particolarmente sensibili. Si tratta di metodi che rendono cosi' possibile l'etichettatura corretta sui cibi della presenza di allergeni.


«Le tecniche piu' usate per l'individuazione e la successiva caratterizzazione molecolare dei principali allergeni dei vari alimenti, cioe' delle singole proteine che possono scatenare disturbi nei soggetti a rischio» spiega Amedeo Conti, ricercatore dell'Ispa-Cnr. Si tratta di tecniche chiamate «Elisa (Enzyme-Linked Immunosorbent Assay) e Pcr (Polymerase Chain Reaction) o Real-time-Pcr (Pcr in tempo reale)» aggiunge lo studioso. «Elisa -continua il ricercatore- viene utilizzato per l'individuazione di proteine o di allergeni specifici ed e' considerato un metodo più attendibile rispetto a un potenziale rischio per il consumatore allergico, perché Pcr e Real-time-Pcr individua acidi nucleici che non necessariamente corrispondono alla presenza di allergeni».


Ogni alimento contiene molte centinaia di proteine, di cui solo pochissime, da 1 a 10 circa, risultano effettivamente allergeniche. Ecco allora, sottolinea lo studioso, che «per una maggiore protezione del consumatore, si é scelta la strada della messa a punto di un nuovo metodo analitico, in grado di rilevare tracce dell'alimento allergenico attraverso il dosaggio di alcune proteine peculiari di quell'alimento, indipendentemente dal fatto che siano gia' note come allergeniche». A questo scopo, sono stati selezionati latte di mucca e nocciole come modelli di alimenti allergenici, per individuare tracce di componenti proteiche specifiche di queste due 'fonti allergeniche' in torte, dolci o cioccolato. Ed ora anche l'Unione europea è venuta in soccorso di chi soffre di allergie, con leggi che rendono obbligatorio segnalare nelle etichette delle confezioni degli alimenti gli allergeni presenti nel prodotto.


www.cnr.it - 24/09/07 - vita.it

Dalla rassegna stampa di ieri

L'amara nota di Alessandro e una lettera:


Nota: quella di oggi, è una di quelle rassegne che non vorrei mai trovarmi a predisporre.
Ho scelto di iniziarla con una lettera di Gianfranco Dellamore, che vi invito a leggere con attenzione.
Davvero non servono commenti.

ASSOCIAZIONE EUROPEA FAMILIARI E VITTIME DELLA STRADA ONLUS

Lettera aperta ai giudici.

Tutte le domeniche ci si ritrova al cimitero davanti alla tomba dei nostri figli–e uccisi sulla strada.
Empirica terapeutica seduta psicologica d’auto-aiuto, determinata dal ripetersi del giorno dell’ora, dell’attesa dell’incontro ecc…
Domenica un genitore, che, come me, deve adire ad una causa civile contro l’assicurazione del colpevole d’omicidio colposo, dopo discorsi sui problemi perpetui (rabbia, dolore) per l’assenza dei nostri figli sepolti, mi chiede di scrivere, con parole che non offendano i giudici o chiunque altro.
Qual è il tema del discorso?
E’ che, chi perde un figlio ammazzato deve dimostrare che prova dolore.
Per appurare la sofferenza si servono di perizie sul genitore.
Per appurare quanto male provoca al genitore la perdita del figlio, quanto distruttivo è per la vita del genitore, si sottopone l’infelice a visita specialistica.
La prima visita è del nostro specialista di parte che comunica al giudice che chi perde un figlio sta male; le altre sono del perito nominato dal tribunale e del perito di parte dell’assicurazione.
Questo ITER è offensivo e deleterio per chi deve sottoporsi a visita per dimostrare quello che è esplicitamente e da tutti riconosciuto:Chi perde un figlio è rovinato, tutte le altre considerazioni sono solo congetture. L’elaborazione del lutto ecc…
La frase che si è sempre detta è che chi non ha perso un figlio, non può capire quanto infinito sia il dolore, straziante in tutte le cellule del nostro corpo e distruttivo di tutta la nostra vita di relazione.
Solo chi ha perso un figlio lo sa e lo comprende.
Qual è il timore di questo genitore che mi ha invitato a scrivere questa lettera?
E’ che per esprimere tale pensiero molto probabilmente si offenda chi non ha perso figli e che tale argomentazione possa indurre al pensiero che si auguri la perdita dei figli a chi fortunatamente li ha in vita.
Lontano da noi ciò. Nemmeno al più acerrimo nemico auguriamo di provare minimamente il nostro stato infelice.
Stato infelice che si aggrava e ci prostra ulteriormente il subire una verifica del nostro star male per la perdita del figlio.
Chi perde un figlio, non vive più, sta male, gli si crepa il cuore; non c’è più nessun momento e nessun posto dove possa star bene.
L’incomprensione di questo è inaccettabile e non scusabile.
Pertanto chiediamo ai giudici di non far sottoporre a perizia per valutare il dolore ed il danno subiti, chi ha perso un figlio, per di più ammazzato.
La vita tolta ad un essere è il male assoluto del genitore.
Il sottoporre a perizia chi ha perso un figlio è molto offensivo e prostrante per il sofferente.
Si dice che è naturale che siano i figli a seppellire i genitori ed innaturale l’inverso.
Il genitore orbo del figlio chiede che il suo stato sia riconosciuto per legge naturale, non per perizia di chi non avendo perso figli non sa di cosa si parla.
Spero di aver argomentato il pensiero del genitore, davanti la tomba di suo figlio ucciso sulla strada, senza aver offeso alcuno.

Cordialmente.

Gianfranco Dellamore.


23.09.07 - stampa-alcolici.blogspot.com

Elemosina a 5 anni, il padre alcolizzato

Alcolizzato, costringeva il figlio di 5 anni a chiedere l'elemosina


Cinque minorenni appartenenti a tre differenti famiglie sono stati collocati in strutture protette su disposizione del Tribunale dei minori di Bologna. Si tratta di bambini di età compresa fra i 3 e i 15 anni, tutti residenti in città con le loro famiglie. Di questi allontanamenti è stato reso noto ieri in questura.
Come spiegato dal dirigente della squadra mobile della questura Stefano Vernelli e dall'ispettore capo della sezione minori della mobile Fausto Gaudenzi, questi allontanamenti sono avvenuti in seguito a diverse segnalazioni dei servizi sociali e della stessa sezione minori della squadra mobile. All'origine storie di disagio e di alcolismo.Il primo caso ha interessato tre fratellini in tenera età. Erano affidati al padre rimasto vedovo, assistito dai servizi sociali. L'uomo avrebbe finito con il mancare spesso da casa e con lo spendere il denaro dell'assicurazione (ricevuto per la morte della moglie) destinato al mantenimento e all'istruzione dei bambini.
Così la sezione minori su disposizione del Tribunale dei minori di Bologna, ha collocato in una località protetta i tre bambini.
La stessa sorte è toccata ad un bambino di 5 anni che viveva con il padre, avente problemi di alcolismo. La madre del piccolo si era allontanata da tempo dal nucleo familiare. Il piccolo, già seguito dai servizi sociali, sarebbe stato utilizzato dal padre, per ottenere degli assegni di mantenimento e sarebbe anche stato utilizzato per chiedere aiuti a vicini di casa e in qualche circostanza anche denaro. Così le segnalazioni degli assistenti sociali e della sezione minori della mobile hanno indotto il Tribunale dei minori di Bologna a collocare in una località protetta il piccolo.
Il terzo caso ha interessato una famiglia di stranieri, di nazionalità albanese, da dove era scomparsa una quindicenne. La ragazza, rintracciata dagli agenti della questura, ha quindi raccontato ai poliziotti una storia di violenze e percosse incominciati fin da quando aveva quattro anni. La minorenne ha raccontato di essere stata picchiata più volte dal padre e di essere scappata di casa, in seguito alle ultime botte che aveva subito.
Così anche di questo caso è stato informato il Tribunale dei minori di Bologna che ha disposto il collocamento della minorenne presso una struttura protetta. Adesso per il padre si configura l'ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia;in corso ulteriori accertamenti da parte della polizia.


Ermanno Mariani - 23.09.07 - liberta.it

Myanmar, anche le suore in piazza

Sesto giorno di protesta contro il regime


ROMA - Al sesto giorno di protesta anti-regime in Myanmar, anche le monache buddiste sono scese in piazza a Yangon sfilando al fianco di 20mila bonzi e civili, mentre cresce la pressione internazionale sulla giunta militare, alla vigilia dell’Assemblea generale dell’Onu a New York.
Quelle di ieri sono le più imponenti manifestazioni dall’inizio del movimento di protesta, scatenato cinque settimane fa da dissidenti vicini a Aung San Suu Kyi, la leader dell’opposizione e Premio Nobel per la pace da anni agli arresti domiciliari, e che negli ultimi giorni ha visto i religiosi in prima linea. Sabato, eccezionalmente, i monaci erano stati autorizzati a sfilare accanto alla villa di Suu Kyi, nell’ex capitale Yangon. La donna di 62 anni, che ha trascorso 12 degli ultimi 18 anni in una casa-prigione ed è divenuta il simbolo della lotta per la democrazia nel Paese asiatico, si era brevemente affacciata alla porta e li aveva salutati, piangendo e pregando. Ma ieri, quando 120 bonzi ed altre decine di manifestanti hanno tentato di imboccare la strada che porta alla villa, l’accesso era stato di nuovo sbarrato dalla polizia, secondo le agenzie internazionali e il sito degli esuli birmani, Mizzima News. Le manifestazioni ieri hanno preso il via dalla celebre pagoda Shwedagon, uno splendido complesso di templi che costituisce la principale attrazione turistica della ex Birmania. I monaci hanno marciato fino alla pagoda di Sule, nel centro della città. Al termine del corteo i manifestanti erano circa 20mila, la metà dei quali gente comune, hanno riferito testimoni. I bonzi erano accompagnati per la prima volta da 150 monache, con le tradizionali tonache rosa chiaro. Circa 200 persone hanno formato una catena umana davanti ad alcune file di giovani monaci, mentre i manifestanti esortavano la gente ad unirsi a loro.
A scatenare la protesta di piazza - la più grande dopo la sollevazione del 1988, che fu soffocata nel sangue - è stato l’aumento dei prezzi dei carburanti, che ha fatto raddoppiare il costo dei mezzi pubblici e del cibo, in un Paese ricco di riserve di gas ma dove un quarto della popolazione vive sotto la soglia della povertà.


24/09/07 - corriere.com

Basta guerre nel mondo!