Volevano un milione di dollari

Padre Bossi, i terroristi volevano un milione di dollari


Sono le due di notte, quando in casa di Padre Giovanni Sandalo, il superiore del Pime, squilla il telefono: “Davvero padre Giancarlo è stato liberato? – chiede alle fonti dell’agenzia missionaria Minsa - Questa è una notizia meravigliosa ma noi non sapevamo ancora niente”.


Ma se in quella prima telefonata si sapeva molto poco sulla modalità di rilascio, adesso sembra essere confermato il fatto che non sia stato pagato alcun riscatto, nonostante l’intento dei rapitori fosse proprio di ottenere dei soldi. “Ero un mezzo per ottenere un riscatto”, ha detto oggi Padre Bossi nel corso di una conferenza stampa a Manila, dopo aver incontrato il presidente filippino Gloria Arroyo. Il missionario ha parlato di 50 milioni di pesos (oltre un milione di dollari). “Mi dispiace, ti sequestriamo solo per i soldi”, hanno detto i rapitori a padre Bossi qualificandosi come “appartenenti al gruppo di Abu Sayyaf”.


Secondo quanto raccontato dal religioso i suoi rapitori ricevevano ordini da una persona che li contattava attraverso un cellulare. La polizia filippina sostiene di non aver versato alcuna somma di denaro per il rilascio di padre Bossi, il quale ha dichiarato di non essere stato testimone di alcun pagamento. Prima delle rivelazioni del missionario italiano, il rapimento era stato attribuito al gruppo terroristico di Abu Sayaf, poi ai militanti del Moro Islamic Liberation Front (Milf), mentre i missionari del Pime sospettavano di alcuni criminali locali. Elisabetta Belloni, funzionario della Farnesina che da 4 anni collabora per la liberazione degli italiani, ha spiegato, in un’intervista a Repubblica: “Non è ancora chiaro quale sia stato il gruppo responsabile del rapimento”. E per quanto sia inevitabile riconoscere al Sismi un importante impegno nella trattativa è la stessa Belloni a precisare che “l’azione è stata condotta dalle autorità filippine, noi italiani abbiamo avuto contatti soltanto con mediatori”. Si moltiplicano quindi i dubbi sul comportamento di Governo e Farnesina.


Padre Giancarlo Bossi era stato rapito lo scorso 10 giugno mentre si recava alla parrocchia del Payo a celebrare la messa. Da quel fatidico giorno il mondo e in particolare quello cattolico è sprofondato in un abisso di interrogativi senza risposta. Chi poteva aver rapito il “gigante buono”, come lo chiamavano nella sua parrocchia? E per quale ragione?

La notizia della liberazione in Italia è stata diffusa da Romano Prodi poco prima delle 21, ma la conferma ufficiale è arrivata qualche minuto più tardi per voce di Padre Zanchi, superiore generale del Pime, che ha spiegato come il missionario fosse stato accompagnato dagli uomini dei servizi segreti italiani a Zamboanga per una prima visita di controllo sullo stato di salute. La liberazione è avvenuta nella zona di Sibugay Bay, sulla penisola di Zamboanga, nella parte occidentale dell’isola di Mindanao; la parrocchia di Payao, dove il missionario italiano lavorava, si trova a pochi chilometri, mentre la capitale Manila dista oltre un migliaio.


Tempestiva anche la reazione del Papa, che, dalla sua residenza estiva di Lorenzago di Cadore, parla di “grandissima gioia”. Segue poi il commento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che, appena appresa la notizia del rilascio, dichiara: “Sono lieto della liberazione di padre Bossi”.


E mentre a Payo si fa festa e le strade si riempiono di persone, in Italia le agenzie hanno un gran da fare, per riportare i commenti da parte dalle varie aree del mondo politico. Ma la curiosità, intanto, regna sovrana. Dalla Farnesina, infatti, le notizie continuano a giungere con il contagocce. Secondo quanto dichiarato all’agenzia AsiaNews dal capo della polizia filippina sarebbe da escludere l’ipotesi del pagamento di un riscatto. Meglio parlare, secondo le forze dell’ordine locali, di “frenetiche trattative”. A fargli eco, monsignor Pedro C. Quitorio, portavoce della conferenza episcopale filippina (CBCP): “Per la liberazione di padre Bossi non è stato pagato alcun riscatto”, ha detto, sottolineando che “la sola cosa che abbiamo fatto è stata quella di pregare perché tutto si risolvesse nel migliore dei modi”.


Molto però c’è ancora da sapere sui responsabili del rapimento e l’atteggiamento del governo. Almeno per noi, mentre Padre Bossi fa sapere semplicemente: “Voglio tornare ad aiutare la mia gente, i miei rapitori mi hanno assicurato che non mi prenderanno di nuovo. Non ho mai avuto la sensazione che mi volessero uccidere né ho mai ricevuto minacce di morte o violenza di alcun tipo. Mi hanno trattato bene… solo il cibo non era un granché: riso, sale e pesce secco. Per questo sono spariti un po’ di chili. Ma ho anche smesso di fumare: non tocco una sigaretta dal 27 giugno”.


20 Luglio 2007 - di Francesca Burichetti - loccidentale.it

La svolta di Londra

LA SVOLTA DI LONDRA E LO SPENSIERATO SPINELLO ITALIANO


Campeggi, villaggi-vacanze, scuole di vela, corsi di lingua, spiagge, agriturismi, terrazze e giardini: l'Italia estiva è un'immensa, spensierata fumeria. Se non ci credete, chiedete ai vostri ragazzi. O l'hanno fatto, o l'hanno visto, o l'hanno annusato. C'è qualcosa d'irresponsabile nel modo in cui affrontiamo la diffusione endemica della cannabis: come se fosse una moda innocua, un altro trucco con cui la nostra generazione si rifiuta goffamente d'invecchiare. Perdonando ai figli — qualche volta condividendo con loro — una «canna» ogni tanto. Come fosse una monelleria, o un bicchiere di troppo in compagnia. In Gran Bretagna la pensavano più o meno così: ma hanno cambiato idea. Erano messi peggio di noi, in materia. Ma se ne sono accorti. Prendendo le distanze dal predecessore, il nuovo primo ministro Gordon Brown ha annunciato che la cannabis tornerà a essere considerata — e trattata — come una sostanza pericolosa. Nel 2004 era stata, di fatto, depenalizzata: qualcosa per cui si può essere, al massimo, redarguiti. Presto, non più: le conseguenze per chi la possiede saranno severe. Come potete leggere nella corrispondenza da Londra, una nuova, potente varietà di cannabis — detta «skunk» — sta producendo sintomi di paranoia e schizofrenia.

Gli psichiatri sono concordi: crolli nervosi e ricoveri sono aumentati di molto, e alcuni orrendi episodi di cronaca sembrano collegati alla diffusione della sostanza. Se gli «spliffs» — il nuovo nome dei vecchi «joints» — fossero innocui, non accadrebbero certe cose, no?
Il governo britannico può aver commesso un errore tre anni fa, quando ha deciso di concentrarsi sulla lotta alle droghe più pesanti; e magari può sbagliare adesso, facendo marcia indietro. Ma almeno registra le novità, studia il fenomeno, prende posizione, confessa (uno dopo l'altro, i ministri laburisti ammettono d'aver usato cannabis/ marijuana). Lo stesso stanno facendo gli inglesi, da quanto leggo e sento. Pro o contro: ma non indifferenti.

In Italia, la leggerezza in materia sta diventando indisponente. La cannabis — e la cocaina, purtroppo — sono argomenti adatti per una battuta alla radio, o un'allusione in televisione. Vizietti sociali: uno per giovani, l'altro per ricchi. Cose che non cambiano, cose che non contano. Forse dovremmo ringraziare lo «skunk» per averci svegliato. Quasi un'onomatopea, utile a farci capire che la droga modifica i comportamenti, e i nostri comportamenti non riguardano soltanto noi. Anche il numero assurdo di giovani morti sulle strade italiane va collegato alla droga, e non solo all'alcol. Chissà quante cose non raccontano, i medici legali, per non ferire una famiglia già distrutta dal dolore.

Ma una società adulta deve dirsele, certe cose. Deve ammettere che la droga leggera — se mai c'è stata — non è più tanto leggera, e resta una droga, e crea dipendenza, e ha effetti sul sistema nervoso che possiamo soltanto sospettare. I ragazzi più svegli l'hanno capito. Agli altri bisogna spiegarlo: con pazienza e tolleranza, ma senza incertezze. Non possiamo lasciare che l'educazione e l'informazione in queste materie venga impartita da un incosciente televisivo, da un cretinetti radiofonico o dalla casualità della Rete. Le nostre pigrizie — peggio, le nostre complicità — possono provocare disastri.

Scrivo da Brighton, sotto il cielo azzurro del Sussex, dove molti anni fa ho cominciato ad appassionarmi a questo Paese. Era l'estate del 1972: avevamo quindici anni, e sulla costa della Manica non c'erano solo Ziggy Stardust, Gary Glitter e sciami di deliziose coetanee scandinave. Giravano skin-heads violenti, alcol a go-go e droghe assortite: tutti i rischi e le tentazioni che un teenager deve conoscere, e gestire. Ma qualcuno a casa, prima di partire, ci aveva detto: questo è bene, questo è male. Poi toccava a noi decidere. Adesso tocca a loro decidere. Ma tocca a noi dirgli: ragazzi, non scherziamo. La droga è male, e fa male.

20/07/2007 - di Beppe Severgnini - antiproibizionisti.it

Scuola antitruffa per anziani soli

Un colpo al giorno, la polizia svela i trucchi alle potenziali vittime Trucchi sempre nuovi, recite sfacciate. Un solo obiettivo: rubare risparmi e gioielli agli anziani milanesi, soprattutto ai tanti che restano soli quando parenti e vicini di casa partono per le vacanze. Nei primi cento giorni di quest´anno sono state 92 le truffe denunciate, un dato che - in proiezione - non si discosta molto dalle 305 dell´anno scorso. Erano state 357 nel 2005 e 508 nel 2004, 600 nel 2003, annus horribilis per questo tipo di reato, quando una famiglia di rom piemontesi mise a segno decine di colpi in città (molti dei quali sono sotto processo - la sentenza è attesa per settembre - e hanno già risarcito una ventina di vittime). Da allora le campagne di informazione hanno fatto tanto, ma gli investigatori avvertono: «Attenzione, le trappole si moltiplicano e diventano più sofisticate, quindi al minimo sospetto non c´è altro da fare che telefonare subito al 113 o al 112».

Soltanto pochi giorni fa è toccato a un uomo di 78 anni subire un raggiro in casa: lui, il signor Luciano, martedì scorso è stato fermato davanti al suo portone da un giovane mendicante che gli ha chiesto qualche soldo. L´anziano l´ha fatto salire in casa e, in sua presenza, ha preso dieci euro da un cassetto della cucina per darglieli. È bastato un attimo di distrazione e il finto mendicante ha riaperto il cassetto portando via i 1400 euro che Luciano conservava per spese programmate in questi giorni. Un´imprudenza classica, a sentire gli esempi che il dirigente del commissariato di Lorenteggio, Giovanni Aceti, ha fatto due pomeriggi fa a una quarantina di signore - età media settant´anni, solo due gli uomini in sala - raccolte allo spazio ScopriCoop di via Gianella per l´incontro sul tema: "Truffe, conoscerle e prevenirle per una vita più serena".

È proprio dal periodo dell´emergenza truffe che la questura ha inaugurato questi incontri nei quartieri, con i commissari a parlare per un paio d´ore ai cittadini dai capelli grigi, per metterli in guardia e insegnare loro come difendersi da chi si approfitta della solitudine, dell´età, della voglia di chiacchierare con qualcuno. E le signore non si risparmiano in aneddoti vissuti in prima persona o capitati a qualche conoscente. C´è chi è stato truffato dal finto fioraio («Mi hanno citofonato dicendo: signora, c´è un cesto di rose per lei. E invece entrati in casa mi hanno portato via tutto»), l´altra che racconta di una volta che alla sua porta si era presentata una ragazza che, saltando al collo di suo marito, aveva provato a farsi passare per la nipote di un vicino di letto nell´ospedale in cui - davvero - era stato ricoverato suo marito poco tempo prima. «I truffatori fanno conto proprio su questo - chiosa il dottor Aceti rivolgendosi alla sua platea - a una certa età non è difficile che si sia appena stati in ospedale, quindi loro ci provano, sapendo che una volta su due indovinano». Il dirigente del commissariato snocciola i consigli del vademecum messo a punto dalla polizia (e disponibile sul sito www.poliziadistato.it) per evitare le truffe.

Dai consigli più semplici, come quello di controllare attraverso lo spioncino chi suona alla porta - una signora si alza in piedi e fa sorridere tutte dicendo che lei, all´altezza dello spioncino, non ci arriva proprio - a quelli che toccano un tasto dolente per tanti anziani: «Cercate di non stare soli - dice il commissario - e se non avete figli o parenti, stringete amicizia con i vicini, fatevi da controllori gli uni con gli altri». Alla fine, però, alle signore che formulano propositi minacciosi verso i truffatori che potrebbero piombare in casa, il dottor Aceti riserva con un sorriso un monito più duro: «Non vi fate imbrogliare, certo, ma non fate gli eroi. Con i ladri non si scherza».



20 luglio 2007 - Oriana Liso - espresso.repubblica.it

Pena di morte per violnza su minori di 14 anni

Texas (USA). Pena di morte per violnza su minori di 14 anniNews del 20-07-2007

Il governatore texano Rick Perry ha ratificato la legge sulla violenza sessuale nei confronti di minori che era stata approvata il 18 maggio (vedi) dalla Camera. La legge è l’HB8, rinominata “Jessica’s Law” dal nome di Jessica Lunsford, una bambina rapita e uccisa in Florida nel 2005 da una persona con precedenti per violenza su minori.

La legge prevede condanne fino a 25 anni per il primo episodio di molestie sessuali gravi su minori di 14 anni, e la possibilità di condanna a morte per il secondo episodio, anche quando la vittima non viene uccisa. La legge inoltre prevede che attraverso un dispositivo di localizzazione satellitare (GPS) la polizia tenga una mappa aggiornata in tempo reale dei pregiudicati per reati sessuali nei confronti di minori.

Questo aspetto della legge però è di non facile attuazione: la Florida ha approvato una legge simile due anni fa, ma la polizia non è ancora riuscita a rintracciare tutte le persone che risultano schedate.

La nuova legge entra in vigore il 1° settembre, e sarà applicata solo per i reati commessi dopo quella data.

a cura di NtC - 20.07.07 - quaderniradicali.it

Picchiata da padre e fratello obbligata a prostituirsi

Condizione femminile. Picchiata da padre e fratello obbligata a prostituirsi


Donne schiave. Più che quote rosa. L'universo femminile sta precipitando in un baratro e non ce ne accorgiamo. Non se ne dà notizia. Le donne più che incoraggiate a far carriera, a migliorare ed ambire, scivolano in fenomeni regressivi di civilità e diritti. Violenze e violazioni sono una quotidianità silente e solitaria. Vetro sul cuore di milioni di donne. Perche la solidarietà ha anche il profilo rosa.

Schiave. Non solo le immigrate. Nei posti di lavoro, quando non sono le aziende dove pochè manager fanno strada e poi vengono corteggiate da uomini e jet set. Schiave nelle strade dove migliaia di donne immigrate vengono importate per la prostituzione più orrida e selvaggia. Schiave spesso anche nelle famiglie. E poi schiave di un'immagine della donna che il Financial Time non ha esitato a stigmatizzare in Italia come non accade altrove. Perchè pubblicità e televisione hanno ridimensionato l'universo femminile a gregario di bisogni sessuali. Non è per questo che la donna è accanto agli uomini. La donna è il motore dell'amore universale. E' la genitrice, è il dono della vita che si rinnova. E' la sessualità per l'estasi non per il commercio.

Comincia l'Italia denuncia questa condizione. E imputa direttamente il fallimento alla politica. Che non ha saputo interpretare necessità e bisogni. Le donne oggi, rispetto agli anni settanta, sono abbandonate e dimenticate. Forse perchè anche qui la politica ha chiuso gli occhi coi privilegi di cui godono le parlamentari, gli stessi costi e benefit inutili dei loro colleghi uomini. Donne in parlamento che non hanno mosso un dito per far crescere la dimensione femminile, salvo accordarsi per quotare le virtù di poche e pochissime. Ma davvero le quote sono la battaglia principe per riscattare un genere?

Mai come in questi anni la donna ha fatto passi indietro. Più abbandono scolastico: + 4 per cento. Più donne disoccupate. Più donne che abbandonano il lavoro. Più donne che neppure lo cercano tanto sanno che non c'è per loro una dimensione di sostegno. Non pareggiano il disastro le poche, ripetiamo pochissime, donne manager o impiegate. E' la condizione delle donne nel complesso che è da far paura. Perchè? Per le stesse ragioni dell'antipolitica. Perchè chi fa la politica la fa in modo autoreferenziale. Pensando al proprio gruppo di riferimento. Anche qui, per l'universo femminile, manca un progetto di ampio respiro. Soprattutto democratico e ugualitario. Che la società ha smarrito i valori fondanti delle democrazie lo dimostra proprio questa disuguaglianza dei valori femminili, che invece sono stati il centro e il motore dello sviluppo del Novecento.

E' una condizione che esploreremo dimostrando le colpe di questa disattenzione. Perchè non sono donne senza una poltrona di ministro o che non fanno carriera. Ma diritti, opportunità, lavoro, condizioni di vita possibili. Per donne che muoiono di fatiche, donne sfruttate, donne sole. Donne povere. Umiliate. E non parlano altre lingue.
Ma italiano.

I casi si susseguono. Ieri notte a Roma è successo questo. Due uomini ed una donna sono stati arrestati dai Carabinieri della Stazione Roma San Lorenzo per aver piu' volte picchiato selvaggiamente e minacciato una ragazza di 31 anni per costringerla a prostituirsi per loro conto. Gli imputati sono italiani e per di piu' i due uomini sono rispettivamente padre e fratello della vittima. Dopo la morte della mamma, circa 10 anni fa, la vittima e la sorella erano gia' stata costretta per anni a prostituirsi presso la propria abitazione di Fiano Romano dal padre e dal fratello.

Per quella vicenda, il papa' ora 70 enne ed il fratello ora 35 enne erano gia' stati indagati, il primo finendo anche in carcere. Scontata la pena, l'uomo ha provato in tutti i modi a costringere nuovamente a prostituirsi la figlia. L'ultimo episodio, da cui e' scaturita l'indagine, risale al maggio scorso quando la 31 enne e' stata avvicinata dal fratello e dal padre a Roma, in Largo Passamonti, zona dove, da qualche tempo per guadagnarsi da vivere, faceva la parcheggiatrice abusiva. I due uomini, accompagnati dalla convivente del padre, con pesanti minacce, volevano costringerla a tornare nella loro casa di Fiano Romano dove gia' in passato l'avevano costretta a prostituirsi. L'opposizione della donna ha fatto infuriare i congiunti che hanno iniziato a colpirla prima con calci e pugni, poi a bastonate procurandole ferite e fratture varie.

Gli aggressori le hanno anche chiesto 3000 euro come 'risarcimento' del danno causato dal suo rifiuto, minacciandola di morte qualora non avesse corrisposto quella cifra o se avesse denunciato l'accaduto. La vittima, stanca delle continue vessazioni, si e' rivolta ai Carabinieri di Roma San Lorenzo denunciando il tutto.

Donatella Papi - 20.07.07 - comincialitalia.net

Referendum: raggiunte le 500mila firme

Il presidente del Comitato promotore del quesito sulla modifica della legge elettorale: ora puntiamo a quota sicurezza di 570mila.



MESSINA - Il referendum sulla legge elettorale con ogni probabilità si farà, a meno di una nuova legge o di una fine anticipata della legislatura. «Abbiamo le 500 mila firme» ha dichiarato infatti il presidente del Comitato promotore dei referendum elettorali, Giovanni Guzzetta, che si trova a Messina, sua città natale, per concludere il tour referendario. Guzzetta ha anche sottolineato che ora si tratta di raggiungere quota sicurezza di 570 mila firme.



SOGLIA DI SICUREZZA - «Mi sono sempre imposto serietà nell'informazione ai cittadini sull'andamento della raccolta e quindi ho atteso questo giorno - ha affermato - per potere dare una notizia certa e circostanziata che faccia un po' piazza pulita delle tante asserzioni e fuga di notizie non accreditate. Oggi posso dire che presso il Comitato Nazionale di Roma sono presenti già 500 mila firme. Ciò ci dà molta soddisfazione, ma ribadisco che, come abbiamo sempre detto, la soglia di sicurezza è di 570 mila firme e questa soglia non è stata ancora raggiunta. Faccio pertanto appello al rientro delle firme». «Siamo ottimisti - ha proseguito Guzzetta - sul fatto che ce la faremo e colgo l'occasione, dopo aver ringraziato tutti i comitati locali, per esprimere un elogio e un ringraziamento per tutti quei volontari che a decine in queste ore lavorano senza interruzione presso il Comitato per controllare tutte le firme. È merito anche loro, e del nostro coordinatore organizzativo, Antonio Funiciello, se stiamo conseguendo il risultato sperato».


20 luglio 2007 - corriere.it

Party a base di vino a Punta Marina

RAVENNA - Party a base di vino a Punta Marina: la condanna di Asaps

PUNTA MARINA - Non c’è che dire: l’Italia è proprio un paese buffo. Se non ci fosse un lato profondamente tragico, ci sarebbe quasi da farsi una risata e, alla fine, condividere il giudizio davvero poco lusinghiero che l’intera Europa ci riserva, quando si tratta di valutare la nostra serietà in tema di sicurezza stradale. Veniamo subito al punto: il consorzio “Vini Colli Bolognesi”, ha deciso di lanciare il proprio fiore all’occhiello, il Pignoletto, vino frizzante bianco (imparentato col più famoso “Grechetto”), proponendo un “insolito” e – aggiungiamo noi – “pericoloso” abbinamento. Il titolo della serata, elegante ed accattivante, sarà “Pignoletto Beach-Party”. L’appuntamento è per sabato 21 luglio, allo stabilimento balneare “Donna Rosa” di Punta Marina (Ra).

Tutto questo, si badi bene, mentre nel Paese è in corso un dibattito accesissimo sulle misure da adottare per contrastare l'abuso di alcol e la quotidiana tragedia sulle strade.

Tradotto in termini meno sloganeggianti, l'evento vuol dire “alcol-spiaggia-notte-giovani”. L’iniziativa è infatti dedicata proprio a loro, ai giovani, ai quali si deve per forza insegnare qualcosa. (A noi l'evento è stato segnalato proprio da alcuni giovani perplessi). Abbiamo insegnato loro che la sigaretta faceva trendy, che la velocità sulla strada è roba da fighi, che le droghe leggere in fondo “non fanno male” (!!!) e, da tempo, che bere moderatamente significa “degustare”.

Bere moderato è bello: ci sono i sommelier che passano per intellettuali del divertimento e del piacere dovuto al gusto di riempirsi il palato di alcolica raffinatezza.

“Paese buffo”, dicevamo all’inizio: l’ebbrezza alcolica (ebbrezza, non ubriachezza) ha fatto più morti in Italia, nell’ultimo mese, di tanti attentati terroristici: bambini uccisi, giovani falciati sulle strisce, ciclisti travolti per centinaia di metri, anziani soppressi con la borsa della spesa in mano, mentre l’altra si sorreggeva sul bastone.

Proprio a Ravenna qualche tempo fa un ubriaco ha falciato e ucciso un giovane e poi si è dato alla fuga e solo grazie al coraggio di una giovane ragazza è stato rintracciato e poi fermato dalla Polizia.

La legge non riesce a fare il suo lavoro e questi omicidi restano puntualmente impuniti. O meglio: puniti poco (anche quello di Ravenna).

Un paese serio, a questo punto, vieterebbe questi abbinamenti. Dovrebbe porre il veto sulle iniziative assurde di chi vuole per forza lucrarci sopra, e che arriccia sempre il naso quando qualcuno li critica. “Che ne volete sapere voi? Questa è cultura, è arte sopraffina…”. E' allora opportuna una "degustazione" a base di alcol, di cui non si conoscono bene i confini?

Un paese serio, e non così sensibile alle lobby di chi certi prodotti li vende, imporrebbe un consumo consapevole, vietando intanto ai giovani (quelli sotto i 18 anni) di entrare in un beach-party come quello del Pignoletto (lo si farà a Marina di Ravenna?). Farebbe in modo che le avvenenti sommelier in costume da bagno – guarda caso si parla solo di donne – spiegassero anche cosa succede, a chi deve guidare, dopo un bicchiere di vinello frizzante: sarà gradevole, ma è anche pericoloso, e nessuno lo dice mai, scivolare a 0,5 g/l è facile e vietato dal codice della strada, uccide quanto la velocità.

Poi, quando al mattino si legge che un ebbro ha ammazzato 3 bambini in autostrada, ecco che molti auspicano pene esemplari al “pirata”, salvo dimenticare chi è stato ad insegnargli che “bere o, meglio, degustare” moderatamente è cultura. Noi le invocazioni di pene serie le chiamiamo pene esemplari di quelli del lunedì. Mentre il sabato e la domenica è baldoria è il momento del divertimento a tutti costi. E' il momento del compiacimento che diventa complice delle tragedie stradali.

Ma no! “Sdrammatizziamo il vino – si legge nel comunicato che invita a partecipare all’iniziativa – di solito confinato in ambienti formali”. Nessuno si pone il problema: ma con cosa tornano a casa questi giovani, dopo che avranno “assaggiato” (leggasi “bevuto”, sic!) il Pignoletto? Qualche pullman è stato organizzato?

Ma sì, sdrammatizziamo pure. Tanto i morti li contiamo dopo.

Giordano Biserni - Presidente Asaps - 20.07.07 - romagnaoggi.it

C'è sempre una Jennifer

C'è sempre una Jennifer nel cuore del fidanzato d'America


Con la Lopez stava per sposarsi. Con la Garner lo ha fattoe ha pure avuto una bimba. Ben Affleck vi sembra il classico bravo ragazzo? Oggi che torna al cinema in Smokin' Aces, lo è. Ma quando passava le notti tra poker e whisky...


L'avevamo lasciato che baciava il sedere di Jennifer Lopez nel video della canzone Jenny from the block. Poi la coppia più eccessiva e chiacchierata di Hollywood è scoppiata, e di Ben Affleck si sono perse le tracce. Almeno sui tabloid. Mentre si teneva alla larga da giornalisti e paparazzi, l'ex fidanzato d'America si è dato da fare per ritrovare l'aria, e la fama, da bravo ragazzo che aveva smarrito tra flop, poker e alcol. Così Ben si è sposato, con un'altra Jennifer, la Garner, incontrata sul set di Daredevil. È diventato papà di una bellissima bambina, Violet. E ha rilanciato la sua carriera, interpretando il thriller Smokin' Aces, ora al cinema, e debuttando alla regia del drammatico Gone, Baby, Gone. Adesso è alle Hawaii, in vacanza con l'inseparabile amico Matt Damon, ma pare che non si stia riposando. I due, che dieci anni fa hanno vinto l'Oscar per la sceneggiatura di Will Hunting-Genio ribelle, sono al lavoro sul loro secondo film a quattro mani. Servono altre prove del ritorno di Big Ben?

Dopo due anni di pausa, ha interpretato due pellicole in pochi mesi: prima Hollywoodland, ora Smokin' Aces.

"Ci tenevo molto a farle. Anche se in Smokin' Aces non sono il protagonista e per Hollywoodland ho preso un cachet ridotto" (2,8 milioni di dollari contro i 12 di Daredevil, il suo ultimo successo).

In compenso, con Hollywoodland ha vinto la Coppa Volpi come migliore attore all'ultimo Festival di Venezia.

"È un premio che considero speciale, perché l'ho conquistato grazie a un ruolo che sentivo mio: quello di George Reeves, il Superman della serie tv degli anni Cinquanta".

Un attore alcolizzato, frustrato per una carriera mai decollata e tormentato dal gossip.

"Sono io, no? O almeno lo ero. Mi sono ritrovato così a pezzi che ho pensato anche di smettere di recitare. Solo grazie a Jennifer (la seconda, quella che ha sposato, ndr) sono riuscito a tornare in carreggiata. Ma ci sono voluti due anni per ritrovare la normalità".

A fargliela perdere era stata la storia con la prima Jennifer, la Lopez?

"Era come respirare veleno. La mia vita privata finiva tutti i giorni su tutti i giornali. In pubblico sorridevo, ma dentro di me ero distrutto. Per non parlare del lavoro... Un disastro pure quello".

Perché?

"Dopo un paio di stroncature avevo deciso di pensare solo ai soldi. Così almeno non mi sarei ritrovato a vendere auto usate. La verità è che non sapevo cosa stavo facendo della mia vita. E che non avrei mai dovuto fidanzarmi".

Invece stava per sposarsi.

"Quello è stato l'apice della follia. Quando ci siamo trovati a organizzare tre matrimoni finti in tre posti diversi per depistare i paparazzi, ho capito che avevamo passato il segno (non chiama mai J.Lo per nome). Ma io sono così: prima di accorgermi che sto facendo una cazzata devo andarci a sbattere col naso".

Si riferisce anche all'alcol, vero?


"Sì, nel 2001 era successo lo stesso. Tornavo da uno dei miei tornei di poker a Las Vegas, era stato un weekend folle, non mi reggevo in piedi. All'improvviso, in macchina, ho realizzato che ormai dipendevo dalla bottiglia. Ho chiamato il mio amico Charlie Sheen e lui mi ha accompagnato al Promises, un centro di riabilitazione".

E adesso?

"Adesso bevo Coca Cola (se ne versa un bicchiere). E ho mia moglie e mia figlia. Quando attraverso un momento difficile, penso che il mio desiderio più grande a fine giornata è tornare da Jennifer. E quando sto per fare qualche sciocchezza mi ricordo che l'obiettivo più importante della mia vita è che Violet sia orgogliosa di me".

Come se la cava nei panni del papà?

"Ormai è questo il mio vero mestiere, altro che quello dell'attore! Quando ho ricevuto la candidatura al Golden Globe per Hollywoodland mia moglie è venuta a svegliarmi e mi ha detto: "Alzati! Ti hanno nominato ai Globe e devi cambiare il pannolino a Violet"".

Anche il suo amico Matt Damon ha da poco avuto una bambina. Gli ha dato qualche consiglio?

"A modo mio. Una volta sono piombato a casa sua e ho appoggiato un pacco sul tavolo. Gli ho detto: questo è divertente e molto utile. Provalo".

Cos'era?

"Un porte-enfant con gli animaletti colorati. È stato un modo per sdebitarmi".

Di cosa?

"Da ragazzo ero convinto di aver già capito tutto della vita. Preferivo buttarmi anziché ammettere che non avevo la minima idea di quello a cui andavo incontro. E se qualcuno provava a darmi dei consigli rispondevo: me la cavo da solo, grazie. Matt era l'unico in grado di farmi ragionare. Mi ha perfino aiutato a smettere di fumare".

Non l'aveva obbligata Jennifer?

"Be', sì. Quando è nata Violet mi ha detto che non avevo scelta. Anch'io, sotto sotto, ero d'accordo. Ma chi mi ha aiutato concretamente è stato Matt: mi ha mandato dal suo terapista, che mi ha liberato dalla dipendenza con l'ipnosi".
Non fuma, non beve, non gioca: è tornato il bravo ragazzo di una volta. Nostalgia dei bagordi del passato?

"Tanta, ma dei miei 20 anni. Quando non sai quello che ti aspetta e non hai responsabilità. Pensi solo a divertirti, e io l'ho fatto. Non saprà mai quanto".

Ben Affleck

Benjamin Geza Affleck nasce il 15 agosto 1972 a Berkeley, in California. Ha un fratello più piccolo, Casey, anche lui attore. Ben, che sogna di recitare fin da bambino, esordisce a 8 anni nello spot della catena di fast food Burger King e subito dopo interpreta alcune serie tv. Sua madre Chris, separata, sogna per lui un futuro da insegnante. Così Ben si iscrive all'università, ma dopo sei mesi la abbandona e si dedica al cinema. Sul set nascono le sue storie d'amore: con Gwyneth Paltrow (1998-1999), Jennifer Lopez (2002-2004). E Jennifer Garner, che ha sposato nel 2005 e dalla quale ha avuto una bambina, Violet, 20 mesi.

I suoi successi

Film indipendenti e grandi kolossal, flop clamorosi e premi ambitissimi: nella sua carriera Ben Affleck non si è fatto mancare davvero nulla. Dopo l’esordio in pellicole per teenager come In cerca di Amy (1996), la svolta: il Golden Globe e l'Oscar per la sceneggiatura di Will Hunting-Genio ribelle (1997). Ben diventa così un divo, e il protagonista di successi sbanca-botteghino: Shakespeare in love (1998), Pearl Harbor (2001), Daredevil (2003). Archiviata la parentesi infelice dei film accanto a Jennifer Lopez, Gigli (2003) e Jersey girl (2004), Ben torna sulla cresta dell’onda grazie a Hollywoodland (2006).


19/7/2007 - donnamoderna.com

Alcolici: presto avvertenze in etichetta

Novità in vista per le etichette delle bevande alcoliche che, come stabilito dal protocollo di intesa su ''Guadagnare Salute'' del 3 maggio scorso, ''devono contenere almeno un'avvertenza semplice, in particolare per alcune categorie a rischio quali donne in gravidanza, persone alla guida, assuntori di particolari farmaci e giovani''


In vista dell'introduzione di tali messaggi, il Sottosegretario alla Salute Patta ha incontrato oggi le organizzazioni a cui fanno riferimento i produttori delle bevande alcoliche. Patta ha invitato i convenuti a proporre dei messaggi ritenuti idonei entro le prime settimane di settembre.

''Le misure che verranno assunte - ha sottolineato il Sottosegretario - dovranno essere uguali per i prodotti nazionali e per quelli di importazione. Le misure da adottare non devono essere influenzate da ondate emotive ma devono essere il frutto di programmi precisi a medio e lungo temine che prevedano una azione integrata su vari fronti (educazione, sanzioni, screening, produzione) come appunto il Programma ''Guadagnare Salute'', condiviso dalla Conferenza unificata e successivamente divenuto Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri''.


20.07.07 - jugo.it

Ebbro al volante provoca due sinistri e fugge

MODIGLIANA - Ebbro al volante provoca due sinistri e fugge: denunciato


MODIGLIANA – Ebbro al volante ha provocato due incidenti nel giro di pochi minuti. Protagonista della vicenda un 32enne residente a Modigliana fermato dagli agenti della Stradale di Rocca San Casciano che l'hanno denunciato per guida in stato d'ebbrezza ed omissione di soccorso. Infatti l'incauto automobilista avrebbe provato prima un sinistro a Faenza, scappando, ed uno a Modigliana nell'intersezione tra via Carducci e via San Donato, tornando a casa.

Al secondo incidente ha assistito una pattuglia della Polizia Provinciale che ha soccorso gli occupanti dell'automobile tamponata. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito. Il 32enne, tornata nella propria abitazione dopo il sinistro, è stato raggiunto dagli agenti della PolStrada di Rocca che l'hanno sorpreso positivo all'alcol test. Quindi è stato denunciato.


20.07.07 - romagnaoggi.it

44 per cento dei giovani positivo all’etilometro

IL 44 per cento dei giovani positivo al test dell’etilometro: è il preoccupante bilancio della campagna di sensibilizzazione e prevenzione contro l’alcolismo «Non ti bere la vita» promossa dalla Provincia di Roma e dalla società Maieutica. Secondo i dati presentati ieri a Palazzo Valentini, poi, il picco del tasso alcolico è stato riscontrato nella fascia d’età tra i 18 e i 13 anni. «Bisogna far di tutto per spiegare ai giovani i rischi della bottiglia», ha commentato il presidente Gasbarra.


venerdì 20 luglio 2007 - iltempo.it

44 per cento dei giovani positivo all’etilometro

IL 44 per cento dei giovani positivo al test dell’etilometro: è il preoccupante bilancio della campagna di sensibilizzazione e prevenzione contro l’alcolismo «Non ti bere la vita» promossa dalla Provincia di Roma e dalla società Maieutica. Secondo i dati presentati ieri a Palazzo Valentini, poi, il picco del tasso alcolico è stato riscontrato nella fascia d’età tra i 18 e i 13 anni. «Bisogna far di tutto per spiegare ai giovani i rischi della bottiglia», ha commentato il presidente Gasbarra.


venerdì 20 luglio 2007 - iltempo.it

Non mi faranno tacere nemmeno se mi uccidono

Joya: 'Non mi faranno tacere nemmeno se mi uccidono'


Guerra in Afghanistan per aumentare corruzione e produzione di droga


'I nemici del mio popolo hanno armi, potere politico e sostegno del governo USA per eliminarmi, ma non potranno mai far tacere la mia voce e nascondere la verità'. Queste le parole con cui la deputata afghana Malalai Joya ha concluso il suo intervento mentre il pubblico presente al meeting le tributava una standing ovation. 'I fondamentalisti contano i giorni per eliminarmi, ma io credo e seguo le nobili parole dello scrittore iraniano Samad Beharangi: 'la morte può giungere facilmente ora.. è inevitabile.. ma l'importante è che io viva o muoia non avrà influenza sulla vita degli altri'.

La deputata afghana, che il Parlamento ha sospeso su pressione del governo fino al 2010, ha avuto parole durissime sui cinque anni della guerra contro i Talebani: 'Sono intervenuti dicendo che sarebbe stata riportata la democrazia e a difesa dei diritti delle donne. Oggi registriamo la crescita della dominazione dei signori della guerra e della droga, che si annidano dentro lo stesso governo'. Governo che è la sfortuna delle donne, aggiunge Joya; le donne muoiono di parto senza assistenza sanitaria, l'aspettativa di vita per loro e sotto i 45 anni, un bambino su quattro muore tra i 7 ei 14 anni. Sono aumentati a dismisura i suicidi tra le vedove per evitare una vita di disperazione; nelle province del nord, ci sono casi di bambine violentate e uccise, i Talebani rapiscono e compiono pubbliche esecuzioni, i criminali di guerra hanno beneficiato di una legge che depenalizza i crimini di guerra a partire da 25 anni fa. 'Dopo cinque anni nessun segno di nuovo corso , e nessuno compresa l'Italia si oppone alla scelta politica del governo americano – ha rincarato Joya – i giornalisti vengono intimiditi, miliardi di dollari giungono ad alimentare la corruzione del governo e a favore di Ong, ma il popolo è sempre più povero mentre aumenta solo la produzione di oppio. Dobbiamo dire no a tutti i gruppi fondamentalisti – ha concluso la deputata afghana – e rimuovere i signori della guerra, finché saranno loro a gestire il potere non potrà esserci democrazia in Afghanistan'.

Dario Rossi - 20.07.07 - primapagina.regione.toscana.it

Poliziotto ammette di aver nascosto droga

Italia. Poliziotto ammette di aver nascosto droga "per amicizia"


"Ho preso in consegna la cocaina in Questura e l'ho trasportata a Isola del Cantone. L'ho gettata in una scarpata. L'ho fatto per amicizia". Questa, in estrema sintesi, la ricostruzione di quanto avvenne lo scorso 2 febbraio dalle 11.30 della mattina alle 13.30 fatta stamane dal sovrintendente Giuseppe Bellingardo, 55 anni, l'agente della sezione Narcotici della Squadra Mobile di Genova che ieri si e' costituito nell'ambito dell'indagine su spaccio e peculato nella Questura di Genova.

L'interrogatorio di garanzia dell'imputato si e' svolto stamane alla presenza del Pubblico ministero, Vittorio Miniati, titolare dell'indagine, e dell'avvocato difensore Mario Iavicoli. Bellingardo e' accusato di detenzione e trasporto di droga ai fini di spaccio. Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, 'braccio operativo' del Pm genovese Miniati, il 2 febbraio scorso Bellingardo si incarico' di prendere dalla Questura 9 kg di cocaina che i poliziotti della Mobile Andrea Percudani e Gianni Sivolella sottraevano dai sequestri e rimettevano in commercio. Alle 11.30 del 2 febbraio Sivolella fu arrestato all'interno del centro divertimenti della 'Fiumara' durante la cessione di un chilo di cocaina al pregiudicato Mario Iudica. Percudani fu arrestato due ore piu' tardi in Questura. In questo intervallo di tempo 9 chili di sostanza stupefacente custoditi in una cassetta di sicurezza nell'ufficio di Percudani "sparirono" per mano di Bellingardo.

Una telefonata intercettata dagli inquirenti inchioda quest'ultimo.

Percudani gli chiese: "Hai mangiato il panino?".

Bellingardo rispose: "L'ho gia' digerito". La droga nonostante l'imputato abbia indicato il posto dove l'avrebbe gettata, non e' mai stata trovata. L'interrogatorio di garanzia si e' concluso alle 11.20 e Bellingardo e' stata ricondotto al carcere di Chiavari.


20.07.07 - droghe.aduc.it

Padre Bossi è stato liberato

ROMA (Reuters) - Padre Giancarlo Bossi, il sacerdote italiano rapito nelle Filippine, è stato liberato oggi. Lo ha riferito il presidente del Consiglio Romano Prodi.

"Padre Giancarlo Bossi è stato liberato", ha detto Prodi uscendo da Palazzo Chigi in una pausa dei lavori per mettere a punto la riforma previdenziale, intorno alle 21. "Un'automobile lo sta portando verso un posto della polizia filippina".

Esprimendo la sua soddisfazione, il premier ha sottolineato la coincidenza fra la liberazione e il compleanno, oggi, della madre del sacerdote e ha ringraziato tutti coloro che sono stati coinvolti nell'operazione di salvataggio.

Anche la sorella di Bossi ha espresso la sua gioia per la liberazione del fratello.

"Siamo contentissimi, grazie a tutti", ha detto Pinuccia Bossi ai microfoni di SkyTg24 in una telefonata concitata, aggiungendo di aver sentito il fratello al telefono. "L'abbiamo sentito, è lui, sta bene e sta tornando a casa. L'importante è sapere che è a casa", ha aggiunto.

Dopo che, all'inizio del mese, sono circolate delle fotografie del prete 57enne, ritenute prove valide per dimostrare la sua buona salute, negli ultimi giorni era calato il silenzio sulla vicenda.

Secondo un confratello di Bossi -- che si trova nella la stessa isola su cui il sacerdote è stato rapito -- i responsabili del sequestro sarebbero una banda di criminali locali e non un gruppo islamico di separatisti come era stato da più parti ipotizzato.

Al suo rientro in Italia, Padre Bossi dovrà essere ascoltato dai magistrati romani -- secondo quanto riferito da fonti giudiziarie -- che hanno aperto un fascicolo sulla vicenda ipotizzando contro ignoti il reato di sequestro di persona a scopo terroristico.

"Confermo che è stato ostaggio di un gruppo di criminali locali, come noi immaginavamo da tempo", ha detto parlando all'agenzia stampa Misna da Zamboanga, sull'isola di Mindanao, padre Luciano Benedetti. "Non sappiamo ancora se è stato liberato con un blitz e nemmeno se sia stato pagato un sequestro. Non abbiamo elementi sulla dinamica del rilascio", ha aggiunto Benedetti, come riportato dall'agenzia stampa legata alle missioni religiose internazionali.

Il confratello di Bossi ha spiegato inoltre che la liberazione sarebbe avvenuta a pochi chilometri dalla parrocchia dove il sacerdote lavorava.

Nonostante l'apparente estraneità dei movimenti separatisti con il rapimento, nelle ricerce del sacerdote del Pontificio istituto missioni estere (Pime), sequestrato il 10 giugno scorso al termine di una messa, l'esercito filippino si è ritrovato a combattere una delle più sanguinose battaglie degli ultimi mesi contro militanti del Fronte di liberazione islamico Moro e di Abu Sayyaf, che lottano contro il governo centrale di Manila.

© Reuters 2007 - giovedì, 19 luglio 2007 - today.reuters.it

Pensioni, firmato l'accordo con i sindacati

In pensione a 58 anni nel 2008, poi quota 95 nel luglio 2009 con età minima 59 anni, quota 96 nel gennaio 2011 con età minima a 60 anni e infine quota 97 nel gennaio 2013 con la minima a 61 anni. I lavoratori considerati sottoposti a lavori usuranti saranno 1,4 milioni. E' questo in sintesi l'accordo sulle nuova previdenza raggiunto questa mattina, poco dopo le 6, dopo una notte di trattative più volte sospese



Roma, 20 lug. (Ign) - In pensione a 58 anni nel 2008, poi quota 95 nel luglio 2009 con età minima 59 anni, quota 96 nel gennaio 2011 con età minima a 60 anni e infine quota 97 nel gennaio 2013 con la minima a 61 anni. I lavoratori considerati sottoposti a lavori usuranti saranno 1,4 milioni. E' questo in sintesi l'accordo sulle pensioni tra Governo e sindacati raggiunto questa mattina, poco dopo le 6, dopo una notte di trattative più volte sospese. Oggi il premier Romano Prodi durante il Consiglio dei ministri chiederà al governo il via libera politico alla riforma previdenziale, spiegando i termini dell'accordo raggiunto.

Una intesa che arriva dopo il ricompattamento del centrosinistra: per tutta la giornata di ieri c'erano stati incontri frenetici tra i leader della coalizione a Palazzo Chigi per trovare la soluzione più condivisa possibile, .

Sempre ieri il Premier aveva riunito per un pranzo di lavoro i vicepremier Massimo D'Alema e Francesco Rutelli con i ministri dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa e del Lavoro, Cesare Damiano. In particolare il governo cercava di risolvere alle prese con il nodo delle quote con cui si andrà in pensione dal 2010. L'esecutivo puntava a quota 96 (mix tra età anagrafica e anni di contribuzione) mentre la sinistra radicale chiederebbe almeno quota 95. Poi dopo l'intesa raggiunta la maratona notturna con le parti sociali e la firma.


20.07.07 - adnkronos.com

Modena: nel 2006 ritirate 854 patenti

Modena: nel 2006 ritirate 854 patenti per guida stato di ebrezza


Nel 2006 a Modena sono state ritirate 854 patenti per guida in stato di ebbrezza, mentre nel primo semestre 2007 le patenti ritirate, sempre a causa dell’alcol, sono già arrivate a 519. Le stime dicono che il 40 per cento degli incidenti stradali sono correlati all’ alcol. E in particolare a essere colpiti sono i giovani.


Sempre nel 2005 quasi il quattro per cento degli incidenti stradali mortali avvenuti sulle strade modenesi sono stati causati da accertata ebbrezza alcolica.

L’articolo 186 del Codice della strada dispone il divieto di guidare in stato di ebbrezza, divieto che scatta quando risulti un valore corrispondente a un tasso alcolemico superiore a 0,5 grammi per litro di sangue, che può essere raggiunto anche con una birra media o un bicchiere di vino.

Per chi trasgredisce questa norma è prevista la sospensione della patente da 15 giorni a tre mesi (da uno a sei mesi se lo stesso soggetto compie più violazioni nel corso di un anno) e l’ammenda da 258 a 1032 euro. E’ previsto anche l’arresto fino a un mese. Le persone che hanno violato l’articolo 186 devono poi comparire davanti alla commissione medica locale per le patenti di guida, alla quale spetta valutare l’idoneità psicofisica di chi ha violato la normativa. Quando se ne ravvisi la necessità, le persone possono essere successivamente inviate ai Centri alcologici competenti per territorio, dove vengono sottoposte ad ulteriori accertamenti diagnostici e, se necessario, ad appositi trattamenti terapeutici.


20.07.07 - modena2000.it

Sequestro record: 440 kg di hashish

Spaccio La droga, trovata in un Tir, era destinata a un gruppo criminale di nordafricani e italiani. Fermati in via Fantoli due corrieri spagnoli. Si tratta di un sequestro record in Italia per il 2007.

Quando li hanno fermati si sono difesi dicendo che erano lì per acquistare una macchina. In realtà stavano trattando un carico di hashish, che gli agenti della sezione narcotici hanno trovato nell'impianto di refrigerazione di un Tir all'apparenza vuoto. Cinque ore di ispezione hanno fruttato 444 chili di hashish - sequestro record in Italia per il 2007 -, facendo scattare le manette per Juan Manuel Izquieredo, 52 anni, e Alejandro Valverde, di 27 anni. I due corrieri, entrambi spagnoli, sono stati fermati in via Fantoli davanti a un autosalone. Valverde si trovava a bordo di una Nissan, intestata a un italiano - proprietario di altre 178 auto -, mentre Izquierdo era a bordo di un Tir, che una settimana fa era stato bloccato a Cordoba con 1.800 chili di hashish. La droga, sequestrata ieri, era destinata a un'organizzazione criminale mista di maghrebini e italiani che ne avrebbero dovuto gestire lo spaccio a Milano con un ricavo di oltre due milioni di euro.

Le organizzazioni criminali

La piazza di Milano resta il luogo privilegiato del traffico di droga. Qui le organizzazioni criminali gestiscono gli affari senza pestarsi i piedi. La domanda è in continuo aumento. Se è vero - come dimostra lo studio dell'Istituto Mario Negri - che nelle acque del depuratore di Nosedo passano 2 chili di coca al giorno. Capita così che il monopolio dell'eroina sia nelle mani dei clan albanesi, come gli Shabani di Pristina. Diverso il discorso per la coca che resta in mano alle famiglie calabresi, come ha dimostrato l'operazione all'Ortomercato del maggio scorso. Hashish e marijuana, invece, sono in mano a gruppi di nordafricani che dopo aver fatto i "cavalli" si sono trasformati in piccoli trafficanti. Diverso, infine, il discorso per l'ecstasy e la chetamina - venduta a 25 euro al grammo - droghe sintetiche molto gettonate tra i giovanissimi. Qui l'importazione - quasi tutta dall'Olanda - non ha referenti fissi.

Davide Milosa dmilosa@rcs.it

20.07.07 - city.corriere.it

Crimine: laziali in allarme

È la criminalità la preoccupazione principale per un cittadino laziale su tre e per il 47% il comune di residenza è poco sicuro. È quanto emerge dall'Indagine sulla percezione di sicurezza dei cittadini del Lazio realizzata dall'Osservatorio per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio. Più della metà degli intervistati (54%), soprattutto quelli residenti nelle province di Frosinone e Latina, ritiene che vi siano infiltrazioni della criminalità organizzata nella propria zona, legate soprattutto al traffico di droga. Ma riguardo le mafie tre progetti per il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, nelle provincie di Forsinone e Latina, sono stati finanziati dalla Regione Lazio per un milione. Ansa


20.07.07 - city.corriere.it

Il Sudafricano che non ti aspetti

Sinkewitz positivo al doping: le reti tedesche spengono il tour


Robbie Hunter vince l’11° tappa in volata, con solo metà gruppo. Mentre il resto del gruppo arriva a oltre 3 minuti. Bene i nostri con quattro italiani nei primi 7 all’arrivoMontpellier (Francia), 19 lug. - Al via l’undicesima tappa da Marsiglia a Montpellier di 182 Km, praticamente una corsa piatta se non per un gran premio della montagna di 4° categoria che sicuramente non metterà fuori gioco i velocisti. Vittoria del Sudafricano Robbie Hunter che riesce a resistere a Cancellara nella volata finale. Il vincitore conquista l’undicesima tappa di 182 Km in 3 ore 47 minuti e 50 secondi, ad una media oraria di 48,061 Km/h.

La cronaca vede subito dopo la partenza una fuga di 20 corridori poi ridotto a 9, grazie alla elevata velocità del gruppo, ed ai ritmi elevati dei fuggitivi, che quest’oggi sono estremamente combattivi.
I nove in fuga sono, Voigt della Csc, Haussler della gerolsteiner, Fedrigo della Boujouer Telecom, Chavanel e Nuyens della Cofidis, Bennati della Lampre,Vaugrenard della Francaise Des Juex, Siutsou della Barloword e Arroyo della Caisse d’Epargne, ed hanno un vantaggio di 20 secondi sugli inseguitori e 1 minuto sul gruppo.

Al 45° km i fuggitivi hanno 1:50 sul gruppo maglia gialla. Al 70° km rimangono in fuga solo 3 uomini, Chavanel, Bennati e Vaugrenard, ma all’ottantatreesimo chilometro il gruppo raggiunge i fuggitivi. All’ottantesimo chilometro altra fuga di 5 atleti, Gilbert della Francaise Des Jeux, Wegmann della Gerolsteiner, Fofonov della Credit Agricole, Florencio della Boujuer Telecom e Millar della Saunier Duval. Quando mancano 72 chilometri all’arrivo i fuggitivi hanno 7 minuti e 30 secondi di vantaggio sul gruppo principale, ma grazie all’attacco del gruppo dell’Astana che nel frattempo aveva spezzato il gruppo in vari plotoni, il vantaggio dei fuggitivi si era ridotto a soli 7 minuti.

A 53 Km dal termine i fuggitivi hanno solo 2:10 sul gruppo maglia gialla e 3:30 sul gruppo di Moreau e 4:15 sul gruppo di Zabel. Quando mancano 38 Km all’arrivo il gruppo maglia gialla prende i battistrada. Quando mancano 25 Km dall’arrivo il gruppo maglia gialla ha 1,50 sul gruppo Moreau , che nel frattempo era stato raggiunto dal gruppo di Zabel. Quando mancano 10 Km dall’arrivo i battistrada hanno 2 minuti e 30 sugli inseguitori.

Infine vittoria del Sudafricano Hunter davanti a Cancellara e Fisher. Il gruppo Moreau a oltre 3 minuti.

Nessun cambio al vertice anche oggi, così rimane maglia gialla Rasmussen, che è anche titolare della maglia a pois che però è indossata da Soler, Boonen sempre leader della maglia verde e Contador della maglia bianca del miglior giovane.

Domani tappa adatta a varie fughe da Montpellier e Castres di 178 Km, con 4 gran premi della montagna di 4° categoria.

Ad inizio tour avevo detto che questa sarebbe stata la corsa delle notizie extraciclistiche, infatti non mi ero sbagliato, perché è uscito alla luce un altro caso di doping, e così le emittenti tedesche Ard e Zdf hanno deciso di sospendere le trasmissioni in diretta riguardanti la corsa francese.

Il caso in questione si riferisce al corridore della T-Mobile Patrik Sinkewitz, che è stato trovato positivo al testosterone dopo un controllo a sorpresa dell’otto giugno scorso. Naturalmente la squadra tedesca della T-Mobile ha immediatamente sospeso il corridore, che se fosse davvero colpevole rischia fino a 2 anni di squalifica.

Tirelli Massimiliano - 20.07.07 - voceditalia.it

Chiesa cattolica è "un'associazione a delinquere"

Preti pedofili: per il magistrato Luigi Tosti la Chiesa cattolica è "un'associazione a delinquere"


Scandaloso che l'Autorità giudiziaria italiana non intervenga


Il giudice accusa il Vaticano di garantire l'impunità ai suoi "affiliati", e svela i retroscena di AnnoZero

La Voce pubblica in esclusiva, per gentile concessione di Axteismo e di Ennio Montesi, questi eccezionali documenti inediti. Sono le osservazioni e gli accorgimenti tecnici-giuridici che il giudice Luigi Tosti inviò ai giornalisti Michele Santoro e a Luca Rosini per il programma AnnoZero, andato in onda su RaiDue in prima serata giovedì 31 maggio 2007. La puntata era quella relativa agli abusi sessuali dei preti pedofili e al documento segreto “Crimen Sollicitationis”, relativo alla copertura instaurata dalla Chiesa cattolica in tutti i paesi del mondo, Italia compresa, e alle responsabilità dirette di Joseph Ratzinger e delle gerarchie cattoliche. La trasmissione sollevò polemiche politiche sulla messa in onda del documentario della Bbc “Sex Crimes and Vatican”, che denunciava casi di abusi sessuali perpetrati da preti nei confronti di minori. Reati protetti da una rete consolidata e capillare di omertà e direttive segrete che fanno capo in Vaticano. I documenti che seguono furono inviati dal magistrato Tosti alla redazione di AnnoZero alcuni giorni prima della famosa puntata. Tosti venne anche contattato telefonicamente per ulteriori chiarimenti tecnici e procedurali. Singolare il fatto che si sia alzata una sola voce dall’interno della magistratura per spiegare procedure e azioni che dovrebbero essere intraprese nell’applicazione del Codice penale e nel rispetto della legge italiana. Ecco i documenti integrali e originali.

Messaggio n. 1

Egregio dott. Santoro,

ho appreso dalla stampa che AnnoZero intende contrastare il vergognoso regime di disinformazione pubblica, imperante in questa Colonia del Vaticano, tentando di mettere in onda il servizio realizzato a suo tempo dalla Bbc sulla scandalosa e criminale copertura omertosa dei preti pedofili da parte della Chiesa Cattolica. Mi permetto, da tecnico del diritto (sono Luigi Tosti, il magistrato condannato a sette mesi di reclusione per aver preteso che venissero rimossi i crocifissi da tutte le aule di giustizia, in ossequio al principio di laicità) di sottoporle queste riflessioni, che le potranno magari tornare utili se la trasmissione, come mi auguro, andrà in onda.

Le segnalo, innanzitutto, che la Corte di Cassazione penale ha costantemente affermato che "commette reato di favoreggiamento personale (art. 378 codice penale) anche colui il quale aiuti il colpevole di un delitto a sottrarsi alle investigazioni, anche se non ancora in atto". Questo significa che l'attività di copertura dei preti pedofili, che è stata sistematicamente posta in essere dalla Chiesa Cattolica addirittura con direttive "segrete", con pressioni sulle vittime affinché desistessero dalle denunce e con minacce di scomunica ai danni delle gerarchie ecclesiastiche subordinate, integra gli estremi del delitto di favoreggiamento personale di cui all'art. 378 del c. p.: e questo al di là del giudizio altamente negativo che si deve dare in merito a questa "immorale" copertura dei preti pedofili.

Nessun valore esimente può attribuirsi alle obiezioni di coloro che sostengono che i Vescovi non erano obbligati a sporgere denunce contro i preti pedofili e che, poi, rientra nella competenza esclusiva della Chiesa la "disciplina canonica" dei casi di pedofilia. E' sufficiente replicare che l'esenzione dall'obbligo della denuncia non implica l'autorizzazione a compiere atti di favoreggiamento personale per eludere le investigazioni dell'Autorità Giudiziaria e che, poi, la libertà di religione è sempre subordinata all'osservanza delle norme di diritto pubblico e, quindi, del codice penale (se così non fosse, si potrebbero ancora praticare i sacrifici umani "in onore degli Dei").

Le segnalo, in secondo luogo, che qualsiasi altra associazione si fosse comportata così come si sono di fatto comportati la Chiesa Cattolica e il Vaticano, cioè coprendo con direttive segrete le responsabilità penali dei propri associati ed avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, avrebbe avuto "ottime" possibilità di essere incriminata per il reato di associazione per delinquere.

Sconcerta, dunque, che nei confronti del Vaticano e della Chiesa siano state omesse indagini penali anche qui in Italia, dal momento che sono già emersi diversi casi di pedofilia che, guarda caso, sono stati "trattati" da queste due "associazioni" con gli stessi sistemi mafiosi ed omertosi evidenziati dalla Bbc: evidentemente si ritiene più "prudente" applicare i rigori della Giustizia col criterio del "forti coi deboli e deboli coi forti". Sconcerta, ovviamente, anche il fatto che queste due associazioni, implicate in queste attività criminali, pretendano di "imporsi" al popolo italiano e ai "politici" col loro "alto" magistero "morale", ingerendosi quotidianamente nelle nostre faccende.

Queste mie riflessioni, peraltro, sono ben poca cosa se rapportate alla storia criminale della Chiesa Cattolica la quale - sotto il profilo strettamente legale - deve "a buon diritto" essere qualificata come un' "associazione per delinquere" che ha operato, in circa 2.000 anni di esistenza, per perpetrare una serie impressionante di gravissimi crimini contro l'umanità, quali il genocidio, lo sterminio degli "infedeli", le torture, i roghi, le inquisizioni, lo schiavismo, il razzismo, le persecuzioni razziali, le truffe, le falsificazioni, l'abuso della credulità popolare, le discriminazioni sessuali e via dicendo. La circostanza che nessuno abbia il "coraggio" di dire pubblicamente queste realtà storiche inconfutabili mi fa venire in mente la "favola" di Andersen "Il Re è nudo": chissà se qualcuno comincerà ad accorgersi che anche il Vaticano e la Chiesa Cattolica sono "nudi".

Cordiali saluti.

Luigi Tosti

Messaggio n. 2

Egregio dott. Rosini,

mi permetto di suggerire queste ulteriori riflessioni in merito alla trasmissione di giovedì prossimo, che tratterà il tema della copertura omertosa dei reati di pedofilia perpetrati dai preti, presagendo che qualcuno tenterà di minimizzare la gravità dei fatti e di far apparire i Pontefici come vittime di "calunnie" da parte della Bbc.

Ribadisco che, a mio avviso, le direttive e i comportamenti concreti del Vaticano e della Chiesa, mirando ad impedire che l'autorità giudiziaria italiana (e non solo italiana) possa venire a conoscenza di gravissimi episodi di pedofilia, integrano gli estremi dei reati di favoreggiamento personale e di associazione per delinquere. E, in effetti, l'imposizione del segreto pontificio sui reati di pedofilia e sui relativi processi "ecclesiastici", la competenza esclusiva sui reati penali di pedofilia attribuita ai tribunali ecclesiastici, le pressioni operate sulle vittime di questi reati e sui loro familiari affinché non denuncino i reati, la comminatoria di sanzioni ecclesiastiche nei confronti dei prelati che osino violare il segreto pontificio e, infine, i vincoli di omertà imposti alle gerarchie ecclesiastiche con la forza dell'intimidazione e dell'assoggettamento, mirano tutti a far sì che all'Autorità giudiziaria penale italiana (e non solo italiana) sia preclusa la possibilità di indagare sul conto degli autori di reati di pedofilia e di punirli. il che è francamente intollerabile, e non solo moralmente. E' un dato di fatto inoppugnabile che la Chiesa abbia operato questa "scelta di campo" all'esclusivo fine di tutelare la sua "immagine", di preservarsi da scandali che possano nuocere alla sua "credibilità" e, infine, di non subire pregiudizi economici. Giova evidenziare che l'ordinamento giuridico italiano, essendo al contrario informato all'osservanza del codice penale e delle convenzioni internazionali, non consente la copertura omertosa degli autori dei reati di pedofilia ma, viceversa, impone l'obbligo, sanzionato penalmente, di informare l'autorità giudiziaria affinché vengano attivate al più presto le indagini per accertare, sia nell'interesse delle vittime che degli indagati, la VERITA'. Ad esempio, se un Preside viene a conoscenza, in qualsiasi modo, di accuse di pedofilia nei confronti di un insegnante, ha l'obbligo giuridico di informare, immediatamente e in segretezza, l'autorità giudiziaria la quale, da parte sua, ha la possibilità di esperire indagini sollecite, avvalendosi di intercettazioni e di altri mezzi al fine di acquisire riscontri oggettivi delle accuse.

Diametralmente opposto è, invece, il comportamento della Chiesa (e questo è sotto gli occhi di tutti), la quale ha emanato norme di diritto canonico che mirano a proteggere omertosamente gli autori di questi gravissimi reati, al fine di non offuscare l'immagine della Chiesa e di preservarla da conseguenze economiche negative: se un Vescovo viene a conoscenza di accuse di pedofilia, egli è costretto non solo a non informare l'autorità giudiziaria e a risolvere la "questione" all'interno dell'ordinamento canonico, ma anche ad informare lo stesso accusato, pregiudicando così in modo pressoché irreparabile l'esito delle indagini. Così operando, la Chiesa ha di fatto garantito l'impunità a diversi suoi affiliati, peraltro per reati gravissimi, preservandosi poi anche dall'obbligo di risarcire economicamente le vittime di questi odiosi reati. E' dunque evidente che la Chiesa non solo impedisce all'Autorità giudiziaria di indagare sul conto dei suoi "affiliati" - e cioè che vengano raccolte le prove oggettive della loro colpevolezza - ma si garantisce anche l' "impunità" sotto il profilo "civilistico", si preserva cioè dall'obbligo di risarcire con danaro sonante le vittime della pedofilia: l'omertosa copertura criminale dei preti pedofili risponde dunque anche ad un movente economico ben preciso.

Qualsiasi altra associazione si comportasse, in Italia, così come si sono comportati e come si comportano tuttora la Chiesa ed il Pontefice, sarebbe sottoposta a procedimenti penali: sconcerta, dunque, che i difensori della Chiesa gridino oggi alla "calunnia" nei confronti della Bbc. In realtà la prova provata e inoppognabile della criminalità dei comportamenti della Chiesa la si può agevolmente riscontrare attraverso la visione del filmato mandato in onda dai Rai 3 sul caso di Marco Marchese ed attraverso la visione del filmato, altamente illuminante, che è stato mandato in onda dalle Iene. Dal primo filmato emerge, in particolare, che la Curia vescovile di Agrigento ha insabbiato le denunce del Marchese, permettendo così che altri ragazzi rimanessero poi vittime di altri abusi sessuali di un prete criminale. Dal filmato emerge anche l'incredibile e vomitevole arroganza della Chiesa cattolica, che ha avuto persino l'impudenza di avanzare una domanda "riconvenzionale" di 200.000 euro nei confronti della vittima degli abusi per "danni all'immagine della Chiesa". Dal secondo filmato emerge, in modo inoppugnabile, che le accuse mosse dalla Bbc sono pienamente vere e fondate: i vari preti contattati dagli agenti provocatori delle Iene, infatti, si sono attenuti alle direttive segrete del Vaticano e della Chiesa cattolica, sconsigliando di informare l'autorità giudiziaria (e anche i padri delle vittime) e tentando di far rimanere gli episodi di pedofilia all'interno della Chiesa e nell'ambito del diritto canonico.

Da questi due filmati emerge dunque, in modo inconfutabile, che le gerarchie ecclesiastiche operano, costantemente, sia per impedire che l'Autorità giudiziaria venga a conoscenza dei fatti di pedofilia perpetrati dai propri "affiliati", sia per relegare questi gravi crimini nell'ambito delle ridicole "sanzioni" comminate dal "diritto canonico", garantendo in tal modo l'impunità ai propri "affiliati" criminali. Che tutto questo possa essere tollerato dall'Autorità giudiziaria italiana è scandaloso. Che vi siano, poi, uomini di governo ed altre autorità i quali - dopo aver occultato agli italiani queste notizie col regime di disinformazione pubblica- abbiano ora l'impudenza sconfinata di proteggere queste associazioni religiose e questi criminali, boicottando la messa in onda del filmato della Bbc e screditandolo con accuse vaneggianti di "calunnia", è una vergogna che solo un Paese incivile come l'Italia può meritare.

Spero che giovedì prossimo gli italiani possano godere della visione integrale del servizio della Bbc, per tentare di affrancarsi dal regime di menzogne imposto dai Governanti e divenire, non si sa mai, un po' meno italioti.

Qui di sotto allego la normativa ecclesiastica relativa al "segreto pontificio".

Auguri e saluti cordiali

Luigi Tosti

Segreteria di Stato - Norme sul segreto pontificio

Quanto concordi con la natura degli uomini il rispetto dei segreti, appare evidente anzitutto dal fatto che molte cose, benché siano da trattare esternamente, traggono tuttavia origine e sono meditate nell’intimo del cuore e vengono prudentemente esposte soltanto dopo matura riflessione.

Perciò tacere, cosa davvero assai difficile, come pure parlare pubblicamente con riflessione sono doti dell’uomo perfetto: infatti c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare (cf. Eccle 3,7) ed è un uomo perfetto chi sa tenere a freno la propria lingua (cf. Gc 3,2).

Questo avviene anche nella Chiesa, che è la comunità dei credenti, i quali, avendo ricevuto la missione di predicare e testimoniare il Vangelo di Cristo (cf. Mc 16, 15; At 10,42), hanno tuttavia il dovere di tenere nascosto il sacramento e di custodire nel loro cuore le parole, affinché le opere di Dio si manifestino in modo giusto e ampio, e la sua parola si diffonda e sia glorificata (cf. 2 Ts 3, 1).

A buon diritto, quindi, a coloro che sono chiamati al servizio del popolo di Dio vengono confidate alcune cose da custodire sotto segreto, e cioè quelle che, se rivelate o se rivelate in tempo o modo inopportuno, nuocciono all’edificazione della Chiesa o sovvertono il bene pubblico oppure infine offendono i diritti inviolabili di privati e di comunità (cf. Communio et progressio, 121).

Tutto questo obbliga sempre la coscienza, e anzitutto dev’essere severamente custodito il segreto per la disciplina del sacramento della penitenza, e poi il segreto d’ufficio, o segreto confidato, soprattutto il segreto pontificio, oggetto della presente istruzione. Infatti è chiaro che, trattandosi dell’ambito pubblico, che riguarda il bene di tutta la comunità, spetta non a chiunque, secondo il dettame della propria coscienza, bensì a colui che ha legittimamente la cura della comunità stabilire quando o in qual modo e gravità sia da imporre un tale segreto.

Coloro poi che sono tenuti a tale segreto, si considerino come legati non da una legge esteriore, quanto piuttosto da un’esigenza della loro umana dignità: devono ritenere un onore l’impegno di custodire i dovuti segreti per il bene pubblico.

Per quanto riguarda la Curia Romana, gli affari da essa trattati a servizio della Chiesa universale, sono coperti d’ufficio dal segreto ordinario, l’obbligo morale del quale dev’essere stabilito o da una prescrizione superiore o dalla natura e importanza della questione. Ma in taluni affari di maggiore importanza si richiede un particolare segreto, che viene chiamato segreto pontificio e che dev’essere custodito con obbligo grave.

Circa il segreto pontificio la segreteria di stato ha emanato una istruzione in data 24 giugno 1968; ma, dopo un esame della questione da parte dell’assemblea dei cardinali preposti ai dicasteri della Curia Romana, è sembrato opportuno modificare alcune norme di quella istruzione, affinché con una più accurata definizione della materia e dell’obbligo di tale segreto, il rispetto del medesimo possa essere ottenuto in modo più conveniente. Ecco dunque qui di seguito le norme.

Art. I - Materia del segreto pontificio

Sono coperti dal segreto pontificio:

1) La preparazione e la composizione dei documenti pontifici per i quali tale segreto sia richiesto espressamente.

2) Le informazioni avute in ragione dell’ufficio, riguardanti affari che vengono trattati dalla Segreteria di stato o dal Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa, e che devono essere trattati sotto il segreto pontificio;

3) Le notificazioni e le denunce di dottrine e pubblicazioni fatte alla Congregazione per la dottrina della fede, come pure l’esame delle medesime, svolto per disposizione del medesimo dicastero;

4) Le denunce extra-giudiziarie di delitti contro la fede e i costumi, e di delitti perpetrati contro il sacramento della penitenza, come pure il processo e la decisione riguardanti tali denunce, fatto sempre salvo il diritto di colui che è stato denunciato all’autorità a conoscere la denuncia, se ciò fosse necessario per la sua difesa. Il nome del denunciante sarà lecito farlo conoscere solo quando all’autorità sarà parso opportuno che il denunciato e il denunciante compaiano insieme;

5) I rapporti redatti dai legati della Santa Sede su affari coperti dal segreto pontificio;

6) Le informazioni avute in ragione dell’ufficio, riguardanti la creazione di cardinali;

7) Le informazioni avute in ragione dell’ufficio, riguardanti la nomina di vescovi, di amministratori apostolici e di altri ordinari rivestiti della dignità episcopale, di vicari e prefetti apostolici, di legati pontifici, come pure le indagini relative;

8) Le informazioni avute in ragione dell’ufficio, riguardanti la nomina di prelati superiori e di officiali maggiori della Curia Romana;

9) Tutto ciò che riguarda i cifrari e gli scritti trasmessi in cifrari.

10) Gli affari o le cause che il Sommo Pontefice, il cardinale preposto a un dicastero e i legati della Santa Sede considereranno di importanza tanto grave da richiedere il rispetto del segreto pontificio.

Art. II - Le persone tenute al segreto pontificio

Hanno l’obbligo di custodire il segreto pontificio:

1) I cardinali, i vescovi, i prelati superiori, gli officiali maggiori e minori, i consultori, gli esperti e il personale di rango inferiore, cui compete la trattazione di questioni coperte dal segreto pontificio;

2) I legati della Santa Sede e i loro subalterni che trattano le predette questioni, come pure tutti coloro che sono da essi chiamati per consulenza su tali cause;

3) Tutti coloro ai quali viene imposto di custodire il segreto pontificio in particolari affari;

4) Tutti coloro che in modo colpevole, avranno avuto conoscenza di documenti e affari coperti dal segreto pontificio, o che, pur avendo avuto tale informazione senza colpa da parte loro, sanno con certezza che essi sono ancora coperti dal segreto pontificio.

Art. III - Sanzioni

1) Chi è tenuto al segreto pontificio ha sempre l’obbligo grave di rispettarlo.

2) Se la violazione si riferisce al foro esterno, colui che è accusato di violazione del segreto sarà giudicato da una commissione speciale, che verrà costituita dal cardinale preposto al dicastero competente, o, in sua mancanza, dal presidente dell’ufficio competente; questa commissione infliggere delle pene proporzionate alla gravità del delitto e al danno causato.

3) Se colui che ha violato il segreto presta servizio presso la Curia Romana, incorre nelle sanzioni stabilite nel regolamento generale.

Data: 19/07/2007 - voceditalia.it

«Il patto di legalità non dà l’immunità ai rom»

Attorno a lei la tempesta. Mantiene la calma Mariolina Moioli, assessore comunale alle Politiche sociali. Regge più forte il timone della situazione rom, nelle ore della «rottura» tra Comune e Provincia alla (vana) ricerca di strategie condivise. Si dice «tranquilla», «sicura» di non perdere la bussola. «In questa storia ho messo la faccia e l’impegno, se la scommessa andrà persa pagherò le conseguenze».

Sotto i suoi occhi si è consumato il naufragio della commissione tra le istituzioni sull’emergenza nomadi. Come l’ha presa?

«Alla politica spesso piace litigare, preferisco cose concrete. Proprio l’altra sera sono stata al consiglio di Zona 8, ad aggiornare i cittadini sul fronte Triboniano, a raccontare coi fatti ciò che stiamo facendo. Oggi quel posto non è più la polveriera di sei mesi fa».

Tutto merito del Patto di legalità?

«Nessuno ha la bacchetta magica per risolvere i problemi. Fare un Patto coi capofamiglia rom è come dire a loro: “Finalmente per le istituzioni esistete. Vi aiutiamo finché possiamo, ma chi sgarra viene allontanato. Andate a chiedere ai residenti del lago dei Tigli. Molti di loro mi ringraziano per com’è cambiata la realtà in così breve tempo».

Allontanare, questo il problema. Ci siete riusciti finora?

«Prima di tutto i nomadi devono capire che firmare l’accordo non equivale all’immunità. Semmai è il contrario. E poi campo “autorizzato” non significa “legalizzato”. Quindi mai abbassare la guardia e, nel momento in cui ci si trova difronte a trasgressioni provate, massimo rigore nel revocare i permessi. Il decreto 30 e la nuova Direttiva Ue sul diritto di soggiorno degli stranieri comunitari vengono in nostro soccorso. Assieme al prefetto faremo in modo di applicarli alla lettera».

Espulsioni, allora. Qualcuno (a sinistra) indica più praticabile la strada dei rientri volontari...

«Non illudiamoci, quanti rom irregolari sarebbero disposti a tornare in patria con un semplice invito? Molte volte anche perché sono loro stessi vittime di violenze e sfruttamento. Nei centri d’assistenza del Comune abbiamo alcune ragazze incinte e ragazzini costretti a rubare che non osano tornare nei campi da cui provengono per paura di ritorsioni, figuriamoci dai loro parenti-aguzzini».


È il caso di programmare una trasferta a Bucarest per chiedere un piano di «arrivi controllati»?

«Le relazioni con Romania e Bulgaria non competono ai Comuni. La Moratti non fa spot elettorali come Veltroni. Piuttosto deve essere il governo nazionale a prendere finalmente provvedimenti. È già pronta una lettera per Palazzo Chigi».

Quali?

«Innanzitutto non cedere al ricatto di Bucarest: “Le vostre imprese da noi, in cambio prendetevi il popolo rom emarginato”. Secondo, trasformare in legge lo strumento del Patto di legalità studiato dal Comune di Milano. Fissare un numero chiuso alle presenze che l’area metropolitana possa davvero assorbire e integrare. Infine predisporre risorse straordinarie per far fronte all’emergenza: in commissione si è fatto il paragone con lo stato di emergenza riconosciuto a Lampedusa per gli sbarchi dei clandestini. Qui sta succedendo qualcosa di molto simile»

E le divisioni sulle misure da adottare non scoraggiano certo l’invasione.

«Il consiglio comunale, votando la mozione bipartisan sugli insediamenti abusivi, ha compiuto un gesto di grande equilibrio politico. La Provincia invece parla ancora di status di minoranza per i nomadi. Una cosa che solo a scriverla rischia di far riversare per le nostre strade 100mila disperati»


20.07.07 - ilgiornale.it

Destra e sinistra unite contro Carai

Tutti contro Carai.

La decisione di anticipare cinquemila euro per le spese legali per alcuni dei presunti otto violentatori della ragazza quindicenne di Tarquinia, ha dato al sindaco di Montalto una notorietà e un’attenzione a livello nazionale, di cui certamente avrebbe fatto a meno.

Tutto è partito da un comunicato di condanna da parte della Cgil pubblicato su Tusciaweb. Da quel momento, la notizia si è sparsa e sono cominciate a fioccare dure prese di posizione e condanne per la scelta operata dal primo cittadino.

Un coro di no, che da esponenti politici locali, si è allargato fino ad arrivare a rappresentanti di primo piano del Governo.

"Con il ministro Amato valuteremo le iniziative del caso con la massima celerità e attenzione". E’ quanto ha dichiarato il ministro per le Pari opportunità Barbara Pollastrini, che si è dichiarata esterrefatta per la delibera approvata a Montalto.

“La priorità del ministero per le Pari Opportunità – sostiene - è la battaglia contro la violenza e le molestie alle donne, che è anche un mio impegno personale come donna, oltre che come ministro".

Dalla Regione, il presidente Piero Marrazzo chiede che la delibera sia subito revocata. “Un’istituzione dovrebbe sempre valutare con la massima attenzione l’opportunità di intervenire come attore in una vicenda giudiziaria – osserva - a maggior ragione, dovrebbe farlo se il giudizio verte su un crimine terribile e traumatizzante come uno stupro.

La decisione del comune di Montalto di dare un sostegno ai ragazzi accusati di tale crimine va immediatamente revocata. Voglio unirmi a tutte le voci che hanno espresso la loro solidarietà alla giovane ragazza che sta affrontando un momento estremamente doloroso: anche l’Istituzione che rappresento le è vicina”.

Favorevole a una revoca della delibera, anche Nicola Zingaretti, europarlamentare e segretario regionale Ds. “Credo che sia opportuno modificare e revocare qualsiasi decisione – spiega - che possa anche solo lontanamente far immaginare una copertura d’eventuali comportamenti che condanniamo con nettezza e senza titubanze".

Intanto, il senatore Giulio Marini ha rivolto un’interrogazione urgente al ministro Amato, sulla legittimità del provvedimento stesso. Marini chiede di verificare se la delibera sia legittima e opportuna.

"Ho forti dubbi – osserva - sul piano della legittimità, perché per le persone non abbienti l'ordinamento prevede il patrocinio”. Nessun dubbio, invece, sul fronte opportunità. “E’ una decisione scellerata – spiega - che umilia una ragazza di quindici anni, vittima di violenza sessuale".

Sdegno anche da Isabella Rauti, consigliera nazionale di parità.

“Le ragioni presentate dal sindaco – osserva – parlano di riabilitazione dei presunti colpevoli, ma niente è stato pensato verso quella che è la vittima. Questo rappresenta un precedente gravissimo da stigmatizzare e condannare".


20 luglio 2007 - tusciaweb.it

Amaro G8

Amaro G8, la polizia è indagata e i no global fanno gli onorevoli


Haidi Giuliani è senatrice. Francesco Caruso è deputato. Vittorio Agnoletto fa il parlamentare europeo. Gianni De Gennaro l’indagato. C’è solo lo stesso sole di sei anni fa a Genova. Ma tutto il resto è cambiato, tutto è rovesciato. Quello che all’epoca del G8 era il capo della polizia ora è sotto inchiesta. Chi era in piazza a contestare il vertice dei grandi della terra è nella stanza dei bottoni, ma dice di voler riportare indietro l’orologio di sei anni. Vuole «riprendersi Genova» per processare in piazza «la macelleria messicana della polizia» e via accusando. Vuole tornare dove è morto Carlo Giuliani, in quella piazza Alimonda dove stava assaltando una jeep di carabinieri mascherato con un passamontagna e armato di estintore.

L’orologio però è andato avanti. E così ci si arrangia. Lo stadio Carlini, quello che fu il quartier generale del Genoa Social Forum, quello invaso e sfasciato da decine di migliaia di no global, è stato concesso con esplicita autorizzazione del sindaco Marta Vincenzi (che peraltro, fidandosi dei compagni di lotta discontinua, ha comunque chiesto una fideiussione per eventuali danni). In mezzo al prato del campo da calcio c’è una tenda da campeggio e c’è Giuliano Giuliani, il papà di Carlo, l’unico a non essere riuscito a farsi eleggere da qualche parte (neppure in Comune a Genova presentandosi con il simbolo dei Ds), che si aggira da solo, cercando qualcosa da organizzare. I quattro giorni di eventi sarebbero iniziati ieri, con proiezioni di filmati a sorpresa, video mai visti, documentari-verità, dibattiti. La città non se n’è accorta. Sei anni fa, il 19 luglio, aveva già capito l’aria che tirava. Le prime cariche della polizia c’erano già state. I primi cortei avevano già convinto i negozianti a tirare giù le serrande e a scappare.

Era il preludio al 20 luglio. Quello dei black bloc inafferrabili e sfasciatutto, quello della guerriglia in ogni parte di Genova, quello dell’assalto alla zona rossa, dei blindati dei carabinieri dati alle fiamme. E quello di Carlo Giuliani morto in piazza Alimonda. Da quel 20 luglio, ogni anno viene rilanciato l’appuntamento al mondo no global, al popolo dei movimenti. Che ogni anno si ripresenta sempre più assottigliato, sempre più imborghesito. Quello di oggi è il tentativo dell’ultimo colpo di coda. Perché non sarebbe una ricorrenza «tonda», non cadono neppure i dieci anni. Eppure il 20 luglio 2007 è il primo dopo la sostituzione del capo della polizia, dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati, dopo le prime «confessioni» in aula dei poliziotti cui è improvvisamente tornata la memoria per accusare i colleghi dei pestaggi compiuti. La Genova che interessa non è più quella delle vetrine da sfasciare, delle banche e delle carceri da assaltare, ma quella delle vittorie politiche.

E così oggi in piazza i poliziotti ci saranno, ma con l’ordine di tenersi in disparte, di farsi vedere il meno possibile. La presa della zona rossa stavolta è concordata. Finta. Anche il sindacato Coisp, che aveva annunciato una contromanifestazione di agenti proprio in piazza Alimonda, dopo l’ultimo braccio di ferro con il prefetto Giuseppe Romano, proprio ieri mattina ha fatto un passo indietro e «prenotato» il campo per l’anno prossimo. Da parte loro gli organizzatori, gli ex contestatori, garantiscono un servizio d’ordine interno, promettono di fare i bravi e di essere in pochi. Detto da chi di solito contesta i dati ufficiali della questura, saranno solo «qualche centinaio». E alla fine la maggioranza di loro sarà a Genova anche per altri motivi. Come tutti i dirigenti della «Sinistra europea», quel nuovo gruppone che va da Rifondazione a ben undici «reti nazionali di movimenti associativi» e che domani ha fissato proprio a Genova la sua prima assemblea nazionale con l’annunciata presenza di circa duecento delegati. Pronti a partecipare alle manifestazioni dell’anniversario come ai lavori del partito.

A Genova oggi sarà come sei anni fa. Ma gli unici sicuri della previsione sono solo i meteorologi.


20.07.07 - ilgiornale.it

Bimbo nato da padre senza spermatozoi

Italiano il primo bimbo nato da padre senza spermatozoi


E’ un orgoglio dell'Italia, e precisamente dell'equipe dell'European Hospital di Roma l'annuncio della prima nascita al mondo di un bambino maschio sano ottenuto mediante la fecondazione in vitro di ovociti congelati da parte di cellule germinali testicolari. L’intervento è stato effettuato dall’équipe di Ermanno Greco, Direttore del Centro di Medicina della Riproduzione dell’European Hospital di Roma. La tecnica è descritta in un dettagliato protocollo che apparirà sul prossimo numero della rivista scientifica americana Fertility and Sterility, considerata tra le più autorevoli del settore.

20.07.07 - dottorsport.info

Il Pakistan verso la guerra civile

L’integralismo spinge il Pakistan alla guerra civile


Una raffica di attacchi kamikaze, che nelle ultime settimane ha provocato oltre 160 morti, sta sconvolgendo il Pakistan. L’ondata di terrorismo integralista è una rappresaglia contro il presidente pachistano, Pervez Musharraf, che ha spazzato via il bubbone fondamentalista della moschea rossa nel cuore della capitale pachistana. Il problema è che la situazione potrebbe degenerare in «guerra civile», come ha ammonito ieri il mufti Muhammad Naim, uno dei principali esponenti religiosi integralisti del Pakistan.

Il terrorismo suicida miete vittime quasi ogni giorno e ieri il bilancio è stato di 52 morti. L’attacco più sanguinoso è avvenuto a Hub, una località della provincia del Baluchistan, ricca di gas naturale. Un kamikaze ha centrato in pieno la scorta di un gruppo di cinesi impegnati in lavori minerari. I sette agenti di scorta sono morti, ma il bilancio dell’attentato è di almeno 28 vittime, in gran parte civili. I cinesi, invece, sono riusciti a salvarsi. Dall’attacco alla moschea rossa è la prima volta che un kamikaze colpisce in Baluchistan. Gli attacchi di rappresaglia, che hanno già provocato 160 morti, si erano concentrati soprattutto nelle aree di confine con l’Afghanistan della North west frontier. Il tentativo di ammazzare i tecnici cinesi punta ad imbarazzare Musharraf, che pur essendo vicino a Washington è un grande alleato di Pechino in funzione anti indiana.

L’attacco in Baluchistan dimostra come i «talebani» pachistani stiano allargando il fronte del conflitto, con il tacito appoggio dei movimenti estremisti islamici. I leader della Muttahida Majlis-i-Amal, l’alleanza dei sei partiti religiosi pachistani, avevano minacciato, dopo l’assalto alla moschea rossa, di abbandonare il parlamento del Baluchistan in segno di protesta. Ieri il secondo attentato della giornata ha colpito, come avviene sistematicamente nell’ultima settimana, le zone tribali a nord est. All’alba un kamikaze si è fatto esplodere all’ingresso di un centro di addestramento della polizia ad Hangu, novanta chilometri a sud di Peshawar. Nove i morti, a parte l'attentatore, e non meno di 28 i feriti. Un terzo attacco kamikaze a Kohat, nella moschea del distretto militare, ha fatto 15 morti.

Molti degli aspiranti suicidi e dei filo talebani uccisi nel blitz contro la moschea rossa erano giovani provenienti dalle aree tribali. Non a caso, subito dopo la caduta del caposaldo integralista, le tribù filo talebane del Waziristan del nord, una delle regioni più delicate dell’area tribale che confina con l’Afghanistan, hanno rotto l’accordo di pace con Islamabad siglato lo scorso settembre.

Il numero due di Al Qaida, Ayman al Zawahiri, che si nasconde nella zona, aveva subito diffuso un messaggio audio su internet sostenendo che l’assalto alla moschea rossa è un «crimine che va lavato con il sangue». Lo hanno preso in parola e ieri Muhammad Naim, famoso mufti di una scuola coraniche di Karachi, la più grande del Paese, ammoniva: «Musharraf ha scelto una strada pericolosa. Penso che la situazione potrebbe esplodere e degenerare in una guerra civile a tutto campo». Il presidente pachistano gli ha indirettamente risposto davanti ad una platea di studenti del Punjab. «La sfida che ci è stata posta deve essere affrontata con coraggio, ma non posso farlo da solo né da soli possono farlo la polizia o l'esercito: è necessario il sostegno della popolazione».


20.07.07 - ilgiornale.it

444 kg di hashish sequestrati a Milano

A proposito di droghe: 444 kg di hashish sequestrati a Milano


Giusto stamattina parlavamo dell'aumento del consumo di droga a Milano grazie al post di Marco Mozzoni su Addiction. Non solo, il post riguardava la nuova droga "morbidone" da sciogliere nell'acqua: ecstasy per chi non vuol farsi vedere mentre prende una pastiglia nascosto nel bagno della discoteca. Una rivoluzione che ci preoccupa non poco.


Chissà perchè una sostanza che viene assunta sotto forma di liquido sembra più innocua di una assunta in pastiglie. Almeno agli occhi del teenager che probabilmente non ha ancora sviluppato il senso del pericolo.


Comunque riportiamo la notizia del sequestro presa da qui.



Il più grande carico di hashish dell'anno, 444 chili, è stato intercettato dalla squadra mobile di Milano, nei pressi dell'uscita 5 della tangenziale Est. Era nascosto nell'impianto di refrigerazione di un autotreno guidato da un cittadino spagnolo, Martinez Izquierdo, 52 anni. Un secondo spagnolo, Valverde Martinez, 27 anni, è stato arrestato nel corso della stessa operazione: attendeva il connazionale in via Fantoni a bordo di una Nissan. L'autovettura è risultata intestata a un italiano residente nell'hinterland. L'autotreno era stato fermato la settimana scorsa a Cordova, in Spagna, con a bordo 18 kg di hashish.


PERQUISIZIONE - La perquisizione del veicolo è avvenuta presso un'autofficina, dove i militari l'avevano trasporato. Ad un primo controllo, infatti, l'autocarro era risultato completamente vuoto, mentre i due spagnoli avevano dichiarato di essersi incontrati per acquistare un'automobile. Infatti, nel punto dove sono stati intercettati è situata una concessionaria della Mercedes. Alejandro Valverde Martinez, inoltre, aveva con sè 30.000 euro in contanti.


CINQUE ORE - I tecnici della Iveco hanno impiegato 5 ore per localizzare il carico di hashish e sul veicolo si sta tuttora proseguendo con l'ispezione: c'è la possibilità che altra droga vi sia ancora nascosta. I 444 Kg sequestrati erano destinati in parte alla piazza di Milano e, per il restante, all'area del Nord-Est. Secondo la questura non si è di fronte ad una caso isolato: ci sarebbe invece un filo condutture che unisce Italia e Spagna in una rete molto più estesa di importazione di stupefacenti.


TIRANDO LE SOMME - Nalla somma finale il sequestro conta i 444 Kg di stupefacente, 30.000 euro in contanti, 5 cellulari, un autotreno e un'autevettura. Secondo la Questura, considerando un prezzo medio dell'hashish di 2.800 euro al Kg (oscilla generalmente tra i 1.500 e i 3.000 euro), il carico sequestrato varrebbe 1 milione e 240 mila euro circa.


20.07.07 - milano.blogosfere.it

Rignano, due inchieste sul video del Tg5

Bimbi di Rignano, due inchieste sul video del Tg5


Violata la privacy dei minori e compromessa la segretezza dell’istruttoria. Piovono pietre sul Tg5 e soprattutto sul suo direttore fresco di nomina, Clemente Mimun, dopo la messa in onda delle immagini che mostravano i colloqui tra gli psicologi e i bambini di Rignano Flaminio, presunte vittime di abusi.

Una vicenda che aveva già suscitato scalpore. Prima per la denuncia da parte dei genitori e gli arresti. Poi per la liberazione dei presunti pedofili, maestre e operatori scolastici dell’asilo frequentato dai bimbi. Ora tocca al Tg5 finito sotto il tiro incrociato della Procura di Tivoli, del Garante per la privacy e di quello per le Comunicazioni. La Procura ha disposto il sequestro del filmato con le immagini delle perizie sui bambini di Rignano trasmesso dal Tg5 l’altra sera, ipotizzando il reato di «pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale». Il direttore responsabile Mimun rischia, soltanto in teoria, l’arresto fino a trenta giorni. Ma non basta. Interviene pure il Garante della privacy che vieta a Mediaset «la diffusione dei dati personali concernenti i bambini della scuola materna Olga Rovere di Rignano che potrebbero aver subito abusi sessuali», ovvero dei filmati già andati in onda. In sostanza il Garante respinge la tesi di difesa di Mimun e del suo cdr che sostengono di aver rispettato la privacy dei bambini non riconoscibili. «I bambini ripresi nel filmato della perizia - scrive il Garante - risultano identificabili a causa di riprese chiare e ravvicinate anche tenuto conto del ristretto contesto sociale nel quale vivono».

E infine interviene pure l’Authority delle comunicazioni che ha aperto un’istruttoria sul caso. Si vuole verificare «la possibile violazione del Codice di autoregolamentazione Tv e minori e delle norme del Testo unico della radiotelevisione» che impongono il rispetto dei minori.

Tutto questo però non basta ai genitori dei bambini che chiedono a gran voce le dimissioni di Mimun e pure quelle dei Garanti della Privacy e delle Comunicazioni che si sarebbero mossi troppo tardi. Simone Rocchini, presidente dell’associazione genitori di Rignano Flaminio (Agerif) punta il dito contro lo stato italiano e il governo che «non hanno mai fatto nulla per i bambini di Rignano e si sono mossi solo per difendere delle maestre accusate di un crimine. Ma adesso basta: chiediamo le dimissioni sia di Mimun sia del garante dell’Informazione e di quello della Privacy».

Gli avvocati Antonio Cardamone e Franco Merlino, difensori di parte civile delle famiglie dei bimbi, annunciano che sporgeranno denuncia alla Procura di Roma «per eventuali aspetti della violazione della Carta di Treviso e ciò a tutela dei bambini» oltre a chiedere l’accertamento «anche di altri profili penali in particolare per una violazione del segreto istruttorio».

Punta ad abbassare i toni della vicenda il ministro della Giustizia, Clemente Mastella: «Non condivido la trasmissione del filmato ma chiedere la testa di Mimun mi sembra una sciocchezza», dice il Guardasigilli. Duro invece Paolo Ferrero della Solidarietà sociale: «Grave un sensazionalismo che calpesta i diritti dei bimbi».

Non ha dubbi il sostituto procuratore del Tribunale dei minori di Roma, Simonetta Matone: quelle immagini non andavano trasmesse.


20.07.07 - ilgiornale.it

Latte infetto. Interrogazione al ministro della salute

L'allarme lanciato qualche settimana fa dall'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) sull'aumento dei controlli in Usa su diverse specie di pesce e crostacei provenienti dalla Cina e su alcune marche di dentrifici contaminati da sostanze tossiche, ha scatenato un vero e proprio tam tam di notizie e dichiarazioni. Con un notevole ritardo rispetto ad altri Paesi, il ministro della Salute si è svegliato e, suppongo stimolato anche da una mia interrogazione, ha effettuato alcuni controlli.

Con lo stesso spirito oggi presento un'altra interrogazione, questa volta sul ritiro dal mercato tedesco di alcuni tipi di latte ipoallergico per neonati dell'azienda di cibi per l'infanzia Hipp.

La notizia arriva sempre dall'Aduc: in Germania la Hipp ha ritirato dal mercato il latte ipoallergico per neonati HA1, per la presenza dell'enterobatterio sakazakii. Già a metà giugno altre due aziende produttrici di cibi per l'infanzia, Bebivita e Milupa, per lo stesso motivo avevano ritirato del latte in polvere per lattanti. Secondo la Hipp questo germe comune può diventare pericoloso «solo se, lasciato a temperatura ambiente per varie ore», in questo caso avrebbe infatti «la possibilità di riprodursi». Non sembra pensarla allo stesso modo l'Istituto federale tedesco di valutazione dei rischi (BfR) che, non parlando di temperatura di conservazione del latte, precisa solo che l'enterobatterio sakazakii, se assunto in una concentrazione significativa, può provocare una malattia infettiva seria.

L'Aduc ha ritenuto la nota esplicativa dell'Hipp del tutto insensata poiché difficilmente il latte viene conservato a basse temperature. Alla luce, poi, delle precisazione del BfR, l'associazione dei consumatori ha inviato una nota al Ministero della Salute per sapere quali provvedimenti siano stati presi in relazione alle notizie giunte dalla Germania.

Nella interrogazione che rivolgo al ministero della Salute chiedo:

- se il ministero sia a conoscenza di questo allerta verificatasi in Germania e quali provvedimenti ritenga prendere per evitare che i citati prodotti, in cui l'enterobatterio sakazakii potrebbe pericolosamente svilupparsi, arrivino nel mercato italiano;

- se non si ritenga necessario svolgere degli accurati controlli per verificare che i citati prodotti siano già presenti nel nostro mercato e, nel caso venga accertata la loro presenza, se non si ritenga di ritirarli dal mercato.

Donatella Poretti - 19 Luglio 2007 - tellusfolio.it

Basta guerre nel mondo!