Italia: ultima per infermieri

Italia: ultima per infermieri, ma al primo posto per numero di medici


ROMA - L'Italia è al primo posto, insieme alla Spagna, per medici effettivi in servizio. E' quanto emerge dal dossier del ministero della Salute, presentato oggi a Palazzo Chigi, che mette a confronto il Sistema sanitario italiano con quelli dei principali Paesi europei, del Canada e degli Stati Uniti. Secondo i dati Oecd 2007, nel 2005 erano 3,8% i medici effettivi in servizio per mille abitanti, stessa percentuale in Spagna, seguono Francia e Germania (3,4%), Gran Bretagna e Usa (2,4%), Canada (2,2%). Ma, purtroppo, siamo gli ultimi per numero di infermieri. Su mille abitanti sono solo 7 in Italia, mentre il Canada ne ha 10, la Germania 9,7, la Gran Bretagna 9,1, la Francia 7,7, la Spagna 7,4. E' la Germania che invece supera tutti per numero di posti letto per acuti: su mille abitanti ne ha 6,4, seguita dalla Francia con 2,7. L'Italia e' terza con 3,3. Seguono Gran Bretagna (3,1), Canada (2,9), e Usa (2,7).

La sanità italiana è la seconda al mondo per capacità e qualità dell'assistenza. Lo ha rilevato l'Organizzazione mondiale della sanità nell'indagine che ha messo a confronto i sistemi sanitari in tutto il mondo, dati inseriti nel dossier presentato oggi a Palazzo Chigi dal ministro della Salute, Livia Turco. E la conferma di questo ottimo piazzamento arriva dall'ultima rilevazione Istat (Indagine su famiglie italiane, marzo 2007) sul gradimento dei servizi sanitari da parte dei cittadini, che evidenzia come oltre il 60% degli italiani apprezzi la sanità pubblica, con percentuali fino all'80% di gradimento in alcune Regioni. In particolare, tra i punti di forza del Servizio sanitario italiano c'è il fatto di rendere accessibile il diritto alla salute a tutti gli italiani, senza discriminazioni di reddito, di genere o di anagrafe. La sanità italiana, specifica il dossier del ministero della Salute, "eroga assistenza sanitaria di alta qualità a tutti i cittadini per ricoveri ospedalieri, cure di emergenza, prestazioni dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta". E' inoltre garantita "una vastissima copertura farmaceutica a carico del Ssn e tutte le prestazioni ospedaliere e diagnostiche essenziali per la salute".

Sono tre i principi guida del nostro Servizio sanitario nazionale, quelli che prevedono l'unitarietà dei livelli di assistenza su tutto il territorio, l'equità d'accesso ai servizi per tutti i cittadini e la solidarietà fiscale quale forma fondamentale di finanziamento del sistema stesso. Questo significa pari esigibilità di tutte le prestazioni comprese nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) in tutte le regioni italiane. "Si tratta di una conquista straordinaria di civiltà- spiega il ministero della Salute nel dossier- e rappresenta un indiscutibile indice di alto sviluppo sociale e democratico per un Paese. Per noi italiani forse è scontato che sia cosi ma in realtà sono pochi i Paesi nel mondo a garantire un'assistenza sanitaria di questo tipo per tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione". Sono sempre meno gli italiani che si recano all'estero per prestazioni sanitarie. Nel 2005 sono state 5 mila le istanze di autorizzazione per cure all'estero. Il dato testimonia di un trend in netta diminuzione: nel 1995 le richieste di autorizzazione sono state circa 20 mila. L'Italia inoltre è leader in Europa per numero di farmaci gratuiti offerti ai cittadini. Abbiamo il prontuario farmaceutico a carico della sanità pubblica più ricco d'Europa: in Italia, infatti, il Ssn offre ai cittadini tutti i farmaci per la cura delle malattie gravi e croniche compresi i farmaci innovativi di ultima generazione.

Oltre il 70% della spesa farmaceutica nazionale è a carico del Ssn (secondo i dati OsMed 2006 sono 953 milioni di confezioni di farmaci erogati gratuitamente nel 2006) e solo i medicinali per la cura di lievi disturbi sono a carico dei cittadini. L'Italia è il primo Paese europeo, inoltre, a fornire gratuitamente il vaccino contro il cancro dell'utero a tutte le bambine di 12 anni. "Possiamo inoltre affermare- sottolinea il ministero in occasione della presentazione del dossier- di avere una delle migliori reti nazionali per l'effettuazione dei trapianti d'organo in Europa dal punto di vista della qualità degli interventi, della gestione delle banche dati sui donatori e sulla disponibilità degli organi". Inoltre, siamo l'unico Paese in Europa a garantire la possibilità di scegliere il pediatra senza alcuna spesa a carico delle famiglie per tutti i bambini da 0 a 14 anni. Tra tutti i Paesi, l'Italia è poi quello con il più alto numero di apparecchiature Tac (26,7) e Risonanze magnetiche nucleari pubbliche (14,5) per milioni di abitanti in Europa. E inoltre qui si registra il tasso più basso in Europa di infezioni ospedaliere nei reparti di terapia intensiva neonatale.

Importante anche il lavoro sulla prevenzione. L'Italia ha infatti raggiunto importanti risultati nella lotta al fumo passivo con un significativo decremento delle malattie respiratorie e di quelle cardiovascolari associate al fumo. Abbiamo oltre 5.000 operatori pubblici impegnati per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Recentemente è stato infine varato il primo programma interistituzionale di prevenzione primaria "Guadagnare salute" contro alcol, fumo, scorretta alimentazione ed inattività fisica. E la rete veterinaria, con altre 10 mila operatori, garantisce la salubrità degli alimenti e la sicurezza della produzione animale.


04/10/07 - superabile.it

Tratta delle bianche, sgominata la gang

OLBIA. I carabinieri di Olbia hanno sgominato una banda internazionale italo-albanese, che da qualche tempo aveva messo in piedi in Gallura, a Cagliari e in diverse regioni italiane, una vera e propria tratta delle bianche tenendo in schiavitù un gruppo di circa una trentina di prostitute. Sono dieci gli ordini di custodia cautelare in carcere firmati dal gip della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari e per tutti l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
In carcere sono finiti Andi Skuro, di 29 anni, arrestato mentre sbarcava dalla nave di Civitavecchia, e Robert Baba, di 32, fermato a Milano. Albanesi entrambi, sono considerati il vertice dell’organizzazione. Manette anche per Andrea Ledda, 25 anni, originario di Alà dei Sardi, e Trendelina Kaja, di 35, albanese, fermati a Ozieri. L’uomo e la donna sono considerati i capintesta per la Gallura, una sorta di luogotenenti che rispondevano solamente ai vertici. Manette anche per un’altra albanese, Arjeta Kabili, 32 anni di Durazzo, e per Ciro Decaro, 40 anni, attualmente detenuto nel carcere di Reggio Calabria. Altri quattro componenti della banda, invece, sono stati individuati all’estero, forse in Albania, ma sono comunque tenuti sotto controllo. Vista la complessità dell’operazione, che ha impegnato centinaia di carabinieri in Sardegna e in Lombardia, non è del tutto escluso che nei prossimi giorni ci siano clamorosi sviluppi con nuovi arresti. L’operazione è stata illustrata in una conferenza stampa dal comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Paolo Carra, e da quello della compagnia di Olbia, il capitano Luigi Bramati. Qualche minuto prima, il generale Carmine Adinolfi, comandante regionale dell’Arma, si è congratulato personamente con i suoi uomini. Le indagini sono iniziate alla fine del 2005 nella Procura di Tempio, poi passate alla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari proprio perché era emersa una associazione a delinquere dalle molte ramificazioni, e sono state concluse nel marzo di quest’anno. Dall’attività investigativa dei carabineiri sarebbe emersa l’esistenza a Olbia di un gruppo italo-albanese dedito alla sfruttamento della prostituzione che concentrava l’attività nel centro di Olbia. Il gruppo era composto da una trentina di ragazze, fra cui alcune minorenni, provenienti dall’Europa dell’Est, che venivano fatte ruotare fra Cagliari, Olbia, Milano, Firenze, Roma, Reggio Calabria e Napoli. Del gruppo faceva parte anche la giovane prostituta sgozzata qualche settimana fa a Cagliari dall’innamorato, che poi si è suicidato impiccandosi.
Nell’ordinanza emessa dal gip di Cagliari è precisato che dalle indagini emerge lo stato di soggezione a cui la banda aveva costretto le ragazze, che venivano private dei cellulari e dei documenti validi per l’espatrio, segregate, picchiate, minacciate e violentate. Quando non guadagnavano abbastanza venivano anche lasciate senza mangiare ed erano costrette a elemosinare il cibo. Le ragazze, rumene, bulgare, ucraine e moldave, venivano convinte a lasciare il loro paese di origine con la promessa di un lavoro, ma qualche volta venivano «comprate» da altre organizzazioni e pagate attraverso agenzie di money transfer. Le giovani erano costrette a prostituirsi in alcuni appartamenti del centro, in via Roma, via Genova e in via Aldo Moro, dove l’epicentro era un rifornitore di carburante.
Una delle vittime della tratta delle bianche scoperta dai carabinieri di Olbia era, appunto, la giovane rumena Vasilica Daniela Barbulescu, 19 anni, uccisa l’11 settembre scorso dall’agricoltore Daniele Mereu, davanti al cimitero di San Michele di Cagliari, che poi si è impiccato per il rimorso.
L’insediamento degli albanesi in città ha fatto scoppiare la guerra per il possesso del territorio. Gli albanesi puntano sempre al controllo totale e a fare pagare il pizzo alle altre organizzazioni, soprattutto quando non riescono ad assorbirle. I metodi sono spicci e la violenza brutale e immediata. Così in città prima sono scoppiate le battaglie tra prostitute bianche e di colore, poi si è arrivati a una sorta di pace armata con gli africani. Con le forze dell’ordine accusate dalla prostitute di pattugliare troppo il territorio, e di fare scappare i clienti. L’accordo raggiunto in città prevedeva ni di sfruttatori. Così anche in città si è arrivati a una sorta di accordo: prima le prostitute bianche e poi, a partire dalle 2.30 del mattino quelle di colore. Ma che dovevano «pagare» la loro porzione di territorio 1000 euro la settimana.
Due degli albanesi arrestati sono già stati protagonisti di vicende giudiziarie. Robert Baba è stato arrestato l’8 gennaio 2006 al culmine di una settimana di regolamenti di conti tra due gang albanesi: nella sua auto aveva una pistola e un coltello, e un connazionale ferito che «stava trasportando in ospedale».
Mentre Trendelina Kaja ha un processo in corso di fronte al tribunale di Tempio perché accusata, assieme a Dashimr Koka, di aver brutalizzato con un bastone, il 28 aprile 2000, una giovane connazionale che intendeva sottrarsi al suo destino di prostituta.


04/10/07 - Antonio Salvatore Sassu - espresso.repubblica.it

Sudafrica, 3.200 minatori intrappolati

Sudafrica, 3.200 minatori intrappolati: 450 sinora in salvo


ELANDSRAND MINE, Sudafrica (Reuters) - Le squadre di soccorso sono riuscite oggi a trarre in salvo portandoli in superficie i primi 450 dei 3.200 intrappolati in profondità in una miniera d'oro sudafricana. Lo hanno riferito funzionari della miniera.


La Harmony Gold titolare della miniera ha detto che le operazioni di soccorso, che hanno raggiunto i primi minatori dopo 15 ore dall'incidente, stanno procedendo. Ma le organizzazioni sindacali hanno invece lanciato accuse sospettando che la causa dell'incidente sia stata una negligenza.


L'amministratore delegato Graham Briggs ha detto a Reuters di essere fiducioso del fatto che tutti i minatori saranno portati in salvo con un piccolo ascensore nella miniera di Elandsrand mine vicino a Carletonville, a sudovest di Johannesburg.


"Non ci sono stati morti o feriti... potrebbero essere necessarie dieci ore, sono convinto che ce la faremo", ha detto.


Ma la potente National Union of Mineworkers (NUM) ha detto di ritenere che sia la negligenza nella prassi della Harmony di estrarre per 24 ore al giorno la causa dell'incidente.


"Sospettiamo si tratti di negligenza perché operare a ciclo continuo non permette di svolgere i controlli adeguati", ha detto ai giornalisti il presidente del sindacato, Senzeni Zokwana.


04/10/07 - today.reuters.it

Abbandono delle comunità non è un fallimento

CROCE: "L'ABBANDONO DALLE COMUNITÀ NON È UN FALLIMENTO"


"L'abbandono dei malati da gioco d'azzardo patologico dalle comunità terapeutiche non è un fallimento, anzi. È un motivo in più per lavorarci e migliorare la terapia. Ogni tipologia di dipendenza ha delle fasi di abbandono e ricaduta, e spesso il paziente rientra in comunità per continuare la cura". Mauro Croce, presidente di Alea (Associazione per lo studio del gioco d'azzardo e dei comportamenti a rischio), commenta così il fenomeno riscontrato dalle strutture che curano le dipendenze, tra cui anche quelle da gioco d'azzardo. "I malati da gioco patologico avvertono poi un sentimento di diversità rispetto ai pazienti dipendenti da droga o alcol: non c'è una sostanza cui attribuire il loro male e dopo qualche giorno passato in comunità si sentono in grado di tornare alla vita di tutti i giorni". Rispetto a chi è in comunità per curare le tossicodipendenze o l'alcolismo, i malati da gioco non necessitano infatti di terapie farmacologiche specifiche e questo provoca un'ulteriore difficoltà nel riconoscere la propria dipendenza come un problema sanitario. "Il fatto è che purtroppo, in Italia, non esistono ancora strutture destinate alla sola cura della dipendenza da gioco. In alcuni casi ci si appoggia ai Sert delle Asl, dove vengono curate molteplici dipendenze. C'è già molta difficoltà da parte dei malati da gioco a riconoscere nel proprio disturbo una patologia, e anche se poi decidono di fare il grande passo, molti non accettano il fatto che la loro dipendenza debba essere curata e seguita come le altre".


04/10/07 - giocoegiochi.com

Decreto che vieta alcolici nei locali

Decreto che vieta alcolici nei locali, Cna.com sostiene i gestori di pub e discoteche


RIMINI – “CNA.COM sostiene le proteste dei gestori di pub e discoteche contro il decreto recante disposizioni urgenti che modificano le normative del Codice della strada per la parte concernente il divieto di somministrazione degli alcolici nei locali, al fine di incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione”.
Sono le prime righe di un comunicato in cui CNA.COM rende noto il suo sostegno verso i gestori di discoteche e pub, impegnati nella protesta contro il decreto che vieta la somministrazione di alcolici nei locali notturni
“Il decreto – si legge - pone le due di notte come limite all'orario di vendita di bevande alcoliche nei "locali ove si svolgono, con qualsiasi modalità e in qualsiasi orario, spettacoli o altre forme di intrattenimento".
“Come CNA.COM riteniamo che questo provvedimento non farà diminuire il numero dei morti per incidenti stradali. E’ stato fatto poco per intervenire sulle strade, dove effettivamente accadono gli incidenti; con questo provvedimento si sono solo danneggiate le imprese per le quali sono stati calcolati 2,5 miliardi di consumi in meno e una perdita di circa 50 mila posti di lavoro.

Siamo dell’idea che i giovani debbano avviarsi ad un consumo consapevole dell’alcol e vorremmo veder aumentare il controllo sulle strade. I pubblici esercizi sono disponibili ad assicurare un alcol test volontario all’uscita del locale e esporre all’interno cartelli informativi e di prevenzione che indicano con chiarezza la quantità di alcol che contengono le bevande più comuni e i danni provocati dall’abuso di alcol”.
“CNA.COM, appoggiando in pieno i gestori delle attività della notte, sostiene che è inutile vietare a pub e discoteche di servire alcolici, mentre si lascia che siano serviti senza limiti di tempo da bar e ristoranti limitrofi. In questo modo – conclude - si riesce soltanto a danneggiare le attività della notte, già abbastanza penalizzate dalla chiusura anticipata e costrette ad aprire all’una per affluenza di pubblico”.

04/10/07 - romagnaoggi.it

Vaccino antinfluenzale 2007-08

IN ARRIVO IL VACCINO ANTINFLUENZALE 2007-08


E’ partita ieri in tutta Italia la distribuzione dei vaccini antinfluenzali da parte della Novartis vaccines Siena.

Sono tre i ceppi virali contenuti nel vaccino, ceppi responsabili secondo l'OMS dell'infezione.

''La vaccinazione antinfluenzale - secondo l'azienda produttrice, la sola in Italia - rappresenta il mezzo più efficace e sicuro per prevenire la malattia e le sue complicanze''.

''L'influenza - ha affermato il Ministero della salute - rappresenta un importante problema di Sanità pubblica - perchè causa ogni anno epidemie stagionali che, in Italia, colpiscono il 5-10% della popolazione. Inoltre, si stima che in Italia l'influenza stagionale causi ogni anno circa 8.000 decessi ''.

Il vaccino sarà disponibile in due forme, uno tradizionale e uno adiuvato. Quest’ultimo fornirà una maggiore risposta immunitaria per l'intera stagione influenzale grazie alla presenza dell'adiuvante Mf59.

La vaccinazione è consigliata ai bambini, a tutti i soggetti a rischio e agli over 65.


04/10/07 - farmacia.it

Obesity day, l'impegno dell'Ausl di Imola

Imola. Il prossimo 10 ottobre ricorre la settima giornata nazionale di sensibilizzazione su sovrappeso e salute, l'Obesity Day, promossa dall'Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica. L'obesità è una condizione in rapido incremento in tutti i paesi occidentali: nel quinquennio 94-99 l'Istat ha registrato un aumento del 25% della popolazione italiana in sovrappeso, mentre i dati 2003 riportano che la percentuale di maggiorenni in questa condizione è del 33,6%. Il 9% sono invece gli obesi. Nei ragazzi tra i 6 ed i 17 anni il sovrappeso è stimato al 20%, mentre l'obesità riguarda il 4% della popolazione minorenne. Dati preoccupanti, dal momento che sovrappeso e soprattutto obesità, rappresentano un importante fattore di rischio per l'insorgenza di varie patologie (metaboliche, cardiovascolari, cronico-degenerative, oncologiche), tant'è che sia il Ministero della Salute che la Regione Emilia Romagna hanno posto come primario obiettivo nei rispettivi Piani della Prevenzione, oltre alla sorveglianza, una serie di interventi integrati per prevenire e combattere il fenomeno.
Anche l'Azienda Usl di Imola ha attivato di recente un gruppo interdisciplinare, coordinato dal Dipartimento di Sanità Pubblica, in cui medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, dietiste, medici specialisti e psicologi si incontrano periodicamente per sviluppare progetti ed iniziative di prevenzione, sorveglianza e presa in carico di queste forme di disordine alimentare.


04/10/07 - sabatoseraonline.it

Sigarette bandite da 82 stazioni ferroviarie

4 ottobre 2007. Ministero della Salute e Ferrovie dello Stato hanno firmato un protocollo d’intesa per la tutela dei viaggiatori. “Stazioni senza fumo”, si chiama l’iniziativa, che coinvolge 82 terminal viaggiatori (i più importanti, circa il 50% dei clienti) sparsi in 14 regioni. Fumare sarà consentito solo in determinate aree “free smoking” sulle banchine dei binari. Saranno posizionati circa 5.400 posacenere e installati più di 3.000 cartelli bilingue che segnaleranno queste aree ad hoc per chi non può proprio fare a meno della sigaretta. Il personale delle Ferrovie sarà maggiormente coinvolto in funzioni di controllo e sanzione, se sarà necessario. Fra l’altro, per incrementare ulteriormente la vivibilità delle stazioni sarà esteso ad ulteriori zone il divieto di fumo, già in vigore dal 1975 nelle sale d’attesa e dal gennaio 2005 all’interno di altre aree accessibili ai viaggiatori.

Questa è solo l’ultima delle iniziative intraprese dalle Ferrovie per migliorare la pulizia delle stazioni e favorire la salute degli utenti: nel marzo scorso, infatti, è partito un intervento di pulizia radicale in oltre 2.300 impianti ferroviari e l’avvio della raccolta differenziata in 82 terminal.

“Stazioni senza fumo” si inserisce nella campagna ministeriale denominata “Guadagnare salute” , un intervento multisettoriale che, oltre alla lotta al fumo, cerca di sensibilizzare i cittadini ad aumentare il consumo di frutta e verdura, ridurre l’abuso di alcol, diminuire il consumo di bevande e alimenti troppo calorici, incrementare lo svolgimento dell’attività fisica.

Mattia Montanini - 04/10/07 - buonenotizie.it

Alcopops: "marketing predatorio e irresponsabile”

Alcopops: sui giovani "marketing predatorio e irresponsabile”


“Come l’industria del tabacco, alcuni produttori di bevande alcoliche in USA attuano strategie di marketing destinate specificamente a giovani, bevitori problematici, persone vulnerabili: è un marketing irresponsabile e predatorio”.


E’ dura la conclusione a cui giunge il californiano Marin Institute, che ha recentemente pubblicato uno studio sui costi sociali degli "alcopops", le nuove bibite alcoliche aromatizzate alla frutta che ogni anno nella sola California sarebbero responsabili di 60 morti fra giovani, 50.000 “incidenti” fra rapine, microcriminalità, rapporti sessuali a rischio, incidenti d’auto e un costo per la collettività stimato in 1,25 miliardi di USD.


Preoccupano i dati riferiti ai minori: in California il consumo di alcopop fra gli adolescenti (che iniziano a berne sin dall’età di 12 anni) è superiore di 5,5 volte rispetto al consumo dei giovani adulti e i minori rappresentano complessivamente il 47% del mercato di queste bevande.


Una delle misure di prevenzione a più rapido effetto, si legge in The Cost of Alcopops to Youth and California, sarebbe quella di “un intervento legislativo tempestivo volto a modificare l’attuale classificazione di queste bevande, che oggi hanno la tassazione della birra mentre in realtà sono a base di spiriti o distillati”.


Un intervento di questo tipo, che si tradurrebbe in un sostanziale aumento della tassazione degli “alcopops”– sostengono al Marin Insitute – porterebbe un incremento del prezzo di mercato di queste bevande del 25% e una conseguente riduzione dei consumi fino al 40% in tutte le fasce di età: ipotizzando una diminuzione dei consumi del 35% medio la California “risparmierebbe” 437 milioni di USD e potrebbe “salvare” ogni anno la vita a più di 20 giovani, con un calo degli incidenti pari a 17.000 unità.


Comparativamente, in Europa la Danimarca ha una tassazione degli alcopop 8 volte superiore a quella della California, la Germania 16 volte, mentre la Svizzera 20 volte. In California infatti una bottiglia di alcopop costa circa un 1,1 USD, mentre in Germania 3,3 USD e in Svizzera 3,7 USD.


Nel Regno Unito nel 2002 la classificazione dell’alcopop come distillato ha portato a una riduzione del 30% dei consumi nell’anno successivo.


In Svizzera la creazione di una nuova categoria per i prodotti alcolici destinati ai giovani si è tradotta nella riduzione del 70% delle importazioni di queste bevande. Lo stesso è successo in Germania.


Il pericolo di queste bevande è che tendono ad abituare gradualmente i giovani all’uso regolare di alcol, con conseguenze pericolose soprattutto nei ragazzi vulnerabili.


Le strategie di “fidelizzazione” dei giovani clienti fanno leva sulla pubblicità e sul packaging, tendenti a fissare nella memoria dell’adolescente il “brand”, il logo, il marchio dei prodotti alcolici ad alta gradazione di fabbricazione tradizionale (vodka, gin, rhum, ecc.) verso i quali viene di fatto indirizzato il futuro consumo.


Marco Mozzoni - 04/10/07 - addiction.blogosfere.it

Alcol: il trionfo delle lobby

Anche questa volta le potentissime lobby dell'alcol - trasversali in Parlamento - hanno imposto le proprie regole. La nuova Legge sulla sicurezza stradale (in vigore a breve) che modifica il Codice della strada era un'occasione d'oro: un assist che metteva un centravanti solo soletto davanti alla porta sguarnita. Invece, quell'attaccante è riuscito a mandare fuori il pallone.

La situazione era ideale (cinico dirlo, ma vero): stragi del sabato sera con ragazzi ubriachi alla guida; numerosi incidenti causati dall'alcol (vedi video). Ma, ancora una volta, come e più di prima, le lobby hanno detto: alt! le norme contro l'alcol non passano.

Risultato: si doveva vietare in toto la vendita di alcolici in autostrada, e così non è; era stata palesata la possibilità di mettere sulle bottiglie di alcolici l'etichetta "Nuoce gravemente alla salute", e non se n'è fatto nulla; erano stati promessi rinforzi per i controlli sulle strade (513.000 pattuglie di Polizia l'anno sono pochissime), ma anche in questo caso non sono previsti grossi miglioramenti. Ciliegina (con liquore dentro) sulla torta, chi paga una multa non fa l'alcoltest. Per non parlare dei casini pazzeschi (scusate, rende l'idea) che le varie fasce di ebbrezza provocheranno: contestazioni in loco per via di misurazioni diverse; ricorsi basati su scarti percentuali degli esiti degli alcoltest.

Please, che al prossimo incidente causato dalla guida in stato d'ebbrezza, i politici non ci vengano a dire: prenderemo seri provvedimenti. Ci ubriacherebbero di risate.

04/10/07 - dallapartedichiguida.blogosfere.it

Umbria crocevia della droga

L'Umbria crocevia della droga, ancora un morto per overdose: interrogazione in Parlamento


Un uomo è stato trovato morto all' interno di una autovettura parcheggiata in via Solatia a Perugia.
Era un 34 enne di Camerino e la causa della morte è una probabile overdose .
Con questo sono almeno 30 i casi di morte per droga in Umbria, la maggior parte dei quali in provincia di Perugia.
Molti di loro sono di altre regioni, a conferma che il capoluogo umbro continua ad essere un centro di approvvigionamento per i tossicodipendenti dell'Italia Centrale. Il problema del "pendolarismo" dei tossicodipendenti a Perugia è stato sollevato da parlamentari di Rifondazione comunista.
“L'emergenza overdose in Umbria richiede un intervento immediato del governo centrale a supporto delle regioni coinvolte”: è quanto affermano in un comunicato congiunto la senatrice del Prc Erminia Emprin Gilardini ed il responsabile delle politiche sociali dello stesso partito Francesco Puiobbichi.
“Da anni - sostengono - assistiamo ad un aumento dei decessi, che portano l'Umbria ad avere uno degli indici più alti d'Europa rispetto alla mortalità da overdose. Le cause di questa sono molteplici, ma non sfugge che fra queste ci sia un elevato fenomeno di pendolarismo che si concentra principalmente a Perugia e vede consumatori di sostanze provenire da tutta la regione e da regioni limitrofe.
Riteniamo - è detto ancora nel comunicato - che l'adozione di un piano interregionale che rilanci la politica dei servizi per le dipendenze fondata sui quattro pilastri della prevenzione, cura, riabilitazione e repressione del narcotraffico costituisce oggi lo strumento più efficace per contrastare il tragico fenomeno delle morti per overdose in Umbria, come nel resto del Paese.”

Sull’emergenza droghe una buona notizia viene dalla Spagna e c’è da augurarsi che presto venga esportata. Gli adolescenti spagnoli, secondo quanto riportato da "El Pais" e rilanciato in Italia dall’Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori, imparano a temere le droghe. Dopo dodici anni di indagini, questa è la prima volta che si registra un calo nel consumo di hashish e cocaina.
Gli studenti dai 14 ai 18 anni sono più restii dei loro predecessori a consumare alcol, tabacco, hashish e cocaina. O per lo meno lo si deduce dall'ultima Encuesta Escolar, indagine elaborata nel 2006 tra 26.454 ragazzi e ragazze, alunni di 577 istituti pubblici e privati di tutta la Spagna.
In concreto, la percentuale di studenti, che aveva fumato hashish nei 30 giorni precedenti l'inchiesta è passata dal 25,1% al 20,1% tra il 2004 e il 2006 (una cifra mai tanto bassa dal 1998); quella della cocaina è scesa dal 3,8% al 2,3% (la minore dal 1996); per quanto riguarda il tabacco e' al 14,8% (era il 21,6% nel 1994) e l'alcol -la droga piu' diffusa- e' scesa al 58% (nel 1994 era al 74,1%).
Il cambiamento non dipende da una sola misura, affermano gli esperti consultati.
Ci sono alcuni fattori sottolineati: quando un ragazzo fuma uno spinello o sniffa una striscia di cocaina è più consapevole degli effetti negativi sulla salute, e non solo a lungo termine.
C'è poi un altro fattore, apparentemente contraddittorio: cresce il numero dei minorenni che partecipano ai programmi di disassuefazione. La spiegazione potrebbe essere che, oggi, se un ragazzo usa una sostanza, è probabile che conosca qualcuno che l'ha sperimentata prima di lui e ne abbia visto gli effetti. La conoscenza "agisce da semaforo rosso".


04/10/07 - iltamtam.it

Nei bar piacentini la campagna contro l'alcolismo

Piacenza - Sempre più attivo l'impegno della Fipe provinciale nel sostegno della campagna "Tolleranza zero" promossa a livello nazionale contro l'abuso di alcol.
Le associazioni territoriali, raccogliendo le richieste provenienti direttamente dagli esercizi a loro aderenti, sosterranno la campagna "Tolleranza zero" promossa a livello nazionale. Esercitando il dovere di rispettare la legge, proprio come avvenuto nella campagna contro il fumo, nei locali pubblici verranno esposti cartelli o locandine in posizioni ben visibili per rammentare alla clientela il divieto di somministrazione di alcol a minori di sedici anni e a persone in evidente stato di ebbrezza. Nella ferma convinzione di poter essere portatori di dialogo, cultura e società, i pubblici esercizi si impegnano a svolgere un ruolo di sensibilizzazione verso i cittadini. Nessuno meglio di un esercente entra direttamente in contatto con i consumatori, perché è colui che ha il rapporto diretto con il territorio, entra in contatto con gli stati d'animo della gente, ne raccoglie gli sfoghi e gli umori. «L'impegno è rivolto anche al nostro interno - afferma Marco Savini, presidente della Fipe di Piacenza - infatti, nel momento in cui ci renderemo conto che in un locale non verrà fatta rispettare la legge, interverremo con un'opera di sensibilizzazione sul danno sociale che sta arrecando ai suoi clienti (un cliente vale più di un bicchiere di alcol), sul danno di immagine che reca al suo locale (verrà considerato poco affidabile dai consumatori) e sul danno economico (un bicchiere in più venduto una sera vale meno di tante altre consumazioni vendute in meno le sere successive)».
Gli obiettivi della campagna sono sostanzialmente due: da un lato, la sensibilizzazione degli esercenti e dei loro dipendenti sul rispetto della legge e sul ruolo sociale del pubblico esercizio come luogo di aggregazione e incontro; dall'altro, la promozione dell'informazione ai consumatori a garanzia della legalità e come deterrente all'abuso di alcool.
In tal senso, nei prossimi giorni l'Unione Commercianti di Piacenza, attraverso il periodico mensile, distribuirà a tutti i propri soci FIPE la locandina/cartello dell'iniziativa per il divieto di somministrare alcolici di qualsiasi gradazione ai minori di 16 anni citando l'articolo del codice penale che lo impone, il cui testo, unitamente a quello dell'articolo 691, è riportato sul retro, allo scopo di rendere edotto l'esercente sul completo regime dei divieti di somministrazione e sulle sanzioni previste per i contravventori.
Tale cartello/locandina potrà essere esposto direttamente nei pubblici esercizi per sensibilizzare la clientela degli stessi sull'iniziativa.
Per ogni ulteriore informazione in merito, è possibile contattare gli uffici dell'Unione Commercianti e Fipe provinciale al numero 0523/461811.


04/10/07 - liberta.it

I giocatori d'azzardo entrano in comunità

Insieme ai tossici e agli alcolizzati

Prima di un anno fa, in pochi lo consideravano tra le "dipendenze" da curare. Ma oggi, il gioco d'azzardo è considerato pari all'alcolismo e alla dipendenza da droghe.

Una delle prime strutture del Torinese ad occuparsi del problema è stata il "Lucignolo&Co", che da un anno ha aperto le porte ai dipendenti di gioco d'azzardo, cocaina e alcool. Spesso chi vi è ospitato è stato sull'orlo del suicidio.


La comunità

Fondata nel 1993, la comunità ha istituito un anno fa diversi progetti per aiutare chi soffre di dipendenza da video poker, casinò, bingo, lotto e superenalotto. Si tratta ancora oggi dell'unica struttura pubblica residenziale in Italia ad aver avviato un progetto sulle nuove droghe. Ha 20 posti letto ordinari e uno d'emergenza.


I risultati

In un anno, ben 34 persone (12 giocatori patologici, 10 cocainomani, 12 alcolisti) hanno provato a rifarsi una vita in questa comunità residenziale, che li ha ospitati per un periodo che varia da 2 a 9 mesi.


Molti gli abbandoni

Tra i dodici giocatori patologici ospitati quest'anno, solo due hanno concluso il percorso di recupero: uno è di Milano, l'altro di Bari. Dieci gli abbandoni, forse dovuti al fatto che questi soggetti hanno ancora difficoltà a riconoscere la propria dipendenza come un problema sanitario.


Daniele Angi - 04/10/07 - city.corriere.it

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