Donne: rivedere le priorità?

A partire dai manifesti di AN in cui si sostiene che “l’immigrazione clandestina fa male alle donne", una riflessione sulla pericolosità per tutte le donne per la riproposizione di stereotipi


“L’immigrazione clandestina fa male alle donne. Nessuna solidarietà, senza legalità. L’Italia a chi la ama”. Non so perché, ma quando per la prima volta ho avuto modo di vedere questa nuova campagna pubblicitaria di AN “per sensibilizzare le istituzioni sul problema dell'immigrazione, della solidarietà e della legalità”, mi è subito tornato in mente lo spezzone di “Harry Potter e la camera dei segreti” in cui Hermione, a fronte della necessità cogente di fare la pozione polisucco, unico modo per cercare una via di uscita alla morte certa che toccherebbe ai mezzosangue qualora il trio non riuscisse a richiudere la camera dei segreti, esclama “Non possiamo fare la pozione polisucco! Potremmo rimanere uccisi… o peggio… potrebbero espellerci da Hogwarts!” e Ron, scambiandosi uno sguardo significativamente attonito con Harry, controbatte “Hermione, dovresti rivedere le tue priorità !!!”. Già, perché parlare di sconcerto è poco davanti al “ribaltamento delle priorità”, basato peraltro su una summa di stereotipi, che questa campagna pubblicitaria propone. In primis: L’immigrazione clandestina fa male alle donne. Perché mai operare una “scala gerarchica” che quantifichi il dolore di chi versa situazioni di clandestinità? Perché mai specificare che essa fa male, nello specifico, alle donne? E a quali donne ci si riferisce? Forse a quelle italiane, che si presume vittime di violenza gratuita da parte di immigrati favoriti nel commettere crimini dalla loro clandestinità? Ecco che il link tra donne – immigrazione – solidarietà - legalità appare in questa campagna pericolosamente disegnato. Questa campagna, così come la proposta di aprire una Commissione d'inchiesta sulle condizioni di vita delle donne immigrate presenti in Italia, parte da presupposti non condivisibili, pericolosamente forieri di odio sociale, perché riproducono uno stereotipo che si fatica ad abbattere anche ripetendo quotidianamente quello che le statistiche attestano e confermano: la maggior parte delle violenze sulle donne non è agita per strada da parte di immigrati clandestini, ma in casa, per mano di coniugi, amici, familiari, parenti.

Non si può ridurre il problema della violenza sulle donne solo a un problema di stupri su strada, e quindi di sicurezza, e tantomeno, sempre sulla base di questa distorta concezione di legalità, patriarcale e paternalistica, si può negare non solo l’accoglienza, ma anche la presenza stessa in Italia di clandestini (perché se “l’immigrazione clandestina fa male”…invece “L’Italia a chi la ama”..). Questo significherebbe non solo porre in essere politiche discriminatorie nei confronti dei migranti, ma anche promuovere politiche di genere “protezionistiche”, ed in quanto tali riproduttive di quegli stereotipi che nei secoli hanno voluto la donna oggetto di tutela / protezione / controllo e non soggetto autodeterminato la cui dignità, senza se e senza ma, sempre e comunque, va rispettata.

In un Paese come il nostro, dove il Comitato per l’applicazione della CEDAW sottolinea che “alcuni gruppi di donne, tra cui le ROM e le immigrate, si trovano costrette in una posizione vulnerabile ed emarginata, specialmente per quanto riguarda l’istruzione, l’impiego, la salute e la partecipazione alla vita pubblica e ai processi decisionali”, e richiede che vengano poste in essere “misure concrete per l’eliminazione della discriminazione contro quei gruppi di donne maggiormente vulnerabili, tra cui le rom e le immigrate” per promuovere “il rispetto nei riguardi dei loro diritti umani con tutti i mezzi disponibili, comprese misure speciali temporanee”, ebbene in un Paese dove la situazione è tale non si può e non si deve in alcun modo i negare solidarietà, appartenenza, presenza, a nessuno, perché significa discriminare, incitare all’odio razziale, fomentare conflitti civili, tanto più se ciò è fatto in nome di una concezione astratta e fortemente discutibile di legalità e amor patrio.

Mi pare infatti che in queste poche righe ci si arroghi con troppa facilità la facoltà di disegnare confini di giudizio e di accoglienza troppo stretti, troppo discriminanti, in un’interpretazione inaccettabilmente restrittiva e deviante dei principi costituzionali: si nega infatti un principio fondamentale del nostro ordinamento, quello espresso negli articoli 2 e 3 della Costituzione, il principio solidaristico, che la nostra Carta rivolge rivolto a vantaggio di tutti, cittadini e non, nell’ottica egualitaria ed inclusiva che Essa promuove.

E’ impensabile tentare di assoggettare una delle basilari garanzie di dignità previste dal nostro ordinamento a logiche securitarie o legalitarie: è piuttosto un dovere inderogabile di solidarietà politica, economica e sociale, richiesto a tutti, e rivolto a vantaggio di tutti, cittadini e non. Sono manifesti gli stereotipi alla base delle proposte politiche che si celano dietro queste poche righe, ed a me pare anche manifesta la pericolosità di veicolare al pubblico messaggi di questo tipo, non solo perché profondamente in contrasto con i principi che ispirano la nostra Costituzione, ma anche perché profondamente offensivi della dignità di tutte le donne, gli uomini, gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, migranti, apolidi, cittadini, PERSONE, che rivendicano, in quanto esseri umani, il rispetto della propria dignità, che rivendicano “pari dignità sociale” aldilà delle loro condizioni personali e sociali. Ecco perché, rinnegando l’idea di una “cittadinanza a strati”, mi chiedo se non sia il caso che i promotori di questa campagna oltre a ritirare questa campagna discriminatoria, ripensino al loro approccio alle questioni di genere e dei rapporti con i migranti. Condividendo quanto affermato da Heidi Giuliani, ritengo non porti a nulla di costruttivo “un uso distorto del femminismo, in chiave etnocentrica e coloniale; una assurda etnicizzazione del crimine; un universalismo dei diritti umani usato in chiave razzista; una spinta a processi identitari contrari alle possibilità di un dialogo transculturale che permetta a ciascuno/a, migrante e nativa/o, di costruire nelle relazioni una propria individualità nuova e in movimento”.

Sarebbe piuttosto il tempo di abbandonare stereotipi razzisti e nazionalisti e capire invece come affondare le sfide del multiculturalismo: anche io come Habermas sempre più spesso mi interrogo sulla capacità dell’individuo postmoderno di rimpiazzare lo stadio nazionale della democrazia e della normatività repubblicana (Volkgenossen) – e quindi il richiamo ossessivo ad una legalità meramente formale- con uno stadio istituzionale cosmopolitico e sopranazionale (Weltinnenpolitik) che sia in grado di abbracciare al proprio interno il pluralismo (subpolitico e culturale) delle forme di vita e di equiparare giuridicamente identità etiche diverse, prendendo distanza dalla “cultura di maggioranza” e dal suo tentativo isterico di produrre individui “a una dimensione” sotto l’egida del falso mito del progresso “autopoietico” di diritti individuali universali .

Ciò è possibile secondo Habermas solo attraverso il diritto, che deve essere guidato da principi costituzionali universalistici, e deve sostituire il concetto di “giusto” al concetto di “bene”, in modo tale da scindere il concetto di cittadinanza da quello, comunque presente, di appartenenza del cittadino a un’identità collettiva di tipo subpolitico (etico, culturale o religioso), in modo tale da garantire una solidale coesistenza di estranei fondata sulla legalità universale e astratta del diritto positivo.Dunque, per chi afferma “Nessuna solidarietà, senza legalità”, non è forse il caso di rivedere le proprie priorità?


27/08/07 - Barbara Spinelli - noidonne.org

Sesso e droga nel paese dei balocchi

TORINO
Il Grande Ufficiale Conte Mario Bagno nacque a Vercelli il 24 febbraio 1901. Dopo il matrimonio con Edmea Beretta, si affermò come impresario edile, specializzandosi nelle realizzazione di strade e infrastrutture. Acquistò il borgo di Consonno negli Anni 60, a 22.500 lire. Nel 1961 il consiglio comunale di Olginate approvò il primo progetto: la costruzione di una strada. Bagno lasciò l'area in eredità alla società di famiglia, all'epoca controllata dai due figli, Maria Teresa e Osvaldo. Da città del divertimento a ghost town. Dalla stradina tutta tornanti, che si arrampica da Santa Maria Hoè al borgo di Consonno, passa al massimo una macchina per volta. Quindici chilometri di prati e boschi di castagno. Poi, svoltata l’ennesima curva, il panorama si apre all’improvviso: un portone decadente in stile medievale conduce a quel che resta della «Città dei balocchi».

Paese fantasma, sospeso sui pendii verde smeraldo che scendono verso «quel ramo del lago di Como». Che non è quello di villa D’Este e di George Clooney, ma il cugino lecchese. All’orizzonte la cresta frastagliata del Resegone. Per gli occhi pagode in stile cinese, minareti arabeggianti, fontane rinascimentali. Per le orecchie un silenzio quasi spettrale. Con le colonne doriche che si sgretolano sotto il sole, l’asfalto aggredito dalle erbacce e i vetri delle finestre distrutti. E’ quel che resta di Consonno, frazione di Olginate, la Las Vegas della Brianza, cittadella del divertimento costruita mattone dopo mattone, e stravaganza dopo stravaganza, negli Anni 60. Creatura, ma forse sarebbe meglio mostruosità, partorita dalla fervida immaginazione del commendator Carlo Bagno, imprenditore biellese trapiantato a Milano. Fino ad allora magnate delle betoniere, del cemento e delle strade provinciali.

Bagno aveva capito che il boom economico avrebbe portato ricchezza. E che la vera svolta non sarebbe stata rispondere alle esigenze dei consumatori, ma crearle. Sognava un parco dei divertimenti per la Milano del dopoguerra: spettacoli notturni, feste danzanti, giochi d’acqua, fuochi artificiali. A metà fra un tempio votato allo shopping e un casinò, con un retrogusto di decorazioni kitsch e pacchianità. Arte e spettacolo, un po’ Walt Disney un po’ Silvio Berlusconi, quando ancora bazzicava le navi da crociera. Il sogno è durato il tempo di due album dei Dik Dik, uno dei tanti gruppi che si contendevano il palcoscenico della sala da ballo. Oggi della gloriosa balera rimane solo un’insegna al neon blu, barcollante fra una colonna del porticato e l’altra. Come tutto il resto.

«Il conte Carlo Bagno era un uomo particolare - racconta Roberto Milani, ultima sentinella del borgo con la sua famiglia -. Si svegliava la mattina e faceva costruire un arco sormontato da un cannone napoleonico. Il giorno dopo non lo convinceva più. E lo faceva abbattere. Nei suoi progetti la cittadella sarebbe dovuta crescere anno dopo anno». Campi da calcio, piscine, campi da tennis e poi un minigolf, un piccolo circuito automobilistico, una pista da pattinaggio e uno zoo. Probabilmente Bagno stava esagerando. Una frana, causata proprio dai lavori di costruzione, che avevano deturpato la collina, bloccò l’accesso al «Paese dei balocchi». L’inizio della fine. La burocrazia esigeva i suoi tempi, il compromesso con il Comune per costruire una nuova strada non arrivava e gli Anni 70 avanzavano al ritmo della Premiata Forneria Marconi. La Milano da bere era alle porte: la musica, e il via vai di Alfette e di 128 Rally, abbandonarono il piccolo borgo a se stesso. I cartelli di benvenuto - «A Consonno il cielo è più azzurro», «A Consonno è sempre festa», «Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo» - rimasero ad arrugginirsi sul bordo della strada.

La «ghost town» diventò meta di qualche affezionato del genere horror, di coppiette in cerca di intimità e di ragazzi a caccia di un po’ di adrenalina a buon mercato, sulle orme dei Goonies. Nel frattempo gli avvocati della «Immobiliare Consonno Brianza» e i consiglieri comunali di Olginate cercano di trovare il bandolo della matassa, di riqualificare il belvedere sul lago di Como. Anche le associazioni ambientaliste cominciano ad alzare la voce. Nulla da fare: tutto rimane così com’è. Nel 1981 decidono di ristrutturare una parte del Grand Hotel Plaza per costruirci una casa di riposo per anziani: la «Associazione servizio anziani di Consonno». Infermieri e degenti dell’ospizio rimarranno nel paese per oltre 20 anni, ultimi custodi di questo microcosmo spettrale.

Nel maggio 2007 la decisione di trasferire anche la casa di cura a Introbio, nella vicina Valsassina. Tutto finito? No. La «ghost town» torna ad essere un’attrazione, ma per un pubblico diverso. Negli ultimi mesi Consonno è diventata una delle mete per organizzare «rave» e festini «after hour». «Non è rimasto più nessuno e non vediamo niente di buono - continua Roberto Milani -. Anzi, c’è sempre più spesso gente che viene qui la notte a fare un casino bestiale. Rave, o come li chiamano: droga, alcool e musica a tutto volume». La voce si sparge su Internet, tramite i blog e gli sms: arrivano a centinaia da tutto il Nord Italia. Due mesi fa, esasperati, i Milani hanno chiamato i carabinieri. E’ arrivata una gazzella, ma i ragazzi erano quasi 2 mila. Ogni weekend le stesse scene. «Mi tocca stare sveglio a fare la guardia perché vogliono distruggere quel poco che è rimasto. Ho parlato con gli avvocati dei proprietari, ma loro se ne lavano le mani». Poche settimane, e anche l’ospizio è stato sventrato e ricoperto di graffiti.

Pinocchio l’aveva pagata cara: raggiunto il paese dei balocchi, si era trasformato in un asino. Per sua fortuna, a toglierlo dai guai, c’era sempre la fata turchina. A Consonno la fata non si è mai fatta vedere. E il paese dei balocchi è rimasto dov’è. Pericolosamente in bilico fra realtà e immaginazione, come un’Atlantide di provincia condannata per l’eternità.


27/08/07 - FRANCESCO MOSCATELLI - lastampa.it

Trastevere, droga e alcol nel video dell'onorevole

Dalla sua casa di Trastevere l'onorevole Francesco Giro, coordinatore regionale di Forza Italia, ha filmato cosa accade di notte nel quartiere: sniffate sugli specchietti delle auto, giovani barcollanti, spacciatori indisturbati. Oggi la cassetta sarà consegnata la prefetto di Roma Achille Serra. Secca la replica dell'assessore capitolino alle Politiche giovanili: "Giro lo conosciamo tutti: ha fatto la scoperta dell'acqua calda", dice Jean Leonard Touadi, aggingendo che il Comune è già intervenuto.


27/08/07 - repubblica.it

Raid teppistico dopo la notte in discoteca

Un cesto dell'immondizia preso a calci, aperto in due, abbattuto sull'asfalto della pista ciclabile su cui libera una scia di cartacce


Come un tornado. Una furia distruttiva gonfia di alcol e urla. Che nella notte del sabato sera ha travolto buona parte di via San Marco, zona Moscova. Sequenza di una passeggiata all'alba scendendo da via Castelfidardo: una Vespa e due scooter rovesciati a terra, abbozzati, danneggiati. Un cesto dell'immondizia preso a calci, aperto in due, abbattuto sull'asfalto della pista ciclabile su cui libera una scia di cartacce e bottiglie. Ombrelloni di un bar abbattuti. Per finire con le fioriere e le piante di un ristorante e un secondo bar: vasi rotti, piante divelte, terra sparsa sui tappeti. Ecco cosa può lasciarsi dietro il passaggio di una nottata in discoteca. Di qualche gruppo di giovani che dopo ore a ballare si ritrova a prendere a calci qualsiasi cosa capiti a tiro. «Non è possibile — sbotta una barista che alle 7 del mattino è impegnata a tirar su le piante distrutte — non c'è un minimo di rispetto, non c'è educazione». Qualche abitante ha sentito urla e tonfi, in un orario che si avvicinava all'alba. Non è cosa nuova: «Troppo spesso l'uscita dai locali notturni — aggiunge una donna che a inizio mattinata passeggia con il cane — si trasforma in una sorta di guerriglia gratuita. Senza motivo e senza senso». A fine pomeriggio i tre proprietari arrivano a rimettere in piedi i motorini rovesciati a terra.


27 agosto 2007 - corriere.it

Dopamino-agonisti e rischio di valvulopatia

Due studi richiamano l'attenzione sulla associazione tra uso di dopamino agonisti derivati dell'ergot e valvulopatie cardiache.

In un primo studio è stato usato l' U.K.'s General Practice Research Database per identificare 11.417 pazienti ai quali erano stati prescritti almeno due farmaci antiparkinson nel periodo gennaio 1998 - agosto 2005. Successivamente ogni caso in cui veniva diagnosticata una insufficienza valvolare cardiaca è stato confrontato con 25 controlli paragonabili per età, sesso, data di entrata nello studio.
Durante un follow-up medio di 4,2 anni l'incidenza annuale di nuove diagnosi di insufficienza valvolare fu più alta per pergolide (30 per 10.000 pazienti) e cabergolina (33 per 10.000 pazienti) che per i soggetti non esposti ai dopamino-agonisti (5,5 per 10.000). Tale associazione non risultò per altri dopamino-agonisti non ergot-derivati.In un secondo studio sono stati arruolati 155 pazienti che assumevano farmaci antiparkinson e 90 controlli. A tutti è stata eseguita una ecocardiografia. Una insufficienza valvolare di grado 3 e 4 si evidenziò nel 23% dei pazienti trattati con pergolide e nel 29% di quelli trattati con cabergolina, nel 6% di quelli trattati con altri dopamino-agonisti e nello 0% del gruppo controllo. Il rischio relativo della pergolide per insufficienza mitralica moderata o severa era di 6,3 e per insufficienza aortica di 4,2; per la cabergolina l'RR era significativo solo per insufficienza aortica (7,3).

Fonte:
1. Schade R et al. Dopamine agonists and the risk of cardiac-valve regurgitation. N Engl J Med 2007 Jan 4; 356:29-38.
2. Zanettini R et al. Valvular heart disease during treatment with dopamine agonists for Parkinson’s disease. N Engl J Med 2007 Jan 4; 356:39-46.
Commento di Renato Rossi

Valvulopatie da degenerazione fibrotica sono state in passato segnalate dopo somministrazione di fenfluramina e dexfenfluramina, farmaci che funzionano come agonisti dei recettori 5-HT (5 idrossitriptamina). La cabergolina e la pergolide sono dei dopamino agonisti derivati dell'ergot che agiscono con un meccanismo di tipo agonistico sui recettori 5-HT tipo 2B ed è quindi plausibile che il loro uso possa essere associato ad alterazioni delle valvole cardiache.
I risultati dei due studi riportati dal New England Journal of Medicine non sono, comunque, una novità: in effetti in letteratura esistono numerose segnalazioni sulla comparsa di alterazioni a carico delle valvole cardiache dopo uso di dopamino agonisti nel morbo di Parkinson. In passato se ne è occupata anche questa testata [1] segnalando una "Dear doctor letter" inviata ai medici dall'AIFA in collaborazione con la ditta produttrice di pergolide nel dicembre 2004 [2]. Secondo questa lettera la prevalenza di reflusso valvolare associato all'uso di pergolide potrebbe essere del 20% o maggiore e il rischio di valvulopatia aumenta con l'aumentare della dose e della durata del trattamento. La ditta produttrice consigliava quanto segue:
- utilizzare pergolide come farmaco di seconda scelta nel trattamento del Parkinson dopo che era stato impiegato senza beneficio un dopamino agonista non derivato dell'ergot
- la dose non dovrebbe superare i 5 mg/die
- il farmaco è controindicato nei pazienti con storia di fibrosi in qualsiasi parte del corpo
- prima di iniziare la terapia è necessario effettuare un ecocardiogramma perchè il farmaco è controindicato se esiste una valvulopatia
- un ecocardiogramma a 3-6 mesi all'inizio del trattamento e poi ogni 6-12 mesi
- il farmaco deve essere sospeso se si evidenzia un ispessimento dei lembi valvolari.
Sulla cabergolina il Bollettino di Informazione sui Farmaci, più noto come BIF, ha dedicato recentemente un articolo che (dopo aver passato in rassegna le evidenze di letteratura e ricordato che sebbene per ora la comparsa di una valvulopatia non sia stata inserita nella scheda tecnica del prodotto) sottolinea come il farmaco sia attualmente oggetto di approfondimento a livello europeo [3].

Referenze

1. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=1564
2. http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_notaInf_48_listaFile_itemName_0_file.pdf
3. Cabergolina e valvulopatie cardiache. Bollettino d' Informazione sui Farmaci. Anno 2006, n. 4, pag. 161-163


27/08/07 - pillole.org

Tutti sobri tranne il guidatore: scatta la denuncia

Piacenza - (mir) Perché iscriversi al concorso promosso dalla presidenza del Consiglio che premia i giovani che guidano senza aver bevuto alcolici, se poi si decide di far condurre l'automobile dall'amico ubriaco? E poi, il guidatore designato non dovrebbe essere l'unico sobrio e non il solo brillo della compagnia?

È quello che probabilmente si sono chiesti i carabinieri della Compagnia di Piacenza quando venerdì notte, poco dopo mezzanotte, hanno fermato un'utilitaria per un normale controllo finalizzato a contrastare il fenomeno della guida in stato di ebbrezza e i conseguenti incidenti che insanguinano le strade nei fine settimana.

A bordo si trovavano quattro giovani poco più che ventenni, tutti provenienti dal Lodigiano e diretti nella nostra città per trascorrere qualche ora in un locale. Il ragazzo al volante, come da prassi, è stato sottoposto all'alcoltest, che ha dato esito positivo, rivelando valori oltre il consentito. A questo punto sono intervenuti in sua difesa gli amici, che sono scesi dal veicolo e hanno mostrato ai militari dell'Arma un identico "messaggino" che tutti e tre avevano conservato sul telefono cellulare. Si trattava della conferma dell'iscrizione all'iniziativa "La vita non è un optional", che presidenza del Consiglio e ministero delle Politiche giovanili hanno messo in atto per sensibilizzare i ragazzi dai 18 ai 35 anni sulla buona pratica del cosiddetto guidatore designato, di colui cioè che si incarica di non assumere sostanze alcoliche per portare in giro senza problemi gli amici nelle serate dei week-end. Un servizio che, tra l'altro, mette a disposizione numerosi premi per coloro che si sono iscritti e che vengono controllati dalle forze dell'ordine, ottenendo un risultato pari a zero all'etilometro (oltre naturalmente a essere in regola con le altre norme del codice della strada).

La pattuglia ha verificato che i tre ragazzi lodigiani avevano effettivamente l'sms in memoria, che gli sarebbe valso la partecipazione al concorso a premi, ma che era stato mostrato per cercare di "intenerire" i carabinieri e salvare l'amico, evitandogli le pesanti conseguenze in cui incorrono coloro che sono sorpresi al volante con una quantità di alcol nel sangue superiore al limite consentito. Le giustificazioni non sono tuttavia servite a nulla e per il ragazzo è scattata la denuncia per guida in stato di ebbrezza. Nessuno ha però spiegato il motivo per cui al volante c'era l'unico della compagnia che era ubriaco, designato in maniera completamente opposta a quanto prevederebbe la prassi.


27/08/07 - liberta.it

Incidenti funestano il rientro

CITTA' SI RIEMPIONO MA INCIDENTI FUNESTANO RIENTRI


ROMA - Gli italiani tornano in città dopo le vacanze estive. E da lunedì i centri urbani saranno quasi al completo. E' proseguito per tutta la giornata di domenica il controesodo cominciato venerdì scorso. Anche stavolta non sono mancati code e rallentamenti,. Secondo la Società Autostrade per l'Italia, il traffico è stato intenso, ma scorrevole. A funestare il week-end sono stati soprattutto gli incidenti stradali, in tanti casi causati dall'abuso di alcol.

TRAFFICO
Le previsioni della vigilia sembrano rispettate: in queste ora si sta completando il rientro di 13 milioni di italiani, a bordo di 9 milioni di veicoli. Il traffico si sta intensificando con il passar delle ore sulle principali autostrade, anche per il rientro dei vacanzieri della domenica. Così sul tratto finale della A4 Trieste-Venezia in direzione di Mestre si è creata una coda di oltre una decina di chilometri. E rallentamenti consistenti si sono registrati sull'A1 nel tratto fiorentino tra Calenzano e Barberino, e al confine tra Toscana e Umbria, tra Chiusi e Val di Chiana. Rallentamenti che - secondo il Cciss - hanno raggiunto i 60 chilometri sulla A14 tra Marotta Mondolfo e Rimini Nord e i 35 chilometri tra Castel San Pietro e Borgo Panigale. Tra le situazioni critiche, quella dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, dove per un incendio di macchia mediterranea che si è propagato sino ai bordi delle carreggiate, è stato chiuso il tratto compreso tra Rogliano Grimaldi e Falerna. Una misura necessaria per le operazioni di spegnimento del fuoco, alimentato da un forte vento.

INCIDENTI
Sono stati diversi nel fine settimana. E in più casi la causa è stato lo stato di ebbrezza del conducente. In Lombardia tre gli incidenti provocati dall'alcol: in uno nel cremonese ha perso la vita sabato un motociclista investito durante un sorpasso azzardato da un automobilista ubriaco a cui giàtre volte era stata ritirata la patente.Ed è in condizioni gravissime una donna che , sempre sabato, nei pressi di Lissone (Milano) si è ribaltata con la sua auto: nel sangue le è stata riscontrata una quantità di alcol superiore ai limiti. E ancora nella giornata di sabato a Milano un'altra donna, che è in coma, é stata investita da un immigrato ucraino ubriaco: all'uomo, che è stato denunciato, è stata ritirata la patente e confiscata la vettura.Denuncia anche per un giovane di Rossano (Cosenza), che guidava ubriaco e che per questa ragione si è ribaltato con la sua auto sulla statale 106 ionica, e per un genovese che, avendo bevuto, procedeva a zig zag sulla autostrada A 10, nel tratto Genova Ventimiglia. Altri due incidenti - ma stavolta l'alcol non c'entra- si sono verificati sull'A23 Udine -Tarvisio e sull'A4 Venezia- Trieste: il primo è stato causato da un furgone che si è schiantato contro un Tir parcheggiato un'area di sosta; nell'impatto ha perso la vita una donna e altre tre persone- tra cui due bambini -sono rimasti feriti. Nel secondo, nello scontro tra due autovetture, sono rimaste ferite otto persone, alcune in maniera grave.


27/08/07 - ansa.it

Troppo alcol al volante

Bastava avvicinarsi per sentire il forte odore di alcol. Una volta fermato e fatta scendere dall’auto, a quel punto non rimaneva che il responso dell’etilometro per accertare che J.Z. cittadino cinese di 33 anni, residente a Ferrara, aveva alzato troppo il gomito prima di mettersi al volante. L’uomo è stato fermato ieri pomeriggio intorno alle 17 dalla polizia dopo che gli aenti avevano visto in Piazza Travaglio, un’autovettura, che procedeva lentamente ed in modo incerto.


L’alt viene intimato dal personale dell’Ufficio prevenzione e soccorso pubblico, che passa all’identificazione del guidatore. Sul posto giunge poi il personale della Polizia Stradale che accerta tramite apparecchiatura etilometrica lo stato di ebbrezza.


L’uomo è stato indagato in stato di libertà per guida in stato di ebbrezza.


27/08/07 - estense.com

Seicento patenti ritirate pioggia di ricorsi al giudice

OLTRE seicento patenti ritirate per guida in stato di ebbrezza in poco più di tre mesi. Quasi cinquanta alla settimana (soprattutto il fine settimana) da giugno ad oggi sulle strade savonesi. Un numero elevatissimo che non trova eguali nei dati dell’estate scorsa quando gli automobilisti scoperti con un tasso alcolico superiore alla norma erano stati meno della metà.

Colpa - si fa per dire - del netto aumento dei controlli specifici che le forze di polizia hanno lanciato per contrastare il fenomeno e soprattutto del boom dell’utilizzo non più solo dell’etilometro (lo strumento ufficiale lo hanno in dotazione solo vigili urbani e Polstrada) ma dei micidiali accertatori preliminari - comunemente detti pallancino e “microfono” - che non hanno valore di legge ma sono usati come spie dell’eventuale ubriacatura. Se confermata la presenza di alcol nel fiato si passa poi alla verifica nel più vicino etilometro disponibile. Ed è proprio questo strumento usa e getta che sta facendo decine di vittime.

Nel solo ultimo fine settimana sono stati 24 gli automobilisti sorpresi alla guida ubriachi dalla Polstrada nei due posti di blocco storici: l’uscita del casello di Albisola Superiore e l’Aurelia tra Alassio e Laigueglia. Ma il bilancio completo del week-end sfiora i 40 ritiri sommando anche quelli disposti da vigili urbani, carabinieri e persino guardia di finanza.

Tantissimi, troppi, segno che la brutta abitudine di guidare alticci è ancora molto diffusa nonostante la stangata del recente decreto ministeriale che ha inasprito pene e sanzioni.

Il problema è tra l’altro che questo mare di patenti sospese sta creando un vero e proprio caso giudiziario visto che tantissime vittime - ovviamente non quelle recidive né quelle scoperte alla guida con tassi imbarazzanti - si sono messe nelle mani di avvocati per ricorrere al tribunale e chiedere, come minimo, di scontare la pena (il periodo di stop della patente) in un altro momento. Tra i motivi dei ricorsi non mancano neppure quelli che contestano in toto i controlli («la validità degli accertatori usa e getta?») e persino la logistica dei posti di blocco («sempre negli stessi punti, penalizzando chi ci abita vicino»).

Ascoltando gli avvocati in questi giorni, insomma, emergono vicende bizzarre. Tra le motivazioni per chiedere la restituzione della patente l’escamotage più utilizzato risalta il “motivo di lavoro” e peccato che spesso le professioni citate non riguardino affatto l’uso dell’auto. Per casalinghe, studenti, liberi professionisti, negozianti, ecc., l’auto non è indispensabile eppure i loro ricorsi abbondano. C’è per esempio pendente il caso di una casalinga di Albissola che «senza auto non può fare la spesa»; di un avvocato di Savona che non sa come raggiungere il tribunale di Albenga dove ha vari processi; persino di uno studente dell’entroterra albisolese che senza la patente non può andare all’università di Genova: «Il treno c’è, ma non arrivo in tempo alla Stazione col bus». E per finire c’è il caso di un savonese (M. S.) che vive in via Quarda e nel ricorso al giudice di pace ha contestato la postazione dei controllori: «Dalla Torretta ci sono le pattuglie tutte le sere, io che abito a pochi metri ci devo passare per forza e sono sempre controllato. Nell’ultimo mese tre volte. Non è giusto».

D. Frec. - 27/08/07 - ilsecoloxix.it

Stupra 40enne poi si schianta con l'auto

Stupra 40enne poi si schianta con l'auto: arrestato


BERGAMO (26 agosto) - Ha aggredito e violentato una donna poi poco dopo ha avuto un incidente stradale ed è stato riconosciuto e arrestato. Protagonista della vicenda un giovane di 26 anni di Albino (Bergamo), già noto alle forze dell'ordine e ora rinchiuso nel carcere di Bergamo con le accuse di violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni..

L'uomo, ieri pomeriggio, ha incrociato la sua vittima - una quarantenne residente in paese - lungo una pista ciclabile alla periferia di Gromo, in valle Seriana (Bergamo). L'ha aggredita, trascinandola su un prato, e l'ha violentata. La vittima al momento dell'aggressione stava passeggiando da sola sulla pista ciclabile. È stata presa a forza e violentata. Quando la donna è riuscita a liberarsi, si è rifugiata in una officina, da dove ha chiesto aiuto ai carabinieri fornendo loro una descrizione dettagliata dell' aggressore.

Poco dopo i militari della compagnia di Clusone hanno individuato e arrestato il 26enne a Villa d'Ogna (Bergamo). I carabinieri hanno infatti notato che una delle persone coinvolte in un incidente stradale lungo la provinciale della Valle Seriana corrispondeva esattamente alla descrizione fatta dalla donna, che successivamente ha riconosciuto il suo aggressore.

Il giovane è stato arrestato e dopo aver passato la notte in ospedale a Clusone per le ferite rimediate nello schianto. Stamani è stato dimesso e trasferito in carcere.


27/08/07 - ilmessaggero.it

Basta guerre nel mondo!