DPEF: FMI, non è ciò di cui l'Italia ha bisogno

Roma, 3 lug. - (Adnkronos) - Il Fondo monetario internazionale boccia il Dpef. "Non e' cio' di cui l'Italia ha bisogno sia per mettere i conti pubblici su uno stabile sentiero di risanamento sia anche solo per raggiungere gli obiettivi di crescita ed equita' fissati dal Governo", fa sapere una portavoce dell'istituto di Washington. La stessa fonte sottolinea come ''piu' volte'' l'Fmi abbia raccomandato al nostro Paese di destinare il 'tesoretto' al ''risanamento del deficit'' con l'obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio ''entro il 2010''.

03-07-2007 - fonte

Morti del sabato. E’ solo colpa dell’alcol?

Sembrerebbe che discoteche, alcol e stupefacenti debbano sedere per direttissima sul banco degli imputati. Crediamo sia opportuno andare più in profondità.

Pesante il bilancio degli incidenti stradali nel primo mese dell’estate duemilasette. Le cifre parlano di quasi un centinaio di morti e di migliaia di feriti. Le enormi dimensioni di questa vera e propria emergenza nazionale, appaiono più chiaramente ricostruendo l’identità delle vittime che, nella maggior parte dei casi, non superano i trent’ anni. A questo proposito, i dati forniti dalla polizia stradale relativi al mese di giugno, ricalcano perfettamente le ultime statistiche ACI-ISTAT, il cui grafico sull’età dei morti e feriti nelle strade ed autostrade italiane segna un’incredibile impennata tra i 20 ed i 34 anni. Da questo studio emerge, inoltre, che il periodo dell’anno particolarmente critico risulta essere quello dei mesi estivi, ed i giorni particolarmente sensibili, com’è noto, quelli del fine settimana: il venerdì con un’elevata concentrazione di incidenti (il 15,5% del totale) il sabato con il più alto numero di feriti (il 15,6%) e la domenica con la frequenza più elevata di decessi (il 18,7%). Se a queste informazioni si aggiunge la variabile “fascia oraria”, risulta che nonostante il maggior numero di incidenti si verifichi durante le ore diurne, il maggior tasso di mortalità si registra intorno alle cinque del mattino con sei decessi ogni 100 incidenti.

Il quadro potrebbe risultare abbastanza completo affinché discoteche, alcol e stupefacenti siedano per direttissima sul banco degli imputati. Crediamo sia opportuno andare più in profondità.

Certamente non uscivano da un locale notturno i sei cittadini romeni morti questa domenica, sull’A1 all’altezza di Roma , a seguito del ribaltamento del furgone in cui viaggiavano. Tornavano in patria, per trascorrere le vacanze, il manovale, la studentessa di diciassette anni e le badanti protagoniste della tragedia. Un colpo di sonno dell’autista, che per lavoro trasportava suoi concittadini dall’Italia alla Romania e viceversa, sarebbe l’ipotesi più plausibile.

Come , di certo, non erano in preda ai fumi dell’alcol Giovanni e Giacomo Cutillo, ventisette e ventuno anni, omonimi ma non parenti, che per raggiungere una località balneare avevano scelto di partire di notte evitando, così, il traffico domenicale. Nella statale 372 Benevento- Caianello, già tristemente nota per la sua pericolosità, i due ragazzi hanno perso la vita scontrandosi con una Bmw nella quale viaggiavano Luigi Rapuano, 28 anni, e la sua compagna Valeria Pacelli, ventiseienne, anch’essi morti sul colpo.
Cosa sono, dunque, le cosiddette “stragi del sabato sera”?

Per rispondere a questa domanda i dati Istat, in cui risulta che più del 90% degli incidenti stradali è provocato da comportamenti scorretti alla guida (eccesso di velocità, sorpassi pericolosi, distanze di sicurezza non rispettate, etc.), ci vengono in aiuto, ma non sono sufficienti per descrivere il quadro della situazione. In realtà le strade italiane sono un po’ lo specchio del nostro Paese.
In esse infatti troviamo: sfruttamento del lavoro dipendente (autotrasportatori costretti a turni insostenibili), una cultura machista che vede nell’alta velocità e nel senso di onnipotenza alla guida di un veicolo una delle sue massime espressioni (solo un quarto dei morti e dei feriti per incidenti stradali è di sesso femminile) ed infine la noia e l’abbrutimento dei giovani.
L’inasprimento delle pene per chi si mette alla guida in condizioni psicofisiche alterate, (solo il 2,3% degli incidenti è causato da guida in stato di ebbrezza provocata da stupefacenti e/o alcol), non appare dunque come la soluzione di tutti i problemi, così come invece è stata rappresentata con le recenti modifiche al codice della strada.

di TOMMASO VACCARO - 03-07-2007 - fonte

Afghanistan, un appello da Roma «Stop alle stragi civili»

La tragedia delle centinaia di vittime civili provocate dai bombardamenti alleati in Afghanistan incombe sulla Conferenza sulla Giustizia e lo Stato di diritto in corso a Roma, e nelle parole dei leader che hanno aperto la sessione di questa mattina la richiesta è unanime: ridurre i morti, coordinare le azioni militari per far cessare una carneficina sbagliata, dannosa e controproducente.
La sicurezza dell'Afghanistan ed il coordinamento di tutte le forze per ridurre le vittime civili sono le «priorità assolute» che il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha sottolineato nel suo intervento di apertura della Conferenza.
Gli ha fatto eco il segretario generale dell' Onu Ban Ki Moon, secondo il quale «non possiamo nascondere la realtà che le vittime civili, non importa se accidentali o meno, rafforzano i nostri nemici e minano i nostri sforzi».
Ma i problemi da risolvere nelle operazioni militari contro i taleban non hanno messo i secondo piano l'urgenza della ricostruzione del sistema giudiziario nel Paese, condizione essenziale per un clima di sicurezza nel quale i diritti umani vengano rispettati.
Sono stati fatti «progressi» in Afghanistan in questi anni «non facili» per la vita del Paese, ma «molto resta da fare per l'affermazione dello stato di diritto», ha sottolineato il ministro degli Esteri Massimo D'Alema , che ha aggiunto: «La centralità della giustizia, ai fini del successo della ricostruzione dell'Afghanistan, è evidente: sicurezza, sviluppo economico, rispetto dei diritti umani dipenderanno anche dalla solidità, dalla efficacia e dalla trasparenza della giustizia». Per affrontare positivamente le «notevoli sfide che ancora si pongono nel settore della giustizia», è indispensabile - ha spiegato D'Alema - «l'adozione di una strategia omnicomprensiva e condivisa, guidata dal governo afghano e appoggiata dai donatori internazionali».
Sul concetto di strategia condivisa è d'accordo il segretario dell'Onu, che ha scandito: «Dobbiamo parlare con una sola voce sullo stato di diritto, la pace e la sicurezza in Afghanistan...e dobbiamo sostenere le nostre parole con un forte e sostanziale supporto finanziario, di comprensione e, soprattutto, di pazienza. Costruire istituzioni nazionali richiede tempo, ma noi staremo al fianco dei nostri partner afgani per l'intera durata di questo viaggio».
Giustizia per tutti, ha chiesto il presidente afghano Hamid Karzai ma soprattutto per il sud del Paese. Per quelle popolazioni, ha detto Karzai, che ha ringraziato l'Italia per il suo sostegno, «la domanda di giustizia» equivale alla richiesta di veder rispettato «il fondamentale diritto alla vita».

03-07-2007 - fonte

Lanciano sassi dal cavalcavia, donna ferita a Bergamo

Bergamo News

Brutta avventura per il direttore d’orchestra Bruno Santori e sua moglie Patrizia Legler: la loro auto è stata colpita da un sasso lanciato da un cavalcavia sulla provinciale Travagliato-Ospitaletto. La donna è rimasta lievemente ferita.

Santori e la Legler, stavano tornando a casa nella serata di ieri dopo aver assistito ad un concerto dei Nomadi, con il quale il maestro collabora da molti anni, quando all’altezza dell’imbocco della provinciale 19 la donna ha lanciato un urlo di dolore e si è piegata verso il “muso” dell’abitacolo della vettura. Nonostante lo spavento derivante dal grido della moglie, Santori ha accostato senza perdere contatto con la strada e fermatosi, ha notato il parabrezza dal lato del passeggero distrutto e un sasso delle dimensioni di un pugno. Fortunatamente la pietra ha colpito la Legler solo di striscio ed ad una spalla. La coppia non era stata la prima ad essere stata messa sotto tiro: poco distante dai due sostava un ragazzo di Brescia, anche esso colpito da un masso lanciato dallo stesso cavalcavia. Anche in questo caso, molta paura ma per fortuna pochi danni. Santori ha quindi subito avvertito lo staff dei Nomadi, che nel corso del concerto hanno consigliato agli spettatori presenti (la coppia era andata via prima della fine dell’evento musicale, ndr) di evitare la provinciale 19. Sono attualmente in corso indagini per far luce sull'accaduto.

di Val - 03-07-2007 - fonte

Legge 40 - E non si dica più che forse non è così brutta

Un commento rispetto ai dati ufficiali sui tre anni di applicazione della Legge 40 presentati dal Ministro della Sanità

Finalmente, la trepidante attesa del mondo che ruota attorno alla fecondazione assistita, è terminata oggi:

Il Ministro della Sanità Livia Turco ha presentato i dati ufficiali, reperiti dal Registro Pma dell’Istituto Superiore di Sanità, relativi agli effettivi risultati dell’applicazione della Legge 40.

Due diverse reazioni, leggendo questi dati, da parte di noi pazienti.
Siamo dispiaciuti, profondamente dispiaciuti, di aver avuto ragione.
Siamo dispiaciuti di quei 3,6 punti percentuali in meno di tasso di gravidanze, che poi, se calcolati non sul totale ma sulla percentuale effettiva di successi, diventano il 14,5% ( dal 24,8% del 2003, al 21,2% del 2005), perché significano più di 1000 gravidanze in meno, più di mille famiglie che non avranno la gioia di un figlio.

Siamo dispiaciuti di quei trasferimenti in utero di un solo embrione aumentati dal 13,7% al 18,7%, per di più, contrariamente alle direttive internazionali, non selezionato in base alla maggior vitalità e probabilità di diventare un bambino, che parrebbe cosa logica, ma unico, debole, sopravvissuto dei miseri 3 ovociti inseminati permessi dalla Legge, che in una donna con più di 35 anni, diventano un molto probabile insuccesso, con tutte le conseguenze psicologiche e fisiche del caso.

Siamo dispiaciutissimi dell’aumento dal 44% a più del 50% dei trasferimenti in utero di 3 embrioni, comuni in donne molto giovani, che, a meno di fare diffida al medico, cosa che alcune coppie molto informate fanno, ma la maggioranza poco informata no, non può essere rifiutato, nessun embrione può essere crioconservato: quei tre embrioni che spesso diventano 2 o 3 gemelli, coi parti plurimi aumentati dal 22,7% al 24,3%.
E 3 gemelli, bellissimi nell’immaginario collettivo, spesso si trasformano in tragedie, in parti estremamente prematuri, in bambini che non sopravvivono, oltre che, quando va bene, in un enorme sforzo organizzativo e finanziario da parte di famiglie che volevano ingrandirsi ma forse non così tanto e all’improvviso.

Ed ecco, il dato forte dell’aumento degli esiti negativi delle gravidanze: dal 23,4% al 26,4% di aborti, parti prematuri, morti perinatali, tutto dovuto all’obbligo di trasferimento di tutti gli embrioni.

E siamo tanto, tanto dispiaciuti, per quei dati, quei bambini in meno, quelle coppie di gioiosi “turisti procreativi” che invece che al mare ad agosto vanno a Bruxelles in sala operatoria o magari in paesi dagli standard sanitari bassi ma dai prezzi altrettanto bassi, o quei bambini malati figli di genitori che non avevano i soldi per andare all’estero a fare la diagnosi genetica preimpianto, quelle coppie che solo attraverso il dono di un gamete, dono fruibile solo all’estero, potevano diventare genitori e che invece non lo diventeranno, tutti dati che non compaiono, che sfuggono, ma che sono realtà pulsante di vita di migliaia di persone.

Ma, questo dispiacere, si trasforma in una certezza: finalmente nessuno potrà più dire che la legge 40 non è una legge così cattiva.

E, con questa certezza, invitiamo chi di dovere ad accogliere l’invito del Ministro a “continuare a riflettere sulla legge 40”, mettendo in atto un’energica revisione delle sue Linee Guida.

di Rossella Bartolucci* - 03-07-2007 - fonte

* Presidente Sos Infertilità Onlus (www.sosinfertilita.net) - Membro Cellula Coscioni di Milano

VINO IN GRAVIDANZA. FETOPATIA ALCOLICA

Potrebbero essere sufficienti pochissimi bicchieri di vino, in particolare nei primi tre mesi di gravidanza, perché il bambino venga al mondo ritardato, aggressivo, con problemi psicologici o cognitivi.

E' il preoccupante risultato dei dati raccolti dal prof. Mauro Ceccanti, docente all'Università "La Sapienza", secondo cui può bastare anche un solo bicchiere di vino in più perché il nascituro sia vittima della fetopatia alcolica (FAS), che colpisce oggi il 4% dei nuovi nati.

Di recente sono stati descritti casi di bambini con malformazioni congenite o affetti da ritardo mentale o da alterazioni dello sviluppo psicomotorio le cui madri in gravidanza hanno assunto alcol. Si parla in questi casi di sindrome alcolica fetale, o di fetopatia alcolica (Sandor S., 1968; Ulleland C.N., 1972; Jones K.L. e coll., 1973, 1974; Clarren S.K. e coll. 1978). Alcuni autori ritengono che la fetopatia alcolica possa manifestarsi solo nel caso in cui la madre abbia assunto in gravidanza quantità di alcol. Altri autori sono invece dell'opinione che dosi anche minime di alcol possano essere dannose in gravidanza. Nei paesi dove il problema è stato studiato meglio e vi sono le casistiche più numerose si è raggiunta la convinzione che la madre non dovrebbe consumare bevande alcoliche in gravidanza, come pure non dovrebbe fumare o assumere qualsiasi altra droga. L'assunzione, durante la gravidanza, di quantità anche minime di alcol può provocare la comparsa di lievi sintomi, e a volte di quadri subclinici della fetopatia alcolica. Il quadro clinico è più grave se i danni causati dall'alcol sono precoci, in specie se avvengono nei primi tre mesi di gravidanza. Si corre il rischio di provocare gravi deformità a carico del feto, oppure ritardi nello sviluppo. Molto spesso si lamentano casi di microcefalia, di ritardo mentale, di deformità delle labbra e delle orecchie .

Quando una donna beve durante la gravidanza, rischia di dare alla luce un bambino che pagherà il prezzo per il resto della sua vita per le lesioni gravi permanenti mentali e fisiche causate dall'alcol (FAS) È identificato come Alcohol Fetal Syndrome (FAS) il modello delle anomalie fisiche, e mentali inerenti allo sviluppo funzionale in un bambino causate dall' alcool. Le caratteristiche dei bambini con FAS includono: - Piccola diminuzione della circonferenza cranica; - basso peso alla nascita; - prosperare di anomalie facciali; - ritardo e disfunzione inerente allo sviluppo degli organi, compreso lo sviluppo di più piccole aperture dell'occhio; - zigomi appiattiti; - difficoltà nelle abilità motorie; - epilessia; - scanalatura sottosviluppata fra il naso ed il labbro superiore; nell'area affettiva e comunicativa: - difficoltà e scarsa abilità di socializzazione, quali la difficoltà a costruire le amicizie e affetti; - difficoltà di apprendimento; - mancanza di curiosità o di immaginazione, compreso la memoria difficile, l' incapacità di capire i concetti quali tempo e soldi, la comprensione di una lingua difficile, problemi del comportamento di abilità per la risoluzione di problemi difficili; - problemi di comportamento tra cui : ansia, iperattività, l'impulsività, l' incapacità di concentrarsi, difficoltà al cambiamento e alla crescita della personalità. e altri 50.000 bambini nascono ogni anno negli Stati Uniti con FAE (Effetti Fetali dell' Alcool) a causa del bere della madre. I bambini con FAE visualizzano gli stessi sintomi del FAS ma in minor grado. I bambini con FAE sono spesso svantaggiati perché sono difficilmente diagnosticabili. Ciò egualmente si applica ai bambini con disordine di Alcohol-Related Neurodevelopmental (ARND), una categoria recentemente riconosciuta di danni prenatali che si riferiscono a quei bambini che esibiscono soltanto i problemi del comportamento ed impressionabili di FAS/FAE, senza alcuni segni il ritardo inerente allo sviluppo o mancanze fisiche di sviluppo. Il fatto più sconcertante è che numerosi ginecologi ignorano il rischio che corrono le donne incinte. La FAS non riguarda solo i figli di madri alcoliste né di donne che eccedono occasionalmente con l'alcol. Può riguardare donne che hanno bevuto un solo bicchiere di vino nei primi tre mesi di gestazione: questo rischia di compromettere irrimediabilmente il normale sviluppo neurologico del feto.

E' inevitabile consigliare vivamente alle future mamme di astenersi totalmente dal bere alcolici così come dal fumare. La salute del proprio figlio merita questi piccoli, ma importanti sacrifici.

03-07-2007 - © italiasalute.leonardo.it - fonte

Meno morti sulle strade svizzere

Calo degli incidenti mortali l'anno scorso; un quarto dei casi è da imputare alla velocità eccessiva.

Prosegue, indica oggi l'UFS, la tendenza avviata nel 2005 in seguito all'inasprimento della legislazione sulla circolazione stradale, che ha portato a un calo del 20% del numero dei morti rispetto al 2004. Il numero dei morti per incidenti della circolazione sulle strade svizzere è infatti di nuovo diminuito in misura consistente nel 2006. I decessi sono stati 370, ossia 39 in meno dell'anno precedente (-9,5%). La situazione è invece assai diversa sul fronte dei feriti, che rimangono sui valori del 2005. Il numero dei feriti gravi (passato dai 5'059 del 2005 ai 5'066 del 2006) è persino aumentato, mentre i feriti leggeri (21'652 contro 21'695 nel 2005) sono risultati leggermente meno numerosi.

Svizzeri più virtuosi dei vicini

Nel confronto con i suoi quattro Paesi vicini la situazione della sicurezza stradale risulta migliore in Svizzera: con un tasso di 49 morti per milione di abitanti nel 2006, la Confederazione presenta dati nettamente inferiori di Italia (92 morti per milione di abitanti nel 2005), Austria (88), Francia (74) e Germania (62). Tra le varie influenze probabili comunicate dalla polizia in relazione ai 370 incidenti mortali del 2006, al primo posto figura la velocità eccessiva, menzionata nel 25% dei casi. Seguono lo stato del conducente o del pedone (17%), la disattenzione (16%) e il non rispetto della precedenza (9%). È stato rilevato un netto calo dell'influenza dell'alcool: ne erano legati, almeno in parte, il 16% dei decessi, ossia un tasso nettamente inferiore alla media degli anni 2000-2005, che era attorno al 20%.

Rischiano di più i motociclisti

Per contro, si osserva un'evoluzione contraria negli incidenti di minore gravità: il 14% delle ferite gravi e il 10% delle ferite leggere possono essere imputate, almeno in parte, alla guida sotto l'influenza dell'alcool, ossia proporzioni leggermente superiori a quelle del periodo 2000-2005. Delle 370 persone decedute nel 2006, 156 (42%) erano alla guida o passeggeri di automobili, 76 (21%) pedoni, 69 (19%) motociclisti e 35 (9%) ciclisti. C'è però da considerare che l'82% delle distanze percorse dalla popolazione svizzera sulle strade è effettuato in automobile, il 7% a piedi, il 2,5% in bicicletta e solo il 2% in motocicletta. Quindi, in base alla distanza percorsa, i motociclisti sono esposti alla morte sulla strada 18 volte più degli occupanti di un'auto, i ciclisti 7 volte di più e i pedoni 6 volte di più.

TG Svizzera italiana delle 12:30 del 3 luglio 2007 - fonte

Manfredonia ai ragazzi: 'attenti all'alcol'

Parte una campagna di prevenzione dell'abuso di alcool nei mesi estivi

Il Dipartimento Dipendenze Patologiche della Asl Fg, con il patrocinio del Comune di Manfredonia, darà il via a breve, e per tutto il periodo estivo, ad una campagna di prevenzione contro l’abuso di alcol.

Venti postazioni per informare e sensibilizzare sui rischi connessi all’abuso di sostanze alcoliche saranno allestite nel corso delle prossime nove settimane nei luoghi di maggior concentrazione specie di giovani, come discoteche, pub e locali notturni presenti in tutto il territorio di Manfredonia.

“Il progetto – spiega l’assessore alle politiche sanitarie, Pasquale Papagna – si inquadra nel contesto delle politiche di prevenzione alle quali l’Amministrazione comunale attribuisce un ruolo di primaria importanza e che la popolazione mostra di gradire come dimostrano le adesioni oltre ogni previsione che hanno raccolte le diverse campagne specialistiche proposte, ultima delle quali quella del 30 giugno scorso riguardante la prevenzione dell’osteoporosi con l’effettuazione di densitometrie ad ultrasuoni e la somministrazione dimostrativa di vitamina D e di alimenti ricchi di calcio”.

In tutte le postazioni “anti-alcool” saranno presenti quattro operatori che effettueranno la misurazione del tasso alcolico con test del palloncino e la distribuzione di materiale informativo. “L’obiettivo primario e immediato – rileva il dottor Giordano – è quello di prevenire incidenti stradali dissuadendo i giovani, nei quali si è riscontrato un tasso alcolico elevato, dal mettersi alla guida di autoveicoli”.

Le postazioni presso le quali opereranno quattro operatori, saranno allestite in punti strategici tenendo conto: della frequentazione e il valore attrattivo del locale; dell’alto rischio di abuso di sostanze alcoliche da parte dei giovani frequentatori; della possibilità di collaborazione con i gestori dei locali; della necessità da parte dei frequentatori di far uso prevalentemente di automobili e motoveicoli.

03-07-2007 - fonte

Lavoro: cambiano le regole per i disabili

Modena - Con luglio è entrata in vigore la nuova modalità regionale per la formulazione delle graduatorie delle persone con disabilità appartenenti alle categorie protette. Eliminata la graduatoria annuale, saranno formulate solo graduatorie specifiche tra le persone che si candidano per i posti disponibili per l’avviamento numerico pubblicati mensilmente dalla Provincia.

Ogni persona, quindi, potrà trovarsi in più graduatorie, in base ai posti di lavoro per i quali si è candidato, oppure in nessuna. In questo caso rimane comunque iscritto fino a quando perdura la condizione di disoccupato.L’ordine della graduatoria è stabilito sulla base dell’anzianità di iscrizione, del carico familiare, della situazione economica e patrimoniale, del grado di invalidità.Le modalità di calcolo si possono consultare sul sito della Provincia.
Le graduatorie hanno una validità di sei mesi.

Le persone da avviare saranno individuate quindi in base all’ordine di graduatoria, tenendo anche conto delle condizioni personali desunte dalla diagnosi funzionale nonché delle capacità professionali e delle conoscenze necessarie individuate dai datori di lavoro ed espresse nella descrizione del posto di lavoro pubblicato.

03-07-2007 - fonte

Meno matrimoni e più bambini (Svizzera)

Nel 2006 il numero di neonati in Svizzera ha registrato il valore più alto dal 2000. In crescita pure le nascite extra matrimoniali, sebbene il loro numero sia decisamente inferiore rispetto al resto d'Europa.
Come risulta dalla Statistica del movimento della popolazione nel 2006, i decessi sono invece leggermente diminuiti, mentre è aumentata la speranza di vita per donne e uomini.

Nel 2006 sono venuti al mondo 73'400 bambini in Svizzera, ossia 500 in più rispetto al 2005. Come sottolinea l'Ufficio federale di statistica (UST), si tratta del numero di nascite più elevato da sei anni a questa parte.

È comunque ancora troppo presto per parlare di una vera tendenza della crescita della natalità, avverte l'UST. Dal 2001, il numero di neonati è in effetti relativamente stabile e oscilla tra 71'800 e 73'400.

Stranieri prolifici

Anche l'indicatore sintetico di fecondità (ISF) è in leggero aumento. È passato da 1,42 figli per donna nel 2005 a 1,44 nel 2006. Il valore rimane tuttavia inferiore ai 2,1 figli necessari per assicurare il ricambio generazionale, si legge in un comunicato dell'UST.

Le più prolifiche sono le donne di nazionalità straniera (1,87 figli), sebbene il numero medio di figli di cittadine svizzere sia cresciuto da 1,27 nel 2005 a 1,30 nel 2006.

Nel raffronto internazionale, l'ISF della Svizzera risulta inferiore a quello medio dei paesi dell'Unione europea dei 25 (1,52 nel 2005).

Più figli extramatrimoniali

Altro dato interessante che emerge dal rapporto dell'UST, l'aumento delle nascite al di fuori del matrimonio. In un anno, la quota è passata dal 13,7% al 15,4% (6,1% nel 1990). Paragonata all'Ue-25 (33,1% nel 2005), la Confederazione si situa ancora una volta in fondo alla lista, con uno dei tassi di nascite extramatrimoniali più bassi.

Parallelamente, l'UST sottolinea un incremento del numero di riconoscimenti di paternità: 11'400 riconoscimenti nel 2006, contro i 10'100 dell'anno precedente. Oltre la metà è avvenuta prima della nascita del figlio.

«Si tratta di un capovolgimento della situazione rispetto agli ultimi 15 anni, quando la maggior parte dei riconoscimenti avveniva dopo la nascita», scrive l'UST.

Meno morti e vite più lunghe

Per ciò che concerne i matrimoni, nel 2006 sono convolate a nozze 39'800 coppie, 300 in meno rispetto al 2005. Il lieve calo - osserva l'UST - s'iscrive nella tendenza al ribasso osservata da una decina d'anni, ad eccezione degli anni 1999, 2002 e 2005.

Se in futuro il comportamento della popolazione dovesse rimanere quello attuale - aggiunge l'ufficio - oltre un matrimonio su due (51,7%) è destinato a sfociare in un divorzio.

Nel suo rapporto, l'UST include infine le cifre relative alla mortalità e alla speranza di vita. Con 60'300 morti, il 2006 è in linea con quanto osservato negli ultimi dieci anni, quando i decessi sono oscillati tra i 60'200 e i 63'100.

La leggera diminuzione del numero dei decessi registrata l'anno scorso (-1,4% rispetto al 2005) è secondo l'UST da ricollegare all'arrivo tardivo dell'influenza, che ha registrato il suo picco a metà febbraio 2007.

La speranza di vita è progredita per entrambi i sessi, raggiungendo in media i 79,1 anni per gli uomini (+ 0,6 anni) e gli 84,0 anni (+0,4) per le donne.

swissinfo.org - 03-07-2007 - fonte

Prima giornata di prevenzione dei tumori della pelle

Domenica, 8 luglio, presso la sede del Palazzo comunale di Raffadali, in via Nazionale, è in programma la prima giornata di prevenzione di tumori della pelle, promossa dall’Assessorato comunale alla Sanità, guidato dal vice sindaco Luigi Argento, in collaborazione con la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Dalle 9,30 alle 12,30 sarà presente una postazione mobile, messa a disposizione dalla Lega, dotata a bordo di dermatoscopio che consente di effettuare la mappatura dei nei e la diagnosi precoce di eventuali melanomi. Le visite, gratuite, saranno a cura del dottor Carmelo Sgarito, responsabile ambulatorio della Lega oncodermatologica.

Grande soddisfazione viene espressa dal sindaco, Silvio Cuffaro, per l’avvio di questa importante iniziativa a beneficio della popolazione raffadalese. La tutela della salute pubblica è uno dei punti prioritari previsti dal suo programma elettorale.

“E’ la prima di una lunga serie di attività socio-sanitarie che l’amministrazione comunale di Raffadali porterà avanti – afferma il vice sindaco Argento – consapevoli dell’importanza che assume oggi la prevenzione. Specificatamente al servizio di domenica, vogliamo offrire ai nostri cittadini la possibilità di avere un costante monitoraggio di tutte quelle patologie che risentono positivamente di una diagnosi precoce, come appunto quelle tumorali. Faccio, dunque, un appello a tutte le famiglie raffadalesi affinché l’otto luglio – aggiunge Argento – rispondano positivamente all’iniziativa, sottoponendosi allo specifico controllo che l’amministrazione comunale offrirà loro. Ad ottobre partirà poi un programma di prevenzione contro l’obesità adolescenziale nelle scuole. Lo faremo in collaborazione con la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Palermo – conclude Argento - con la quale abbiamo stipulato un protocollo di intesa”.

Per informazione gli interessati potranno contattare il numero telefonico 0922- 475950.

Raffadali - 03-07-2007 - fonte

La strana etica occidentale. Lavoro minorile e soluzioni.

Uno degli effetti più evidenti della cosidetta “globalizzazione” - fenomeno economico, politico e sociale che ha coinvolto negli ultimi decenni praticamente tutti i Paesi del mondo - è la caduta di gran parte delle barriere che un tempo impedivano il libero scambio di beni e servizi a livello internazionale. Alla base della teoria moderna del commercio internazionale si trova il concetto di “vantaggio comparato”, secondo il quale ciascun agente economico (le nazioni nel caso specifico) tendono a specializzarsi in maniera più o meno pronunciata nella produzione di quei beni e servizi che permetta loro di sfruttare più elevati livelli di efficienza relativa rispetto al resto del mondo. Più tecnicamente, ciascun Paese si specializza nella produzione (e poi esportazione) di quei beni e servizi nell’ambito della quale esibiscono costi opportunità ridotti rispetto ai concorrenti, sia diretti sia indiretti.

Le dinamiche commerciali fondamentali odierne sono sotto gli occhi di tutti, ma non sempre opinione pubblica e mondo politico si sono dimostrati in grado di comprenderle completamente ed interpretarle nella giusta maniera. A livello generale si può affermare che il libero commercio tende a far aumentare il benessere complessivo delle nazioni coinvolte, con qualche eccezione particolare sulle quali, però, non mi soffermerò. Questo non significa che qualsiasi industria o settore in una data economia riesca sempre e comunque a trarre vantaggi dal libero scambio internazionale; significa invece che i vantaggi che ne derivano sono superiori agli svantaggi. Inevitabilmente, però, qualcuno risulterà perdente a causa della più elevata competizione nei mercati internazionali. Gli effetti negativi in alcuni settori non testimoniano tuttavia il fallimento dei meccanismi economici all’opera e del libero mercato; provano invece i fallimenti e l’inadeguatezza dei meccanismi politici basati sul compromesso, incapaci di indirizzare il fenomeno della globalizzazione, di trarne pienamente vantaggio e di proporre provvedimenti e misure che rendano meno costose le conseguenze sugli agenti economici danneggiati.

Si pensi ad esempio al caso italiano (simile, però, a praticamente tutti i Paesi del mondo occidentale): i prodotti a basso costo di produzione provenienti da Cina ed India invadono i nostri mercati beneficiando i consumatori ma danneggiando quelle industrie che non sono in grado di competere adeguatamente nel mercato di quei beni. L’industria tessile è l’esempio forse più rappresentativo. Ciò è dimostrazione dell’incapacità italiana di adattamento alle mutate condizioni internazionali; di conversione del proprio sistema industriale e di indirizzamento di quest’ultimo verso processi produttivi a più alto contenuto tecnologico. Produrre tecnologia dovrebbe essere la norma per un Paese che ancora, ma chissà per quanto, è tra i più ricchi del pianeta. Probabilmente ciò che appare evidente non è, in realtà, affatto scontato.

La demogagia di ministri e viceministri europei, di politici nostrani e di nazioni estere, ha prodotto nel tempo reazioni poco consigliabili. Tra queste, l’introduzione di quote e dazi doganali sui prodotti provenienti dall’Asia. Talora, le giustificazioni addotte sono addirittura degenerate in considerazioni etiche dettate da presupposti ed argomentazioni cui, tuttavia, teoria economica e buona parte dell’evidenza empirica sembrano non dare supporto.

È noto che in molti di quei Paesi - fortemente orientati all’esportazione e che stanno conquistando fasce sempre più consistenti dei mercati occidentali grazie a costi di produzione ultra-competitivi soprattutto nelle industrie ad alta intensità di lavoro - i problemi relativi al mancato rispetto dei diritti umani e al lavoro minorile siano di entità non trascurabile. Anche spingendo su motivazioni e considerazioni etiche in grado di indirizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su tematiche di questo tipo, nel mondo occidentale sono spesso stati approvati provvedimenti restrittivi dei rapporti commerciali con quei Paesi in cui, per esempio, non esistano limiti all’impiego di minori nelle attività produttive.

Facile allora immaginare come, di frequente, a guidare queste scelte sia stato più che altro l’egoismo di politici e produttori occidentali e non il puro sentimento di solidarietà (orgogliosamente ostentato) nei confronti di sfortunati e del tutto anonimi individui sfruttati in posti lontani, buoni, magari, per andare in vacanza. Il dubbio che le reali motivazioni siano state altre si fa più consistente se si considera che logica economica e studi empirici suggeriscono che interrompere o limitare i flussi commerciali con quelle nazioni sia in realtà controproducente e non aiuti affatto a risovere il problema del lavoro minorile e dei diritti umani presumibilmente calpestati. Diverse volte si sono addirittura verificati tentativi autonomi e spontanei di boicottaggio dei prodotti provenienti da quei Paesi da parte di consumatori ed associazioni del mondo sviluppato.

Eric Edmonds e Nina Pavcnik, Professori di Economia presso il Dipartimento di Economia Politica di Dartmouth College negli USA, sono tra i massimi esperti mondiali in tema di lavoro minorile e commercio estero. Attraverso la loro ricerca si “scopre” che, sebbene sia talora consigliabile intervenire in maniera urgente per impedire il verificarsi di situazioni estreme, sviluppo e crescita restano le principali soluzioni di lungo periodo al problema del lavoro minorile.

Fondamentalmente, il lavoro minorile è il sintomo di una condizione di povertà prolungata e diffusa. Recenti stime - elaborate dallo Statistical Information and Monitoring Program on Child Labor (SIMPOC) dell’Organizzazione Internazionale del lavoro - ci dicono che nel mondo ci sono circa 220 milioni di bambini economicamente attivi (cioè impiegati o in cerca di impiego in cambio di salari monetari o di compensi in natura), pari al 18% del totale degli individui in età compresa tra 5 e 14 anni. Il 60% di questi ragazzini lavora in Asia, il 30% nell’Africa sub-sahariana. La restante parte si divide tra economie in transizione ed economie sviluppate.

Eventi particolari ed alcune politiche economiche possono avere effetti ambigui sul lavoro minorile. Ad esempio, il fenomeno della globalizzazione può in teoria determinare un aumento della domanda di lavoro da parte delle imprese in Paesi poveri che abbiano nell’offerta di lavoro la propria principale risorsa. In casi come questo, la domanda di lavoro potrebbe riguardare sia adulti sia minori; tuttavia una domanda di lavoro più elevata potrebbe nel tempo innalzare il reddito delle famiglie, riducendo di conseguenza il loro incentivo a permettere che i minori siano utilizzati come risorsa nei processi di produzione.

Crescita e sviluppo sono condizioni necessarie per la riduzione del problema, ma, comprensibilmente, funzionano nel lungo periodo; il miglioramento della qualità dei sistemi di istruzione e formazione e schemi di incentivazione finanziaria destinati alle famiglie più povere affinchè percepiscano come più conveniente mandare i propri figli a scuola, piuttosto che impiegarli sin da piccoli in attività lavorative, sembrano essere misure capaci di avere effetti più immediati.

L’evidenza empirica proposta dai due studiosi (e da altri ricercatori) si può sintetizzare nei seguenti tre punti:

1 - il lavoro minorile sembra declinare in maniera assai pronunciata all’aumentare del reddito medio delle unità familiari;
2 - i tassi di lavoro minorile sembrano aumentare o diminuire assai repentinamente in risposta ad inattese mutazioni delle condizioni economiche familiari (in particolare, aumentano nei casi di improvvisa caduta del reddito);
3 - istituzioni locali inefficienti, accompagnate da condizioni generalizzate di povertà, possono ridurre di molto le possibilità di scelta dei nuclei familiari, costringendoli di fatto ad impiegare il lavoro dei propri figli nel tentativo di incrementare i propri flussi di reddito.

È sulla base dell’analisi di questi semplici risultati empirici che si dovrebbe dunque agire per puntare alla risoluzione del problema, senza scadere nella facile demagogia di politici e parti sociali, utile soltanto a perpetuare la proprie posizioni di rendita e finalizzata alla difesa esclusiva del proprio particolare.

Dal primo punto, ad esempio, è possibile inferire direttamente l’azione di politica economica ottimale che dovrebbe essere adottata senza tentennamenti dai ricchi Paesi occidentali, se solo la questione del lavoro minorile fosse considerata davvero così importante. Politiche di liberalizzazione delle dinamiche legate al commercio estero (quindi abolizione di quote e dazi doganali e rimozione di ogni ostacolo al libero scambio di beni e servizi) dovrebbero, di conseguenza, essere implementate. La crescente ricchezza che i Paesi più poveri verificherebbero grazie al commercio estero eliminerebbe nel lungo la necessità per i nuclei familiari di costringere i propri figli al lavoro sin da giovane età. Il supporto teorico ed empirico di questo tipo di argomentazione è fornito dallo stretto legame generalmente esistente tra grado di apertura di una nazione ai flussi commerciali (sia in entrata, sia in uscita) e livello di reddito complessivo.

In base a quanto descritto al secondo punto, il suggerimento naturale di politica economica riguarderebbe il mercato del credito. Il rilassamento dei vincoli di accesso ai canali del credito e sistemi bancari e di intermediazione più efficienti potrebbero essere fondamentali per ridurre i casi di povertà indotta a livello familiare da improvvisi shock reddituali negativi. In quest’ambito sistemi bancari basati sul microcredito potrebbero rivelarsi assai utili ed efficaci.

Al terzo punto la soluzione è quasi ovvia: miglioramento delle istituzioni scolastiche e politiche attive che rendano l’investimento in formazione e capitale umano più attraente, più remunerativo in ottica futura e meno costoso (si dovrebbe rinunciare infatti ad una attività lavorativa immediata) anche attraverso incentivi ed aiuti finanziari offerti dallo Stato alle famiglie bisognose.

Al contrario, strumenti più diretti come i divieti al lavoro minorile, l’istituzione della scuola dell’obbligo o gli embarghi e le restrizioni commerciali, sebbene politicamente più attraenti in occidente (probabilmente per la loro capacità di mettere a tacere le coscienze dei benpensati del mondo sviluppato), sono in realtà di dubbia efficacia. Far rispettare divieti ed obblighi sarebbe molto difficile in Paesi in cui le istituzioni latitano già in altri ambiti, anche per mancanza oggettiva di risorse. Se anche nei Paesi più sviluppati le leggi riguardanti l’obbligatorietà dell’istruzione fino ad una certa età sono frequentemente disattese, sarebbe soltanto pura utopia aspettarsi che disposizioni simili possano rivelarsi più efficaci in aree del mondo con problemi ben più gravi e pronunciati. Le restrizioni al libero commercio costituirebbero (e costituiscono) un ostacolo insormontabile alla crescita di lungo periodo ed interromperebbero (anzi, lo fanno di già) sul nascere i processi di miglioramento degli standard di vita delle popolazioni più povere. Gli effetti di tali politiche potrebbero addirittura dimostrarsi dannosi e contribuire all’ulteriore deterioramento del problema in questione.

Sanzioni e restrizioni riducono il reddito medio delle famiglie, inducendo potenzialmente un aumento nell’incidenza del lavoro minorile. Inoltre, applicate in maniera discontinua e non sistematica su casi simili, finiscono per essere una minaccia assai poco credibile, risultando inefficaci rispetto all’obiettivo che ci si propone di raggiungere. Infine, non si può certo dire che gli effetti che tali sanzioni vorrebbero ottenere siano completamente chiari: per esempio, se fossero sufficienti ad impedire il lavoro minorile in ambiti lavorativi conosciuti internazionalmente e di grande impatto mediatico (si pensi al “caso” dei bambini impiegati dalla Nike per produrre palloni di calcio), ben poco si potrebbe fare per impedire che i minori cambino datore di lavoro riversandosi in settori meno esposti.

di Pierangelo De Pace - 02-07-2007 - fonte

Sicurezza stradale, verso il giro di vite

Roma. Dai 5 ai 6 milioni di euro. È la somma che il ministro dei Trasporti Bianchi destinerà alla sicurezza stradale: «Sulle strade italiane ogni anno ci sono più morti che quelli causati sommando gli incidenti sul lavoro, le morti violente o le vittime per altri tipi di trasporto». Dopo l’approvazione del disegno di legge che porta la sua firma a Montecitorio, il ministro promette per la prossima settimana un provvedimento di spesa, con le risorse previste nella legge di bilancio 2007. Soldi che saranno destinati a sicurezza e controlli.

Il disegno di legge prevede che gli introiti derivanti dalle sanzioni, vengano destinati, almeno per il 50% alla sicurezza stradale: «Al momento lo fanno solo 400 Comuni su 8.000». Il ministro ha presentato ieri il progetto, approvato nell’aula di Montecitorio il 26 giugno. Il documento deve passare ora all’esame del Senato e Bianchi ha sottolineato l’importanza del consenso e del sostegno arrivato anche dall’opposizione.

Il ministro ha sottolineato che «nei controlli il nostro Paese è molto indietro»: «L’obiettivo europeo al 2010 è di ridurre del 50% gli incidenti stradali. Per questo servono misure più incisive. La patente ha portato una diminuzione del 20% dell’incidentalità. Nello stesso periodo, però, gli incidenti che hanno coinvolto i motocicli sono aumentati dell’11%». Quanto alla proposta sulla patente a 16 anni: «È un’autorizzazione che può essere richiesta dai ragazzi che hanno già la patente A per essere accompagnati da una persona che ha la patente da almeno 10 anni». E il presidente della commissione Trasporti della Camera, Meta, ha inoltre annunciato: «Il ministro dei Trasporti varerà un provvedimento speciale per sanzionare e obbligare quei Comuni che non reinvestono sulla sicurezza il 50% delle entrate da sanzioni».


Intanto al Senato si lavora sul disegno di legge e sta raccogliendo favori bipartisan una proposta (sottoscritta da ben 151 senatori): portare in moto o in motorino i bambini fino a 5 anni d’età deve essere vietato. I più grandicelli potranno invece salire sulle due ruote, ma fino a 12 anni dovranno essere assicurati con uno speciale seggiolino.

03-07-2007 - fonte

Le vittime civili scuotono il summit di Roma

L'Onu: «Troppi morti in Afghanistan». L'ambasciatore Usa Khalilzad: «I talebani usano scudi umani»

ROMA — Quanto può essere facile corrompere un giudice in un Paese nel quale i magistrati guadagnano l'equivalente di 70 dollari al mese, ossia poco più di 50 euro? Come si fa a processare un delinquente in una zona priva di palazzi di giustizia? Fino a quale punto può essere accettata la sharia, la legge islamica, nel diritto di uno Stato che si regge grazie a forze militari per lo più occidentali su mandato dell'Onu? Basterebbero domande come queste, di fatto all'ordine del giorno della conferenza internazionale sulla giustizia in Afghanistan cominciata ieri a Roma, per dare l'idea di un'impresa molto complicata, se non ai limiti dell'impossibile. Ma le difficoltà sono ancora di più.

Mentre i diplomatici e i tecnici accolti dal sottosegretario Gianni Vernetti discutevano alla Farnesina dell'eterna emergenza afghana sotto il profilo giuridico, strascichi di cattive notizie hanno sovrastato ancora una volta gli sforzi per la ricostruzione del Paese dominato fino al 2001 dai talebani. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon non ha ritenuto di dover tacere dopo che tra venerdì e sabato, nell'Helmand, un bombardamento della Nato ha ucciso, secondo le autorità locali, 45 cittadini inermi e non soltanto 62 talebani. Prima di raggiungere Roma, il coreano che ha preso il posto di Kofi Annan si è definito «molto preoccupato e amareggiato per la continua violenza e in particolare per le vittime civili ».

È da almeno un anno che il presidente afghano Hamid Karzai, alla testa del suo Paese innanzitutto perché uomo dell'etnia pashtun gradito agli Stati Uniti, chiede alle forze internazionali di non colpire per sbaglio gente inoffensiva. Ieri Karzai è stato da Giorgio Napolitano e da Romano Prodi. Oggi il presidente del Consiglio interverrà alla conferenza con Ban Ki-moon, il ministro degli Esteri Massimo D'Alema e Karzai. Tra le 26 delegazioni in platea il livello dei partecipanti è più basso rispetto a quanto sperato in origine, prima che venisse incarcerato per tre mesi Rahmatullah Hanefi, impiegato da Emergency come mediatore con i rapitori di Daniele Mastrogiacomo e poi tenuto in cella a lungo in Afghanistan senza avvocato né imputazione.

A Roma ci sono, sì, il segretario generale della Nato Jaap De Hoop Scheffer, la commissaria europea Benita Ferrero Waldner, il ministro degli Esteri portoghese Luis Amado. Ma la Gran Bretagna ha mandato il suo ambasciatore a Kabul, la Francia un direttore del ministero degli Esteri, la Germania un sottosegretario, gli Usa il segretario di Stato aggiunto Richard A. Boucher e l'ambasciatore all'Onu Zalmay Khalilzad. Quest'ultimo, nato in Afghanistan, ha pronunciato parole destinate a non raccogliere troppi applausi da quanti sono inquieti a causa delle vittime inermi. «È molto sfortunato che nelle operazioni militari talvolta si trovino in mezzo civili », ha detto Khalilzad accusando i talebani di usare «i civili come scudi». La sua tesi: «La guerra non è una scienza perfetta», i militari americani «fanno del loro meglio» per risparmiare i secondi.

Il Consiglio supremo di Difesa italiano, presieduto da Napolitano, ha sostenuto che occorre «migliorare» la «coerenza tra azioni e obiettivi sul terreno» per mantenere «il giusto equilibrio» tra «esigenze di sicurezza» e «consolidamento delle istituzioni democratiche». Come a dire: se ci rimettono i civili, altro che consenso, si ricava l'opposto.

A Prodi, in segno di ottimismo, Karzai ha citato il caso di un magistrato afghano che ha messo in galera un «signore della guerra» benché questo gli avesse offerto 500 mila dollari. Per aumentare gli stipendi dei magistrati e costruire cittadelle giudiziarie, l'Italia oggi annuncerà lo stanziamento di altri 13 milioni e mezzo di euro. Negli ultimi sei anni, per la ricostruzione civile in Afghanistan il nostro Paese ne ha stanziati 257 milioni. I frutti non sono esaltanti. Secondo chi se ne occupa, un'alternativa non c'è.

Maurizio Caprara - 03 luglio 2007 - fonte

Le principali modifiche al codice della strada contenute nel Ddl Bianchi che ora passa al Senato

(ASAPS) – Pugno di ferro per chi viola il Codice della Strada. Ma anche riconoscimenti per i più disciplinati al volante. Il nuovo Ddl Bianchi, già approvato alla Camera e ora passato al Senato, prevede il carcere per chi è recidivo nella guida senza patente, sanzioni più dure per chi parla al telefonino o ascolta l’I-pod mentre guida, viola i limiti di velocità, si mette al volante ubriaco o sotto l’effetto di droghe. Sanzioni che, poi, diventano più aspre per i “principianti” che hanno la patente da meno di tre anni, cui viene proibito di guidare auto e moto molto potenti. Per i più meritevoli, invece, è previsto il raddoppio dei punti “bonus” per gli autisti disciplinati e l’impegno dello Stato a spendere le maggiori entrate determinate dagli aumenti delle sanzioni per migliorare la sicurezza delle strade italiane.

Tutti gli organi di stampa si sono più o meno pronunciati in questo modo. Riteniamo che complessivamente il testo di legge contenga novità interessanti. Per altri aspetti rimaniamo invece perplessi. Per questo inseriamo alcuni commenti ai vari punti che modificano il CdS.

Ecco le principali novità che verranno introdotte quando il testo verrà approvato a Palazzo Madama.

“FOGLIO ROSA” A 16 ANNI - Il “foglio rosa” potrà essere richiesto a 16 anni, due anni prima della maggiore età che è richiesta oggi, da chi ha già conseguito la patente A1 potrà esercitarsi purché accompagnato da un titolare di patente conseguita da oltre 10 anni, dopo un corso pratico di guida, effettuato con un istruttore anche in autostrada e di notte.

Abbiamo già espresso qualche perplessità su questa novità. Innanzi tutto ci chiediamo con quali modalità si effettueranno le prove di scuola guida nei tratti autostradali, in un traffico caotico, che non permette errori. Come faranno poi quelle regioni come la Sardegna, o quelle province, che di fatto sono prive di tratti autostradali?
In merito all’accompagnatore, oltre all’anzianità di 10 anni di patente avremmo preferito aggiungere che doveva trattarsi anche di un patentato mai coinvolto in incidenti stradali gravi con colpa e al quale non erano mai stati prelevati punti dalla patente per gravi violazioni stradali. Il fatto che si tratti di persona patentata da almeno 10 anni non ci garantisce più di tanto. Si consideri poi che la vettura condotta dal 16enne sarà sprovvista di doppi comandi.

Attenzione però, perchè il testo prevede, infatti, una lunga serie di limitazioni:

- bisognerà essere già in possesso di una patente di categoria A;

- si potranno guidare autoveicoli di massa complessiva a pieno carico non superiore a 3,5 t (con esclusione del traino di qualunque tipo di rimorchio);

- ci si potrà esercitare solo se accompagnati da una persona in possesso di patente di categoria B o superiore da almeno dieci anni;

- il veicolo dovrà avere un rapporto potenza/tara fino a 60 kW/t;- per esercitarsi occorrerà l’autorizzazione della motorizzazione civile, rilasciata su istanza di uno dei genitori;

- ci si potrà esercitare alla guida solo dopo aver fatto dieci ore di corso pratico presso un’autoscuola, di cui quattro ore in autostrada o su strade extraurbane e due in ore notturne;- sul veicolo non potrà prendere posto nessun altro, all’infuori, ovviamente, del conducente e dell’accompagnatore;

- il veicolo dovrà essere munito di un nuovo contrassegno con le lettere “GA”.

Chi violerà le nuove norme verrà severamente punito. In particolare, se si commetteranno violazioni che normalmente prevedono la sospensione della patente, la patente di cui si è in possesso sarà soggetta a revisione (occorrerà cioè fare nuovamente l’esame) e l’autorizzazione a guidare sarà revocata. Nel caso in cui, invece, si guidasse senza accompagnatore, è prevista una multa di 370 euro e il fermo amministrativo del veicolo per tre mesi.

Domanda: ma alla fine ne varrà proprio la pena?

AUMENTANO SANZIONI LIMITE VELOCITA’ - Per chi supera i limiti di 40 km/h la sanzione sarà fino a 1.500 euro, che diventano fino a circa 2mila se il limite è superato di 60 km/h. La sospensione della patente passa doveva passare da tre a sei mesi nel primo caso, ma un emendamento ha riportato la sospensione da 1 a 3 mesi come nella normativa attuale. Sospensione da sei a dodici mesi nel secondo caso. Oltre i 60 km/h la patente viene revocata. Una misura giustamente severa. Tuttavia si è introdotto all’articolo 142 del CdS un comma 6 bis che recita testualmente: a-bis) dopo il comma 6 è inserito il seguente:«6-bis. Le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità devono essere preventivamente segnalate e ben visibili, ricorrendo all’impiego di cartelli e di dispositivi di segnalazione luminosi, conformemente alle norme stabilite nel regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, e successive modificazioni. Le modalità di impiego sono stabilite con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’interno»;Capiamo l’esigenza di trasparenza, ma sinceramente, a nostro parere, non si sentiva la necessità di collocare anche dispositivi di segnalazione luminosi. Si tratterà ora di vedere quali saranno le modalità stabilite nell’apposito decreto dei due ministeri competenti.Certamente questa novità porterà acqua al mulino dei ricorsi ai GdP, argomento che affrontiamo a parte.

INVERSIONE DI MARCIA E CONTROMANO IN AUTOSTRADA -
Forte giro di vite per queste due gravi tipologie di infrazioni.
Assolutamente condivisibile la più severa normativa.
L’inversione del senso di marcia in autostrada o la percorrenza dell’autostrada contromano, attualmente punita con la sanzione accessoria della sospensione della patente da sei a 24 mesi verrà punita con la revoca della patente.
Invariata la sanzione amministrativa di 1754 euro, ma non è più ovviamente prevista la decurtazione di punteggio (la patente, come detto, sarà revocata).

OK AL “TUTOR” - I limiti di velocità potranno essere accertati anche con degli strumenti che calcolano la velocità media su dei tratti di strada.
Il Tutor si sta rivelando uno strumento di contrasto alla velocità, trasparente ed efficace. La precisazione del legislatore sembra poterlo far estendere anche ai tratti non autostradali, come le superstrade.

NUOVE SANZIONI AD AUTISTI “DROGATI” - Arriva l’arresto fino a due mesi e un’ammenda da 500 a 2mila euro per chi guida sotto effetto di droghe. C’è pure il fermo amministrativo dell’automobile per 3 mesi, salvo che essa appartenga a persona estranea a chi ha commesso il reato. In alternativa al carcere è possibile essere affidati ai servizi sociali: ad esempio, per assistere vittime di incidenti stradali.
Misura assolutamente condivisibile. Ma la vera novità della nuova stesura dell’art.187 sta nella previsione di un Comitato tecnico per l’elaborazione dei protocolli di verifica delle condizioni di idoneità psicofisica alla guida dei conducenti controllati. Finalmente. Infatti il compito delle forze di polizia non è quello di stabilire le cause dell’intossicazione, ma di interrompere il pericolo sulla base di oggettive (e pratiche) modalità di verifica.

GUAI A ALZARE IL GOMITO - Guidare da ubriachi “costerà” il doppio: un’ammenda da 500 a 2.000 euro (attualmente va da 250 a 1.000 euro). E se il conducente ubriaco provoca un incidente stradale la pena è dell’arresto fino a due mesi e dell’ammenda da 1.000 a 4.000 euro, con sospensione della patente da tre mesi a un anno. Viene punito anche chi guida dopo aver fumato spinelli o assunto droghe. La patente viene sempre revocata se l’incidente è commesso da conducenti di autobus che hanno alzato il gomito. Se il tasso alcolemico è superiore a 1,5 grammi per litro, oltre alle ammende c’è arresto fino a tre o a sei mesi e la sospensione della patente da sei mesi a due anni.

Un pacchetto di provvedimenti sicuramente severi e in linea con il problema alcol alla guida.
Peccato che sia stata eliminata l’ipotesi della confisca del veicolo, inizialmente prevista per coloro che risultavano con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l, cioè triplo rispetto al limite legale. Ancora una volta è prevalso l’interesse delle lobby dei produttori rispetto alla salvaguardia della vita.Anche in questo caso insistiamo sull’effettività della sanzione.
Se non si passerà dagli attuali 250.000 controlli l’anno, con l’etilometro o precorsori a qualche milione come negli altri paesi europei, con verifiche anche in orari diurni, la norma non otterrà i risultati sperati.

RIFIUTI IL PALLONCINO? PAGA - Multe salatissime per chi si sottrae all’accertamento del “palloncino”, salvo che il rifiuto non costituisca reato in sé: la sanzione è da 2.500 a 10.000 euro che salgono a 12mila se c’è un incidente.
Vale anche in questo caso il commento precedente. La depenalizzazione non deve spaventare più di tanto, in quanto le sanzioni previste sono molto severe e l‘iter amministrativo potrebbe essere più veloce di quello penale.

IN DISCOTECA TABELLE SU ALCOOL - Tutte le discoteche ed i locali di intrattenimento dove si vendono alcoolici saranno obbligati a esporre sempre tabelle che indichino quali bevande ed assunte in quali quantità fanno superare i limiti previsti dalla legge per la guida in stato di ebbrezza.
Ottima iniziativa, sperando che qualcuno le legga prima di iniziare a bere e chele tabelle siano poste in luoghi dove siano ben visibili e illuminate. Magari, suggeriamo di affiggerle, come avviene in altri paesi, anche nei bagni.

CELLULARE AL VOLANTE? VIA LA PATENTE AI RECIDIVI - Per chi parla al telefonino o ascolta musica in cuffia mentre è al volante ci sarà una multa da 148 a 594 euro e sarà possibile la sospensione della patente da uno a tre mesi. Scatterà la sospensione più grave da due a sei mesi qualora lo stesso soggetto sia recidivo e compia la stessa violazione in un biennio.
Un provvedimento sicuramente severo ed efficace.
Sale l’importo della sanzione a 148 euro, ma soprattutto avrà un forte effetto dissuasivo la sospensione della patente. Non parliamo di sospensione della patente aumentata ai recidivi. Sarebbe assolutamente un azzardo.
Se siamo bene informati (e dicono che noi dell’Asaps solitamente lo siamo), non esiste una banca dati delle violazioni amministrative accessibile a tutte le forze di polizia. Quindi?
Quindi come si farà a far emergere una recidiva quando dopo una prima sanzione contestata della Polizia Municipale di Premilcuore o di Busto Arsizio, saranno poi la Stradale della sottosezione di Villarboit o i Carabinieri di Gavi Ligure a contestare la seconda infrazione?Esistono già le ipotesi di recidiva come quelle del mancato uso delle cinture.
Non ci è dato di conoscere un numero cospicuo di casi di recidive sanzionate. Non era opportuno prevedere finalmente la nascita di una banca dati delle violazioni amministrative comune a tutte le forze di polizia?

QUATTRO PUNTI IN PIU’ PER AUTISTI VIRTUOSI – Dice la stampa “Buone notizie per gli autisti virtuosi: raddoppiano (da due a quattro) i punti “bonus” per la patente degli automobilisti che non hanno commesso infrazioni che ne avrebbero comportato la decurtazione”.

Su questo aspetto ci siamo già pronunciati e ci vogliamo ripetere.Noi sinceramente siamo perplessi, pensavamo che i bonus biennali dei punti dovessero essere aboliti. Uno Stato che ha a cuore le regole si limita a farle rispettare e a punire chi le viola, non premia chi le rispetta. Sarebbe come se venissero consegnati ogni 2 anni 4 portafogli a chi, rispettando il CP non ha scippato o borseggiato. A noi sembra un segno di debolezza dello Stato. Un piccolo particolare, il conducente “bravo” con gli aumenti biennali di 4 punti in 10 anni, raddoppierà il suo “tesoretto” che arriverà a 40 punti,(se dovesse rimanere il tetto di 30 punti massimi sarebbe un controsenso), veramente un bel gruzzolo. Certo non si tratta di un contributo alla maggior efficacia della PaP, speriamo sia bilanciato da altre misure.

MULTE SALATE PER CHI TRUCCA I MOTORINI - Chi fabbricherà o venderà ciclomotori che superano il limite dei 45 km all’ora rischierà ora di pagare da 1.000 a 4.000 euro di sanzione amministrativa, mentre chi li modifica successivamente dovrà pagare da 148 a 594 euro.

Ci vien da dire: finalmente!

Per quanto riguarda le modifiche ai veicoli, il testo approvato alla camera prevede che “con decreto del ministro dei Trasporti sono individuate le modifiche per i veicoli di massa complessiva fino a 3500 kg, esclusi i motoveicoli ed i ciclomotori, che possono essere effettuate, in deroga alle disposizioni in materia, senza nulla osta della casa costruttrice e senza visita e prova, anche tramite la certificazione di enti o professionisti accreditati”.
Con lo stesso decreto sono stabiliti i requisiti per l’accreditamento, nonché le modalità e le condizioni di effettuazione delle modifiche.

Ora però si dovranno intensificare i controlli sulle modifiche che hanno potenziato i ciclomotori in velocità. Torniamo al discorso dell’effettività delle sanzioni.

LEZIONI DI GUIDA ANCHE IN AUTOSTRADA - Per il conseguimento della patente B sarà anche necessario svolgere esercitazioni di guida con le autoscuole in autostrada o in strade extraurbane con almeno due corsie per ogni senso di marcia e nelle ore notturne.
Abbiamo già espresso alcune perplessità alla voce foglio rosa per i sedicenni, sui fattori di rischio e sulla impossibilità per quelle regioni o province che ne sono prive.

SANZIONI DURE PER OMISSIONE SOCCORSO - Chi omette di prestare soccorso sulle strade perché è ubriaco o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti rischia l’arresto da tre ad otto anni. Se c’è recidiva, la pena può salire fino a 10 anni. Aumenta anche la pena (sarà da 2 a 6 anni, attualmente è da 1 a 5) per l’omicidio colposo se chi ha investito una persona è ubriaco o drogato, e quella per le lesioni personali colpose (un terzo in più al responsabile).

Sicuramente un provvedimento giusto e condivisibile. La guida sotto l’effetto di stupefacenti o in stato di ebbrezza sta dilagando. Soprattutto il bevitore o consumatore occasionale deve sapere a cosa va incontro. Purtroppo chi guida in quelle condizioni non si pone il problema dei rischi che conseguono.

MAGGIORI ENTRATE MULTE? PER SICUREZZA - Le maggiori entrate determinate dall’aumento delle sanzioni amministrative pecuniarie disposte dalla modifica del codice della strada dovranno essere spese per ammodernare e mettere in sicurezza le strade italiane. Le maggiori entrate andranno a finanziare anche il potenziamento dell’illuminazione, il miglioramento della segnaletica stradale e la realizzazione di campagne di prevenzione in materia di sicurezza stradale “attraverso forme di pubblicità ad alto impatto emotivo e comunque tali da evidenziare le conseguenze che possono derivare dagli incidenti stradali”. Arriva poi l’obbligo per gli enti concessionari di strade ed autostrade con alto tasso di incidenti a curare immediatamente gli interventi più urgenti per il miglioramento della segnaletica.
Ottimo provvedimento.

Andava forse specificato anche un sistema di controlli e verifiche, con aspetti sanzionatoti per le pubbliche amministrazioni che poi non ottemperano e quindi non destinano le somme derivanti dalle sanzioni agli obiettivi stabiliti.

VELOCITA’ SPARISCE DA PUBBLICITA’ - La pubblicità di automobili e motociclette non potrà più far riferimento alla velocità da essi raggiunta. Toccherà all’Authority per la concorrenza l’accertamento della violazione di questo divieto, che costerà da 50 a 500 mila euro. Somme che saranno destinate a finanziare iniziative di educazione stradale e campagne di informazione e prevenzione sulla sicurezza stradale.

Anche questa modifica al CdS, va considerata estremamente positiva. In questo caso ci solleva qualche dubbio la procedura. Poiché la norma fa riferimento al ricorso all’Autority per la concorrenza, trattandosi di una procedura piuttosto lunga che richiede diverse settimane prima che si possa far scattare il provvedimento di divieto, probabilmente le agenzie pubblicitarie metteranno nel conto il costo, considerando che l’obiettivo della campagna pubblicitaria sarà comunque raggiunto.

CARCERE PER RECIDIVI GUIDA SENZA PATENTE - Chi guida senza patente rischierà l’arresto fino ad un anno, ma solo in caso di recidiva. Fino ad ora la guida senza patente, che da ora è reato penale, veniva punita solo con una sanzione amministrativa da 2.257 a circa 9 mila euro. Accanto all’arresto, che si applica solo ai soggetti che abbiano compiuto la violazione due volte nel corso di un biennio la sanzione pecuniaria rimane, anche se lievemente minore.

Una modifica che riporta la violazione, nel caso delle reiterazione alla configurazione di reato penale.
La misura potrebbe avere anche capacità dissuasoria. Rimane il problema dell’accertamento della recidiva che abbiamo descritto per le violazioni sull’uso del telefonino. In assenza di una banca dati delle violazioni amministrative, accessibile a tutte le forze dell’ordine il provvedimento appare più di effetto virtuale che reale.

NIENTE PIU’ BOLIDI PER PRINCIPIANTI - Chi ha la patente da meno di tre anni non potrà mettersi al volante di motocicli con potenza superiore a 25kW e ad auto più potenti di 60 KW: in pratica dovrà limitarsi a guidare solo le utilitarie. Arrivano inoltre revisioni obbligatorie della patente per i principianti che abbiano commesso incidenti gravi e, in generale, per chi dopo un incidente ha avuto la patente sospesa per almeno due mesi.

Abbiamo sollecitato questa modifica. Non è possibile che tutti possano guidare tutto. Nei primi tre anni è giusto che vengano limitate le potenze dei veicoli. Così come avviene in altri paesi. Il provvedimento si aggiunge per altro al divieto (in pratica mai fatto osservare) di superare i 100 km/h in autostrada e di 90 sulle extraurbane principali. Limite quest’ultimo che viene portato ad 80 km/h dal DDL.Punto debole del provvedimento è ancora quello dei controlli. Ricordiamo che l’accertamento di questa violazione non sarà possibile con l’elettronica (autovelox, tutor) senza fermare immediatamente il conducente. Torniamo alla necessità di avere più pattuglie fisiche su strada.

PIU’ TEMPO PER I RICORSI AI PREFETTI E PER IL PAGAMENTO DELLE SANZIONI - Aumenteranno da sessanta a novanta i giorni a disposizione degli automobilisti per beneficiare del pagamento in misura ridotta delle contravvenzioni e per presentare ricorso al prefetto contro di esse.

Lo avevamo già detto. In un momento di non poche difficoltà economiche si sarà voluto far respirare, come avviene qualche volta anche per le norme di carattere tributario, il “contribuente”.

Ci sembra infine molto importante l’inserimento dell’art.24 nel DDL approvato alla Camera contenente la delega al Governo ad emanare entro due anni Decreti Legislativi di modifica all’intero impianto del codice della strada che eliminino le parti tecniche del codice e quelle soggette a normativa internazionale. In sostanza si dovrà provvedere ad una semplificazione del testo che diventerebbe molto più sintetico, occupandosi nella sostanza delle sole norme di comportamento. (ASAPS)

02-07-2007 - fonte

Disabili precari

Al Ministro Pubblica Istruzione
Presidente Commissione Cultura
Direzioni scolastiche regionali
Uffici scolastici provinciali

In riferimento alle richieste di posti in deroga agli Usp si fa presente che le indicazioni impartite dal Ministero della Pubblica Istruzione con la C.M. n. 45 del 2006 sono ancora valide in quanto nella Nota a firma del Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia del 28-05-07 protocollo 13317 si legge che “in attesa di eventuali nuove istruzioni… determinate dal Dpcm n. 185 del 23/02/2006, vengono confermate le disposizioni impartite nel decorso anno”. Disposizioni contenute già C.M. 45 che al comma 7 evidenzia la necessità di provvedere all’assegnazione di tutte le ore di sostegno per le quali ricorrono le condizioni previste e che le proposte di ore sono affidate al gruppo di lavoro (art. 5 comma 2 Dpr 24 febbraio 1994) costituito da operatori sanitari, personale curriculare e di sostegno della scuola e dai genitori.

Pertanto si ritiene opportuno ribadire che i GLH provinciali, così come richiamato dalla Nota del Direttore Generale, esprimono solo un parere sulle ore richieste dall’organo competente a deliberare (ossia gruppo H d’Istituto) e che i Dirigenti degli Uffici Scolastici Provinciali dovranno trasmettere tutta la documentazione con le relative richieste agli Uffici Regionali.

Si rammenta infine ai responsabili degli Usp preposti alla verifica delle ore di sostegno, che la quantificazione delle ore da attribuire all’alunno disabile non può essere determinata esclusivamente dalla consultazione della diagnosi funzionale, senza tenere conto di tutte quelle variabili chiare al gruppo H d’istituto, che emergono nel PED e in tutta la documentazione a corredo e influiscono sul processo di crescita umana, sociale e culturale del diversamente abile.

La vigente normativa non attribuisce al GLH potere deliberante, quindi tale organo non può e non deve assumersi poteri e responsabilità che non gli competono. Si auspica che il Ministro, i Direttori Regionali, i Dirigenti degli Usp, in ossequio alle loro funzioni, salvaguardino i diritti delle fasce più deboli al fine di evitare incresciosi procedimenti giudiziari che le famiglie e il Sindacato Sfida sono pronti ad intraprendere per tutelare i diritti degli alunni diversamente abili.

Messina, 03 luglio 2007

Il Segretario Provinciale

Maria Vitalele Merlo

03/07/2007 - fonte

Mondo. In Asia e Oceania aumentano le condanne a morte per reati di droga

In occasione della celebrazione della Giornata Internazionale contro le Droghe, il 26 giugno, la Rete asiatica contro la Pena di Morte (ADPAN), membro di Amnesty International, ha espresso la sua crescente preoccupazione per il fatto che in vari Paesi di Asia e Oceania, la pena di morte venga comminata piu' per reati legati alla droga che per altri delitti, quando la tendenza mondiale e' di limitare la pena capitale.

Secondo ADPAN, sono 16 i Paesi dell'Asia e del Pacifico che applicano la pena di morte per reati di traffico e possesso di droghe. ADPAN riconosce la legittimita' dei Governi di adottare misure adeguate contro narcotrafficanti e colpevoli di reati di droga affinche' la legge sia rispettata, e della partecipazione degli Stati ai trattati internazionali per il controllo delle droghe che esigono misure repressive. Ma ritiene che non esistano prove convincenti per cui la pena di morte abbia maggiori effetti dissuasivi contro i futuri trafficanti di qualsiasi altra punizione. Nei Paesi in cui si applica la pena capitale per reati di droga, Amnesty International continua a essere priva dei dati che dimostrano come la pena di morte abbia prodotto un calo nel consumo e nel traffico di stupefacenti. In Cina, per esempio, le cifre della polizia mostrano che il numero di consumatori e' aumentato del 35% tra il 2000 e il 2005. In Vietnam, la BBC ha citato un funzionario, il quale ha dichiarato che, nel 2005, la quantita' di droga sequestrata dai servizi doganali e' aumentata del 400% sul 2004, malgrado l'uso della pena di morte.

Nel corso degli anni, gli organismi e gli esperti dell'ONU in materia di diritti umani hanno esaminato l'ambito d'applicazione della pena di morte in diversi Paesi. Riguardo ai reati connessi alle droghe, le difinizioni legali di delitto di possesso e traffico di stupefacenti variano considerevolmente da un Paese all'altro. A gennaio del 2007, esaminando quest'aspetto, Philip Alston, relatore dell'Onu in tema di esecuzioni extragiudiziarie, sommarie o arbitrarie, ha concluso che la pena di morte sia da intendere come "una misura del tutto eccezionale", da applicare solo nei casi in cui "si possa dimostrare che sia stata l'intenzione d'uccidere a causare la perdita di vite umane". Ad aprile, in un ricorso contro la Costituzione dell'Indonesia, il professor Alston, comparso come testimone, dichiarava davanti al Tribunale Costituzionale che: "(la) morte non e' una risposta adeguata al reato di traffico di droga".

Poiche' in molti Paesi dell'Asia la pena capitale e' circondata dal segreto, non si puo' sapere esattamente quante siano le condanne eseguite per reati legati alla droga. Ma certi rapporti dimostrano che nei Paesi del Sudest Asiatico come Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia e Vietnam, la maggioranza dei casi di pena di morte sono legati alla droga. Inoltre, nel Brunei, in India, Laos, Thailandia, Corea del Nord, Singapore e Malaysia, la pena capitale e' obbligatoria per alcuni reati di droga, cio' che impedisce ai giudici di tener conto delle circostanze attenuanti.

Tutti gli atti giudiziari, e specialmente quelli relativi a delitti punibili con la pena di morte, devono essere conformi alle garanzie processuali minime contenute nell'articolo 14 del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici, che comprendono il diritto a essere ascoltati da un tribunale competente, indipendente e imparziale; la presunzione d'innocenza; il diritto a un'assistenza legale adeguata e il diritto a che la decisione sia sottoposta a un tribunale superiore. Alcuni Paesi asiatici come Malaysia, Cina e Singapore, non applicano la presunzione d'innocenza ai reati legati alla droga, bensi' la presunzione di colpevolezza. Ora, la presunzione d'innocenza e' una norma internazionale consolidata. Il requisito di considerare l'imputato innocente fintanto che non sia dimostrata la sua colpevolezza in un processo rispettoso di tutte le garanzie d'imparzialita', ha enormi implicazioni per il diritto di ciascuno ad avere un giusto processo. Significa che l'accusa deve dimostrare la colpevolezza della persona accusata, e se alla fine sussiste un ragionevole dubbio, l'accusato non dev'essere dichiarato colpevole. Ma se s'inverte l'onere della prova, l'accusato perde effettivamente il beneficio del dubbio, e cio' accresce il rischio che si condanni un innocente. La non applicazione della presunzione d'innocenza a persone accusate di reati per droga, combinata con l'imposizione obbligatoria della pena di morte, e' una violazione patente delle regole legali internazionali. A queste violazioni si aggiungono l'assenza di un'assistenza legale adeguata in tutte le fasi del procedimento, e cio' avviene quando l'accusato non possiede i mezzi economici per pagarsi un avvocato difensore, cio' che aggrava l'ingiustizia del processo.

In Cina, le autorita' negli ultimi anni hanno approfittato della Giornata Internazionale contro le Droghe per realizzare un gran numero di esecuzioni. Tra il 13 e il 26 giugno del 2006, Amnesty International ne ha registrate 55 per reati di droga.

Alcuni studi hanno dimostrato che la pena di morte s'impone in modo sproporzionato ai membri piu' poveri e vulnerabili della societa'. Molte persone partecipano al traffico di droga per disperazione o ignoranza; ucciderli, non solo non dissuade altri, ma non affronta nemmeno le questioni che sottendono al fatto delittuoso, come la poverta', e la mancanza d'istruzione, e ovviamente esclude la possibilita' di riabilitazione. ADPAN insiste con i Paesi dell'Asia e dell'Oceania affinche' seguano gli esempi di Filippine e Nepal e si uniscano alla tendenza mondiale di abolire la pena di morte, iniziando proprio dai reati connessi alle droghe, e studiando trattamenti alternativi per rompere il cerchio tra consumo e delinquenza. I 16 Paesi dell'area che mantengono al pena di morte per reati di droga sono: Bangladesh, Brunei, Cina, Corea del Nord, Corea del Sud, India, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Pakistan, Singapore, Sri Lanka, Thailandia, Taiwan e Vietnam. (Lasdrogas.info)

ADUC - 03-07-2007 - fonte

MELDOLA - Concussione finalizzata alla violenza sessuale, indagati un medico e un avvocato

MELDOLA – Un avvocato ed un medico sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Forlì nell'ambito del filone d'inchiesta legato al vigile urbano di Meldola Franco Galatei, arrestato venerdì dai Carabinieri per concussione finalizzata alla violenza sessuale. Ad ''incastrare'' i due professionisti sono state alcune documentazioni reperite nei loro rispettivi studi. Intanto oggi Galatei si presenterà davanti al Gip Giovanni Trerè un interrogatorio.

Galatei avrebbe richiesto prestazioni sessuali a ragazze immigrate in cambio di favori di natura ancora non precisata. Su richiesta del sostituto procuratore Filippo Santangelo, i Carabinieri di Meldola l'hanno tratto in arresto venerdì con l'accusa di concussione finalizzata alla violenza sessuale, ma tra le varie ipotesi di reato figurano anche quelle di truffa a causa dell'assenza giustificata dal posto di lavoro, minacce, abuso d'ufficio e peculato. A quanto pare tre rumene, dipendenti in un night notturno, avrebbero sporto denuncia contro il 50enne.

Il medico e l'avvocato, invece, sono indagati a piede libero e dovranno presto comparire davanti al giudice per rispondere a numerosi interrogativi.

03-07-2007 - fonte

Anziani: estate serena con i cellulari della CRI

Per sei bambini dell’Asilo Monderrato di Alessandria il prossimo anno scolastico sarà più semplice, grazie all’adozione a distanza effettuata con i soldi del galà di primavera del maggio scorso.

“L’incasso di quest’iniziativa è stato ottimo” - dice l’ispettore del Comitato Femminile della CRI, Marina Picollo - “e le volontarie sono liete di poter adottare 6 bambini di famiglie indigenti, consentendo loro di poter frequentare l’asilo e la mensa per 10 mesi, durante il prossimo anno scolastico”.

Intanto, come lo scorso anno, le donne della CRI stanno predisponendo un servizio estivo per gli anziani che partirà il 9 luglio e proseguirà fino al 31 agosto.

Le volontarie si occuperanno di sbrigare alcune faccende quotidiane come il ritiro di ricette mediche, farmaci e consegna a domicilio, disbrigo commissioni su richiesta, pagamento utenze domestiche.

Su prenotazione, potrà essere addirittura richiesto l’accompagnamento presso uffici, ambulatori medici, e servizi sanitari.

Le persone che ne faranno richiesta potranno anche avere in uso gratuito per questo periodo telefoni cellulari, collegati al numero diretto per accedere al servizio (334/6853360).

Per ulteriori informazioni: 0131/265568.

03-07-2007 - fonte

I primi 45 anni di Tom Cruise

Era una ragazzino basso e dislessico cresciuto in una famiglia povera che vagava per gli Stati Uniti a bordo di un'autovettura. Oggi, il giorno prima del suo 45° compleanno, e oltre 40 pellicole dopo, Tom Cruise è diventato uno degli attori più noti al mondo.

Un eroe da botteghino, e anche un ottimo produttore, con un nome e una immagine più grande di lui che ora più che a Hollywood o alle sue imprese cinematografiche, che comunque sono molte e remunerative, viene associato alla sua controversa fede, Scientology, al suo matrimonio con Katie Holmes e alla sua vita privata in generale. Cruise, la cui vita privata è sempre stata di dominio pubblico, in passato ha dovuto insabbiare un video che lo avrebbe ripreso in un film pornografico gay e da quel momento ha fatto di tutto per provare la sua eterosessualità al mondo, comprese relazioni organizzate come quella con Penelope Cruz, anche in questi giorni sta pagando il prezzo delle sue esternazioni e dei suo atteggiamenti frizzanti.

Valkyrie, il film che girerà questa estate in Germania, ha difficoltà nell'ottenere i giusti permessi, proprio per il legame tra l'attore e il culto di Scientology. Problemi che però il potere dei soldi probabilmente risolverà e che vedranno Tom Cruise uscirne ancora vincitore. In fondo, a 45 anni, nonostante le critiche, nonostante gli strambi teatrini, nonostante i sondaggi che lo vogliono in grande calo di popolarità, nonostante le leggende che lo circondano e i grandi voltafaccia degli studios che in parte lo hanno estromesso, Tom Cruise è l'attore che forse più di tutti conosce il gioco che si gioca a Hollywood. Parlatene bene, parlatene male, ma parlatene. Sono vent'anni che va così e per quel bambino basso e dislessico è stata una pacchia. (ANSA)

03-07-2007 - fonte

Welfare, perché l'Italia sbaglia

La discussione sull'extra-gettito, prima, e sul Dpef, ora, è stata in gran parte accentrata sulla riforma degli ammortizzatori sociali, spesso sinonimo in Italia di «welfare state». In tutti gli altri Paesi questo termine denota i tanti possibili programmi della rete di sicurezza sociale.

Solo per citarne alcuni: aiuti di vario tipo per madri singole, minori disabili, l'inserimento sul mercato del lavoro degli emarginati, gli immigrati, i tossicodipendenti e i senzatetto. In Italia con questo termine ci si riferisce a una cosa sola: le pensioni. Con l'eccezione dell'indennità di disoccupazione, il dibattito attuale riguarda soltanto pensioni minime, scalone, revisione dei coefficienti, contributi sociali dei lavoratori parasubordinati e riscatto degli anni di universitàlla laurea. Anche nel Dpef appena approvato quasi tutti i 1.8 miliardi destinati al "sociale" (già al netto dei 500 milioni per la ricerca) si riferiscono a queste voci. Abbondano le buone intenzioni per nuovi o vecchi fondi, agenzie o iniziative varie per questo o quel problema, ma le risorse (finanziarie e politiche) sono tutte assorbite dalle pensioni.

In Italia le pensioni sono spesso usate come strumento surrettizio di welfare, ma sono necessariamente inefficaci. La loro capacità redistributiva (al contrario di molti Paesi nordici) è quasi nulla. Esse perpetuano la dipendenza di intere famiglie dagli anziani e limitano la mobilità dei giovani. Le pensioni di disabilità e invalidità elargite generosamente in aree con alta disoccupazione hanno effetti perversi, perché sono misure permanenti per aiutare famiglie in difficoltà temporanea e spesso implicano la fuoriuscita irreversibile dal mercato del lavoro.

Perché allora si parla solo di pensioni? Potenziare il welfare state significa istituzionalizzare l'assistenza a varie categorie disagiate e quindi sottrarle al patronato del sindacato. Inoltre, il welfare serve in parte per alleviare situazioni di difficoltà lavorative temporanee; ma nella cultura prevalente, che accetta come status sociale solo il lavoro a tempo indeterminato o la disoccupazione (mentre il resto è catalogato come precariato), tali situazioni sono da eliminare per legge, non da alleviare. Il terzo motivo è che un welfare efficace costa e realizzarlo richiederebbe necessariamente di tagliare le pensioni, oggi al 15% del Pil (un record mondiale). Infine, un welfare state moderno non si organizza dall'oggi al domani e richiede una comprensione profonda dei meccanismi di mercato e degli incentivi e disincentivi creati dai diversi strumenti. Ma mercato e incentivi sono due termini in gran parte alieni alla cultura prevalente, impostata sul dirigismo e la regolazione di tutti i comportamenti.

In conseguenza, il dibattito pubblico italiano ignora completamente intere problematiche del confronto scientifico internazionale. Per esempio, come disegnare un sistema di formazione e di riqualificazione che non diventi quella mangiatoia, per i sindacati e il sottobosco pubblico, che è sempre stato in Italia? Contrariamente alla retorica corrente, molti studi hanno dimostrato che la riqualificazione dei lavoratori anziani funziona raramente e che per i giovani disoccupati la misura più efficace è spesso quella di mandarli sul mercato del lavoro subito e a qualsiasi costo. Su quali categorie concentrare un sistema di reddito di ultima istanza, come evitare che diventi un sussidio di disoccupazione permanente e che venga abusato? Come impedire che i sussidi di disoccupazione disincentivino dal cercare un lavoro?

Per comprendere incentivi e disincentivi creati dai vari strumenti e capire quali di questi strumenti funzionano e quali no, è necessario sperimentarli. I Paesi anglosassoni e scandinavi e persino molti Paesi latinoamericani sono da anni laboratori di misure di welfare le più disparate.

Una lezione di queste sperimentazioni è che un sistema di welfare efficiente richiede servizi sociali efficienti. Per esempio, le misure di workfare, cioè i sussidi a termine condizionati alla partecipazione a programmi di reinserimento per accompagnare le persone dal welfare a un lavoro, spesso funzionano solo se guidati da assistenti sociali specializzati che conoscano il mercato del lavoro e siano in grado di ritagliare misure specifiche per ogni utente. L'unica sperimentazione italiana, quella del reddito minimo di inserimento, è fallita tra l'altro proprio perché gli assistenti sociali non erano stati preparati. Nel 1996 gli Usa fecero una grande riforma del welfare state in direzione del workfare, proprio per eliminare i peggiori incentivi che spingevano ad adagiarsi in una vita di sussidi statali. In Italia i giornali titolarono: «Gli Usa smantellano il welfare». Molti studi recenti hanno dimostrato che quella riforma non ha ridotto l'assistenza alle persone in condizioni di grave disagio sociale e ha avuto un grande successo nel traghettare molte famiglie in una normale vita lavorativa; ma nessun giornale italiano ne ha poi mai parlato. Perché?

di Roberto Perotti - 03-07-2007 - fonte

Iraq,elicottero Usa abbattuto, piloti illesi. 23 ribelli uccisi

BAGHDAD (Reuters) - Un elicottero Usa è stato abbattuto da militanti nei pressi di Baghdad ieri ma i due piloti si sono salvati riportando solo lievi ferite. Lo ha dichiarato oggi l'esercito americano.

"Un elicottero Apache AH-64 ha messo in salvo i piloti dopo che il fuoco nemico ha abbattuto il loro Kiowa Attack OH-58D a sud di Baghdad" ha detto l'esercito in un comunicato.

La nota riporta che un aereo da combattimento Usa ha distrutto l'elicottero danneggiato con due grandi bombe a guida laser dopo l'evacuazione dei piloti.

Gli Usa hanno inoltre dichiarato oggi che almeno 23 ribelli sono stati uccisi in Iraq durante i combattimenti sabato e domenica vicino alla città di Ramadi.

L'esercito ha detto in un comunicato che le forze usa e irachene, sostenute da aerei ed elicotteri da combattimento, hanno affrontato i militanti mentre stavano preparando una serie di attacchi suicidi.

© Reuters 2007 - 03-07-2007 - fonte

Fabrizio De André - “ANIME SALVE”: l’epopea degli Spiriti Liberi

Il testamento del cantautore genovese è dedicato agli spiriti liberi, a coloro che non possono nutrire alcuna speranza nella giustizia terrena dei maiores (maggioranza), ma che possono confidare nel ricompensa di un Dio (Fortuna) che si erge al di sopra di ogni privilegio.


Le anime solitarie delle canzoni di Andrè, si portano dietro tutto il loro bagaglio di sofferenza e di marginalità, ma lo fanno con grande dignità e consapevolezza.

Faber, nel suo ultimo lavoro, ci presenta le storie dei disadattati, i suoi raffinati versi in musica, costruiti con la consueta maestria, denunciano, con garbato sdegno, gli stenti della condizione umana in tutta la sua realtà ed onestà.

Lo scandalo dell’emarginazione degli ultimi, è raccontato attraverso la cruda realtà, attraverso il continuo stillicidio di sadismo inferto a chi, senza una colpa specifica, è rimasto indietro ed è costretto a navigare in direzione ostinata e contraria.

La “maggioranza” rimane indifferente al dolente lamento di chi è condannato alla solitudine, aggrappandosi alle sue ambizioni meschine e millenarie paure, coltivando tranquilla l’orribile varietà delle proprie superbie.

Ma, il sentimento che pervade questo magnifico album, non è quello della sconfitta, per le anime di De Andrè, definite da lui stesso il vomito dei respinti, nonostante tutte le loro sofferenze, ci sarà il premio finale della salvezza.

La loro redenzione si sostanzia nella consapevolezza di non avere colpe specifiche, per il loro essere periferia del mondo civilizzato; le conseguenze terribili delle loro scelte, il più delle volte, sono determinate dal tronfio moralismo e dalla infida ipocrisia di chi vive al centro della scena.
I servi disobbedienti alle leggi del branco meritano, dopo tanto sbandare, che la Fortuna (o chi per essa) li aiuti e soprattutto allevi le profonde cicatrici della loro difficile esistenza; dal titolo del album, possiamo intuire che la preghiera non sarà inascoltata.

L’universo degli ultimi è fatto di storie di desolazione ed emarginazione, ma tutte vissute con dignità e consapevolezza, la periferia del mondo sazio, fa da scenario agli stenti delle spose bambine che tutti i giorni, con le vene celesti dei polsi, vanno a caritare, quel filo di pane, rigurgitato dalle tavole gonfie di chi si può permettere il lusso.

Per Faber la marginalità non rappresenta una sconfitta, anzi costituisce il viatico verso l’agognata salvezza, verso un’esistenza alleggerita dalla zavorra della banalità del male.


Il Dio in cui crede De Andrè è quello che si erge al di sopra delle parti, lontano dalle ipocrisie delle preghiere collettive e si sostituisce alla cosi detta giustizia terrena, attento agli stenti di chi paga i peccati originali della solitudine e dell’emarginazione.

Da un punto di vista musicale l’album rasenta la perfezione, sembra di rivivere la grande epopea di “Creuza de Ma”, i suoni popolari, mai folkloristici, fanno da giusto contrappunto a versi sospesi tra la miseria della realtà e la nobiltà della poesia..


Siamo di fronte ad un autentico esempio di musica popolare, lontano da falsi manierismi, molto di moda in questi ultimi tempi, fatti solo per assecondare i capricci modaioli di ascoltatori distratti.

In più, come se non bastasse, la collaborazione di Fossati, un altro artista abituato a viaggiare in direzione ostinata e contraria, impreziosisce ulteriormente questo lavoro, le due voci si fondono in un’unica smisurata preghiera, volta a proteggere chi è rilegato nella periferie (non solo geografiche) del mondo.

Di grande impatto è la traccia “Khorakhanè”, forse la più emozionante dell’intero album, la cultura Rom viene descritta in tutta la sua dura realtà, senza, però, nessuna pretesa di giudicare chi “viaggia per la stessa ragione del viaggio, viaggiare”; o chi vive in “campi strappati dal vento, a forza di essere vento”.

Il moralismo non ha diritto di cittadinanza nelle narrazioni del cantautore genovese, la cronaca della quotidiana marginalità degli ultimi ci viene raccontata scevra da pregiudizi e condanne.

Il semplice racconto del ciclo degli ultimi, ma non dei vinti, suscita nell’ascoltatore i ribrezzo nei confronti di tutta quella umanità intenta nell’esercizio banale della ricerca del potere, disinteressata a qualunque forma di solidarietà e di accettazione del diverso.

Questo è il fine perseguito dall’ultimo De Andrè, non c’è alcun bisogno di alzare la voce, di travolgere con la bile dell’invettiva chi si mostra indifferente al soffrire dell’umanità, la narrazione dei fatti è un ottimo fucile spianato contro le colpe millenarie del pregiudizio e dell’esclusione sociale, anche perché, alla fine di tutto, tale indifferenza non servirà a guadagnarsi la salvezza eterna.


di Alberto Vangi - senza data - fonte

Filippine: missionario rapito, ricerche affidate all'esercito

MANILA - Le ricerche di Padre Giancarlo Bossi, il sacerdote italiano rapito il 10 giugno scorso nelle Filippine, da oggi sono solo responsabilita' delle truppe del governo filippino. E' infatti scaduto l'accordo in base al quale anche i guerriglieri musulmani in questi giorni partecipavano alle ricerche. Il missionario 57enne del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), e' scomparso dal villaggio costiero di Bulawan, nella zona di Zamboanga, nell'arcipelago meridionale di Mindanao. Tra i primi sospettati del sequestro c'era Aka Kedie, uno dei leader locali del Fronte Islamico di Liberazione Moro (Milf - Moro Islamic Liberation Front), fra i principali gruppi separatisti del sud del paese asiatico. (Agr)

03-07-2007 - fonte

Foggia, arrestati 5 funzionari della Asl per concussione

Cinque funzionari del dipartimento di Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro di Foggia sono stati arrestati stamane dalla polizia con l'accusa di concussione. I funzionari, che avrebbero dovuto verificare il rispetto da parte delle aziende delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, si sarebbero fatti dare denaro per sistemare le inadempienze. Altre cinque persone sono state raggiunte da informazioni di garanzia. Nel corso dell'indagine, in un arco di 4 mesi e' stato accertato il coinvolgimento di circa 300 aziende.

03-07-2007 - fonte

Bomba nello Yemen, morti 7 turisti e 2 guide

Un’autobomba ha colpito lo storico sito archeologico del Tempio della Regina di Saba. Sette delle vittime sono spagnole. La Farnesina verifica la presenza di italiani

Mentre in Europa la Gran Bretagna è col fiato sospeso per possibili attacchi terroristici, nello Yemen sette turisti spagnoli (e due guide yemenite) sono morti nello scoppio di un'auto-bomba all’interno di un sito turistico della provincia di Marib, nello Yemen. Ad essere stato colpito è il tempio di Balgis, noto come il tempio della Regina di Saba.

Il Tempio si trova a circa 90 chilometri dalla capitale dello Yemen Sanàa. Sembra che a causare lo scoppio sia stata un’autobomba, anche se le autorità yemenite non hanno ancora potuto confermare la circostanza.
Le vittime della deflagrazione sono sette turisti iberici. Con loro sono morti anche due guide yemenite che li accompagnava. Non è ancora chiaro se la strage sia avvenuta per cause accidentali o se il gruppo di turisti europei fosse nel mirino degli attentatori. Ferite poi almeno altre sette persone, anche queste di probabile origine spagnola.

Le accuse si appuntano subito di Al Qaeda. Le forze di sicurezza yemenite infatti annunciano da subito di ritenere colpevole il gruppo terroristico che fa capo allo sceicco Osama Bin Laden, la cui famiglia è originaria proprio dello Yemen.
Nella zona non dovrebbero esserci italiani in pericolo, ma ad ogni modo la Farnesina è al lavoro con l’ambasciata di Sanàa per verifiche approfondite.

02-07-2007 - fonte

C'è l'Iran dietro gli attentati in Iraq

Ali Moussa Dakdouk è stato fatto prigioniero nel sud dell'Iraq il 20 marzo scorso dalle truppe della coalizione. Aveva lavorato per più di vent'anni con Hezbollah e l'hanno preso mentre “stava agendo come un sostituto delle Quds forces iraniane”, branca speciale delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche facente capo all'Ayatollah Khamenei. È l'annuncio fatto dal Generale Kevin Bergner, dell'esercito Usa.

Bergner accusa senza mezzi termini l'Iran di utilizzare Hezbollah come delegato dei militanti delle milizie islamiche in Iraq, e si dice convinto che le Quds forces siano responsabili dell'attacco di Karbala del gennaio scorso dove persero la vita cinque soldati americani.

Altri due personaggi sono stati catturati insieme a Dakdouk, si tratta di, Qais al-Kazaali, un ex portavoce di Moqtada al-Sadr e suo fratello Alì. Qais era a capo di un gruppo sciita responsabile di aver portato avanti l'attacco contro il palazzo del governo di Karbala con l'aiuto degli iraniani.

Secondo quanto detto da Dakdouk nel corso di un interrogatorio, l'attacco in questione non sarebbe potuto avvenire senza l'aiuto determinante delle Quds forces che hanno provveduto al coordinamento e alla logistica. D'altronde, quello di Karbala è stato uno dei più rilevanti e sofisticati attacchi degli ultimi anni contro le forze Usa e gli ufficiali americani avevano già allora paventato una probabile partecipazione degli iraniani. Allora cosa c'è di nuovo? Che adesso a parlare di questi eventi è un generale americano- il quale lavora con lo staff del Consiglio di Sicurezza Nazionale come assistente di Bush- cosa che deve fa riflettere.

Molto preoccupante anche il fatto che insieme ad al-Khazaali sono stati recuperati dei documenti relativi all'attacco di Karbala. Da un attento esame delle carte è emerso che le Quds forces erano a conoscenza della posizione dei soldati Usa all'interno del palazzo. Secondo Bergner queste informazioni “riguardavano i nostri soldati, i loro movimenti le loro attività e le loro postazioni difensive”. Ovviamente tutte queste informazioni sono state fatte circolare tra gli assalitori.

Il Generale Usa fa sapere inoltre che gruppi di iracheni sono stati portati in Iran, nel corso degli ultimi anni, per sottostare a duri addestramenti. Si trattava di squadre composte da venti a sessanta guerriglieri, portate in tre diversi campi non lontani da Tehran. Una volta tornati nel loro paese, questi gruppi hanno formato unità operative “speciali” in grado di compiere attacchi, rapimenti e bombardamenti servendosi di tecniche speciali.

Il fatto è che, sempre secondo Bergner, “I nostri servizi segreti hanno rivelato che i leader iraniani sono a conoscenza di tali attività”, il riferimento è all'Ayatollah Khamenei, sulla cui estraneità ai fatti il Generale non metterebbe certo la mano sul fuoco.

Dakdouk ha raggiunto le Quds forces in Iran nel maggio dello scorso anno ed ha iniziato una collaborazione estensiva con le forze speciali iraniane. In pratica, gli Hezbollah aiutano l'Iran come un delegato al quale si vogliono far fare dei lavori sporchi, lavori per cui è meglio non sporcarsi le mani personalmente. Si tratta quindi di una collaborazione tra due gruppi che hanno molto in comune, compreso il nemico.

A tal proposito, in un articolo apparso sul Times, firmato da Robert Baer, in cui si chiede se l'Iran possa rappresentare una minaccia terroristica per gli americani, si avanza un'ipotesi allarmante: “non è inconcepibile-scrive il giornalista del Times- che l'Iran stia cercando bersagli per un attacco terroristico negli Usa in questi giorni. Le teste calde iraniane pensano che una guerra con gli Stati Uniti sia inevitabile. Leggono la stampa americana e si sono auto-convinti che, mentre Condoleeza Rice potrebbe puntare alla diplomazia, Dick Cheney prima o poi troverà una scusa per bombardarli”.

Una convinzione che fa il palio con le recenti dichiarazioni di un portavoce del Presidente Ahmadinejad, il quale aveva rifiutato un offerta per girare un film sulla controversa figura del leader iraniano: “Anche se è vero che Oliver Stone è considerato come una figura dell'opposizione in America, l'opposizione fa pur sempre parte del Grande Satana”, ha detto Mahdi Kalhor. Come a dire: “non facciamo distinzioni politiche”, oppure: “un americano per essere buono deve essere morto”.

Quindi l'Iran sta utilizzando Hezbollah per i lavori sporchi da fare in Iraq, e forse anche altrove. Il fatto è che c'è un governo a fortissima maggioranza sciita in Iraq e questo governo gode dell'appoggio americano pur intrattenendo contatti di una certa intensità con l'Iran. Le dichiarazioni di Bergner hanno certamente contribuito ad alzare ulteriormente la tensione tra Washington e Teheran in vista di un secondo round di colloqui diretti tra i diplomatici dei due paesi, che proprio il governo di Baghdad sta tentando di organizzare.

02 Luglio 2007 - fonte

Basta guerre nel mondo!