"Basta un attimo"

Campagna nazionale sulla sicurezza stradale - "Basta un attimo"


La Giunta Comunale, con deliberazione n. 67 del 25/05/2007, ha aderito alla campagna nazionale sulla sicurezza stradale e contro le stragi del sabato sera denominata "Basta un attimo", concedendo il Patrocinio.

L'iniziativa nasce dal desiderio di sensibilizzare maggiormente i giovani verso i tragici episodi derivanti dall'uso-abuso di alcolici e/o sostanze stupefacenti, connesso all'utilizzo "inconsapevole" delle proprie automobili, sprezzanti delle regole del codice della strada e dei rischi per l'incapacità di controllare il mezzo.

Second i rapporti ISTAT, i decessi in conseguenza di incidenti stradali costituiscono una delle principali cause di morte dei giovani tra i 15 e i 24 anni (oltre il 30%).

L'edizione 2007 di "Bastaunattimo" avrà inizio alla fine del mese di maggio: nel corso di una conferenza stampa a Roma sarà presentata l'attività programmatica; seguiranno 20 tappe in tutta Italia del "Basta un attimo tour"; la campagna terminerà nel prossimo mese di dicembre.


23.07.07 - dal sito istituzionale comune.rivoltadadda.cr.it

Guida e alcol: ritirate 29 patenti nel w-e

Cronaca - Controlli a tappeto della polizia stradale: circa 500 automobilisti sottoposti all'alcoltest. Poco meno di 1/3 delle licenze di guida revocate apparteneva a donne. Premiato chi era 'in regola'


Roma, 23 luglio 2007 - Durante il week end 29 patenti sono state ritirate dagli agenti della Polstrada che ha sottoposto all'alcoltest circa 500 conducenti d'auto. La notte scorsa - come riporta il quotidiano Il Messaggero - gli agenti del sostituto commissario Guido Martino hanno ritirato venti patenti nell'area intorno a Ostia e all'Appia, di queste sei appartenevano a donne.

CONTROLLI - In sette ore, le pattuglie delle sedi di Albano, Roma e Velletri insieme a due equipaggi del Servizio sanitario, hanno fermato e controllato i conducenti di 350 automobili. La notte precedente erano state sottoposte all'alcoltest 110 persone e a nove era stata ritirata la patente.

SICUREZZA - L'impegno della polizia stradale per la prevenzione della guida pericolosa rientra nel piano 'Estate sicura'. Il lungomare e le zone del divertimento romano sono le aree maggiormente controllate. Le patenti ritirate saranno consegnate alla Prefettura dove verrà deciso il periodo di sospensione e la riduzione dei dieci punti della patente. Per premiare chi, invece, è risultato 'in regola' la polizia stradale ha distribuito biglietti di ingresso omaggio nelle discoteche La Pinetina, Faber Beach e Kursaal.


23.07.07 - redazione.romaone.it

Alcol, una schiavitù per 500 piacentini

I produttori di vino contrari ai messaggi sulle etichette


piacenza - Abuso e dipendenza da alcol, in provincia di Piacenza vengono seguiti dalla rete di servizi attivati dall'Ausl circa 500 casi all'anno. I pazienti risultano essere per la maggior parte uomini di età compresa tra i 40 e i 50 anni, anche se si registra un lieve ma costante aumento del fenomeno tra donne adulte (50 - 60 anni). «È un dato che va sottoposto ad un'analisi qualitativa - sottolinea Antonio Mosti, responsabile Sert dell' Ausl di Piacenza -. L'alcolismo per le donne è sempre stato uno stigma, più che per gli uomini. Vista l'età delle pazienti che si sono rivolte a noi, si potrebbe affermare che si tratta di donne emancipate, che ammettono di avere un problema e si rivolgono a noi per essere aiutate a superarlo». Intanto fa discutere la proposta avanzata dal ministro della Salute Livia Turco di applicare etichette dissuasive sulle bottiglie. I produttori piacentini sono contrari.


PINOTTI - 23 luglio 2007 - liberta.it

Multe e denunce nei locali pubblici

Guida in stato di ebbrezza, violazioni in materia sanitaria, utilizzo di cd pirata: multe e 10 denunce nei locali pubblici controllati dai carabinieri albesi


ANCHE I MILITARI DEL NAS DI ALESSANDRIA IMPEGNATI NELLA VERIFICA DEL RISPETTO DELLE NORMATIVE DI SICUREZZA, ANTINCENDIO ED IGIENICHE

Sono 8 le persone denunciate alla Procura della Repubblica di Alba nel fine settimana. I Carabinieri della Compagnia di Alba, coadiuvati da militari del N.A.S. di Alessandria, hanno compiuto una serie di controlli sia all’interno che all’esterno di discoteche e locali notturni dell’albese. I controlli all’interno dei locali hanno riguardato principalmente la verifica del rispetto delle normative di sicurezza, antincendio ed igieniche, mentre quelli compiuti all’esterno sono stati mirati al contrasto al fenomeno della guida in stato di ebbrezza derivante dall’abuso di alcool o droga.
Numerosi i reati contestati, in massima parte guida in stato di ebbrezza da abuso di alcool ed in qualche caso da uso di droga. Al termine dell’operazione, conclusasi nelle prime ore della mattinata di ieri alla quale hanno preso parte 20 militari, i titolari di due discoteche sono inoltre stati multati per alcune migliaia di euro ciascuno per violazioni in materia sanitaria connesse alla somministrazione di alimenti e bevande, non rispondenti ai requisiti igienici.
Un d.j. ed il titolare di una discoteca denunciati per violazione della legge sul diritto d’autore poiché utilizzavano per diffondere musica nel locale dischi e c.d. “pirata” sprovvisti del prescritto marchio S.I.A.E.
Un giovane albese è inoltre stato trovato in possesso in un parcheggio antistante uno dei locali controllati, di circa un grammo di hashish e segnalato alla Prefettura di Cuneo quale assuntore di droga. Infine due pregiudicati del luogo sono stati sanzionati e condotti coattivamente all’Ospedale di Alba in quanto trovati in condizioni di manifesta ubriachezza all’interno di altrettanti locali pubblici, dove arrecavano disturbo agli avventori.
“I servizi di controllo nel week-end, come è ormai consuetudine da qualche tempo, - spiega il capitano Nicola Ricchiuti, comandante della Compagnia di Alba - proseguiranno da parte dei carabinieri, sempre più impegnati a garantire il rispetto della legalità, anche della tranquillità di coloro che si recano in discoteca ed evitare con mirati controlli su strada il verificarsi di gravi sinistri stradali all’uscita dai locali notturni disincentivando l’abuso di alcool e l’uso di droga”.

23.07.07 - cuneocronaca.it

Sicurezza stradale: cominciamo noi…

I numeri fanno impressione: quasi seimila morti e più di trecentomila feriti l’anno. Ma ancor di più spaventano le cifre “morali”: quasi tutti hanno un parente o un amico deceduto a causa di un incidente stradale. Purtroppo il pericolo rappresentato dalla strada non guarda in faccia nessuno e miete vittime tutti i giorni dell’anno.

Mediamente ogni giorno in Italia avvengono 600 incidenti, i quali provocano 15 morti e 860 feriti. Eppure nonostante queste statistiche spaventose, nonostante i ripetuti richiami ad una guida consapevole, nonostante la “patente a punti” ed il recente inasprimento delle pene per chi si comporta in modo scorretto al volante, non riusciamo a cambiare le cose.

Ma cambiare le cose presupporrebbe cambiare mentalità, o, meglio, costruire una cultura diversa. Spesso gli incidenti più gravi sono figli della cultura “no limits”, soprattutto tra i giovani: se ti sballi – d’alcol, di decibel e, magari, pure di droga – fino all’alba in discoteca e poi ti metti alla guida sei un “figo”, se non “tiri” almeno una striscia di coca (pare che ormai si venda a prezzi inferiori a quelli di frutta e verdura…) alla festa privata di turno sei considerato un cretino e se, poi, non superi a 150 in tangenziale sei un incapace. Ma perché? E poi tutte queste “regole d’oro” chi le ha stabilite? Chi le segue provi a pensarci un attimo: magari, preso da un raptus di orgoglio personale, potrebbe accorgersi che decidere autonomamente per sé (dalla più banale scelta del vestito alla più grave posizione sulle droghe) si rivelerebbe molto più “à la page” che non seguire stereotipi sociali (di quale società??). Talvolta, sopratutto tra gli adulti, è invece l’abuso di alcol o l’assunzione di stupefacenti a provocare tragedie sull’asfalto: potremmo definirla la “cultura dell’assenza dalla realtà”. Talvolta, infine, è la “cultura della distrazione” a creare pericolo per sé stessi e per gli altri.

E qui vi siamo implicati tutti: il cellulare che non si trova, un cd da cambiare, l’agenda da consultare…E se cominciassimo noi a cambiare cultura? Se cominciasse ciascuno di noi a seguire sagge “regole di autoconservazione del genere umano”? Lasciamo squillare il cellulare (se è importante richiameranno…), se il cd è finito ci fermeremo al primo autogrill utile, l’appuntamento al collega di lavoro lo daremo più tardi (e che sarà mai…!). L’occasione ci è fornita tutti i giorni, ma il calendario ci ricorda che l’imminente esodo estivo – da oggi fino ai primi giorni di settembre circoleranno circa 110 milioni di veicoli su strade e autostrade – costituirà il banco di prova per un’ulteriore verifica della maturità degli italiani al volante (anche se, purtroppo, ne basta uno immaturo per creare incidenti).

La società Autostrade ha assegnato il “bollino nero” (il nuovo valore massimo nella scala di criticità del traffico) alla giornata di sabato 4 agosto: stiamo attenti. Per il resto facciamoci carico di una situazione disastrosa delle giovani generazioni – l’effetto ha sempre una causa, quindi l’esame di coscienza è d’obbligo! – trovando soluzioni ormai improrogabili, mentre segnaliamo e denunciamo prontamente e senza remore alle autorità preposte la guida pericolosa di pazzi incoscienti di tutte le età. Chissà che con il tempo queste statistiche non scendano tra le cifre più insignificanti del nostro Paese…

23.07.07 - giornal.it

Terrorismo, nel mirino Fiumicino e Milano

Perugia, sequestrate foto dell'aeroporto e mappe di 6 città.


PERUGIA — Fotografie dell'aeroporto di Fiumicino, forse la fase di studio per preparare l'attentato di una cellula di Al Qaeda. Una sessantina di sostanze chimiche sospette, potenzialmente utilizzabili per realizzare ordigni. Cinque- sei città, le principali del Centro-Nord, tra cui Milano, cerchiate su una cartina geografica, come se fossero oggetto di una particolare attenzione da parte del gruppo di integralisti islamici che frequentavano la moschea della frazione di Perugia. E alcune piantine di acquedotti umbri, forse in vista di un possibile tentativo di avvelenamento.

I magistrati e gli investigatori di Digos e Ucigos sono prudenti, non sposano la tesi di terroristi già pronti a entrare in azione. «Ma non si può escludere che stessero preparandosi a farlo, che raccogliessero informazioni in attesa di essere pronti ad agire», ha sottolineato, preoccupato, uno degli inquirenti che in questi due anni di inchiesta ha seguito, passo dopo passo, le indagini sui sermoni dell'imam Mostapha El Korchi e sui suoi reiterati incitamenti alla guerra santa contro i crociati e gli infedeli. Non basta. C'è un «buco nero » di più di un anno nella vita in Italia (da clandestino) del custode della moschea Driss Safika, «braccio destro» dell'imam e per questo arrestato con lui: dopo essere sbarcato a Lampedusa da una delle tante «carrette del mare» nell'autunno del 2005, è svanito nel nulla per riapparire a Perugia. FIUMICINO — Gli allegati alla richiesta di cattura firmata dal procuratore Nicola Miriano e dal pm Alessandro Cannevale sono ricchi di spunti investigativi. E presentano scenari inquietanti. In uno dei passaggi in cui viene citata l'attività di El Korchi, si ricorda come sia tornato in Marocco all'inizio dell'anno e sia rientrato nel nostro Paese il 20 gennaio, dopo due settimane. All'andata, è partito da Perugia con un normale pullman di linea e poi è decollato dal «Leonardo da Vinci». È al ritorno che gli investigatori, in collaborazione con gli uomini della Polaria, notano qualcosa di sospetto: l'imam viene accolto al suo arrivo da un connazionale, Mohcine Abouda, e da un altro extracomunitario. Che approfittano dell'occasione e scattano sette fotografie dello scalo, poi rintracciate dalla polizia sul suo sito web. Immagini che, teoricamente, potrebbero aver fatto il giro del mondo.

CARTINE E MAPPE — Le perquisizioni eseguite al momento dei tre arresti hanno ulteriormente peggiorato la posizione dell'imam di Pierantonio, un paese in provincia di Perugia: era Mohamed El Absi ad avere nella sua moschea la cartina con le cinque-sei città cerchiate. E quando i poliziotti gli hanno chiesto di spiegare il motivo di quelle sottolineature si è rifiutato di rispondere. Le piantine degli acquedotti umbri sono state rinvenute nella casa di un altro indagato: anche su questo filone le verifiche sono già state avviate.

INTERNET E CHIMICA — Nella zona del lago Trasimeno sono stati trovati decine di cd. Erano nell'appartamento del tecnico informatico del gruppo, anche lui un maghrebino. «Un vero genio — spiega un investigatore —. Quando il computer nella moschea di Ponte Felcino aveva problemi era solo lui a intervenire ed è stato sempre lui a installare la sofisticata apparecchiatura che, in alcune occasioni, veniva usata per criptare il sito e impedirci di capire cosa stesse facendo l'imam di Ponte Felcino». Digos e Ucigos sono inoltre al lavoro su decine di schede sim-card e numeri telefonici sconosciuti fino a sabato mattina. Vogliono approfondire le verifiche sulle mappe satellitari del confine tra Siria e Iraq per capire se El Korchi le abbia scaricate da Internet per consigliare poi il percorso migliore da seguire agli integralisti decisi a trasformarsi in kamikaze in nome della jihad. E sono già in corso i test sulla sessantina di flaconi pieni di composti chimici scoperti nella cantina di Ponte Felcino: secondo il prefetto Carlo De Stefano, direttore dell'Ucigos, si tratta di sostanze «ad alta tossicità. Combinate tra loro e con altri elementi di facile reperibilità — ha aggiunto — era possibile realizzare ordigni come la cosiddetta bomba sporca, la nuova frontiera del terrorismo ».

LAMPEDUSA — I sospetti degli esperti dell'intelligence sulla possibilità che tra i disperati in arrivo sulle nostre coste con i natanti salpati dai Paesi africani si nascondesse qualche simpatizzante di Al Qaeda sono stati confermati dall'inchiesta di Perugia. Il percorso seguito da Driss Safika per unirsi agli altri presunti integralisti islamici è stato ricostruito grazie alle impronte digitali: il 29 ottobre 2005 era sbarcato da una «carretta del mare», aveva detto di chiamarsi Idriss Safika e di essere nato in Marocco il 1˚ settembre 1961. L'arresto in Umbria ha svelato la sua vera identità: si tratta di Driss Safika ed è nato sì a Casablancamail 1˚gennaio di quello stesso anno.

Flavio Haver - 23 luglio 2007 - corriere.it

Ancora impiccati per spaccio di droga

Iran. Ancora impiccati per spaccio di droga


Dodici persone sono state giustiziate oggi in Iran. Gli impiccati erano stati condannati per reati quali spaccio di droga e stupro.

Secondo stime dell'agenzia France Presse, dall'inizio dell'anno a metà luglio oltre 110 persone sono state iustiziate in Iran.
Nel 2006 - sostiene l'organizzazione non governativa Amnesty International - le esecuzioni capitali sono state 177.

In Iran la pena di morte è prevista per i reati di tradimento, spionaggio, omicidio, aggressione a mano armata, traffico di stupefacenti, stupro, sodomia, adulterio, prostituzione e apostasia.


23-07-2007 - droghe.aduc.it

Vietato ai minori

Vietato ai minori, le nuove regole della censura per cinema e tv


Abolizione della censura vera e propria e introduzione del nuovo “Vietato ai minori di 10 anni” queste le principali novità del disegno di legge che sembra rivoluzionerà i sistemi di censura in cinema e televisione.(Televisionando )

Il disegno di legge approvato ieri dal Consiglio dei Ministri prevede per il divieto un’articolazione in fasce di età a partire dai 10 anni in modo da aiutare i genitori nella scelta dei film per i propri figli. Il provvvedimento dal nome “Norme a tutela dei minori nella visione di film e videogiochi” rivoluziona la vecchia censura introducendo un nuovo sistema ideato studiando l’aproccio adottato dai paesi anglosassoni e dall’America in particolare.


Produttori e distributori delle pellicole dovranno autocertificare i propri film proponendo l’aventuale divieto che sarà poi ovviamente controllato dall’amministrazione. In caso di dubbio produttori e distributori potranno chiedere la consulenza ( a pagamento) della nuova Commissione di classificazione dei film che sostituirà la vecchia commissione che a partire dal 1962 era incaricata di dare il nulla osta alla proiezione dei film.


Per quanto riguarda i criteri di classificazione, nel disegno di legge viene chiesta attenzione al contesto narrativo ma anche a possibili comportamenti emulativi che può suscitare, tra gli elementi determinanti nella classificazione linguaggio, violenza, pornografia, uso di sostanze stupefacenti, condotte criminali, discriminazioni, nazionalità, disabilità maltrattamenti di animali. Senza una classificazione il film non potrà essere proiettato. Vietata inoltre la pubblicità intefascia durante i film, ad esempio durante film adatti ai bambini di 10 anni non si potrà trasmettere pubblicità non adatta a questa fascia d’età. Per i trasgressori multe salate e anche il rischio di reclusione fino a sei mesi.


23.07.07 - sat-zone.it

Mister bellezza, dal podio alla cella

Torvajanica Un 20enne vince un concorso di bellezza, poi viene arrestato. Il giovane è stato trovato con 50 grammi di cocaina destinati, forse, ai locali.

Hanno aspettato pazientemente per ore per non disturbare la sfilata per le selezioni di mister Italia a Torvajanica, una volta sceso dal podio dopo essersi classificato primo, ai polsi di M.M., vent'anni circa, si sono chiuse le manette degli agenti del commissariato Esquilino coordinati dall'ispettore Gianluca Toni. L'accusa della quale il bello dovrà rispondere già oggi, con un processo per direttissima nelle aule del tribunale di Velletri, è di detenzione e spaccio di cocaina. Il giovane, residente sul litorale romano, aveva con sé circa 50 grammi di cocaina e 10 mila euro in contanti oltre all'occorrente per il confezionamento di dosi, bilancino compreso, da vendere in diversi locali anche della capitale. Ed è proprio seguendo la pista degli ambienti dei pusher dei locali notturni di Roma che gli agenti sono arrivati al giovane che interrompe la sua attività di spacciatore giusto il tempo di mettere in mostra le sue doti estetiche migliori. Sabato scorso la fascia l'aveva ottenuta sul podio del Gay Village. La notte scorsa, poco prima dell'una, gli agenti, dopo essersi 'godutì lo spettacolo senza disturbare la manifestazione, che richiama a Torvajanica molti turisti, hanno avvicinato il giovane e, dopo aver verificato la merce in suo possesso, lo hanno invitato a salire su una delle volanti. Il suo volto compariva già da un po' negli schedari della polizia. Ansa

23.07.07 - city.corriere.it

Eucaristia e carità

Eucaristia e carità. L'esperienza di Loredana


Una della prime ragazze che ha seguito Chiara Amirante a Nuovi Orizzonti nell’evangelizzazione di strada, porta la sua testimonianza sull’importanza della carità e del legame con l’eucarestia. Fa parte dell’équipe del nuovo centro ad Ischia.

Nasce ad Ischia un centro di 25 posti per l’accoglienza residenziale. Sarà un punto di riferimento per l’evangelizzazione, la formazione e l’aiuto verso il disagio giovanile. La casa sarà pronta per fine luglio. Le attività di evangelizzazione e missione sono già in programmazione e ne parleremo prossimamente su Korazym.org.

Loredana, qualificata come assistente sociale, è una delle prime ragazze che ha seguito Chiara Amirante all’inizio della sua avventura a Nuovi Orizzonti nell’evangelizzazione di strada a Roma. Sarà responsabile del nuovo centro di Ischia, insieme al suo marito Giulio Scrocca e Miljenko Misak, referente per le animazioni di strada, continuando a seguire le attività di evangelizzazione nelle carceri in Italia e di animazione per il primo annuncio. Loredana e Giulio vivono da anni la spiritualità di Nuovi Orizzonti, hanno vissuto in Brasile in Missione e sono stati già "pionieri" di diverse case negli anni passati.


Korazym.org propone la testimonianza sull’importanza della carità e del legame con l’eucarestia che Loredana Seno ha portata a Lovere (Bergamo) il 28 aprile all’interno del Convegno di Carità che annualmente si svolge in quel periodo, coordinato da Giovanni Ferici.

La mia esperienza a Nuovi Orizzonti è iniziata insieme a Chiara. Sono la prima pazza che ha seguito Chiara in quest’opera che iniziava dal niente e che non era neanche ben chiaro che cosa fosse. Questa avventura nel mondo della strada è iniziata nel 1993.

Io e Chiara ci siamo conosciute diversi anni fa, nel 1984, attraverso il Movimento dei Focolari e abbiamo camminato, in questa bellissima opera di Dio, molto vicine ma non proprio nello stesso settore, perché abitavamo in due zone diverse di Roma. Roma è tanto grande per cui è divisa in sottozone, però al mio primissimo incontro con l’Opera di Maria, la persona che mi colpì fu proprio lei: la vidi infiammata veramente dell’amore di Dio, pronta a dare la vita per chiunque lei incontrasse; mi colpì davvero questa ragazzina più giovane di me. Avevo ventun anni e lei ne aveva diciotto. Avevamo fatto questo cammino nel Movimento dei Focolari che lascia sicuramente nelle anime un grande ardore, un intenso amore per il prossimo e per il volto di Gesù crocifisso e abbandonato che s’incontra in chiunque ci passa accanto. Lo Spirito Santo ha soffiato su questa base, poi ha suggerito qualcosa di grande, di diverso, però ha soffiato su questa base.

Dopo questo incontro profondo che aveva fatto con Dio, Chiara si è ammalata gravemente, soffriva moltissimo e aveva una prognosi di malattia cronica irreversibile che l’avrebbe portata verso la cecità con forti dolori; sentiva però nel cuore una pace che soltanto l’amore al Crocifisso può dare, soltanto l’incontro con Colui che è la vita ci può dare nonostante la sofferenza. In quel momento le è nata nel cuore questa domanda: come faranno quelli che veramente non hanno questo tesoro grandissimo nell’anima a vivere situazioni di dolore? Come faranno a sopportare il peso della vita? Come faranno a sopportare le tenebre che invadono l’anima che è schiava della morte, che è schiava del peccato? San Paolo dice che "il salario del peccato è la morte" (Rm 6, 23), allora le anime schiave del peccato vivono questo stato di morte. E così sentiva questo desiderio di spendere la sua vita per andare a cercare tutti quei figli di Dio che non conoscevano Colui che è l’Amore, non conoscevano Colui che è la vita, ma anzi conoscevano molto da vicino colui che è la morte, perché erano morti dentro.

Dato però che la sua malattia le impediva di seguire questa vocazione, Chiara ha chiesto al Signore un segno: "Se quello che sento me lo metti nel cuore Tu, mettimi anche in grado di farlo". Era quasi cieca, stava malissimo, era in ospedale e ha avuto una guarigione improvvisa che i medici non sono riusciti a spiegare. Per lei è stato un segno chiaro di questa volontà di Dio e pochi mesi dopo, il giorno del mio compleanno (non me lo scorderò mai questo compleanno, era estate), lei mi prende la sera in un angolo della casa dove stavamo facendo una festa (una festicciola … niente di che, in un giardino) e mi dice: "Senti, ho pensato di dirti questo, tu sai che io sono stata male, però io vorrei andare in giro nelle strade del mondo a portare l’amore e la gioia del Cristo Risorto, a portare la vita a tutti i nostri fratelli, a tutti quei giovani che sono schiavi della morte, a tutti quei giovani che non hanno trovato chi testimoniasse loro l’Amore, che non hanno mai conosciuto l’amore, andando la notte nelle strade, nelle piazze, nei posti peggiorii dell’umanità".

Io lì per lì la guardai e dentro di me dissi: "Ma perchè proprio a me viene a raccontare questo? Ma guarda che regalo di compleanno mi deve fare!". Invece era il più bel regalo di compleanno che ho mai ricevuto, perché è la vocazione della mia vita. Io non sapevo il perchè, forse non sapeva neanche lei perché aveva sentito di parlarne con me. Perché anche io in qualche modo l’avevo sempre sentito, era una cosa che stava nel profondo del mio cuore, di cui non parlavo mai con nessuno: l’incontro che avevo avuto con la risurrezione, con Gesù, con l’amore aveva dato senso alla mia vita che prima era proprio sul baratro. Per me il dolore non aveva senso, tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento per me non aveva avuto senso e dopo il mio incontro con l’amore di Dio mi era rimasta questa grande passione: io voglio dare a tutti questa medicina meravigliosa che è l’amore di Dio, perché se l’amore di Dio ha trasformato la mia morte in vita, può farlo con chiunque. Avevo questa convinzione, che è diventata la condizione della mia vita: se è stato possibile con me è possibile con chiunque, se l’ha fatto con me può farlo con chiunque. Non è che io avessi fatto chissà quale vita, però so quale morte avevo nell’anima. Avevo la morte! Quindi se è stato possibile che l’incontro con Gesù, l’incontro con l’Amore trasformasse la mia morte in vita, Gesù può trasformare ogni morte in vita, qualunque morte, qualsiasi sia la morte dell’anima del fratello che posso incontrare, qualsiasi, non ce n’è una in cui non può farlo.

Quindi se da un lato mi sono detta: "Perché proprio a me?", dall’altro lato ho pensato che era proprio quello che il mio cuore da sempre cercava: vivere per questo, vivere per portare la risurrezione dove c’è morte, la morte più nera, quella morte che alcune volte ha anche degli aspetti esteriori plateali come può essere la delinquenza, la droga, la prostituzione, il vivere ai margini, l’esser poveri anche fisicamente; altre volte non è un disagio evidente ma è altrettanto sostanziale, come per tante persone che vivono una vita di gravissimo peccato o che non hanno mai avuto modo di incontrare l’amore.

E da quell’estate in poi è stato un crescendo …

Ad un certo punto abbiamo cominciato a cercare una casa. Chiara aveva cominciato ad andare la notte alla Stazione Termini di Roma, che a quell’epoca era proprio un luogo infernale - ve lo assicuro perché ci sono stata - un luogo dove la legge era la violenza, l’odio e lo sfruttamento reciproco, ed è tuttora così nelle nostre strade, nelle nostre piazze.

Andare perché? All’inizio, la notte, non andavamo insieme: lei andava da sola e così pure io, poi abbiamo cominciato ad andare insieme, poi piano piano si è creato un popolo. Però all’inizio, andavamo proprio da sole. Ma cosa andavamo a fare nella strada di notte, in mezzo ai delinquenti, ai drogati, alle prostitute, a mezzanotte, all’una? Per due ragazzette non è proprio la cosa più tranquilla della terra, praticamente senza un soldo perché non eravamo tanto ricche da portare panini, coperte, no, non portavamo niente.

È stato proprio come la sposa del Cantico dei Cantici che va in cerca dello sposo, di questo sposo sofferente che è racchiuso nel cuore e nell’anima del fratello. Sentire il grido lacerante di questo popolo che muore, muore per mancanza di conoscenza, come dice il profeta Osea: "Il mio popolo muore per mancanza di conoscenza" (Os 4, 6). Conoscenza di chi? Non manca di una conoscenza intellettiva, manca di un incontro con Dio. Sentivamo dentro di noi anche quell’altra parola che dice: "Questo popolo muore, chi manderò? (Cfr. Is 6, 8) e rispondevamo: "Signore, manda me anche se sono piccola, anche se sono fragile, anche se sono peccatrice, anche se io personalmente sono di una timidezza allucinante, sono una timida che quando incontra una persona nuova fa fatica anche solo a trovare un argomento con cui parlarle". Il Signore poi mi è venuto in soccorso e negli anni mi ha dato un marito che invece fa tutto il contrario: parla, parla, parla e io dico: "Meno male che ci sei tu", però il mio carattere è così. Quindi, figuratevi!, come andare in mezzo a questi drogati, malavitosi, prostitute e che dirgli? Non puoi andar lì e dire: "Guarda, il Signore ti ama". Ti arriva una bottigliata in fronte! Invece per noi è stato scoprire qualcosa di meraviglioso, è stato scoprire che l’onnipotenza di Dio si manifesta sulla nostra debolezza. E abbiamo cominciato proprio così.

Prima di andare alla stazione trovavamo un posto, una chiesa dove andare a fare adorazione; pregavamo, cercavamo di prendere forza dall’incontro con l’Eucaristia. In genere in quei giorni facevamo anche un digiuno, cercavamo di essere radicali per essere il più possibile libere, nonostante la nostra miseria, nonostante il nostro peccato, perché lo Spirito Santo in qualche maniera potesse entrare, potesse parlare attraverso di noi, potesse amare soprattutto!

Sentivamo che non dovevamo andare a parlare, non dovevamo andare a dare, dovevamo andare ad amare. Ecco, se io dovessi descrivere che cosa andavamo a fare, che cosa fa tuttora la gente di Nuovi Orizzonti nelle cosiddette evangelizzazioni di strada, direi così: si va ad amare. Non si parte neanche col principio di andare a convertire, ad evangelizzare. No, si va a portare amore, ad essere amore, quelle braccia d’amore e di misericordia di Dio che vogliono andare incontro ai proprio figli, quei figli che hanno il cuore così indurito dal dolore, dalla sofferenza, dal peccato, che è un cuore che non arriverà mai a sentire direttamente l’amore di Dio se non ci sarà qualcuno che se ne farà strumento.

Quindi siamo andati in queste strade. Ricordo bene queste esperienze della notte che per me sono rimaste dei grandissimi miracoli. Pensate: pur essendo così timida, uscivo da casa di mia madre vestita più o meno normale, passavo nella casa dove abitava Chiara, mi mettevo dei vestiti un pochino più da strada, lasciavo la borsetta e prendevo solo i soldi per il biglietto dell’autobus o della metropolitana. Andavo in strada, facevo tutto il mio giro e poi ritornavo a casa di Chiara sempre con l’autobus a Roma di notte, mi ricambiavo, ritornavo da mia madre e lei pensava che ero uscita con le mie amiche, che ero andata a mangiare una pizza, perché chiaramente non puoi dire a una mamma che fai cose di questo genere: l’avrebbe presa male, diciamo così … Credo che ancora oggi non sappia che sua figlia ha fatto questo o perlomeno fa finta di non saperlo.

Allora andavamo così, me lo ricorderò sempre: prima mi fermavo alla stazione Termini, sotto c’è una cappellina, mi mettevo lì e pregavo, mi mettevo in adorazione davanti a Gesù Eucaristia, poi uscivo e dicevo il rosario camminando, mi dicevo: "Va bene, intanto preghiamo un altro po’, sennò chissà che faccio". Poi andavo là e mi ricordo per esempio che una volta incontrai un ragazzo uscito dal carcere. Non mi ricordo più quale sia stato il motivo di aggancio, ma cominciammo un po’ a parlare, alla fine questo ragazzo iniziò ad aprirsi. So che succede così perché poi negli anni ho potuto constatare che è la verità: il primo giorno che esci dal carcere da una parte sei felicissimo perché finalmente sei libero, dall’altra, se quando esci non hai una casa, non hai una famiglia, non hai un’opportunità, non hai nessuno, dopo la prima mezz’ora, un’ora, due ore, ti prende la solitudine e pensi: "Almeno in carcere c’era quello con cui potevo chiacchierare nella cella, quell’altra persona con cui potevo parlare … Qui mi ritrovo solo, completamente solo". Questo ragazzo mi disse: "Guarda, a me ha fatto così bene quel sorriso che tu mi hai dato, sono rimasto proprio colpito". E continuò: "Allora forse anche fuori dal carcere c’è ancora qualcuno che si accorge che io esisto, che ci sono, semplicemente che ci sono" e la chiacchierata è andata avanti così ... La cosa bella era, dunque, questa: la persona aveva percepito di aver incontrato qualcuno che si era accorto di lui e da questo incontro aveva percepito che lui esisteva, che era degno di attenzione, che era degno di essere amato, che era degno anche di un semplice "scusa". Altre volte ho avuto modo di incontrare tantissime persone, tante ragazze di strada, e in quel periodo abbiamo raccolto tante, tante persone che a un certo punto del discorso ci chiedevano: "Ma senti, mi porti via di qui?".

Una sera avevo cominciato a parlare con una prostituta, eravamo sedute sul bordo di una scala mobile e veniva un cliente, poi ne veniva un altro e lei diceva: "No, no, no, stasera no, che ho un’amica con cui parlare". Arrivò uno che gli disse: "Ma l’amica tua quanto vuole?" e lei: "Come ti permetti? Questa è una brava ragazza, ma vedi quello che ti faccio!". E alla fine disse: "Ma perché non mi porti via, perché non mi porti via?". E dove ti porto? Torno a casa e mi porto pure lei? Andiamo fuori tutte e due. Dico: "Guarda, purtroppo non ho un posto dove portarti". Lei risponde: "Allora cosa mi lasci di te?". Ed io avevo i capelli lunghi e neri all’epoca, anche lei aveva i capelli lunghi e le lasciai il fermaglio dei capelli: "Guarda, io ho solo questo". "Va bene, lasciami questo". Questa ragazza non l’ho mai più vista perché il mondo della strada è un po’ così, oggi ti incontri, domani non ti incontri … però il suo sorriso e le sue parole, come le parole di tanti altri, sono rimaste proprio impresse nella mia anima. Quel grido mi è rimasto impresso. Pensate, se io quella sera avessi avuto un posto dove portarla, sarebbe stata una cosa bellissima.

Proprio per questo con Chiara abbiamo iniziato affannosamente a cercare una casa dove portare questi fratelli che incontravamo di notte nella strada. Cerca, cerca, cerca … Sapeste a quante porte abbiamo bussato, quante porte … incredibile. Alla fine la prima fu una casa in affitto, una villetta in un comprensorio, uno di quei posti nelle periferie. Era a Trigoria, nella periferia sud-est di Roma dove la gente ha anche ville con piscina. Vedendo due ragazze, questi incoscienti padroni di casa ci hanno dato in affitto una villa che per noi costava tantissimo perché costava più degli stipendi che prendevamo all’epoca (avevamo scelto di lavorare in una comunità di tossicodipendenti proprio per formarci umanamente e lavoravamo part-time anche per avere altro tempo libero). Il mio stipendio, quello di Chiara e poi quello di Tonino, che è stato il terzo pazzo a venire con noi, neanche bastavano a coprire questo affitto, però era stata l’unica casa che avevamo trovato e veramente ci siamo fidati della Provvidenza e l’abbiamo presa. Una casetta di trecento metri quadri su tre piani, quasi priva di mobili, che abbiamo riempito di materassi. Di giorni, uno sopra l’altro facevano da divano, la notte si sdoppiavano e diventavano letti. In questa villetta siamo arrivati ad abitarci in ventiquattro, come abbiamo fatto non lo so … si è riempita. Non facevamo più neanche in tempo ad andare per la strada, è stato un dilagare di ragazzi tossicodipendenti, di ragazze con problemi di prostituzione, una ragazza madre, persone che venivano dalle sette e poi giovani che provenivano dalla cosiddetta vita normale e che volevano condividere con noi questa esperienza: tutti lì dentro.

Ecco il dono, quello che noi abbiamo sempre definito il "dono meraviglioso": metti insieme il picchiatore della banda, la prostituta, il delinquente che esce dal carcere, la ragazza madre bisognosa di affetto, i volontari, tutta questa gente insieme in uno spazio così ristretto e noi che ci guardavamo con Chiara e dicevamo: "Ma adesso che facciamo con tutta questa gente?". Più camminavamo in questo mondo e più ci rendevamo conto che andavamo ad incontrare delle piaghe dell’anima profondissime, profondissime … C’è capitato e ci capita tuttora - è la nostra vita - di raccogliere secchi e secchi di dolore per cui ci vuole veramente una grazia speciale. Io credo tanto nel rapporto con Gesù e con Gesù Eucaristia, perché umanamente sarebbe impossibile reggere tutto il dolore e la sofferenza di tante persone che ti riversano dentro l’angoscia, la disperazione, il peccato, anche quello grave di cui sei custode, la sofferenza che viene dal peccato che uno può aver commesso, le tragedie del peccato che gli altri hanno commesso su qualcuno, violenze indicibili. Tutte queste cose che ti entrano dentro, dentro… tanto che certe volte mi dico: "Ma come faccio ad essere ancora viva? Veramente è un miracolo di Dio". Per noi è stato così.


di Loredana Seno/ 23/07/2007 - korazym.org

12 arresti a Italia Wave

Ero, hashish, extasy: 12 arresti a Italia Wave


Ai ragazzi venivano vendute anche pasticche «tarocche» di bicarbonato


Le persone fermate dalla polizia spacciavano nel campeggio che ospita i giovani che assistono alla kermesse musicale fiorentina


FIRENZE - Dodici persone arrestate con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, foglio di via obbligatorio per altre otto e il sequestro di mezzo chilo di eroina, mezzo chilo di hashish, un migliaio di pasticche di ecstasy e duemila francobolli trattati con sostanze allucinogene: questo il bilancio di un blitz della polizia, scattato all'alba, nel campeggio che ospita i giovani che assistono al festival musicale «Italia Wave», che ha preso il posto della rassegna ormai ventennale «Arezzo Wawe», in corso a Sesto Fiorentino. In manette sono finiti uomini e donne di età compresa tra 22 e 30 anni, italiani e marocchini.

LE INDAGINI - L'indagine, condotta dagli agenti della squadra mobile di Firenze e del commissariato di Sesto Fiorentino, era stata avviata da alcuni giorni. Per controllare i movimenti dei presunti spacciatori, che erano soliti cambiare spesso la posizione delle loro tende nel campeggio, è stato utilizzato anche l'elicottero del reparto volo della polizia. Tra le pasticche di ecstasy sequestrate, gli agenti ne hanno trovate alcune che in realtà contenevano solo del bicarbonato ma che venivano vendute allo stesso prezzo delle altre. «L'operazione - ha commentato il dirigente della squadra mobile fiorentina Fabio Pocek - è una risposta a chi pensava che gli spazi per manifestazioni come Italia Wave fossero porzioni di territorio senza legge».


21 luglio 2007 - corriere.it

Quei kamikaze nostrani

L'opinione Dolore e rabbia: quei kamikaze nostrani senza un perché


Dolore. Dolore sparso a piene mani sulle nostre strade e nelle nostre case...

Dolore e rabbia per quei ragazzi che di notte hanno perso la vita nella loro auto investita da ubriachi che giocavano a mosca-cieca a 150 all'ora?.Una ghigliottina moderna che non guarda in faccia a nessuno:un colpo secco ed è finita come finiva molta gente in tempo di Terrore, come di Terrore è diventato il tempo della notte per i nostri ragazzi e per chi li ha generati.

Già visto,già sentito, già letto tante, troppe volte e ormai alla nausea?Un copione che si ripete con cadenze regolari, una danza macabra inarrestabile, un'emorragia di giovani che dissangua un tessuto sociale già asfittico?Più povertà per tutti.

Le solite cose: alcool, droga, velocità, sballo onnipotente che però non sono le cause prime di tutto questo, ma solo effetti devastanti di un progresso insensato e di un consumismo becero e pecoraio.

Sono loro, con i mass-media compiacenti, che dirigono la danza con sghignazzante maestria per l'affermazione di una Cultura di Morte che ha sete solo di sacrifici umani. Sono loro che determinano l'incoscienza, l'incapacità critica, il non-senso per ottenere il massimo della sudditanza e l'ubbidienza più sciocca che si traducono in sfida alla vita propria e a quella degli altri, al rifiuto delle esperienze passate e dei sentimenti.Che riducono i nostri ragazzi, che non sono più nemmeno Gioventù Bruciata che sfidavano la vita in proprio, a dei Bulletti senza anima che massacrano la vita degli altri, a dei Kamikaze incoscienti senza un perché? che non sono né carne né pesce,il peggio del peggio, il nulla da vomitare.

Non possiamo accettarlo, non possiamo arrenderci all'assuefazione che la ripetitività procura. Dobbiamo in qualche modo aiutarli a capire e a prendere coscienza che la vita non ha il Replay, che si possono schiacciare mille pulsanti di telecomandi ultramoderni ma non ci sarà Replay.

Così come non c'è una vita di riserva seduta in panchina da far giocare in sostituzione di quella espulsa dal campo. La Vita non è un giochino dei tanti o un film da poter rivedere. Non sarà facile convincere ragazzi pieni di vita prorompente , e che faticano a pensare in piccolo, che una numerazione possa finire al numero uno o all'una come una è la propria Vita. Una soltanto e senza sconti per nessuno e tanto meno ai furbetti della notte. Una è e una sarà se non la butteranno via come carta straccia o come qualsiasi usa e getta modaiolo. Non sarà facile riempire il vuoto esistenziale a ragazzi che "hanno più paura di vivere che di morire" e con un futuro pieno di eroi fatti, strafatti e marci?

Non sarà facile né breve invertire una tendenza così marcatamente negativa, così ramificata e sostenuta da venti contrari e fortemente interessati a che la Cultura della Vita non abbia il sopravvento.

Disincanto e verità sono urgenti per far capire che l'utile e il necessario non significano pauperismo o impossibilità a realizzarsi, ma valorizzazione di sé, della bellezza e vera fruizione dell'immensità che abbiamo tutti a disposizione: arti, letteratura, musica, cinematografia, sport ecc..ecc..

Che semplicità e normalità non significano stupidità, ma saper scoprire e gustare i mille segreti nascosti nella quotidianità fatta di gesti amicali, di attenzioni non simulate, di rispetto, di solidarietà.

Roba dell'altro mondo? La Cultura della Vita è bellissima e possibile ma faticosa da realizzare e chiede di metterci in gioco a cominciare dal prendere coscienza che è in atto una guerra subdola, non dichiarata, ma non meno feroce di tante altre perché condotta in guanti bianchi.

E pur se sono necessarie misure immediate che facciano in qualche modo da deterrente a questa pazzia collettiva, come opporci agli orari velenosi delle discoteche, ai decibel rimbecillenti, all'alcool e alle droghe che accecano la ragione e alla eccessiva velocità delle auto in mano a ragazzini inesperti e per la gran parte incoscienti?Ci vuole coraggio civile e politico per tentare di "liberare e liberarci" dal disorientamento asfissiante creato dalle sempre più eccessive pretese del consumismo.

E ancora più coraggio ci vuole per affrontare chi manovra il tutto.Proviamoci! Almeno proviamo a fare qualcosa di importante e di serio, promuovendo la vita, per fermare questa dolorosa e barbara schiavitù! Non accontentiamoci di paroloni, di promesse di circostanza e di misure che possono solo curare temporaneamente gli effetti, ma non le vere cause di questo disastro annunciato. Non aspettiamo che la morte bussi alle nostre porte quando sarà terribilmente tardi.

Per una volta almeno non ascoltiamo le affascinanti sirene degli interessi, ma solo quelle delle Autopubbliche di Soccorso che urlano nella notte.


di GIOVANNI MARIESCHI - lunedì 23 luglio 2007 - liberta.it

L'Unità sanitaria riprova con "stop al fumo"

Da settembre sarà riproposto il corso di due mesi per aiutare a liberarsi dal pericoloso vizio


Il corso "Stop al Fumo" organizzato dalla USL 2 riprenderà il 19 settembre e prevede 10 incontri di gruppo, condotti da un operatore specificatamente formato. Utilizza il metodo della riduzione graduale, che si articola in 3 fasi: la prima fase consente la preparazione necessaria ad affrontare il momento dell'abbandono dell'abitudine al fumo; la seconda è finalizzata alla sospensione completa del fumo; la terza sostiene il mantenimento della scelta di non fumare.

Il costo del corso è di euro 60 (equivalente a pochi pacchetti di sigarette che non si fumeranno più). La frequenza al corso, che dura complessivamente due mesi, è preceduta da un colloquio preliminare, che prende in considerazione la motivazione della persona a smettere e l’eventuale necessità di un sostegno farmacologico.L'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il tabacco come prima causa evitabile di malattia e morte nell'attuale società. La nicotina viene oggi riconosciuta, al pari di alcol, cocaina, allucinogeni e oppiacei, tra le sostanze psicoattive capaci di indurre dipendenza fisica e psichica.

Poiché l'abitudine di fumare, come ogni comportamento che attiene agli stili di vita, è di norma profondamente radicata nella persona, è fondamentale che la sospensione avvenga attraverso un percorso di cambiamento comportamentale e di pensiero, che passa anche e soprattutto attraverso la presa di consapevolezza delle proprie emozioni e condizionamenti legati al fumo.


23/07/2007 - iltamtam.it

Promuovevano droga con videomessaggi

Gorizia. Promuovevano droga con videomessaggi


06.42: Acquistavano quantitativi di droga a Nova Gorica, in Slovenia, che poi rivendevano nelle province di Udine e Gorizia. E per promuovere la merce utilizzavano brevi messaggi video girati col telefonino che inviavano ai clienti. I Carabinieri di Gorizia hannno arrestato una coppia di italiani con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. Nell'operazione denunciate altre venti persone.


lunedì 23 luglio 2007 - audionews.it

Le strade dell’alcol

La nuova moda degli open bar ha conquistato la città. Alle feste si beve per 10 euro fino ad esaurire le scorte


TORINO

«Coraggio ragazzi, fatevi avanti. D’ora in poi si beve gratis». Quattro del mattino, il barista imbraccia il megafono - unico strumento per valicare il muro di folla, suoni e grida - e lancia l’ultimo grido di battaglia della notte. Si avvicina l’ora di chiusura, ma la carovana itinerante non ha esaurito le scorte. E, visto che «gli avanzi sono vietati», si dà fondo a fusti e bottiglie rimaste - poche, a dire il vero - riempiendo il bicchiere a chi ancora non è sazio.

La festa - quella che va di moda - è qui. Dentro serate che si alimentano a litri di birra, vodka, rum e tequila. Otto euro, dieci al massimo: l’obolo spiana la strada per il bancone, il numero di fiche è illimitato. Si beve quanto si vuole. Si beve finché ce ne sta.

Il guaio è che - se la truppa si è dimostrata timida durante la serata - sul far del mattino, in certi posti, tocca imprimere una decisa accelerazione. Bisogna finire la merce. E allora l’alcol va via gratis. Servito a chi, nel migliore dei casi, di lì a poco se ne andrà a casa a piedi o scortato da amici. Nel peggiore, a chi si metterà al volante. Ben carburato.

Più delle discoteche. Molto più dei concerti. Le «feste» che vanno per la maggiore portano bene impresse due parole: open bar. Paghi una modica somma e consumi a piacimento, fino a esaurimento scorte. Baracconi senza fissa dimora. Attrezzati di tutto punto, però. Alcuni sono nati come ritrovi poco più che privati. Oggi funzionano come catene di montaggio: volantini in centro e davanti alle università, sterminate liste di contatti e centinaia di sms per ricordare agli smemorati l’appuntamento.

Meccanismo perfetto: i più solidi riescono a chiamare a raccolta anche 600, 700 persone a sera. È l’offerta che si adegua alla domanda: negli ultimi sette anni, secondo l’Osservatorio sui giovani e l’alcol i consumatori regolari tra 13 e 24 anni sono il 47,5 per cento. E preferiscono distillati e superalcolici alla birra.

Qualcuno è diventato un’istituzione cittadina. Come quel gruppo di giovani che da qualche anno sponsorizza il «discount della cirrosi». Dopo aver battuto la città, in perenni dispute con residenti e forze dell’ordine, quest’estate stazionano allo Chalet, nel parco del Valentino. Uno, anche due appuntamenti a settimana: 9 euro e 90. Con quella somma, in un locale qualunque, non si va oltre cocktail e birra. Lì si può fare razzia. Un’altra carovana da qualche settimana è di stanza a Chieri, il sabato sera. Dieci euro per le ragazze, quindici per i maschietti. Piscina e consumazioni illimitate. Il venerdì, invece, tocca a un bar dietro piazza Vittorio Veneto. Prima di trasferirsi ad Avigliana per la stagione estiva, il Noise di via San Massimo offriva il medesimo pacchetto: ogni sabato, 9 euro e 90 per gli uomini, 7 e 90 per le donne. Serate occasionali si organizzano anche ai Murazzi. Stesso meccanismo. Dovunque.

I locali, a volte, si limitano a concedere la location. Organizzazione e gestione della serata spettano alla carovana. Loro, gli inventori di questo fortunato sistema, non si scompongono più di tanto. «Organizziamo feste a basso costo, tutto qua - spiega uno di loro, Alessandro -. Non calchiamo mai la mano sui cocktail e, a una certa ora, smettiamo di servire da bere. L’open bar funziona perché, anziché spendere 30 euro, ne bastano 10 o 15. Ma l’obiettivo non è gonfiare la gente di alcol. È offrire una serata accessibile a tutti». Non tutti sono così scrupolosi.


ANDREA ROSSI - 22.07.07 - lastampa.it

Un bazar della droga nelle tasche

La polizia stradale di Guastalla ha interrotto un rave party, questa notte, in corso di svolgimento nei pressi dell'ex ristorante la villa, sulla provinciale 63r, tra Gualtieri e l'abitato di Santa Vittoria. Nel corso dell'operazione è stato arrestato un nordafricano di 31 anni, Chammaa Hosam il suo nome.

Nelle tasche dell'uomo, residente a Parma, gli agenti hanno trovato una notevole quantità di sostanze stupefacenti, in particolare il 31enne era in possesso di 54 pasticche di extasy, una bomboletta di popper, 2 pezzi di haschisc per un peso totale di sei grammi e tre grammi di cocaina. Al cittadino nordafricano sono state anche sequestrati 140 euro, probabile frutto della vendita di droga.

Hosam è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e dopo le procedure curate dagli agenti della polizia stradale guastallese è stato condotto al carcere reggiano della Pulce, a disposizione del pubblico ministero, Luciano Padula.

Sempre la polizia stradale questa notte, alle tre e un quarto, ha denunciato il conducente di un auto che, in via Fanti a Reggio Emilia, ha urtato un autocarro; l'automobilista, un reggiano di 44 anni, è stato sottoposto alla misurazione all'alcoltest e ha fatto misurare una percentuale pari a 1,95 grammi di alcol per litro di sangue, contro il valore massimo ammesso dal codice della strada di mezzo grammo. Un valore, quindi, ben oltre il limite consentito dalla legge.


domenica 22 luglio 2007 - telereggio.it

Sicurezza stradale: alla guida ubriachi

CORIGLIANO CALABRO (COSENZA)

Controlli davanti discoteche, tolte 20 patenti nel Cosentino

(ANSA) - CORIGLIANO CALABRO (COSENZA), 22 LUG - Venti patenti sono state ritirate, per abuso di alcol e guida in stato di ebbrezza, dalla Polstrada di Trebisacce. E' accaduto durante un controllo effettuato la notte scorsa, in particolare davanti a locali e discoteche della costa ionica. Nel corso dei controlli sono stati eseguiti oltre 100 test dell'etilometro. Sempre la notte scorsa, sulla statale 106 ionica, allo svincolo per Villapiana, due giovani sono rimasti gravemente feriti in un incidente stradale.

lunedì 23 luglio 2007 - gazzettadelsud.it

A denti stretti: meglio morta che lesbica

Giusto qualche sera fa sono uscita con la mia grande amica Lucia, una ragazza troppo forte! Lucia sta con Michela da più di un anno ed in questo tempo trascorso l’ho vista fare i salti mortali pur di stare anche un’ora con la sua ragazza che sta a 200 chilometri da lei. Le bugie raccontate alla sua famiglia non si contano più, lei ci scherza sopra dicendo che sviluppano la fantasia ma io lo so che non è mai serena fino in fondo, le bugie sono una necessità non di certo un vanto per lei che sa che se a casa venisse fuori la verità le renderebbero la vita impossibile, soprattutto però non vuol far soffrire sua madre, quella madre che durante una discussione un giorno le ha detto “preferisco vederti morta che lesbica”. Una frase forte, un risentimento che rasenta l’odio. Come si dice, Lucia se l’è messa via, sì perché lei non farebbe mai una cosa così a sua madre “piuttosto corro e racconto balle, mi ucciderebbero i sensi di colpa, ma ti rendi conto che se voglio fare la mia vita con Michela devo aspettare che mia mamma muoia?”. E ci sto male perché non è un film, non è L Word dove ognuna si fa i fatti propri ed è tutto normale, questa è l’Italia, è una mia grande amica e come me tutte le altre che “sanno” che non è uno sfizio o una curiosità, lei prova un sentimento sincero e bellissimo, un sentimento d’amore, proprio quel sentimento che tutti predicano ma che evidentemente deve avere determinate caratteristiche sennò non è amore, è una malattia, è una devianza, è una vergogna. Lucia ci ha messo anni ad uscire allo scoperto sia con gli altri ma soprattutto con se stessa, un contrasto interiore lacerante e ancora più difficile da affrontare anche dal fatto che lei è cristiana e fortemente credente. Alla fine ha trovato la sua dimensione, le sue ragioni e il suo modo di vivere l’omosessualità, soprattutto ha trovato il suo equilibrio interiore e un compromesso con la sua vita “pubblica” ma il cammino è stato lungo, io la conosco da 10 anni ma è cominciato molto prima e non è stato facile nemmeno per me capire i motivi dei suoi sbalzi di umore e dei suoi discorsi che avevano senso solo per lei. Quante Lucia ci sono? Quanti ragazzi e ragazze vivono tutto questo grazie alle proprie famiglie, alle istituzioni e alla Chiesa? Eppure dovrebbero essere proprio questi i pilastri che fanno da base all’educazione dei futuri adulti, aiutarli nella crescita, fargli capire il rispetto dell’altro e del diverso (inteso nel senso che gli altri non sono come noi e quindi siamo tutti unici), soprattutto prepararli alla vita e alle difficoltà, nonché ricercare l’amore, quello con la A maiuscola. E invece questo non accade, anzi…periodicamente si ritorna a parlare di omosessualità, vuoi per i Dico, vuoi per il Gay Pride, il libro di Grillini o ancora per il documento uscito nel giornale di Messina nei giorni scorsi, questi e mille altri motivi sono buoni per fare polemiche e crociate nei confronti dei “contronatura”, non si parla mai o troppo poco di sentimenti, non si parla mai dei traumi che subisce un adolescente quando scopre di essere omosessuale o quando sente dei desideri verso le persone del proprio sesso, semplicemente gli hanno insegnato che è sbagliato. Come cresce un ragazzo così? Con chi ne può parlare? Con quanti complessi deve combattere? C’è chi è fortunato e sta bene senza porsi troppe domande, in una parola si accetta e vive tranquillamente, altri invece fanno fatica, altri ancora nascondono il tutto ponendosi verso se stessi e la società come persone “normali”, marito/moglie, figli, una bella casetta con trent’anni di mutuo e i suoceri a pranzo la domenica, semplicemente perfetto, quasi mi ricorda la famiglia Bradford, non che io giudichi male questo tipo di vita solo la vedo una gabbia per chi dentro di sé reprime il suo essere. Per non parlare poi del grande dilemma di ogni omosessuale: dirlo alla propria famiglia. Sembra una conseguenza naturale quella di fare coming out con i genitori dopo aver capito da che parte si sta, una cosa talmente importante da assumere i connotati di una situazione ai limiti del sacro, una sorta di liberazione e purificazione dell’anima e del corpo. E come reagiranno mamma e papà? Bene o male, ma quante sfumature ci sono tra questi due estremi? Forse di più che il numero dei nostri partiti. Quanto passa tra un ragazzo cacciato di casa e uno che riceve invece un abbraccio da mamma e papà.. Fin da piccoli ci hanno inculcato una visione della vita eterosessuale, dai genitori alle istituzioni per finire alla religione, tutti abbiamo sentito parole come “froci” “culattoni” “mangiafi**e” “deviati” e tanti altri termini dispregiativi, come se non fosse possibile uscire dai binari di una vita etero e questa fosse l’unica e la giusta via del domani di noi futuri adulti. Mai un accenno all’amore, mai un accenno ai nostri reali desideri, una sorta di imposizione latente racchiusa nella normalità degli insegnamenti del buon padre di famiglia. Che differenza c’è tra mia madre che vuole a tutti i costi che io studi medicina perché lei è medico e proviene da una generazione di medici e io magari voglio studiare ingegneria aerospaziale perché voglio guidare lo Shuttle? Se a me piace il verde perché non devo far vedere ai miei figli che ci sono altri colori che possono scegliere e gli possono piacere? Il concetto di base resta sempre identico: la libertà di esprimere se stessi in un colore come nel voler fare il lavoro che ci piace, identico al desiderio di stare con un uomo o una donna, o comunque con la persona per cui proviamo sentimenti e attrazione. Cosa cambia? Qualcuno potrebbe affermare che il colore e il lavoro sono cose normali, l’omosessualità no, allora io chiedo, cos’è la normalità? Si può definire il pensiero comune dominante? Fino a non molti anni fa l’apartheid era normale, oggi è una vergogna, come me lo si spiega? State zitti per favore. E se già è difficile vivere il nostro orientamento sessuale “diverso” in famiglia e con le nostre relazioni amicali, il tutto è reso ancor più difficile dai tuoni e fulmini che arrivano da Roma, per fortuna/purtroppo siamo in Italia e c’è la Chiesa, inutile negarlo, non è un caso che siamo l’unico paese a non avere una legge in materia di coppie di fatto, sia etero che omo, una Chiesa che tira in ballo la pedofilia quando parla di gay, ma che nesso logico c’è? Ormai è risaputo che la pedofilia è un fenomeno che si consuma prettamente tra le mura domestiche e se proprio vogliamo dare ai numeri la loro importanza, la maggioranza delle famiglie è composta da coppie etero, ma io non mi sono mai permessa di dire che la pedofilia è un fenomeno prettamente etero, purtroppo c’è e va combattuta, punto. Facciamo di una legge anzi, di una proposta di legge che sancisce semplicemente un dato di fatto in un caso di stato, ci sentiamo dire che è l’inizio della disgregazione della famiglia quando Eminenza & C. hanno la memoria corta visto che ci sono altre leggi in vigore che chissà quale catastrofe dovevano combinare, non si ricordano parlo nello specifico della legge sull’aborto e sul divorzio e semmai quest’ultima è più disgregativa rispetto ai pacs ai dico ai cus o quel che sarà se sarà, ma nemmeno! semplicemente come si da la possibilità di chiudere anche per la legge un legame che è ormai finito e fa solo danni, è giusto che la legge stessa dia anche la possibilità di unirne degli altri, anche sotto forme differenti. Se Michela avesse un figlio da una relazione precedente e andasse a vivere con Lucia, assieme lavorano, danno un’educazione e tutto l’amore del mondo a questo bambino, non sarebbe giusto dar loro il riconoscimento della loro unione? Loro non chiedono il matrimonio, solo una tutela, un riconoscimento di diritti. Chi è la Chiesa, Mastella o chicchessia per dire che il loro amore l’una verso l’altra e verso questa creatura è sbagliato? E poi si tratta solo di diritti dei conviventi ma anche dei diritti dei figli di questi, non sono figli di serie B, sono Figli! il bene più prezioso che ci possa essere! Francesco è un mio amico gay, una sera davanti ad una pizza mi disse “me ne ritorno in Francia, lì ho vissuto 10 anni col mio ragazzo e ho fatto il pacs, la nostra relazione è finita solo perché lui è morto in un incidente stradale”. Quante situazioni simili ci sono tra le mura delle case che ci circondano e noi non lo sappiamo? C’è la paura che un bambino che cresce con due uomini o due donne non abbia il confronto tra i due sessi con gravi ripercussioni sulla sua formazione comportamentale, ma allora come cresceranno i figli delle ragazze madri? Come sono cresciuti finora? Se questo è il ragionamento allora togliamo loro l’affidamento no? Eppure sono convinta che loro daranno di più ad un figlio perché anche inconsciamente sanno di dover dimostrare di più di mamma e papà. Provate a chiedere a Lucia quante volte ha pianto nel sentirsi letteralmente stretta tra la morsa dell’amore verso la sua famiglia e Michela, provate a chiederle quante volte ha avuto il groppo in gola nel leggere che i suoi sentimenti sono contronatura, provate a chiederle come si è sentita quando nel confessarsi il prete l’ha trattata come un’indemoniata e le ha chiesto di non farlo più? Allora proviamo noi a chiedere ad un prete di non pregare più e vediamo che ci risponde. Ammiro don Franco della comunità Viottoli che benedice questi ragazzi, che gli dice che essere gay e lesbiche è un dono di Dio, ammiro lui che aiuta i giovani nel contrasto fede-sessualità, che li incoraggia semplicemente ad amare perché per lui questa è la cosa più importante. Ammiro lui perché ha sempre una parola buona e pur di darla va contro l’istituzione di cui egli stesso fa parte. Ho sempre pensato che prima di essere omosessuale un uomo e una donna sono persone e come tali sono libere: il gay è libero di andare con chi vuole come libero è chi va con lui, libertà di scelta, libertà di amare e di essere amati, ma anche se non fosse amore rimane comunque un’espressione di libertà dell’individuo, si seguono le proprie inclinazioni, niente più. Le questioni di letto non sono fatti nostri. Lo stato rispetta gli stranieri, la chiesa rispetta le altre religioni, ma stato e chiesa non rispettano gli/le omosessuali. Essi non sono solo quelli che si vedono al gay Pride, uomini che li vedi provocare con le loro piume di struzzo, donne che non vestono come camioniste ma usano la minigonna e il trucco, perché questi sono i luoghi comuni delle immagini che la tv e i media ci vogliono far vedere, sono persone qualsiasi, i bravi ragazzi della porta accanto, le mamme dei figli che vanno all’asilo coi vostri figli, esempi, come questi tantissimi altri, più o meno visibili. E comunque sia all’interno del movimento omosessuale ci sono tante diversità poiché come ho ribadito prima, siamo tutti diversi. Chiudo questa personale riflessione un po’ lunga con un dato che riporto direttamente dal sito dell’Agedo, l’associazione genitori omosessuali: in Italia il 10% circa della popolazione è omosessuale, più di cinque milioni di persone che non sono contro la famiglia ma che chiedono tutela per i propri nuclei familiari.

Lisa B. Scott - 22.07.07 - imgpress.it

Gli italiani si sentono poveri

Gli italiani si sentono poveri se guadagnano 1300 euro al mese:lo afferma un terzo degli intervistat


Poveri a 1.300 Euro, questo quanto accertato dall’indagine Isae sul costo della vita in Italia

Poveri a 1.300 Euro, questo quanto accertato dall’indagine Isae sul costo della vita in Italia.

Il reddito familiare per gli italiani è assolutamente inadeguato a condurre una vita decorosa (il 74% delle famiglie non ritiene di poter vivere dignitosamente).

Dall`indagine mensile che l`Isae ha condotto a luglio il valore è risultato pari a circa 1.300 euro mensili per i single e 1.800 euro per le coppie, mentre i nuclei più numerosi raggiungono valori più elevati, ben oltre i 2.000 euro.

Di conseguenza, è molto alta la quota di individui i cui redditi familiari sono inferiori a tale soglia, resta da verificare che cosa si intenda per vita dignitosa….

La valutazione dell’istituto tiene in considerazione alcuni fattori di tipo culturale, sociale, psicologico, quali lo stile di vita e le abitudini di consumo, la percezione del costo della vita, le aspettative. Evidentemente, si tratta di un concetto di disagio più ampio di quelli tradizionalmente rilevati dalle statistiche ufficiali, che fanno riferimento alla povertà intesa in senso esclusivamente economico, cioè come scarsità di risorse: ad esempio, secondo gli ultimi dati dell`Istat, la soglia di povertà relativa nel 2005 è pari, per una famiglia di due persone, a 936 euro, e in base a tale definizione l`11,1% delle famiglie è povero.

Oltre alla percezione della povertà ci sono dati seignificativi che rispecchiano fedelmente un quadro economico non tanto rasserenante ma soprattutto non da paese “sviluppato”. Sette milioni di anziani percepiscono pensioni di 500 euro al mese, plotoni di giovani precari passano da un lavoro all`altro, ma soprattutto un esercito di due milioni e mezzo di poveri "in giacca e cravatta", che fino a ieri erano considerati privilegiati, il cosiddetto ceto medio che oggi, già alla terza settimana dallo stipendio, si ritrova a dover contare il centesimo per arrivare a fine mese.

5.100.000 i nuclei familiari (15 milioni di individui) già indigenti o a rischio povertà: il 23% degli Italiani che arranca e si indebita, descritto nello studio dell`Eurispes "Problemi di famiglia", in collaborazione con Federcasalinghe, presentato stamattina a Roma.

Working poors, lavoratori in ristrettezze

un terzo di Italiani appare assolutamente garantito, un terzo vive in decisa indigenza economica e l`altro terzo è rappresentato dalla fascia del ceto medio in condizioni di instabilità e precarietà. Tra loro i working poors, soggetti "normali" che si ritrovano poveri per riduzioni dello stipendio, che non riescono ad arrivare a fine mese, che passano la notte nei dormitori pubblici perché non hanno una casa, che in giacca e cravata mangiano alla Caritas durante l`ora di pausa per il pranzo. Tra il 2001 e il 2005, è stata calcolata una perdita del potere d`acquisto delle retribuzioni del 20,4% per gli impiegati; 14,1% per gli operai; 12,1% per i dirigenti; 8,3% per i quadri (v. articolo).

Tra debito e usura

Mutui, prestiti e pagamenti a rate hanno fatto lievitare l`indebitamento delle famiglie italiane del 9,8% tra il 2005 e il 2006. Sono i mutui, però, ad assorbire il 56,5% dell`indebitamento complessivo pari a più di 430 miliardi di euro. Napoli, Roma, Milano e Torino le città in cui l`acquisto della casa grava sulle spalle dei cittadini in misura maggiore. Sono sempre di più le persone che si rivolgono agli usurai, anche per mantenere lo stesso tenore di vita di un tempo. E` Napoli la città maggiormente esposta al rischio, Bolzano la più virtuosa.

Tasse e gabelle

E` il 66,3% della popolazione ad affermare che bisogna pagare le tasse per avere migliori servizi pubblici. Tuttavia, il 53,4% non le paga volentieri perché crede poco nella capacità dello Stato di gestire le risorse (30,8%). Più fiducioso, il 40,2%, crede che lo Stato sia in grado di farlo. Un`eventuale riduzione delle tasse, dovrebbe riguardare, per il 67,7%, prima di tutto le classi più povere.

I costi familiari

Una coppia con prole spende mediamente il 3,5% in più (quasi 3.000 euro con un figlio, 3.2000 con due) rispetto a chi non ne ha (2.860 euro). Il primo risparmio per gli Italiani è ridurre le spese per i regali (39,9% abbastanza, 23,1% molto) e acquistare in saldo (40,8% e 23,6%). Inoltre il 56,3% si serve per i prodotti alimentari molto o abbastanza frequentemente ai discount dove la merce, anche se non di marca, costa meno.

Solo l`1,1% del Pil italiano è destinato alla spesa pubblica per la famiglia e l`infanzia, a fronte di una media europea (UE a 15) del 2,4%. Non va meglio per le politiche abitative: in termini di Pil il valore è prossimo allo zero, appena lo 0,06%. L`Italia spende poco anche per il sostegno alla disoccupazione: 2% contro la media europea di oltre il 6% ma di più per gli anziani ai quali è destinato il 50% della spesa pubblica sociale.

L`incidenza della povertà soggettiva è più elevata nelle regioni meridionali, rispetto al Centro e al Nord, tra i single e le coppie (rispetto ai nuclei più numerosi) e, come atteso, tra le famiglie con redditi più bassi.

Inoltre, la percezione di svantaggio è maggiormente diffusa tra i nuclei con capofamiglia con basso livello di istruzione, con un impiego da operaio, oppure tra quelli dei disoccupati e delle casalinghe; allo stesso modo, la povertà soggettiva riguarda più spesso i detentori di un contratto da dipendente a tempo determinato (rispetto al tempo indeterminato) e chi vive in affitto.

Accanto alle stime relative all`Italia, si presentano anche gli ultimi dati disponibili per l`Europa, realizzati dall`indagine EU-SILC per il 2004. La povertà soggettiva è più diffusa nei Paesi mediterranei: soprattutto fra le famiglie greche (76%), italiane (63%) e spagnole (60%), mentre è inferiore in quelle portoghesi (47,5%); nelle nazioni nordiche, viceversa, l`incidenza è minima, ferma tra l`11 ed il 16%.

Se la percezione della povertà è soggettiva possiamo semplicemente considerare che sono 767 milioni le persone che vivono nella trappola della miseria, con meno di un dollaro al giorno.

Fonte: businessonline.it - 22.07.07 - italianosdargentina.com.ar

225 market aperti in agosto

L’estate in città è più facile: 225 market aperti in agosto

Forse questa estate Milano non si trasformerà nel solito deserto. Ben 225 negozi resteranno a disposizione dei lavoratori costretti a restare in città.

Salutati amici e parenti partiti per le vacanze, i milanesi che ad agosto continueranno a lavorare possono dimenticare l’incubo degli anni passati, quando per fare un po’ di spesa dovevano consumare un pieno di benzina. Le saracinesche resteranno alzate per 181 alimentari e 44 punti vendita di altro tipo.

Sono i negozi aderenti a Federdistribuzione, l’associazione che raggruppa la maggioranza delle imprese della Grande distribuzione organizzata. Tra questi, ben 164 offriranno anche il servizio a domicilio e altri hanno già pensato ad attivare agevolazioni per anziani e disabili. Per questo il Presidente di Federdistribuzione, Paolo Barberini, parla di un «servizio sociale» dedicato alle persone che nei mesi estivi si trovano in situazioni particolarmente difficili. «Pensiamo ad esempio ai più anziani - riflette Barberini - che altrimenti dovrebbero percorrere lunghe distanze sotto il sole per arrivare a un negozio aperto e che possono anche trovare un’occasione di sollievo dall’afa estiva». Quindi sottolinea l’importanza dei centri commerciali: «Sono diventati sempre più dei veri e propri poli di aggregazione, dove famiglie e ragazzi trascorrono parte del loro tempo libero. E questo vale a maggior ragione in agosto, quando anche l’offerta di intrattenimento in città diminuisce».

Non solo durante la settimana: molti punti vendita non chiuderanno neppure la domenica. Ecco il programma delle aperture: nella prima domenica d’agosto rimarranno aperti 154 negozi, nella quarta 158. Durante il periodo centrale del mese, il momento più critico di tutta l’estate, i milanesi rimasti in città potranno comunque contare su venti punti vendita dove poter fare gli acquisti necessari. Tutte queste botteghe saranno localizzate nella zona 1, il centro della città, l’unica dove l’apertura è consentita. «Tenere le saracinesche alzate degli esercizi commerciali nei periodi in cui storicamente le città sono meno popolate - continua Barberini - è un impegno che le aziende aderenti a Federdistribuzione vogliono assumersi per continuare a garantire un servizio di vitale importanza per i consumatori». Un servizio che in una città come Milano in passato non sempre è stato garantito. Una magra consolazione - penseranno i milanesi costretti alla scrivania dell’ufficio anche ad agosto. Una prestazione necessaria, per tutti gli anziani che rimarranno soli in città.


lunedì 23 luglio 2007 - ilgiornale.it

Dallo stupro alle molestie sessuali

Dallo stupro alle molestie sessuali l’aguzzino molto spesso è il partner


IN ITALIA il 31, 9 per cento delle donne tra i sedici e i settanta anni hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita. Per la precisione, cinque milioni di donne hanno subìto violenza sessuale (stupro, tentato stupro ma anche rapporti sessuali non desiderati e subìti per paura delle conseguenze e attività sessuali degradanti e umilianti). Sono numeri raccapriccianti che s’evincono dalle 43 pagine del rapporto realizzato dall’Istat su «La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia» presentato ieri a San Rossore, la ex tenuta presidenziale sul litorale pisano. Nel mondo muore una donna ogni otto minuti e l'Italia è al 34esimo posto (su 40) di questa speciale classifica. C'è in Europa, chi sta molto peggio di noi, il Belgio, ad esempio. L'indagine (il campione comprende 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni intervistate su tutto il territorio nazionale dal gennaio all'ottobre 2006) misura tre diversi tipi di violenza: quella fisica, quella sessuale e quella psicologica che comprende le denigrazioni, il controllo dei comportamenti, le strategie di isolamento, le intimidazioni e tutto ciò che può "armare" l'ossessione di un partner, di un ex amante o anche solo di una persona conosciuta e creduta amica. Il 21 per cento delle vittime ha subìto violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6% solo dal partner, il 54,6% da altri uomini non partner. I mariti, o conviventi, o fidanzati sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica (67,1%) e di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro o i rapporti sessuali non desiderati ma subìti per paura di conseguenze. Il 69, 7% degli stupri, infatti, è opera di partner, il 17,4% di un conoscente. Solo il 6,2% è opera di estranei. La parte sommersa del fenomeno è elevatissima: restano non denunciate il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle dal partner. La ricerca dell'Istat dice che il 91,6% degli stupri non viene denunciato. E che il 33% delle donne non parla con nessuno, nasconde per sempre quello di cui è stata vittima. Tra tutte le forme di violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche come «l'essere toccata sessualmente contro la propria volontà» (79,5%), rapporti sessuali non voluti (19%), il tentato stupro (14%), lo stupro (9,6%) e i rapporti sessuali degradanti e umilianti (6%). Poi c’è la persecuzione dello stalking. Due milioni e 77 mila donne (18%), hanno subìto comportamenti persecutori (stalking) da parte del partner al momento della separazione o dopo che si erano lasciati. La persecuzione più diffusa (68, 5%)è quando lui vuole a tutti i costi parlare con lei che invece non ne vuole sapere. Il 61, 6% ha chiesto ripetutamente appuntamenti per incontrarla; il 57% l'ha aspettata fuori casa, davanti a scuola o fuori dal lavoro; il 55,4% le ha inviato messaggi, telefonate, e mail, lettere o regali indesiderati; il 40,8% l'ha seguita o spiata. Un inferno, non c'è che dire. Le vittime di violenze psicologiche sono 7 milioni e 134 mila. La violenza è in casa e al lavoro. Il 46,7% delle vittime vengono isolate, su altre scatta il controllo (40%), la violenza economica (30,7%) e la svalorizzazione (23,8%). Metodi subdoli, con confini effimeri, facili da smentire e da non rilevare. Altro dato shock: in Italia un milione e 400 mila donne hanno subìto violenza sessuale prima dei 16 anni e da parte di persone per lo più conosciute. La violenza avviene in casa e il 53% delle vittime decide di vivere col proprio segreto.

domenica 22 luglio 2007 - iltempo.it

Basta guerre nel mondo!