"Alcol, droghe, guida", convegno a Ragusa

Attesissimo l'intervento del noto psichiatra Paolo Crepet al convegno regionale sul tema "Alcol, droghe, guida" promosso dal Dipartimento Dipendenze Patologiche dell' AUSL 7 di Ragusa che si svolgerà giovedì 25 ottobre


Il convegno regionale sul tema "Alcol, droghe, guida" promosso dal Dipartimento Dipendenze Patologiche dell' AUSL 7 di Ragusa si svolgerà giovedì 25 ottobre, con inizio alle ore 9.00, nei locali di Villa Di Pasquale a Ragusa.
E' stato organizzato per presentare il progetto curato dai SerT dell'Azienda ospedaliera dislocati nei vari comuni della provincia, in collaborazione e a stretto contatto con: Prefettura, Provincia Regionale, Questura, Polizia Stradale, Ufficio Scolastico Provinciale e Motorizzazione di Ragusa, che sono gli Enti esecutori di tale progetto; si inserisce nell'ambito delle iniziative per la prevenzione della tossicodipendenza, di educazione alla salute e il contrasto alla diffusione di nuove droghe.L'esigenza è nata anche per promuovere un intervento volto a combattere il triste fenomeno degli incidenti stradali gravi causati dall'uso di alcol e droghe.
La sensibilità dimostrata oltre che dai familiari delle vittime di incidenti anche dalle Istituzioni, preposte alla salvaguardia della vita attraverso iniziative sinergiche, si accompagna a percorsi formativi didattici, nelle scuole e in tutti i luoghi di incontro dei ragazzi, associazioni,parrocchie ecc. E' fondamentale formare una coscienza umana e civile, contrastare il male di vivere che alberga in ogni persona, e far capire che non è l'assunzione di sostanze iperstimolanti che aiuta.
Il convegno si preannuncia estremamente interessante ed è stato curato e organizzato affinchè si apra una breccia in ogni persona, ragazzo o adulto che sia affinchè venga recepito un messaggio forte e chiaro "salvare la vita".

Moderatore il dottor Franco Vanella, Capo Dipartimento Dipendenze Patologiche; interverranno il Prefetto CILIBERTI, il Direttore Generale AUSL 7 MANNO,Il Presidente della Provincia ANTOCI, il Questore ODDO, il Direttore dell' USP DINOLFO e il Direttore della Motorizzazione.

La presentazione del Progetto sarà a cura del responsabile SerT di Vittoria, MUSTILE, per l' Associazione ONLUS ci sarà il Presidente NICOSIA. Interverrà il dott. Capodicasa che parlerà di - interventi di prevenzione e repressione - Attesissimo l'intervento del noto psichiatra Paolo Crepet su " la percezione del rischio in adolescenza ".

Autore: Alba Ereddia - 19/10/07 - modica.info

Troppe feste: i brasiliani di Spagna nei guai

MADRID - Notte di festa, ritardi nel rientro in Spagna e niente convocazione. Destino comune per le stelle brasiliane di Real Madrid e Barcellona. Ronaldinho, Robinho e Julio Baptista: tutti fuori squadra. Gli ultimi due non figurano tra i convocati di Schuster per l'incontro di sabato contro l'Espanyol. Il club spagnolo, attraverso il suo sito web, ha fatto sapere che i reduci dagli impegni di qualificazione al Mondiale 2010 con la Nazionale, sono rientrati in ritardo dal Brasile per problemi legati al volo che li doveva riportare in Spagna, e per questo saranno tenuti a riposo.

LA FESTA GALEOTTA - Una versione che però si scontra con quanto pubblicato sul giornale brasiliano O Globo, che racconta di una mega festa, con alcol e donne, organizzata dopo la roboante vittoria al Maracanà contro l'Ecuador, a cui avrebbero preso parte Robinho, Baptista e Ronaldinho. Stando a O Globo, questo sarebbe il motivo reale del ritardo e dell'esclusione. Che non si sia trattato di un semplice ritardo lo ha implicitamente ammesso lo stesso Schuster che è intervenuto in conferenza stampa: «È certamente qualcosa che non mi piace. Andremo a parlargli per conoscere la loro versione, e forse non sarà così grave».

19/10/07 - corriere.it

Bologna: le dipendenze, rapporto 2006

Bologna: le dipendenze in area metropolitana, rapporto 2006


Bologna - Consumo critico di sostanze stupefacenti, afflusso di non residenti e stranieri, aumento nel numero di tossicodipendenti ristretti in carcere e dei decessi per overdose, ma anche aumento nel numero di soggetti in carico ai SERT e all’Unità Mobile. Il monitoraggio, quindi, quale attività fondamentale per indirizzare adeguatamente le politiche di intervento e di prevenzione nell’ambito delle dipendenze.


Questi alcuni dei risultati e delle indicazioni più significative emerse dal rapporto 2006 sulle dipendenze in aera metropolitana, curato dall’Osservatorio epidemiologico metropolitano dipendenze patologiche, che verrà presentato il 23 ottobre 2007 nell’Aula delle Colonne di Via S. Isaia, 90 dell’Azienda Usl di Bologna. L’Osservatorio epidemiologico metropolitano si pone come supporto al sistema dei servizi sulle dipendenze e costituisce uno strumento operativo dei Ser.T. aziendali e della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria.

Stando ad alcuni dei dati presenti nel rapporto si è verificato, negli ultimi anni, un aumento dei consumatori di eroina, cocaina e dei poliassuntori, nonché l’emergere di nuove tendenze di consumo. Nella sola città di Bologna è aumentata la quantità di cocaina sequestrata dalle forze dell’ordine. Si stima un numero oscuro di consumatori problematici di sostanze “pesanti” di 5800 soggetti, dato in aumento rispetto agli anni precedenti, con una prevalenza di almeno 7 su 1000 residenti di età compresa tra 15 e 45 anni. Il numero di stranieri è in aumento soprattutto nel sommerso. I soggetti monitorati con problemi dovuti all’uso di sostanze pesanti sono complessivamente 3524, età media 35 anni, 18% femmine, 16% stranieri, uno su tre residente fuori area metropolitana, un terzo è un nuovo contatto. Un dato che risulta preoccupante è l’aumento del numero dei decessi e degli interventi per overdose, a fronte di una diminuzione complessiva di mortalità tra gli eroinomani e i cocainomani. Riguardo ai soggetti con problemi alcol correlati, nel corso del 2006 sono stati contattati 2463 soggetti, età media 49 anni, 72% maschi, 12% stranieri. Il 43% era in cura presso un SERT, il 42% era residente nella città di Bologna, il 43% in altri paesi della provincia, il 3% nella regione Emilia Romagna, il 9% fuori regione. Si stimano 7032 soggetti con problemi alcol correlati, rispetto agli anni precedenti la stima è in aumento per i residenti e gli stranieri e in calo per i non residenti.

Saranno presenti al convegno Gabriele Cavazza e Luigi Tagliabue, rispettivamente vice direttore sanitario e direttore del dipartimento Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna. A presentare i dati del rapporto 2006, il responsabile dell’Osservatorio epidemiologico metropolitano, Raimondo Maria Pavarin. Per un quadro del sistema dei servizi per le dipendenze interverrà Daniele Gambini, coordinatore area funzionale Ser.T. - Azienda USL di Bologna.


19/10/07 - bologna2000.com

Rischio alcol anche tra i più giovani

Una strada pericolosa, stretta, scomoda. Una strada in cui l'attenzione non può mai venir meno. Una strada che, tuttavia, attraversa paesi dove il rischio di cadere vittime dell'alcol è elevato, anche tra i più giovani. Fatto questo che rende ulteriormente insidioso il tracciato della Regina.

Una indagine effettuata dalla Caritas nei mesi scorsi ha infatti segnalato l'alta diffusione dell'abuso di alcol tra i giovani del lago, compresi i giovanissimi, addirittura a partire dalle scuole medie. Il ritratto è stato tracciato grazie a decine di colloqui informali, chiacchierate amichevoli e incontri nei tradizionali luoghi di ritrovo dei ragazzi 'laghèe' effettuati proprio per conto della Caritas. Interviste che hanno permesso di tracciare un quadro abbastanza dettagliato della gioventù che vive lungo le sponde del Lario, tra persone che amano la propria terra nonostante l'isolamento che solo quella tanto vituperata arteria - la Regina appunto - riesce tra mille difficoltà a rompere. Già, perché probabilmente, con una strada più facilmente (e velocemente) percorribile, le abitudini di chi quotidianamente vive il lago potrebbero essere molto diverse.
Invece il quadro che emerge racconta di ragazzi che non si spostano dal paese, che preferiscono il guadagno immediato a lunghi anni di studio e che, come detto, si lasciano prendere forse con troppa facilità - nonostante il problema sia serio e in espansione anche in città - dal vizio della bottiglia.

Il resoconto della Caritas parla poi del rischio di un'eccessiva chiusura, di una staticità che ha lati positivi - l'amore per la propria terra appunto - ma anche il pericolo di soffocare aspirazioni e orizzonti. Dopo la scuola dell'obbligo, così, la maggior parte dei giovani del lago sceglie gli istituti professionali, se non addirittura direttamente la strada che porta al lavoro in officine, fabbriche e cantieri magari nella vicina Svizzera. Fortunatamente però in questi anni sono in aumento i ragazzi che scelgono di continuare la carriera scolastica, anche se questa è una via resa molto costosa proprio dalle difficoltà logistiche che una Regina in migliori condizioni potrebbe in parte semplificare.

La conclusione della Caritas è che in un ambiente tanto chiuso e lontano dalla grande città diventa inevitabile rifugiarsi nei soliti amici e nei soliti locali abbattendo la noia con il bicchiere d'alcol. Un fenomeno che, come detto, non riguarda solo il lago, ma che qui è vissuto come un trend diffuso da anni, quindi quasi normale e che non desta preoccupazione. Nonostante fuori dai locali poi ci sia quella strada che non perdona.


INDAGINE CARITAS - 19/10/07 - corrieredicomo.it

La strada più pericolosa

Stasera lo speciale su Etv


Le telecamere si accendono sull'arteria a maggiore rischio della provincia. Un tracciato vecchio, superato, ormai senza alcuna manutenzione.


Quasi un morto al mese, 10 drammi in un anno per la precisione. E ancora: 163 incidenti con un totale di quasi 250 feriti, molti dei quali in gravi condizioni. Bastano da soli questi dati riferiti al 2006 e forniti da carabinieri e polizia stradale di Como, a confermare che la Statale Regina è la strada più pericolosa dell'intera provincia.
Sì, perché secondo le forze dell'ordine le insidie si nascondono ovunque: dietro ogni curva, nei lunghi rettilinei, nelle gallerie dove la strada è più larga. Da Como a Sorico è un rischio continuo, senza distinzione di sorta: 60 chilometri di brividi pressoché quotidiani per automobilisti, camionisti, ma anche centauri, ciclisti e pedoni, anche questi ultimi spesso vittime di disattenzioni o comportamenti poco ortodossi.
E se nel 2006 gli schianti mortali sono stati quasi uno al mese, è andata leggermente meglio tra gennaio e settembre di quest'anno: 5 morti rilevati da carabinieri e polstrada, 110 incidenti con un bilancio di 150 persone contuse.
Gli esempi si sprecano: dai centauri finiti fuori strada ai due amici che, in auto, hanno divelto il guardrail e sono finiti nel lago a Colonno: morti sul colpo. Ma il lungo elenco di vittime è fatto anche di pedoni travolti mentre attraversavano le strisce. Come una studentessa di Dongo, qualche anno fa: appena scesa dal bus che la riportava a casa, è stata investita in pieno dall'auto di un giovane della zona. Con un tasso alcolico fuori norma, anche se erano appena le 13.
Il vero dramma della Regina è proprio questo: una strada vecchia, superata, ormai senza alcuna manutenzione. Dove sono tante le magagne e dove chi la percorre spesso pensa di essere su una pista di Formula 1. A tutto questo vanno aggiunti i problemi dell'alcol e della droga. Da queste parti - lo dicono i dati impietosi di carabinieri e polizia stradale - gli abusi sono all'ordine del giorno.

Non si spiegano, altrimenti, le 157 patenti ritirate in tutto il 2006. Una media di 13 al mese, quasi una ogni due giorni.
Un dato che deve fare riflettere anche sulle potenziali ripercussioni di queste persone 'appiedate' provvidenzialmente prima di fare danni a sé e agli altri. Gente che guida l'auto o la moto senza avere le ideali condizioni psicofisiche. Ed è proprio per queste ragioni che negli ultimi mesi i controlli e le verifiche sono sensibilmente aumentati. Sia carabinieri sia poliziotti hanno deciso di usare l'etilometro per andare a 'pizzicare' chi alza troppo il gomito e poi pensa di poter guidare lo stesso.
Altro dato shock è quello del numero di documenti di guida sottratti da gennaio a fine settembre sulla sempre più martoriata Regina dello scandalo: sono già stati 149, numero pressoché identico a quello di tutto il 2006. Segno che l'attenzione delle forze dell'ordine è aumentata, come pure l'indisciplina.
Ed è proprio contro queste situazioni che carabinieri e polizia stradale si scontrano ogni giorno. Più i primi, a dire il vero, visto che la polizia ha una presenza non costante in questa zona: negli anni scorsi si era anche pensato a un presidio fisso a Menaggio. Ma poi, anche per carenza di soldi e personale, l'iniziativa è sempre e solo stata attuata nei mesi estivi.
I carabinieri della compagnia di Menaggio, da parte loro, auspicano un aiuto alla prevenzione e al controllo come manna dal cielo. Ma finora le loro richieste non sono mai state esaudite pienamente.
Anche di questi dati e di una pericolosità latente si parlerà nel dibattito di questa sera ad Argegno. Altri spunti di riflessione per ospiti, pubblici amministratori e semplici automobilisti che ogni giorno la percorrono, questa Regina dello scandalo. Dove non solo si rischia di arrivare costantemente in ritardo per le magagne dei cantieri e delle code. Ma dove spesso si rischia anche di non giungere a destinazione sani e salvi.

Marco Romualdi - 19/10/07 - corrieredicomo.it

Ubriaco si scaglia contro i Carabinieri

ISERNIA: UBRIACO SI SCAGLIA CONTRO CARABINIERI


(Adnkronos) - Ubriaco si e' scagliato contro i carabinieri intervenuti per calmarlo ma e' stato arrestato. A finire in manette e' stato un 53enne pregiudicato di cui sono state rese note solo le iniziali, E.D.B., con le accuse di resistenza, minaccia, ingiuria a pubblico ufficiale e porto abusivo d'armi. I militari erano intervenuti per calmare l'uomo, alterato dall'uso di alcol e armato di un fucile, ma al loro arrivo sono stati aggrediti e ingiuriati. Cosi', dopo aver calmato l'uomo, i carabinieri l'hanno arrestato e condotto nel carcere della citta'.


19/10/07 - nsd.it

Scalo Romana, la favela dei disperati

Sopralluogo choc, l´altra notte, dell´assessore ai servizi sociali Moioli nell´ex area ferrovie: "Censiremo tutti prima dell´emergenza freddo"


Davide Carlucci

Nei capannoni fra topi e rifiuti più di 800 senzatetto. Bambini compresi Il padrone di casa apre in mutande. Poi si ricompone e ci fa entrare nel suo tugurio: il pavimento è tanto sporco che le scarpe vi si appiccicano e sul frigo, sugli armadi, sul lampadario, decine di scarafaggi rossi corrono in ogni direzione. «Qui siamo in cinque, c´è anche un bambino di un anno e mezzo», dice l´uomo, un romeno che non ha lavoro. È uno degli 800 abitanti degli inferi di Milano: scalo Romana, area abbandonata di proprietà delle Ferrovie dello Stato dove vivono solo clochard, tossicodipendenti, immigrati africani e adesso anche tanti rom che prima stavano nelle baraccopoli. «Sono qui da un anno e mezzo, prima c´era un altro romeno, poi mi ha rubato 700 euro ed è andato via», racconta l´uomo all´assessore Mariolina Moioli, che ha deciso di andare a vedere di persona, accompagnata dai giornalisti, fin dove può spingersi la miseria nella capitale economica d´Italia, nella città delle griffe e del benessere ostentato.

La sua è una sorta di visita preventiva: l´idea è di affidare alla polizia locale, prima dell´emergenza freddo, un censimento dei casi di povertà estrema - con tanto di verifica dei loro titoli e dei documenti - che sfuggono al controllo dei servizi sociali del Comune, che già assistono tra i 400 e i 500 senza tetto. Poi ci sono quelli che si nascondono, ed eccoli qui tra i binari e i capannoni abbandonati. Suor Velia, domenicana, responsabile della casa d´accoglienza per i clochard di piazzale Lodi, è la testimone di queste vite randagie che a volte durano poco, come «quel tossicodipendente che stendeva i panni lì in fondo, in quel vagone, e poi l´hanno trovato morto ormai da giorni». Gli italiani sono sempre di più. «Spesso sono uomini separati dalle mogli - spiega padre Clemente Moriggi, che gestisce diverse case d´accoglienza - o che sono sprofondati nell´alcol».

Arrivano alle otto della sera, s´infilano da ogni varco possibile, e fino alle due di notte è un continuo via vai. Incontriamo una ragazza magrissima: «Non vivo qui, vengo a trovare un amico» e quando le chiedi se in realtà è qui per comprare sorride per la vergogna. Le finestre e le porte di una specie di casamatta al centro del viale sono state completamente murate con i mattoni dalle Ferrovie dello Stato. Ma fuori c´è una bicicletta parcheggiata: i nuovi inquilini si sono ritagliati lo spazio minimo per entrare demolendo i mattoni. Dentro vivono due "nuclei familiari". In una stanza abita una famiglia romena, la bandiera dell´Italia appesa al muro. Nell´altra c´è Daniela con la sua amica - mezza morta per lo spavento causato dalla visita inaspettata - sono entrambe di Bucarest. «Sì, vivo qui da nove mesi - dice Daniela - e lavoro in un albergo. Questo era un ufficio abbandonato, noi non sapevamo dove trovare i soldi per la casa e siamo venuti qui». Dentro la stanza, su un tavolino, uva e cioccolatini e, sul lato della finestra cieca, una fila di panni stesi. «Sono calze da bambini?», chiede l´assessore. «No - dice Daniela - sono della mia amica, è solo che si sono rimpiccioliti».

«Ma che è successo? Siete sbirri?», grida un tossicodipendente con lo zainetto e un dobermann al guinzaglio, seguito da un altro amico che lo rimprovera per qualcosa («quelle cose non me le ha mai dette neanche mio padre, capito?»). Un capannone è occupato da somali, eritrei, colombiani. Non c´è luce e in ogni stanza si dorme in tre o in quattro. Le pareti sono tappezzate da scritte deliranti (storie di anelli rubati, insulti nei confronti del ladro) o incomprensibili, in arabo stilizzato. Moioli vuol capire. «Ma cosa stai qui a fare, senza lavoro?», chiede a un sudanese che prova a spiegarle che ha un permesso umanitario e che il luogo da dove viene è comunque peggio di qui. Lei s´indigna quando scopre che sulla sua carta d´identità è scritto Roma-via Astalli (è la sede di un´associazione che si occupa di rifugiati). «La mia ansia - dice - è che non possiamo tenere sotto controllo il fenomeno dei flussi migratori. Non c´è governo, ci può capitare qualsiasi cosa... ». Se la prende con Roma: «Dovrebbe intervenire: più lascia andare e più il conflitto sociale aumenta». L´assessore annuncia che qualcosa si farà qui a Milano. «La mia idea è che non si può lasciare questo posto così nel centro della città». Allora che fare? Cacciarli tutti? «Non ho mai usato questa parola né intendo usarla», assicura. Per Mahad, che di giorno lavora a Linate e di notte dorme allo scalo Romana, è una buona notizia.


19/10/07 - espresso.repubblica.it

Rifiuta test alcolico: multa da 3 mila euro

Sciacca - Viene fermato dai Vigili urbani in evidente stato di ebbrezza e trasferito in ospedale, dove rifiuta di sottoporsi all'esame clinico per la verifica della presenza di alcol nel sangue.

Protagonista di questo episodio un motociclista saccense fermato dagli agenti della Polizia municipale di Sciacca durante un servizio di controllo del territorio. In seguito al rifiuto, l'uomo è stato sanzionato con una multa di 3 mila euro e il fermo amministrativo del mezzo.

Giuseppe Recca - 19/10/07 - agrigentonotizie.it


[Queste ultime due notizie danno vigore alla confusione che già c'è...]

Rifiuta l'alcol-test, il pm è costretto ad archiviare

Ubriaco al volante rifiuta l'alcol-test e il pm è costretto ad archiviare


Bologna, 18 ottobre - Tra le pieghe del Decreto-legge che lo scorso agosto ha modificato il codice della strada (e convertito in legge il 2 ottobre), l'inasprendo le pene nasconde però una situazione paradossale che puo' costituire una scappatoia per chi guida ubriaco.


Un uomo che si e' rifiutato di sottoporsi all'alcol-test e' cosi' riuscito ad evitare una condanna penale per guida in stato di ebbrezza. Infatti il decreto ha pero' depenalizzato il rifiuto di sottoporsi all'alcol-test. Contemporaneamente ha fissato fasce progressive di superamento della quantita' di alcol permesso nel sangue. Il rifiuto e l'impossibilita' di stabilire in quale fascia di alcolemia l'automobilista ubriaco puo' essere collocato, impedisce all'autorita' giudiziaria di procedere penalmente, in mancanza di accertamento scientifico.

Il paradosso e' emerso in un fascicolo di cui si e' occupato il Pm Valter Giovannini della Procura di Bologna, magistrato in prima linea nella lotta alla guida in stato di ebbrezza (ha adottato il sequestro penale della patente e ipotizzato l'omicidio volontario in casi di incidenti mortali causati da ubriachi al volante).


Un automobilista e' stato fermato ai primi di settembre per un controllo dai carabinieri ed ha mostrato tutti i segni dell' ubriachezza e dell'alterazione psico-fisica: difficolta' a parlare, pupille dilatate, difficolta' a camminare. Non si e' sottoposto al test dell'alcol e ed e' stato sanzionato amministrativamente e non penalmente, come accadeva prima del decreto.


E' stato comunque denunciato per guida in stato di ebbrezza alcolica, perche' prima del decreto si poteva sostenere che anche senza il dato alcolemico, ma in base agli indici sintomatici (pupille, difficolta' a parlare e camminare), c'era lo stato di ebbrezza. Quindi un automobilista poteva essere condannato anche senza alcol-test.


Lo stesso automobilista tramite il suo avvocato ha proposto al Pm un'oblazione, cioe' una definizione in via rapida del processo con il pagamento di una pena pecuniaria che chiude la vicenda, una specie di ammissione di responsabilita'. Il magistrato pero' non ha potuto accogliere la richiesta: e' stato costretto a chiedere l'archiviazione perche' non ha un riferimento dove collocare l'ubriachezza. Cosi' sul piano penale un automobilista, che probabilmente era ubriaco al volante, l'ha fatta franca.


18 ottobre 2007 - qn.quotidiano.net

Le cose che non cambiano

In perfetta concomitanza con l'apertura di un congresso che, per il momento, scorre sui soliti rigidi binari della politica ufficiale cinese, arriva la notizia del veto cinese all'incontro del Dalai Lama con Bush.


Le ragioni sono le solite: la visita sarebbe un'indebita interferenza negli affari interni della Repubblica Popolare. Il veto, invece, non è un'indebita interferenza negli affari "esteri" statunitensi... (!).


La questione tibetana è, se possibile, ancora più inaccettabile di quella birmana, perchè la Cina ha semplicemente invaso il Tibet, accampando inesistenti giustificazioni di integrità territoriale, e lo occupa militarmente con il pugno di ferro da più di 50 anni.


A Dharamsala ho raccolto le testimonianze dolorose di alcuni esuli tibetani: le notizie frammentarie che arrivano dal paese compongono un quadro spaventoso di eradicazione linguistica e culturale. I bambini a scuola studiano cinese. Lhasa è un bordello a cielo aperto, i cinesi arrivano a migliaia e occupano tutti i posti di lavoro, i giovani tibetani vegetano e si danno all'alcolismo, i monaci sono perseguitati e controllati, ogni voce di dissenso messa a tacere con la repressione.


Ed è un altro motivo per boicottare ufficialmente, e uniti, le Olimpiadi, approfittando di una leva così potente.


Intanto vi segnalo il sito di una ONG che sul Tibet sta facendo un lavoro molto serio: www.sostibet.org


16.10.07 - cindia.blogosfere.it

Cocaina in cambio di referti falsi

Droga in corsia a Roma. Ovvero, cocaina in cambio di referti falsi. Non solo. All’ospedale Giovan Battista Grassi di Ostia, sul litorale romano, due centralinisti e un’operatrice sociosanitaria in combutta con uno stimato medico del reparto ortopedia avevano messo in piedi una vera e propria centrale operativa per lo spaccio di droga, tanto da attirare l’attenzione dei pazienti nonché dei carabinieri.

Dieci mesi d’inchiesta, intercettazioni da brivido e confessioni imbarazzanti poi, all’alba di ieri, le manette per sei persone, quattro dipendenti della struttura sanitaria pubblica oltre a una segretaria in uno studio privato e a un noto pusher della zona. A emettere i provvedimenti di custodia cautelare, tre in carcere, il gip Emanuele Cersosimo della Procura di Roma.

L’operazione «Sfera» viene avviata all’indomani del fermo di un impiegato presso il servizio fax del nosocomio lidense. L’uomo si sarebbe assentato più volte dal luogo di lavoro, con la complicità di un collega, per vendere droga all’interno della struttura. Timbravano i rispettivi cartellini per essere, poi, liberi di girare fra malati e visitatori, come se niente fosse, con le dosi pronte all’uso. A inchiodarli le foto scattate dagli uomini del nucleo operativo dell’Arma davanti la camera mortuaria, vicino la mensa, di fronte il bar interno, persino accanto la cappella dell’ospedale.

E così Vittorio S., 51 anni, e Giancarlo T., 47 anni, sono i primi a finire dietro le sbarre. Le accuse? Concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché falsità ideologica per allontanamento dalla loro postazione. La storia non è finita e i carabinieri sono decisi a non mollare. Non ci vuole molto per capire che a coprire i due è un medico, Filippo P., 47 anni, l’ortopedico che firma per uno di loro un certificato di malattia per ottenere sniffate di coca gratis. A spacciare la «polvere bianca» acquistata da un pregiudicato, Alessio M. di 37 anni, li aiuta un’altra dipendente della Asl RmD, Paola P., 43 anni, operatrice socio-sanitaria, in servizio nei reparti come «portantina».


«Dagli accertamenti - spiegano i carabinieri del Comando provinciale - emerge che il centralinista, l’infermiera e il medico dimostrano di avere un totale disprezzo per i propri doveri deontologici e professionali, nonché una tranquillità e sfrontatezza che evidenzia l’abitualità della loro condotta criminale. Il secondo centralinista fornisce piena collaborazione mettendo a disposizione la propria abitazione per occultare lo stupefacente e, all’occorrenza, sostituire il collega nella cessione della roba».

I quattro allargano il raggio d’azione contando sull’appoggio esterno della segretaria di uno studio medico di Fiumicino, M.M. di 37 anni. La donna prende telefonicamente gli ordini per i vari clienti e li smista ai due criminali che poi provvedono a consegnare la merce. Il medico è accusato, inoltre, di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Un giro d’affari di 8mila euro al mese. «I due operatori fax - precisa la direzione sanitaria del Grassi - sono stati sospesi dal servizio, uno già licenziato. Per il medico e l’operatrice stiamo provvedendo alla sospensione cautelativa». Un caso isolato? Nient’affatto. A febbraio l’arresto di A.V.S., infermiere incensurato sempre del Grassi, che nascondeva la droga da distribuire in un armadietto dell’Unità Coronarica.


19/10/07 - di Stefano Vladovich - ilgiornale.it

Vaccinazione antinfluenzale dal 5 novembre

La campagna di vaccinazione antinfluenzale 2007/2008, nel rispetto delle disposizioni regionali, avrà inizio su tutto il territorio della Asl2 Savonese il 5 novembre per proseguire sino al 20 dicembre

Medici del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, Medici di medicina generale e Pediatri di libera scelta provvederanno, come ogni anno, all’esecuzione delle vaccinazioni. Dalla data indicata inizierà pertanto la distribuzione delle dosi di vaccino ai medici di famiglia ed ai pediatri convenzionati che ne faranno richiesta; sempre dallo stesso giorno sarà inoltre possibile effettuare le prenotazioni presso gli ambulatori territoriali di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl 2.

Per la campagna vaccinale la Asl 2 ha messo in preventivo l’acquisto di 71.000 dosi di vaccino antinfluenzale, più un ulteriore 20% in caso di forte richiesta, a fronte delle oltre 63.000 dosi somministrate nella stagione 2006/2007 durante la quale, causa l’anomalo andamento meteorologico, si è registrato un lieve calo percentuale rispetto alla campagna vaccinale precedente.

Avendo raggiunto e consolidato coperture vaccinali considerate buone, anche se ancora non ottimali, nella fascia di età dei soggetti ultra sessantaquattrenni, in questa stagione gli sforzi degli operatori sanitari dovranno essere concentrati sul miglioramento dell’offerta vaccinale nei confronti dei soggetti in età infantile ed adulta considerati a rischio; tale miglioramento rappresenta un obiettivo prioritario su scala nazionale.

Si rammenta che la vaccinazione ad oggi rappresenta il principale strumento di controllo dell’influenza, essendo in grado di ridurne l’incidenza e le sue complicazioni. Il vaccino è infatti indicato e offerto gratuitamente alle seguenti categorie:

anziani al di sopra dei 64 anni

- soggetti in età infantile e adulta affetti da:

- malattie croniche a carico dell’apparato circolatorio, urinario e respiratorio (inclusa la malattia asmatica)
- malattie del sangue
- diabete e altre malattie metaboliche
- sindromi da malassorbimento intestinale
- fibrosi cistica
- malattie congenite o acquisite che comportino un bassa produzione di anticorpi (inclusa l’infezione da HIV)
- patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici
- soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo
- personale sanitario di assistenza
- familiari a contatto con soggetti ad alto rischio
- personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzale.

Al fine di evitare eccessivi affollamenti nei primi giorni di vaccinazione l’Asl ricorda che:

- la campagna di vaccinazione si protrarrà sino al 20 dicembre, con possibilità di superare anche tale data in base alla richiesta,
- il vaccino produce protezione entro una settimana dalla somministrazione e che tale copertura perdura per 6-8 mesi,
- l’epidemia influenzale si manifesta solitamente nel periodo attorno alla metà gennaio ed ha il suo culmine nelle prime due settimane di febbraio,
- i primi isolamenti del virus influenzale avvengono usualmente nel periodo compreso tra l’ultima decade di dicembre (casi sporadici) e la prima di gennaio.

L’ente rammenta infine che nei soggetti ad alto rischio e negli anziani è fortemente consigliabile effettuare la vaccinazione per pneumococco, le cui indicazioni sono sostanzialmente identiche a quelle dell’antinfluenzale. La vaccinazione è offerta gratuitamente con le stesse modalità in essere per la campagna antinfluenzale. La Regione Liguria prosegue in tal modo il cammino intrapreso nei confronti delle malattie invasive sostenute dallo pneumococco, iniziato dapprima nei confronti dei soggetti ultra sessantaquattrenni o in quelli considerati a rischio e proseguito poi con l’offerta attiva e gratuita per tutti i bambini sino ai 36 mesi di vita.


[...] La notizia valga come guida per tutti anche se è riferita alla provincia di Savona.


19/10/07 - savonanotizie.it

Non riesce a pagare il mutuo, operaio si uccide

Era riuscito a comprare finalmente una casa. Aveva sottoscritto un mutuo quando la moglie aveva trovato un posto di lavoro. Ma poi la donna lo ha perso. E lui non riusciva a pagare le rate. Per questo un operaio si è ucciso a Macerata.


Macerata. Pensava di non riuscire a pagare la prossima rata del mutuo. E si è ucciso. Una storia comune a molti, ma finita tragicamente. E' accaduto a Tolentino (Macerata). La vittima è un operaio di 43 anni: si è impiccato in uno stanzino dell'azienda per la quale lavorava. L'uomo - racconta l'Ansa - aveva moglie e un figlio di sei anni, e aveva acquistato un appartamento in una palazzina in cui abitano anche i suoceri. Con il suo lavoro stabile e con quanto guadagnava la moglie, assunta con un contratto precario, finora era riuscito a far fronte a tutti gli impegni economici. A settembre però la donna ha perso il lavoro. I sindacati Fiom e Cgil delle Marche denunciano le "difficili condizioni di vita di tante famiglie, che, sempre più spesso, anche a causa dell'aumento dei tassi di interesse sui mutui, fanno fatica ad arrivare a fine mese e vivono questa condizione con grande preoccupazione".

I DUBBI. In serata tuttavia il cognato della vittima, tornato da Perugia subito dopo la tragedia, e alle prese con il compito straziante di spiegare "piano piano" al nipotino cosa è successo, non conferma ai giornalisti il nesso mutuo-suicidio. "È meglio lasciar perdere. G. non ha lasciato detto niente, nè biglietti nè altro, e nessuno di noi poteva immaginare che sarebbe accaduta una cosa così".


18.10.07 - unionesarda.it

Milano: nomade fermata 75 volte

Milano: nomade fermata 75 volte, ma sempre scarcerata

Negli ultimi 4 anni è stata fermata 75 volte e sempre per furto e borseggi. Ma ogni volta è stata scarcerata perché le sue condizioni fisiche sono incompatibili con la detenzione. Quali? Ha avuto finora dieci gravidanze e quattro aborti. Ecco la storia di una nomade di 28 anni.

Una nomade bosniaca di 28 anni è stata fermata in una stazione della metropolitana milanese poco dopo aver rubato il portafogli a una turista tedesca. È stata bloccata dalla stessa derubata e dal marito. Richiamato dalle urla è intervenuto un carabiniere in borghese che ha portato la donna in caserma. Dalle comparizione delle impronte, F.O. è risultata L'ultima volta è stata scarcerata il 15 settembre scorso perchè era al quarto mese di gravidanza e aveva avuto il sospetto distacco della placenta. Trattandosi di tentato furto, è stata questa volta denunciata a piede libero.


18.10.07 - unionesarda.it

Vico il pedofilo preso in Thailandia

Bangkok - Il pedofilo canadese di 32 anni, soprannominato Vico, è stato arrestato oggi nel nord-est della Thailandia, ha annunciato la polizia. L’uomo era ricercato dall’Interpol dopo aver messo su Internet fotografie che lo riprendevano mentre abusava di bambini. Christopher Paul Neil, 32 anni, originario di Maple Ridge, nei sobborghi di Vancouver, nell’ovest del Canada, e accusato dall’Interpol di aver sessualmente aggredito 12 bambini, è stato arrestati dopo che anche la magistratura thailandese aveva emesso ieri un mandato d’arresto nei suoi confronti.


Condanna Neil, ha detto un responsabile della polizia, è stato arrestato a Nakhon Ratchasima, a 270 chilometri a nordest di Bangkok. Il presunto pedofilo è ora in corso di trasferimento nella capitale thailandese. La polizia ha precisato che si è giunti al nascondiglio dell’uomo seguendo le tracce lasciate dal telefonino di un suo amico thailandese che lo ha accompagnato nella fuga. Se condannato in Thailandia, l’uomo rischia fino a 20 anni di carcere. Ancora non si sa se il Canada, che prevede di poter perseguire crimini sessuali compiuti all’estero da suoi cittadini, chiederà la sua estradizione.


Testimonianza A facilitare l’identificazione è stata anche la testimonianza di un ragazzo thailandese, oggi 17enne, che ha riferito di essere stato vittima di Neil, diversi anni fa. Neil aveva fatto l’insegnante di inglese nella Corea del Sud ed in Thailandia e questo gli consentiva di avvicinare le vittime senza destare sospetti. Era stato visto l’ultima volta al suo arrivo all’aeroporto di Bangkok l’11 ottobre scorso, proveniente da Seul. Tra gli altri paesi in cui aveva compiuto abusi, documentati da 200 foto sempre messe su Internet, figurano il Vietnam e la Cambogia.


Appello dell'Interpol Il segretario generale dell’Interpol aveva ieri ringraziato l’opinione pubblica e i media che hanno consentito di giungere all’identificazione e all’individuazione degli spostamenti dell’uomo. "Solo una settimana fa - aveva detto - non sapevamo né il suo nome né la sua nazionalità. Ma grazie all’appello che abbiamo lanciato a livello mondiale e alle risposte ricevute dal mondo intero e dal Canada, abbiamo potuto identificarlo". Circa 350 persone hanno risposto all’appello lanciato dall’Interpol e cinque di loro da tre diversi paesi sono state fondamentali nell’identificazione di Neil.


19/10/07 - ilgiornale.it

Diciottenne stuprato al Parco Lambro

Due cittadini egiziani sono stati arrestati dalla polizia per stupro e rapina: uno dei due avrebbe violentato uno studente diciottenne che aveva tentato di sottrarsi alla rapina del portafogli.

"Hai da accendere?". È iniziato così l'incubo per un ragazzo di 18 anni che la sera del 29 settembre stava camminando in via Crescenzago. Avvicinato da due ragazzi egiziani con la più innocua delle scuse, è stato trascinato nel parco Lambro, qui picchiato, stuprato e rapinato di soldi e cellulare. Responsabili di tanta violenza, secondo la polizia che li ha arrestati, sarebbero Htem Darwish detto "Tito", 19 anni, che ha consumato lo stupro, e Samh Gana Meslhe, di 21, che ha partecipato alla rapina e poi ha controllato che nessuno arrivasse quando il giovane è stato violentato.

Rapinatori seriali
Ai due gli investigatori sono arrivati sulla base delle descrizioni del giovane: uno degli egiziani ha i capelli tinti di biondo, il secondo delle basette particolarmente pronunciate. Gli stessi, nei giorni successivi, hanno compiuto anche altre due rapine ai danni di altrettanti passanti: un 31enne e un 27enne, ai quali vengono sottratti il portafoglio, il palmare, il lettore mp3, lo zaino e i cellulari. E sempre in via Crescenzago. Anche loro avvicinati con la scusa della sigaretta e poi rapinati sotto minaccia di un coltello da cucina.

Le indagini
La svolta nelle indagini è arrivata però la notte del 13 ottobre quando una volante ha bloccato Samh Ganm Melslhe: è il ragazzo arabo con i capelli tinti di biondo che hanno descritto le tre vittime. Condotto in Questura e posto in stato di fermo, l'egiziano fa il nome dell'altro, che il giorno dopo viene trovato, insieme a tre suoi connazionali, in un appartamento di via Padova 70 dove gli agenti della Mobile fanno irruzione. Qui vengono ritrovati anche il coltello da cucina usato per intimidire le vittime, la felpa indossata durante lo stupro e parte del bottino frutto delle rapine.

19/10/07 - city.corriere.it

Violenza sulle figlie, operaio in carcere

VOGHERA. Per lunghi mesi, avrebbe abusato a più riprese delle figlie, di 13 e 16 anni, approfittando delle assenze da casa della convivente. Un incubo spezzato dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Voghera, che hanno arrestato N.M., 35enne operaio residente in un paese della valle Staffora, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del tribunale di Voghera su richiesta della procura. L'accusa nei confronti dell'uomo è pesantissima: violenza sessuale, con la duplice aggravante della minore età delle vittime e del vincolo di sangue.

L'operaio, di cui sono state fornite solo le generalità ed è stato omesso il comune di residenza per tutelare le figlie, è ora rinchiuso in una cella del carcere di Voghera e nei prossimi giorni verrà interrogato dal giudice. Sarà quella la prima occasione in cui N.M. potrà ribattere alla durissima accusa di aver abusato ripetutamente delle due minorenni. Le indagini su questa squallida vicenda sono state avviate un mese fa dai carabinieri. Lo scenario sullo sfondo è quello di un centro della valle Staffora, dove tutti si conoscono e anche quanto avviene fra le mura domestiche prima o poi trapela all'esterno. Il contesto familiare in cui sarebbero avvenute le violenze, invece, non viene descritto dagli inquirenti come particolarmente degradato e segnato da grave disagio economico, ma caratterizzato da un'apparente normalità. N.M. ha alle spalle un matrimonio finito con il divorzio, l'ex moglie trascorre la sua vita lontano dall'Oltrepo. Con sè, l'uomo ha tenuto le due figlie, si è ricostruito un'esistenza con una nuova compagna che ha accettato le ragazze. L'operaio e la convivente lavorano, i soldi in casa entrano, anche se non si può dire che ci troviamo di fronte ad una situazione di agiatezza. Ma è proprio in questa apparente normalità che sarebbero avvenute le violenze. Più volte, l'operaio - sempre secondo l'accusa - avrebbe approfittato dell'assenza della compagna, fuori casa in seguito agli impegni di lavoro, per violentare le figlie, non fermandosi neppure di fronte alla loro tenera età. Uno stupro anche alla loro innocenza, violata nel modo più tremendo da chi più di tutti avrebbe dovuto vegliare su di essa. Un incubo proseguito per mesi. Fino a che qualcosa è tracimato all'esterno e si è messa in moto la macchina delle indagini. I carabinieri hanno convocato in caserma la convivente di N.M, l'hanno interrogata come persona informata sui fatti. Hanno raccolto altre testimonianze, comprese le confidenze delle due adolescenti. Il rapporto inoltrato alla procura di Voghera è sfociato in un'ordinanza di custodia cautelare, eseguita nelle prime ore del pomeriggio dai militari del Norm di Voghera. L'operaio è stato prelevato dalla sua abitazione e tradotto in carcere.


19/10/07 - Roberto Lodigiani - espresso.repubblica.it

Prof condannato per molestie

Palpeggiò alunna dodicenne: tre anni e quattro mesi di reclusione


Il professore mestrino era già stato ritenuto seminfermo di mente in un altro procedimento penale per cui era stato condannato. Ieri, è stato condannato per un reato più grave: tre anni e quattro mesi per aver molestato sessualmente un'alunna di 12 anni. Eppure ancora insegna.

Poco più che quarantenne, insegnante di sostegno in una scuola media della terraferma, Loris T., era stato denunciato dai genitori della dodicenne che stava nella sua classe. La ragazzina aveva raccontato che il professore le aveva chiaramente palpeggiato il seno, insomma non si era trattato di un toccamento fuggevole o di uno sfioramento più facilmente giustificabile, bensì di una carezza. L'accusa è stata quella di violenza sessuale. Più di qualcuno, nell'istituto, non si era meravigliato della denuncia perchè già altri alunni avevano riferito che lo stesso insegnante spesso aveva affrontato con loro temi di natura sessuale.
Nell'ambito del procedimento Loris T., su richiesta del suo stesso avvocato difensore, è stato sottoposto ad una perizia psichiatrica, al termine della quale gli è stato rilevato un vizio parziale di mente, ma, a sorpresa, è stata anche segnalata la sua pericolosità sociale. Già in precedenza, il professore mestrino aveva chiesto e ottenuto di essere esaminato da uno psichiatra, presumibilmente per ottenere uno sconto di pena. Era finito, infatti, davanti a un giudice di Padova - doveva rispondere di resistenza dopo aver bloccato un autobus piazzandosi in mezzo alla strada - ed anche in quell'occasione era stato sottoposto a perizia e giudicato seminfermo di mente.
Nonostante tutto, però, aveva potuto continuare ad insegnare alle medie (lo fa tuttora). C'era chi, sia tra i genitori dei suoi allievi sia tra i colleghi, lo considerava un tipo originale, con atteggiamenti bizzarri, ma niente di più. Anche quella condanna a Padova, in fondo, non riguardava la scuola, la lite che aveva causato il procedimento era scoppiata tra lui e l'autista dell'autobus su cui viaggiava. E delle conclusioni alle quali era giunto il perito nominato dal magistrato nessuno era a conoscenza.

Adesso, il giudizio del primo psichiatra che lo ha esaminato è stato confermato da un secondo, non solo: è arrivata un'altra condanna e questa volta più pesante e per una grave accusa. Proprio il mese scorso il ministro della Pubblica Istruzione Beppe Fioroni aveva dichiarato di aver pronto una è proposta per facilitare l'allontanamento e addirittura il licenziamento dei docenti che nella scuola non facevano il loro dovere. Il progetto prevede iter amministrativi più snelli e maggior possibilità d'intervento dei dirigenti d'istituto e degli Uffici scolastici regionali. Il caso di Loris T. è davvero preoccupante, non solo perchè l'accusa di cui deve rispondere è di violenza sessuale, seppure nell'ipotesi meno grave e c'è anche da sottolineare che la sentenza non è passata in giudicato (lo sarà dopo gli altri gradi di giudizio), ma soprattutto per quelle perizia che lo indicano seminfermo di mente.

Ieri, il pubblico ministero Giovanni Zorzi, che ha coordinato le indagini, ha chiesto una condanna a tre anni, mentre il difensore sì è battuto per contenere la pena entro i due anni. E anche per questo motivo ha chiesto il rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo rispetto a chi vuole il processo in aula davanti al Tribunale, riduzione che aggiunta a quella per il vizio parziale di mente faceva sperare in una pena meno pesante. Il giudice Licia Marino lo ha, invece, condannato ad una pena superiore a quella richiesta dall'accusa.


19/10/07 - Giorgio Cecchetti - espresso.repubblica.it

Infanzia violata

Bambini abusati, violati dalla guerra, arruolati come soldati nei tanti conflitti che infiammano il mondo e privati di ogni elementare diritto: alla salute, all'istruzione, a vivere un'infanzia normale protetti dalla propria famiglia o dalla comunità d'origine. Il nuovo rapporto dell'Onu 'Children and Conflict in a Changing World', sui bambini e la guerra, fotografa una situazione agghiacciante dove sempre più piccoli innocenti, soprattutto nel terzo mondo ma non solo, ogni anno diventano vittime di arruolamenti forzati, detenzioni illegali e sfruttamento sessuale. Il rapporto, elaborato dal Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'Onu per i bambini nei conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, e dall'Unicef, è stato realizzato a 10 anni dall'illuminante studio di Gracia Machel su 'L'impatto delle guerra sui bambini', che per la prima volta ha richiamato l'attenzione della comunità internazionale su un tema così importante come quello dell'infanzia violata dalla guerra.

Il vivere un conflitto fondamentalmente priva i bambini della loro infanzia, li segna profondamente compromettendo la loro salute e lo sviluppo della loro personalità. Malgrado i numerosi passi avanti che sono stati compiuti nel corso degli ultimi 10 anni per proteggerli dai più efferati crimini di guerra come il reclutamento illegale da parte di gruppi armati e la violenza sessuale, il documento dell'Onu fa ancora una volta la cronaca di una situazione allarmante ed esorta la comunità internazionale ad adottare misure concrete per fermare gli abusi sui più piccoli. 'La comunità internazionale è stata attiva nella definizione di una solida cornice legale per la protezione dell'infanzia' ha dichiarato il Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU per i bambini in guerra Radhika Coomaraswamy 'molto però deve essere ancora fatto, per assicurarne l'ottemperanza, per combattere l'impunità e affrontare tutte le violazioni contro i bambini'.

Il rapporto difatti mostra cifre da capogiro che tendono a crescere. Si stima che nel 2002 l'arruolamento illegale di bambini soldato sia stato segnalato in 18 paesi in guerra mentre nel 2004 tale pratica si sia registrata in 43 paesi. Complessivamente i sequestri finalizzati all'arruolamento, sfruttamento sessuale e lavoro forzato in Uganda, dall'inizio della guerra, sono stati circa 25mila mentre in Nepal i bambini rapiti, tra il 2002 e il 2006, sono stati circa 22mila. I piccoli reclutati nelle guerre di solito, sono vittime di stupro, schiavitù sessuale, induzione alla prostituzione, mutilazione dei genitali e altre brutalità con conseguenze mediche e psicologiche spesso permanenti. Mentre i maschi sono utilizzati per combattere, le femmine in genere sono impiegate per cucinare, pulire, a volte per combattere ma soprattutto come schiave sessuali al servizio dei guerriglieri, in angoli del mondo dove le malattie a trasmissione sessuale e l'Aids sono diffusissime. Le malattie fisiche però, non sono l’unica grave conseguenza dell’arruolamento. Tutti i bambini soldato porteranno nella loro vita ferite psicologiche difficili da rimarginare. L’essere stati testimoni o l’aver compiuto atrocità avrà serie conseguenze sulla loro esistenza ma anche sul tessuto sociale che li circonda che molto difficilmente li riaccetterà una volta liberati e tornati a casa.


Nel 2006 circa 18,1 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare le proprie comunità, 5,8 milioni ridotti alla condizione di profughi e 8,8 milioni sfollati all'interno dei confini dei loro paesi. Ai veri e propri rapimenti si affianca la detenzione illegale. Dalle stime ufficiali si evince che nel 2007 circa 400 bambini palestinesi sono stati rinchiusi nelle carceri israeliane per reati minori, privati del diritto alle visite familiari e in alcuni casi giudicati da tribunali militari, in violazione delle norme internazionali sulla giustizia minorile. Negli ultimi anni sono aumentati drammaticamente anche gli attacchi a scuole o ospedali. Si conta che nel 2006 in Afghanistan, sono stati oltre 100 gli attacchi con bombe e missili contro edifici scolastici, mentre sono circa 105mila i bambini che non hanno potuto frequentare la scuola a causa delle condizioni d'insicurezza provocate dai conflitti. Si stima che circa un terzo delle vittime dei residuati bellici sono bambini e che in 85 paesi armi leggere e ordigni inesplosi sono all'origine della morte e menomazione permanente di milioni di piccoli, uccisi dagli interessi economici delle aziende occidentali che commercializzano tali armi.

Una vera e propria strage degli innocenti dunque, cui vanno aggiunti anche i minori che perdono la vita in seguito a malattie dovute alle fatiscenti condizioni igieniche o alla mancanza d'acqua, alla malnutrizione, o al negato accesso all'assistenza umanitaria. In Iraq, Darfur e Ciad ad esempio, le difficoltà d'accesso all'acqua e a servizi igienici di base hanno causato epidemie e aggravato lo stato nutrizionale dei bambini. Il rapporto dell'Onu invita inoltre, la comunità internazionale a tenere alta la sua attenzione sul problema del terrorismo che sempre più tende a reclutare giovanissimi per compiere attentati suicidi ed esorta tutti gli Stati membri dell'Onu a mantenere gli impegni assunti verso i bambini, fornendogli accesso a servizi di base come l'istruzione, la sanità, il supporto nutrizionale, l'acqua e i servizi igienici. Un'altro importante appello riguarda l'impegno a porre fine all'impunità per i responsabili di crimini efferati contro i più piccoli, la garanzia che i crimini di guerra vengano perseguiti e il rispetto delle principali norme internazionali in materia, molte delle quali furono adottate dopo la pubblicazione dello Studio della Machel.

- Rapporto 'Children and Conflict in a Changing World'


19/10/07 - guidasicilia.it

Basta guerre nel mondo!