Insegue automobilista che gli lampeggia con i fari

Denunciato per guida in stato di ebbrezza


Imperia - il conducente alla guida di una Renaul Clio aveva richiamato l'automobilista che procedeva in maniera pericolosa. Quest'ultimo lo ha rincorso e impaurito.


La scorsa notte, intorno all'una, un cittadino imperiese, stava tornando a casa a bordo della bordo della propria autovettura, quando, all'incrocio tra via della Repubblica e l'argine sinistro, ha incrociato una Renault Clio che stava procedendo in maniera pericolosa. Il solerte cittadino ha segnalato con i fari la manovra pericolosa ed ha proseguito per la propria strada.

A un certo punto, tuttavia, si è accorto di essere seguito dalla Renault all'interno della quale gli occupanti, con vistosi gesti poco amichevoli, gli facevano cenno di fermarsi. L'automobilista, abbastanza impaurito, non si fermava, ma raggiungeva piazza Duomo e si fermava davanti alla Questura, sempre seguito dalla Renault che compiva manovre pericolose per la circolazione, sgommando e frenando bruscamente. Dalll'auto pirata scendevano due persone che tentavano di inseguirlo: nel frattempo, sopraggiungeva personale della Squadra Volante della Questura e bloccava i due malintenzionati che, una volta condotti alla ragione, sono risultati positivi all'alcol test. In particolare, il conducente della Renault, un cittadino imperiese di 37 anni, è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza gli è stata ritirata la patente dalla quale ha perso 10 punti. Il cittadino che ci ha "portato il lavoro a domicilio", si è riservato di procedere per le vie legali.

di Fabrizio Tenerelli - 17/10/07 - riviera24.it

Padova, scatta l'ordinanza anti 'spritz'

Padova, scatta l'ordinanza anti 'spritz': stasera la protesta no global


L'appuntamento è nella centralissima Piazza delle Erbe, solitamente invasa dal popolo dello spritz: venite 'con tutto quello che fa rumore', dicono gli organizzatori della protesta contro l'ordinanza anti alcol.

L'abuso di alcol tra i giovani e meno giovani, a Padova e dintorni, ha suscitato un vero e proprio allarme sociale. Ecco perché si è mosso il prefetto Paolo Padoin: da stasera, grazie ad un'ordinanza valida ogni mercoledi' venerdi' e sabato, in centro città e nella zona del Portello, dove si concentrano molti locali frequentati da studenti, sarà vietato, dopo le 20, vendere alcolici in bottiglie di vetro o lattine.

Una decisione drastica che siè resa pressoché necessaria dopo le infinite proteste dei residenti assillati da gruppi di giovani ubriachi, schiamazzi e urla che si protraggono fino alle ore piccole. Il tutto accompagnato dall'abbandono di rifiuti di ogni genere prodotti dal rito dello spritz, l'aperitivo che si consuma la sera sulle piazze del Veneto.

Il pugno di ferro del prefetto, sottoscritto dal sindaco Flavio Zanonato, non passa senza ulteriori polemiche. I primi ad opporsi all'ordinanza sono i no global, quelli del centro sociale Pedro di Padova che, stasera, scenderanno in piazza per farsi una bella bevuta alla faccia dei divieti. E sono proprio i centro sociali quelli nel mirino dell'amministrazione cittadina: "Senza di loro - dice senza mezzi termini l'assessore ai Servizi Sociali del Comune, Claudio Sinigaglia - il fenomeno degli spritz avrebbe una dimensione normale. Sono loro che diffondono un messaggio negativo invitando i giovani a bere sempre di più, prospettando una società di ubriaconi".

Confersercenti, in difficoltà, non dice quello che vorrebbe dire, ma osserva che il proibizionismo non è la panacea: si colpiranno i bar, gli esercenti - dicono i commercianti - e i ragazzi andranno a procurarsi l'alcol nei supermercati. Il problema spritz è talmente sentito, in città, che scenderanno in campo stasera anche alcuni ragazzi con le magliette anti sbronza: davanti, stampati, i cinque livelli di tasso alcolico. Dall'altra parte, rumorosi, i no global e i fedelissimi dello spritz.


17/10/07 - rainews24.it

'Didattica delle emozioni' contro il disagio giovanile

La 'Didattica delle emozioni' a Manciano (Gr) contro il disagio giovanile


Combattere e prevenire il disagio nei giovani, formare i genitori e le famiglie, sviluppare la conoscenza e la coscienza di sé nei bambini e nei ragazzi. Sono gli obiettivi di un progetto ideato e promosso dall'Istituto comprensivo di Manciano (Grosseto) e dal Comune, in collaborazione con la Asl e con gli altri soggetti istituzionali del comprensorio Colline dell'Albegna.
Si chiama "Didattica delle emozioni" e intende proprio prevenire i fattori che possono portare al disagio e alle dipendenze in età adolescenziale, con interventi formativi nella fascia di età più bassa, quella della scuola materna, fino al biennio delle superiori.

Il progetto agisce non solo sull'aspetto della conoscenza, delle nozioni, della didattica "tradizionale", ma anche sullo sviluppo della coscienza che, come spiega la dirigente dell'Istituto comprensivo di Manciano, Anna Maria Carbone, "è la vera missione della scuola moderna".
L'obiettivo è combattere i rischi legati alla dipendenza dalle droghe o dall'alcol, ma anche ai disturbi dell'alimentazione, come bulimia ed anoressia, con l'obiettivo di una formazione integrale e completa.

Questo progetto, che il Comune di Manciano sostiene finanziariamente, sarà anche oggetto di un Accordo di rete rivolto ad altri enti locali e istituti scolastici della Zona socio-sanitaria Colline dell'Albegna.
Tecnicamente il progetto prevede una serie di corsi di formazione riservati agli insegnati, per un totale di 8 ore, e corsi specifici per i genitori che saranno tenuti da psicologi, psicoterapeuti, personale specializzato, in tutti i comuni coinvolti e nelle frazioni. Gli incontri con i genitori partiranno alla fine di ottobre e si svilupperanno per tutto l'anno scolastico, con cadenza mensile.

Il progetto sarà presentato ai ragazzi e alle famiglie mercoledì 17 ottobre, a partire dalle 17 al Nuovo Cinema Moderno di Manciano.


17/10/07 - intoscana.it

Ubriaco travolge anziane: convalidato arresto

FIRENZE (17 ott. 2007) - Arresto convalidato, non per l'accusa di omicidio colposo, come richiesto dal pm, ma per omicidio volontario. E' la decisione presa ieri dal gip di Firenze Paola Palasciano nei confronti di Rodolfo Bonavolta, l'agente immobiliare, 33 anni, di Carpi (Modena), che il 13 ottobre, sotto l'effetto di alcol e cocaina, a San Casciano (Firenze) ha provocato un incidente stradale nel quale ha perso la vita un'anziana e altre due donne sono rimaste ferite.
L'udienza di convalida dell'arresto si è tenuta nel carcere fiorentino di Sollicciano, dove Bonavolta è detenuto dalla sera dell'incidente.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il pomeriggio del 13 ottobre, l'agente immobiliare era alla guida del suo Suv, una Jeep Cherokee Ltd quando, fermato per un controllo nei pressi del casello autostradale di Firenze-Certosa, è fuggito a velocità molto elevata, subito inseguito da alcune pattuglie dei carabinieri. La fuga è terminata sulla Cassia, vicino a San Casciano, quando il Suv di Bonavolta si è scontrato con una Ford Ka, a bordo della quale viaggiavano tre anziane.
Nell'urto ha perso la vita Zelinda Nencioni, 74 anni, mentre sono rimaste ferite Fiorenza Nencioni, 70 anni, sorella della vittima, e Franca Casini, 82 anni. Portato nella caserma dei carabinieri di Scandicci, l'uomo è stato sottoposto ai test per l'alcol e la droga, ed è risultato positivo.


17/10/07 - emilianet.it

Ubriachi alla guida, numeri da capogiro

Sono stati 35.620, nei primi 9 mesi del 2007, i conducenti risultati positivi al test dell'etilometro sul totale delle 487.723 persone controllate. E nel 2007 sono triplicati i controlli di polizia stradale e carabinieri per prevenire la guida in stato di ebbrezza. Lo rilevano i dati forniti dal Viminale. Sono state inoltre 3.368 le persone trovate alla guida sotto effetto di sostanze stupefacenti. Nello stesso periodo del 2006 su 180.236 conducenti controllati quelli trovati a guidare in stato di ebbrezza erano stati 27.088 e 2.533 le persone che guidavano sotto effetto di droga. In particolare nel bimestre agosto-settembre 2007 i conducenti controllati sono stati 208.606(contro i 49.607 dello stesso periodo 2006) di questi 9.435 guidavano in stato di ebbrezza(6.616 nel 2006) e 943 sotto effetto di droga(535 nel 2006). Il ministero dell'Interno sottolinea come si è dunque intensificata fortemente la vigilanza sulle strade tanto da poter dire che "si è già ben oltre la media di un milione di controlli l'anno, che era l'obiettivo annunciato dal Governo nei mesi scorsi". Nel 2007, dunque, i controlli sono stati 487.723 contro i 180 mila dello stesso periodo dell'anno scorso. Il segno di un passo importante in un'attività considerata prioritaria dal Viminale. Negli ultimi due mesi, del resto, ovvero tra il primo agosto e il 30 settembre, la media dei controlli è ulteriormente aumentata raggiungendo quota 208.606 (contro i 49mila dello scorso anno). Particolarmente alta, nell'ambito di questo sforzo, la vigilanza nei weekend, soprattutto nelle località caratterizzate da un'elevata mobilità notturna dei giovani dovuta alla presenza di locali di intrattenimento e svago. Dal primo gennaio al 30 settembre sono state effettuate 145.816 pattuglie (124.555 nel 2006), con 177.869 persone controllate (92.687 nel 2006), di cui 22.112 positive (14.492 nel 2006). Le patenti ritirate sono state 21.865 per guida sotto l'influenza di alcol (14.297 nel 2006), 1.020 per il rifiuto di sottoporsi ai test, 575 per guida sotto l'effetto di stupefacenti, 1.367 per superamento del limite di velocità.


17/10/07 - telereggiocalabria.it

Quando l’auto diviene un’arma

OmniAuto.it di norma non si occupa di cronaca; tuttavia la gravità dei due episodi oggi commentati e la recentissima approvazione del cosiddetto Decreto Bianchi inducono a formulare alcune considerazioni.


Primo episodio

La notte tra il 23 ed il 24 aprile scorso Marco Ahmetovic, rom ventiduenne, investì ed uccise, ubriaco alla guida del furgone materno, tre ragazzi ed una ragazza fra i 16 ed i 18 anni mandandone all’ospedale, ove è tutt’ora ricoverato, un quinto.
Severa la sentenza: a fronte dei 4 anni chiesti dal Pubblico Ministero, il Giudice ne ha disposti 6 più 6 mesi da trascorrere coattivamente in un centro di recupero per alcolisti, il divieto di frequentare per un anno locali ove si somministrano alcolici e la revoca della patente.
Il Giudice ha ritenuto di dover andare oltre le richieste dell’Accusa, in base al principio che l’ubriaco alla guida, prima di diventarlo, è un individuo in grado di intendere e di volere che si rende perfettamente conto che, assumendo alcolici, riprenderà l’auto in condizioni psico-fisiche alterate.


Secondo episodio

Due giorni fa un trentatreenne italiano, a dimostrazione che l’irresponsabilità non conosce frontiere, ha travolto con il suo fuoristrada - nelle vicinanze di San Casciano (FI) – una Ford KA a bordo della quale vi erano tre anziane signore uccidendone una e ferendo gravemente le altre due; per estrarre i corpi dall’auto è stato necessario l’intervento dei Vigili del fuoco con fiamma ossidrica.

Gli elementi che fanno riflettere sono:

A) Rodolfo Bonavolta, conducente del fuoristrada, era in stato di alterazione da alcool alle tre del pomeriggio;

B) prima dell’incidente era stato fermato, a causa della guida pericolosa, da un Maresciallo dei ROS in borghese fuori servizio – del quale va evidenziato il senso del dovere ed il civismo - al quale era riuscito a sfuggire innescando la caccia all’uomo;

C) nel tentativo di sfuggire alle Forze dell’ordine il Bonavolta, ora accusato di omicidio colposo e tradotto in carcere, ha effettuato una manovra azzardata in curva con l’esito appena descritto.

L’episodio si commenta da sé ed é l’ennesima dimostrazione di come alcool o sostanze stupefacenti sottraggano gli individui, in funzione del livello di assunzione di tali sostanze, al controllo di se stessi.

Nel primo caso la sentenza, come tutti sappiamo, è stata emessa: il Giudice ha fatto ciò che riteneva obiettivamente giusto; nel secondo caso è ragionevole prevedere una severità analoga se non superiore vista l’aggravante della fuga e del suo tragico epilogo.

In entrambi i casi, ed in altri analoghi purtroppo di questi ultimissimi giorni, il vero problema però è il dopo sentenza che, se gestito all’italiana, finirà come al solito a tarallucci e vino.
Una pena, quale che sia, ha valore deterrente solo se si é a priori consapevoli che la stessa verrà scontata tutta e con modalità adeguate al reato commesso ovvero, per dirla alla Cesare Beccaria, deve esistere la certezza della pena e questo dovrebbe valere per qualsiasi imputato, sia esso italiano o meno, e per qualsiasi tipo di reato, fra i quali la guida in stato di ebbrezza che ora ricade nel penale.

Il nuovo Codice della strada stabilisce puntigliosamente il rapporto tra eccesso di velocità e pena in base ai chilometri in eccesso e tra stato di ubriachezza e pena in base ai microgrammi di alcol presenti nel sangue mentre, in tema di conseguenze, precisa solamente che se chi guida in stato di ebbrezza, provoca un incidente le pene vengono raddoppiate ed il veicolo sottoposto a fermo amministrativo per 90 giorni. Si sarebbe potuto prevedere, nei casi di conseguenze mortali, la confisca del veicolo se intestato all’ubriaco alla guida.

Con esplicito riferimento alle conseguenze, non viene specificato a quale tipo di incidente ci si riferisce: estremizzando, sembrerebbe che il Decreto equipari un tamponamento senza feriti a fatti analoghi a quelli di cui si parla; in effetti il distinguo viene lasciato al Giudice.

Tornando ora alla “certezza della pena”, che sarebbe il miglior “spauracchio” da utilizzarsi al posto di limiti di velocità spesso anacronistici se rapportati ai sistemi di sicurezza attivi e passivi dei quali le auto di oggi sono provviste, che dire del rom che è stato posto agli arresti domiciliari in un residence?
Il passaggio da una vita in roulotte in campo nomadi ad un residence in località balneare non ci sembra proprio il massimo del rigore a fronte di 4 morti ed un ferito; paradossalmente sembrerebbe un invito a provocare incidenti nella speranza di migliorare le proprie condizioni di vita; sarebbe più opportuna una sana galera e se le carceri sono sovraffollate pazienza, tanto più che questi aspetti vengono risolti con un bell’indulto.

Forse per casi come questo il Ministro Bianchi avrebbe potuto prevedere, d’intesa con il Collega Mastella, un bel rimpatrio coattivo anche in presenza di posizione regolare; l’espulsione è un istituto previsto dal nostro Codice, ciò nonostante non è stata presa in considerazione, non sappiamo se volutamente o meno. Legiferare cavalcando provvedimenti demagogici è facile, far rispettare la legge ma sopratutto trasmettere efficacemente il senso del rispetto, è molto più difficile. L'obiettivo che le autorità preposte dovrebbero perseguire rimane infatti quello di aumentare la sicurezza delle nostre strade. A questo scopo occorre levare di mezzo i pazzi criminali che arrivano dall'estero o che annoveriamo tra i nostri cittadini, i primi espellendoli a pena scontata ed i secondi tenendoli in galera senza sconto alcuno.


Se si vuole effettivamente prevenire occorrono:

A) forti investimenti per il controllo del territorio (non le multe in automatico per far fare cassa alle amministrazioni locali ma impiego di personale provvisto di mezzi efficienti e che abbia a disposizione il carburante per pattugliare);
B) dedicare nel contempo maggiore attenzione all' educazione stradale nelle scuole per la formazione degli automobilisti di domani;
C) prevedere, una volta scontata la pena, un adeguato periodo di servizio sociale in un centro per recupero di paraplegici in modo che chi è stato condannato per aver causato un incidente con conseguenze gravi, abbia ben chiaro il danno che ha provocato.


Autore: Giovanni Notaro - Data: 17 Ottobre 2007 - omniauto.it

Medico assalito al pronto soccorso

Tragedia sfiorata


(red.) Paura l’altra notte al pronto soccorso dell’ospedale Melino Mellini di Chiari quando P.G., un operaio quarantenne di Palazzolo sull'Oglio, ha prima aggredito un medico e poi si è ripresentato armato di un grosso coltello da subacqueo. Alla fine il raptus di follia è passato, anche grazie all’intervento dei carabinieri che hanno bloccato e disarmato l’energumeno prima che succedesse qualcosa di irreparabile.
Il motivo del folle gesto, provocato anche da qualche bicchiere di troppo? Il fatto che l’uomo voleva vendicare la cattiva assistenza fornita dagli operatori del pronto soccorso a un suo amico ricoverato qualche ora prima.
Tutto è cominciato a mezzanotte di domenica: P.G. è entrato nel pronto soccorso quando l’uomo della sicurezza se n’è andato per aver concluso il turno. Era palesemente ben carburato di alcol e si è subito scagliato contro il medico che aveva visitato il suo amico: gli ha strappato il cellulare e l’ha preso per la gola attaccandolo al muro e insultandolo. Sono intervuti alcuni infermieri e l’assalitore ha dovuto fuggire.
A qul punto qualcuno ha chiamato i carabinieri ma, mentre arrivava la pattuglia, l’uomo è tornato impugnando un coltello da sub con lama seghettata lunga almeno 25 centimetri. Per fortuna erano sul posto anche i militari che sono intervenuti a l’hanno ammanettato portandolo prima in caserma a Chiari e poi a Canton Mombello. Dovrà rispondere di violenza e lesioni a pubblico ufficiale.


17/10/07 - quibrescia.it

Omicidio volontario a pirata strada

Il gip di Firenze Paola Palasciano ha confermato l'arresto di Rodolfo Bonavolta, il 30enne di Carpi (Modena), che sabato scorso ha provocato la morte di un'anziana in un incidente stradale. L'uomo guidava ubriaco e sotto l'effetto di droghe. Il gip ha stabilito che l'uomo, guidando in quelle condizioni, "sapeva di potere uccidere" e per questo motivo ha passato il reato da omicidio colposo a omicidio volontario.

Esattamente il contrario di quanto accaduto a Bormio, per l'uccisione del piccolo Renzo Giacomella, dove il pm aveva cotnestato l'accusa di omicidio volontario e il gip aveva scarcerato gli accusati ritenendoli responsabili di omicidio colposo.

Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per Bonavolta. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il pomeriggio del 13 ottobre, l'agente immobiliare era alla guida del suo Suv, una Jeep Cherokee Ltd quando, fermato per un controllo nei pressi del casello autostradale di Firenze-Certosa, è fuggito a velocità molto elevata, subito inseguito da alcune pattuglie dei carabinieri.

La fuga è terminata in maniera tragica sulla Cassia, vicino a San Casciano, quando il Suv di Bonavolta si è scontrato con una Ford Ka, a bordo della quale viaggiavano tre anziane. Nell'urto ha perso la vita Zelinda Nencioni, 74 anni, mentre sono rimaste ferite Fiorenza Nencioni, 70 anni, sorella della vittima, e Franca Casini, 82 anni. Portato nella caserma dei carabinieri di Scandicci, l'uomo è stato sottoposto ai test per l'alcol e la droga, ed è risultato positivo.

17/10/07 - tgcom.mediaset.it

Sanzioni più severe per la sicurezza stradale

Si può rifiutare il test alcolemico, ma a Villar Perosa la Polstrada ha emesso un verbale da 5mila euro!

Un automobilista di Villar Perosa, fermato dalla Polizia stradale che lo riteneva in stato di ebbrezza, ha rifiutato di sottoporsi al test alcolemico e a quello tossicologico. Le recenti modifiche al Codice della strada - dopo la conversione in legge del cosiddetto "decreto Bianchi" - gli hanno permesso di farlo senza incorrere in conseguenze penali: tuttavia dovrà pagare una doppia sanzione da 2.500 euro!

Sono tante le modifiche introdotte dalla nuova normativa approvata dal Parlamento il 2 ottobre. Salta subito agli occhi degli automobilisti l'obbligo di segnalare adeguatamente la presenza di autovelox e telelaser: «Un principio corretto, serve alla prevenzione - afferma il comandante della Polizia municipale di Volvera Carlo Pettiti -. Verificheremo, tuttavia, se nei fatti gli automobilisti, non vedendo cartelli, si sentiranno tranquilli e viaggeranno a velocità pericolosa».

D'altro canto, molte proteste si erano levate - in tutta Italia - per gli autovelox nascosti: utili, secondo i critici, solo a "fare cassa" con le multe e non a prevenire gli incidenti.

I Vigili urbani di Bricherasio ammettono: «Certo, qualche volta tra noi capita di scherzare, con battute tipo: "È stata una brutta serata, non abbiamo pizzicato nessuno". In realtà - sottolineano - significa che tutti hanno rispettato i limiti in un punto pericoloso. Quindi, l'autovelox è servito».

Con le nuove norme, per segnalare postazioni mobili di rilevamento della velocità, dovranno essere posti cartelli o pannelli con messaggio scorrevole.

Tempi duri per chi guida senza aver conseguito la patente, oppure se si mette al volante nonostante la sua sospensione: da amministrativo, l'illecito diventa penale. Si finisce di fronte al giudice e si rischia, nei casi più gravi, l'arresto e la confisca del veicolo.

Tra le molte novità, una di quelle di più difficile applicazione è il divieto - in caso di sosta - di tenere il motore acceso per rinfrescarsi con l'aria condizionata. La cosa non vale se si è in coda al semaforo.

Sanzioni più severe per ridurre gli incidenti causati dall'alcol. Secondo il comandante della compagnia dei Carabinieri di Pinerolo, cap. Massimiliano Puca, «la possibilità di rifiutare il test pagando una forte somma rischia di favorire le persone abbienti». Il comandante della Polizia stradale Massimo Sutera sottolinea però come, in presenza di evidenti sintomi di ebbrezza, si possa egualmente far scattare la denuncia. Che si somma, così, alle pesanti sanzioni.

Daniele Arghittu - 17/10/07 - ecodelchisone.it

Mutilata per stupro in casa

Mutilata per stupro in casa Il giudice accusa i vicini


Sette anni di carcere per una violenza brutale, andata avanti per ore, tra le grida di dolore della vittima e il volume dello stereo al massimo, per coprire proprio quelle grida. Con i vicini di casa che aspettavano due ore per chiamare i carabinieri e un´ambulanza che portasse in salvo quella ragazza. Forse, è il dubbio che si legge nella sentenza del gup Guido Salvini, se quei vicini avessero avuto un «comportamento più attivo e solidale» verso quella donna che «pur sconosciuta, si trovava all´evidenza in grave pericolo», le conseguenze per lei sarebbero state meno gravi.
È una storia di degrado e di alcol, quella che ha come vittima una ventenne romena, arrivata in Italia con la sua famiglia, finita a guardare in faccia l´orrore nelle sembianze di un suo amico, un coetaneo arrivato anche lui dalla Romania. Vasile Coman, vent´anni fra poco, vive - viveva, visto che ora è a San Vittore - con la madre e il convivente italiano di quest´ultima a Corsico. Il pomeriggio del 3 maggio scorso aveva invitato la sua amica - non erano fidanzati né avevano mai avuto una storia - a fare una passeggiata e poi a mangiare qualcosa a casa sua. Per lui, anche molto vino e molta grappa. La descrizione che la ragazza fa ai medici e ai carabinieri di quel che succede dopo il pranzo, «quando Vasile è diventato serio e mi ha spinto con forza contro il muro», è da galleria degli orrori: oltre due ore di brutalità, che i medici vedranno nelle lacerazioni evidenti ai genitali, nelle ecchimosi su tutto il corpo.
Una vicina di casa racconterà di aver sentito la musica e le urla, di aver pensato di chiamare i carabinieri preferendo poi rivolgersi alla padrona di casa, di essere uscita per rientrare dopo mezz´ora, trovando - solo allora - anche gli altri vicini preoccupati, che bussavano inutilmente alla porta del Coman. «Solo dopo le ore 19, quando ancora e nuovamente si sentivano le urla, i vicini di casa, dopo aver molto tergiversato, avevano finalmente chiamato l´ambulanza e i carabinieri», scrive il giudice Salvini. Ai soccorritori si presenta una scena raccapricciante. Vasile ubriaco sul divano, con i vestiti e le braccia sporche di sangue. La ragazza per terra, ormai semi incosciente, in una pozza di sangue. I medici la operano subito per asportare i tessuti interni ormai a brandelli, salvandole la vita, anche se gli organi riproduttivi hanno un «indebolimento permanente», come scrive il giudice. La condanna a sette anni, emessa ieri, è integrata da un risarcimento di 100mila euro, «somma che probabilmente rimarrà solo simbolica».


Oriana Liso - 17/10/07 - espresso.repubblica.it

Ubriachi al volante, “da colpa a dolo”

La richiesta di Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur alla Camera


ROMA - Passare dalla colpa al dolo, dal codice stradale a quello penale per chi provoca incidenti guidando sotto l’effetto di alcol o droghe e misure più stringenti a cui si aggiunga l’immediato sequestro del mezzo. Questa in sintesi la proposta illustrata dal capogruppo dell’Udeur alla Camera dei deputati, Mauro Fabris, in un convegno sulla sicurezza stradale alla presenza del ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi e della Giustizia Clemente Mastella.
La proposta di legge del Campanile prevede di fatto l’inasprimento delle pene per i reati connessi a violazioni delle norme del codice stradale il tutto, per «arrivare a un effetto di deterrenza». Una proposta, insomma, di tolleranza zero, che in altri Paesi, come la Francia, ha rilevato Fabris «ha funzionato».
Iniziativa che non convince del tutto il ministro dei Trasporti: «Non trasformiamo - ha detto - il nostro civile Paese nel Far West, dove arrivano gli sceriffi con le pistole». A parere di Bianchi «non si può fare di tutta un erba un fascio. Questi eventi vanno analizzati uno ad uno». Del resto, chiarisce il ministro, «non è un fenomeno nuovo».


17/10/07 - corriere.com

Eutanasia: «al paziente anche il diritto di morire»

Il malato è libero di curarsi, naturalmente. Ma anche di non curarsi. Sino alle estreme conseguenze. E lo Stato non può farci niente. Quando poi il paziente non è capace di intendere e volere, in stato vegetativo da anni, l'autorità giudiziaria può autorizzare i medici a interrompere le cure. Sono queste le conclusioni della Corte di cassazione che, con una densa e fondamentale sentenza (la n. 21748 depositata il 16 ottobre), ha affrontato il caso di Eluana Englaro, una giovane donna in coma dal 1992 dopo un incidente stradale. La famiglia da anni insiste perchè venga interrotta l'alimentazione sino al sopraggiungere della morte. La Corte ieri, ribaltando il verdetto di secondo grado che aveva respinto le richieste dei familiari, ha stabilito che dovrà essere di nuovo la Corte d'appello di Milano a esaminare il caso, tenendo presenti però i principi di diritto forniti nella pronuncia. Per il padre di Eluana, Beppe, dalla Corte è arrivato «un sussulto di umanità e di libertà verso una vittima sacrificale del codice deontologico dei medici e della legge».

Naturalmente, e già alcune reazioni a una decisione destinata a fare molto discutere vanno in questo senso, si parlerà di un intervento a favore dell'eutanasia. Ma i giudici, in 60 pagine di motivazioni, hanno usato quel termine una sola volta. Per escludere che il rifiuto delle terapie mediche, anche quando conduce alla morte, possa essere scambiato per eutanasia e cioè per un comportamento che intende abbreviare la vita, provocando in maniera deliberata la morte. Un rifiuto di questo genere, invece, esprime, sottolineano i giudici, «un atteggiamento di scelta da parte del malato, che la malattia segua il suo corso naturale».

Piergiorgio Welby non viene mai citato nella sentenza, ma lui e Eluana diventano, certo loro malgrado, simboli delle due condizioni che la Cassazione ha preso in considerazione. Il caso Welby è quello di uomo in possesso della capacità di intendere e volere che sceglie di respingere terapie che ritiene serviranno solo a prolungare l'agonia. Per queste situazioni la Corte spiega che «deve escludersi che il diritto all'autodeterminazione terapeutica del paziente incontri un limite allorchè da esso consegua il sacrificio del bene della vita». I giudici precisano che la salute dell'individuo non può essere oggetto di un atto di imposizione coattiva. Certo, il medico può avviare, nel rispetto del percorso culturale del paziente, una «strategia della persuasione», in sintonia anche con il compito solidaristico dell'ordinamento giuridico. Ma se poi il rifiuto delle cure resiste ed è «informato, autentico e attuale» non può essere aggirato nel nome di un dovere di curarsi come principio di ordine pubblico.
Il diritto del singolo alla salute è un diritto di libertà che comprende anche un risvolto negativo: il diritto di perdere la salute, di ammalarsi, di non curarsi, «di vivere le fasi finali della propria esistenza secondo canoni di dignità umana propri dell'interessato, finanche di lasciarsi morire».

Il caso di Eulana Englaro però è diverso. La donna infatti è in stato vegetativo da anni, è alimentata da un sondino e idratata artificialmente. In una situazione come questa, per la quale la stessa Cassazione conclude per l'incapacità di vivere esperienze cognitive ed emotive, un ruolo di primo piano lo svolge il tutore (nel caso di Eluana è il padre). È lui che deve ricostruire la volontà del paziente, tenendo conto dei desideri espressi prima di perdere la coscienza, della sua persona-lità, del suo stile di vita, delle sue inclinazioni, dei valori di riferimento e delle convinzioni etiche, religiose e culturali.
La Cassazione afferma con forza il diritto alla vita e alla continuazione delle cure per chi è in stato vegetativo permanente. Ma non ignora la realtà di chi lega la propria dignità «alla vita di esperienza e questa alla coscienza » ritenendo insensata la prosecuzione della vita priva della percezione del mondo esterno e di una sintonia tra corpo e mente. È allora che l'autorità giudiziaria può assentire all'interruzione del trattamento medico (che non è accanimento) chiesta da chi rappresenta il paziente. Una maniera per rispettare il malato all'interno di uno Stato pluralista, che è possibile a due condizioni: irreversibilità dello stato vegetativo e presenza di elementi di prova chiari e convincenti della voce del paziente e del suo modo di interpretare l'idea di dignità della persona.


di Giovanni Negri - 17/10/07 - ilsole24ore.com

Basta guerre nel mondo!