Il 20% dei valdostani beve troppo

E al Ser, T. vanno più alcolisti che 'tossici'


Venti valdostani su 100 bevono troppo. La stessa percentuale, il 20%, dei giovani abusa normalmente di alcol e il 40% ammette di guidare in stato di ebbrezza. Il quadro, al limite dell'allarme sociale, è stato presentato questa mattina da Lindo Ferrari, direttore del Servizio tossicodipendenze dell'Usl, durante la presentazione della campagna “Non bevutevi il cervello” promossa dall'associazione “Farmacia amica” e che coinvolgerà, nelle prossime settimane, la Valle d'Aosta, il Piemonte e la Liguria. “Questa è la prima causa di dipendenza in Valle - spiega Ferrari - e il nostro è l'unico Ser. T. in Italia a lavorare più con gli alcolisti che con i tossicodipendenti”.

E per promuovere un più corretto stile di vita l'assessorato regionale alla Sanità, Federfarma e Farmacia amica metteranno in distribuzione in tutte le farmacie della Valle un opuscolo realizzato da esperti che descrive i rischi legati all'uso e all'abuso di alcol soprattutto per chi si mette alla guida. “Saranno presenti anche due farmacisti - sottolinea Marco Rogliatti, responsabile di Farmacia amica - davanti all'istituto per ragionieri e per geometri per distribuire il test alcolemico e con l'obiettivo di fornire consigli ai ragazzi”. “Si tratta di una collaborazione importante - ha dichiarato Antonio Fosson, assessore alla Sanità - perché le farmacie rurali svolgono nei paesi un ruolo fondamentale, anche per la prevenzione”.


11/12/07 - piupress.it

Dati allarmanti sul consumo di alcol nelle discoteche

Firenze - Dopo i locali Viper e Tenax, gli alcol test previsti nell'ambito della campagna per la sicurezza stradale promossa dal Comune di Firenze sono sbarcati al Maracanà. E anche in questo caso, si spiega da Palazzo Vecchio, é stato confermato il trend registrato nelle altre discoteche: la metà dei volontari (34 su 70) che si sono sottoposti al test sono risultati positivi, ovvero con un tasso alcolemico nel sangue superiore fissato da legge in 0,5 grammi/litro. "Si conferma l'allarme per la diffusione dell'abuso di alcol soprattutto tra i più giovani, commenta l'assessore alla sicurezza e vivibilità urbana Graziano Cioni, ecco perché manteniamo costante l'attenzione su questo tema”. (Toscana Radio News)


11/12/07 - intoscana.it

Finimondo in albergo: un cliente arrestato

RIVERGARO - (pm) Mobili sfasciati, tende strappate, televisore rotto, urla, minacce e infine un tentativo di fuga alla vista dei carabinieri. Un movimentatissimo episodio avvenuto domenica sera in un albergo ristorante di Rivergaro si è concluso con l'arresto dell'esagitato cliente. Le accuse nei confronti del 40enne di Vercelli sono di danneggiamento aggravato, lesioni personali, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Oggi a mezzogiorno comparirà di fronte a un giudice al tribunale di Piacenza per il processo per direttissima.
Erano le 21 quando i gestori dell'albergo di Rivergaro "La sosta del re", in via Roma, hanno chiesto aiuto ai carabinieri. Non riuscivano a ricondurre alla ragione un cliente che, secondo quanto appreso, ne stava combinando di tutti i colori. Forse complice qualche bicchiere di alcol di troppo, l'uomo aveva iniziato a sfasciare i mobili nella sua camera. Non è stato possibile calmarlo, e la sua violenza si è scatenata anche in una saletta. Si sarebbero aggiunte minacce nei confronti degli albergatori. A quel punto è stato chiamato il 112.
Sono intervenute due pattuglie dei carabinieri di Rivergaro, al comando del maresciallo Roberto Guasco. Alla vista dei militari, il 40enne avrebbe tentato di fuggire. Ma è stato bloccato. C'è stato qualche momento di tensione perché l'uomo non voleva fornire le proprie generalità e quando ha cercato di divincolarsi dai carabinieri. È stato allora portato in caserma, dove sono scattate le manette.
L'uomo è stato portato in camera di sicurezza, dove ha passato la notte di domenica e quella successiva, in attesa del processo che si terra oggi.


11/12/07 - liberta.it

Progetto 'Vigili e urbani'

LOANO
L'obiettivo principale è quello di creare conoscenza del sistema delle leggi, del codice della strada, delle norme di un corretto comportamento civile e stradale


L’Assessorato alla Polizia Municipale e alla Sicurezza del Cittadino ha avviato i contatti con le scuole loanesi per la nuova edizione del progetto Vigili e Urbani.
L’iniziativa, coordinata e finanziata dal Corpo della Polizia Municipale dal 1994, nel corrente anno scolastico sarà potenziata ed accompagnata da alcune novità. “Abbiamo deciso di rafforzare il progetto Vigili e Urbani” dice l’Assessore Giacomo Piccinini “con l’intento di proporre alle scuole un percorso formativo completo e continuo sui temi della legalità, sicurezza urbana e sicurezza stradale. Ed è per questo che il progetto sarà rivolto anche alla scuola materna e accompagnerà i ragazzi fino al quinto anno delle scuole superiori”
Gli obiettivi generali del progetto Vigili e Urbani sono quelli di creare conoscenza del sistema delle leggi, del codice della strada, delle norme di un corretto comportamento civile e stradale. Inoltre, il progetto si propone di sviluppare consapevolezza nei confronti del tema del rispetto della legge e dei rischi in caso di violazioni e di promuovere il senso di responsabilità nei confronti di sé e degli altri al fine di indurre comportamenti prudenti e capacità di affrontare le emergenze.
Infine, le linee guida di Vigili e Urbani si intergrano, con quelle di polizia di prossimità che mira a rendere i giovani adulti quanto più informati sui propri diritti e doveri per migliorare la condivisione delle regole aumentando così la fiducia e la conoscenza sulle attività degli agenti di polizia.
Per il 2008 il progetto prevede di avviare una collaborazione con il Consorzio Nazionale Guida Difensiva, un gruppo di professionisti - esperti di educazione e sicurezza stradale, formatori e tecnici - scelti prevalentemente nel settore delle autoscuole.
A loro sarà affidato il compito di sviluppare i corsi per il conseguimento del patentino e una serie di moduli non strettamente legati alle nozioni del Codice della Strada, concordati con i vari gradi degli istituti scolastici loanesi.
Ai più piccoli sarà proposto un programma di educazione civica e di condivisione delle regole e ai ragazzi e ai giovani alcuni moduli specifici sul tema del bullismo, dell’uso e abuso dell’alcol e delle droghe e su eventuali altri argomenti ritenuti importanti dalla scuola.
“La finalità del progetto, che continuerà ad essere coordinato e finanziato dal Comando di Polizia Municipale,” spiega l’Assessore Piccinini “non è solo l'educazione stradale, ma, anche quella di creare una rete di legami e di relazioni con le nuove generazioni, con l'auspicio di instaurare un rapporto continuativo che ponga la polizia municipale nel ruolo di interlocutore di fiducia dei ragazzi. La presenza nelle scuole costituisce un elemento importante per l’educazione alla legalità, poiché il rapporto che si stabilisce con i ragazzi è un rapporto che pone sul tappeto la questione dell'educazione al rispetto della cosa pubblica. Tutto ciò attraverso un’educazione alla cittadinanza attiva e consapevole e ad un’etica della responsabilità in grado di garantire l'assunzione di comportamenti ispirati al rispetto dello Stato e delle regole di convivenza civile.”
“Questa nuova iniziativa promossa dall’Assessorato alla Polizia Municipale” dice la dirigente scolastica, Dott.ssa Maria Teresa Rolando “rinsalda i rapporti tra Ente Locale e scuola, nell’ottica di favorire un comune obiettivo educativo”.


11/12/07 - ponentenotizie.it

Vuole tornare dall'ex, ma resta intrappolata nel cancello

FORLI’ – Quando la Polizia è arrivata sul posto l’ha trovata impigliata con uno stivale nell’abitazione dell’ex compagno e con la testa in giù. Protagonista dello sventurato episodio una 40enne che, attorno alla mezzanotte di domenica, si era recata presso l’abitazione dell’ex compagno in via Cerchia con l’intenzione di tornare a vivere con lui. L’uomo, però, disturbato dalla sua presenza, con la quale ha deciso di chiudere per sempre, ha chiesto l’intervento del 113.

Il centralino della Polizia ha squillato attorno alla mezzanotte a cavallo tra domenica e lunedì. Un cinquantenne residente in via Cerchia avvertiva della presenza dell’ex compagna, una quarantenne, che non si era rassegnata all’idea che la storia d’amore con l’ex compagno fosse conclusa. L’uomo, però, di lei non voleva più saperne. Così la donna, in preda ai fumi dell’alcol, ha cercato comunque di entrare all’interno del cortile dell’abitazione del cinquantenne. Nello scavalcare la cancellata, è rimasta impigliata con uno stivale.

Quando la ‘pantera’ della polizia è arrivata sul posto hanno trovato la 40enne con la testa in giù e le mani incollate a terra per evitare di rovinare al suolo. Gli agenti hanno provveduto a liberarla e a trasportarla al pronto soccorso dove i medici le hanno accertato la rottura di un dito del piede.

Giovanni Petrillo - 11/12/07 - romagnaoggi.it

Gb: campagna anti-alcol dà effetti opposti

Spesso sono proposte suggestioni controproducenti: il bello e maledetto affascina più del buon esempio


LONDRA - La pubblicità deve avvicinarsi ai giovani, imparare il loro linguaggio e far leva sugli stimoli a cui sono sensibili: per il momento, secondo una ricerca inglese le campagne di comunicazione sull'abuso di alcol tra i giovanissimi sono inefficaci e addirittura rischiano di ottenere l'effetto opposto. È un classico: quando si è giovani e ribelli si subisce la suggestione del bello e maledetto e raramente il buon esempio affascina. Succede con le icone della musica e della letteratura, succede con le amicizie e con le celebrità: i modelli negativi e autodistruttivi continuano a mietere successi e le pubblicità che cercano di sensibilizzare gli adolescenti sui pregi della retta via sbagliano qualcosa.


LO STUDIO – Lo sostiene una ricerca promossa dall'Università di Bath, sponsorizzata dall'Economic & Social Research Council e basata su una serie di interviste a 94 persone in età adolescenziale in tre regioni differenti della Gran Bretagna. I dati raccolti evidenziano come nelle campagne contro l'alcolismo giovanile spesso vengano proposte suggestioni controproducenti. Un ragazzo riverso sul pavimento, in un contesto volutamente squallido, può essere uno stimolo positivo per un ragazzino in cerca di autoaffermazione. In particolare, secondo gli esperti di Bath, la maggior parte degli incidenti legati all'abuso di alcolici proposti dalle pubblicità sono in qualche modo affascinanti e propongono comportamenti considerati positivi dai giovani.
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CAMBIARE LINGUAGGIO – Uno degli esempi più calzanti è la campagna The Choice Is Yours, promossa dal produttore Diageo: bere con gli amici e perdere il controllo non viene visto dai teenager come un comportamento soggetto alla disapprovazione sociale. Infatti, come spesso succede, i ragazzi hanno valori e linguaggio differenti da quelli del mondo degli adulti, e in un modello condannato dai grandi possono vedere invece coraggio, anticonformismo e spirito libero. Cose affascinanti, quindi, cui ispirarsi.


Emanuele Di Pasqua - 10 dicembre 2007 - corriere.it

Aiuto per tossicodipendenza e alcolismo

Due nuovi centri di ascolto per la tossicodipendenza e l'alcolismo


Sono operativi da alcuni giorni, promossi da Caritas Diocesana, due nuovi centri di ascolto per la tossicodipendenza e l'alcolismo in Siena e Poggibonsi.
Questi fenomeni sono purtroppo presenti nel nostro territorio in maniera sempre più preoccupante tra i giovani incidendo tragicamente non solo sulle loro persone ma anche sulle famiglie che, spesso, non sono in grado di riconoscerne tempestivamente la gravità e non hanno la possibilità di intervenire in maniera efficace.
I due centri mettono a disposizione personale qualificato da tanti anni di esperienza sul campo e sono aperti sia ai giovani che desiderano un aiuto che ai loro familiari che hanno bisogno di sostegno per accompagnare i figli in un cammino di stabile recupero; sono collegati e collaborano con le principali strutture comunitarie d'Italia.
Questi gli orari e i recapiti dei due centri:

Siena, Via Piccolomini 168 Presso l'Associazione "Bellemme"
Lunedì e mercoledì dalle 15 alle 19 (tel. 0577 226582)

Poggibonsi, Via Volta, 55 Presso Caritas Parrocchiale Parrocchia dello Spirito Santo
Martedì dalle 15 alle 19
Telefoni:338 9230926 (Luisa); 338 2765949 (D. Patrizio)
e-mail: luisadiana@alice.it


11/12/07 - valdelsa.net

“Alcolici” alla guida, ritirate 12 patenti

Domodossola - Controllo del territorio, prevenzione furti, ma anche guida in stato d’ebbrezza. Operazione dei carabinieri della Compagnia di Domodossola nel fine settimana dell’Immacolata, che ha visto ben dodici patenti ritirate. Si tratta prevalentemente di giovani sottoposti all’etilometro fuori dai locali pubblici e discoteche.
L’operazione è iniziata intorno alle ventitré ed è durata fino alle cinque del mattino. Sette le pattuglie impegnate, fra quelle del Nucleo Radiomobile e delle stazioni dell’Arma di Varzo, Villadossola, Santa Maria Maggiore e Crevoladossola con l’utilizzo di sedici uomini. (...)

Antonio Ciurleo - 10 dicembre 2007 - corrieredinovara.it

Miorilassante aiuta malati cirrosi epatica

Un nuovo farmaco aiuta i pazienti con cirrosi epatica a stare lontani dall'alcol. E' il baclofen e la sua efficacia e' stata dimostrata da uno studio dell'Universita' Cattolica di Roma pubblicato su Lancet.

Nei paesi sviluppati, l'abuso di alcol e' la piu' frequente causa di cirrosi epatica e, una volta che e' insorta la malattia, le persistenza nel consumo e' associata a un'elevata mortalita'. Data la scarsa efficacia che i trattamenti medici e chirurgici hanno nel caso in cui si continui a bere, per questi pazienti l'unica strategia davvero efficace e' l'astinenza completa dall'alcol, un traguardo spesso troppo difficile da raggiungere. Ora, pero', lo studio clinico condotto dai ricercatori dell'Universita' Cattolica ha suggerito l'efficacia del miorilassante baclofen nel promuovere l'astinenza dall'alcol in alcolisti con cirrosi epatica, indicando per questo farmaco un ruolo d'elezione nel trattamento di questi pazienti. Allo studio hanno partecipato 148 alcolisti con cirrosi epatica suddivisi in due gruppi: alcuni hanno ricevuto un trattamento con baclofen, altri con un placebo.

Il grado di astinenza e la sua durata sono stati valutati dai ricercatori (guidati da Giovanni Addolorato, dell'Istituto di medicina interna) sulla base delle dichiarazioni dei partecipanti e di parametri clinici sullo stato di salute del fegato. I risultati, presentati sulla rivista Lancet, sembrano davvero positivi: ben il 71 per cento dei pazienti trattati con baclofen ha raggiunto e mantenuto l'astinenza, contro il 29 per cento di quelli che avevano assunto un placebo. Tra i partecipanti del primo gruppo, inoltre, il periodo di astinenza e' durato in media il doppio del tempo (62,8 giorni contro 30,8).

AGI Sanità - 11/12/2007 - paginemediche.it

Sicurezza stradale e guida senza alcol

Workshop di 9 insegnanti per cinque nazioni a Diano Marina


Diano Marina - Il comandante Bozzano: 'Si tratta di un incontro preparatorio a un progetto europeo che se sara' approvato dalla Commissione - ha affermato il comandante Bozzano - sara' ripetuto in tutta Europa'.


Nove insegnanti, provenienti da cinque nazioni europee, hanno preso parte oggi a un workshop sull'insegnamento dell'educazione stradale per disincentivare i giovani all'uso dell'alcol che si e' svolto, presso la sala incontri della Polizia Municipale di Diano Marina, alla presenza del comandante Daniela Bozzano.

Al meeting, che rientra nel Progetto comunitario Comenius, hanno partecipato tre insegnanti dell'Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri Ruffini di Imperia; due insegnanti polacche; due inglesi e una greca e una francese. 'Si tratta di un incontro preparatorio a un progetto europeo che sae sara' approvato dalla Commissione - ha affermato il comandante Bozzano - sara' ripetuto in tutta Europa. Nel corso dell'incontro ho illustrato le problematiche riguardanti l'infortunistica stradale,le tecnologie e le iniziative in tema di prevenzione e sicurezza organizzate sia dal nostro comando che a livello nazionale, per disincentivare l'uso di sostanza alcoliche nei giovani'.

di Fabrizio Tenerelli - 11/12/07 - riviera24.it

50% Adolescenti Si Sogna Magro

Impera Dieta Fai Da Te


Roma, 10 dic. (Adnkronos Salute) - Gli adolescenti italiani, in particolare le ragazze, non si piacciono. Vorrebbero essere più belli, più alti, più magri. Tra le ragazzina, una su quattro ha già fatto una dieta per assomigliare ai modelli fisici proposti da giornali e Tv. Regimi alimentari decisi, nel 48% dei casi, senza l'aiuto del medico. A preferire il fai da te soprattutto le giovanissime che vivono in provincia. E spuntano anche le diete online: il 4% ha infatti seguito i consigli alimentari letti su internet o sulle riviste per dimagrire. Questi alcuni dati dell’indagine 2007 della Società italiana di pediatria (Sip) su 'Abitudini e stili di vita degli adolescenti' che saranno presentati domani a Pavia, al Policlinico S.Matteo, nel corso del convegno 'La società degli adolescenti'.

L'indagine indica, in particolare, che il 61% degli adolescenti vorrebbe essere più bello (67% delle femmine); il 59,6% più alto (62,2% delle femmine); il 50,3% più magro (59,4% delle femmine). Ovviamente il 57,3% dei maschi vorrebbe essere più muscoloso. Per i pediatri il rischio, oggi, è che l'insoddisfazione e modelli di riferimento 'inarrivabili' spingano i più giovani a diete improvvisate e non controllate. Non a caso oltre il 25% delle ragazze ha già fatto una dieta e un altro 12% vorrebbe farla. Tra quelle che almeno una volta hanno tenuto sotto controllo le calorie solo il 27,6% si è affidata a un medico, mentre il 46,9% ha deciso autonomamente quali cibi mangiare e quali no. Il 16,6% ha seguito le indicazioni dei genitori, il 4% quelle di internet e delle riviste e il 2,8% i consigli di amici. In particolare nei piccoli centri le diete fai da te sono più seguite che nelle grandi città (50,7% contro 32,7%) e il medico è molto meno consultato (25,7% contro 45,2%).

Le cose vanno un pò meglio tra i maschi. Il 15,9% ha già fatto una dieta e, tra questi, il 42% si è rivolto a un medico mentre 'solo' il 37,9% ha agito in autonomia. Quello delle diete fai da te è un fenomeno pericoloso. "Affidarsi a queste diete - spiega Gian Paolo Salvioli, direttore degli Istituti Scienze pediatriche mediche e chirurgiche dell’università di Bologna - è pericoloso, specie per una persona che è ancora in fase di sviluppo, sia perché i regimi alimentari proposti dalle diete che più frequentemente vengono pubblicizzate sono il più delle volte sbilanciati e, anche quando non hanno elementi di sicura pericolosità, sono perlomeno inefficaci a lungo termine, sia perché un regime ipocalorico funzionale per un individuo non può esserlo altrettanto per un altro. Ragion per cui, una dieta alimentare, se è davvero necessaria, deve essere prescritta da un pediatra nutrizionista, dopo un'attenta visita e una valutazione dello stato di salute del proprio paziente. Ma più che proporre diete - conclude Salvioli - è importante creare già nei bambini e negli adolescenti una sana cultura alimentare, e per questo la scuola e i pediatri devono dare un forte contributo''.


10/12/2007 - it.notizie.yahoo.com

Ru486 a rischio, aumenta la mortalità

La Ru486, la pillola abortiva, è meno sicura dell'aborto chirurgico. L'allarme arriva dalla società medica scientifica interdisciplinare Promed Galileo, che ha informato l'Agenzia italiana del farmaco e il ministero della Salute. L'allarme deriva dai dati presentati dal new England Medical Journal. Risalgono al 2005, e dimostrerebbero come il numero di morti con la Ru486 sia maggiore che con gli aborti chirurgici.


La media di decessi con la pillola Ru486 è di un caso ogni centomila contro uno su un milione causato dalla chirurgia. Dunque ben dieci volte superiore. Il mifepristone è uno steroide sintetico utilizzato come farmaco abortivo per l'aborto chimico nei primi due mesi della gravidanza. Prodotto sotto forma di pillola abortiva viene commercializzato in Francia con il nome Mifégyne e negli Stati Uniti, dove viene prodotto dalla Danco Laboratories, come Mifeprex. Durante le prime sperimentazioni fu usata la sigla RU-38486, poi abbreviata in RU-486, dall'azienda produttrice, la Roussel Uclaf, da qui il suo secondo nome.

Rispetto ai metodi abortivi tradizionali ha il vantaggio di non richiedere l'ospedalizzazione della donna né interventi chirurgici, per questo si ritiene che provochi minori traumi fisici e psicologici oltre che minori costi per il servizio sanitario. Attualmente è in uso in tutti i paesi della Comunità Europea ad eccezione di Italia (in parte), Irlanda e Portogallo.

Non deve essere confuso con la pillola del giorno dopo che agisce prima dell'impianto dell'ovulo.

Il mifepristone è un ormone steroideo anti-progestinico derivato dal noretindrone, che agisce direttamente sui recettori progestinici, inibendone l'azione particolarmente sull'utero. Il progesterone (dal latino «pro»: che favorisce e «gestare»: gravidanza) è l'ormone che assicura il mantenimento della gravidanza per le sue diverse azioni sulle strutture uterine. Il mifepristone blocca l'azione progestinica sui recettori inibendo lo sviluppo embrionale e causando il distacco e l'eliminazione della mucosa uterina, con un processo simile a ciò che accade durante le mestruazioni.

L'azione del mifepristone necessita di essere completata in un secondo tempo, solitamente due giorni dopo la prima somministrazione, con la somministrazione di una prostaglandina (di solito il misoprostol) che provoca delle contrazioni uterine e favorisce l'eliminazione della mucosa e dell'embrione, solitamente entro mezza giornata.

Il metodo è efficace nel 95% dei casi se la procedura è eseguita correttamente.

Può essere usato entro 64 giorni dal concepimento. Una dose tipica è 200 mg per via orale, seguita dopo 48 ore da 800 µg di misoprostol per via orale o vaginale. Entro quattro ore dalla seconda dose, agisce con un'efficacia tra il 92% e il 99% (a seconda del trial clinico in esame), mentre da solo ha un'efficacia pari a circa l'80%. Alcuni studi recenti mostrerebbero un'efficacia superiore nella somministrazione di misoprostolo per via orale rispetto a quella vaginale.

Ad alte dosi, il mifepristone ha anche lievi effetti antiglucocorticoidi e antiandrogeni.

La sperimentazione del mifepristone è stata iniziata dalla Regione Piemonte nel 2005, in base alla Legge n.194 del 22 maggio 1978. Dopo la sua introduzione, è nato un intenso dibattito tra la giunta regionale e il Ministero della Salute presieduto da Francesco Storace, poiché quest'ultimo considerava illegale l'inizio della sperimentazione senza l'autorizzazione del Ministero stesso, il dibattito non ha però bloccato la sperimentazione. In seguito la pillola RU-486 è stata sperimentata anche in Liguria, Toscana e dal 2006 in Puglia.

Attualmente la Exelgyn, l’azienda francese che produce la pillola abortiva RU486, ha chiesto la registrazione del farmaco presso l'Agenzia Italiana del Farmaco, benché la pillola venga già ora importata in singole confezioni dietro richiesta degli ospedali che devono indicare nel modulo d'ordine, il nome della paziente cui sono di volta in volta destinate.


10/12/2007 - barimia.info

Genova - Arrestato pedofilo

E’ stato sorpreso in compagnia di un ragazzino di 16 anni con il quale stava consumando un rapporto sessuale. Un 60enne di Genova è finito in manette nel capoluogo ligure con l’accusa di pedofilia.

L’uomo è stato accusato di violenza sessuale su minore e detenzione di materiale pedo pornografico. Nella sua abitazione i carabinieri hanno infatti rinvenuto moltissimo materiale video fotografico con protagonisti giovani in situazioni inequivocabili.


11/12/07 - quotidianoligure.it

Un cuore ad aria compressa

Primo impianto in Italia: così il paziente potrà aspettare l’organo di un donatore


I simboli ci sono tutti e sono rosei: nel giorno del suo 54° compleanno e 40 anni dopo il primo trapianto (quello di un chirurgo sudafricano all’epoca sconosciuto, Christian Barnard), un signore si è svegliato con il primo cuore artificiale totale impiantato in Italia.

«Quando è arrivato da noi era in condizioni critiche e non avrebbe sopportato un’operazione da donatore. Allora abbiamo deciso di ricorrere a questo tipo di cuore, che permetterà al paziente di ristabilirsi in vista di un nuovo impianto, stavolta di uno “naturale”». A spiegare il record è stato Gino Gerosa, che ha guidato un team dell’ospedale di Padova: 13 ore di intervento per salvare un individuo allo stremo, che - spiegano i bollettini - soffriva di «gravi disfunzioni ventricolari e che neppure due interventi in un altro ospedale erano riusciti a ridurre».

Adesso la sua seconda esistenza è legata a un meccanismo sintetico made in Usa di 160 grammi che si chiama «CardioWest Tah» (Total artificial heart). Ultima generazione di una serie di organi artificiali - il primo a passare alla storia per efficienza fu Jarvik-7 nell’82, che fece sopravvivere Barney Clark per 112 giorni - è un esempio di tecnologia collaudata, che negli Stati Uniti e nel resto del mondo vanta 670 impianti e, secondo la ricerca pubblicata sul «New England Journal of Medicine», il più alto tasso di successi: un rassicurante 79%.

«CardioWest» è infatti una macchina temporanea, ma lavora su tempi lunghi. Anche un paio d’anni, se necessario. «La tecnica che abbiamo usato e il dispositivo - sottolinea Gerosa - permettono al paziente non solo di sopravvivere, ma anche una qualità di vita ottima. Potrà ristabilirsi al meglio in previsione dell’operazione definitiva».
E a 48 ore dall’intervento (la notizia è stata diffusa ieri) la ripresa appare ottima. La macchina occupa il posto del vecchio cuore stremato, che è stato completamente rimosso.

Descritta dai progettisti come «una meraviglia tecnica», è in grado di pompare fino a nove litri e mezzo di sangue al minuto e al momento ha un unico difetto: costa 80 mila euro («ma su questo aspetto non abbiamo fatto e non faremo mai riflessioni di tipo ragionieristico», ha fatto sapere l’Asl). Come l’omologo biologico, è formata da due ventricoli. Ciascuno è costituito da un corpo semirigido di poliuretano, suddiviso all’interno da una membrana flessibile che separa la cosiddetta «camera ematica», destinata ad accogliere il sangue del paziente, da quella pneumatica. I diaframmi permettono il riempimento del ventricolo artificiale e di eiettare il sangue, spinti dall’aria proveniente da una «console» esterna (ed è l’inevitabile differenza rispetto al meccanismo naturale).

Prima di ogni «ricarica» ci si può muovere liberamente per sei ore, imitando il più possibile una vita normale. La futura e terza esistenza dell’anonimo paziente è legata all’organo adatto, ben sapendo che in Italia le donazioni restano ancora drammaticamente insufficienti (la metà del necessario). Alla macchina non si può chiedere di più.

Quanto ai simboli, se ne affaccia un terzo: «Ventidue anni fa proprio a Padova fu effettuato dal gruppo di Vincenzo Gallucci l’impianto di un cuore umano da donatore per la prima volta in Italia. Siamo sempre all’avanguardia».


GABRIELE BECCARIA - 11/12/07 - lastampa.it

Violentatore uccise donna su A1

Stuprava le vittime tra Roma e Napoli


E' un violentatore seriale Sabatino D'Alfonso, l'uomo che uccise Maria Scarfò, morta ammazzata nel dicembre del 2000 sulla A1, tra Roma e Napoli. L'uomo è ritenuto autore di ben quattro episodi che si sono ripetuti nel tempo sempre uguali, tra cui quello in cui vittima è rimasta la Scarfò. D'Alfonso, con la minaccia di una pistola, costringeva le vittime a salire a bordo delle proprie auto e le violentava.

Il primo fatto accertato risale al 12 novembre del 1999 quando Sabatino D'Alfonso sequestrò a Latina una giovane donna e abusò di lei portandola sempre in direzione di Napoli. Per questo fatto l'uomo finì prima in prigione e poi agli arresti domiciliari (dall'aprile del 2000 al febbraio del 2001) nell'abitazione della sorella proprio nella zona del Quadraro.

Il 22 dicembre del 2000, due ragazze furono sequestrate e stuprate durante un viaggio di andata e ritorno Roma-Napoli. Solo una settimana dopo avvenne l'omicidio di Maria Scarfo', sempre con le stesse modalita'. Ma la donna cerco' probabilmente di ribellarsi tanto che fu trovato il tacco dello stivale della vittima rotto ed escoriazioni sulle ginocchia. Ma per questi due ultimi episodi non fu trovato il responsabile.

D'Alfonso tornò in carcere dopo il febbraio del 2001 per evasione e piccoli reati commessi mentre era ai domiciliari. Ma l'estate scorsa, durante un permesso premio, fu protagonista di un nuovo episodio al Teatro Marcello quando sequestrò quattro ragazze, le porto con l'auto delle vittime verso Napoli, e cercò poi di abusare di loro, lasciandole poi andare forse perché non in grado di gestire la situazione. Gli agenti della squadra monile, però, riuscirono a risalire a lui e fu riconosciuto dalle vittime.

E' stata in questa occasione che anche le due vittime del dicembre del 2000 lo riconobbero grazie alle foto pubblicate sulla stampa e si presentarono alla polizia raccontando la loro storia. Gli agenti della squadra mobile, diretti dalla vice Giovanna Petrocca che in questi anni ha sempre seguito gli sviluppi investigativi, hanno intuito che poteva esserci un legame tra questi fatti, avvalorati poi dai moderni riscontri scientifici che hanno permesso di dare un nome al profilo genetico dell'assassino di Maria Scarfò ricavato dagli esperti della scientifica. Raggiunto dal nuovo ordine di custodia cautelare, emessa dal gip Paola Piccirillo del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta del pubblico ministero Emilia Galante, D'Alfonso ha detto "non ricordo nulla".


10/12/2007 - tgfin.mediaset.it

Alzheimer, la famiglia è sola

L'86 per cento dei malati curato a casa: «Costi umani ed economici troppo alti»


Un tarlo che mangia il legno. All'esterno tutto sembra in ordine e dentro c'è il vuoto fino allo «sbriciolamento » del mobile, della trave, del tavolino.


Così è il morbo d'Alzheimer: un tarlo che nell'arco di 3-20 anni dai primi sintomi (non ricordare più dove è stata parcheggiata l'auto, dimenticare i nomi di amici e familiari, saltare un pasto convinti di averlo fatto) «sbriciola» il cervello. Unica differenza: il tarlo del legno è rumoroso, quello del cervello è silenzioso. Lo sentono però i familiari: momento per momento, nell'angoscia di non potere fare nulla.

Non c'è cura, non si conosce la causa, difficile è la diagnosi. Unica certezza: la demenza, come quella senile ma che spesso comincia quando la senilità è ben lontana (il tarlo inizia 20-30 anni prima di quando dà segno di sé). Ventisette milioni di malati in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi dove l'aspettativa di vita media ha superato gli 80. Sei milioni e mezzo in Europa (31 Paesi), quasi uno nella sola Italia. Malati di demenza, nell'85% dei casi conseguenza dell'Alzheimer. Tragici gli scenari planetari futuri: 47 milioni di malati nel 2020; 90 milioni nel 2040. Vittime illustri, in un passato non lontano, l'ex inquilino della Casa Bianca Ronald Reagan, la fatale Rita Hayworth, il Ben Hur del cinema Charlton Heston. Insieme a milioni di anonimi signor Rossi. Anzi signore Rossi, perché l'Alzheimer preferisce le donne. Non di molto, ma le preferisce. Il tarlo non lascia scampo, soprattutto la «segatura» che crea (il beta-amiloide) va a danneggiare i neuroni. In particolare quelli che producono l'acetilcolina, il neurotrasmettitore che controlla la comunicazione tra i neuroni adibiti a funzioni complesse, come la memoria e il ragionamento. L'evoluzione del male si sintetizza in quattro «A»: amnesia (perdita di memoria), afasia (incapacità di comprendere e formulare messaggi verbali), agnosia (incapacità di identificare correttamente gli stimoli, riconoscere persone, cose e luoghi), aprassia (incapacità di compiere correttamente movimenti volontari come il vestirsi). Infine, danni al sistema immunitario: quelli fatali (di demenza non si muore).

E' la terza causa di morte in Occidente. Dai tre ai 20 anni di agonia. E il peso di assistenza, cure, paure, angosce ricade tutto, o quasi, sulle famiglie. Il Rapporto europeo «Demenza 2006» conferma che la maggioranza dei malati di Alzheimer è curato in casa (86%) e che solo una piccola minoranza è ricoverata in ospedale (10%) o in residenze specializzate (1%). Il quadro è impressionante: un familiare su 5 dichiara di essere impegnato nell'assistenza del malato per oltre 10 ore al giorno. Vale anche per l'Italia. Chiaro il Rapporto Censis 2007. Altissimo il costo medio annuo In Italia per paziente (comprensivo sia dei costi familiari che di quelli a carico della collettività): circa 60.900 euro e l'assistenza pesa quasi interamente sulle spalle delle famiglie. E aumenta il ricorso alle badanti: il 32,7% dei malati è infatti assistito da badanti straniere (dato del 2006, contro il 7,5% del 1999), nell'89% senza titolo professionale specifico e retribuite (82,3% dei casi) direttamente dalla famiglia (senza aiuti statali).

Dice Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia: «La famiglia non deve essere lasciata sola nella gestione dei numerosi problemi della vita di ogni giorno. Un supporto importante può venire da una rete efficiente di servizi territoriali, come i centri diurni e l'assistenza domiciliare integrata». Il ministro della Salute Livia Turco ha, per il momento, aperto un tavolo sulle demenze. E il Censis suggerisce: «E' necessaria una vera e profonda revisione del modello delle cure, che punti a una rete di servizi, articolata e gratuita su cui poter contare». Insomma il tarlo per ora resta ai familiari. Ma lo sentono anche gli scienziati di tutto il mondo, finora impotenti nonostante i miliardi di euro impegnati nella ricerca. L'Alzheimer resta un mistero. Esistono farmaci ( donepezil, galantamina, rivastigmina, memantine) che non guariscono ma efficaci negli stadi leggeri e medi della malattia per migliorare temporaneamente i sintomi, che quando appaiono è perché sono esaurite le capacità di riserva cerebrale.
E la genetica? Sono stati individuati fattori genetici che possono causare o favorire la manifestazione della malattia: sono mutazioni coinvolte nella produzione di beta-amiloide, niente altro. Altri fattori di rischio? L'apolipoproteina E, molecola che trasporta il colesterolo nel sangue: il 10% delle persone che ha una particolare forma di apolipoproteina E, il genotipo E4, ha un rischio maggiore di sviluppare la malattia. Altri fattori di rischio? Traumi cranici e un basso livello di educazione scolastica... Tante ipotesi, tanti studi. Ma il tarlo continua.

Mario Pappagallo - 10 dicembre 2007 - corriere.it

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