Diaz, le telefonate nella notte: è un macello

Le chiamate giunte al 113. «I feriti? Teste aperte a manganellate»

Genova, le registrazioni depositate dalla difesa. Il capo della Digos dice agli agenti: «Ragazzi, le molotov non lasciatemele qui...»

GENOVA

Ore 23.58, 21 luglio 2001. Il signor Scotto, che abita accanto alla scuola Diaz, chiama il 113: «Buonasera, guardi che si stanno suonando di brutto qua sotto, dove c'è il centro, il Forum...». Operatore: «Sì, sapevamo già, grazie». Il signor Scotto: «È un macello». Operatore: «Grazie, sapevamo già, salve». Alla fine si torna sempre al punto di partenza. Il processo per i fatti della scuola Diaz non è nient'altro che questo, il tentativo di far capire a chi non c'era il dolore di chi venne pestato a sangue, lo sbigottimento di chi assistette dalle finestre di casa, il caos, la disorganizzazione e il senso di posticcio che stava dietro all'intera operazione. La registrazione delle chiamate giunte al 113 durante il blitz, che verrà depositata oggi (ultima udienza prima della chiusura estiva) dai difensori di parte civile, almeno è un documento utile a ricostruire il clima emotivo di quella notte tremenda. A scorrere le conversazioni con il 113, l'anarchia sembra regnare sovrana. Ma anche dal caos, così sostengono le parti civili, è possibile avere risposte ai quesiti che fanno parte del processo. All'1.23 chiama il vicequestore Lorenzo Mugolo, furente: «È tutto il giorno che non rispondete a 'sto c... di 113, c'avete una sala operativa che sembra un reattore e non rispondete... Dov'è quel pullman, dove sono le volanti che stanno scortando il pullman? Qui non c'è niente!». Sono dettagli per cultori della materia, ma Murgolo era la persona incaricata della gestione dell'ordine pubblico davanti alla scuola, e quindi anche del deflusso delle persone arrestate. Una funzione che Vincenzo Canterini, capo del reparto Mobile di Roma, in aula ha invece attribuito a se stesso.

A giudicare dalla chiamate al 113, è Murgolo che si occupa della logistica. Canterini invece partecipa al ping pong sui referti medici e sui documenti da produrre la mattina dopo all'autorità giudiziaria. Alle 3.05 è lui a chiamare l'allora capo della Digos Spartaco Mortola: «Oh, scusa se ti disturbo... Mi ha telefonato credo Gratteri (allora capo dello Sco, ndr) per avere... sai, se qualcuno si è fatto male eccetera, io adesso sto facendo fare dei referti e domani mattina te li mando». Mortola: «Falli mandare su direttamente allo Sco, alla squadra mobile». Sottovoce, rivolto a qualcuno nella stanza, il capo della Digos fa anche un accenno ad un "corpo del reato" che in seguito diventerà famoso: «Oh ragazzi, le molotov non lasciatemele qui...». Francesco Colucci, il questore di Genova, si fa sentire più volte «perché vorrei essere informato». Dalla questura chiamano allora il dirigente Alfredo Fabbrocini, presente sul posto: «Ma quanti eravate, quanti erano, così per sapere, perché noi non lo sappiamo...». Risposta, confusa: «Ti direi una bugia, non lo so, c'era un tale caos...». Il 113: «Ti faccio questa domanda, perché ce lo chiede il questore». Fabbrocini: «C'erano tutti, comunque c'era il funzionario della Digos, il funzionario della Mobile, insomma, ero (...) non lo so se non c'era altro. C'era anche Ciccimarra, che lo conosco, ah, c'era Gratteri, c'era anche il dottor Gratteri. Capito? Loro hanno disposto il servizio, noi abbiamo fatto manovalanza». Quello che sembra chiaro a tutti i convenuti è la gravità dell'accaduto. Alle 3.42 la Centrale operativa chiama il posto di polizia dell'ospedale San Martino: «Volevo sapere la situazione dei malati...». Risposta: «Ci sono due riservati, ma non sono gravi». Altra domanda: «Ma cos'hanno subito?». Risposta: «Teste aperte a manganellate». Una delle ultime telefonate al 113, ore 3.55, è di un agente: «Ma senti un po', ne è morto un secondo?». Operatore: «Ma figurati». Agente: «C'è un collega che stava piantonando uno dei fermati, uno di quelli raccolti dalle parti della scuola e praticamente era in una pozza di sangue. Il collega che lo piantonava all'ospedale se ne voleva andare via perché diceva che tanto questo è morto».

di Marco Imarisio - 06 luglio 2007 - corriere.it

Polizia Postale e Telefono Azzurro insieme contro la pedofilia

Prevenire e contrastare il fenomeno della pedopornografia on line, attivando un collegamento più diretto con l’hot114 di Telefono Azzurro, il servizio per la segnalazione di contenuti illegali o pericolosi presenti sulla Rete: è l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato tra il Centro Nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete Internet, organo del Ministero dell’Interno istituito con la legge n.38/2006 presso il Servizio di Polizia Postale, e Telefono Azzurro. Sarà così possibile convogliare al Centro tutte le segnalazioni relative ai siti e ai servizi Internet che abbiano contenuti pedopornagrafici o comunque illegali o inadatti ai minori, raccolte da Telefono Azzurro attraverso i propri canali di ricezione dedicati. Si assume, inoltre, il preciso compito di adottare azioni di sensibilizzazione e formazione congiunta sul tema dell’uso più sicuro di Internet e delle nuove tecnologie online per la tutela dei bambini e degli adolescenti.


“Si sono incontrate due importanti competenze, una istituzionale e l’altra associativa - spiega Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro - da sempre impegnate sul fronte della lotta alla pedofilia. Abbiamo creato le basi per avviare procedure di azione che ci permetteranno di valicare i confini nazionali e di lavorare quindi in un contesto internazionale coerente con lo strumento di intervento. Costruire una rete di protezione dell’infanzia in Internet è la nostra migliore risposta al proliferare di iniziative che promuovono la pedofilia”.

“Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza - afferma il Direttore centrale delle Specialità della Polizia di Stato, Prefetto Luciano Rosini - ha da sempre investito nel settore della prevenzione e della repressione contro il fenomeno della pedopornografia on line, in linea con le evoluzioni legislative che hanno evidenziato una particolare attenzione al fenomeno di tutto il Parlamento italiano”. Negli ultimi due anni all’hot114 sono arrivate circa 1.000 segnalazioni, di cui il 71,9% anonime. La tipologia di ambienti segnalati riguardano principalmente siti web per il 59,4%, e-mail per il 20%, 14,2% di file-sharing e 5,5% chat.

18-06-2007 - azzurro.it

SMS contro incidenti stradali

Dagli sms sui cellulari dei giovanissimi all'aumento dei posti di controllo. E zero tolleranza contro alcol e droga al volante: ecco i punti chiave della politica della giunta comunale genovese contro gli incidenti stradali. "Aumenteranno i controlli, con un giro di vite su chi guida sotto effetto di alcol o droga", spiega l'assessore alla Sicurezza, Scidone. Il Comune aderisce anche a Mercury, progetto europeo di prevezione degli incidenti: un mln e 500mila euro il costo.

06/07/2007 - primocanale.it

 ALCOL: avviso del Min. Salute su bevande al metanolo

(AGI) - Roma, 6 lug.- Attenti alle bevande ad alta gradazione alcolica di produzione artigianale “pericolosissime per la salute” per la possibile presenza di metanolo. L’avviso, del mese di luglio, e’ pubblicato come “Attenzione!!!!” sul sito del ministero della salute ed e’ riferito alla prevenzione delle intossicazione al metanolo avvenuti in Sicilia. L’avviso, scritto in italiano ma anche in rumeno e polacco, e’ scaricabile dal sito e raccomanda di “non bere bevande superalcoliche di produzione artigianale/o domestica e comunque di provenienza non nota, di rivolgersi immediatamente al pronto soccorso se si avvertono segni e sintomi quali vomito, dolori addominali e alterazioni della vista e di portare con se’ cio’ che resta della sostanza ingerita”. (AGI)

06.07.2007 - medici-oggi.it

 Droga davanti alle scuole: dieci arresti

Dieci persone sono state arrestate con l’accusa di spacciare droga, a due
passi dalla stazione delle autolinee, davanti all’istituto tecnico Vittorio
Emanuele. Tra i clienti degli spacciatori anche numerosi studenti bergamaschi.
Il risultato è giunto al termine di una lunga indagine, condotta dagli agenti
delle volanti della questura di Bergamo. Il gip Vito di Vita ha emesso le dieci
ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti cittadini
extracomunitari, tutti clandestini. Quattro di loro, due marocchini di 32 e 40
anni, un tunisino di 24 anni e un algerino di 41anni, sono stati arrestati; ad
altri tre, due marocchini di 31 e 39 anni e un algerino di 25, già detenuti,
l'ordinanza è stata notificata in carcere.

Un tunisino di 27 anni ed altri due marocchini di 34 e 46 anni sono tuttora
ricercati; su di loro pesa un mandato di cattura internazionale.
Dell'organizzazione criminale facevano parte altre cinque persone, denunciate a
piede libero, tra loro una donna di 44 anni originaria di Ferrara e un
bergamasco di 48 anni. L'indagine, coordinata dal pm Giancarlo Mancusi, è
partita nel mese di gennaio dopo una serie di denunce presentate dai genitori
degli alunni e dai presidi delle scuole circostanti. I malviventi sono stati
individuati dopo una serie di appostamenti e pedinamenti nella zona e dalle
testimonianze di alcuni clienti, interrogati dalla polizia, dopo aver visionato
oltre 50 ore di immagini riprese con telecamere nascoste. L'operazione ha
portato al sequestro di alcuni etti di sostanze stupefacenti e centinaia di euro
in contanti.


06/07/2007 - eco.bg.it

Anziani: Liguria, fondo per la non autosufficienza

La Regione Liguria arriva a quota 30 milioni di euro destinati dall’Ente al
fondo per la non autosufficienza: in parte già stanziati (16 milioni di euro) e
altri da erogare nel futuro. I dati che arrivano dalla Giunta regionale parlano
di 7.367 domande di cui circa 1.500 già liquidate a partire dal 2006. A
queste si aggiungono ulteriori 4.000 famiglie che riceveranno il contributo cui
hanno diritto entro i prossimi mesi, arrivando così a soddisfare 5.500 casi
entro la fine dell'anno. Con il 2008 la Regione si propone inoltre di ampliare
l'offerta prevedendo uno stanziamento annuo regionale di 12 milioni di euro e
soddisfare globalmente 8.000 famiglie liguri, cui si
aggiungeranno le risorse nazionali. In questo modo saliranno a 30
milioni di euro
le risorse regionali erogate a favore di anziani e
disabili.


06/07/2007 - intrage.it

Violenta una donna, arrestato dai Carabinieri

A finire in manette A. M., già agli arresti domiciliari per una storia di
pedofilia


CIVITAVECCHIA – Violenza sessuale: questa la pesante denuncia ai danni di A.
M. 61 civitavecchiese arrestato oggi pomeriggio dai Carabinieri della Stazione
di Civitavecchia. L’uomo non è sconosciuto alle forze dell’ordine; al momento
dell’arresto si trovava già sottoposto al regime degli arresti domiciliari per
una turpe storia di pedofilia avvenuta nel luglio dell’anno scorso e per la
quale è imputato dinanzi al Tribunale di Civitavecchia.

I fatti che l’Autorità Giudiziaria di Civitavecchia gli attribuisce sono gravi;
la violenza sessuale sarebbe stata commessa la settimana scorsa ai danni di una
donna della città, durante la detenzione domiciliare; dopo averla indotta a
recarsi a casa sua per parlarle in quanto testimone nel processo che lo vede
coinvolto, A.M., avrebbe abusato tentando anche di indurla a modificare la
propria testimonianza dinanzi al Giudice.

I Carabinieri, dopo le formalità di rito, lo hanno ristretto presso la Casa
Circondariale di Civitavecchia.


06.07.2007 - centumcellae.it

 I poveri in Lombardia: chi sono e cosa chiedono

I poveri in Lombardia: la Caritas ha presentato il terzo dossier regionale
sulla problematica, sempre più sentita anche in una parte del Paese considerata
ricca, ma che contemporaneamente vive una situazione di schizofrenia evidente.
Mentre infatti i ricchi aumentano le proprie ricchezze a dismisura, le sacche di
povertà si riempiono giornalmente di persone di varie estrazioni sociali, che
per disgrazie, investimenti sbagliati, storie personali finite male,
immigrazione e quant’altro non riescono più a sbarcare il lunario. La ricerca
della Caritas non è stata pensata per contare i poveri in Lombardia, ma per dare
un quadro della tipologia della povertà, dei bisogni di chi si rivolge ai centri
di ascolto ubicati nelle diocesi sparse in tutta la Regione e delle risposte che
gli operatori cercano di dare.


Nel terzo dossier regionale sulla povertà in Lombardia sono stati evidenziati i
dati relativi agli utenti che si sono rivolti a 18 centri di ascolto dislocati
nelle dieci diocesi lombarde (Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi,
Mantova, Milano, Pavia, Vigevano) nel semestre aprile-settembre 2006. La
pubblicazione nasce nell’ambito del Progetto Rete Nazionale, promosso da Caritas
Italiana nel 2003, che attraverso questo lavoro intende valorizzare anche il
ruolo dei centri di ascolto di Caritas.


In ogni diocesi è stato selezionato almeno un centro di ascolto e in totale sono
stati registrati i dati di 3.850 persone. Poco più della metà del campione è
rappresentato da donne (55,9%), mentre tra le persone straniere sono più
numerose le femmine (59,6%). I centri di ascolto incontrano soprattutto
stranieri: il 75,3% delle persone incontrate sono, infatti, cittadini non
italiani. La nazionalità straniera più numerosa è quella rumena (9,8%); seguono
poi gli immigrati provenienti dal Marocco (9%), che è un’immigrazione più
datata, accanto a due grandi flussi migratori più recenti, rappresentati
dall’Europa dell’Est e dall’America Latina. Escludendo gli stranieri in attesa
del rinnovo del permesso di soggiorno e quelli per i quali il dato non è noto,
si può osservare che oltre la metà degli immigrati incontrati dagli operatori è
in possesso di un regolare documento di soggiorno, mentre il 31% ne è
sprovvisto. Mentre gli italiani si distribuiscono lungo tutto l’asse delle età,
gli stranieri si concentrano soprattutto nelle classi più giovani.


Circa il 24% delle persone del campione vive da sola, su 1565 persone coniugate,
circa il 51% abita assieme al partner: fra gli stranieri tale percentuale è pari
a circa il 49%, mentre sale al 69,1% tra gli italiani, ma gli operatori
incontrano anche persone sole. Il 37,7% del campione ha dichiarato di aver
raggiunto la licenza media inferiore: mentre tra gli italiani prevalgono i
titoli di studio di livello medio-basso, gli stranieri, in misura percentuale,
hanno più spesso diplomi e lauree anche se spesso si tratta di titoli di studio
difficilmente spendibili perché non riconosciuti dal sistema scolastico
italiano. Al momento del colloquio, il 73,8% è disoccupato. L’intervento del
centro di ascolto non si limita a un semplice ascolto, ma cerca di comprendere
le cause del disagio. I bisogni evidenziati dalla ricerca sono risultati essere
7.414 in totale, con una media di circa 2 bisogni per persona.


Il dato che emerge è la significativa diffusione di problemi occupazionali ed
economici, che sono strettamente collegati. Alla mancanza di un lavoro o alla
sua precarietà sono solitamente connesse situazioni di assenza o insufficienza
di reddito, e di conseguenza continui indebitamenti per far fronte alle
necessità quotidiane della vita. Di seguito si trovano le problematiche
abitative. Sempre più spesso i centri di ascolto intercettano i bisogni
derivanti dalla condizione di straniero, sia tra le persone in possesso di
regolare permesso di soggiorno, sia tra quelle irregolari. Poi ci sono problemi
familiari, salute dipendenza da alcol e droga.



Le richieste pervenute ai centri di ascolto sono risultate essere 6.785,
mediamente 1,8 per ciascuna persona. La richiesta di beni e di servizi è molto
diffusa, sia italiani che stranieri, poi lavoro, orientamento, sostegno
socio-assistenziale e consulenza professionale. Su un totale di 9.787 risposte,
circa il 40% corrisponde alla fornitura di beni e servizi. In generale, il
centro di ascolto tende a dare beni e servizi, senza eccedere nella concessione
di sussidi economici. Piuttosto, il centro privilegia percorsi di
accompagnamento più strutturati e di lungo periodo: un’azione non facile, ma per
un centro di ascolto è importante innanzitutto ascoltare e capire il bisogno
della persona.


© dell'opera: Licenza Creative Commons - 06-07-2007 - e-margherita.it

L'alcol non dissuade molti svizzeri dal mettersi al volante

Per molti elvetici bere e guidare non è inconciliabile. In Svizzera sono
stati pizzicati molti più conducenti brilli rispetto alla media riscontrata in
un'operazione di controllo stradale a livello europeo.

Dei quasi 600'000 automobilisti controllati in Europa, il 3,2% aveva alzato il
gomito. Nella Confederazione il tasso era del 5,5%.

L'operazione, condotta tra il 4 e il 10 giugno, è stata effettuata sotto l'egida
dell'associazione europea delle polizie stradali TISPOL, l'equivalente di
Interpol per il traffico stradale.

All'iniziativa hanno partecipato 15 paesi: Gran Bretagna, Norvegia, Danimarca,
Finlandia, Lituania, Ungheria, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Francia, Spagna,
Italia, Slovenia, Grecia, Cipro e Svizzera appunto.

Complessivamente la polizia ha controllato 586'430 automobilisti. Di questi
18'505, pari al 3,2%, viaggiavano in stato di ebbrezza.



Test anche per le droghe



In Svizzera sono state controllate 5'619 persone, ha comunicato venerdì la
polizia di Basilea Campagna, che ha funto da coordinatrice a livello nazionale.
All'operazione hanno partecipato 1'446 poliziotti elvetici.



Trecentoundici esami dell'alcolemia hanno avuto esito positivo e a 203
conducenti è stata immediatamente ritirata la patente. Con un tasso del 5,5%, la
Confederazione si trova ben al di sopra della media europea.



Alla fine del 2005 era già stata effettuata un'operazione simile su 300'000
conducenti. Allora la Svizzera si situava nella media.



Gli agenti hanno inoltre condotto test sul consumo di droghe. Dei 1'449 test
effettuati in Svizzera 47 (3,2%) sono risultati positivi. A 38 persone è stata
ritirata sul posto la licenza di condurre.



Meno morti sulle strade



Gli sforzi intrapresi negli ultimi anni in materia di prevenzione e
l'inasprimento del codice stradale, in particolare l'abbassamento dallo 0,8 allo
0,5 per mille del tasso d'alcolemia consentito al volante, stanno comunque
cominciando a produrre i loro frutti in Svizzera.



Nel 2005 il numero dei morti per incidenti della circolazione è infatti ancora
una volta diminuito, stando alle cifre pubblicate all'inizio di luglio
dall'Ufficio federale di statistica.



I decessi sono stati 370, ossia 39 in meno rispetto all'anno precedente. Un
quarto di essi è da imputare alla velocità eccessiva.



È stato rilevato inoltre un netto calo dell'influenza dell'alcool: ne erano
legati, almeno in parte,

il 16% dei decessi, ossia un tasso nettamente inferiore alla media degli anni
2000-2005, che era attorno al 20%.



Nel confronto con i suoi quattro paesi vicini la situazione della sicurezza
stradale risulta migliore in Svizzera: con un tasso di 49 morti per milione di
abitanti nel 2006, la Confederazione presenta dati nettamente inferiori di
Italia (92 morti per milione di abitanti nel 2005), Austria (88), Francia (74) e
Germania (62).



6 luglio 2007 - swissinfo.org

 Sassari, ubriaco investe due pedoni e fugge: arrestato

I due feriti sono stati accompagnati al pronto soccorso dalle ambulanze del 118, mentre l'autista è stato rinchiuso in una camera di sicurezza per omissione di soccorso.

Ha investito due pedoni nel centro di Sassari e poi si è dato alla fuga a bordo della sua Opel Astra station wagon completamente ubriaco. Pochi minuti dopo Cristian Solinas, di 32 anni, di Sassari, è stato arrestato dagli agenti della Squadra Volante della Questura, risaliti a lui grazie al numero di targa che numerosi testimoni hanno riferito al 113. La mattinata di follia per l'uomo, che ha diversi precedenti specifici e stava guidando pur avendo la patente sospesa proprio a causa di una omissione di soccorso, è finita quando gli uomini della Questura, guidati dal dirigente delle Volanti, Bibiana Pala, sono andati ad arrestarlo nella sua abitazione nel quartiere di Monte Rosello. Poco prima, ancora sotto l'effetto dell'alcol, aveva minacciato i familiari con un coltello. Poco dopo le dieci aveva iniziato la sua corsa per le vie del centro di Sassari investendo prima una pensionata di 81 anni in via Dannunzio e poco dopo un giovane di 22 anni in via Pascoli a poche centinaia di metri dal primo investimento. I due feriti sono stati accompagnati al pronto soccorso dalle ambulanze del 118, mentre Solians è stato rinchiuso in una camera di sicurezza con l'accusa di omissione di soccorso, guida in stato d'ebrezza e guida senza patente. L'auto è stata messa sotto sequestro. Solinas domani mattina comparirà in Tribunale per la convalida del fermo.

06/07/2007 - unionesarda.it

 Telefonino in auto: aumentano le sanzioni

La modifica di una serie di articoli del Codice della Strada e' stata approvata, quasi all'unanimita', dalla Camera. Poi il testo passera' ala Senato. Cambiamenti in vista per gli indisciplinati. Un esempio? Addio patente per chi guida usando il cellulare. Automobilisti e centauri attenti. Sospensione del permesso di guida, da 30 a 90 giorni, per i recidivi che usano il telefonino al volante. Chi parla al telefonino mentre guida oppure ascolta musica in cuffia: la multa sara' tra i 148 e i 594 euro, ed e' prevista la sospensione della patente da uno a tre mesi. Praticamente e' come se si pagasse un cellulare nuovo ogni volta che infrangiamo la legge. La sospensione scattera' per chi compie la stessa violazione nell'arco di due anni. Sparisce la perdita di cinque punti dalla patente. Ma ci sono buone notizie per chi si comporta bene. Raddoppiano da due a 4 punti i bonus per la patente di chi durante l'anno non ha commesso infrazioni. Ed aumentano da 60 a 90 i giorni a disposizione degli automobilisti per pagare in misura ridotta le contravvenzioni e per presentare ricorso al Prefetto. "L'obiettivo - si legge in una nota - e' di avere automobilisti piu' responsabili, riducendo della meta' gli incidenti stradali".

Molte citta' italiane sono in prima linea contro la cattiva abitudine di usare il cellulare in auto in maniera non consentita. Una di queste e' Modena. La Polizia Municipale ha varato recentemente una campagna contro questa pessima abitudine, che sta dando gia' alcuni risultati. "Stando ai primi dati scaturiti dai controlli stradali, il 32 per cento degli automobilisti modenesi viaggia con il telefonino incollato all'orecchio. Una percentuale preoccupante - osserva il comandante della Polizia Municipale modenese Fabio Leonelli - perche' questo utilizzo indiscriminato fa diminuire l'attenzione alla guida, creando pericolo per il conducente ma anche per gli altri utenti della strada ." La campagna intensiva, con controlli specifici, e' solo all'inizio ed e' destinata ad interessare tutto il Paese. Sul sito della Polizia di Stato, nella sezione dedicata alle F.A.Q., e' reperibile un semplice memorandum sulle norme che regolano l'uso del telefono cellulare in auto.
06-07-2007 - contenuti.interfree.it

 Rapporto Caritas: i nuovi poveri sono le donne straniere

Donna tra i 25 e i 44, straniera, sposata, in cerca di lavoro. È questo l’identikit del «povero medio» che bussa ai Centri d’ascolto della Caritas. Con bisogni e aspettative analizzati ed elaborati nel Terzo Rapporto Lombardo delle Caritas, presentato ieri. Un lavoro che ha consentito di tratteggiare la figura del richiedente tipo. Ma anche di scoprire come l’esigenza primaria sia tornata il «pacco viveri», una richiesta che sembrava scomparsa.Il RapportoNel semestre aprile-settembre 2006 è stato scelto un campione di 18 Centri: 1 a Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia e Vigevano, 2 a Como e Crema, 7 a Milano, analizzando i dati relativi a 3.850 persone. In questo modo è stato possibile elaborare sesso, nazionalità, età con richieste e bisogni.Il ritrattoNel complesso delle posizioni esaminate, gli italiani rappresentano solo il 24.7 per cento del totale, con una prevalenza di maschi, 55.4 per cento, equamente suddivisi per tutte le fasce di età. Tra gli stranieri, il rapporto si rovescia: il 59.6 per cento dei richiedenti sono femmine. La maggioranza è concentra nell’età lavorativa, cioè tra i 25 e i 44 anni. La nazionalità più diffusa è quella romena (9.8 per cento) seguita da quella marocchina (9), ucraina (8.3) ed ecuadoregna (5.7). Quasi tutti sono privi di occupazione: il 73.8 per cento conto il 17 di occupati e il 9.2 di casalinghe, pensionati, studenti. Infine il 24 per cento vive da solo, il 44 per cento risulta coniugato mentre gli altri vivono comunque in famiglia.I bisogniTrattandosi di «poveri» emerge chiaramente come le prime richieste riguardino il lavoro, il 63 per cento, e interessi più gli stranieri, 67.7 per cento. Il problema casa interessa in ugual misura italiani e stranieri, ma c’è una sensibile differenza tra maschi, 48.9 per cento, e femmine, 23. I problemi relativi alla regolarizzazione, quando si tratti di extracomunitari, riguardano più gli uomini, 31.5 per cento, che le donne, 26. Poi via via problemi familiari, sanitari, dipendenze da alcol o droghe, anche qui con sostanziali differenze tra italiani e stranieri e uomini e donne.Fasce deboliLe donne rimangono le più esposte, soprattutto se straniere. Come spiega infatti il sociologo Ludovico Gardani si possono distinguere diversi percorsi di povertà: quella legata alla tratta delle schiave per il mercato della prostituzione, «che coinvolge soprattutto le donne che si liberano dai carnefici, perché si ritrovano senza documenti, lavoro e casa», quella dei matrimoni per corrispondenza, dove la moglie diventa completamente dipendente dal marito e «quando il matrimonio finisce la donna si ritrova povera». Infine colf e badanti: spesso si tratta di un lavoro irregolare e quando la donna si ritrova disoccupata «sprofonda nell’indigenza assoluta».Le considerazioniIn generale emerge un preoccupante indebolimento della condizione delle famiglie, una fragilità economica alla soglia della povertà vera e propria, un preoccupante aumento delle richieste di pacchi di alimenti o vestiario: prima domanda formulata dal 54.2 per cento di chi bussa al Centro d’ascolto. «Tutti i nostri dati - spiega il direttore di Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo - parlano di uno scivolamento progressivo verso la povertà della classe media per la quale è facile oggi precipitare nel bisogno a causa di malattia, separazione del coniuge, perdita del lavoro». Dunque è la famiglia ad andare per prima in difficoltà e per questo monsignor Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e membro della Commissione Episcopale per il servizio della carità, spiega come la «...difesa della famiglia, che per la Chiesa rimane quella tradizionale fondata sul matrimonio, (possa avere)...anche un grande rilievo economico nella società».

di Enrico Silvestri - venerdì 06 luglio 2007 - ilgiornale.it

In libertà l’albanese ubriaco che ha ucciso quattro ragazzi

CREMONA — «Ai politici chiedo di non essere ipocriti: ci sono bestie selvagge in giro che devono essere fermate. Non potete mandare i vigili urbani a fare le multe di giorno e lasciare che di notte i ragazzi muoiano sulle strade». Questo l’appello nel Duomo di Cremona, lanciato da Cesare Chiodelli, padre di Davide, uno dei 4 ragazzi morti nell'incidente di giovedì scorso a Castelvetro Piacentino (Cremona). L'incidente è stato provocato da un albanese di 34 anni, Ashim Tola che, ubriaco alla guida di una Audi A4, si è scontrato con l'auto dei 4 cremonesi. Denunciato per guida in stato d'ebbrezza e omicidio plurimo colposo, è in libertà.

6 luglio 2007 - iltempo.it

 Incidente stradale: morto tredicenne investito da auto

(ANSA)-PISA,6 LUG - E' morto stamani Calvin Di Giacomo, 13 anni, il bambino residente in Francia investito lunedi' scorso da un'auto a Marina di Pietrasanta (Lucca).

Nell' incidente il bambino che stava attraversando la strada, aveva riportato lesioni gravissime ed era in coma da quattro giorni. Calvin era stato immediatamente ricoverato all' ospedale Versilia e da qui trasferito all'ospedale santa Chiara di Pisa.

Copyright ANSA - 06-07-2007 - intoscana.it

 Presentazione progetto Arcobaleno Bus

Verrà presentato in CONFERENZA STAMPA lunedì 9 luglio alle ore 11,30 presso il Centro Sociale Anziani, in via Fonte Avellana, il “Progetto Arcobaleno – Bus a chiamata”. Interverranno il sindaco Orfeo Goracci e l’assessore alle politiche sociali Aldo Cacciamani. Si tratta di una iniziativa promossa dal settore sviluppo sociale ed economico del Comune, in collaborazione con l’associazione “Gubbio Soccorso”, che consentirà a chi si trova in condizioni di particolare difficoltà di poter usufruire gratuitamente di un bus per recarsi, ad esempio, dal medico, in farmacia o a fare la spesa. Il servizio si rivolge ad anziani con età pari o superiore a 65 anni sprovvisti di mezzi di trasporto, persone con ridotta autonomia anche transitoria, minori con handicap se accompagnati, invalidi civili con certificazione pari o superiore all’80%, persone che presentino particolari difficoltà negli spostamenti o turisti disabili.

06-07-2007 - tuttogubbio.it

 Tintarella senza rischi

E’ sempre opportuno ricordare che il sole è un prezioso alleato della nostra salute e del nostro benessere, ma attenzione alla tintarella selvaggia: gradualità e poche, semplici regole, ci salvano da eritemi, colpi di sole e invecchiamento cutaneo.

Con il sole splendente dell’estate è inevitabile il desiderio di abbronzarsi e lasciarsi alle spalle le lunghe, grigie giornate in ufficio o in casa. C’è ancora chi dimentica, però, che una tintarella presa senza adeguate precauzioni rappresenta un vero pericolo per la pelle e può causare non solo scottature, ma anche allergie ed eritemi, fino ad un precoce invecchiamento cutaneo. L’esposizione al sole, inoltre, è riconosciuta come la causa principale dell’aumento dei tumori della pelle, la cui incidenza è in netto aumento negli ultimi anni. Massima attenzione dunque nel valutare gli effetti spiacevoli di una esposizione prolungata ai raggi solari. Questo non significa sfuggire alla luce del sole, ma guadagnarsi con pazienza e gradualità un’abbronzatura “intelligente”, più duratura, sicura e senza effetti collaterali.

Le radiazioni solariI raggi luminosi emessi dal sole sono formati da fotoni, una serie di particelle energetiche che arrivano sulla Terra sotto forma di radiazioni e che, a seconda della lunghezza d'onda, vengono classificate in radiazioni visibili, UVA, UVB, UVC (ultravioletti A, B e C) o infrarossi. I raggi UVC sono pericolosissimi per l'uomo, ma vengono bloccati dall'ozono presente nell'atmosfera, che impedisce loro di arrivare sulla terra. I raggi UVB penetrano a livello epidermico e provocano l'abbronzatura, ma possono anche essere la causa dell'eritema della pelle. I raggi UVA - una percentuale dei quali (30-50%) penetra nella pelle a livelli molto profondi - sono responsabili dell'invecchiamento della pelle e della formazione di melanomi. Gli infrarossi, infine, penetrano fino all'ipodermide e provocano vasodilatazione, calore e sudorazione.

I livelli di radiazione UV e la loro azione sono influenzati da diversi fattori. L’altezza del sole, innanzitutto: il livello di radiazione UV varia a seconda dell'ora del giorno ed è più elevato quanto più alto è il sole nel cielo, dunque nelle ore intorno a mezzogiorno (il 60% delle radiazioni giornaliere arriva a terra tra le 10 e le 14). Sui livelli di radiazione UV influiscono anche la latitudine – i livelli sono più alti quanto più ci si avvicina all'equatore – e l’altitudine, perché ad alta quota l'atmosfera è più rarefatta ed assorbe meno radiazioni UV (per ogni 1000 metri, i livelli aumentano di circa il 10%).

Da non trascurare altri fattori come il clima - le nuvole e l'umidità assorbono parzialmente le radiazioni UV, che invece raggiungono i massimi livelli con il cielo sereno – e la superficie terrestre. I raggi solari sono infatti riflessi o diffusi in maniera diversa a seconda del tipo di superficie: la neve può riflettere l'85% delle radiazioni UV, la sabbia asciutta il 15%, l'acqua il 5%, l'erba il 3%, l'asfalto il 2%. Infine, l’ozono, che filtra le radiazioni UV più pericolose. Il suo livello, oltre ad essere costantemente minacciato dall'inquinamento atmosferico, varia nel corso dell'anno.

Benefici e danni delle radiazioni solariLa cute si difende dai danni dei raggi ultravioletti in due modi: da una parte aumenta la quantità di melanina prodotta dai melanociti dello strato basale dell'epidermide, con conseguente apparizione della tintarella, dall’altra ispessisce lo strato corneo che riveste l'epidermide. La melanina prodotta dall’organismo riesce ad assorbire la maggior parte delle radiazioni solari ed è quindi il meccanismo di difesa più efficacie per la salute della nostra pelle. Se l’esposizione al sole è graduale, in ore adatte, opportunamente distanziate, la pelle riesce a difendersi da sola dai danni sia immediati che cronici.

Se invece l'esposizione è eccessiva, la cute diventa giallastra, opaca e abbellita solo per brevi periodi da un'abbronzatura temporanea. L'esposizione indiscriminata provoca insolazione (il cosiddetto “colpo di sole”), con cefalea, vertigine, nausea e febbre, o scottature provocate da un'esposizione intensa senza le dovute protezioni, accompagnate da eritema, edema solare e stati dolorosi. L'esposizione ai raggi UV ha anche degli effetti cronici, come macchie della pelle, efelidi e rughe.

La gradualità nell’esporsi al sole, la conoscenza del proprio fototipo e l’attenzione verso semplici regole garantisce un’abbronzatura più duratura e sana, e il pieno di benessere e di energia che il sole può regalarci. Ricordiamo che i raggi solari stimolano la produzione di vitamina D endogena, che favorisce l'assorbimento del calcio da parte delle cellule epiteliali, svolgendo un'azione preventiva contro il rachitismo e l'osteomalacia. Tra gli altri benefici anche quelli sulla circolazione sanguigna e su patologie della pelle quali la psoriasi, la dermatite atopica, la dermatite seborroica e l'acne. Non ultima, la positiva azione psicologica della luce solare, provocata dal senso di benessere e calore che deriva da un'esposizione equilibrata.

6 Luglio 2007 - di Alessandra Versienti - 8000.it

 Un gioco sui preti pedofili. Volontè contro Molle Industria

Operazione Pretofilia: un gioco su internet che riprende il video Sex Crimes and Vatican su preti e pedofilia e che cerca di far riflettere, in maniera scherzosa, sull’argomento.

Un’interpellanza parlamentare urgente, presentata il 28 Giugno dal capogruppo alla Camera dell'UDC Gianluca Volontè contro “un gioco flash, che può essere scaricato da chiunque dal portale

Molleindustria
realizzato con lo scopo di attaccare la Chiesa in generale e Papa Benedetto XVI (inserendo nella prima pagina una falsa lettera autografa - Magnum Secretum)
”.

In pochi giorni i gestori di Molleindustria decidono di togliere il gioco dal sito, anche se ormai è rintracciabile in rete digitando

Operation: Pedopriest
su un qualsiasi motore di ricerca.

I gestori del sito si difendono così “Siamo convinti che perseguire un videogioco satirico con l'accusa di pedopornografia sia, oltre che un attacco alla libertà di espressione, anche un danno alla sacrosanta lotta agli abusi sui minori. La stessa legge che si propone di punire gli stupratori e i produttori di materiale pedopornografico viene usata per togliere dalla circolazione un'opera che paradossalmente vuole proprio essere una condanna di questi comportamenti”.

Molleindustria è un sito di giochi flash che si occupa di temi scottanti: la legge 40 sugli embrioni, la precarietà del lavoro, il revisionismo storico, lo sfruttamento delle risorse e del lavoro di Mac Donald.

Lo fa, però, non con lunghi trattati, ma con giochini che cercando di divertire facendo pensare. Dalla loro i gestori del sito hanno anche la stampa estera, Ecrans, il portale di cultura del quotidiano Liberation, riporta infatti un lungo articolo in cui si parla proprio del gioco e della reazione che il video della BBC ha avuto in Italia.

I fatti che colpiscono, nella vicenda, sono due. la solerzia con cui la politica si è mossa e ’ignoranza dimostrata rispetto alle dinamiche della rete. Sono passati solo 5 giorni, dal 23 Giugno al 28 Giugno, dalla pubblicazione del gioco sul sito alla discussione alla Camera sulla mozione dell’onorevole Volontè.

In molti altri casi i tempi sono decisamente più lunghi. Il secondo fatto è che l’interconnessione della rete rende praticamente impossibile cancellare da internet qualcosa, in questo caso un
gioco, che è stato immesso nella rete.

Per un Molleindustria che cancella il file, ci sono mille altri siti al di fuori dell’Italia e quindi non sottomessi alle leggi italiane, che lo rilanciano. Siti facilmente raggiungibili anche dalle italiche coste.

di Tiziano Scolari - 06-07-2007 - cronacaeattualita.blogosfere.it

 Emergenza idrica: denuncia dell'Ugl

La situazione che sta vivendo la popolazione
brindisina per la mancanza d’erogazione d’acqua da parte dell’AQP, ha
dell’incredibile e per di più ci sembra strano come la nostra, sia l’unica
Provincia a soffrire di quest’emergenza.

Le scene alle quali assistiamo in città in cui la gente cerca di
approvvigionarsi d’acqua nei modi più disparati e disperati, sa di terzo mondo
in un paese che dovrebbe definirsi civile.

Ci chiediamo dove sia l’Istituzione cittadina in modo particolare il Comune che
è silente sul disagio che la cittadinanza sta vivendo.

Non ci risulta neanche che da parte della Prefettura sia stato richiesto
l’intervento della Protezione Civile.

I segnali che giungono dai vertici dell’AQP sull’evolversi della situazione nei
prossimi giorni, sono poco rassicuranti.

Allo stesso Ente vorremmo chiedere che tipo di condutture idriche sono state
installate nel sottosuolo, per alimentare il Centro Commerciale Carrefour
poiché, il Rione Cappuccini (tra le zone più colpite), è completamente a secco
di acqua.

Questa vera e propria emergenza, di cui Brindisi non ha memoria, rientra in una
vera e propria Interruzione di Pubblico Servizio che ha messo, e sta mettendo in
ginocchio l’intera popolazione brindisina tenendo conto che chi sta soffrendo di
più la situazione sono i tanti anziani, i disabili ed i bambini che non hanno
l’opportunità di reperire acqua in nessun modo.

Questa incredibile situazione, che dimostra ancora una volta, se ce ne fosse
bisogno, come questa Città sia straniera in territorio pugliese, c’impone di
inviare questa denuncia alla Procura della Repubblica di Brindisi affinché siano
accertate le responsabilità di questa vergognosa emergenza.



Il Segretario Generale UGL BRINDISI Ercole SAPONARO

06-07-2007 - brundisium.net

 Un percorso turistico attraverso Siena pensato per i non udenti

L’iniziativa, sviluppata dall’assessorato al turismo del Comune di Siena in
collaborazione con il Monte dei Paschi, propone l’itinerario nella “Città dei
sordi”, la zona di Siena chiamata così per la presenza di studenti sordi. Il
percorso toccherà S.Agostino, la Casa Lavoro delle Sordomute Adulte, l’Istituto
Tommaso Pendola oltre alla Cattedrale e a Piazza del Campo, con spiegazioni
speciali per i sordomuti. Oltre agli itinerari per non udenti sono previsti
anche percorsi per non vedenti e appuntamenti turistici riservati ai giovani
down. (Toscana Radio News)


06-07-2007 - intoscana.it

Torniamo a parlare di Di.Co

Serena Vella, 04 luglio 2007

Approfondimento: I portabandiera della battaglia contro il riconoscimento di
forme di convivenza stabile alternative alla famiglia dimenticano che un
diritto, per esser tale, deve esser riconosciuto a tutti, altrimenti è un
privilegio, e che "predicare virtù pubbliche per praticare vizi privati" è una
cattiva abitudine che la storia ci ha ormai svelato Da molti anni ormai, in
Italia le analisi statistiche attestano una forte diversificazione delle forme
di convivenza fra le persone e dei sistemi di relazioni affettive e di
assistenza: oggi nel nostro Paese si contano circa 1.200.000 "coppie di fatto" a
dimostrazione che la famiglia tradizionalmente intesa non rappresenta più
l'unico modello di relazione tra le persone.

Alcune forme di convivenza diverse dalla famiglia legittima esplicitamente
riconosciuta dall'art. 29 Costituzione ("società naturale fondata sul
matrimonio") sono già state oggetto di attenzione da parte del nostro
ordinamento giuridico; il riferimento è alla c.d. famiglia di fatto, formula con
la quale si usa definire quell'unione tra soggetti di sesso diverso in cui manca
il vincolo matrimoniale e che si basa sull'"affectio" e sul reciproco spontaneo
rispetto dei doveri familiari. La sua enorme diffusione sociale ha portato la
giurisprudenza a confrontarsi lungamente sul tema della sua rilevanza giuridica
e sulla disciplina dei rapporti che ne discendono. La questione è resa ancora
più complessa dal fatto che la richiesta di riconoscimento di tale forma di
unione si è fatta sempre più forte anche da parte di persone dello stesso sesso.


Ad oggi manca un impianto normativo globale ed organico che disciplini questi
rapporti e le sporadiche norme attribuiscono solo taluni effetti giuridici
isolati, creando così una situazione di vuoto normativo che uno Stato
democratico e di diritto ha il dovere di colmare per garantire pari diritti ed
eguale dignità a tutti i suoi membri. A questo obiettivo cerca di rispondere il
disegno di legge governativo sui DI.CO., appositamente intitolato "Diritti e
doveri delle persone stabilmente conviventi", e finalizzato al riconoscimento di
taluni diritti e doveri discendenti da rapporti di convivenza registrati. I
beneficiari del provvedimento sarebbero "due persone maggiorenni, anche dello
stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e
si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale".

I diritti fruibili sono diversi a seconda della durata della convivenza: diritti
e tutele del lavoro dopo tre anni, diritti di successione dopo nove anni. Tra
questi merita di essere segnalato, quale esempio di civiltà giuridica, il
diritto a designare il convivente come rappresentante in caso di malattia
invalidante (...) e in caso di morte per la donazione degli organi e le modalità
di trattamento funerario (...).

Il disegno di legge è stato caratterizzato da accese polemiche e fatto oggetto
di strumentalizzazioni politiche che hanno inquinato il pur giustissimo
dibattito richiesto quando occorre legiferare su temi così complessi e delicati.
Si è così "sapientemente" parlato dei DI.CO. come un attacco all'istituto della
famiglia come inteso dall'art.29 Cost. e come apripista verso il matrimonio tra
omosessuali o il riconoscimento del loro diritto all'adozione. Alcuni
chiarimenti si impongono dunque per onestà intellettuale.

Intanto il provvedimento sui DI.CO. non intende scardinare l'istituto della
famiglia di cui all'art. 29 ma dare attuazione all'art. 2 Cost., che "garantisce
i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali in
cui di svolge la sua personalità", nonché all'art. 3 che sancisce "l'eguaglianza
dei cittadini (...) senza distinzioni di sesso (...)". Non può dubitarsi che le
unioni di fatto, omo ed etero, siano formazioni sociali dove un aspetto
essenziale è il libero sviluppo della personalità: dar loro riconoscimento vuol
dire attuare l'art. 2. Mentre rendere effettivo l'art. 3 vuol dire riconoscere
pari dignità sociale e garantire l'eguaglianza dei cittadini che scelgano di non
sposarsi o di quelli che abbiano un orientamento sessuale diverso e che si
uniscano in convivenza. Come evidenziato da Rodotà "in questo sta la dimensione
costituzionale del progetto di legge", una Costituzione laica che sancisce la
"inviolabilità" dei diritti e non la loro "inestensibilità". Ed a Mons. Sodano
che si chiede "si parla di desideri o diritti veri?", pare più giusto chiedersi
"come, quando e chi definisce un vero diritto?".

Se bastassero le leggi date in un certo momento ( come dice F. Colombo) sarebbe
ancora vigente il sistema familiare patriarcale fascista in cui la donna era
solo creatura obbediente al suo destino biologico e alla funzione riproduttiva,
la violenza sessuale sarebbe ancora un delitto "contro la morale" anziché
"contro la persona" (come fino al 1996!), le donne sarebbero costrette a morire
sulle tavole delle mammane per sottoporsi all'aborto clandestino e ad essere
mogli a vita anche se all'interno di un matrimonio infelice e teatro di
violenze. Al grande cambiamento morale e giuridico prodottosi negli anni '70 del
secolo scorso in seguito alle battaglie per l'emancipazione ed i diritti, si
opposero, tra l'altro, allora come oggi, forze politiche presuntamente moderate,
che pur affermano di fare della tutela delle persone la loro ragione di
esistenza. Questa contraddizione oggi si ripropone in quei deputati e senatori
che, pur contrari ad ogni regolamentazione dei diritti dei conviventi,
beneficiano di un sistema privilegiato di cospicue tutele sanitarie e
previdenziali per i propri conviventi, come quello previsto sin dal 1992 dai
regolamenti parlamentari.

I portabandiera della battaglia contro i DI.CO. dimenticano che un diritto, per
esser tale, deve esser riconosciuto a tutti, altrimenti è un privilegio, e che
"predicare virtù pubbliche per praticare vizi privati" (N. Vendola) è una
cattiva abitudine che la storia ci ha ormai svelato. E come trascurare la
campagna di anatemi di una parte della Chiesa la cui gerarchia talvolta sembra
non aver occhi per vedere se non se stessa?. Una pericolosa "ideologizzazione
della teologia" ha portato l'arcivescovo Bagnasco a sostenere che "il
riconoscimento di forme di convivenza stabile alternative alla famiglia
porterebbe domani alla legalizzazione dell'incesto e della pedofilia tra persone
consenzienti" (!) Un'affermazione, oltre che gravemente lesiva del diritto alla
diversità di opinioni, tra l'altro priva di alcun riscontro/fondamento
sociologico visto che, dalle indagini svolte dai numerosi organismi che operano
sul tema della violenza è emerso come la stragrande maggioranza degli abusi su
donne e minori si consumano all'interno delle mura domestiche e che proprio la
intoccabile "sacralità" della famiglia tradizionale spesso inibisce le vittime e
le induce al silenzio. L'affermazione di Mons. Bagnasco giungeva, inoltre,
proprio nei giorni dello scandalo degli abusi contro bambini e giovani donne da
parte del prete di una parrocchia vicino Firenze, già portati a conoscenza di
una diocesi che, tuttavia, aveva ritenuto fino ad oggi di poter "far da sé",
sprezzante dei doveri morali di denuncia di così gravi reati alle competenti
autorità civili! E' chiaro che lo sdegno verso queste dichiarazioni non cancella
il profondo rispetto verso quella Chiesa e quella tanta parte dei credenti che
riconosce la verità e la ricchezza delle scelte soggettive, anche di quelle in
contrasto con gli orientamenti dottrinari della Chiesa, nel presupposto che le
coppie si amano o non si amano a prescindere dal fatto siano vincolate
religiosamente, civilmente o "di fatto". Perché vi può essere una totale
mancanza d'amore, solidarietà e rispetto anche nelle relazioni tra persone che
si sono giurate eterna fedeltà reciproca davanti ad un altare o ad un sindaco.
Perché "nella prospettiva cristiana non è il rito a render sacro l'amore...la
sacralità è propria dell'amore e l'amore è sempre nella dimensione di promessa
religiosa, che si sia o no credenti, perché può anche terminare ma non è mai a
termine. L'amore rappresenta la crisi della norma... ed è esattamente il
contrario del potere..." (S. Tarter). Per questo nessuna Chiesa e nessun potere
dovrebbe disprezzare il desiderio di due persone, etero od omosessuali che
siano, che volendosi bene chiedono la protezione giuridica (non solo in
"autonomia privata") della loro unione fatta di diritti ma anche di doveri,
anche se diversa dalla famiglia tradizionale ma frutto della evoluzione delle
strutture sociali. In queste "unioni" i figli non saranno meno tutelati di
quanto possano esserlo in una famiglia, sia pur tradizionale, ma tuttavia
minacciata non tanto dall'allargamento dei diritti bensì da una condizione di
solitudine e precarietà e da una fragilità ed instabilità dei rapporti umani
frutto di un modello sociale di sviluppo economico sempre meno solidale e sempre
più egoistico.

Il 2007 è stato dichiarato dall'Unione Europea "Anno europeo delle pari
opportunità"; non perdiamo l'occasione per recuperare il gap che ci separa dagli
atri Paesi nella regolamentazione delle unioni civili; dibattiamo con opinioni
diverse ma senza pregiudizi ideologici per il rispetto della dignità e della
libertà umana ed il riconoscimento delle diversità.

Senza seguire la via dei fondamentalismi e delle crociate ma quella del DIRITTO
"la cui grandezza risiede non nelle norme stabilite dalla natura ma proprio
nella nostra capacità di assegnare diritti" (R. Bodei).

06 Luglio 2007 - tamles.net

 Demolite le baracche abusive dei rom

SI È CONCLUSO con
oltre cento baracche demolite, adibite a deposito di merce rubata, lo sgombero
del campo nomadi di via Martora, sulla Collatina vecchia. L'operazione ha visto
impegnati oltre cento uomini tra polizia di Stato e diversi Gruppi della polizia
municipale. All'interno del campo sono state sequestrate quindici auto e
numerosi motorini e moto risultati rubati. Le forze dell'ordine hanno anche
recuperato molte carcasse di auto che venivano usate per prelevare pezzi di
ricambio. Nel campo sono rimaste 150 persone delle iniziali 800. Scoperte due
cucciolate di cani appena nati, in tutto una ventina, trovati sotto alcune
roulotte. Soddisfatto il sindaco Veltroni che ricorda: «Stiamo facendo un lavoro
di integrazione e creazione di opportunità per il ritorno in patria dei
cittadini, soprattuto quelli romeni».


06-07-2007 - iltempo.it

In Italia cinquantamila bambini costretti a mendicare

ROMA - Sono circa 50 mila i bambini, soprattutto rom di
età compresa tra i 2 e i 12 anni, costretti all'accattonaggio in Italia, mentre
si diffondono la prostituzione minorile e l'abbandono scolastico. E' questo il
risultato di un rapporto dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e
xenofobia illustrato a Roma in occasione della presentazione di una campagna
contro lo sfruttamento dell'accattonaggio minorile. Nel Lazio sarebbero almeno 8
mila i bambini che chiedono l'elemosina per strada. La maggior parte è
costituita da nomadi. A livello nazionale il giro d'affari è stimato intorno ai
200 milioni. Tuttavia, spiega il capo delegazione di An al Parlamento europeo
Roberta Angelilli, tra i promotori della campagna, mancano a livello nazionali
statistiche ufficiali. "Una parte degli stati membri dell'Ue, tra cui Spagna,
Grecia e Italia, non fornisce dati ufficiali adeguati", ha detto.

Nel complesso, secondo il rapporto dell'Osservatorio europeo, in Italia sono
presenti almeno 120 mila persone di origine rom. Il 50% sono bambini al di sotto
dei 14 anni. Soltanto a Roma, secondo un documento della Conferenza regionale
sulla sicurezza, ci sono circa seimila rom stanziati in 25 accampamenti seguiti
dal Comune e oltre 10 mila nomadi stabilitisi abusivamente. Il 70% della
popolazione nomade risulta essere sotto i 21 anni e il 37% ha un'età compresa
fra zero e 14 anni. Il 60% di questi bambini in età scolare, secondo l'Opera
nomadi, non va a scuola o non la frequenta assiduamente.


06-07-2007 - ansa.it

 La ricerca italiana in prima linea nella lotta alla celiachia

La celiachia è sempre più diffusa e avanza da due decenni a questa parte.
Secondo stime recentissime del Ministero della Salute, sembra che in Italia una
persona ogni 100/130 faccia i conti con questa intolleranza perenne al glutine,
per un totale di 50.037 cittadini (15.845 di sesso maschile e 34.192 femminile),
ma quasi nove persone su dieci sono celiache senza averne la consapevolezza, con
la conseguenza che continuano ad assumere cibi che sarebbero proibiti e a star
male senza una apparente ragione.

La celiachia è crescita negli ultimi decenni: basti pensare che negli anni
Ottanta colpiva una persona ogni 2.000/3.000, passando a una ogni 1.000 negli
anni Novanta. Oggi nascono ogni anno 2.800 bambini celiaci e ciò dimostra un
incremento annuo pari al 9%.

Ad oggi, l’unico modo per tenere sotto controllo la celiachia è quello di
seguire una dieta ferrea che escluda in modo assoluto gli alimenti che
contengono il glutine (pane, pasta, farinacei, orzo, avena e farro).

L’attenzione maggiore che i mass-media e l’opinione pubblica dedicano alla
celiachia sta ottenendo importanti risultati: sono sempre più numerosi i
ristoranti che propongono ai celiaci menu a loro adatti e aziende alimentari che
mettono in commercio prodotti gluten-free. E intanto la scienza continua nella
sua lotta alla celiachia e la ricerca italiana si conferma in prima linea: lo
dimostrano due recenti studi condotti presso il Centro Nazionale di Ricerche di
Avellino e dall’Istituto Superiore di Sanità.

I ricercatori dell’ISS, con la collaborazione dell’Università di Bari, e il CNR
di Avellino hanno ottenuto una farina priva delle frazioni di gliadine e
glutenine, principali responsabili della risposta infiammatoria. “Abbiamo messo
a punto un metodo per ‘predigerire’ il glutine contenuto nella farina grazie ad
una miscela di lattobacilli ed enzimi, con l’obiettivo di evitare ai celiaci
quei prodotti derivati da farine alternative a quella di grano, ritenuti
insipidi, costosi e nutrizionalmente poveri”, hanno spiegato i coordinatori
dello studio, Marco Gobbetti dell’ateneo barese e Massimo De Vincenzi dell’ISS,
sulla rivista scientifica Applied Environmental Microbiology. Questa speciale
farina è stata testata sul sangue di pazienti celiaci e gli scienziati hanno
dimostrato che non provoca nessuna reazione allergica.

Su questa strada è anche la ricerca condotta presso i laboratori dell’Istituto
di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino, guidata da Mauro Rossi e
pubblicata sull’ultimo numero della rivista specializzata Gastroenterology.
L’obiettivo degli scienziati campani è stato quello di lavorare direttamente
sulla farina per permettere ai celiaci di assumerla tranquillamente, senza che
il sistema immunitario reagisca in maniera anomala. Come? Sono stati utilizzati
alcuni aminoacidi che legano la parte della proteina che scatena la reazione
immunitaria. Il processo ha luogo direttamente in fase di lavorazione della
farina e permette di “nascondere” il glutine al sistema immunitario.

Mauro Rossi ha spiegato che i test condotti in provetta hanno dimostrato che il
sistema immunitario non riconosce il glutine per via di questi legami che si
rivelano attivi nell’intestino e vengono, poi, scissi e smaltiti nei reni, in
modo da non accumularsi nell’organismo. La tecnica ha destato grande interesse
nella comunità scientifica ed è già stata brevettata; i ricercatori sono ora in
attesa di trovare interessanti forme di applicazione nell’industria alimentare.



ALTRI CONTENUTI DA CONSULTARE:

 Aggressioni e pestaggi a immigrati carabinieri e vigili in manette

Otto carabinieri e due vigili urbani sono stati raggiunti oggi da ordinanze
di custodia cautelare emesse dal Gip di Bergamo. Sono accusati di diversi
episodi di violenza nei confronti di extracomunitari, come aggressioni,
pestaggi, sequestro abusivo di oggetti. In cella sono finiti 2 carabinieri della
stazione di Calcio e un vigile urbano di Cortenuova. Un altro carabiniere
(stazione di Calcio) e un altro agente (Cortenuova) sono invece agli arresti
domiciliari. Sei i divieti di dimora, 4 in provincia di Bergamo e 2 a Calcio.
Coinvolto anche uno studente bergamasco.

Gli indagati, secondo l'accusa, sarebbero responsabili di 8 episodi di violenza
nel corso del 2007: a bordo di un'auto con targa rubata organizzavano operazioni
abusive nei confronti prevalentemente di extracomunitari. Avrebbero effettuato
perquisizioni e sequestri abusivi di telefoni cellulari, droga e denaro e in
alcuni casi ci sarebbero stati anche aggressioni e pestaggi. Nei guai anche il
comandante della Compagnia di Treviglio, Massimiliano Pani. Per lui il

giudice per le indagini preliminari ha chiesto il divieto di dimora in provincia
di Bergamo. Secondo l'accusa avrebbe intimidito due carabinieri che volevano
denunciare i fatti. Uno di loro, però, ha presentato denuncia.

05/07/2007 - ecodibergamo.it

 Minori: cosa fanno le regioni

Cosa fanno le regioni e provice autonome italiane in materia di politiche per
l'infanzia e l'adolescenza? A fare il punto è stato il coordinamento Pidida
(quasi 40 Associazioni) che ieri sera ha diffuso il Rapporto "Diritti
dell'infanzia e dell'adolescenza: l'analisi delle politiche regionali. La parola
alle Regioni". Tutte le Regioni e Province autonome ad eccezione di Calabria,
Sicilia e Sardegna hanno compilato il questionario 2007.


Dal Rapporto emerge che 16 Regioni/Province autonome hanno dedicato parte del
bilancio 2006 ai bisogni dell'infanzia e che 17 Regioni/Province autonome hanno
approvato una legge regionale istitutiva di un Osservatorio regionale sulle
politiche per l'infanzia e l'adolescenza o di una struttura analoga, come
previsto dalla legge.


Fra le iniziative ci sono l'apertura di Osservatori regionali sulle politiche
per l'infanzia, finanziamenti a progetti destinati alla tutela della maternità e
dei minori, iniziative a favore dell'allattamento al seno e alla prevenzione
dell'hiv, sensibilizzazione delle aziende in relazione allo sfruttamento del
lavoro minorile.


Ci sono state iniziative di sensibilizzazione sul tema delle mutilazioni
genitali femminili in 9 regioni e sull'allattamento al seno in 15 regioni.
Interessanti le iniziative intraprese da Abruzzo e Veneto per responsabilizzare
le aziende in relazione allo sfruttamento del lavoro minorile.


05/07/2007 - vita.it

 Perdere una Dea...

Questa, apparentemente, sembra una storia come tante, di lavoro minorile, di
bambini costretti a orari massacranti, ma a ben vedere ha delle peculiarità
incredibili. Sì, perchè la bambina in questione, Sajani Shakya, 10 anni, faceva
di mestiere la Dea, in Nepal, ed è stata licenziata senza uno straccio di
preavviso!

E' bastato un viaggio in America, e peraltro un viaggio di lavoro per girare un
documentario sulla vita delle bambine come lei, e i suoi datori di lavoro, un
comitato di saggi che farebbe impallidire il sommo Caio Shin, ne ha decretato
l'immediata cessazione dalla carica per "Impurità sopravvenuta".

Dunque è bastato violare una regola per perdere lavoro, dignità e persino il
diritto alla pensione, insomma, un licenziamento con disonore! Ma forse, più che
una disgrazia, questa è stata la sua fortuna.

In Nepal, infatti, Sajani era considerata una delle Kumari (trad. vergini),
incarnazioni della dea Taleju Bhawani. Le Kumari sono tante, ma le più
importanti sono 3: quelle di Patan, Kathmandu e Bhaktapur, le città reali. Fino
al raggiungimento della pubertà, momento nel quale perdono la purezza e vengono
detronizzate, possono uscire dal loro Palazzo-prigione appena 3-4 volte l'anno e
in particolari occasioni, come il ringraziamento del dio della pioggia.

E dire che per diventare Kumari la piccola, oltre a dimostrare di avere lingua
piccola, collo a conchiglia e cosce di daino, aveva dovuto superare 32 prove
difficilissime, anche chiamate "attributi della perfezione" (Ercole ne aveva
dovute patire solo 12!), come, ad esempio, stare rinchiusa in uno stanzone al
buio, con teste mozzate di bufalo e alcuni tizi travestiti da demomi; e il tutto
senza versare nemmeno una lacrima!

Ma c'è di più: una bimba che diventa kumari difficilmente può poi trovare
marito, dato che, secondo una credenza popolare, chi sposa una di loro è
destinato ad una vita breve.

A parte i ragionevoli dubbi di tipo etico, che possono al limite essere superati
pensando che si tratta di tradizioni antichissime, ne rimangono di ordine
giuridico. Non a caso nel novembre scorso la Corte Suprema del Nepal ha ordinato
un'inchiesta per stabilire se questa usanza abbia portato a casi di sfruttamento
minorile. Questa volta non è per fare sfilate, film, canzoni da gettare in pasto
a ogni incauto navigatore web; certo il posto di lavoro in questione era molto
ambito, ma i dubbi sono sempre quelli. A questa bambina, anche a prescindere
dalla sua prematura "sdeizzazione", chi restituirà l'infanzia perduta?

05-07-2007 - di Alessia Giangreco - kidzone.blogosfere.it

All'Olimpico è la notte delle Pietre Rotolanti

ROMA (5 luglio) - Sei luglio 2007. Non scorderanno mai questa data i
quarantamila che all'Olimpico si preparano ad accogliere i Rolling Stones. Non
potranno mai dimenticare perché è la quarta e forse ultima visita a Roma della
più grande rock and roll band del pianeta. Dice Mick Jagger che non è vero:
«Certo, siamo invecchiati ma questa aria da ultimo valzer non ci piace.
Continueremo a salire su un palco finché uno di noi non morirà. Solo a quel
punto smetteremo».

Tutto è cominciato il 6 aprile del 1967, un giovedì, al Palasport dell'Eur.
Allora erano i rivali dei Beatles, c'era ancora Brian Jones. Ce la misero tutta
ma l'acustica era pessima. Grande la chiusura con Satisfaction da un quarto
d'ora. Poi ci fu il 29 settembre (1970), prima volta di Jumping Jack flash e
Simpatthy for the devil.

Vent'anni dopo, li ritrovammo in una Roma in ferie, depressa dalle notti magiche
di Italia '90 finite col terzo posto. Pieno il Flaminio il 25 luglio, quasi
vuoto il giorno dopo. Un tradimento costato alla città una punizione lunga
sedici anni. I Rolling hanno evitato Roma nel 2003 e nel 2006.

Adesso rieccoli. Il tempo non sembra passato ma è una bugia. Charlie ha superato
un cancro alla gola, Ron più di un ricovero nelle cliniche specializzate in
alcolismo, Keith ha le dita più artritiche e un accenno di baffi, Mick qualche
ruga in più. Ma sono sempre i migliori. Cominceranno con Start Me Up, censurato
al Superbowl, perché c'è un uomo che dice a una donna: «Se mi dai il via, se mi
fai venire non smetterò più», e chiuderanno con Satisfaction. In mezzo potrebbe
entrarci Con le mie lacrime (As tears go by) cantata in italiano. Un anno fa a
Milano la fecero, ma non si può mai sapere. L'unica certezza è che hanno pronti
ottanta pezzi.

Hanno cominciato nel 2005, vengono dalla Spagna, sono diretti in Montenegro e
chiuderanno il 26 a Londra. Per sempre? Difficile dirlo con quattro tipi così.
Sono il gruppo che dal vivo ha avuto il maggior numero di spettatori della
storia. Hanno traghettato il rock di Chuck Berry nel ventunesimo secolo. Hanno
venduto milioni di dischi. La più grande band del rock? Rock della terza età? I
Rolling sono semplicemente il rock. Godiamoci questa serata.

di Massimiliano Gasperini - 05-07-2007 - ilmessaggero.it

Non è allarmismo ma parola dell'Oms

Eco dalle Città incontra Roberto Bertollini, direttore del dipartimento europeo dell'Oms. Un'intervista di cui non vorremmo avere l'esclusiva...

Intervista di Paolo Hutter e Federico Vozza

Incontriamo Roberto Bertollini a margine della presentazione della relazione annuale sullo stato dell’ambiente in Piemonte e ne approfittiamo per fargli qualche domanda. Il direttore del Dipartimento europeo sull’ambiente e la salute dell’Oms, che ha competenza su 53 Paesi, ricopre questo ruolo dal 2004, dopo essere stato per quattro anni a capo di tutti i programmi tecnici dell’Oms Europa.

Dottor Bertollini, recentemente, in occasione della giornata mondiale dell’ambiente, l’Oms ha organizzato una conferenza in cui sono state presentate le stime sulla mortalità italiana per Pm10. La notizia è circolata per due giorni quasi come fosse nuova…

Invece è esattamente di un anno fa!

Qualcuno, per esempio il Sindaco di Torino, ha parlato di allarmismo. E’ già successo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità venga accusata di allarmismo su alcune statistiche o ricerche?

Sì, è successo in molte occasioni. Direi che una delle circostanze in cui questo si è verificato con più forza è stato in concomitanza dell’influenza aviaria, quando sottolineammo la necessità di precauzioni. Anche esponenti politici hanno lamentato il fatto che ancora non ci sia stata la pandemia, invece di essere contenti… In realtà alcuni ricercatori attribuiscono proprio all’intensità delle misure di prevenzione la mancata diffusione. Il fatto che ci sia stata una prevenzione molto accurata dell’influenza aviaria negli animali ha fatto sì che la probabilità che questo virus si mescolasse con quello umano sia diminuito. Questo è stato uno dei casi. Per il problema dell’inquinamento più volte sono state espresse perplessità. A mio parere c’è una difficoltà a capire la natura del numero, cioè si tende a pensare che si tratti di 8 mila persone identificabili una per una come persone che muoiono per motivi legati all’inquinamento. Questo ovviamente è impossibile. In realtà è impossibile in particolare in questa casistica perché si tratta di valutazioni statistiche che tengono conto della distribuzione del fattore di rischio e di un’altra serie di fattori confondenti della popolazione, non dell’individuo. Quindi in questo caso è impossibile attribuire direttamente una morte. Con le recenti ondate di caldo si è detto, e ho letto sui giornali, di due anziani “morti a causa del calore”. Esiste un particolare tipo di ictus dovuto al calore che può determinare una morte improvvisa. La diagnosi in questo caso può essere specifica. Ma quando si sono viste le statistiche per esempio del 2003 non si è mica guardato al singolo caso: si è tenuto conto della mortalità complessiva nel periodo dell’ondata di calore. Non sappiamo se il signor François o il signor Michel siano morti solo per il calore, o la loro morte sia imputabile ad altre cause. Sappiamo però che in quel periodo sono morte molte più persone del solito. Questo è un ragionamento difficile da trasmettere.

Insomma, è veramente difficile individuare nel singolo caso, nella singola morte anticipata, gli effetti dell’inquinamento, Questo capita un po’ per tutto o è una caratteristica specifica dell’inquinamento atmosferico?

No, questo capita per tutte quelle patologie che hanno origine multifattoriale, tranne che per quelle problematiche per le quali esiste un fattore di rischio predominante in modo totale, ad esempio il fumo a cui è imputabile il 90/95% dei tumori al polmone. Il mesotelioma della pleura è un tumore che praticamente non esiste in natura. Per cui se si riscontra ci deve essere un’esposizione all’asbesto. In quel caso non c’è dubbio, si può dire che il tumore del signor Rossi è dovuto al 99,99% all’esposizione all’asbesto. Nel caso del particolato o di altre esposizioni entrano in gioco vari fattori che bisogna analizzare. Per esempio, se si prende in considerazione la morte prematura di un fumatore, per di più sottoposto ad alto inquinamento atmosferico, con una malattia cardiovascolare, è difficile stabilire che cosa sia stato più determinante tra la malattia o il fumo. Sono fattori che possiamo analizzare solo in ambito statistico.

Tornando alla premessa, Organizzazione Mondiale della Sanità significa un soggetto la cui autorità è riconosciuta in tutto il mondo? Cioè, è come dire “parlano le Nazioni Unite”?

Beh sì, noi siamo l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Lavoriamo sulla base di un mandato politico-istituzionale di supporto alle politiche socio-sanitarie degli Stati membri. Per fare questo dobbiamo fare una serie di cose. Dalle valutazioni per esempio delle conoscenze scientifiche e la loro validità e traduzione in politiche al ruolo di supporto verso i Paesi che mettono in piedi politiche sanitarie a favore della popolazione o di certi problemi particolari; ci occupiamo poi di promuovere accordi internazionali su argomenti rilevanti come ad esempio il tabacco, di fare attività di advocacy, cioè di promozione di problematiche importanti quali quelle delle patologie legate all’ambiente.

Ci sono stati dei casi in cui l’Oms ha fatto una valutazione autocritica per aver in effetti fatto allarmismo su qualcosa?

Che io ricordi no. Però posso sbagliarmi. Beh sì, forse un caso me lo ricordo. La valutazione dei sistemi sanitari che è stata fatta nel 2000. Venne fatta una valutazione dei sistemi sanitari e vennero classificati secondo alcuni criteri relativi alla capacità di raggiungere i cittadini. All’epoca furono messi in discussione alcuni criteri utilizzati per fare questo tipo di analisi. Alcuni Paesi, classificati molto bassi rispetto a quello che si aspettavano, hanno fatto un po’ le pulci al merito e una serie di critiche, a mio modo di vedere in parte giustificate, in parte no.

Per quanto riguarda le vostre valutazioni relative al Pm10, ai valori medi annuali e alle conseguenze sulla salute, i Governi o le Istituzioni locali, vi hanno fatto avere delle obiezioni?

No, non hanno fatto delle obiezioni. Direi di più, il nostro lavoro ispira le linee guida adottate dall’Unione Europea come riferimento per le loro proprie politiche. Il gruppo che ha curato la preparazione delle linee guida è coordinato dal nostro ufficio di Bonn ed ha anche redatto il rapporto Cafè (Clean Air For Europe, un progetto di qualche anno fa) utilizzato giustappunto per rivedere gli standard di qualità dell’aria nei paesi dell’Unione Europea. E i Paesi non hanno mai espresso critiche particolari. Ovviamente quando una città, una regione, o un paese, viene a essere classificato come in difficoltà da questo punto di vista, magari ha delle riserve o comunque non gli fa piacere.

Quindi più da un punto di vista emotivo. Non è che arrivino da voi e vi dicano “no, qui è sbagliato”…

No. Poi, francamente, benché tutto possa essere migliorato, su queste stime mi sento parecchio tranquillo.

C’è stato però un ex-ministro della Sanità, nonché considerato massima autorità italiana nel campo dei tumori, Veronesi, che ha contestato la tesi per cui l’inquinamento possa essere causa di tumore al polmone.

Ritengo che abbia fatto un ragionamento che, dal punto di vista numerico non sia contestabile, nel senso che se andiamo a valutare l’origine dei tumori nel complesso sappiamo che sono attribuibili esclusivamente a fattori ambientali nella proporzione tra l’1 e il 4%, però questo significa per l’Italia 10 mila tumori all’anno. A me non pare un numero trascurabile.

Di “origine ambientale”, quindi stiamo parlando ad esempio sicuramente di non fumatori.

Esatto. Ovviamente se andiamo a parlare del fumo che causa decine di migliaia di morti all’anno, di tumori del polmone, evidentemente il dato non è confrontabile. Il dato assoluto è più importante. Tra l’altro le conoscenze scientifiche evolvono. Quindi, come ho cercato di far vedere anche oggi, ci sono delle interazioni tra fattori ambientali e abitudini di vita, dieta e inquinamento, che hanno delle relazioni la cui natura molto spesso non è così ben compresa a tutt’oggi. Pertanto dobbiamo avere un atteggiamento di prudenza su alcuni aspetti. Io non escludo per esempio che l’epidemia di obesità, dovuta principalmente a motivi legati alla dieta e alla mancanza di attività fisica, non abbia un elemento amplificatore legato all’ambiente. Così come, per esempio, l’esposto ad asbesto ha una probabilità più elevata di avere un tumore del polmone se è anche fumatore, questi fattori spesso si moltiplicano uno con l’altro.

Sulla stima legata al Pm10 ha detto di essere abbastanza sicuro. E l’ozono?

In termini di mortalità sembrerebbe valere solo un decimo. L’ozono è un fattore che è stato studiato da poco tempo. Sì, vale un decimo, anche se gli studi fatti sull’ozono sono ancora pochi e la stima che abbiamo è, a mio modo di vedere, una stima conservativa, cioè che dà un rischio piuttosto basso. Non escludo che in futuro queste stime possano raffinarsi e migliorarsi. C’è da dire che l’ozono è stato molto meno studiato rispetto al particolato perché è un problema quasi solo mediterraneo.

Potrebbe essere stato l’ozono un’importante causa nelle morti dell’estate 2003?

Sì, esiste un’interazione tra inquinamento da ozono e ondata di calore. Se all’ondata di calore si accompagna un alto livello di ozono c’è un effetto moltiplicativo sulla mortalità.

Ha qualcosa da dire sulla differenza spropositata tra quanto la gente ha paura della microcriminalità e quanto molto meno sembra preoccuparsi dei fattori pubblici nel determinare la propria salute? Per fare un paradosso, ci fossero 8 mila morti premature causate dalla microcriminalità, avremmo la gente che reclama lo stato d’assedio. Non crede?

Adesso è difficile fare questo confronto con la microcriminalità. Esistono però tutta una serie di ricerche e studi, storici per certi aspetti, che valutano le variabili relative alla percezione del rischio. Per esempio il rischio viene percepito più fortemente se non è controllato da colui che lo subisce, cioè io percepisco di più anche l’inquinamento piuttosto che il fumo, se sono fumatore. Lo percepisco di più se è una cosa che colpisce i bambini piuttosto che gli adulti, se posso attribuirne la colpa ad una autorità piuttosto che ad un altro individuo. Ci sono tutta una serie di variabili che influenzano la percezione del rischio. Non so adesso se questo ragionamento si possa fare anche per la microcriminalità o per altri fattori. Però penso che su questo incidano altri fattori: la sicurezza, il senso di insicurezza. Sui rischi, ambientali o di altra natura, esiste tutta una letteratura sulla percezione che stabilisce una serie di variabili che la influenzano in maniera molto importante. Probabilmente rileggendo questa letteratura in un’altra ottica riusciremmo anche ad interpretare questo elemento.

Quello che dite sui costi dell’inquinamento è poco ascoltato. Come si dice a Roma, non vi si fila nessuno…

Non c’è nessuno che la prenda in considerazione come una possibilità concreta di politica economica. Questo purtroppo è vero. Devo dire che c’è un problema su questi costi. Hanno dei limiti di incertezza troppo vasti, un range che è di due ordini di grandezza, il che non va bene.

In ogni caso sono miliardi di euro…

Sì, esatto. Però non va bene perché chiaramente quando si dà un numero così variabile di fatto si dà un’informazione che è piuttosto fragile e devo dire che anche i metodi usati dagli economisti suscitano talvolta qualche perplessità. Credo che questa sia un’area dove noi dobbiamo investire di più, fare più ricerca, dare più dati. Mi pare un elemento centrale. Io mi accontenterei che prendessero in considerazione anche solo le stime dei costi per i ricoveri ospedalieri di coloro che riteniamo malati per cause ambientali.

05-07-2007 - ecodallecitta.it

(gentile direttore questa ulteriore pubblicazione spero possa alleviare il suo senso, giustificato, di solitudine. n.d.r.)

Cosenza: quando la sanità funziona

COSENZA. “Vorrei con queste poche righe esprimere tutto il mio umano apprezzamento per il primario, per i medici e i paramedici che operano nel reparto di dermatologia dell’Ospedale mariano Santo di Cosenza. Mentre sulla stampa infuriano le polemiche sui disservizi degli ospedali, sulla malasanità, sullo scarso attaccamento alla professione da parte degli operatori sanitari, in questa struttura, giorno dopo giorno, bravi medici e premurosi paramedici si prodigano a favore dei tanti ammalati che affollano le corsie ospedaliere”. Lo afferma in una nota l’assessore del Comune di Cosenza Enrico Carnevale. “Da degente - prosegue l’assessore comunale - ho avuto modo di apprezzare con quanta abnegazione donne e uomini della dermatologia svolgono con coscienza il proprio lavoro. E proprio perché rappresentano un esempio positivo della sanità calabrese, credo che il loro esempio vada portato all’attenzione di tutti. Il mio sentito grazie a tutti loro”.

06/07/07 - giornaledicalabria.net

Inquinamento, il grande bluff di Pechino

Dati «too sensitive», troppo sensibili, tali da far scatenare una vera «rivolta sociale». Per questo il rimedio migliore, si è pensato, è quello di farli sparire, ometterli, cancellarli. La notizia arriva dalla Cina, ma è stata rivelata dal Financial Times, il quotidiano finanziario britannico, grazie all'aiuto di una fonte ben informata. Nei mesi scorsi, il governo cinese ha fatto dure pressioni sulla Banca mondiale affinché questa censurasse i dati conclusivi di un rapporto costato anni e anni di ricerche, e condotto in congiunto dalla Banca e dallo stesso governo cinese: tira le somme sugli effetti dell'inquinamento all'interno del paese. Poi però l'Agenzia per la protezione ambientale dello stato e il governo di Pechino hanno chiesto alla Banca Mondiale (che si è prestata, a quanto pare) di censurare circa un terzo del rapporto: in cui compare scritto, nero su bianco, che ogni anno nella Repubblica popolare 750 mila persone muoiono prematuramente a causa dei veleni scaricati nell'aria, mentre oltre alle 60 mila sono intossicate da acque infette, fonte di epidemie di diarrea, malattie gastrointestinali, infezioni del fegato e dei reni. Un vero e proprio stato in emergenza, che nel rapporto è stato inquadrato in una mappa in cui sono evidenziate le sei zone dove si muore di più. Nelle intenzioni, andavano tolte anche quelle. Per non suscitare «malintesi», o un allarme eccessivo tra i cittadini cinesi, con il rischio di «disordini sociali».

E' ovvio che la Cina abbia tremato. L'inquinamento è ormai un tema a cui l'opinione interna è assai sensibile. Si pensi ai parametri stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che misurano il livello di inquinamento atmosferico tramite la concentrazione del «particolato», le microparticelle tossiche nell'aria che respiriamo. Di queste, l'Oms indica nei 20 microgrammi la soglia della pericolosità per la sopravvivenza. Ebbene: secondo gli autori della ricerca, solo l'un per cento dei cinesi residenti nelle grandi città può dirsi di «poco» sotto quella soglia, con meno di 40 microgrammi di particelle tossiche respirate. Il resto, che è il 58% degli abitanti nelle metropoli cinesi, respira un'aria con oltre 100 microgrammi di particolato.

Il rapporto «The cost of pollution in China», il costo dell'inquinamento in Cina, non è stato ancora ufficialmente diffuso. Ne circola però una bozza su internet, diffusa durante una conferenza nel marzo scorso a Pechino, dove i ricercatori (della Repubblica popolare) che avevano messo insieme lo studio davano notizia dei principali risultati raggiunti in occasione di un convegno sull'ambiente. E' cominciata allora la manovra di censura, o edulcorazione. Prima di allora però altri dati «scottanti» hano avuto il tempo di trapelare. Per esempio che delle 20 città più inquinate al mondo, 16 sono cinesi. Il tutto complicato dalla notizia, partita dall'Olanda, che nel 2007 la Cina ha superato gli Stati Uniti e guadagnato il record di primo produttore nondiale di emissioni di gas serra.

Stando così le cose, i fatti confermano che Pechino è riuscita a ottenere che i propri timori fossero quanto meno calmierati, mentre una versione «centellinata» del rapporto cominciava a essere diffusa su internet. Una fuga di notizie da evitare a tutti costi, per un regime dove l'opinione pubblica è ormai avvertita della questione inquinamento - ma allo stesso tempo persegue uno sviluppo economico da cui si attende, nei prossimi otto anni, l'inaugurazione di 550 nuove centrali termoelettriche (quasi tutte a carbone) per soddisfare la crescente richiesta di elettricità esplosa nel paese negli ultimi cinque anni. Il costo di tutto ciò sarà un rilascio nell'atmosfera di tanta Co2 quanta ne emettono, tutti assieme, gli altri paesi industrializzati.

di Chiara Marchionni da "il manifesto" del 05 Luglio 2007 - ilmanifesto.it

Fumo: Ue contro Italia

La Commissione europea invia un "parere motivato"

In Italia i prezzi minimi delle sigarette devono essere aboliti. E' questa la decisione della Commissione europea che ha inviato un "parere motivato" alle autorità italiane con la richiesta formale di modificare la legislazione nazionale vigente.

Un provvedimento preso anche nei confronti di Austria e Irlanda. Secondo l'Unione europea, le norme attuali sui prezzi delle sigarette sono contrarie alla legislazione comunitaria e falsano la concorrenza poiché i produttori e gli importatori non possono competere tra loro in termini di costi.

I fumatori però non devono gioire troppo presto perché l'obiettivo della Commissione è comunque scoraggiare l'uso del tabacco.

Come proposta alternativa ai prezzi imposti dallo Stato, l'Ue propone l'aumento delle accise sulle sigarette e delle tasse minime. In questo modo i costi saranno comunque alti, per disincentivare il consumo di tabacco e tutelare la salute dei cittadini europei, ma non saranno violate le norme comunitarie.

La Commissione ha portato ad esempio il caso del Belgio che in passato aveva stabilito un prezzo minimo per le sigarette ma, anche dopo aver apportato modifiche alla legislazione, è riuscito ad "aumentare le entrate delle casse pubbliche e ottenere un aumento dissuasivo del prezzo del tabacco".

Per l'Italia poi non sembrano esserci molte alterative, infatti se entro due mesi non modificherà la legge, la Commissione potrà fare ricorso alla Corte europea di giustizia. Il provvedimento di Bruxelles arriva in contemporanea con la pubblicazione di un rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), presentato alla conferenza internazionale di Bangkok per definire un piano globale antifumo.

Secondo i dati, entro questo secolo oltre un miliardo di persone potrebbero morire per malattie legate al tabacco. "Ogni anno il fumo uccide 5,4 milioni di persone" - ha dichiarato Douglas Bettcher, direttore della Tobacco Free Initiative dell'Oms - "e la metà di questi sono decessi nei paesi in via di sviluppo".

Per evitare l'aumento del tasso di mortalità nei prossimi anni, Bettcher ha proposto alcune misure che i governi dovrebbero adottare per la lotta al fumo: una forte tassazione, il divieto di pubblicità e la messa al bando del fumo negli uffici e nei luoghi pubblici. Con l'applicazione di queste azioni, il numero di fumatori dovrebbe dimezzarsi entro il 2050.

06-07-2007 - europa.tiscali.it

Quei piccoli pugili mandati al massacro

In periferia s'organizzano incontri clandestini notturni di pugilato, solo che i pugili sono bambini, talora minori di cinque anni. Sull'improvvisato quadrato, campano e fanno campare le famiglie, vittime della passione nazionale e del traffico d'adulti spietati. Paiono automi lividi, coi guantoni più grossi delle teste: picchiano, incassano, vacillano, ma si riprendono, brandendo i pugni.

In questo magazzino sperduto di Bangkok, i combattimenti si susseguono fino all'alba, al ritmo d'una musica ossessiva, fra effluvi di canfora e mentolo. Uno di loro, Ole - nome d'un dolce locale - ha compiuto otto anni e fatto quaranta incontri. Affronta un bambino in calzoncini rossi dal volto chiuso come il suo. Il guantone lo raggiunge all'occhio, Ole replica con una raffica di ginocchiate. Ganci, calci circolari, fino al gong finale. Intorno gli scommettitori applaudono, maledicono, urlano, decidendo destini infantili.

Ora tocca a Cartoon, nove anni. Sul bordo del quadrato, la madre urla: «Picchia, figliolo, picchia a morte!». «Mi piace quando si batte», mi confida. Non ha paura? Si stupisce: «Ma non si fa male». Dopo una serie di colpi, Diamante nero, antagonista di Cartoon, è suonato. L'arbitro sospende l'incontro, ma l'allenatore contesta: «È ancora in piedi, può battersi», dice del proprio pupillo. Dopo vari conciliaboli e un compenso di cinquecento bat (undici euro) per il vincente, i bambini tornano sul quadrato. «Dai - sbraita l'allenatore di Diamante nero - attacca». Si ricomincia per quindici minuti. Sfiniti, i bambini vacillano.

Gli allibratori esultano. Vince Cartoon. Gli infilano settecento bat (sedici euro) in bocca. Sugli scalini, la moglie dell'organizzatore, madrina per l'occasione, ha aperto il portafogli. Dal 1999, gli incontri di boxe thailandese sono vietati ai minori di quindici anni. Ma la passione è tale che i minipugili s'affrontano nella clandestinità. I mecenati di queste serate nei bassifondi di Bangkok sono sottufficiali di polizia o speculatori. Stanotte è un politico locale che paga, per rendersi popolare. Il circuito professionale clandestino della boxe thailandese è organizzato.

E tifosi, scommettitori e allibratori si ritrovano negli angoli più inverosimili della capitale. La Thailandia pullula di giovanissimi pugili, galletti da combattimento: «I bambini sono innocenti. Hanno il cuore puro, non truccano gli incontri», spiega Yongyudh Thongtap, ex pugile. «Quando boxano, i piccoli divertono più dei grandi», rincara un tizio magro e occhialuto. «Non perdono tempo a studiarsi: pestano e basta». Si frega le mani: «Scommesse forti stasera...».

«Gli incontri possono rendere più di quelli degli adulti». L'allibratore s'è specializzato, vive solo di scommesse sugli incontri di bambini. Nelle tasche, rotoli di banconote da mille bat (ventidue euro). Attorno allo squallido quadrato, il senso d'illegalità è relativo: «Adoro scommettere, è il mio lavoro. Non obbligo nessuno a battersi, non c'è nulla di reprensibile».

Cinque e mezza del mattino. È ancora buio. Quindici bambini corrono in silenzio. Nel piccolo circolo pugilistico di Lamlukka, a nord-est della capitale, percorrono quindici chilometri ogni giorno prima di passare dieci ore su un quadrato delimitato da lamiere ondulate. Nei soggorghi di Bangkok, dove l'obbligo scolare è relativo, ci sono centinaia di queste «palestre». «Difenditi o i cani ti sbraneranno», urla Jek, allenatore di Macaco, quattro anni, che stenta. «È l'asilo della muay thai - ironizza Sombun Kenchai, organizzatore col rubino al dito dei corsi di questi automi delle percosse, che - dice - «ama come figli». Quando non telefona per trovare loro nuovi incontri, li sgrida: «Picchiate forte, non si dorme qui!». Il naso sanguina? «È la natura». Un ematoma sulla guancia? «Non fa male».

Questi ragazzini vivaci e magri inanellano centinaia di flessioni e di esercizi per addominali. «L'allenamento è duro, ma mi piace», dice Top, otto anni, star del circolo, anche se Jek gli ha appena dato duecento pugni in pancia. Intanto Ole ha male alla tibia e una guancia blu; piange, ma insiste. I commenti dell'allenatore non sono teneri: «Stasera è fiacco». Dietro, Macaco salta la corda. Conosce già tutti i colpi pericolosi celati sotto nomi come «il gigante solleva la ragazza», «il re Rama tende l'arco», «il pigolio dell'uccello fuori dal nido».

06 luglio 2007 - ilgiornale.it

Violenza sessuale: tenta di aggredire una 13enne in pieno giorno

MANTOVA - Un mantovano di 44 anni, Alberto Bonfanti, ha tentato di violentare una ragazza di 13 anni ieri mattina a Mozzecane, in provincia di Verona. La ragazzina stava andando al mercato del paese, quando ha sentito una mano afferrarla e spingerla verso alcuni cespugli. Fortunatamente la vittima e' riuscita a divincolarsi. L'uomo, un operaio sposato di Castelbelforte, in provincia di Mantova, ha anche cercato di narcotizzare la sua vittima. Dopo il tentativo fallito, e' fuggito in auto, ma alcuni passanti sono riusciti a prendere il numero di targa. Bonfanti si trova in carcere a Verona e ha ammesso le sue responsabilita'. (Agr)

06 luglio 2007 - corriere.it

G8, risarcita donna manganellata a Genova nel 2001

Genova, 5 lug. - (Adnkronos) - Sarà risarcita con 24.300 euro (più interessi e rivalutazione) per danni biologici ed esistenziali R.S., all'epoca dei fatti 38enne, abitante a Pinerolo (Torino), che in occasione del G8, il 21 luglio 2001, a Genova, venne ferita in una carica della polizia.

Lo ha deciso il Tribunale civile di Genova, ritenendo ingiustificato il comportamento dei poliziotti che avevano manganellato la donna. A farsi carico del risarcimento sarà il ministero dell'Interno.

0-07-2007 - notizie.interfree.it

Arrestati dai carabinieri per gravi reati quattro rumeni a Marsciano e Todi

Un giovane rumeno di 19 anni - riferisce l'agenzia Anr/Ct/Adnkronos - è stato tratto in arresto dai carabinieri nel tardo pomeriggio di ieri con l'accusa di aver abusato di una bambina di appena cinque anni anche lei non italiana ma non connazionale, che sembra abitasse nella stessa palazzina dove risiedeva il ragazzo. Il fatto è accaduto a Marsciano, realtà già sconvolta di recente dalla tragedia dell'uccisione di Barbara Cicioni. L'indagine, per evidenti motivi, è coperta dal massimo riserbo. Nei giorni scorsi, sempre in Umbria, era stato arrestato un altro 17 enne straniero per violenza sessuale su una bambina italiana di pochi anni sua vicina di casa. Movimentato arresto, inoltre, di tre rumeni, due uomini di 19 e 23 anni ed una donna ventinovenne, da parte dei carabinieri di Todi. Sono accusati di rapina ed estorsione ai danni di alcune prostitute,dalle quali si sarebbero fatti consegnare circa 100 euro al giorno. Per cercare di fuggire gli stranieri si sono scontrati anche con la vettura di servizio dei militari. Il fatto è avvenuto in una stradina sterrata lungo la statale Orvietana dove le donne incontrano i loro clienti.

Dopo aver preteso dalle “passeggiatrici” la somma imposta i rumeni avrebbero colpito con dei bastoni le straniere. I carabinieri erano però appostati e hanno intimato l'alt ai rumeni i quali hanno però tentato di fuggire con l'auto guidata dalla donna. La vettura ha percorso circa 400 metri in retromarcia andando poi a urtare violentemente quella dell'Arma. Gli stranieri, risultati tutti residenti a San Terenziano, una frazione di Gualdo Cattaneo sono stati arrestati in tre distinte fasi. Uno degli stranieri è stato subito bloccato mentre gli altri due erano riusciti inizialmente a scappare. Ma la donna è stata bloccata dopo circa sei ore mentre cercava di allontanarsi a piedi dalla zona.

Quattro ore dopo è stato rintracciato e fermato nella zona di Monte Castello di Vibio anche il terzo rumeno.

05/07/2007 - iltamtam.it

Basta guerre nel mondo!