Sesso droga & gay

Pinknews.co.uk racconta la notizia che a Londra i gay fanno uso di droghe più di tre volte tanto gli eterosessuali, secondo i recenti sondaggi. Questi numeri hanno messo in allarme l’associazione Gay Men Fighting AIDS (GMFA) , che ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione sui rischi di assunzione di droghe e alcol connessi con l’abbassamento della guardia in fatto di sesso protetto.


Premesso che forse i londinesi, in generale, si drogano e si alcolizzato più di quanto facciano gli italiani, il parallelismo con il nostro ambiente gay mi viene spontaneo. Tra i frequentatori di discoteche l’uso di stupefacenti e alcol è più che normale, ma sinceramente non saprei dire se gli omosessuali siano più avvezzi degli etero a certe abitudini in termini statistici.


A parte i devoti del clubbing, mi pare però evidente che sempre più spesso si sente parlare di chem sex, ovvero il sesso sotto l’effetto di droghe chimiche. In queste pratiche, sono quasi sicuro che i gay siano più avanti degli etero (come al solito). Immagino che a Londra il chem sex sia già passato di moda, soppiantato da chissà quale altra bizzarria molto più trendy.


Sarebbe interessante raccogliere le vostre esperienze in fatto di droghe e sesso. I gay sono particolarmente attratti dallo sballo? Sesso rischioso e droga (e/o alcol) vanno di pari passo? Conoscete qualcuno che è rimasto fregato dopo un periodo di alterazioni psicofisiche e promiscuità? Pensate che drogarsi non significhi necessariamente fare cazzate? Dite la vostra.


01/11/07 - queerblog.it

Il governo e gli stupri

Il 24 novembre a Roma una manifestazione contro la violenza sulle donne

FLAVIA AMABILE


Avrei preferito lasciar passare un po' di tempo prima di parlare di nuovo di violenza sulle donne visto che nel post precedente ne ho trattato già e se ne è molto dibattuto nei commenti.
E invece l'attualità mi costringe a scriverne di nuovo. E allora vi chiedo: ma lo sapete che 'l'aggressività maschile è stata riconosciuta come la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo?'
Volete altre cifre? Ne ho già parlato in un post di molti mesi fa, ma ecco di nuovo gli agghiaccianti dati dell'Istat:

- oltre 14 milioni di donne italiane sono state oggetto di violenza fisica, sessuale o psicologica nella loro vita.
- la maggior parte di queste violenze arrivano dal partner (come il 69,7% degli stupri) o dall'ambito familiare
- oltre il 90% non è mai stata denunciata. Solo nel 24,8% dei casi la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto, mentre si abbassa l'età media delle vittime
- un milione e 400mila (il 6,6% del totale) ha subito uno stupro prima dei 16 anni.
- solo il 18,2% delle donne è consapevole che quello che ha subito è un reato, mentre il 44% lo giudica semplicemente 'qualcosa di sbagliato' e ben il 36% solo 'qualcosa che è accaduto'.

Mi sembrano cifre agghiaccianti, innanzitutto perchè sono le prime nella storia d'Italia visto che mai nessuno prima aveva pensato di commissionare una ricerca statistica sul tema. E poi perchè sono note da mesi senza che nessuno del governo sia stato in grado di fare qualcosa. Anzi. In queste ultime settimane più o meno ogni tre giorni ci si ritrova davanti a un nuovo caso di donna stuprata e ridotta in fin di vita. E allora alcune donne hanno deciso di scendere in piazza il 24 novembre per una manifestazione un po' diversa dalle altre. Ben lontani i partiti, i soldi verranno da una sottoscrizione on-line e dall'autotassazione. Le adesioni sono centinaia da tutt'Italia. Hanno creato un sito, dove troverete tutti i dettagli e potrete seguire i progressi dell'organizzazione di questo 24 novembre delle donne.
Se invece vi sembra che il governo abbia fatto abbastanza per le donne non andate alla manifestazione, però spiegateci il perché.


01/11/07 - lastampa.it

La fiducia è sacra Non va tradita

[In riferimento a questo fatto: Pedofilo arrestato grazie al suo psichiatra]


«Violare il segreto nella nostra professione è un atto grave, a prescindere da motivazioni etiche come, nella fattispecie, la tutela dei minori». Sul caso di Palermo va controcorrente Vera Slepoj, presidente della Federazione italiana psicologi.

Il codice deontologico ammette deroghe in caso di rischi per i terzi. E qui parliamo di pedofilia...

«Esistono altri metodi più consoni al rapporto tra terapeuta e paziente che è basato sulla totale fiducia, ma non solo: su codici fatti di libere associazioni, di simboli, spesso di fantasia».

Vuol dire che il paziente potrebbe anche essersi inventato gli abusi?

«Non ho gli strumenti per dirlo, ma di sicuro si tratta di un caso anomalo. In genere il pedofilo nega la propria realtà e quando viene arrestato è a rischio suicidio in quanto vede frantumarsi all’improvviso il proprio processo di rimozione».

Insomma, lei che avrebbe fatto al posto dello psichiatra di Palermo?

«Avrei provato a costruire una strategia all’interno del percorso terapeutico coinvolgendo il paziente nella decisione di denunciare i fatti. Si possono adottare stratagemmi come quello di convocare la famiglia che, non dimentichiamocelo, è sempre l’humus in cui matura un disagio psichico».

Le è mai capitato un caso del genere?

«Mi sono trovata di fronte a pazienti che avevano compiuto azioni gravi, ma non mi è mai saltato in mente di denunciarli, piuttosto ho cercato di accompagnarli alla decisione. Se avessi tradito il patto di fiducia avrebbero avuto il diritto di cancellarmi dalla loro vita».

Un caso di pedofilia però non può esimere da seri problemi di coscienza.

«Intendiamoci, nel caso di un paziente minore che rivela di aver subito abusi è un dovere intervenire anche con una denuncia. Diverso è per un adulto che va gestito secondo canoni professionali. Detto questo, di fronte a un caso di coscienza, il terapeuta ha il diritto di rinunciare a seguire il caso».

Gli abusi sarebbero avvenuti alla totale insaputa dei familiari. È plausibile?

«Sì, anche se dalla mia esperienza so che dietro questi casi si verificano gravi disattenzioni, se non connivenze di tutto il gruppo familiare».


di Redazione - giovedì 01 novembre 2007 - ilgiornale.it

Arriva il vaccino contro i mali di stagione

Lunedì 5 novembre inizia in tutta la Regione Emilia-Romagna la Campagna di Vaccinazione Antinfluenzale. La Campagna è programmata nel rispetto delle specifiche esigenze locali e, soprattutto, per garantire un'efficace risposta alle richieste degli utenti.

Sarà possibile vaccinarsi negli ambulatori del Servizio di Igiene Pubblica, secondo gli orari di seguito riportati, della Pediatria di Comunità, dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera scelta, di strutture specialistiche (Sert,ecc.).

“La vaccinazione – sostengono i dirigenti dell’Ausl - è il mezzo più efficace e sicuro per prevenire l'influenza, malattia che causa, ogni anno, epidemie stagionali che, in Italia, colpiscono circa il 10% della popolazione. L’influenza, pur avendo, nella maggioranza dei casi, decorso benigno, può essere responsabile di serie complicanze nelle persone anziane o con patologie croniche”.

Dai 9 anni di età è sufficiente una sola dose di vaccino per essere adeguatamente protetti nel periodo di circolazione dei virus influenzali, che coincide con la stagione invernale (fine dicembre – marzo).

Per la nostra situazione climatica e per l’andamento temporale dimostrato dalle ultime epidemie (dicembre-marzo, appunto) la vaccinazione va effettuata nel mese di novembre e fino alla fine di dicembre: una vaccinazione troppo tardiva potrebbe non arrivare in tempo a conferire la protezione.

La vaccinazione è particolarmente raccomandata a persone di età superiore ai 64 anni, personale di assistenza e contatti familiari di soggetti ad alto rischio (la vaccinazione ha un effetto favorevole sulla loro salute e su quella dei loro assistiti), personale sanitario.

La vaccinazione è, inoltre, indicata e gratuita per adulti e bambini affetti da malattie croniche dell’apparato respiratorio, circolatorio, uropoietico, fibrosi cistica, sindromi da malassorbimento, diabete, malattie immunosoppressive congenite o acquisite, patologie per le quali siano programmati interventi chirurgici; bambini reumatici; lavoratori addetti a pubblici servizi di primario interesse collettivo (insegnanti, addetti alla gestione degli acquedotti, personale che per ragioni di lavoro è a contatto con animali che potrebbero essere fonte di virus influenzali..,ecc.). In questa categoria, la nostra Regione, ha inserito, fin dalla precedente campagna, i donatori di sangue.

I medici di famiglia hanno a disposizione il vaccino da somministrare, prioritariamente , ai propri assistiti anziani e a coloro che hanno difficoltà a recarsi presso gli ambulatori di Igiene Pubblica diffusi sul territorio.

Le persone affette da patologie per le quali è indicata la vaccinazione antipneumococcica (sostanzialmente sovrapponibili a quelle per cui è indicata la vaccinazione antinfluenzale) possono farla: negli ambulatori di Igiene Pubblica, esibendo un certificato che chiarisca la patologia, consensualmente alla vaccinazione antinfluenzale, negli ambulatori del proprio medico se è in possesso della vaccinazione.


Documenti necessari per accedere alla vaccinazione gratuita

Le persone che hanno un'età di 65 anni e oltre non debbono esibire alcun certificato medico.

Le persone di età inferiore, appartenenti alle categorie a rischio, debbono esibire un certificato medico nel quale sia specificata con chiarezza la patologia che indica la necessità della vaccinazione.

Tutti gli altri dovranno dimostrare il tipo di attività che svolgono e che conferisce loro il diritto alla vaccinazione gratuita.

01/11/07 - Al sito anche le sedi e gli orari per l'Emilia Romagna: estense.com

Una violenza inaudita e inarrestabile

Fermiamo la mattanza


Roma) La morte di Giovanna, la donna di 47 anni aggredita, violentata e seviziata ieri a Roma, da un cittadino romeno ci lascia sgomente e senza fiato, annichilite. Così non si può più andare avanti. Il serio Piano d’Azione annunciato da mesi dal Governo, non può più aspettare.

La violenza contro le donne è ormai una drammatica emergenza sociale che chiama in causa coscienze e istituzioni. Il fenomeno è globale e i drammi quotidiani cui assistiamo inermi sono ormai intollerabili. Alla violenza si deve dire basta. Basta con la mattanza delle donne. Il Governo intervenga e colmi i suoi colpevoli ritardi. “A questo punto le parole e la retorica sulle donne non bastano più. E' per questo che anche nell'ultima legge finanziaria abbiamo proposto un serio Piano d'azione anti violenza”, ricorda la Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità Barbara Pollastrini intervenendo su quest’ultimo massacro. Che il Piano venga attuato e subito. Urge, per la Ministra, "Una strategia che unisca l'azione repressiva, la prevenzione e l'aiuto e il sostegno alle vittime di ogni forma di molestia. E' questo lo spirito delle norme inserite appena l’altro ieri nel pacchetto sicurezza e della legge che il Governo ha trasmesso al Parlamento quasi un anno fa". Da poche settimane - ricorda ancora Pollastrini - la Camera ha votato lo stralcio delle norme sullo stalking e l'omofobia: "Rinnovo il mio appello affinche' le deputate e i deputati di entrambi gli schieramenti approvino nei prossimi giorni questo primo fondamentale provvedimento. Ma insisto, la svolta può giungere solo da un Piano integrato e capace di agire su piani diversi. Norme di legge efficaci, processi celeri e pene certe, l'Osservatorio nazionale contro la violenza sessuale, il pieno coinvolgimento di Enti Locali, centri antiviolenza, operatori e forze dell'ordine, una seria politica dell'accoglienza e delle espulsioni". "Stroncare la 'mattanza' delle donne è una priorità di Governo e Parlamento - conclude Barbara Pollastrini - Non lo è certo da oggi, ma oggi ogni alibi è definitivamente caduto. In una giornata nella quale si rinnova il dolore per un'altra vittima, il mio e nostro impegno e' estirpare l'odio e la violenza contro le donne. E' una battaglia di civiltà che l'Italia può e deve vincere.".

Convocato d’urgenza, il Consiglio dei Ministri ha varato ieri sera un decreto legge sulle espulsioni, per dare, finalmente, una concreta risposta ai ripetuti atti di violenza. Già giovedì 1 novembre verranno definiti gli aspetti particolari. Il decreto-legge approvato ''anticipa alcune disposizioni del disegno di legge in materia di sicurezza urbana varato dal governo, al fine di contrastare episodi di particolare violenza e di criminalità efferata. Il governo intende così rendere immediatamente possibile l'esecuzione dell'allontanamento di cittadini comunitari per motivi di pubblica sicurezza nei termini che già erano stati definiti dal disegno di legge in materia di sicurezza urbana''.

Al ministero dell'Interno, si è tenuta, sempre ieri sera la riunione dei vertici della Polizia per pianificare l'attività', a livello nazionale, in seguito alla decisione del Consiglio dei ministri straordinario di trasformare in decreto il ddl sulle espulsioni contenuto nel 'pacchetto sicurezza'' in seguito all'aggressione mortale avvenuta martedì sera a Tor di Quinto ad opera di un rumeno. A presiedere il vertice operativo il capo della Polizia, Antonio Manganelli, che si e' messo in contatto con il nuovo capo della polizia rumena, George Popa, che recentemente è stato in visita a Roma. Come prima misura, e' stato deciso dalla Romania l'invio di una task force di investigatori specializzati in criminalità e controllo del territorio, attesi a breve in Italia. La riunione al Viminale è stata convocata dal prefetto Manganelli, che nel pomeriggio di ieri, insieme al ministro dell'Interno Giuliano Amato ha incontrato il sindaco di Roma Walter Veltroni, poiché le decisioni del Cdm entrano in vigore con effetto immediato. Da qui l'urgenza di pianificare a livello nazionale l'attività' di contrasto. E' stato lo stesso ministro dell'Interno Giuliano Amato, al termine del Consiglio dei ministri, a spiegare le finalità del provvedimento adottato dal governo di trasformare in decreto legge le norme del ddl sulla sicurezza urbana varato ieri. "Dobbiamo dare la caccia ai delinquenti, anche romeni. Ma non dobbiamo dare la caccia ai romeni. Vi pregherei di sottolineare quello che ho detto - ha detto il responsabile del Viminale rivolto ai giornalisti - Oggi è stata proprio una romena che ha messo la polizia sulle tracce del delinquente". Con il decreto legge varato stasera, ha sottolineato Amato, "vogliamo essere nelle condizioni di poter espellere, prima che accadono ancora episodi come quello nella capitale.

"La sicurezza ormai è una priorità, ed il Paese rischia di essere fuori controllo. Per questo saluto il decreto come un piccolo passo in avanti. Bisogna potenziare le forze dell'ordine con più mezzi e finanziamenti, e soprattutto con la certezza della pena per chi delinque" - ha detto il vicepresidente del senato, Mario Baccini, mentre Pollastrini ora auspica "tempi brevi" per l'approvazione del decreto sulle espulsioni approvato ieri nel Cdm straordinario.

“Contro questa insopportabile catena di violenze contro le donne, non ci sono sociologismi da fare nè più parole da consumare: il governo ha fatto una proposta che aggredisce con dovuta durezza il problema. Siamo pronti a discuterlo e ad approvarlo'' aggiunge il presidente della commissione Giustizia della Camera, Pino Pisicchio, e alle critiche della Destra, che denuncia il fallimento di una politica dell'immigrazione e dell'‘accoglienza' che un po’ ovunque in tutt’Italia, e maggiormente “nella capitale ha consegnato i cittadini (lo ha dichiarato Beatrice Lorenzin, coordinatrice nazionale dei giovani di FI) nelle mani di bande criminali che non hanno nessun rispetto della vita e dei nostri valori”, con la conseguenza che “L’ulteriore prezzo pagato alla criminalità (per la deputata di FI, Carlucci) è la vita di un’altra donna”, risponde la senatrice dell’Ulivo Vittoria Franco, che sottolineando che “quanto accaduto a Roma è un crimine orrendo”, ribadisce che “Il problema della sicurezza, e in particolare della sicurezza delle donne, è un problema del Paese, e spiace che la Destra non perda nemmeno le occasioni più cruente per fare demagogia". "La questione della sicurezza – continua Franco- e' una questione complessa perché deriva dai problemi nuovi legati all'immigrazione clandestina, all'apertura delle frontiere e all'allargamento dell'Unione europea, che si intrecciano con i problemi atavici dell'Italia, come la lentezza della giustizia". "Ciò che serve -prosegue- è un maggiore controllo del territorio, la promozione della cultura della solidarietà tra le istituzioni e le forze dell'ordine, la cooperazione internazionale con i paesi interessati, creare la certezza dei diritti e dei doveri anche per i cittadini stranieri. Il governo dell'Unione sta agendo proprio in questa direzione. E' evidente che quello della sicurezza e' un problema che riguarda il Paese intero, come dovrebbe ben sapere la Destra che nella passata legislatura ha inasprito le norme sull'immigrazione ottenendo solo più clandestini". "Spiace dunque che la Destra ne approfitti per fare dichiarazioni demagogiche. Esprimiamo cordoglio e solidarietà alla famiglia della signora uccisa, e in un modo tanto violento. Tutti - conclude - vorremmo che un fatto del genere non succedesse mai più e che si possa dire basta a questa violenza estrema sulle donne". Un fenomeno purtroppo diffusissimo, per questo – dichiara ancora la Presidente dei senatori dell’Ulivo, Anna Finocchiaro – “La gravità é tragicamente uguale sia che si tratti di violenza esercitata da cittadini italiani, magari da conoscenti o famigliari, sia che venga esercitata da immigrati". “E' fuor di dubbio però che oggi ci troviamo di fronte ad un ennesimo episodio che va contrastato con misure rapide ed efficaci. Ma vorrei ricordare alla destra che si è scagliata contro Veltroni, che proprio nelle scorse settimane il Sindaco di Roma si era recato in Romania per fare assumere alle autorità di quel Paese la necessaria responsabilità di fronte ad un fenomeno che sta assumendo dimensioni enormi". Per Finocchiaro, "serve una responsabilizzazione di quei Paesi da cui più forte è il flusso migratorio nell'area europea: lo stare in Europa prevede diritti e doveri nei confronti della libertà e della sicurezza di tutti i cittadini europei. Veltroni ha fatto della sicurezza uno dei principali temi del suo impegno di sindaco e di segretario del Pd. E bene ha fatto il governo, recependo una sua richiesta e quella che veniva da molti altri sindaci, a trasformare immediatamente in Dl il Ddl sulle espulsioni, dando prova di aver colto la drammaticità e l'urgenza del provvedimento". "Capisco la necessità della polemica politica ma trovo l'atteggiamento della Destra, che ha governato fino a ieri per 5 anni, davvero strumentale. Dal governo di centrosinistra e dai comuni – ha concluso - da tempo sono state messe in atto misure di contrasto alla criminalità per tutelare in concreto la sicurezza dei cittadini e delle cittadine italiani".

La storia tragica di Giovanna Reggiani riempie di rabbia infinita, perché ancora una volta si è scatenata una violenza estrema ed assassina nei confronti di una donna, e la città deve reagire è il commento di Anna Maria Cubeddu, responsabile del Coordinamento Donne della Cgil di Roma che ricorda come da tempo il movimento delle donne segnalava con preoccupazione una pericolosa escalation nella città di violenze e aggressioni nei confronti delle donne, sia in famiglia che fuori, “senza però suscitare alcuna reazione né attenzione, se non formale, né interventi e misure concrete per rendere la nostra città più sicura.”. "Credo che Roma debba reagire con responsabilità e con fermezza. Evitando - prosegue l'esponente Cgil - da una parte facili generalizzazioni del tipo “romeno uguale assassino”, perché qui si tratta di un assassino e basta. Dall'altra rispondendo alla violenza con gli strumenti della partecipazione, della mobilitazione della nostra comunità, dell'agire da parte di tutti, istituzioni e società civile, affinché Roma possa tornare ad essere la città sicura e aperta che è sempre stata.”. "Occorre che più presto istituzioni, movimenti delle donne, prefettura - conclude Cubeddu - si siedano intorno ad un tavolo per discutere del tema della sicurezza, affrontando le tematiche specifiche della violenza sulle donne fuori e dentro la famiglia.”. Nel corso del Comitato Direttivo della Cgil di Roma e Lazio, svoltosi ieri, è stato dato mandato pieno alla Segreteria per costruire una serie di mobilitazione ed iniziative nel posti di lavoro sul tema della violenza sulle donne”.

Monica Cirinna', vicepresidente vicaria del Consiglio Comunale di Roma ricorda che proprio qualche giorno fa, “ad una riunione tenuta in prefettura con altre elette, abbiamo chiesto più pattuglie delle Forze dell'Ordine in strada di notte, per avere più sicurezza. Ci è stato detto che da un pò di tempo la metà delle radiomobili notturne che monitorava la città si è fermata per carenza di fondi per la benzina. Il governo dovrebbe – prosegue Cirinnà - intervenire subito, per consentire alle Forze dell'Ordine deputate alla sicurezza della città ' di pagare la benzina a prezzo di costo, senza l'imposta dell'accisa, che grava del 50 % sull'importo". "Proprio ora che è in discussione la Finanziaria - continua Cirinnà - il governo potrebbe intervenire con qualche misura urgente, per aumentare la sicurezza nella nostra città, e garantire il doppio delle pattuglie notturne. Si aggredisce per lo più al buio, e ora che le giornate si sono accorciate, i rischi sono maggiori, soprattutto per le donne, quasi sempre le prime a pagare".

Anche le rappresentanti della Consulta Femminile della Regione Lazio sono concordi nel dire che l’episodio di violenza inaudita che si è registrato nella capitale, non solo colpisce la dignità della donna ma dimostra come ancora sia lontana la cultura del rispetto dell'altro ed anche la scarsa efficienza dei sistemi di sicurezza nei luoghi pubblici. E' ora di dire basta a questi episodi che stanno pesantemente attraversando il nostro Paese ed in particolare, come emerge dagli ultimi dati, la regione Lazio. La criminalità - precisa la presidente - non ha colore politico né si può individuare in una particolare fascia culturale o sociale, questa però cresce quando viene meno la coesione sociale, il rispetto della convivenza e soprattutto, nel caso delle donne, la certezza della pena. La Consulta Femminile della Regione Lazio chiede alle Istituzioni tutte un forte impegno ad arrestare questi episodi di criminalità e a dimostrare più attenzione al rispetto della dignità umana".

'Condivido pienamente le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando invita le Istituzioni a 'compiere ogni sforzo' per garantire quel bene prezioso che è la sicurezza dei cittadini” - sottolinea la Sindaca di Milano Letizia Moratti - che chiedono con urgenza risposte ai drammi personali dei più deboli, di donne, anziani, bambini, di chi subisce furti, rapine, violenze, di chi vive il grave disagio delle case occupate abusivamente, di chi soffre per la mancanza di sicurezza sulle strade o per i maltrattamenti, così come per l'illegalità' che ancora ferisce le nostre città, traducendosi in tante situazioni fra l'altro di spaccio di droga e di prostituzione a cielo aperto'. 'Rincorrere le emergenze - per Moratti - non permette di affrontare questi bisogni con la dovuta serietà e profondità. Occorre costruire politiche coerenti tra il livello nazionale e quello locale, tra quel poco che gli amministratori possono fare sulla base delle loro competenze a livello locale per garantire la sicurezza dei propri cittadini e le politiche nazionali ispirate all'ideologia che tende a tutelare più i colpevoli che le vittime. Politiche ispirate ad un buonismo che sul problema dell'immigrazione non tiene assolutamente conto della necessità di coniugare diritti e doveri. 'Questo ennesimo atto di violenza accaduto a Roma - conclude Letizia Moratti - dimostra la necessità di stabilire norme nazionali che sappiano regolare i flussi immigrazione che permettano poi alle Forze dell'Ordine e alle Istituzioni di combattere i singoli episodi di violenza, criminalità e illegalità. Anche la realtà dell'immigrazione richiede, infatti, che si cominci a costruire un modello di convivenza basato sul rispetto della legalità da parte di tutti, poiché anche gli immigrati hanno bisogno di sicurezza. Non è con la rinuncia alle moratorie sull'ingresso incontrollato degli immigrati o con atteggiamenti inutilmente buonisti e populisti che si costruisce questo quadro di convivenza e sicurezza per tutti'.


31 ottobre 2007 - deltanews.it

Condannata professoressa per molestie sessuali

Milano, condannata professoressa per molestie sessuali in aula


Due anni e 10 mesi di carcere. A tanto è stata condannata l'insegnante molisana accusata di aver molestato sessualmente, lo scorso novembre, cinque alunni di una scuola media di Nova Milanese.

La donna, una docente di matematica in supplenza, era stata sorpresa in aula in atteggiamenti compromettenti. Da qui le accuse di violenza sessuale ai danni di minori. Oggi, al tribunale di Monza, è arrivata la sentenza, con rito abbreviato: per lei, condanna a due anni e dieci mesi di reclusione.

Una condanna più pesante della richiesta (2 anni e 2 mesi), fatta dal pm Emma Gambardella. L'accusa aveva considerato l'attenuante della lieve entità, relativamente al reato di violenza sessuale. Poi, dopo la conclusione delle arringhe della difesa e delle parti civili, il giudice si è ritirato in camera di consiglio.

Tra le altre decisioni assunte in mattinata, l'esclusione del ministero della Pubblica Istruzione cui i genitori dei cinque ragazzi chiedevano un risarcimento. La decisione è stata motivata dal fatto che la formula del rito abbreviato con cui si svolge il processo non prevede la citazione di altri se non l'imputato.

Lezione a "luci rosse"
A scoprire la supplente in atteggiamenti definiti "inequivocabili" con cinque studenti, era stata una collega che insegna educazione fisica nello stesso istituto, e che per caso era entrata nell'aula dove si sono svolti i fatti. Dopo la denuncia presentata ai carabinieri della compagnia di Desio, da parte dei genitori dei ragazzi, era esploso lo scandalo che aveva travolto la donna.

L'imputata, nel corso dell'inchiesta, si era difesa davanti al procuratore capo Antonio Pizzi, che aveva curato il caso assieme al pm, sostenendo di essere stata lei "costretta a fare certe cose" dai ragazzi. Gli inquirenti però non le hanno creduto, dando credito alle versioni degli studenti.


31 ottobre 2007 - rainews24.it

Basta guerre nel mondo!