Spagna, esplode il caso degli aborti a otto mesi

MADRID (28 novembre) - Aborti su feti di sette e otto mesi compiuti con iniezioni letali. Questa la terribile denuncia della stampa spagnola nei confronti dei medici di alcune cliniche di Barcellona oggetto di un'indagine della magistratura e che associazioni cattoliche accusano di «infanticidio». La Guardia Civil ha compiuto nei giorni scorsi perquisizioni in cliniche del gruppo Cidemex-Tcb fermando sei medici, fra cui il responsabile Carlos Morin, per presunte interruzioni illegali della gravidanza in pazienti provenienti da tutta l'Europa. E oggi il quotidiano catalano La Vanguardia scrive, citando fonti delle indagini, che la magistratura sarebbe intervenuta dopo che ascolti telefonici effettuati avevano rivelato che i medici accettavano di compiere aborti sino agli otto mesi di gravidanza. Non è tuttavia chiaro se interventi tanto avanzati siano stati davvero effettuati e se esistano prove al riguardo oppure se sia stata accertata solo la disponibilità dei medici.

La procura della Catalogna ha assicurato che l'inchiesta sulle cliniche abortiste, apparentemente partita da una denuncia dell'associazione E-Cristians, si fonda su indizi relativi a fatti «indiscutibilmente, chiaramente e radicalmente illegali». Ma il Coordinamento delle organizzazioni femministe ha chiesto la totale «depenalizzazione» dell'aborto in Spagna e «la liberazione di tutte le persone fermate» ricordando che la legge consente l'interruzione della maternità senza limiti di tempo in caso di rischio per la vita della donna.

La legge spagnola autorizza l'interruzione di gravidanza senza limiti di tempo quando sia in «pericolo grave» la vita o la salute fisica o psichica della donna, la cui condizione sia però certificata prima dell'intervento da un medico diverso da quello, o sotto la direzione del quale, si effettuerà l'aborto. Di tale certificato si potrà fare a meno solo in caso di un'emergenza dimostrata. La legge prevede inoltre l'aborto nelle prime 22 settimane di gestazione in caso di malformazioni del feto e fino a 12 settimane quando la gravidanza sia conseguenza di una violenza sessuale.

Il quotidiano conservatore Abc cita il reportage effettuato nei mesi scorsi dalla tv danese che, usando una camera occulta, rivelava come il dott. Morin avesse accettato di compiere aborti di 30 settimane con l'iniezione di una sostanza tossica al feto, la digoxina, al costo di 4.000 euro. «Gli mettiamo una sostanza tossica nel cuore che gli causerà la morte immediata» assicurava il medico ad una paziente. Il giornale riferisce l'opinione di un portavoce dell'Associazione dei medici cristiani di Catalogna secondo cui nel caso di un feto di 30 settimane, «che è già quasi un bebè», per compiere l'aborto «bisogna prima farlo nascere» per poi sopprimerlo. Secondo l'Associazione oltre all'iniezione letale che sarebbe stata suggerita da Morin, vengono utilizzate anche altre tecniche più cruente. «Che differenza c'è fra questo tipo di aborti e l'infanticidio?» si chiedono all'Associazione.

Il ministro della sanità Bernat Soria si è detto convinto che quella catalana sia «un'eccezione molto limitata» in quanto le condizioni mediche per la pratica degli aborti sono garantite in Spagna. Ma il partito di estrema sinistra Izquierda Unida (IU) ha accusato il governo di «aver guardato dall'altra parte» sul problema degli aborti illegali in quanto la legge «apre la porta» all'attività illegale ed ha fatto si che il 90% delle interruzioni di gravidanza avvengano nelle cliniche private senza controllo.


28/11/2007 - ilmessaggero.it

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