L'approccio migliore per parlare con i giovani

Piacenza - (c.p.) Contano molto i contenuti ma ancor di più, e addirittura in maniera incredibile, le modalità con cui questi vengono trasmessi. L'orientamento della comunità scientifica internazionale in tema di prevenzione, in questo caso sull'utilizzo di alcol e stupefacenti, propende sempre più verso un approccio e un coinvolgimento diretto di coloro ai quali il messaggio è indirizzato. In questo caso i giovani che devono essere interpellati e "messi in mezzo" per riflettere direttamente delle problematiche che li vedono coinvolti. Ne è convinto Antonio Mosti, responsabile Sert dell'Ausl di Piacenza, che tra l'altro proprio in questo periodo sta curando - è sua la direzione scientifica - un progetto, sul modello di prevenzione più efficace nelle scuole, promosso dal ministero della Salute e che vede coinvolte diverse regioni, l'Emilia Romagna capofila.

«A partire dall'esperienza nazionale e internazionale - spiega il dottor Mosti - si è visto che funzionano meglio quei progetti che prevedono il coinvolgimento diretto degli interessati, in questo caso i giovani. Più i ragazzi riflettono direttamente sulle loro problematiche, più si sentono "responsabilizzati" verso le loro azioni». Dunque ai giovani si deve parlare dei rischi che corrono, ma soprattutto occorre farli parlare,dare sfogo e risposta alle loro domande e necessità. «Occorre trovare gli strumenti - prosegue Mosti - per vivere un'esperienza tra pari. Occorre fare uno sforzo per "tirar dentro" i ragazzi nei loro problemi. E questo lo si arriva a dire sulla base di dati molto concreti. Non è che dicendo le cose giuste, le cose si aggiustino, occorre trovare il modo più corretto per approcciare il problema. Non solo lezioni di buon senso, non solo competenze scientifiche ma modalità adeguate di approccio». Bisogna individuare target diretti, mentre risulterebbero poco incisivi gli interventi a spot con programmi risolutivi che non possono valere per tutti. Positivo quindi che ad entrare in classe siano i volontari. «L'esperienza diretta del volontario - commenta il dottor Mosti - non è un'esperienza qualunque o di un professionista, inoltre la passione che riesce a trasmettere ha più possibilità di essere attraente per i giovani».


31/08/07 - liberta.it

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