Oltre le soluzioni private

DROGA, ANDARE OLTRE LE SOLUZIONI PRIVATE
Cosa ci lascia oggi il buco nero di Gelmini? Colpevole o innocente che sia?
Cerchiamo oggi, di portarci alla chetichella oltre i fatti pur gravi di questi giorni per gettare lo sguardo su di uno scenario inquietante per ciò che riguarda le politiche sociali in materia di droga. Uno scenario che è sul palcoscenico della politica da molto tempo ma che, dopo questi ultimi fatti, bisognerà affrontare davvero, per non correre il rischio che sia un domani l’Europa stessa a costringerci a farlo.
Dunque, oltre ovviamente alle «comunità», come risposta al problema oggi abbiamo i Sert che, benché bistrattati un po’ da tutti (e spesso a ragione), restano però l’unica risposta presente capillarmente sul territorio da parte dello Stato. Sono dei servizi a mezzo servizio si può dire, privati come sono oggi della possibilità di adoperare nella lotta medico scientifica alla malattia droga (così come definita dall’OMS, «malattia cronica e recidivante»), di quasi tutti gli strumenti farmaceutici adoperati in altri Paesi, nonché di ogni possibilità di ricerca autonoma, e perfino dei più banali strumenti psicoterapici maggiormente adatti alla bisogna. Ma sono comunque strutture funzionanti, zoppicanti, con le mani legate dalla legge ma ci sono. Potremmo ripartire da lì?
La «super nova Gelmini» ci deposita poi sul groppone un intero universo, una galassia di piccole medie e gigantesche comunità, spesso in lotta accanita tra loro su metodi, presupposti e adesso tragicamente anche in cronica carenza di clienti, nonostante le sbandierate cifre e richieste fantasma che, se vagliate una per una, mostrerebbero una realtà ben diversa, essendo inoltre uno dei canali migliori che gli extracomunitari, tossici e non tossici adoperano, per avere un tetto sul nostro territorio.
Per fortuna per andare in comunità bisogna passare per i Sert, ci diano oggi i Sert queste cifre e vedrete che le decine di migliaia di adepti pronti al portone delle comunità sono solo l’ennesimo bluff di un sistema che in Italia ha fatto più danni che altro bloccando il Paese in politiche retrograde e facendo in modo che rigettasse tutto ciò che di scientifico proveniva dal mondo della ricerca. Così sulla questione droga ripartiamo con quindici anni di ritardo sugli altri.
Eh si, perché finita l’emergenza eroina, che vomitava in queste strutture un numero impensabile di persone che per storia, esperienza e istruzione avrebbero meritato ognuno un approccio ed un terapia diversa, grazie ai nostri santoni siamo andati a cercare la panacea, la «soluzione finale».
Eccovela servita oggi la soluzione finale, condita con il probabile processo a Gelmini, ma cosa faranno adesso le sue 107 (o sono 170?) strutture già strapiene di casi umani di ogni tipo, di cui molti con la droga non hanno assolutamente nulla a che fare? E cosa faranno le altre? Sono pronte a confrontarsi con una tipologia di «drogato» poliassuntore di sostanze diverse, che non si considera affatto drogato, ma soltanto «esagerato» come la recente vicenda del parlamentare a luci rosse ci rammenta?Cosa ne faremo? Li trasformeremo tutti in tossicodipendenti? Manderemo nelle vacanti strutture i giovani presi con lo spinello e i parlamentari con il naso sporco di coca? Anche loro da Gelmini? A zappare? Certo non gli farebbe male, ma è purtroppo molto poco credibile perché, se poi venissero violentati, la responsabilità sarebbe solo nostra, e un parlamentare abusato e certo cosa più grave di un povero Cristo minorenne.
Ed ancora, sanno oggi nelle comunità cosa sono le «smart drugs» le droghe legali del futuro e come impedirne l’abuso quando arriverà presto anche da noi? O ci limiteremo come sempre a fornire un calcio in bocca e una zappa anche a gente super istruita, e preparata che magari ha perso un momento la «brocca» mentre affrontava un esame di fisica quantistica troppo impegnativo?
C’è da ridere o da piangere? Non so ma una cosa è certa: i tempi sono cambiati e prima ce ne accorgiamo meglio sarà per tutti.
Insomma, tranne alcuni casi rari come il gruppo Abele che ha svolto in questi anni un lavoro serio e profondo a 360 gradi e che quindi non va annoverato tra queste realtà minori o tra i grandi condottieri «gelmin-muccioliani», qui c’è bisogno di ripensare subito ad una politica sociale adatta ai tempi che stiamo vivendo, che si occupi sì degli eroinomani rimasti nelle piazze di Scampia o del Giambellino, ma che soprattutto guardi al futuro, al cocanoimane socialmente integrato che ogni mese finisce in prima pagina, perché situato in luoghi di potere e che magari dopo una sniffata di troppo può essere in grado non solo di licenziare per frustrazione il suo miglior collaboratore ma di compiere chissà quali casini annebbiato da una droga che esalta in tal modo le performance dell’Ego, da render ciechi anche alle cose più ovvie.
È il momento anche che la destra in buona fede ma male informata, cominci a prendere atto che queste mega-strutture con concorso ippico annesso, non sono luoghi idonei, né forse lo sono mai stati, al trattamento di un problema fondamentalmente medico e psicologico.
Siamo un paese ostico a comprendere, c’è voluto uno scienziato come Veronesi per allontanare perfino dalla classe medica il terrore delle cure contro il dolore che utilizzano oppioidi, ed ora abbiamo finalmente un popolo malato che soffre meno inutilmente, ma di Veronesi ne abbiamo uno solo e ce lo siamo fatto scappare. Adesso si tratta di andare avanti solo con la forza della scienza e della ragione, e trovare delle soluzioni, presto.
Sappiamo che gli interessi in ballo sono forti e che avremo ancora grida isteriche per il paese, e minacce di catastrofiche adunate di microcriminali in libertà perché non ci sono più i vari Gelmini a «curarli».
Sappiamo oggi però molte cose in più su quello che accade in queste strutture e sono cose di cui dobbiamo tenere conto, una volta e per tutte, per arrivare finalmente ad una riforma equa che ci riporti in parità con chi nel mondo sta tirando il carro e risolvendo i propri problemi sociali, senza crocifissi, senza magie carismatiche, e soprattutto senza violenze gratuite e senza colossali sprechi di denaro pubblico.


di Marco Salvia - 11/08/07 - antiproibizionisti.it

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