«Stupratore ma ha un’attenuante: è sardo»

Cagliaritano, emigrato, sequestra e violenta la fidanzata

Un tribunale tedesco lo condanna a soli sei anni

Il giudice: «Teniamo conto del rapporto uomo-donna nella sua patria...»


CAGLIARI. Sconcertante, vergognosa, sessista, razzista, offensiva, inaccettabile. Piovono strali a catinelle per le attenuanti «etniche e culturali» che un giudice di Hannover ha concesso a Maurizio Pusceddu, cagliaritano di 29 anni, colpevole di aver tenuto segregata l’ex fidanzata lituana, e di averla picchiata, violentata, torturata e umiliata per giorni. Ma, come si legge testualmente nella sentenza: «Si deve tenere conto delle particolari impronte culturali ed etniche dell’imputato. È un sardo».Ragion per cui: «Il quadro del ruolo dell’uomo e della donna, esistente nella sua patria deve essere tenuto in considerazione come attenuante». Risultato: condanna a sei anni (con sconto di due per la sardità). Sollevazione unanime contro la «solita» Germania, con richiesta di scuse ufficiali. E il Codacons che annuncia: «Presenteremo al tribunale tedesco un esposto contro il giudice chiedendo di procedere per “ingiuria aggravata” nei confronti dei sardi». «Siamo in presenza di uno straordinario, forse irraggiungibile, esempio di razzismo contemporaneo» sostiene il sottosegretario alla Giustizia, Luigi Manconi. Il sassarese Mario Segni parla di «offesa per la giustizia e per la Sardegna». E Francesco Cossiga sceglie la strada del sarcasmo: «Mi sembra una sentenza saggia. Se una donna è legata ad un uomo è giusto che questi possa esercitare i suoi diritti».Laconico il commento di Renato Soru: «Gli imbecilli esisitono». Il presidente del Consiglio regionale, Giacomo Spissu, ricorda che non esiste «alcuna cultura sarda di segregazione e di violenza sulle donne». Il leader indipendentista Gavino Sale la definisce «frutto dell’ignoranza della cultura e della storia sarda». E il segretario nazionale del Partito sardo d’Azione, Efisio Trincas, ricorda che «I sardi sono stati sempre vittime di questi pregiudizi, ma pensare che ancora permangano ci disgusta. Pensavo che le teorie lombrosiane del delinquente nato caratterizzato da specifici tratti somatici, fosse ormai sepolte da un secolo, invece a quanto pare il giudice di un paesino della Bassa Sassonia ne è ancora condizionato». Sconcerto anche del consigliere regionale Maria Grazia Caligaris (Sdi): «Un giudice che accorda uno sconto di pena a uomo per un reato di violenza nei confronti di una donna adducendo motivazioni etnico-culturali rivela solo un becero animo maschilista». In Parlamento la protesta è vibrante e trasversale. «Ha dell’incredibile ed è frutto dei pregiudizi che ancora esistono» dice Amalia Schirru dell’Ulivo. Per Elettra Deiana e Daniela Dioguardi di Rifondazione la sentenza è «razzista e sessista». An e Forza Italia intanto chiedono che il Governo ottenga le scuse della Germania. «La sentenza denota soltanto grande ignoranza. Il Governo chieda spiegazioni» dice Carmelo Porcu (An). Gli fa eco l’azzurra Isabella Bertolini: «Il Governo deve chiedere scuse per una sentenza che offende il nostro Paese». E per Carolina Lussana (Lega) «Più che la decisione di un Tribunale europeo, sembra quella di un Tribunale ispirato dalla sharia islamica». Indignazione anche nel mondo della cultura. «La trovo una sentenza agghiacciante, sono quasi senza parole - commenta lo scrittore Marcello Fois - ma come si può avere un concetto simile dei sardi? Su quali elementi si basa un tale assurdo pregiudizio? E comunque è come se un tribunale sardo riconoscesse attenuanti a un antisemita tedesco, in quanto cresciuto in un ambiente razzista. Follia pura, insomma». «Una vera e propria imbecillità lombrosiana - attacca lo scrittore Salvatore Niffoi - cercare un alibi etnico-culturale per un giovane violentatore rappresenta questa sì una vera violenza nei confronti delle donne sarde e di un’isola che ha tra le sue divinità ancestrali la Terra madre, cioè uno dei simboli più alti della femminilità». Dello stesso avviso Gigi Riva: «Follia della sentenza a parte - sottolinea l’indimenticato bomber - decrivere i sardi come un popolo dedito alla violenza è da ignoranti. La violenza i sardi l’hanno sempre subita. Queste notizie sono dolorose, e mi riportano a brutti ricordi del passato, quando si diceva “ti mando in Sardegna” come se fosse una punizione. Luoghi comuni che nascondono il fatto che tutti i problemi che quest’isola ha avuto e continua a avere dipendono solo dal fatto che lo stato italiano l’ha sempre dimenticata».


12/10/07 - Giovanni Bua - espresso.repubblica.it

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