Superficialità o censura impediscono il racconto del reale

Superficialità o censura impediscono il racconto del reale. La campagna di Articolo21


Il documentario dovrebbe essere un “genere” filmico e televisivo di racconto della realta’: storie vere e soprusi quotidiani, malaffare e speranze, contraddizioni e good news, se ci sono. E in un Paese, il nostro, dove la realta’ fa paura soprattutto perche’ finisce per svelare il “non politicamente corretto”, il “genere” ha indicibili difficolta’ di produzione e diffusione. Inadempienze, ruberie, conflitti di interesse, menefreghismo per valori civili, diritti umani negati e altro. Tutto questo spesso e’ meglio non mostrarlo, magari accampando ogni volta mille scuse diverse. Va da se’ che di documentari e film-inchiesta in Italia, soprattutto in tivu’, se ne vedano davvero pochi. E dire che abbiamo avuto maestri del cinema come Michelangelo Antonioni, Pierpaolo Pasolini, Francesco Rosi e tanti altri, che hanno ritenuto fondamentale il documentario e ne hanno fatto non solo un punto di partenza della propria opera. Per fortuna pero’ che qualcuno ci pensa ai maestri del passato e alle questioni aperte del presente. Parliamo della Fondazione Libero Bizzarri di San Benedetto del Tronto che ha appena ultimato la sua fatica annuale: la quattordicesima edizione della rassegna del documentario. Qui, la figura e l’opera di Antonioni come di Florestano Vancini, di Sergio Zavoli come di alcuni giovani documentaristi che lasciano ben sperare, e’ stata vista, discussa, approfondita anche con numerose scuole. E il direttore artistico Gualtiero De Santi (ordinario di letterature comparate all’ateneo di Urbino) ha voluto dedicare una giornata alla nostra campagna per far nascere alla Rai un Laboratorio stabile di documentario e inchiesta sociale. Vi riassumo, se interessa, alcuni passaggi dei partecipanti risparmiandovi il mio:” Gualtiero De Santi: Lanciamo un’idea in appoggio allla Campagna di Articolo21. Raccoglieremo dei pensieri attraverso delle video-lettere che consegneremo ai vertici Rai. Quella di Articolo21 e’ una battaglia di civilta’ per resuscitare il Servizio pubblico. E va sostenuta il piu’ possibile. Renato Nicolini: le responsabilità dei parlamentari sono sicuramente superiori a quelle dei giornalisti, il Ministero dei Beni Culturali funziona sempre peggio per la moltiplicazione incredibile dei direttori generali, che danno luogo ad un sistema feudale. (...) La Rai si dovrebbe occupare di pedofilia, sanità, incidenti stradali, morti sul lavoro e altri temi sociali. Occorre una piccola mina per far crollare la "fortezza Petruccioli “ e sostenere proposte come quella del Laboratorio di tivu’ sociale. Paolo Serbandini (giornalista e documentarista) - "L'immagine non è nel gusto della tv, nei programmi c'è sempre una poltrona e si esce poco, abbiamo una tv fondamentalmente di parole.Beppe Cremagnani (giornalista e autore televisivo) - "E' sicuro che la nostra tv non ama l'informazione, tutto viene dato in appalto alla Rai e sussiste il problema delle tangenti ai partiti. Michele Citoni (giornalista e documentarista)- "Ci sono molte cose in Italia di cui l'informazione non parla: per esempio, che da circa 5 anni, ben 45 associazioni producono un documento sulla legge finanziaria, qualcosa che potrebbe essere molto utile per i politici con la campagna Sbilanciamoci. Anche per questo quella del Laboratorio Rai e’ una idea da realizzare. Gabriella Gallozzi (giornalista de “L’Unita’): il giornalismo anche in Italia e’ sempre piu’ embedded. Superficialita’ o censura impediscono il racconto del reale. Appoggiamo quindi incondizionatamente la proposta del Laboratorio Rai di documentario e inchieste sociali”.
Per chiudere possiamo aggiungere che le sottoscrizioni aumentano di giorno in giorno, cosi’ le personalita’ autorevoli nel campo della cultura, dell’informazione, del cinema, della chiesa, della politica (VEDI QUI CHI HA FIRMATO). Ma soprattutto, quello che continua ad accrescere maggiormente il nostro entusiasmo, e’ il seguito che ci arriva dalla cosiddetta “societa’ civile”. Donne e uomini, anziani e giovani che ci chiedono di andare avanti. Di non rassegnarci alla paralisi odierna della Rai e di continuare a credere in un progetto che ormai non e’ piu’ soltanto nostro. Appuntamento, a Roma, entro ottobre, per una grande assemblea pubblica.

* giornalista indipendente e regista Rai


di Stefano Mencherini - 02/10/07 - articolo21.info

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