Uccisa nella baracca, s’indaga sui pusher

È stata trovata stesa a terra, faccia in giù, fuori da una specie di stia per polli bruciata dal fuoco, dove viveva con il compagno marocchino di 33 anni. Il giorno dopo i tizzoni fumanti e qualche straccio sparso intorno, sono quanto resta dell’esistenza di Rozeta Tuplea, romena di 39 anni, uccisa con un colpo in testa. Il movente va ricercato tra i tanti che rimandano a un’unica voce: miseria ed emarginazione. Basta sceglierne uno a caso, dal tentato stupro, alla rapina, ai vecchi rancori. Anche se il più probabile resta una lite nell’ambito del microspaccio, il «lavoro» del suo compagno.

«Sì me la ricordo bene, viveva con il suo uomo da queste parti da almeno 6 o 7 anni. Spesso le loro baracche bruciavano e loro si limitavano a costruirne una nuova da un’altra parte. Questa l’avevano tirata su qualche mese fa», spiega un romeno di quarant’anni «vicino» di baracca della vittima. Anche lui sistemato nella piccola bidonville sorta all’interno del boschetto all’inizio di viale Forlanini. Un fazzoletto verde punteggiato da baracche. In una vive il nostro interlocutore, poi quella di Rozeta, più in là un altro paio di abituri, con dentro quattro marocchini.

«Sentivamo spesso “scandal”» che in romeno significa litigare, Rozeta con il suo uomo, lui con altri connazionali, lei con chissà quali individui di passaggio. «Oppure strepitare ubriachi» prosegue l’immigrato. Ogni tanto infatti Rozeta e il suo compagno accendevano un fuoco e ci arrostivano sopra qualche misera vivanda. «Hanno avuto qualcosa da ridire anche l’altro pomeriggio» ricorda il romeno. Subito dopo lui se n’è andato e lei è uscita su uno spiazzo a prendersi uno scampolo di sole.

Poi più nulla fino a mezzanotte, quando tra la boscaglia si sono alzate fiamme altissime. Era il fuoco che divorava la baracca di Rozeta, attirando l’attenzione dei marocchini. Uno di loro ha chiamato il connazionale, in giro chissà dove. L’uomo è arrivato e gli amici gli hanno mostrato l’amica a terra, vestita, una profonda ferita alla testa. Lui stesso ha chiamato la polizia e ha atteso l’arrivo degli investigatori. Dai primi accertamenti l’uomo risulta estraneo. L’assassino avrebbe dunque sorpreso Rozeta sola, ne è nato un violento alterco poi ha preso qualcosa, forse un sasso, e le ha spaccato la testa. Quanto all’incendio forse è nato per caso, forse è stato appiccato dal killer. Chi sia lo chiariranno le indagini. Il perché non è difficile da immaginare: basta guardarsi attorno.


di Enrico Silvestri - domenica 11 novembre 2007 - ilgiornale.it

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