Onu, un malato terminale?

Caro Beppe, Pierluigi Battista sul Corriere faceva notare l'aspetto grottesco e il sovvertimento di ogni regola di buon senso legati alla notizia che l'Iran affiancherà la Libia in una conferenza Onu per la difesa dei diritti umani e per la lotta al razzismo. In altri termini sarebbe come se il governo decidesse di affidare a Totò Riina la presidenza della commissione antimafia o a Totò Schillaci quella dell'Accademia della Crusca. Questo fatto appare come un sintomo rivelatore dello stato patologico (da malato terminale) in cui versa l'Onu, la cui azione in difesa dei diritti umani è da anni paralizzata dal potere di veto di quei regimi che sono in prima fila nel negare quegli stessi diritti, a cominciare proprio dall'Iran. Per ironia della sorte, lo stesso giorno in cui l'Onu comunicava quella notizia il Corriere mostrava in prima pagina la foto agghiacciante della flagellazione a cui è stato sottoposto un ragazzo colpevole solo di aver esagerato con l'alcol e di aver avuto rapporti extraconiugali. Mi chiedo pertanto se davanti al continuo tradimento dei principi sanciti nella sua carta istitutiva l'Onu possa ancora essere riformato o se invece sia venuto il momento di pensare ad un'istituzione diversa. Molti sostengono infatti che l'Onu sia ormai irriformabile, anche per via delle sue inefficienze croniche e degli scandali che ne hanno accompagnato la sua storia nell'ultimo decennio. Avranno ragione coloro che propongono di decretare il fallimento dell'Onu e di sostituirlo con l'alleanza tra le democrazie, riprendendo così un'idea che di recente ha fatto breccia negli ambienti dei cosiddetti neocon ma che - non dimentichiamolo - ha avuto molti supporter anche tra i liberal democratici, a cominciare dall'ex segretario di Stato di Clinton Madeleine Albright, la prima a lanciare l'idea nel 2000?

Sebastiano Catte , bcatte@gmail.com - 02/09/07 - corriere.it

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