Sequestra e sevizia la ex

E’ accusato di aver sequestrato, seviziato, pestato a sangue per un’intera notte e anche tentato di strangolare l’ex fidanzata che lo aveva lasciato. Fermato dai carabinieri di Diano Marina, al comando del maresciallo Umberto Salvatico, da ieri è in carcere con le accuse, pesanti, di tentato omicidio, sequestro di persona, violenza sessuale e lesioni. In manette è finito Alberto La Gatta, 50 anni, torinese di nascita, ma ormai da tanti anni dianese di fatto. L’uomo, conosciuto alle forze dell’ordine per altri episodi legati ancora a violenze e addirittura a sparatorie, è il titolare del bar “ Favola Blu” di via Generale Ardonio, molto noto quindi anche ai dianesi. Vittima di tanta barbarie è stata, invece, l’ex fidanzata, Daniela P. di 47 anni, anche lei di Diano Marina, titolare di una nota pizzeria di Cervo. Avrebbe potuto essere lei, nel suo appartamento di via Divina Provvidenza a Diano, la nuova vittima di una folle gelosia omicida. E l’aggressione ha riportato subito alla mente il barbaro omicidio di Sanremo della giovane Maria Antonia Multari ad opera di Luca Delfino.

Solo per miracolo la donna non è morta, perchè La Gatta, stando alla prima ricostruzione dei fatti, avrebbe tentato di strangolarla quasi per ucciderla una mezza dozzina di volte. Rianimando ogni volta la compagna e poi, esasperato e violento, tentando di nuovo di strangolarla. Una notte di inferno, quella tra il 3 e il 4 settembre scorsi. Sarà stata più o meno l’una di notte, quando, secondo il racconto fatto successivamente dalla donna ai carabinieri, La Gatta si è introdotto con violenza nell’appartamento dell’ex fidanzata pare per chiarire per l’ennesima volta il perché lei lo avesse voluto lasciare. In sei ore da incubo l’ha selvaggiamente picchiata al punto di romperle il setto nasale e perforarle il timpano, oltre a procurale diverse lesioni sul volto, tentando come detto di strangolarla con un lenzuolo al collo. La cosa agghiacciante è che tutte le volte che Daniela perdeva i sensi, la costringeva a vomitare, la rianimava gettandole addosso dell’acqua fredda per poi ripetere lo stesso “rituale” di una violenza atroce. Dalle indagini sembra che a far scattare la follia omicida di La Gatta sia stata la fine della relazione tra i due avvenuta intorno allo scorso mese di maggio, quando la donna aveva deciso di interrompere la storia con quella persona notoriamente violenta, già al centro di indagini giudiziarie per reati che vanno dall’aggressione alla rissa. Basti pensare all’episodio dell’8 settembre 2003, quando La Gatta morse violentemente il braccio di un agente del comando di polizia municipale procurandogli lesioni guaribili in venticinque giorni. E quando nella primavera del 2005 fu accusato di aver sparato con una pistola (ad oggi mai ritrovata) al ginocchio di un suo amico albanese. Una persona particolarmente complessa, dunque, con manifestazioni più volte sfociate in violenza.

Di cui molti a Diano Marina avevano paura. Paura di ripercussioni che sarebbero potute andare dal dispetto, alla violenza vera e propria. Ciò non toglie che nessuno si sarebbe mai aspettato di vederlo in preda a tanta follia. Sei ore di maltrattamenti ripetuti, sei ore di sangue, sei ore in cui ha potuto indisturbato sfogarsi sul corpo della sua ex, la cui unica colpa era stata quella di lasciarlo. Addirittura pare abbia usato una chiave per lasciarle dei segni profondi sul volto. A nulla sarebbero servite le ripetute richieste di “smetterla” della povera ragazza, che sin dall’inizio, quando lui intorno all’una di notte è riuscito a entrare in casa sua, era stata colpita alla testa e alla schiena anche con una sedia. Il colpo, le botte e le ferite l’avevano costretta quasi immobile sul letto. Così come aveva detto al suo persecutore che il mattino dopo le avrebbe chiesto, in maniera allucinante, se stava bene e se andava a lavorare. Invece di andare a lavorare, parecchie ore dopo, la donna è invece riuscita ad alzarsi e a raggiungere l’ospedale di Imperia, dove le hanno riscontrato ferite guaribili in almeno due mesi. Sarebbero stati gli stessi medici ad allertare i carabinieri delle condizioni sospette della donna e nel giro di poche ore, gli uomini del maresciuallo Salvatico hanno raggiunto La Gatta nel suo bar, fermandolo e trasferendolo in carcere, a disposizione del magistrato inquirente, il pubblico ministero Filippo Maffeo. La Gatta non ha opposto resistenza, ha anche provato a spiegare che il comportamento dell’ex fidanzata gli aveva fatto perdere il lume della ragione. Ora è chiuso in una cella in attesa che il pm Maffeo e il gip lo interroghino.

10/09/07 - ilsecoloxix.it

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