Discoteche, i mille trucchi per bere fino a tardi

La soglia delle 2 è quasi un bluff: i ragazzi escogitano numerosi stratagemmi per aggirare il divieto: chi fa scorta, chi esce per bere. I gestori: "Il gusto del proibito farà tornare in voga l´ecstasy"

di Fulvio Paloscia


Cascine, 3 del mattino di sabato. Il piazzalone e i giardinetti che separano il Meccanò dal Central Park rimbombano di musica latina. Proviene da due automobili: intorno, ragazzi e ragazze sudamericani che accennano a passi di danza e si passano lattine di birra; in un angolo dell´auto, una bottiglia di vino, di quelle a poco prezzo. «Che ci andiamo a fare in discoteca se non si può più bere?» dicono. E allora se ne stanno lì, con la musica ad alto volume, i bacini che si muovono, l´alcol libero.

Via Verdi, stessa ora, ma venerdì. Al Twice, discobar in Santa Croce, c´è un viavai di nottambuli in erba che entrano ed escono. Dietro al bancone del bar i cartelli che avvertono la clientela: niente bevande alcoliche dopo le 2. Divieto rispettato alla lettera. Diego, 16 anni, e Gianluca, 17, pronunciano qualche colorita imprecazione in vernacolo livornese, «e allora dè si va cor piano b». Il piano b? «Sì, vieni con noi». Per uscire dal Twice non c´è neanche bisogno di una contromarca: la porta è sempre aperta, se dentro non è strapieno. I due ragazzi non indossano escono così come sono, di corsa verso piazza Salvemini. Uno scooter ammaccato. Diego armeggia al bauletto, gli dà una botta, lo apre. «Ecco le scorte», dice. Uno di quei vini da supermercato messi in vendita nel tetrapak, nelle confezioni stile cartoni di latte. Cin cin.

La legge che obbliga le discoteche (ma non i bar, i pub, i ristoranti) a interromperer la somministrazione di alcolici dopo le 2 sta cambiando davvero qualcosa. Code ai bar poco prima che scatti l´ora x, ragazzi che ordinano due o tre cocktail insieme prima che il big ben del «neoproibizionismo», come lo hanno definito i gestori dei locali, dia il suo implacabile stop. Ognuno interpreta la legge a modo suo, pur di ovviarla. C´è chi sostiene che ai tavoli si può continuare a servire, tanto se arriva un controllo la bottiglia è stappata. Chi ancora ne fa uso, ha regolato i registratori di cassa in modo che il gin tonic risulti servito prima delle due. E´, insomma, la corsa al trucco per aggirare la legge, ma i primi a sentirsi beffati sono i promoter della notte: «Che senso ha questo divieto se, qua fuori, ci sono i baracchini che vendono vino, sangria, birra» chiede Massimo Iacomelli del Central Park. E il Twice, allora, circondato com´è da bar aperti fino a tarda notte, dove si fa presto a buttare giù uno shot prima di tornare in pista?

La condanna è generale. Da parte dei clienti, che comunque si arrangiano: «Da ragazzo mi portavo da bere in macchina e, quando avevo voglia di un po´ di alcol, uscivo dalla discoteca con il mio bel timbrino sulla mano che mi permetteva di tornare a ballare, buttavo giù una bella sorsata di whisky e poi vai, di nuovo sotto le luci stroboscopiche. Alloro lo facevo perché non avevo un becco d´un quattrino, oggi perché l´alcol è proibito» dice Andrea, 37 anni, assicuratore, scatenatissimo sulla pista del Meccanò. E da parte dei gestori. Simone, il direttore artistico dello storico divertimentificio delle Cascine, lancia l´allarme: «Il gusto del proibito farà tornare in voga quell´ecstasy che abbiamo combattuto a fatica».

Intanto dopo le una in discoteca entrano in pochissimi. Zero coda davanti al Meccanò. Idem al Central Park. Lo stesso al Tenax dove uno dei soci, Sandro Coragli, qualche giorno fa ha requisito due bottiglie di rhum che un ragazzo stava per introdurre nel locale, nascoste sotto il giubbotto. «I trenta quarantenni si adegueranno a questa legge - dice - ma c´è una generazione di giovanissimi che mostra un ostilità forte verso chi ha compiti di vigilanza: a cominciare dai servizi d´ordine. Sono questi ragazzi quelli a preoccupare di più».

La legge ha fatto ritornare in auge anche le bottiglie mignon. Whisky, gin, rhum, liquori tascabili che trovi ormai solo nei frigobar negli alberghi. Al Twice sono esposte sul bancone. L´Otel, la discotecona di via Generale dalla Chiesa che ogni settimana richiama in media 7000 ragazzi soprattutto dalla provincia e che è stata fra le prime ad adottare un alcol tester a disposizione della cliente, le ha impugnate come vessillo contro un provvedimento che, secondo il direttore, Aldo Settembrini, «colpisce noi gestori dei locali quasi fossimo i responsabili del bere irresponsabile di una minoranza. Questo provvedimento porterà soltanto a soluzioni che favoriranno eccessi da parte dei clienti comunque intenzionati a bere». L´iniziativa è spiegata in un cartoncino che viene consegnato all´ingresso (vedi box): al bar, fino alle 2 sono in vendita bottiglie mignon di distillati base per i cocktail più richiesti. Basta ritornare al bancone dopo la famigerata ora del coprifuoco, presentandone il tappo, per ottenere gratis un soft drink con ghiaccio. Così ognuno può preparare il proprio mix.


Le associazioni di categoria sono sul piede di guerra. La più dura è Assointrattenimento, che fa parte di Confindustria e che ha chiesto la sospensione del protocollo d´intesa con il governo firmato ad aprile riguardo il nuovo codice etico di autoregolamentazione. Come azioni di protesta, promettono scioperi fiscali, campagne contro i politici. Pars construens: la proposta di un emendamento alla legge che estenda lo stop agli alcolici anche a tutti i pubblici esercizi, «altrimenti nessuno andrà più in discoteca» dice il presidente Antonio Degortes. Senese, proprietario della Capannina di Castiglione della Pescaia, accusa la legge di «demagogia: come sempre, in Italia, si è fatta la scelta più semplice. Ma le cifre parlano chiaro: solo il 20 per cento dei ragazzi che frequentano le discoteche assumono alcol esclusivamente nei club. Il resto, beve nei bar, nei pub, nei ristoranti e prima di andare a ballare.

In Inghilterra fino a qualche anno fa l´alcol era vietato dopo mezzanotte e mezza: il risultato è stato un aumento esponenziale degli stati di ubriachezza, i ragazzi facevano a gara a chi beveva di più entro quel termine». La soluzione? «Più pattuglie di polizia e carabinieri munite di etilometro, fuori dalle discoteche. In Italia l´anno scorso sono stati effettuati 250 mila controlli. In Francia, un milione». Le previsioni di Degortes sono funeste: «Prolifereranno i party alcolici in casa, i rave clandestini fuori controllo, i club privati, che possono continuare a somministrare cocktail a piacimento. In Veneto, già il 30 per cento delle discoteche a effettuato la conversione».

(ha collaborato federico nocentini)


21.10.07 - firenze.repubblica.it


[I gestori, ovviamente non sono daccordo, la "buttano" sullo spauracchio ecstasy senza considerare che i controlli sono anche sulle sostanze, volendosi riappriopare il diritto di essere loro gli spacciatori legali di alcol. Mentre invece conoscono benissimo chi porta l'ecstasy e in certi casi sono anche invitati dagli stessi, se non addirittura riforniti... ma non voglio spingermi oltre, ci sono sicuramente anche gestori onesti, anche se sempre meno a mio avviso.]

Nessun commento:

Basta guerre nel mondo!