Stati Uniti, nuovi strumenti di reclutamento religioso

Halo: dagli Stati Uniti, nuovi strumenti di reclutamento religioso


«Lasciate che i pargoli vengano a me – reciterebbe il Vangelo declinato ai giorni nostri - Dei bambini è il regno di Halo». Potrebbe sembrare una rilettura profana della parola di Cristo, e verosimilmente lo è, eppure è esattamente ciò che sta succedendo negli Stati Uniti in questi mesi, dove un numero sempre maggiore di chiese e comunità avrebbero iniziato a utilizzare i videogiochi (o più precisamente, una serie di videogiochi, quella di Halo) per attirare l'interesse di bambini e giovani adulti, nella speranza di riavvicinarli alle "attività di fede".

È il Washington Post a riportare la notizia, e a raccontare di un fenomeno finora poco conosciuto oltre le mura delle comunità religiose, eppure, a quanto pare, già piuttosto diffuso in tutti gli Stati Uniti. «Giochiamo Halo, facciamo una pausa, mangiamo qualcosa e poi facciamo lezione - spiega Austin Brown, frequentatore della Chiesa Battista di Lawrenceville, Georgia. Solo uno dei numerosi ragazzi richiamati dalla voce di un Xbox e, magari, da uno dei tornei organizzati nelle chiese protestanti, con tanto di televisori affittati per l'occasione e più console collegate in rete locale. Poco importa che Brown abbia 16 anni, e che tutti gli episodi della serie di Halo abbiano in copertina un bel bollino "Mature". Ovvero, siano sconsigliati ai minori di 17 anni. Perché Dio perdona, ma Master Chief no. E gli sparatutto con protagonista il supersoldato in armatura, prima che un catalizzatore per le comunità giovanili, sono un buon esempio di violenza digitale a colpi di arma da fuoco.

Una situazione che, nemmeno a dirlo, ha suscitato parecchie perplessità nei genitori. Come nel caso di Doug Graham, padre di un dodicenne habituè della Colorado Community Church, prima ignaro della classificazione "Mature" di Halo, ma infine persuaso dal forte richiamo del gioco Bungie. «Ogni famiglia dovrebbe discutere questo tema», commenta al Post, probabilmente convinto che il fine, in fondo, giustifichi i mezzi. Ma non tutti si schierano sulla stessa linea. «Se vuoi entrare in contatto con i teenager e attirarli in chiesa – spiega James Tonkowich, presidente dell'Institute on Religion and Democracy – alcol libero e film pornografici sono adatti allo scopo. La mia opinione è che si possa fare meglio di così».

I sacerdoti, da parte loro, difendono la propria scelta videoludica. Se in passato era il campetto dell'oratorio a richiamare i ragazzi del quartiere, oggi infatti sembra non bastare più, e per avvicinare i fedeli ci vuole un'invasione aliena e un arsenale di armi futuristiche. «Dobbiamo trovare qualcosa che questi ragazzi siano interessati a fare che non includa droghe, alcol o sesso prematrimoniale» spiega David Drexler, direttore della Country Bible Church di Ashby, Minnesota. La violenza riprodotta nel gioco, d'altra parte, è per i responsabili delle comunità talmente "cartoonesca" da non rappresentare una minaccia, nemmeno per i più piccoli. È solo un pretesto, prosegue Drexler, che giudica l'uso di Halo «la cosa più efficace che abbiamo fatto». E in fondo, giocare su Xbox, come spiega Kedrick Kenerly, fondatore del sito Christian Gamers Online, «non è diverso da una gita in campeggio. È solo un modo per fare amicizia». Al limite, alla prossima confessione, basterà esordire con un più moderno «mi perdoni padre, perché ho fraggato».


IVAN FULCO - 10/10/07 - lastampa.it

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