Smart-drugs, lo sballo legale

Ai margini della Torino sempre in movimento e continuamente sotto i riflettori, c'è una città che produce sogni chimici. E' la Torino che si sveglia la notte, dentro i locali alla moda, sulle rive del Po, nei salotti delle feste private in collina e nei rave party, consumati in capannoni industriali fatiscenti, reliquie architettoniche di un lontano passato operaio.

Gli amanti di questo mondo hanno due imperativi: trasgredire e sperimentare nuove sostanze. Vogliono varcare quelle ormai usurate "porte della percezione", abusato alibi poetico per descrivere la semplice ricerca dello sballo. Per raggiungere questo obiettivo i ragazzi torinesi fanno sempre più uso di nuove droghe sintetiche.

La domanda è così alta, che in pochi anni alcuni Smart-Shop hanno aperto i battenti in città. In questi negozi è possibile trovare kit completi per la coltivazione della mariujana e per la fabbricazione casalinga dell'hashish, insieme ai tipici strumenti necessari per fumare queste sostanze. Però gli articoli più richiesti sono le smart-drugs. «Con questo termine, che in italiano si può tradurre con "droghe furbe", vengono classificati tutta una serie di composti sia di origine naturale che sintetica, tra cui i più diffusi sono l'efedrina, la caffeina, la taurina, ma anche sostanze con caratteristiche allucinogene» - spiegano dall'Istituto Superiore della Sanità.

Nel quadrilatero romano, al numero 15 di via Bellezia, c'è uno degli smart-shop più famosi d'Italia: il Wipe-Out. Una volta superata l'anonima porta di vetro, una musica dai suoni psichedelici e dal ritmo veloce ci accompagna al bancone. «Ciao, hai il popper?» - chiediamo al commesso.

Il popper è una sostanza liquida composta di nitrito d'amile, confezionata in boccette di vetro. Si assume per inalazione: basta una sniffata per sentirsi il cuore in gola e il battito cardiaco a mille. L'effetto dura meno di un minuto, ma i rischi di questo breve viaggio non sono da sottovalutare. Crisi respiratorie e insufficienza cardiaca sono le conseguenze più comuni, mentre la più grave è l'overdose da inalazione. Non si scherza con questa sostanza: il sangue non scorre più, l'ossigeno non arriva al cervello e i danni possono quindi essere irreversibili.

Ed è per questo che il popper è fra le ultime droghe inserite dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss) all'interno delle tabelle delle sostanze illecite italiane. Vi è entrato di diritto solo nel 2006. Però Radio Murazzi precisa che, nonostante il divieto, il popper viene venduto negli smart-shop. A conferma di questo, alla nostra domanda non arriva un secco "No", come sarebbe logico aspettarsi. L'uomo dietro il bancone del Wipe-Out, invece annuisce e, come per magia, tira fuori da un cassetto una boccetta di colore blu con sopra una scritta gialla: "Blow".

«Abbiamo ricostruito in laboratorio il popper - dice il commesso - il Blow è, infatti, nitrito cicloesilico e non d'amile, quindi non rientra nelle sostanze illegali. Gli effetti però sono uguali. E' un po' come la differenza che passa fra una tradizionale pasta all'amatriciana e i quattro salti in padella».

All'interno dello smart-shop sono molti i prodotti esposti. Le superchicche, ad esempio, che sono pastiglie contenenti caffeina al 100%, utilizzate soprattutto dagli studenti universitari per preparare gli esami, ma c'è chi ne abusa per allungare lo sballo notturno e prolungare l'effetto della cocaina.

Fra le sostanze al confine tra legalità e illegalità, non esposte in negozio, ma ordinabili nella sezione etnobotanica del sito internet www.wipe-out.it, troviamo l'Amanita Muscaria. Si tratta di un fungo velenoso, utilizzato nei rituali degli sciamani grazie al suo potenziale allucinogeno. Dopo circa un'ora dall'assunzione dell'Amanita, il corpo viene percorso da un breve tremito, poi subentra uno stato di forte eccitazione e compaiono alcuni effetti visivi e auditivi come la modificazione nella forma degli oggetti o lo sdoppiamento delle immagini.

Invece si può acquistare di persona, il Mormon Tea o efedra sinica, che contiene efedrina per l'1 o il 2%. L'efedrina è una sostanza stimolante che in Italia ha una legislazione al quanto nebulosa. Infatti non è inserita direttamente nelle tabelle delle sostanze vietate, ma al tempo stesso è stata catalogata dall'Iss come un componente illegale utilizzato per la fabbricazione illecita di stupefacenti.

«I più comuni effetti avversi associati all'uso di efedrina sono: tremori, stati di ansia e di confusione, irrequietezza, insonnia e stati psicotici; in seguito ad overdose possono invece manifestarsi psicosi paranoiche e allucinazioni». A metter in guardia su questi effetti collaterali è proprio l'Istituto Superiore di Sanità, che ritenendo questo tipo di sostanze molto dannose per la salute ha redatto, un mese fa, un manuale di 160 pagine, con la classifica delle 25 smart-drugs più pericolose. Per ciascuna, sono indicati la specie, il principio attivo, la provenienza geografica e gli effetti avversi. Il manuale è stato distribuito agli operatori dei Pronto Soccorso e dei centri antiveleni, in modo che sia più facile individuare e curare le sempre maggiori intossicazioni causate dalle smart.

« Dire che una droga è buona perché è "bio" è un'ingannevole forma di marketing. -- specificano gli esperti del settore - La gente compra senza pensare che anche sostanze quali morfina e cocaina hanno origine vegetale. La natura ci mette di fronte ad una serie inesauribile di nuove molecole, di cui spesso gli studiosi della materia sanno poco o nulla, lasciando a chi le commercia un buon margine di tempo prima che vengano effettuate ricerche mediche che possano farle dichiarare illegali». Perciò è un continuo rincorrersi tra medici e legislatori da una parte e chi propone le nuove droghe dall'altra, muovendosi di continuo sulla frontiera tra legale ed illegale in un campo difficilissimo da controllare.

Intanto in Italia gli smart-shop continuano la loro attività e, approfittando anche di questa confusione legislativa, arrivano a fatturare circa un migliaio di euro alla settimana.

Torino sembra aver aperto la strada a questa nuova moda, visto che proprio il capoluogo piemontese, con i suoi cinque smart-shop e un locale notturno wipe-out in via Bava 30, sta diventando il faro per chi ha intenzione di sperimentare nuove sostanze stupefacenti non ancora catalogate come tali. Quanto sta avvenendo era già accaduto per la chetamina, analgesico per cavalli, che attualmente viene utilizzata nelle discoteche, ma che è nata come "droga dei rave party". Anche la Keta fino a pochi anni fa non era considerata droga. Eppure non sono mancati i morti, vittime di questa sostanza.

Preoccupa che ormai l'età dei consumatori si è abbassata: il popper viene inalato da ragazzini di tredici anni, che fanno il salto di qualità dalla prima canna alla droga chimica in giro di pochi mesi. Se a questo sommiamo che l'uso del crack in città ha subito un'impennata è facile tirare le somme. La Torino chimica avanza indisturbata, tra ragazzi maghrebini che, come avviene nelle bidonville sudamericane, sniffano solventi e colla e giovani torinesi alla ricerca dello sballo continuo.

Cavie umane e volontarie della sperimentazione di nuovi prodotti da laboratorio creati ad hoc per arricchire le tasche di chi gioca al piccolo chimico senza scrupoli ne remore.

Così una notte da sogno, tra musica e luci stetoscopiche, tra brindisi e sorrisi, può facilmente trasformarsi in un incubo mortale.

Andrea Doi - Valeria Tarallo - 05/11/07 - tifeoweb.it

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