Bastano 10 cellule per scovare il Dna

Il nuovo test, messo a punto da ricercatori italiani, permetterà di identificare più rapidamente i criminali


ROMA
Vita più facile da oggi per gli investigatori che entrano in azione sulla scena del crimine: i ricercatori dell’università Tor Vergata di Roma, capeggiati dal genetista Giuseppe Novelli, in collaborazione con la Polizia scientifica capitolina guidata da Aldo Spinella, hanno infatti messo a punto un nuovo e sensibilissimo test in grado di "scovare" il Dna di assassini o rapinatori utilizzando per le analisi anche meno di 10 cellule umane, che contengono circa un cento miliardesimo di grammo di Dna. Il lavoro sperimentale è stato pubblicato sulla rivista "Bmc Genomics".

Questo nuovo test, validato su oltre mille individui di diversa origine etnica e sul Dna di animali comprese le scimmie antropomorfe - spiega Novelli in una nota - può essere impiegato per analizzare tracce di Dna degradato, oppure quando la quantità di campione è limitata. Il sistema prevede l’analisi di 24 punti (Snps) indipendenti del genoma: ciascuno è caratterizzato da una propria sequenza differente nelle diverse persone. Analizzando l’intero insieme di punti è possibile ottenere un profilo unico per ciascun individuo, capace quindi di identificarlo inequivocabilmente. La probabilità che due individui possano condividere casualmente la stessa combinazione di sequenze è infatti una su 10 miliardi.

I punti del Dna analizzati con questo test - continua la nota - non sono contenuti nei geni, ma sono localizzati nelle regioni del genoma che non hanno un ruolo funzionale: in alcun modo dall’analisi di queste sequenze si possono ricavare informazioni personali utili dal punto di vista biologico.

«Questo sistema - commenta Novelli - rappresenta l’evoluzione del sistemi di identificazione personale, come per esempio le impronte digitali, e non contiene rispetto a esse nessuna informazione biologica aggiuntiva».

«L’importanza dell’identificazione genetica nell’indagine di polizia - evidenzia Alberto Intini, direttore del servizio Polizia scientifica di Roma - è sempre più evidente, non tanto, come erroneamente si ritiene, perchè possa sostituire l’attività dell’investigatore, che segue i suoi classici processi logici, ma per fornire certezze processuali inconfutabili sull’attribuzione a una determinata persona di una traccia biologica rilevata sul luogo di un delitto. Perfezionare il test di analisi del Dna a scopo identificativo non è soltanto un compito della scienza genetica, ma anche una necessità della conseguente evoluzione della sperimentazione forense che la Polizia scientifica persegue in sinergia con la ricerca universitaria».


14 dicembre 2007 - lastampa.it

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